I Sette Vizi Capitali

di cupidina 4ever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° - Superbia ***
Capitolo 2: *** 2° - Avarizia ( 1° PARTE) ***
Capitolo 3: *** 2° - Avarizia ( 2° PARTE) ***



Capitolo 1
*** 1° - Superbia ***


I  Sette Vizi Capitali

 

“La superbia è il più frequentemente punito e il più difficilmente sanabile di tutti i vizi.”

(Nicolò Tommaseo)

 

1.  Superbia

 

Non ci sono riuscita.

È stato più forte di me.

Guardare dei poveri ragazzini del primo o del secondo anno venir maltrattati da quelle Serpi e non fare nulla sarebbe stato un peccato enorme, soprattutto per il ruolo che ricopro con onore e dedizione.

- I Sotterranei sono il Nostro territorio, chiaro nanerottoli? Voi, inutili scarti della società magica, non avete neppure il diritto di potervi metter piede! – dichiarò malignamente quello che riconobbi essere Theodor Nott, uno dei Serpeverde più temuti da quelli del primo e secondo anno.

Nulla a che fare con il suo aspetto fisico: Nott poteva esser considerato facilmente uno dei ragazzi più belli della scuola insieme a Zabini ed a Malfoy ma non appena apriva bocca chiunque riconsiderava la propria opinione su di Lui.

Concetto risaputo da chiunque, matricole o veterani, Mezzosangue o Purosangue, era il suo più profondo disprezzo per i Mezzosangue e caso volesse che quei poveri ragazzini sfortunati fossero per lo più dei “Sangue Misto”.

 Non seppi neppure come finii in quella situazione: mi ricordo solamente che dovevo raggiungere l’Aula di Pozioni perché mi ero scordata il libro quando avevo seguito Harry e Ron per assistere ai loro allenamenti dopo che mi avevano supplicata per quasi mezza giornata.

Con passo austero e sguardo fiero mi avvicinai al gruppetto, che solo in quel momento mi accorsi esser formato da soli Serpeverde del Settimo, sperando di poter chiudere quella faccenda senza ricorrere alla bacchetta.

Speranza vana.

- Nott, chiunque può venire nei Sotterranei. Non è la tua parola o la mia a vietare a qualcuno qualcosa. – uscii dall’ombra mostrandomi agli occhi dei Serpeverde che, vedendomi, non mancarono di bisbigliare qualche parolaccia in Serpentese mentre i ragazzini mi guardarono con le lacrime agli occhi, visibilmente impauriti e spaventati dalla situazione, vedendo in me una sorta di salvatrice.

Il Serpeverde, probabilmente molto più stupido di quanto pensassi, non demorse ad attaccare i ragazzini,anche davanti ai miei occhi.

- Sicuramente la mia parola vale molto di più della tua, Mezzosangue. – ribattè il Serpeverde maligno, lanciandomi un’occhiata di fuoco.

In passato preferivo lasciar passare i commenti maligni della gente sul mio sangue “sporco” o degli sguardi di disgusto che mi lanciavano quando passavo accanto a qualche Purosangue ma ora, crescendo, non tollero più che il sangue mi renda diversa da altri, che sia la fonte del mio malessere e della mia intolleranza verso gli altri.

Harry e Ron non mi avevano mai fatto pesare la cosa ma li sentivo perfettamente i commenti sprezzanti nei miei confronti, i sguardi che mi lanciavano di sottecchi durante le lezioni.

Negli ultimi tempi ho perfino iniziato a temere che anche i professori provassero un certo ribrezzo verso la mia persona perché Mezzosangue.

Lo so, lo so..

Sono patetica quando inizio a straparlare del mio sangue o delle presunte discriminazioni che mi vengono rivolte ma ormai, a diciotto anni compiuti, non sono più preposta a sopportarle.

Non più.

Stavo per tirar fuori la bacchetta dall’apposita tasca che mi ero fatta fare nella gonna quando una figura emerse fuori dall’ombra, proprio come avevo fatto io qualche minuto prima.

Bello come un angelo maledetto.

Un angelo maledetto sceso in terra per tentare anche la ragazza più pia dell’intera scuola, ed in quel momento ero proprio io la ragazza a cui avevo bollato quell’etichetta.

Non guardava in faccia nessuno in particolare ma i suoi occhi, freddi come il ghiaccio in inverno, indagavano e scavavano nell’anima dei presenti, come a voler imprimere e capire cosa stesse accadendo e per quale assurdo motivo avesse deciso di metter fine a tutto quel trambusto per ritornarsene,magari, in qualche stanza dove una ragazzina lo aspettava scalpitante dall’attesa.

Patetiche loro ed ignobile Lui.

Lui che si era sbattuto bellamente quasi l’intera fauna femminile della scuola, che se ne fregava altamente di quelle ragazzine pronte ad umiliarsi davanti a tutti solo per parlare un secondo con Lui.

Uno spocchiosissimo figlio di papà, per altro Mangamorte senza speranza di salvezza, che si credeva senza alcun remore migliore di tutto e di tutti, un essere che non perdeva occasione per ricordarmi la mia natura da Mezzosangue, il mio essere una “Sanguesporco”.

Lo odiavo profondamente e non riuscivo a capire come potessero anche solo avvicinarsi ad un essere abominevole e talmente gonfiato del suo ego che non ci starebbe neppure in una stanza vuota!

Perché attirava il gentil sesso come se fosse una calamita?

Strinsi ,involontariamente, la mano attorno alla stoffa della gonna per non compiere qualche sorta di gesto di cui avrei potuto  pentirmi in un secondo momento.

Non aveva osato guardarmi una sola volta, non si era girato nemmeno per una frazione di secondo verso la sua sinistra.

“Meglio così” mi dissi “Almeno non devo sopportare ulteriori frecciatine anche da parte sua sul mio sangue o altre cavolate inventate da stupidi Purosangue come lui”.

Lo guardai ancora un secondo, forse troppo tempo per una ragazza che rappresentava la sua peggior nemica fin dal primo anno, e poi i suoi compagni di casa.

Sembrava quasi..intimoriti.

No.

La parola giusta era spaventati.

Aveva paura del loro stesso capo, colui che li comandava a bacchetta in qualsiasi occasione?

Patetici.

Il biondo, nel frattempo, aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni un accendino sicuramente babbano ed un pacchetto di sigarette, anch’esse di origine babbana, e se ne accese usa, aspirando gelosamente il fumo nei polmoni ed espirarlo proprio davanti alla mia faccia, girandosi apposta verso di me per farlo.

Maledetto.

Ghignò appena quando tossii copiosamente mentre i miei occhi si imperlavano lievemente di lacrime dovute al forte odore di fumo e dalla quantità respirata a causa del biondo Serpeverde, dimostratosi anche in quell’occasione un perfetto serpente, e non solo di nome.

Non badò più a me e alla mia crisi respiratoria, ritenendomi, probabilmente, ormai indegna di ulteriore attenzione da parte sua ma si voltò verso i suoi compagni di Casa, arretrati nuovamente fino a toccare il muro dei Sotterranei.

Il cognome e il prestigio sociale dei Malfoy incuteva così terrore anche tra i Serpeverde?

- Blaise..spiegami in quattro parole cosa cazzo sta succedendo qui. – il tono e la voce del Serpeverde risultarono, alle mie orecchie, atone ma avvertii una nota di fastidio, una nota non tanto celata dai suoi occhi di ghiaccio che si posarono sui piccoli studentelli, trafiggendoli più e più volte arrecando loro ancora più paura ed angoscia.

Il moretto Slytherin, rimasto in disparte fino a quel momento accanto al biondo, emerse dall’ombra con la sua solita eleganza e, passandosi una mano tra i capelli, saettò con lo sguardo tra i presenti, spostandolo più volte tra me, i ragazzini e l’altro gruppo di Serpeverde. Staccò lo sguardo da tutti e, riappoggiandosi ad un quadro, visibilmente contrariato per esser stato scambiato come poltrona, iniziò a parlare:

- Quattro parole? Mi chiedi troppo.. – un’occhiata in tralice del biondo seguita da un ringhio non proprio trattenuto da parte sempre di Malfoy fecero desistere il moretto dal continuare a scherzare per arrivare subito a dunque.

- Va bene, va bene.. Sembrerebbe che questi ingenui e sciocchi ragazzini siano rimasti più del dovuto nei Sotterranei. Nott e gli altri li hanno sorpresi vagare alla cieca, cercando invano le scale che portano in Sala Grande ma non hanno ben compreso la parola “labirinto” quando Piton ha tenuto il solito discorso per le matricole. si sono persi, si sono avvicinati a qualche stanza “privata”  e Nott e gli altri hanno preferito avvisarli con le buone. La Granger.. bè.. noi abbiamo lezione con Grifondoro dopo perciò è spiegata anche la sua presenza qui sotto. – terminò il moretto sfilando una sigaretta dal pacchetto dell’amico, guadagnandosi l’ennesima occhiataccia.

Zabini scrollò le spalle e si accese incurante la sigaretta, fregandosene anche lui dei mille divieti che vi erano all’interno della scuola.

Ed ancora mi stupivo dei Serpeverde.

Razza infida, pensai disgustata non appena ripresi a respirare regolarmente, assumendo un’aria quanto meno dignitosa e professionale per quanto la situazione me lo concedesse.

Non era,di sicuro, il mio sogno proibito rimanere nei Sotterranei con,forse, una decina di Serpeverde per difendere dei stupidi ragazzini che non avevano neanche ascoltato le parole del Professor Piton.

Iniziavo veramente a non poterne più di quella faccenda. Me ne volevo andare, ed anche al più presto e il mio stomaco era più che concorde al mio piano di fuga.

Mentre io aspettavo l’occasione perfetta per andarmene senza che se ne rendessero conto, Nott buttò consciamente carne alla brace, riaccendendo la rabbia cieca dentro di me per ciò che avrebbero potuto fare quelle serpi se non fossi intervenuta:

- Blaise.. ti sei scordato di dire che la Mezzosangue ha volutamente preso le difese di questi ragazzini in pieno territorio Serpeverde dove, come tutti ben sappiamo, la sua misera carica di Caposcuola non vale proprio nulla. – sputò con arroganza il Serpeverde guardandomi con cattiveria, facendomi sentire quasi nuda sotto quello sguardo d’odio e di rancore per il mio sangue “non puro” come il suo.

Avevo una voglia matta di rispondere a Nott per fargli capire che la Mezzosangue era lì, poco distante da lui e che aveva sentito tutto, ogni singola parola e aveva avvertito benissimo l’odio con cui aveva pronunciato quelle parole. Odiavo il fatto di dovermi difendere giorno per giorno da gente come lui, fissata fino alla nausea del suo sangue,innalzandolo come se fosse un Dio.

Non potevo sopportare una parola in più.

Mi mossi,avanzando di un passo, finendo per metà davanti alla visuale del biondo Slytherin e appoggiai la mano sulla gamba, pronta a tirar fuori la bacchetta se avesse osato dar aria a quella fogna che si ritrovava al posto della bocca.

A certa gente nessuno aveva insegnato l’educazione e il rispetto verso gli altri perciò bisognava in qualche modo compensare a questa grave mancanza.

- Nott, ripeti quello che hai detto se ne hai il coraggio. Io sono qui se non te ne sei accorto. – sibilai dura assottigliando gli occhi a due piccole fessure, ignorando lo sguardo fisso sulla mia schiena che mi parve bruciare molto peggio di mille carboni ardenti.

Era lo sguardo di Malfoy.

Cosa aveva da guardare così tanto?

Non aveva di meglio da fare che starmi a fissare mentre ero preda di una delle mie epiche sfuriate verso un Serpeverde?

Non difendeva a spada tratta il suo amico?

Che grave mancanza della lealtà e della solidarietà fraterna a Serpeverde, pensai stizzita evitando il più possibile di muovermi. Mi bastava avere uno sguardo fisso alla schiena e quello truce di Nott puntato al volto, grazie. Altri avrebbero peggiorato solamente la situazione. Per me.

Vidi lo Slytherin muoversi verso di me ma una bacchetta fermò il suo tragitto, una piccola bacchetta si interpose tra me e Theodore-sono-senza-cervello-per-capire-qualcosa-Nott. La bacchetta di Zabini.

Mi ero persa qualche passaggio?

Da quando Zabini mi difendeva?

A parte che nessuno doveva difendermi visto che ero benissimo  in grado di difendermi da sola e con le mie forze,senza il continuo appoggio di Harry e Ron.

Chissà se mi stavano cercando..

In fondo avevo detto loro che li raggiungevo presto, il tempo di riprendere il libro ma i miei piani andarono miseramente in fumo. Forse avevano capito che ci stavo mettendo troppo tempo, un sacco di tempo per prendere uno stupido libro dimenticato da Calì. Troppo tempo perché non mi sia accaduto nulla.

Bè..tecnicamente non era accaduto proprio nulla ma non era da tutti i giorni avere un’accesa discussione con quelle serpi davanti al loro capo, il loro Principe senza che muovesse un dito per fermarla.

Patetico.

Si credeva così grande ma alla fin fine non era capace a far nulla.

Avevo parlato, o per meglio dire pensato troppo in fretta.

Malfoy si mosse.

E lo fece in grande stile.

Spostò appena con il dorso della mano destra la bacchetta di Zabini, puntandola verso il gruppetto di Slytherin che, in un lampo, scomparve correndo verso le scale che portavano in Sala Grande. La bacchetta era puntata, in quel momento, solo ed esclusivamente verso Nott. E lui non si muoveva di un solo muscolo.

Aveva paura?

Temeva che il suo fantomatico amico lo avrebbe colpito?

Oh non credo, in fin dei conti i Serpeverde potevano essere molto più leali di noi Grifondoro quando volevano e non credo affatto che proprio Malfoy potesse tirare un colpo così basso ad un suo compagno di Casa.

Verso di me lo avrebbe fatto senza alcuna esitazione.

Verso Nott ci avrebbe pensato due secondi buoni.

Aveva pensato.

- Theo..sparisci. – l’ordine sfuggito dalle labbra del biondo Slytherin uscì ancora più duro e freddo di quanto già non fosse. Non aveva voluto ascoltare una sola parola, aveva impedito che potesse rispondere alla mia diretta ed esplicita provocazione, aveva mandato via gli altri con un solo sguardo. Ed ora lo stava cacciando.

Devo dire la verità: non me lo sarei mai aspettava, per lo meno non da uno come Malfoy che credeva, questo era quanto si diceva nella scuola, nella solidarietà tra Slytherin, soprattutto se per una buona causa come la difesa del Sangue Puro e l’oppressione verso noi poveri Sangue Misto.

Il Serpeverde, tutto pimpante e convinto di aver vinto la sua battaglia contro di me, spalancò la bocca oltraggiato quando sentì le parole del biondo, rivolte inequivocabilmente a lui. Non se lo aspettava proprio, d’altronde come la sottoscritta.

Malfoy si era mostrato ancora una volta superiore alle aspettative, come se sapesse sempre cosa fare e cosa non fare. In quell’occasione aveva stupito tutti con la sua decisione sopra alle righe, forse addirittura azzardata.

Perché mai mandar via tutti gli Slytherin per rimanere solo con me, una Mezzosangue Grifondoro in pieno territorio verde-argento, piuttosto che rimanere circondato dai suoi compagni di casa ed approfittarne per darmi una fantomatica lezione di stare al proprio posto e nel proprio territorio?

Nott, livido di rabbia, estrasse la sua bacchetta ed avanzò iracondo verso il biondo rampollo della casata dei Malfoy fino ad arrivare ad un palmo dal suo naso, puntando la sua fine bacchetta contro il collo dell’austero Slytherin, il quale non mosse ciglia nemmeno per un secondo in tutto quel susseguirsi di azioni. Era semplicemente rimasto lì, fermo, ad aspettare che fosse proprio Nott a cominciare.

Come in una trappola.

E Nott vi era caduto dentro proprio come un allocco.

Infastidito da quel tocco invasivo e freddo, il biondo spostò bruscamente la bacchetta e sibilò atono, con uno sguardo che non lasciava spazio all’immaginazione ma bloccava direttamente il sangue nelle vene, ghiacciandolo all’istante:

- Theo: sparisci. Non farmelo ripetere un’altra volta. – spostando la mano fece cadere la bacchetta del compagno per terra, subito raccolta da Zabini ad un cenno del capo dell’amico Malfoy. Loro si che si intendevano alla perfezione, pensai stupita e meravigliata di quanto stava succedendo.

Un vero e proprio scontro tra Slytherin.

 Nott spostò prima lo sguardo su Zabini e poi su Malfoy, guardandoli con insistenza finchè non scoppiò a ridere isterico, una risata che non aveva nulla di cristallino e candido.

Una risata di scherno.

- Draco..stavo iniziando a crederti.. – le risate del Serpeverde, però, si spensero quando il biondo estrasse la sua bacchetta dal mantello pregiato di famiglia e la puntò contro il suo cuore. Un colpo e per lui sarebbe stata la fine.

Ero letteralmente terrorizzata.

Non mi sarei mai e poi mai aspettata di assistere ad una scena simile, tanto meno ad un quasi omicidio tra Serpeverdi.

Il mio senso di giustizia mi gridava di farmi avanti, d’interrompere quella patetica messa in scena per mostrare e gonfiare un po’ il famoso orgoglio maschile davanti ad una ragazza, ossia io; la mia testa,invece, e così anche il mio istinto di sopravivenza mi dicevano di scappare alla prima occasione in cui si fossero distratti, magari evitando di farmi fare la pelle proprio dai due esponenti più “conosciuti” della Casa di Salaazar Serpeverde.

Cosa fare?

Il mio istinto scelse per me.

Feci per avvicinarmi e metter fine a quell’accesa discussione, durante la quale i ragazzini, senza che me accorgessi, se la filarono come conigli, quando sentii una mano, una mano sconosciuta, posarsi sulla mia spalla destra e riportarmi nella posizione precedente, con la schiena lievemente appoggiata al muro.

Sussultai spaventata da quel tocco invasivo, un tocco che non conoscevo per certo e che non sapevo a chi associare quando una voce calda e leggera mi accarezzò sensualmente un orecchio mentre un respiro,anch’esso caldo, riscaldò la pelle del mio collo.

- Rimani qui, Granger. Finirà tutto tra poco ma non metterti in mezzo. –

Zabini.

Quando si era avvicinato?

Non me n’ero neanche accorta del suo repentino e veloce spostamento. Come aveva mai fatto? Avrei dovuto vederlo spostarsi, passando per forza davanti a Malfoy se voleva arrivare a me, eppure non lo vidi.

Però..

Che stupida.

Si era Smaterializzato.

Perché non ci avevo pensato prima?

Mi diedi nuovamente della stupida mentalmente e tirai un piccolo sospiro di sollievo: chi mai sarebbe potuto essere se non lui? In fondo eravamo rimasti in quattro, ossia io, Zabini,Malfoy e Nott, dai,forse, venti che eravamo all’inizio.

Tre Serpeverde ed una sola Grifondoro.

Nei Sotterranei, territorio puramente verde-argento.

Era il mio suicidio.

La voce di Zabini, inaspettatamente, calmò i miei nervi a fior di pelle, permettendomi di pensare a mente sgombra e libera da pensieri equivoci e non adatti ad una situazione che andava a degenerare ogni secondo che passava. E non potevo far nulla.

In che veste?

Da Caposcuola?

Non potevo far nulla in quel momento, tanto meno nei dormitori di un’altra casa. Non avevo alcun ruolo ed alcun potere da poter esercitare su di loro ma non potevo starmene con le mani in mano, non se incominciavano a tirar fuori le bacchette ed a minacciarsi tra loro.

Probabilmente se ci fossero stati anche Ron ed Harry mi avrebbero dato della pazza solo al pensiero di aiutare degli Slytherin.

Oh se avevano ragione.

Nott, nel frattempo, aveva smesso di ridere, come se si fosse accorto che solo lui stava ridendo come uno stupido e fissava mezzo terrorizzato il biondo, il quale strinse i suoi occhi di ghiaccio a due piccole fessurine dalle quali uscivano delle vere e proprie lame d’argento fuso con così tanta intensità da far impallidire chiunque. Anche me.

Istintivamente arretrai, finendo contro il petto caldo di Zabini, quando scorsi un lampo minaccioso negli occhi di Malfoy, pronto a compiere la sua mossa per concludere quella patetica discussione.

- Nott..▬ era passato al cognome ▬ Non c’è alcun bisogno che tu rimanga qui. Io sono più che sufficiente per chiudere questa faccenda con la Mezzosangue. – sibilò il biondo spostando elegantemente, con un gesto flessuoso del polso, la bacchetta lungo il collo di Nott, il quale deglutì vistosamente a quel tocco freddo e sgradito. Non se lo aspettava.

Era un attacco bello e buono. Sarebbe stato in grado di mantenere la calma e rispondere a tono al suo compagno di casa?

La risposta la ebbi un secondo dopo quando lo Slytherin protestò senza remori, spostando la bacchetta dal suo collo e prendendo per il colletto della camicia il Principe di Serpeverde. Un vero e proprio attacco.

Malfoy avrebbe reagito, ne ero più che sicura conoscendo come le mie tasche il suo sguardo oltraggiato ed infuriato, e per Nott non sarebbe stata una bella esperienza.

- Mai. Devo difendere il mio orgoglio. Mi ha offeso ed ora deve pagare. –sputò rabbioso Nott spostando il suo sguardo verso di me, un piccolo movimento che non passò inosservato al biondo che, approfittando del suo momento di distrazione, lo scansò bruscamente e lo schiantò contro il muro.

Sgranai gli occhi stupefatta: lo aveva fatto. Aveva colpito senza esitazione un suo compagno di casa davanti ad una Grifondoro, ancora più grave se considerato che ero io la Grifondoro ad aver visto tutto.

Perché il mio sesto senso mi diceva di darmela alla fuga prima che fosse troppo tardi?

Il biondo, lanciato uno sguardo di fuoco al suo compagno che si mise a sedere appoggiato con la schiena al muro e pulendosi con il dorso della mano destra il labbro spaccato e sporco di sangue, ripose la bacchetta nel mantello, sistemò il colletto della camicia per poi voltarsi verso di me e il suo amico, ancora presente dietro di me con la sua presenza abbastanza rassicurante.

Non l’avrei mai detto ma Zabini era l’unico Serpeverde di cui mi sarei mai fidata.

- Blaise..portalo in infermeria..dì solamente che si è ferito cadendo dalla scale. ▬ si girò appena verso Nott e continuò ▬ Per quanto riguarda te..questa volta l’hai passata ma alla prossima che contesti un mio ordine ti crucio. Non scherzo – il tono con cui disse quelle parole mi fece capire che Malfoy non stesse affatto scherzando e che non fosse la sua prima minaccia esplicita.

Per un qualche motivo Nott aveva oltraggiato la figura di Malfoy, provando a sormontare i suoi ordini e fare di testa propria ma il biondo Slytherin non era così reticente a cedere la sua carica di Principe delle Serpi, non a uno come Nott, che pagò sulla sua stesse pelle la sua audacia e la sua pazzia.

Mi riscossi dai miei pensieri quando non sentii più la presenza di Zabini alle mie spalle e non vidi la figura di Nott accasciata a terra: Zabini doveva aver smaterializzato entrambi in infermeria, fregandosene del divieto di smaterializzarsi all’interno della scuola. Non mi dovevo stupire più di tanto: sono Serpeverde, in fin dei conti.

Mi passai una mano tra i capelli, avvertendo un leggero strato di sudore sulla fronte la pulii con il dorso della mano, socchiudendo un pochino gli occhi mentre le immagini di quanto vissuto poco prima ritornavano prepotentemente a far capolino nella mia testa.

Tutto ciò era..

- ..Patetico. – soffiai atona non accorgendomi di aver dato voce ai miei pensieri, attirando l’attenzione del biondo, il quale mi guardava con un sopracciglio leggermente sollevato verso l’alto, assumendo una posa diversa da quella che gli si vedeva ogni giorno.

- Patetico,eh? Voi Grifondoro non avete di questi problemi? – sibilò ironico cogliendomi alla sprovvista.

Dovetti riaprire gli occhi e tenerli sempre ben fissi sulla sua figura se non volevo commettere lo stesso errore di Nott e cadere nella sua trappola.

Sapevo che ora sarebbe toccato a me confrontarmi con lui perciò era meglio tenere la guardia sempre ben alta e non farmi cogliere più impreparata o dimostrare confusione e sgomento. Meglio non far capire al nemico il flusso dei propri pensieri.

Appoggiai le mani sui fianchi, riparando con un piede la sacca dei libri alle mie spalle, e lo guardai minacciosa, pronta a difendermi con le unghie e con i denti se ne fosse stato necessario. Non avrei mai permesso a Malfoy di ripetere ciò che aveva fatto con Nott, non ad una Grifondoro patentata come me.

- No..noi crediamo nella solidarietà tra compagni di casa, cosa a voi sconosciuta da quanto ho potuto vedere con i miei occhi. – sputai rabbiosa con gli occhi ridotti a due piccole fessure dalle quali i miei occhi ambrati scintillavano dall’ira scaturita da una sola frase del Serpeverde.

Con sorpresa il biondo scoppiò a ridere, avvicinandosi con passo felino a me, che d’istinto provai ad indietreggiare maggiormente ma dietro di me sentivo premere distintamente il muro, segno della mia fine e della mia fuga. Ero in trappola, in tutti i sensi.

Si avvicinò a me finchè non lo ritrovai davanti a me, a pochi centimetri dal mio volto, potendo percepire con facilità il suo fiato caldo sulla mia pelle. Rabbrividii quando mi accorsi della situazione equivoca in cui mi ero cacciata.

Si sporse un pochino, piegando appena le ginocchia per arrivare alla mia altezza, avvicinando appena la bocca al mio orecchio mentre la mia pelle, solcata da quel fiato, si increspava senza che io lo volessi.

- Veramente? Non vedo Lenticchia e lo Sfregiato nei dintorni.. dove saranno? Non sono a difendere la loro adorata amichetta? – mormorò ironico con un ghigno stampato un faccia.

Feci per ribattere ma una sua mano si posò tenacemente sul mio fianco, strappandomi un gemito di dolore, mentre l’altra si posò sul muro, bloccando definitivamente ogni possibile via di fuga.

Alzai lo sguardo,fiero e combattivo come sempre, e per il resto della conversazione non lo abbassai mai, neppure per un secondo. Se voleva colpirmi poteva farlo ma non mi avrebbe vista abbassare una sola volta il capo a causa delle sue parole. Mai. Ne andava del mio orgoglio Grifondoro e della mia faccia.

Spostai con stizza la sua mano, notando come fosse fredda rispetto alla mia, dal mio fianco e strinsi con forza la mano a pugno per non schiaffeggiarlo quando abbassò lo sguardo verso il risvolto della camicetta leggermente aperta che lasciava intravedere una buona porzione del reggiseno giallo di pizzo dallo scollo.

Maledetto.

E pure pervertito.

- Non vedo cosa c’entrino Harry e Ron.. non è una tragedia se per una volta non sono con me, cosa credi? ▬ sibilai cercando di attirare la sua attenzione ma non la smetteva di guardare la scollatura così la chiusa con stizza ▬ Il mio volto è più in alto, Malfoy. – esclamai con rabbia,sapendo però che le mie guance si erano imporporate per tutt’altro motivo.

Ghignò con cattiveria ed ironia, alzandolo leggermente il volto puntando i suoi occhi di ghiaccio nei miei d’ambra, inclinando la testa verso destra, mostrando una piccola porzione del suo collo bianco come la porcellana, marchio di distinzione della sua Pura Casata di spocchiosi Purosangue fissati con il sangue.

- Preferivo quel panorama, Granger. – cincischiò con voce melensa, abbandonando per un secondo il suo ghignò quando scoppiò a ridere di gusto, probabilmente per la tonalità che il mio volto aveva raggiunto per quelle sue parole. Odiavo quando mi prendeva in giro, soprattutto per il corpo. Sarò pur una Mezzosangue, una Grifondoro ma ero una ragazza e certe cose mi colpivano, lasciavano, in qualche modo, il “segno”.

 Arrossii fino alla punta dei capelli ma ebbi l’ostinato coraggio di non spostare di un millimetro lo sguardo, lasciando i miei occhi perennemente incatenati ai suoi. Era lui costretto a cedere non io. Avevo la vittoria in pugno.

- Oltre che patetico sei anche un porco. – cinguettai candidamente mentre portavo una ciocca di capelli dietro l’orecchio per vederlo meglio, per non staccare mai gli occhi dai suoi, per fargli capire che non sarei stata io a cedere per prima.

Non io.

Il biondo non emise una sola parola, limitandosi, però, ad avvicinarsi maggiormente a me, premendo il suo corpo contro il mio, provocandomi una serie di brividi inusuali e mai provati fino a quel momento.

Cosa voleva fare?

- E’ un aspetto che piace molto alle ragazze. Il bulgaro non lo faceva con te? – sussurrò con voce strascicata, aumentando spasmodicamente la mia tensione e la mia rabbia. Cosa c’entrava Krum in tutto ciò? E Ron ed Harry? Perché tirava in ballo persone che non potevano difendersi, persone non presenti? Cosa stava macchinando?

- Smettila! Non fare il grande con me, Malfoy! Tu non sei nessuno per potermi parlare in questo modo! E non tirare in mezzo i miei amici! – gridai con rabbia, trattenendo a stento la mano sinistra, pronta a scattare verso la sua guancia e a lasciarsi un’ulteriore ricordo delle mie mani sul suo corpo, oltre a quel pugno che gli diedi al terzo anno.

Doveva smetterla di provocarmi o non avrei più risposto alle mie azioni. Non poteva comportarsi come se fosse il Padrone del Mondo, come se tutti noi fossimo i suoi burattini personali pronti a scattare ad ogni sua parola: se voleva giocare che lo facesse con i suoi compagni di Casa o i suoi fantomatici presunti amici, non con me o i miei amici. Dalla mia vita doveva starvi solo lontano cinquecento kilometri. Forse anche di più per sicurezza.

E in quel momento non mi sentivo affatto sicura con lui a meno di dieci centimetri dal mio corpo e dal mio volto. Troppo vicini. Troppo.

- Perché dovrei? Mezzosangue forse non l’hai ancora capito ma sei tu quella che non conta nulla qui dentro. – sputò con arroganza il biondo Slytherin trafiggendomi con lo sguardo, sperando che finalmente lo abbassassi.

Chi si credeva di essere lui per parlarmi in quel modo? Non sopportavo i modi di fare di suo padre, il grande e spietato Lucius Malfoy, tanto meno quelli di sua madre, Narcissa Black in Malfoy, una donna che aveva fin troppo a che fare con Bellatrix Lestrange, ma loro figlio era ancora peggio. Ogni occasione era buona per primeggiare, per far vedere a tutti quanto contasse la purezza del proprio sangue, la propria discendenza, il cognome che portava con adorazione ed arroganza, i soldi che gli piovevano addosso come se fossero state gocce d’acqua.

Più volte mi ero scontrata con lui, ricordandogli di stare al suo posto, di non eccedere in superbia, di smetterla di comportarsi in quel modo orrendo se non voleva rischiare di finire solo in un futuro ma,naturalmente, le mie parola da “Mezzosangue” non venivano prese assolutamente in considerazione, forse indegne di essere ascoltate.

Malfoy aveva bisogno di una lezione, una grande ed importante lezione di vita e sperai con tutta me stessa di esser proprio io ad impartirgliela. Sarebbe stato un immenso piacere ed una grande soddisfazione.

- Non credo proprio Malfoy. Qui vieni rispettato solo per il cognome che porti, per la mano di tuo padre che hai sulla testa ma quando uscirai, e stai sicuro che manca poco a quel momento, nessuno ti proteggerà, tutti ti volteranno le spalle, lasciandoti solo come un cane abbandonato, in balia dei tuoi nemici. In quel momento mi prenderò con gli interessi la mia vendetta, contaci. – sibilai con enfasi, puntandogli un dito sul petto e continuando a muoverlo durante tutto il mio discorso. Stranamente non lo spostò. Non disse nulla.

Ero quasi pronta per gioire non sentendolo parlare o controbattere alle mie pesanti minacce quando sentii una morsa di ferro attanagliarmi il polso, così forte da aver il timore che potesse rompersi da un momento all’altro. Avevo,senza ombrai di dubbio, fatto arrabbiare Malfoy ed ora me la stava facendo pagare, a me, con tutti gli interessi.

Iniziavo a pentirmi amaramente di ogni mia parola ma poi le sue, di parole, mi ritornarono prepotentemente in mente ed allora non potei tirarmi indietro dal manifestare tutto il mio ribrezzo, il mio odio, il mio disgusto nei confronti di quella serpe bionda, quel ragazzo che sarebbe stato disposto a sacrificare i suoi genitori per avere maggior potere.

Come lo sapevo? Come potevo supporre una cosa simile?

Il suo sguardo parlava meglio di un intero dizionario. Ed io ne conoscevo di libri.

Con una rapida mossa, mi piegò il braccio all’indietro, portandolo dietro alla mia schiena, premendolo rudemente verso il muro, strappandomi un gemito di protesta. Parve non sentirmi poiché aumentò la stretta attorno al mio osso,sentendo la pelle arrossarsi velocemente.

- Sai qual è la sola grande differenza tra noi? E non parlo del sangue.. - sibilò con voce roca vicino al mio orecchio mentre mi sforzavo di non chiudere gli occhi dal dolore. Dovevo resistere. Non gliela avrei mai dato vinta. Per nessuna ragione al mondo.

- Che tu sei un grande cretino,maleducato,stronzo,porco,bastardo,figlio di un Mangiamorte ed io no? – sbottai ironica guardandolo truce, notando una piccola scintilla attraversargli quelle iridi azzurre come il mare ma visibilmente in tempesta.

Scosse appena la testa divertito, ghignando maggiormente.

- Oh no..la differenza è che tu devi conquistarti l’attenzione della gente mentre io no. – mormorò atono, lasciandomi andare tutt’ad un tratto, come se si fosse reso conto di esser troppo vicino ad una Mezzosangue-Grifondoro.

Conquistarmi l’attenzione.

Era veramente così?

Si stava allontanando, lasciandomi sola come una cretina a pensare alle sue maledette parole quando, spinta da un impulso misterioso, corsi verso di lui e lo trattenni per un lembo del mantello, costringendolo a fermarsi per non romperlo.

- Morirai sepolto dalla tua superbia e dalla tua sfrontatezza, Malfoy. – sibilai iraconda rilasciando solo dopo un secondo, quando mi assicurai che mi ascoltasse, il suo prezioso mantello di famiglia.

Mi fissò per un tempo che mi parve infinito con il suo sguardo impenetrabile, uno sguardo che iniziava a darmi fastidio, per poi girarsi, dandomi le spalle.

- Meglio morire potenti ed avere la certezza di essere ricordati che poveri e dimenticati dal mondo, Mezzosangue. – e detto ciò se ne andò, inghiottito dal buio dei Sotterranei.

Diceva sul serio? Credeva in ciò che aveva detto o era solo una misera frase di circostanza esalata solo per spaventarmi? Optai per la prima opzione.

Scossa e turbata, salii le scale per arrivare in Sala Grande dove mi aspettavano Harry e Ron, venendomi incontro preoccupati dal mio ritardo eccessivo.

Eclissai le loro domande dicendo loro che me ne andavo in giardino per riflettere. Non aspettai alcuna risposta e sparii, proprio come lo Slytherin aveva fatto con me poco tempo prima nei dormitori verde-argento.

 

 

 

Percorsi un poco di strada, arrivando vicino al Lago Nero, fermandomi all’ombra del grande Salice Piangente. Si appoggiai con la schiena al tronco dell’albero, guardando fisso davanti a me e ripensando a ciò che era accaduto.

Ancora non potevo credere di essere stata semi-protagonista di una quasi-rissa tra Serpeverde, in particolare se i due quasi-sfindanti altri non erano che Malfoy e Nott, membri illustri della casata di Salaazar Serpeverde.

Mi passai stancamente una mano tra i capelli, togliendo il mollettone che li teneva fermi lasciandoli liberi di esser scompigliati dalla mia mano intrusa e dal vento, un leggero e delicato venticello che mi stava accarezzando la pelle.

Una bellissima sensazione, forse utile per dimenticare e voltare pagina, magari riporre definitivamente quell’episodio nel dimenticatoio, pregando tutte le divinità che anche i ragazzini e i Serpeverde lo facessero,evitando di fare gli stronzi e parlandone davanti ad Harry e Ron. Non avevo dato alcuna spiegazione, alcun motivo valido per la mia prolungata assenza perciò ogni minima parola mi avrebbe smascherata e beccata in flagranza di reato.

Iniziavo ad odiare di esser rimasta più del dovuto nei Sotterranei, di aver fatto un favore a Finnigan, di aver incontrato e preso le difese di quei stupidi ragazzini che non sapevano neppure girare per il castello dopo mesi e mesi che era incominciato l’anno accademico, e,cosa più importante tra tutte, odiavo in modo spasmodico il modo in cui Malfoy e Nott si rivolsero a me, trattandomi peggio di una stupida ragazzina non presente alla scena, ignorando quasi per tutto il tempo la mia presenza. Perché io c’ero ed avevo, sfortunatamente, assistito a tutto.

Volsi appena la testa verso la mia destra quando sentii della voci in lontananza, più delle risatine concitate di ragazzine che facevano le oche con chissà quale ragazzo.

Patetiche.

Feci una smorfia disgustata quando mi resi conto che il ragazzo in questione, attorniato da un gruppetto abbastanza consistente di ragazzine, probabilmente del primo e secondo anno attratte dall’emblema di Serpeverde e desiderose di finire nella sua lunga lista di conquiste, non era altri che Malfoy, lo stesso che stava assillando i miei pensieri con la sua presenza scomoda.

Sbuffai contrariata senza,però, distogliere lo sguardo dalla scena, attratta come una calamita da ciò che stava accadendo. Era più forte di me, in un certo senso, ma non volevo smettere di guardare. Perché?, mi chiesi ma non fui in grado di trovare uno straccio di risposta.

Continuai a guardare, con un pochino d’insistenza e ribrezzo quando lo vidi baciare, come se nulla fosse, una delle ragazzine, finchè decisi di distogliere lo sguardo, resami conto di ciò che stavo facendo e della gravità delle conseguenze se uno di loro si fosse accorto che li stavo guardando con troppa attenzione. In fondo ero una Grifondoro ed i Grifondoro non guardano i Serpeverde se non per mandarli bellamente al diavolo.

Io non avevo fatto nulla di ciò.

Inconsciamente mi rigirai, non sentendo più alcuna voce: sbiancai dalla vergogna quando vidi Malfoy guardarmi con un ghigno strafottente in faccia. Si era accorto che lo guardavo.

Ghignò ancora più apertamente per poi voltarmi le spalle, ancora una volta, ed andarsene in grande stile, come se fosse una sorta di Re del Mondo.

Vanesio.

Superbo.

Arrogante.

Tutti questi aggettivi gli calzavano perfettamente a pennello. Sarebbe morto inghiottito dalla sua boria ma questo non l’aveva ancora capito.

Mi alzai, pulendomi il bordo della gonna con la mano, mi riavviai i capelli e tornai indietro, dimenticando ciò che era accaduto quel giorno. Non volevo che quell’episodio avesse ripercussioni di qualche tipo sul mio comportamento perciò preferii dimenticare tutto e ritornare a comportarmi come sempre, ignorando Malfoy e rispondendo ad ogni provocazione dei Serpverde.

Se Malfoy era superbo io ero orgogliosa.

 

~•~~•~~•~

 

Angolo dell'Autrice:

Allora.. come si sarà ben capito dal titolo di questa raccolta, perchè trattasi di una raccolta di One-Short scritte dalla sottoscritta, saranno 7 capitoli a se stanti.

Quando pubblicherò? Appena avrò un atitmo di tempo. Non sono così brevi, come avrete certamente notato da questo. Ho anticipato di un mese la pubblicazione poichè sono sorte complicazioni. 

A presto,

B.

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Capitolo 2
*** 2° - Avarizia ( 1° PARTE) ***


Capitolo diviso in due parti poichè troppo lungo. Scusate la lunga attesa.

B. 

 

“L’avarizia è la forma più sensuale di castità.”

(Ennio Flaiano)

 

1.  Avarizia

 

Se c’era un aggettivo che poteva definire in tutto e per tutto il mio compagno di stanza, oltre che un grande bastardo e figlio di puttana quando voleva, quello era sicuramente il termine “avaro”.

Esatto.

Il mio migliore amico, nonché unico erede della famosa Casata dei Malfoy, nonchè Principe delle Serpi, eletto all’unanimità, era simile ad un vecchio taccagno fissato con i soldi piuttosto che assomigliare ad un giovane ragazzo attivo e soprattutto con una fila interminabile di ragazze che gli morivano dietro, una fila che aumentava vertiginosamente ovunque lui mettesse piede, distruggendo l’orgoglio degli altri maschi accanto a lui, nonché io fossi da buttare nel cesso.

Se il grande, affascinante, intelligente, simpatico, disponibile, intraprendente, inventivo, generoso, sociale e, soprattutto, bello da svenire Blaise Zabini veniva buttato nel cesso voleva dire solo una cosa: Draco Malfoy drogava le ragazze-donne con cui stava.

Perché dico che il mio amico è un taccagno da far invidia anche all’avaro più avaro presente su questa pianeta? Ora ve lo spiego.

Stavamo tranquillamente passeggiando per le stradine affollate di Hogsmeade, scansando con sguardi scocciati i Tassorosso e i Corvonero che si avvicinavano a noi per sapere qualcosa in più sulla prossima partita di Quiddich che vedeva sfidarsi Serpeverde contro Grifondoro. Già ghignavo eccitato al pensiero di veder sconfitti una volta per tutte i Grifoni di Potter. Ci tengo a specificare che non sono come il mio caro amico Draco,ancora fissato con la storia del sangue puro “insegnatali”, si far per dire visti i modi poco carini di Lucius Malfoy, da suo padre. Oh no! Su questo punto io e Draco siamo completamente diversi: io converso con chiunque, Mezzosangue o Purosangue che siano, mi fermo nei corridoi a scambiare quattro chiacchiere con chi volevo, senza aver paura che Draco faccia qualche stupida scenata sulle mie amicizie, mentre lui si astiene dal frequentare ogni Mezzosangue, preferendo star loro a debita distanza e deriderli con freddezza. Più e più volte ho cercato di fargli capire che è da stupidi appoggiare una causa così “infantile” ma non mi ha dato retta. So di per certo, però, che anche lui, come me, non appoggia l’Oscuro Signore e come tale preferirebbe morire sgozzato come un capretto che farsi marchiare a fuoco con quel dannato Marchio Nero.

Accanto a me ed a Draco c’erano Pansy e Daphne mentre poco più indietro di noi c’erano Theodore con Millicent, Tiger e Goyle. Giravamo per le stradine fregandocene altamente degli sguardi indignati, rabbiosi e di sfida dei Grifondoro, pronti ad attaccare briga con noi solo per farci squalificare dalla partita e vincerla a tavolino, classica mossa di chi ha chiaramente paura di perdere. Draco, però, non era così stupido come Potter credeva: non avrebbe ceduto alle provocazioni del Bambino Sopravvissuto così facilmente, non quando c’era in gioco la possibilità di vincere la Coppa delle Case, ambito premio per tutte e quattro le case della scuola. Mancavano ancora tanti mesi alla fine dell’anno accademico, è vero, ma l’opportunità di essere davanti ai Grifondoro era troppo allettante per farsela scappare dalle mani.

- Blaise..io e Pansy ci fermiamo in qualche negozietto a far compere..voi cosa avete intenzione di fare? – domandò freddamente la bionda Greengrass affianco a me, guardando fissa davanti a se, mostrandosi in ogni occasione come la Regina di Ghiaccio.

La Regina di Ghiaccio..c’era un’altra ragazza, nella scuola, ad esser stata soprannominata come una Regina: Hermione Granger, la Regina di Grifondoro. Lei rappresentava in tutto e per tutto i canoni di un perfetto Grifondoro: tenace, intraprendente, come il sottoscritto, orgogliosa fino alla punta dei suoi ribelli capelli, vera, leale, incapace di mentire alle persone a cui tiene, solidale verso chiunque, perfino con i Serpeverde se avevano bisogno d’aiuto, coraggiosa, intelligente, la ragazza più brillante dell’intera scuola,eccellente in ogni campo,sostenitrice di campagne per la liberazione dallo sfruttamento degli elfi domestici,terzo membro del famosissimo Trio dei Miracoli composto dalla suddetta, Potter e Weasley. Forse l’unica pecca nel suo prestigiosissimo curriculum era il suo sangue, il fatto di essere nata da babbani: una Mezzosangue. Una volta,mi ricordo, di esser riuscito a strappare a Draco, il freddo ed algido Draco Malfoy disprezzatore di babbani fino alla nausea, che se la Granger fosse stata una Purosangue non ci avrebbe pensato due volte per portarsela a letto e sposarsela in un futuro! Un colpo grosso per entrambi, avevo pensato, ma purtroppo non potevo cambiare il sangue che scorreva nelle vene della ragazza né convincere da un giorno all’altro quello zoticone del mio amico a sotterrare quei maledetti pregiudizi su di lei e sui Mezzosangue e provare a conoscerli, perché in fondo siamo tutti uguali, tutti fratelli. Cosa cambia un po’ di sangue? Avevamo tutti poteri magici,no?

Daphne Greengrass, invece, era esattamente il contrario della Mezzosangue: fredda, scostante, irraggiungibile per alcuni aspetti, facile all’ira, permalosa, suscettibile, viziata, altezzosa, intelligente quanto basta a noi comuni mortali, maniaca della moda, poco incline ad aiutare il prossimo. In pratica lei e la Granger non avevano nulla in comune. Eppure,da qualche tempo, era nata una sorta di amicizia, di conoscenza tra le due ragazze: spesso Daphne rimaneva indietro per parlare con lei alla fine delle lezioni, si avvicinava al tavolo di Grifondoro per salutarla con un sorriso caldo, un sorriso che non si vedeva molto sul suo volto rigido e pallido; organizzavano delle ronde assieme, visto che era Prefetto di Serpeverde la bionda Greengrass, si fermavano a discutere di probabili feste tra verde-argento e rosso-oro. Alla fine stavano dimostrando agli occhi di tutti, soprattutto agli occhi dei professori, che si potevano abbattere le discriminazioni sul sangue, tutte quelle barriere costruite dagli studenti venuti prima di noi. Avevano appoggiato le basi per un’ottima amicizia e non una di quelle stupide manifestazioni d’affetto che si vedono tra le ragazzine del primo e secondo anno ma qualcosa di forte, d’indistruttibile, qualcosa in grado di sopportare anche la prova più difficile del mondo, che riesce a superare qualsiasi problema insieme.

Mi passai una mano tra i capelli smettendo di pensare a quelle due ragazze, sentendo in lontananza versarsi tanti piccoli sospiri dovuti al mio gesto, il quale doveva esser stato apprezzato da molte ragazze da quanto avevo potuto ascoltare con le mie orecchie. Dovette aver sentito anche la bionda poiché mugugnò qualcosa tra se di incomprensibile, qualche parola sconnessa a cui non diedi tanto peso.

- Noi? Chiedilo a Sua Maestà.. – risposi divertito scoccando un’occhiata divertita all’amico, il quale fumava tranquillamente una delle sue sigarette alla menta, ignorando i nasi che si storcevano al nostro passaggio. Probabilmente avevano compreso da quale Casata provenissimo, oltre ad aver visto lo stemma sul mantello e i colori delle cravatte indossate, e ci guardavano con sdegno mentre i loro cervellini iniziavano a congetturare chissà quale fesseria su di noi, ad etichettarci futuri Mangiamorte e quant’altro.

Il biondo emise un leggero grugnito, buttando a terra la sigaretta ormai finita, pestandola con la scarpa,naturalmente firmata, e riducendola a cenere. Passarono pochi minuti che ne estrasse un’altra dal pacchetto e l’accese con la punta della bacchetta di Pansy, offertasi gentilmente di accendergliela dopo la sua. Scossi la testa sconsolato: avrei dovuto fare un discorsino al signorino quando saremmo tornati al dormitorio sulla quantità spropositata di sigarette che si fumava al giorno. Sinceramente non avevo così tanta voglia di cambiare compagno di stanza perché l’ultimo era morto intossicato dal fumo a causa del numero che ne fumava al giorno davanti ai miei occhi, senza contare quelle che mi nascondeva.

- Sua Maestà ti dice di andare a farti fottere. – dichiarò ironico il biondo enfatizzando il discorso mostrando un elegante dito medio della mano sinistra, mostrando anche il prezioso anello di famiglia regalatogli dalla madre qualche anno prima: d’oro bianco e giallo, era un serpente finemente intrecciato ad una piccola fede su cui vi era incastonato un diamante verde, simbolo della loro constante appartenenza alla Casata verde-argento.

Pansy, che ne frattempo si era avvicinata a me ed aveva messo un braccio attorno al mio, sbuffò indispettita quando mi spostai bruscamente da lei per girarmi a guardare quello che doveva essere, almeno sulla carta, il mio migliore amico: ci trattavamo sempre così bene tra noi che non pareva neppure che fossimo migliori amici ma avevamo la capacità di capire al volo cosa l’altro pensasse, i problemi che affliggevano l’altro senza neanche doverne parlare ma tutto con un solo sguardo, occhi puntati negli occhi degli altri a scavare fino in fondo all’anima dell’altro, le uniche persone che potevano farlo senza subirne le dovute conseguenze. Nessuno riusciva a capirmi meglio di lui ed io lo capivo,forse, meglio di me stesso, considerandolo, il più delle volte, un grande libro aperto sempre alla stessa pagina, in attesa di esser sfogliato da una mano sconosciuta, una mano delicata ed al tempo stesso pronta a capirne tutti i segreti e custodirli gelosamente.

Misi le mani in tasca, inclinando leggermente il capo all’indietro per godermi appieno gli ultimi raggi di sole della bella stagione ormai conclusa, e fischiettai allegro, ritenendo inutile rispondere per le rime a quello zuccone del mio amico che avrebbe fatto solamente finta di ascoltare per cinque secondi buoni, ritornando al sesto nel suo mondo fatato, dove io, naturalmente, non esistevo perché, come mi diceva molto gentilmente, non voleva che gli scassassi i coglioni anche lì. Non aveva tutti i torti.

Draco, che probabilmente si aspettava una mia risposta alla sua non-battuta, si girò verso di me alzando un sopracciglio con fare pensoso ▬ come se lui pensasse a qualcosa se non al sesso ▬ togliendosi una ciocca di capelli biondi finitigli sopra agli occhi: glielo avevo detto di tagliarli perché erano diventati un po’ troppo lunghi ma col cavolo che mi ascolta quello lì!

- Niente risposta? Niente battutine? Niente allusioni? ▬ si avvicinò a me e mise la sua mano, completamente gelata, sulla mia fronte, per toglierla qualche secondo dopo ▬ Uhm..la febbre non ce l’hai.. hai preso qualche botta in testa in questi giorni, a parte quella di questa mattina con la caffettiera? – continuò Draco scrutandomi con uno strano sguardo, come se fosse realmente preoccupato per me.

Scrollai le spalle indifferente, decidendomi di dar fine a quella piccola patetica messa in scena per scassare un po’ i coglioni al freddo principino, troppo abituato a stare sul suo piedistallo per capire che c’era una vita, una vera vita, oltre tutto ciò, oltre a quello che i miei occhi, ed anche i suoi, vedevano ogni giorno. E poi..si.. volevo vendetta! Non poteva mandarmi a quel paese davanti a tutti! Ne andava della mia reputazione, a cui tenevo in modo sconsiderato ed incondizionato.

- Dra.. – lo chiamai con voce fredda, atona, sperando di non tradirmi da solo con le parole perché volevo proprio fargli andare di traverso il groppone in quel momento. Poi volevo vedere se osava parlarmi così, come se nulla fosse, davanti alle ragazze ed agli altri studenti. Mai mettersi contro il grande, potente, vanesio, orgoglioso ▬ ma non Grifondoro ▬ fino al midollo Blaise Zabini.

- Uhm.. – mugugnò appena come risposta. Se sprecava una parola in più del necessario per risponderti sarebbe caduto il mondo, i sovrani sarebbero stati rovesciati dai troni, il popolo avrebbe preso il sopravvento sul potere, le donne avrebbero rivendicato ogni diritto negato loro per anni, secoli durante l’arco del tempo.

- Sua Eccellenza manda a dire a Sua Maestà che è un grande coglione e che stanotte dormirà fuori dalla porta se non la pianta subito. – sibilai con tono duro, trafiggendolo con i miei occhi profondi ed impenetrabili. Lo vidi sgranare leggermente gli occhi azzurri per poi lasciarsi andare ad un ghigno divertito, chiaro segno che aveva compreso tutta la farsa. Peccato..avrei voluto divertirmi ancora un po’ a prenderlo per il culo e fargli rimangiare ogni singola parola ma purtroppo mi ero smascherato da solo.. sono stato troppo incisivo, troppo diretto e poi non lo dovevo canzonare con “Sua Maestà”.. a parte che si sarebbe montato peggio di un pavone o di una prima donna con quel nomignolo del cavolo ma il problema era un altro: quel cretino me l’avrebbe fatta pagare con gli interessi la mia bravata, se così si vuol chiamare.. speravo solo di non dover dormire io fuori dalla porta: c’è un po’ troppo freddo nei Sotterranei per la mia pelle delicata e poi ho bisogno di dormire al caldo ogni notte per evitare che la mia sinusite aumenti e svegli qualcuno, in quel caso Draco e non c’era alcun problema se lo svegliavo, quando dormiva in stanza, ossia raramente.

Mi fissò ancora per un secondo poi ritornò con lo sguardo assente sul ciottolo, rivolgendo sguardi d’astio ed altezzosi a coloro che ci passavano davanti od affianco, intimando loro di spostarsi subito se non volevo guai. Chissà perché ma lo facevano tutti quando riconoscevano lo stemma sui nostri mantelli o l’aspetto di Draco, spaventosamente simile a quello di suo padre Lucius.

- Perché mi hai chiamato “Sua Maestà” mentre per te “Sua Eccellenza”? – domandò a bruciapelo, distogliendomi dai miei pensieri. Ecco che ricominciava a vaneggiarsi, a chiedere più popolarità di quanta già non ne avesse, a prendere con la forza l’attenzione di tutti. Sul mio volto si allargò un sorrisino sadico, invogliando la mia già grande bastardaggine a farne un’altra delle mie, proprio davanti a tutti ma non ne ebbi l’occasione poiché, passati davanti ad un vecchio negozietto di libri usati sentii delle voci, voci già sentite e sentite molte volte, e se non mi sbagliavo proprio a scuola. Mi arrestai bruscamente, fermando anche gli altri, poco più avanti di me, per vedere cosa avesse attirato la mia attenzione.

Draco mi guardò stranito, rimanendo in muto silenzio, scrutandomi pensieroso, curioso di sapere cosa avesse attirato la mia attenzione in quel modo: tutti sapevano che ero incredibilmente reticente ad interessarmi a qualcosa che non mi riguardasse in prima persona ▬ megalomane, lo so! ▬ eppure in quel momento non ero io la causa della mia attenzione, della mia morbosa curiosità. Proveniva da quel negozietto, da quell’edificio che non avevo mai notato prima d’allora, apparentemente vecchio e malconcio da fuori, tutta l’aria d’essere vissuto ed antico, forse uno dei primi edifici costruiti quando nacque il villaggio di Hogsmeade.

- Ma è semplice, Draco: “Sua Maestà” per te perché sei considerato il Principe delle Serpi.. “sua Eccellenza” per me perché ogni mia parola è considerata legge da seguire, venerare, ascoltare, amare, difendere coni denti. Ti è chiaro il concetto? – dichiarai divertito ghignando da vero bastardo in sua direzione, tendendo un orecchio, però, sempre verso il negozio, percependo solo poche parole dato il rumore proveniente dalla strada e dal parlottare tra loro di Pansy e Daphne, assorte a scambiarsi consigli per ciò che dovevano comprare. Se una donna complottava cosa comprare prima di entrare in un negozio era sicuro, al 100%, che sarebbe uscita dal negozio col doppio delle borse, attratta, come dicono loro, dal dolce profumo delle cose nuove. In realtà era un altro modo per dire che non resistevano a spendere, spendere, spendere per comprare cianfrusaglie che sarebbero andate a vivere dentro ai loro armadi, per essere un giorno dimenticati e mai messi od usati. In effetti anche loro, Daphne e Pansy, che si atteggiavano a grandi donne, diverse da tutte le altre, con la testa sulle spalle ma assenti di qualcos’altro di,forse, più importante per una ragazza per bene che si rispetti, non sapevano resistere a questo primordiale impulso quando si trovavano da sole, con un sacco di soldi in mano o nella borsa, guardando tutto ciò che le circondava come se fosse stata un’oasi nel deserto. In questo, era chiaro, erano completamente diverse da Draco, che non avrebbe mai speso un solo galeone in più di quanto prefissato in precedenza, neanche per un’emergenza. Se aveva bisogno di qualcosa, naturalmente firmato e di prima categoria, pensava qualche minuto e poi decideva in base alle comodità che poteva riservargli il prodotto. In poche parole: Daphne e Pansy sono delle spendaccione incallite, che vivrebbero solo di compere se potessero, che venerano la famosa Carta di Credito babbana come se fosse un dio sceso sulla terra solo per esaudire i loro desideri più morbosi e repressi, mentre Draco è un’inguaribile taccagno, che non spenderebbe un solo galeone per una bibita neppure se ci fossero 40°.

Se Lucius Malfoy era conosciuto per il suo Maniero immenso, lo splendore in cui viveva, tutte le agiatezze di cui si era circondato, Draco Lucius Malfoy era conosciuto per essere esattamente, se non per l’aspetto fisico, il contrario del padre, mostrandosi,sì, sempre elegante, ma evitando di spendere il suo patrimonio in sciocchezze.   

Draco, dal canto suo, storse disgustato il naso raffinato, lanciandomi un’occhiata obliqua, forse non del tutto convinto della realtà di ciò che avevo detto ma preferì lasciar cadere l’argomento. Poco male: non mi andava affatto di spiegare una cosa risaputa da tutta la scuola tranne che a lui, a quanto pareva dai fatti. Ma dove viveva, mi chiedo io? Sempre e solo nei letti di qualche ragazzetta da due soldi?

Pansy, che ne frattempo si era spostata accanto a Daphne per discutere da quale negozio partire, ritornò vicino a me, si alzò sulle punte dei piedi e mi sussurrò all’orecchio:

- Noi andiamo.. ci vediamo al Dormitorio.. sai..ci metteremo un po’ di tempo.. – ghignò divertita la ragazza guardandomi convinta delle sue parole. Questo voleva dire solo una cosa: avrebbero svaligiato metà dei negozi del paese solo per trovare qualche straccio da mettere addosso oppure per trovare l’abito perfetto per la festa di Natale che si sarebbe tenuta tra poco più di un mese. C’era ancora tempo, è vero, ma se quelle due si erano messe in testa di dover essere per forza le più belle, invidiate, corteggiate e guardate della festa. Normalissimo, no?

La moretta non attese alcuna nostra risposta: scoccò ad entrambi un veloce bacio sulla guancia, fregandosene delle occhiate omicida provenienti da ragazzine del primo e secondo anno, probabilmente visto il modo in cui ci guardavano-spogliavano con gli occhi, per poi prendere a braccetto Daphne ed andarsene a far compere. Draco scrollò le spalle infastidito: odiava quando Pansy si prendeva tutte quelle libertà, soprattutto da quando avevano definitivamente chiuso la loro pseudo relazione, ingaggiata solo dai loro genitori per assicurarsi degli eredi per entrambe le famiglie. Loro, naturalmente, stufi di essere intrappolati in quella stupida recita, neanche un mese dopo l’annuncio dei genitori, si ribellarono davanti a loro, accantonando per un momento le probabili conseguenze che ne sarebbero scaturite per entrambe le parti, rompendo il fidanzamento ufficiale. Da un giorno all’altro si erano ritrovati liberi come l’aria, senza alcuna maledetta restrizione o divieti su chi andare a letto. Potevano fare tutto quello che avevano fatto fino ad allora senza aver più paura che qualcuno organizzasse loro qualche stupido matrimonio combinato: chiaro e tondo avevano fatto capire ai loro genitori di non volersi sposare per ancora molto ma molto tempo e che se lo avessero fatto,solo con la persona amata.

Realizzabile per Pansy, impossibile per Draco.

Il mio amico, scrollatosi di dossi le ragazze, s’incamminò per la stradina, convinto che lo seguissi al suo fianco ma quando si rese conto che non era così ma che era fermo, ancora, davanti a quel negozietto, guardando fisso dentro la vetrinetta ingrigita dalla polvere, si fermò e si girò a guardarmi con un sopracciglio sollevato verso l’alto. Intrufolò le mani in tasca alla ricerca del pacchetto di sigarette, ne estrasse una e l’accese con la punta della bacchetta. Infine tornò a guardarmi, aspettando che parlassi ma da me non ottenne alcuna parola così fece lui la prima mossa. Strano.

- Allora? Ti muovi? – domandò spazientito battendo nervosamente un piede sull’asfalto, tirando una lunga boccata di fumo e rilasciandola dopo qualche secondo, emettendo una nuvoletta grigia dalla bocca. Storsi appena il naso quando l’odore impregnante di menta e tabacco m’arrivò alle narici ma ebbi l’impulso irrefrenabile di accendermene una. Così feci. Ne estrassi una dal pacchetto riposto nel mantello, evitando di vedere l’occhiata in tralice del mio amico quando si accorse che, in realtà, ce le avevo quando gli avevo spudoratamente detto, un’ora prima, di non averne più, e me l’accesi. Tirai a lungo, accorgendosi solo in un secondo momento dell’arrivo felino e silenzioso del mio amico al mio fianco. Si era avvicinato senza che me accorgessi. Tipico di un Malfoy come lui.

- No. – sillabai solamente quando rilasciai il fumo dai polmoni e lo guardai appena con sufficienza, preferendo di gran lunga ciò che stava accadendo all’interno del negozietto. Lo avevo sempre pensato che,prima o poi, qualcosa d’interessante a quelle noiose visite ad Hogsmeade sarebbe accaduto. Detto fatto.

Draco, finita la sigaretta e schiacciandola a terra con la suola della scarpa, mi guardò come se fossi un alieno: non se l’era aspettata come risposta, eh? Di solito non gli negavo mai nulla, eravamo sempre d’accordo su qualunque argomento, facevamo tutto assieme, anche sesso se capitava una cosa a quattro, ma quella volta avevo deciso di fare a modo mio, immaginando in anticipo di poter ricevere una risposta negativa se gli avessi esposto la mia idea. Volevo fare come volevo io, senza o con di lui. Restava a lui decidere cosa fare.

- Come no? Cosa devi fare? – domandò irritato stringendo gli occhi a due piccole fessure, chiaro segno della sua prossima incazzatura. Non m’interessava minimamente: che desse in escandescenza, che si comportasse come il solito bambino viziato, che mi affatturasse.. me ne fregavo! Se non aveva voglia di seguirmi, per una volta, se ne poteva andare in giro anche da solo. Non mi sarei messo a piangere come un bambino a cui è caduto il gelato per terra. Ero grande e vaccinato ▬ ci spero anche a diciotto anni! ▬ e non avevo bisogno della sua presenza costante attorno a me. Forse era il contrario per impedirgli che combinasse qualcuna delle sue solite cazzate del giorno per distrarsi dalla noia.

Infilai le mani in tasca non appena finii la sigaretta e la spensi a terra. Vi tirai fuori una piccola scatolina in metallo che lanciai nella sua direzione, il quale la prese subito al volo, guardandomi stranito, chiedendomi con lo sguardo cosa volesse dire. Gli feci un veloce cenno col capo di guardare la scatolina. Lo fece. Abbassò il capo verso l’oggettino che teneva tra le sue seriche ed affusolate dita. Quando capì cosa fosse, sgranò gli occhi impressionato, alzando un secondo dopo verso di me, senza ottenere uno sguardo di risposta dal momento che avevo ripreso a guardare la scenetta dalla vetrina del negozio. Se solo avessero saputo che due Serpeverde, e non due normali Serpeverde ma i Serpeverde per eccellenza della scuola, li stavano guardando ci avrebbero affatturati o schiantati dall’altro capo della città. Chissà se Draco aveva voglia di fare un volo.. ghignai divertito a quel pensiero: sarebbe stato veramente divertente. E poi avrebbe smesso di darsi tante arie per nulla. Non che avesse bisogno di una lezioncina di modestia ma a volte il suo ego smisurato era alquanto soffocante ed irritante per coloro che gli stava attorno ogni giorno. Lo si poteva definire, addirittura, più narcisista e superbo del sottoscritto, e ciò era tutto in programma.

- No, non vengo. Devo comprare un libro. – ghignai maligno scambiando un’occhiata d’intesa con il biondo, il quale si gingillava tra le mani la piccola traccia che lo avrebbe condotto o ad un morte lenta e dolorosa da parte di una certa Gryffindor di nostra conoscenza oppure ad una gloriosa vittoria nei confronti della sua peggior nemica. Il problema stava tutto nel prevedere a quale delle due sorti sarebbe andato incontro. L’oggettino c’era, l’occasione anche, il modo per instaurare un dialogo civile come si compiace a due persone educate ed intelligenti come loro si poteva organizzare perciò cosa mancava?

Draco alzò impercettibilmente il capo dalla scatolina a me, ghignando spudoratamente, pregustando già il sapore della vittoria in bocca. Mai cantare troppo in fretta, diceva un vecchio detto babbano..

Spostò l’oggetto da una mano all’altra, lanciandola sui palmi, scrutandola a fondo, come se non credesse ancora a ciò che i suoi occhi vedevano deposto sulla sua pelle. In realtà faticavo anche io a crederci ma era vero: gli avevo lanciato, custodita dentro alla tasca dei miei pantaloni, tra le mani la famosa scatolina di Hermione Granger, quel piccolo oggettino in grado di contenere i più macabri segreti della più famosa Mezzosangue della scuola. Un bel bottino, no?

Lo fissò curioso, attento che non cadesse per terra, immaginando già come poterla ricattare: in fondo non era da tutti i giorni trovare qualcosa a cui tenesse tanto la piccola Gryffindor, così tanto da tenerlo nascosto agli occhi di tutti per ben sette anni, fino a quel momento, cadendo nelle mani di due Serpeverde del nostro calibro, pronti ad utilizzarlo per raggiungere il fine più maligno che potesse frullare nella testa del mio amico. Intendiamoci: io non ho nulla contro Hermione e non ho voglia di mettermi contro di lei per uno stupido capriccio e una quantità smisurata di mostrarsi superiore alla ragazza da parte del biondo Malfoy ma sapevo benissimo come i suoi sentimenti verso di lei fossero cambiati, come avessero preso una piega del tutto inaspettata, almeno per lui e per gli altri Slytherin, come avesse accantonato l’odio nei suoi confronti per abbracciare un nuovo sentimento ancora a lui sconosciuto, a cui non sapeva dare un nome ben preciso. Volevo solo dare una forte scrollata al mio amico cieco per fargli capire come i tempi stringessero e le cazzate dovessero essere accantonate prima di buttare nel cesso ogni sforzo fatto per smettere di prenderla in giro o cercare di farle cambiare opinione su di lui. Semplice,no?

- Cosa c’entrano i libri con questo? – domandò sospettoso il mio amico inclinando leggermente la testa verso destra mentre alcune ciocche bionde andavano a posarsi sugli occhi, interrompendo il nostro contatto visivo. Avrei proprio dovuto convincerlo a tagliarsi quei maledetti capelli!

Contrassi appena le labbra in una smorfia, simile a quella di un bambino, ed alzai gli occhi al cielo sbuffando contrariato: ma era mai possibile che bisognava spiegargli tutto quando non era lui l’artefice di un piano? Era pazzesco. Solo così si poteva definire. Con il capo gli feci un cenno verso il negozio, sperando che capisse qualcosa per una volta. Si avvicinò a me, guardando appena per poi sgranare gli occhi meravigliato. Forse i criceti nella sua testa avevano smesso di giocare con la palla per mettersi,finalmente, a girare nel verso giusto. Forse. Meglio non sperarci troppo con lui.    

 Si girò un attimo verso di me, guardandomi con un sorrisino che non augurava nulla di buono nell’aria. Si passò un mano tra i capelli, leccandosi silenziosamente le labbra, umettandole con la sua saliva. Scossi appena la testa, sospirando sconsolato per la scena a cui avrei assistito di lì a poco. Aspetta..mi sarei fatto volentieri quattro risate, almeno fino a quando Draco non avrebbe iniziato a calcare con la mano pesante. Allora me ne sarei andato, lasciando il campo libero a quei due. Non che fossi un fifone o cose simili ma era una questione strettamente tra loro perciò non vedo alcun motivo per cui intromettermi e rischiarvi le pelle.

- Blaise, per la prima volta da quando ti conosco posso dire con assoluta certezza che tu sei un genio. – mormorò con solennità il mio amico dandomi una leggera pacca sulla spalla, guardandomi con quel solito ghigno stampato sulle labbra rosee. Ma che diamine voleva fare ora? Già quel complimento sputacchiato a forza mi fece tremare di paura ma se mi guardava in quel modo voleva dire che eravamo a cavallo. La povera Hermione avrebbe patito la giornata più terribile di tutta la sua vita e tutto per colpa mia. Per una manciata di secondi ebbi l’impulso di strappargli di mano la scatolina e mandarlo via di lì, scordando tutto e riprendendo il nostro giro per i negozi, in cerca di compagnia per la notte, ma non ebbi la forza per farlo. Abbassai il capo con reticenza, socchiudendo appena gli occhi e storcendo la bocca in una smorfia accennata. Cosa potevo mai fare? Assecondarlo o andarmene? Sia mai che mi ritirassi ad una sfida bella e buona come quella. Optai per la prima opzione, forse quella più scontata e banale ma l’unica giusta in quel momento. E poi dovevo controllarlo che non combinasse nulla alla povera Gryffindor. Passai una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più se possibile per poi puntare i miei occhi in quelli di Draco, in attesa di una mia risposta,questa volta, positiva.

- Promettimi,però, una cosa, Draco. – mormorai con tono strascicato, lanciandogli brevi occhiate di sottecchi, studiando le sue mosse. Stava semplicemente fissando con apparente naturalezza la vetrinetta, guardando un punto non preciso aldilà del vetro. Un punto che aveva un nome, un cognome, un aspetto, una cascata indomabile di riccioli castani, un paio d’occhi ambrati in grado di far scogliere una persona con un solo sguardo. Un punto chiamato Hermione Granger. Un punto divenuto il suo punto fermo. Un punto divenuto la sua ancora di salvezza dal suo futuro ormai scritto. Un punto grazie al quale avrebbe dato le spalle al volere della sua famiglia ed al Lord Oscuro, schierandosi dalla parte dei buoni. Un punto che lo avrebbe cambiato per sempre, volente o no.

Draco annuì appena, fissandomi leggermente preoccupato. E va bè che non facevo mai un discorso serio per più di cinque secondi ma anche a lui a pensare subito al peggio! Quel ragazzo non aveva un minimo di fiducia nel suo migliore amico. Roba da matti.

Sghignazzai silenziosamente dentro di me quando lo vidi sgranare gli occhi dalla rabbia per ciò che stava accadendo dentro al negozio: il rosso Pel di Carota aveva appena abbracciato da dietro la Mezzosangue, facendola arrossire,assumendo un colore peggiore di quello del ragazzo, leggermente a disagio per la situazione ma volenteroso a continuare a tenere ancorata a se la giovane. Draco strinse fortemente una mano a pugno, così tanto da sbiancarne la pelle delle nocche, nascondendola un secondo dopo nella tasca dei pantaloni per paura che potessi accorgermi del suo gesto inusuale. Se era come diceva, ossia “Odierò per sempre la Mezzosangue. Nulla mi farà cambiare idea su di lei..”, perché reagiva in quel modo del tutto inspiegabile? Perché se la prendeva tanto? Come mai avevo la vaga impressione che volesse entrare nel negozio, prendere Weasley per il colletto della camicia, sollevarlo da terra e menarlo fino a quando non avrebbe avuto più la forza di rialzarsi da terra, liberando il mondo della sua inutile e patetica presenza? Perché lo sentii trattenere un ringhio animalesco a fondo gola, trattenendo qualsiasi basso istinto che lo portassero a compiere un omicidio in pieno giorno, addirittura di uno scarto della società come un  Weasley? Rimasi sorpreso quando lo vidi abbassare,sconfitto, il capo verso le sue scarpe, trovandole improvvisamente interessanti e degne della sua particolare attenzione. Non era mai accaduto un fatto simile in sette anni di scuola, tantissimi ed innumerevoli giorni, miliardi e miliardi di minuti e secondi. È proprio vero che tutto può accadere ma mai che Draco Lucius Malfoy abbassasse il capo davanti ad un Weasley, non se c’era di mezzo la giovane Mezzosangue Hermione Jane Granger. Per la prima volta in vita mia dovetti ricredermi.

- Non fare cazzate. Veramente. Ridaglielo ma non esagerare come al tuo solito. È la tua occasione per farle cambiare idea su di te perciò non sprecarla. – dissi serio, assumendo un tono che lo stupì visibilmente poiché aprì la bocca, assumendo uno sguardo da pesce lesso, uno sguardo degno di essere immortalato. Quando serviva Canon non c’era mai,eh? Sarebbe stato lo scoop dell’anno: Draco Malfoy è un essere umano in grado di fare altre facce oltre che presentarsi freddo, distaccato, peggio di un ghiacciolo ambulante a chi incontra per i corridoi o in Sala Grande. Chi lo avrebbe mai detto? Nessuno avrebbe messo la mano sul fuoco, non conoscendo Draco e il suo carattere assolutamente di merda. Con la “M” maiuscola. E non è un eufemismo. Lo guardai appena mentre si ricomponeva, indossando nuovamente la sua solita maschera di freddezza, trapassandomi con le sue lame di ghiaccio e di tempesta. Probabilmente il Signorino si stava gingillando il cervello per capire come diamine avessi fatto a beccarlo così facilmente. Eh,eh! Troppo facile: Draco è un libro aperto per il sottoscritto e noterei subito un cambiamento nel suo carattere, nel suo modo di fare, nel modo di rivolgersi a qualcuno quando è interessato ad una persona, e non solo per portarla a letto nel caso in cui si trattasse di una ragazza. Ero o no il suo migliore amico? Come tale dovevo assolutamente sapere tutto di lui, anche quel tassello minato che corrisponde alla voce “Amore”, ancora sconosciuta per un caso disperato come il biondo Malfoy.                    

Draco mi guardò perplesso, forse stupito che per una volta abbia detto qualcosa di serio senza infilare qualche stronzata in mezzo. Guardò ancora per un secondo verso la vetrinetta, fissando le persone che stavano discutendo animatamente al suo interno, per poi rivolgersi a me, ghignando, si, ma in un modo diverso. Sembrava quasi che stesse trattenendo a forza l’ombra di un sorriso. Strano? Forse ma anche i Malfoy erano in grado di sorridere. Chissà chi aveva messo in giro quella voce in cui i Malfoy non sapevano né ridere né sorridere e se era capitato veniva loro una paresi facciale. Belle stronzate da dire. In fondo, ma tanto, tantissimo in fondo, era umano anche lui. Fece un cenno d’assenso con il capo, promettendomi silenziosamente che avrebbe fatto di tutto per trattenersi come più poteva. Sapevo,però, che se Weasley lo avesse provocato in qualche modo non si sarebbe affatto risparmiato dal fare qualche sua acida battutina sul suo rango o sulle condizioni della sua famiglia traditrice del Sangue Puro.

Ci avvicinammo, quatti quatti, alla porta, aprii con un dito la porta quel tanto che bastava per ascoltare ciò che stavano dicendo Pel di Carota e la Granger mentre Potter se ne stava bellamente appoggiato al bancone intento a pulirsi gli occhiali con un lembo della maglia, sbadigliando di tanto in tanto. Notte brava a Grifondoro, eh? In effetti ne avevo sentito parlare nei scorsi giorni e si spiegava anche il numero ridotto di Grifoni in giro per Hogsmeade, i più ridotti a degli stracci ambulanti. La conversazione tra la Granger e Pel di Carota si era accesa a toni molto più elevati,tanto che il padrone del negozio aveva deciso di mettersi in un angolino a far da spettatore, come noi del resto, ancora nascosti dall’ombra del negozio affianco, pronti,comunque, ad uscire al momento giusto. E quando lo sarebbe stato? Quando la Granger avrebbe minacciato di evirare Weasley? Mmmm..forse un po’ prima ma credo che il mio compagno ne sarebbe stato molto contento se la moretta lo avesse fatto veramente, intendo evirare il rosso Weasley una volta per tutta così non sarebbe più scappato a formicare con la Brown. Uh.. al solo pensiero mi vengono i brividi! Dall’orrore, naturalmente!      

- Herm..dai.. – il modo di lamentarsi di Weasley colpì come uno schiaffo in pieno viso entrambi, attenti a non farci sentire o farci vedere per alcun motivo. Del resto era divertente vedere, in diretta perfino, una bella litigata tra quei due pseudo-fidanzatini. Naturalmente il mio compagno non la pensava come me ma sono dettagli. Non feci caso alla sua mano stretta a pugno quando Pel di Carota posò possessivamente una mano sulla spalla della ragazza non appena un ragazzo sbucò da uno scaffale alle loro spalle. Hermione si ritrasse di scatto a quel tocco per nulla gradito. Anche Draco parve capirlo perché ghignò spudoratamente contento. E poi diceva che non provava nulla per lei, eh?  Ma vallo a capire quel ragazzo.

Hermione si girò verso di lui, togliendo le mani dalla copertina di pelle dell’ultimo libro posato su una pila spaventosa, probabilmente sui acquisti per l’anno, e fissò truce il rosso, il quale arretrò leggermente spaventato fino a sbattere con la schiena al bancone, appoggiandosi con le mani per non cadere nei piedi dello Sfregiato, risvegliatosi dal suo sonnellino e pronto per assistere ad una litigata dei due. Era così normale che quei due litigassero? Le voci che giravano a scuola su un presunto tradimento del rosso con la Brown erano sempre più insistenti, così tanto da far incuriosire noi Serpi, inclini in ogni occasione a fregarcene degli altri, soprattutto quando si parlava dei Grifoni. In questo caso si poteva fare una piccola eccezione se i protagonisti erano la Mezzosangue e Pel di Carota e non,contrariamente a quanto si possa pensare, alimentare il morboso interesse del mio amico a sentire il discorso per poi spaccare la faccia al rosso. Oh no.      

- No, Ron. Ti ho già detto di no. Non mi convincerai mai. – dichiarò perentoria la moretta, incrociando le braccia al seno e guardandolo con sfida, vedendo se avesse il coraggio per ribattere alle sue parole.

- Mai dai! Non ti sto mica chiedendo la luna! – continuò a lagnare il rosso avvicinandosi di un passo a lei ma al suo sguardo intimidatorio ritornò alla posizione precedente, cosa che rese immensamente felice il mio vicino poiché sghignazzò senza ritegno. Ma vedi te questo cretino: se ci faceva scoprire poi chi la sentiva la Granger gridare come una pazza isterica o sentire Pel di Carota e lo Sfregiato mentre fanno tanto gli eroi verso la loro amica? Eh? Io? Ma col cazzo! Io me la filavo! Anche al costo di sembrare un traditore. Preferivo andare in giro con Pansy e Daphne per negozi che stare a sentire la Granger sbraitare e spaccarmi i timpani. Meglio evitare. Meglio sì.

Il rosso continuava a supplicare ▬ perché solo così si poteva definire la patetica ed umiliante figura che stava facendo,per giunta davanti a quel signore che ghignava bellamente al piccolo siparietto inscenato solo per loro ▬ l’amica ma questa non voleva proprio sentir ragioni. In fin dei conti se era finita a Grifondoro c’era un motivo no? Anche il Bambino Sopravvissuto parve accorgersene perché si risvegliò d’un colpo dallo stato di dormiveglia in cui era caduto solo per dare una mano alla moretta, contenta di sentirsi appoggiata dall’amico che di solito, anche troppo spesso, dava man forte al maschio Weasley. Puro maschilismo, si poteva definire ma preferisco non farlo. Sono anche io un maschio, dopo tutto.

………

Qualcuno ha dubbi? Chi? Alzi la mano se ne ha il coraggio! Non ne ha? Bene! Meglio così. Mi evita di spogliarmi qui in mezzo e far svenire decine e decine di ragazzine in preda ai primi ormoni. Perché finirebbe sicuramente così.

Ehm..comunque sia..

Hermione si girò appena verso l’amica, ringraziandolo con un sorriso caldo e radioso, un sorriso che fece fremere il mio vicino, così tanto da farmi quasi cadere per terra. Potevo ben immaginare il motivo di così tanta agitazione/rabbia: lui non aveva mai ricevuto un sorriso come quello in vita sua, tanto meno dalla stessa Hermione, propensa più a mollargli un sonoro ceffone in faccia, un pugno come al terzo anno o rispondere per le rime alle velenose insinuazioni o battutine del mio amico biondo. In pratica: se non gli rispondeva male lo schiantava. Spiegato il concetto in due parole senza tanto girarci attorno, anche perché lo sanno tutti che quei due, se rinchiusi in una stanza con bacchetta, o si ammazzano o cercano di uscire mentre s’insultano amorevolmente. Tutt’altra storia se sono sprovvisti di bacchetta. In quel caso o si ammazzano a mani nude oppure finiscono a rotolarsi sul pavimento come due ragazzini alle prime armi. Bel finale,no? Eh si.. sono un romanticone anche io. Purtroppo. Basta. Troppo zucchero mi caria i denti. E poi immaginare quei due che si divertono a letto.. mah.. chissà.. Forse farebbero faville. La tensione sessuale tra i due è così alta che un coltello la taglierebbe a metà. E poi aumenta la chimica, o come diamine dice Pansy quando straparla della sua idea di amore “bello, sereno, autentico e tutti vissero felici e contenti” e tutte quelle robe lì da ragazza. Magari se glielo spiegasse a Draco piuttosto che scassare le palle a me farebbe un grande piacere non solo al sottoscritto ma anche all’umanità che si ritroverebbe con un Draco Lucius Malfoy meno incazzato quando si sveglia alla mattina ed un Blaise Zabini visibilmente più rilassato, senza doversi sorbire il biondo che vaneggia sul sangue puro e tutte quelle robe lì che usa per pararsi il culo e non ammettere come sbava dietro alla gonna di Hermione. E ci sbava di brutto, lo dico io che lo vedo ogni giorno che la spoglia senza ritegno con lo sguardo. Manco fosse..che so.. una modella. Però per esser bella era bella, su questo non ci sono dubbi o balle che tengano per poter dire il contrario. E se lo dico io che di donne me ne intendo. Modestamente la fama di grande donnaiolo è mia, poi c’è Draco che cerca sempre di fregarmela ma me la tengo bella stretta. Non sia mai farsi battere da lui.      

- Ron, basta. Tanto Herm non si riesce a convincere neppure con le cannonate. – sbadigliò con poca grazia il Bambino Sopravissuto, risvegliandosi dal suo stato di torpore momentaneo dato il casino che quei due stavano facendo. Si stiracchiò come se si trovasse nella sua catapecchia di casa che si ritrovava e non in mezzo a della gente, più precisamente in un negozio, fissato dal proprietario con curiosità. Probabilmente, anzi sicuramente quell’uomo non aveva mai visto il famoso Trio dei Miracoli dal vivo e perciò si sentiva un po’..spaesato a ritrovarseli davanti, assistendo perfino ad una litigata dei due giovani innamorati. Che poi innamorati non erano mica tanto: Pel di Carota le metteva le corna mentre lei non lo degnava di uno sguardo, preferendo lo studio, i libri, le lezioni piuttosto che al ragazzo. Una coppia perfetta,no? Ancora mi chiedo come diamine faccia Hermione a sopportare di esser derisa da tutti, ignorando il fatto che il suo caro Weasley si faccia un’altra, per di più una sua amica. Molti hanno cercato di farlo capire ▬ sempre con tatto naturalmente perchè si parla della Mezzosangue, poco gentile quando s’incazza e veloce a schiantarti ▬ ciò che lei non vedeva con i suoi occhi ma non c’è stato alcun verso di farla ragionare. Credeva forse nella buona fede del rosso? Nella loro amicizia? Che gli altri fossero gelosi della sua prelazione con il famoso Weasley, migliore amico di Harry Potter? Perfino Draco, stufo di vedere Weasley prodigarsi tanto per Hermione quando invece le metteva le corna peggio di un stambecco, aveva deciso di dirglielo, di metterla davanti all’evidenza dei fatti ma non riuscendo ad avvicinarsi a lei con un motivo valido che giustificasse la sua vicinanza, preferì lasciar perdere e guardare in silenzio, per quanto gli fosse possibile. Rodeva dalla gelosia, dalla rabbia di ciò che le stava facendo quel cretino, ma non poteva far nulla, o almeno lei non glielo avrebbe permesso. Che situazione di merda per entrambi. Avrei preferito donare un rene piuttosto che ritrovarmi immischiato in una faccenda simile.

Il rosso, nel frattempo, si era girato verso il suo amico con gli occhi sgranati e le orecchie rosse dalla rabbia e dall’indignazione, proprio come i suoi capelli. Come diamine faceva a piacere un tipo del genere alla Brown ed a Hermione? Io ancora mi scervellavo per capirci qualcosa, per trovare un briciolo di fascino in un essere così rozzo, volgare e totalmente maleducato ma proprio non ci trovavo nulla. Il fascino del maschio trasandato? Quello ce lo aveva Draco, senza ombra di dubbio, vedendolo sempre con la camicia semi-sbottonata o il colletto rivolto verso l’alto oppure la cravatta slacciata. Lui almeno un suo stile personale ce lo aveva ▬ aiutato ed aggiustato dal sottoscritto ▬ e non sfigurava mai una volta ma quel Weasley lì.. cosa aveva? Non aveva neppure un po’ di muscoli! A Quiddich faceva praticamente schifo.. Ma meglio non parlare di certe cose in un momento come quello che se mi sentiva Draco mi faceva a fettine. La voglia di far cadere Potter dalla scopa e rubargli il boccino sotto il naso era un punto fisso da ormai tanto tempo, quasi ogni anno. Una fissazione, in pratica, che sarebbe divenuta realtà. O almeno lo speravamo.          

- Ma da che parte stai Harry? – sbottò esasperato il rosso interrompendo il filone dei miei pensieri mentali, facendomi trasalire un pochino dalla mia postazione, sbattendo una spalla contro quella di Draco che mi guardò male. Forse gli avevo stropicciato la camicia nuova, quella che si era fatto fare su misura l’ultima volta che eravamo andati a fare shopping, se così si può dire per due maschi come noi. Lo guardai con un ghigno sfacciato, mimandogli un “Affanculo” con le labbra quando mi tirò un lembo di pelle del braccio scoperto così forte da dover trattenere un gemito di dolore affondando i denti nella carne del palato. Che stronzo. Glielo davo io di dare i pizzicotti solo perché lo sfioravo! Se poi ci scoprivano? Che cavolo mi sarei inventato per spiegare il motivo per cui ascoltavamo la loro conversazione molto illuminante?  

- Da nessuna. Dico solo la verità. Herm non lo vuole.. o almeno non vuole che sia tu a prenderlo. – il moretto scrollò le spalle con noncuranza, passandosi una mano tra i capelli spettinandoli ancora di più rispetto quanto non lo fossero già in precedenza e sbadigliando nuovamente, senza neppure mettere la mano davanti alla bocca. Storsi il naso contrariato e disgustato, trattenendo un ringhio a fondo gola. Ma come si poteva essere così.. brutti? Perché solo così si poteva definire quello lì. Come facevano certe ragazze ad andarci dietro proprio non lo so, soprattutto quando avevano l’opportunità di andare a letto con un bocconcino come il sottoscritto. che spreco rovinarsi con quello. Un vero e proprio spreco. Scossi la testa disgustato e ritornai ad ascoltare la conversazione con ancora più curiosità, aspettando la risposta del rosso Weasley.   

- Ma perché? È solo un regalo. – si lagnò come un poppante il rosso, distogliendo lo sguardo dall’amica per posarlo sul Bambino Sopravvissuto. Ancora per poco se parlava ancora, pensai quando vidi il biondino al mio fianco stringere con forza la mano a pugno fino a sbiancare la pelle delle nocche. Nascose immediatamente la mano in tasca per paura che potessi divertirmi a prenderlo per il culo come facevo sempre. Non lo feci. Preferii evitare, almeno per una volta, di spiattellarli in faccia la verità dei fatti, quella cosa che lui si ostinava a non voler capire ed accettare per timoroso delle conseguenze, di ciò che sarebbe accaduto con la sua famiglia, dei problemi che sarebbero sorti da quella strana unione a cui credevo fortemente ed a cui speravo di poter esserne l’artefice del loro inizio. Che bella soddisfazione. E poi rinfacciarglielo ogni volta in faccia? E prenderlo per il culo quando,con occhi sognanti ed a forma di cuoricino, mi diceva quanto era innamorato perso? E ricordargli come fossi io l’elemento scatenante di tutto? Che bella soddisfazione. Forse  meglio di un bell’orgasmo. Forse. Quello non lo ripaga nessuno.

Hermione sbattè violentemente una mano sul legno del bancone, facendo sussultare l’uomo poco distante da loro e i due ragazzi, i quale i si allontanarono di qualche passo per mettere un minimo di distanza tra loro e la ragazza. Hermione era parecchio pericolosa se si arrabbiava, soprattutto se aveva con se la bacchetta, pronta per schiantarli contro il muro od affatturarli. Era,forse, questo suo carattere duro, forte, incontrollabile ad aver ammaliato il mio caro amico biondo? Mah.        

- Ron lo vuoi capire o no? Non voglio avere debiti con te. Basta. – sbotta alzando maggiormente la voce la ragazza fissandolo con sguardo truce, uno sguardo che riservava, il più delle volte, al mio amico che avevo al mio fianco, il quale riconobbe subito lo sguardo della Mezzosangue e sorrise impercettibilmente, evidentemente appagato di vedere che non era l’unico a cui riservava quello sguardo. Scossi la testa, ridacchiando sommessamente mentre riprendevo a gustarmi la scena. Potter, nel frattempo, si era staccato dal bancone per avvicinarsi al negoziante e sussurrargli qualcosa all’orecchio. Tremai un pochino, sperando che non ci avesse beccati. Sospirai tranquillo quando li vidi ridacchiare e guardare i due ragazzi, ora presi a guardarsi in cagnesco. Ma io dove avevo già visto una scena del genere? Non ebbi nemmeno il tempo per chiedermelo una seconda volta che la scena della mattina precedente attraversò i miei occhi: Draco, Hermione, lezione di Trasfigurazione, non c’erano più banchi vuoti, lei era arrivata in ritardo, lui si era svaccato comodamente anche sul mio, tanto da indurmi a mettermi vicino a Daphne e lasciarlo solo per sbollire l’incazzatura. Non racconto tutti i particolari o dovrei aprire un’altra parentesi e,sinceramente, preferivo raccontare e gustarmi a fondo ciò che i miei occhi potevano vedere che parlare di una delle loro solite litigate. Non che fossero noiose ma parlare sempre di Draco era palloso. Meglio parlare del sottoscritto, o di come la Mezzosangue riusciva a far rigare dritto una mezza calzetta come il rosso Weasley. Un vero spasso. L’ho sempre detto io a Draco che quella ragazza, in futuro, era da sposare ma continuava sempre o a lanciarmi occhiatine di fuoco o a schiantarmi, minacciandomi di passare al Cruciatus se non la piantavo di dire cazzate. Mah. Eppure io dico sempre la verità e lui lo sapeva bene. Forse la verità gli faceva troppo male ed allora preferiva non ammetterlo a se stesso. Che idiota.   

- Ma è un regalo, dannazione! – sbotta nuovamente il rosso assumendo un tono ancora più alto del previsto, facendo sussultare perfino quella pappamolla di Potter. Aveva paura del suo amico? Faceva tanto l’intrepido davanti al Lord Oscuro ma aveva paura di Lenticchia. Pazzesco. E dire che la Granger non si era mossa neppure di un centimetro, forse stizzita ed arrabbiata per ciò che il rosso aveva detto. Era risaputo, da tutti a scuola, che la ragazza aveva un orgoglio molto più grande di quello di un normale Grifondoro. Così tanto grande da far fatica a farlo entrare in una stanza dove ci fosse anche Malfoy e la sua immensa boria. Ok. Forse questo nessuno lo diceva ma era vero. Verissimo. Orgoglio e boria insieme? Ma per favore. Meglio mettere Voldemort e Potter nella stessa stanza ed aspettare che uno dei due esca che mettere loro due. Bè.. si.. uno dei due sarebbe uscito. Sicuro. Il problema era come. Se da intero o da cenere. Forse avrebbe soppiantato il loro odio per concedersi, per una notte, il sano lusso del sesso riparatore. Forse. No lo avrei mai potuto dire se quei due non avessero mosso un passo. Ma anche piccolo. Non m’importava. Basta che facessero qualcosa, cazzo! Ciò che non vidi, però, fu il lento sollevarsi del mio compagno, ormai ritto affianco a me nella sua posizione più austera, rigida ed inattaccabile che io gli avessi mai visto. Inclinai un poco il capo per guardarlo in faccia. Che diamine voleva fare? Sacrificarsi nel buon nome della Granger per difenderla da Lenticchia? Si era bevuto il cervello in qualche minuto netto? Se voleva fare l’eroe bastava dirlo: lo mettevo al mio posto ogni qualvolta gli fosse venuto il pallino di buttarmi giù dalla Torre di Astronomia. Dopo una volta gli sarebbe passata la voglia, perfino di farlo con me! Almeno ci speravo.

La Granger si voltò con uno scatto verso il rosso, se possibile ancora più arrabbiata che mai. Regalo. Aveva pronunciato,forse, la parola che lei odiava di più al mondo. Non poteva tollerare quella strana forma di compassione. Esatto. Per lei quelle assurde cose era solo compassione, una netta manifestazione di inferiorità, di mancanza economica che la imprigionava in un rango che non le apparteneva. Compassione, l’ultima cosa che voleva leggere nei volti della gente. Odiava quello strano sentimento nato dall’arroganza, dall’istinto di superiorità delle persone sugli altri. Odiava vederselo scivolare addosso. Odiava che fosse lei la destinataria, volente o no, di quello sguardo carico di doppi significati celati. Ed in quel momento odiava anche Weasley. Una costatazione che rese, se possibile, più rigido ed austero il mio amico, attento e bramoso di entrare nel negozietto e puntare, inevitabilmente, tutti gli occhi su di sé, proprio come una perfetta prima donna. Fissava il tutto con sguardo incazzato, come se non ci fosse nessuno che potesse guardarlo ed interpretare in modo alquanto sconveniente per la sua posizione quell’azione. Se ne stava fregando di tutto e di tutti, proprio come voleva da quando era in fasce. Fregarsene per seguire solo il suo cuore di ghiaccio, quello che batteva furiosamente dentro la sua cassa toracica. Vivere, in poche parole. Sentirsi libero di fare e pensare ciò che più gli aggradava. Era giusto, in fondo, dopo tutto quello che aveva passato e che la sua pelle aveva dovuto subire con remissione ed ostentata sottomissione. Perciò, senza che mi guardasse e controllando che neppure il Trio e l’uomo notassero nulla di sospetto, aprii maggiormente la porta e con una lieve spinta lo mandai dentro, sotto il suo sguardo interrogativo. Meno male non aveva il portamento di un elefante e rimase in piedi oppure ce l’avremmo vista davvero brutta, quella volta. Rimase nascosto dietro ad una vetrinetta di legno, osservando meglio la scena ad aspettando per fare la sua colossale entrata sotto gli occhi dei tre Grifoni. Io, che ero dietro alle sue spalle, controllavo che nessuno guardasse più di tanto o facesse strane domande. Magari un Oblivion sarebbe servito, in quell’occasione, ma era meglio non esagerare. Anche se.. No! Meglio di no. Dovevo sforzarmi di tenere a freno le mie malsane voglie. Manco fossi stata una donna incinta!

Il Trio dei Miracoli, o per meglio dire il Trio dei Tontoloni non si accorse di nulla, neppure dell’apertura della porta ma continuarono a parlare ▬ se quello era parlare io e Draco cosa facevamo? ▬ senza badare allo sguardo fisso del biondo su di loro. Eppure io me ne accorgevo della sua mano stretta in una morsa ferrea, della maschera di freddezza calata sul suo volto, del modo in cui fissava quei tre senza lasciarsi sfuggire la minima emozione, il modo in cui avrebbe voluto predere a cazzotti Weasley per ciò che stava facendo-non facendo alla Mezzosangue. Io lo vedevo eccome ma lui se ne rendeva conto o credeva che fosse solo la smania, l’interesse del momento, l’attrazione passeggera per far passare il tempo?

Hermione, che nel frattempo aveva trucidato con lo sguardo il povero Lenticchia, tirò definitivamente fuori dalla tasca la sua bacchetta e la puntò contro di lui, tanto da farlo arretrare ancora di più verso uno degli scaffali e far cadere qualche libro. La ragazza scosse la testa infastidita da tanta goffaggine, pronunciò un incantesimo con il quale tutti i libri ritornarono al loro posto, il tutto sotto il nostro ed il loro sguardo semi-sconvolto. Era pazzesco vedere come potesse essere così gentile, solidale, educata, perfetta in qualunque occasione, anche quando un momento prima si era lasciata trasportare dalla rabbia, dalle parole dell’amico più che mai inadatte al momento. Semplicemente perfetta e Grifondoro in ogni occasione. Sempre. Proprio come un maledetto difetto. Un difetto che intrigava non poco il mio amico.     

- Non m’interessa. Quando avrò i soldi lo comprerò. E poi ne ho già tanti da leggere. – sbottò arricciando le labbra in una posa da bambina, una posa che eccitò, se possibile, Draco in maniera ancora più evidente. Diavolo! Era più grave di quanto pensassi. Era capace di sbatterla al muro, fare uscire tutti, chiudere il negozio, e prenderla una volta per tutte, tanto per togliersi la voglia! E non stavo scherzando. Ne era veramente capace ma, invocando il suo buon senso fottutosi tanti anni fa, speravo vivamente con tutte le mie forze che non lo facesse. O se lo volesse fare, non come nei paraggi. La mia vita valeva molto di più che una scopata in un vecchio negozietto di libri. Molto di più. 

Ciò che avvenne in seguito mi lasciò piacevolmente perplesso: Weasley si era leggermente spostato, tentando di posare una mano sul braccio nudo della ragazza per trattenerla e farle capire le sue buone intenzioni se che andasse a parare su sciocche illazioni personali vincolate al suo sangue; Potter si messo a chiacchierare con l’uomo, ignorando ciò che gli accadeva intorno come se non gli riguardasse minimamente; Hermione aveva assunto una posa rigida quando aveva visto la mano del rosso avvicinarsi pericolosamente al suo braccio, cercando di sottrarvisi come più le era possibile, schiacciando la schiena contro il legno del bancone, trattenendo un gemito di dolore e di rabbia sulle labbra nello spostamento, posando malamente a terra il piede; Draco prese un lungo respiro, si passò una mano tra i capelli, come se potesse aiutarlo a calmarsi e decise di entrare in azione, spezzando l’atmosfera pesante creatasi e puntando,inevitabilmente, l’attenzione su di sé. Ed io..Io? Semplicemente guardavo tutto con bramosia, curiosità e scrupoloso attenzione, pronto a raccontare tutto nei minimi dettagli alle regine del gossip a scuola. Sia mai che tenessi tutto per me come il mio caro amico Draco. Non sono mica avido, io!       

- Dai retta alla Mezzosangue, Lenticchia. E poi non credo proprio che avresti i soldi per prendere quel libro. – 

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Capitolo 3
*** 2° - Avarizia ( 2° PARTE) ***


Dal Capitolo Precedente:

 

Ciò che avvenne in seguito mi lasciò piacevolmente perplesso: Weasley si era leggermente spostato, tentando di posare una mano sul braccio nudo della ragazza per trattenerla e farle capire le sue buone intenzioni se che andasse a parare su sciocche illazioni personali vincolate al suo sangue; Potter si messo a chiacchierare con l’uomo, ignorando ciò che gli accadeva intorno come se non gli riguardasse minimamente; Hermione aveva assunto una posa rigida quando aveva visto la mano del rosso avvicinarsi pericolosamente al suo braccio, cercando di sottrarvisi come più le era possibile, schiacciando la schiena contro il legno del bancone, trattenendo un gemito di dolore e di rabbia sulle labbra nello spostamento, posando malamente a terra il piede; Draco prese un lungo respiro, si passò una mano tra i capelli, come se potesse aiutarlo a calmarsi e decise di entrare in azione, spezzando l’atmosfera pesante creatasi e puntando,inevitabilmente, l’attenzione su di sé. Ed io..Io? Semplicemente guardavo tutto con bramosia, curiosità e scrupoloso attenzione, pronto a raccontare tutto nei minimi dettagli alle regine del gossip a scuola. Sia mai che tenessi tutto per me come il mio caro amico Draco. Non sono mica avido, io!       

- Dai retta alla Mezzosangue, Lenticchia. E poi non credo proprio che avresti i soldi per prendere quel libro. –

 

“L’avarizia è la forma più sensuale di castità.”

(Ennio Flaiano)

  

1.  Avarizia

 

- Dai retta alla Mezzosangue, Lenticchia. E poi non credo proprio che avresti i soldi per prendere quel libro. – la voce di Draco uscì fredda, calcolata,sprezzante più del solito, cadenzata, sibillina ed alquanto inquietante. Almeno per loro. In un secondo gli sguardi dei quattro,compreso quello dell’uomo, si posarono su di noi, che nel frattempo eravamo usciti dall’ombra per mostrarci alla luce dei loro occhi. Le reazioni furono differenti, come avevo immaginato dapprincipio: Potter sibilò un candido e dolce “Vaffanculo” a Draco, il quale ricambiò con il solito dito medio alzato verso l’alto; Weasley era diventato, se possibile, ancora più rosso di prima e dei suoi stessi capelli per essersi sentito chiamare in quel modo e perché era stato toccato il tasto “famiglia-soldi”, tasto molto delicato per dei maghi come i Weasley, costretti a vivere in una catapecchia di casa perché non potevano permettersi di meglio; l’uomo guardava me e Draco con un sorriso strano sul volto, come se avesse percepito da subito la nostra intrusa presenza nel locale ma avesse preferito non dir nulla; la Granger,invece, fissava con insistenza Draco, come a voler capire cosa volessimo da lei. Eh si, se non capiva qualcosa le sarebbe venuto un colpo. Di sicuro. La brama di sapere era troppo grande, in lei, per lasciarla svanire nel nulla come una fioca fiamma esposta ai più violenti venti del nostro pianeta.

Draco si avvicinò al bancone del negozio, prese il libro tanto incriminato tra le sue mani, sfogliando alcune pagine e valutando mentalmente se valesse o meno quanto aveva chiesto il vecchio. Hermione non aveva staccato gli occhi da lui, ipnotizzata dalle sue classiche lente, studiate ma eleganti mosse, seguendo il movimento delle sue seriche dita scivolare sulla carta sgualcita e contornarne i profili con minuziosa accuratezza, come se fosse una donna tra le sue mani. Sentire il suo sguardo bruciante, ma non di desiderio ma di rabbia, d’umiliazione, di intolleranza, di vergogna, dovette essere abbastanza appagante per lui poiché, trascorso qualche secondo, richiuse con un tonfo il libro e sollevò lo sguardo per puntarlo in quello ambrato della giovane, ghignando piacevolmente compiaciuto per averla zittita, una volta tanto, se aver detto nulla di tagliente o di malvagio nei suoi confronti ma attaccando,solo ed esclusivamente, Weasley. Un punto più per il suo orgoglio. Fra un po’ non ci sarebbe più passato per la porta della nostra stanza. Dovevo avvertire qualcuno di far qualcosa o ci sarebbe rimasto incastrato.            

- Malferret, eclissati. – il rosso parve risvegliarsi dal suo stato comatoso in tempo per prendersela con Draco se non riusciva convincere la Mezzosangue che era solo uno stupido e patetico regalo da quattro soldi. Ma dico io: bisognava proprio scaricare le proprie colpe sugli altri? Che aveva fatto lui per meritarselo, a parte essere un Malfoy ed un grande pezzo di merda? Non che io voglia difenderlo in qualche modo ma non era giusto. Almeno non se quel qualcuno che lo accusava era uno come Weasley. Solo io potevo farlo. Solo io, non quell’essere indegno di esser nominato.

- Dopo di te, Lenticchia. – sibilò ironico Draco stringendo gli occhi a due piccole fessure mentre si appoggiava con un fianco al bancone, quel tanto che bastava per non cadere come una papera. Volevo dire: quel tanto che bastava per guardare meglio la Mezzosangue.

Potter si staccò, di malavoglia, dall’uomo per avvicinarsi a dar man forte al suo amico. Mi sbagliavo. Si limitava a fissare in cagnesco Malfoy, come se stesse cercando il modo per incenerirlo sul posto e privarlo della sua scomoda presenza.

La tensione creatasi, fortunatamente, venne spezzata dalla voce cristallina della ragazza. 

- Ron, calmati. Non cadere nelle sue provocazioni o finirai per fare il suo gioco. – dichiarò perentoria la ragazza, lasciando per un momento la rabbia per il ragazzo. Non che avesse già dimenticato cosa aveva osato fare ma non aveva affatto voglia, come me del resto, di dover dividere quei due prima che si prendessero a botte. E poi sapeva bene come sarebbe andata a finire quindi preferì evitare una sonora sconfitta ed una umiliazione da parte del mio amico.

Draco rimase piacevolmente stupito da quella strana presa di posizione della Mezzosangue ma si riscosse subito, rimettendosi la sua solita maschera di freddezza mista ad arroganza, una delle caratteristiche del suo fottutissimo carattere di merda che tanti odiavano a scuola, ma non solo lì. Si passò una mano tra i biondissimi capelli, gettando il capo all’indietro mentre un ghigno ancora più largo faceva capolino sul suo volto di bronzo. Un ghigno di compiacimento o solo di routine? Questo non lo seppi mai.   

- Ecco, bravo. Ascolta la Mezzosangue. Se riesci a capirla,naturalmente. – commentò sadico il mio amico fissando obliquo il rosso, pronto a gustarsi la sua reazione, la quale non tardò ad arrivare.  Se c’era una cosa che Draco sapeva fare benissimo era proprio quella di provocare la gente. Era, quasi, una dote naturale, un gene regalatogli dai suoi genitori, più precisamente da suo padre, al quale non aveva mai dato prova di disdegno. Gli piaceva ▬ oh, se gli piaceva! ▬ irritare, disturbare, circuire la gente a proprio piacimento, insinuando loro ciò che più gli aggrada. Una vera e propria Serpe, come si suol dire. Forse è per questo che è considerato il famoso ed altezzoso Principe delle Serpi? Probabile. Magari qualche primino lo sa. Io non me lo sono mai chiesto. Naturalmente a me non me ne può fregare un emerito cazzo di come chiamano Draco, seppur sia il mio migliore amico. Mi va bene tutto tranne che vengano a scomodare il sottoscritto. Allora si che iniziano a girarmi le scatole.

- Cosa vuoi dire, Malfoy? – rispose immediatamente il rosso alzando un sopracciglio mentre potevo notare distintamente, e come notarono anche le altre persone presenti nella stanza, come si stesse trattenendo dal prendere a pugni il mio amico. Infatti, con la cosa dell’occhio, notai la sua mano destra stringersi con forza e nascondersi dopo qualche secondo dentro alla tasca dei pantaloni sgualciti e,sicuramente, di seconda mano. Spostai lo sguardo su qualcosa di più interessante ma capii subito che anche lui dovette avermi visto guardarlo poiché divenne ancora più rosso di prima. Possibile? Possibile. E se lo dico io.. è sempre vero. Megalomane, lo so. Me lo dico da solo. Ormai ci sono.. abituato.

Draco, a quella riposta fulminea del rosso, si girò appena verso di lui, sogghignando divertito mentre uno strano luccichio attraversava i suoi occhi. Ecco. Lo sapevo. Dovevo rompergli di più le scatole con tutte le raccomandazioni del caso. Lo sapevo io che non mi dovevo fidare di lui. Dovevo immaginarlo che avrebbe finito col provocarlo, col stuzzicarlo fino a quando non avrebbe perso la pazienza così da fargli commettere qualche sciocchezza e rinfacciarglielo fino alla fine dei suoi giorni, magari a scuola davanti agli altri Grifondoro. Non era una brutta idea ▬ sono anche un Serpeverde. Ci tengo a sottolinearlo ▬ ma dopo che mi sono scassato l’anima per dirgli di non fare cazzate, di stare attento a ciò che diceva e altre cavolate simili lui cosa mi combina? Proprio quello che gli avevo detto di evitare. Ma è possibile? Si. Purtroppo, per i miei poveri neuroni, si. È possibile. È fottutamente possibile. Schifosamente possibile. Avremmo fatto i conti in stanza. Li si che non mi scappava, quello stronzo del cazzo. Gli sapeva fatica starmi ad ascoltare più di cinque secondi? Dicevo cazzate? .. ok. Posso concedergli il fatto che dicessi cazzate, anche tante a volte, ma doveva ascoltarmi o se no con chi parlavo? Con il fantasma formaggino?   

- Ma come? Devo anche spiegartelo? Non vuole i tuoi regali, ti sta lontano peggio che tu sia la morte in persona.. devi proprio far schifo a letto se non ti vuole neppure lei. – sputò con arroganza il mio amico, fissandolo obliquo inclinando ogni cinque secondi il capo in ogni direzione possibile, come se cercasse l’angolazione perfetta per guardarlo dall’alto in basso, il modo giusto per ricordargli la sottile linea che li divideva in ogni loro più piccolo particolare, di come fossero dannatamente diversi e come lo sarebbero stati fino alla fine dei loro giorni. Erano diversi in tutto e per tutto e di ciò il mio amico biondo se ne compiaceva a dovere. Assomigliare ad uno come Lenticchia? Sarebbe stata un’eresia solo a pensarlo. Un fremito di paura misto ad orrore mi percorse il corpo, provocandomi la pelle d’oca nel giro di un mezzo secondo. Cazzo. Meglio non fare simili pensieri di giorno, soprattutto in un negozietto con delle teste calde pronte a scuoiarsi vivi per una ragazza, la Granger naturalmente, oppure per la partita di Quiddich in previsione. Meglio di no. Ci tengo ancora alla mia adorata pelle, io. E preferisco tornare al castello sano e salvo, possibilmente sulle mie gambe e senza strani conati di vomito improvvisi. Il pensiero di avere Weasley come migliore amico mi dava letteralmente il volta stomaco. Inconcepibile. Da toglierselo immediatamente dalla testa. Un’eresia grande come una villa. Forse di più.    

- Malfoy rimangiati subito quello che hai detto o.. – il rosso scattò veloce, facendo per avvicinarsi al mio amico ma la mano della ragazza lo fermò in un istante, forse preoccupata su come stesse andando a finire la faccenda. Il rosso si girò verso di lei, distogliendo l’attenzione dal mio amico, il quale ringhiò a fondo gola, trattenendosi dall’impulso di spaccare la faccia a quello che stava toccando la sua Mezzosangue. Sua. Da quando? Perché voleva definirla in quel modo se non sapeva neppure cosa pensasse lei? Perché si illudeva di poter avere qualcosa di diverso da lei se non odio puro, rancore, indifferenza, rabbia? Ero stato io a spingerlo, è vero, tra le sue braccia perché era la ragazza giusta per lui,l’unica che potesse metterlo in riga senza far tante storie, l’unico a poter dominare il suo carattere di merda, a farlo rientrare sulla retta via senza fargliela più perdere per nessuna ragione al mondo ma qualcosa, in quel momento, quando incrociai lo sguardo della Mezzosangue e distinsi un lampo nei suoi occhi ambrati, mi fece cambiare idea. Per cosa era arrabbiata? Cosa stava provando per esser così turbata, contrariata, stufa di vedersi sempre tirata in ballo per delle sciocchezze, perché era di ciò che si parlava? Cosa significa quel sentimento nascosto nel profondo delle sue geme preziose? Era,forse, sconforto? Per cosa, poi? Per esser definita sempre nello stesso identico modo dal mio amico? Per non riuscire a far cambiare lui idea su chi fosse realmente, su cosa nascondesse dietro la solita facciata da brava ragazza Grifondoro ligia alle regole della scuola, la perfetta Caposcuola e cocca di tutti i professori? Desiderava, forse, che la guardasse in modo diverso da come faceva di solito, senza il disprezzo per il suo sangue considerato impuro e senza il compiacimento di sapere di essere migliore di lei solo per le idee di un pazzo invasato? Era questo ciò che voleva? Esser diversa, per una volta, agli occhi di un Serpeverde come Malfoy, sentirsi migliore rispetto quanto dicesse e dimostrasse con le sue parole taglienti e velenose? Voleva, per caso, compiacerlo? Allargai appena gli occhi, tanto da farli diventare due cerchi perfetti, e la fissai curioso, in cerca di qualche risposta alle mie tantissime domande per la testa. Volevo delle risposte, ed anche nel più breve tempo possibile ma il problema era come ottenerle. Non che mi fosse difficile avvicinarmi a te e portele ma la cosa andava prima.. valutata, ecco. Si parlava, pur sempre, di un Serpeverde e di una Grifondoro, due ragazzi nemici da così tanto tempo da aver perso il conto degli anni, due ragazzi che rappresentavano il contrario per eccellenza. Due ragazzi a cui andava trovato un punto d’incontro se non si voleva rischiare una Terza Guerra Mondiale. Un punto d’incontro possibilmente piacevole ed accomodante per entrambi. Un punto d’incontro che avrebbe stipulato la pace, o almeno il periodo di quiete, tra Grifondoro e Serpeverde.

Draco, come una vera Serpe, si mosse d’istinto, accantonando per un secondo l’immagine della mano della ragazza stretta a quella del rosso, come a voler negare il fatto ai suoi poveri occhi scioccati da tanta arroganza e superficialità da parte dei due ragazzi. Odiava profondamente Weasley per essere lui il dannato fortunato a poter stringere la mano della Mezzosangue. Non che fosse chissà cosa ma doveva proprio rodersi dalla rabbia se digrignò o denti come un cane rabbioso. Gli mancava solo la bava alla bocca ed era uguale. Proprio un bel cane rabbioso, geloso, e,forse, in astinenza. Perché giocava brutti scherzi l’astinenza. Oh si. Non è mica una cosa da prendere sotto gamba, soprattutto per noi maschi e per i Serpeverde, amatori per eccellenza. Non focosi o caldi come i Grifondoro ma sappiamo fare certe cose a letto che ci invidiano tutti. E non scherzo. Chissà perché i ragazzi più ambiti, nel letto, di tutta la scuola siamo proprio io e Draco. Chissà. Mica Potter o Lenticchia. Noi. I migliori. Sia fuori che sotto le coperte. Dei veri esperti. Dotati da far paura. Dimostrazione? Uhm.. basta chiedere a tutte le ragazze con cui sono stato poi voglio vedere chi osa darmi del pallone gonfiato che si atteggia a pavone come se nulla fosse. Io sono un vero Serpeverde e il pavoneggiarsi è il nostro.. distintivo. Oltre alla stronzaggine acuta, ma quella ce l’hanno data i nostri cari genitori, anch’essi Serpeverde. Se no poi come si spiegava la nostra permanenza nella casa verde-argento? Eh? .. appunto. Non si spiegava. Dettagli.      

- O cosa,Lenticchia? Non sei capace di minacciare la gente. E poi perché ti scaldi tanto? Se non fosse la verità non te la saresti presa. Ci ho forse preso? – sibilò con roca rauca e serpeggiante, proprio come un perfetto Serpeverde, il mio amico, mandando sottospecie di lampi dagli occhi. Bellissimo! Dove l’ha imparato? Era un incantesimo? Glielo dovevo chiedere una volta.. 

- Taci, Furetto! – la voce della ragazza giunse inaspettata alle mie orecchie, con un tono di voce più alto del solito ma tagliente e sibillino come poche volte. Furetto. Era ritornata ai vecchi nomignoli. Ed il lampo nei suoi occhi era completamente scomparso. Che avesse gettato in un angolo ciò che aveva pensato fino a quel momento? Che avesse pensato di essere solo una stupida ragazzina che non sapeva che illudersi inutilmente? Probabile. Sapevo, in un certo senso, com’era fatta Hermione e potevo ben comprendere quale fosse il suo pensiero a riguardo, soprattutto con un’amica come la Piattola Weasley. Un amore di ragazza, veramente. Da buttarsi giù dal balcone, però.

- Puoi fare di meglio, Mezzosangue. – ghignò sardonico Draco leccandosi le labbra in una maniera vagamente simile ad un attore porno. Cercava di impressionarla, di toccare i suoi punti sensibili ▬ se ne aveva naturalmente, perché era chiamata Vergine di Ferro. Qualche dubbio sorgeva anche a me. ▬ con malizia e sicurezza, di farla capitolare tra le sue braccia e nel suo letto, di farle capire cosa si stesse perdendo stando con quel demente ritardato mentale di Weasley? Era così? Si, era così.  

- Io questo lo ammazzo.. – disse il rosso mentre faceva un passo verso il mio amico ma il cipiglio incazzato e per nulla amichevole di Draco lo desistette dai suoi intenti. Aveva così paura di lui? Un vero e proprio fifone di prima categoria. Senza parole. Ed Hermione gli andava pure dietro. Ma che razza di gusti aveva? Mah. Meglio se trovava qualcuno con più gusto e meno fifone. Molto meglio. Tipo Draco ma se glielo avessi detto mi avrebbe staccato la testa a morsi solo per aver pensato ad una cosa simile. E lo avrebbe fatto. Sicuramente. Ne era capace. Forse anche di più.

- Nei tuoi sogni. – sibilò giulivo Draco tirando fuori il pacchetto di sigarette ed estraendone una. In realtà non avrebbe dovuto farlo, per lo più in una libreria piena di libri, ma lui se ne fregava bellamente, anche dello sguardo contrariato della Mezzosangue che gli scoccò con appena vide il rettangolino tra le seriche dita del mio amico. In pratica lui si faceva i cazzi suoi alla grande, come se fosse stato nella nostra stanza e non in un luogo pubblico. Mi sembra anche giusto. Siamo o no Serpi? Bisogna dimostrarlo.

Con la coda dell’occhio vidi la Mezzosangue sospirare, abbassare impercettibilmente il capo in basso, fissando le sue scarpe, per poi rialzarlo in un netto secondo e puntare le sue iridi ambrate verso i suoi amici, i quali guardavano in cagnesco il mio amico mentre a me non degnavano la benché minima attenzione. Potrei ritenermi offeso per ciò. Si. Si. Non si può ignorare Blaise Zabini. Oh no. Non si può. È vietato dalla legge. Da quale non lo so ma è vietato.    

- Basta! Harry, Ron potete anche andare. Guardo una cosa e poi vengo. Andate pure avanti. Ci ritroviamo ai Tre Manici di Scopa. – sbottò semi-arrabbiata la ragazza dando le spalle a Draco per guardare Potter e Weasley. Il primo non si scompose più di tanto, come se avesse già capito in partenza quali fossero le intenzioni della ragazza, come se avesse un cervello sotto quegli occhiali da demente. Avevo qualche dubbio ma sono dettagli. Il secondo, invece, guardò l’amica come se fosse stata un’aliena. Anzi. Peggio. Come se avesse avuto Voldemort in persona davanti a se. Bell’esperienza, eh? Uhm. No. Non credo proprio.   

- Ma.. – provò a ribattere, inutilmente, il rosso, cercando di far leva sul famoso buon senso della Mezzosangue ma non fece che irritarla di più, se possibile, con le sue patetiche lamentele da quattro soldi.

- Fa come dice la mammina, Weasley. Non vorrai che si arrabbi. – sibilò maligno Draco,gongolando peggio di un bambino per aver battuto su tutta la linea Weasley, soprattutto grazie alla Mezzosangue. Non lo avrebbe mai detto neppure sotto tortura ma.. la ragazza gli piaceva. Oh si, se gli piaceva. Così tanto da voler picchiare Weasley a sangue e mandarlo all’altro mondo. Era chiedere troppo? Uhm. Forse.  

- Fottiti Malfoy. – il tono gelido di Hermione mi riscosse dai miei pensieri. Sgranai gli occhi stupito: lei che diceva una parolaccia? A Draco? Davanti ai suoi amici ed ad un signore? Come se nulla fosse? Cosa ne era stata della vecchia Hermione? Anche Draco sgranò appena gli occhi, avendo la mia stessa reazione stupita ma non si scompose più di tanto, tornando subito ad indossare la sua aria austera e il suo ghigno bastardo. Da perfetto bastardo qual’era. Un mix perfetto. Veramente.  

- Magari con te, Mezzosangue? – mormorò con voce rauca avvicinandosi pericolosamente a lei, fregandosene dello sguardo incendiario del rosso e del cipiglio incazzoso di Potter. Secondo me, se fossero stati soli e non ci fossero stati Potter e Weasley sulla faccia della Terra, lui l’avrebbe baciata. Oh si. Ci avrei scommesso 200 galeoni. Anche di più. Tanto avrei vinto. Era stata lei, in un certo senso ad iniziare e lui aveva preso immediatamente la palla al balzo, sfruttandola a suo piacimento, godendo del suo imbarazzo e dell’incazzatura dei due dementi che si portava dietro. Lo avrebbe fatto. Di lì a poco. Non so quanto avrebbe ancora aspettato ma sapevo, lo intuivo con certezza, quanto volesse farlo. Desiderava la Mezzosangue con tutto se stesso e lo avrebbe capito, anche al costo di scottarsi per sempre. Non era quello ciò di cui si preoccupava. Oh no. Si preoccupava, com’era prevedibile per uno come Draco, di non riuscirne più a farne a meno, di doverla avere sempre al suo fianco, in ogni occasione, di non riuscire a chiudere occhio senza di lei, senza il suo calore affianco. Aveva paura che divenisse una droga. Una droga da cui non si sarebbe più staccato. Una droga che lo avrebbe portato all’Inferno. Una volta per tutte, così com’era stato segnato alla sua nascita. 

- Oh basta! – sbottò con stizza il rosso, sperando di metter fine a quel siparietto tra la sua ragazza ▬ lo era veramente date le corna che le faceva? Come poteva pretendere qualcosa da lei quando nascondeva la sua relazione sessuale con la Brown? Che diritti aveva su di lei? Nessuno. ▬ e il mio amico. Narcisista e petulante è dir poco. Ma come cazzo faceva Hermione ad essergli amico, ad aiutarlo, a sopportarlo, a passargli i compiti ed ad andarci a letto ▬ se ci andavano a letto. Credo che faccia schifo anche a lei esser toccata da uno così. ▬ ?  io lo avrei già ammazzato. Poco ma sicuro. Se non l’ho fatto con Draco ci sarà un motivo ma con quello lo facevo di sicuro. Senza alcun problema ed indecisione. Nessun problema. Alcuna implicazione.  Ne sarei uscito con le mani pulite. Tanto chi lo voleva uno così? Appunto. Nessuno. Hermione si meritava di meglio. Molto meglio. Non dico proprio Draco perché un fottuto stronzo, narcisista, avido del cazzo, bastardo e legato al sangue da far paura non era una grande prospettiva ma sempre meglio che quello li. Si. Si. Di sicuro. Senza ombra di dubbio. Ma lei lo avrebbe capito? Anche al costo di legarla ad una sedia e farle il lavaggio del cervello, incurcandole solo il pensiero fisso del mio amico, lo avrebbe capito. Oh si. Zabini non si sbaglia mai. Mai. Neppure per sbaglio. Mai.

- Ron, andiamo. Non abbassarti al suo livello. – la voce di Potter, per la prima volta in quella giornata, uscì pacata,rilassata, fresca, come se non ci fosse il suo nemico numero uno, forse ad un gradino più in alto di Voldemort, vicino alla sua amica che la guardava come un bocconcino prelibato. In pratica se ne fregava. Bell’amico. Mah. Valli a capire questi Grifondoro. Un mistero. Peggio di noi Serpeverde. Peggio.  

- Sempre più in alto del tuo, Sfregiato. – sussurrò con voce strascicata Draco, riducendo gli occhi a due piccole fessure, rimettendo al suo posto l’accendino e la sigaretta finita, spegnendola nel posacenere che c’era sul bancone. Almeno non aveva avuto la pessima idea di buttarla a terra. Almeno.

- Ti piacerebbe. Crepa, Malferret. – Potter si mosse in avanti, prese per un braccio il rosso e lo trascinò fuori, incurante delle sue proteste per rimanere con la ragazza.

- Ci vediamo all’inferno,allora. – gli urlò dietro Draco come frase di saluto, sollevato di non aver più quei due tra i piedi. Voleva parlare con la Mezzosangue. Sicuramente. Ne ero sicurissimo. Ci avrei messo la mano sul fuoco. Forse. Peccato che non si accorse della momentanea fuga della ragazza, sparita in mezzo agli scaffali di libri, come a volersi isolare da lui e dalla sua presenza intossicante, peggio di un gas tossico. Si girò verso di me con uno sguardo che non prometteva nulla di buono. Alzai gli occhi al cielo, sbuffando sottovoce per non farmi sentire da lui, e gli indicai con gli occhi dove fosse finita la sua preda. Perché era di ciò che si trattava ormai. Una caccia. Chi l’avrebbe vinta? Il cacciatore,esperto e viscido come una serpe, o la preda, ingenua ma coraggiosa come pochi? Bastava seguirli ed ascoltarli in silenzio, attendendo i risvolti della storia. Rivolsi un’occhiata dispiaciuta al signore, il quale scrollò le spalle e tornò al suo bancone, come se non fosse accaduto nulla. Non sprecai altri secondi utili: mi infilai nella prima sezione appartata, mi trasformai nel mio animale ▬ eh si. Sono un Animagus. Stupiti, eh?  ▬ e,cercando di non far molto rumore, mi nascosi sopra ad un vecchio scaffale impolverato, guardando la scena in santa pazienza. Per la polvere me l’avrebbe pagata. Lo sapeva che io soffro d’asma. Bastardo. Oh si. Se non concludeva nulla, me l’avrebbe pagata. Ed era meglio per lui se faceva qualcosa, qualsiasi ma che si desse una bella mossa o ci avrei pensato io e, sono sicuro, non mi avrebbe ringraziato.  O almeno. Lo avrebbero fatto solo al loro matrimonio. Forse. Non ne sono così sicuro. Sono più propenso a dire che non lo avrebbe mai fatto, sapendo chi erano i due in causa, neppure sotto giuramento. Li avrei convinti io. Poco male. Ghignai divertito gustandomi la scena. Oh si. Mi sarei proprio divertito un sacco con loro, e tutto a loro insaputa. Meglio così se no mi avrebbero ammazzato e ci tenevo troppo a me.        

 

 

Hermione, stufa di stare a sentire Ron, Harry e Malferret litigare come al solito per delle sciocchezze da due soldi, aspettando il momento giusto in cui nessuno poteva vederla sgattaiolare via, s’intrufolò tra gli alti scaffali del negozio, studiando con lo sguardo ogni sorta di libro presente nell’archivio, meravigliandosi più volte dell’immensa quantità di sapere custodita in quel piccolo negozio, rimastole segreto fino a quel giorno. Si maledì un numero spropositato di volte quando s’accorse di esserci stata una volta, da piccola, quando ancora non sapeva di essere una strega, di aver sdegnato il posto così tanto da non averci più messo piede neppure per sbaglio. Che stupida! In quel negozio c’erano libri vietati ai normali babbani, libri che non si troverebbero neppure nella biblioteca di Hogwarts, libri che custodivano tantissimi segreti sulla magia e sul perché ne fosse stato vietato l’uso di fronte a dei comuni mortali. In pratica erano custoditi i segreti più importanti di tutta la storia magica, dagli inizi della magia alla comparsa del Signore Oscuro e delle sue strane teorie a riguardo del sangue puro. Chissà se ci siamo anche noi su uno di questi, si chiese curiosa toccando con la punta dell’indice il bordo di alcuni libri antichi, visibilmente consumati dal tempo ma tenuti,comunque sia, in buon stato. I libri erano disposti per argomento ed età su ogni scaffale in modo perfetto ed accurato, senza che ve ne fosse uno fuori posto. Con il dito toccò ogni superficie dei libri, assaggiandone la consistenza e valutandone mentalmente l’età e il valore economico, nel caso in cui avesse intenzione di prenderli per leggerli oppure, semplicemente, chiederli in prestito al Signore. In fondo non sarebbe stato neppure un grosso problema convincerlo: bastava inventarsi qualche moina, dirgli chi erano, che poteva riferire qualche bella parolina ad Harry Potter e fesserie del genere. Un modo come un altro per ottenere ciò che voleva e tutto con poco sforzo. Si fermò ad un libro, abbastanza grosso devo dire, appoggiato nello scaffale più alto della fila, sicuramente prezioso visto che era decorato con fili d’oro per le parole, come se fosse stato commissionato sotto richiesta di un Re o cose simili. Cercò di prenderlo ma era troppo in alto per lei così si allungò sulle punte delle scarpe guadagnando qualche centimetro ma non ancora sufficienti per raggiungere l’oggetto del suo improvviso desiderio. Continuò ad allungarsi, rischiando perfino di far cadere i libri posti più in basso quando tentò di arrampicarvisi sopra, fino a quando una mano diafana davanti al suo viso non la gelò sul posto mentre si allungava a prendere il libro. Si maledì così tante volte per aver fatto la figura della ragazzina acida ed impacciata ma accantonò il tutto quando sentì una voce conosciuta rivolgersi proprio a lei, infiammandola di nuova rabbia.

- Basta chiedere, Mezzosangue. – la voce alle sue spalle, troppo vicina per i suoi gusti, le risultò fredda e viscida, dandole l’impressione di volerla deridere per la sua piccola mancanza in altezza e per la sua evidente goffaggine. Hermione strinse con forza la mano tanto da farla sbiancare, trattenendosi dal voltarsi e mollare uno schiaffo bello potente al ragazzo così da dargli una lezione su l’educazione e sul rispetto. Odiava il modo in cui cercava, in ogni momento, di dimostrarsi migliore di lei, di provare come il suo sangue puro fosse un segno della sua innegabile superiorità su tutti coloro che provenivano da famiglie non fortunate come la sua. Era solo un ragazzo montato, un pallone gonfiato a cui era stato permesso troppo da piccolo ed ora si comportava come se tutto gli fosse dovuto, come se fosse stato il padrone del mondo e tutto ciò che dicesse o toccasse fosse oro. Pazzesco!, pensò stizzita la giovane Grifondoro fermandosi veramente dal girarsi verso di lui quando lo sentì muoversi alle sue spalle, appoggiando il libro chissà dove provocando un forte tonfo che non passò inosservato a nessuno dei presenti nel negozio, tanto meno al proprietario che si premurò di andare a verificare cosa fosse accaduto.

- Non si preoccupi, Signore. Se mai si fosse rovinato le ripagherò il danno. – sentenziò con voce atona il biondo non appena vide sbucare il proprietario da dietro uno scaffale e guardarlo con curiosità, spostando lo sguardo da uno all’altro, valutando o meno di chiedere cosa fosse accaduto. Scosse appena il capo, optando per la seconda opzione, e si dileguò proprio come era comparso nella visuale del mio amico, lasciandoli soli per parlare di quanto avvenuto in precedenza. Perché se no che altro potevano mai fare quei due? Non che non mi fidassi del mio amico ma sapevo perfettamente quanto odio scorresse nelle vene della giovane Gryffindor e non credo proprio che in cinque minuti tutto questo ▬ grande quanto un’intera casa munita di stalla per i cavalli, zona residenziale per i lavoratori, giardino, piscina e tanto altro ▬ potesse realmente essersi dissipato in così poco tempo. Se fosse stato così.. bè.. Draco era un vero genio! Glielo avrei dovuto concedere ma così non era quindi.. Non mi accorsi immediatamente dello sguardo bruciante del mio amico posato sulla figura voltata di spalle della giovane, così intenso che avrebbe potuto benissimo sondarle l’anima se solo si fosse girata verso di lui. Uno sguardo come quello era raro, o forse di più, vederlo sul viso del mio amico, uno sguardo che dedicava solo a ciò che più gli interessava, ciò che più gli premeva, ciò che attirava la sua attenzione in modo quasi maniacale, tanto da distrarlo da ciò che faceva. Era attirato da lei e ciò non poteva negarlo. Non più, cazzo! E se solo ci avesse provato lo avrei menato. Altro che giro sulla Torre di Astronomia! Un giretto da Potter e Lenticchia per raccontar loro qualche bel sogno ▬ a stampo erotico, naturalmente. ▬ del mio amico e poi avrebbe terminato la sua bella vita da libertino. Uhm. Semplicemente avrebbe terminato di vivere ma sono dettagli. Continuò a scrutarla per ancora molti minuti rimanendo in assoluto silenzio, come se non volesse interromperla nel suo tentativo disperato di non saltargli al collo ed ammazzarlo all’instante ma tutti i suoi piani andarono miseramente in fumo non appena lei si girò e,con sguardo omicida, lo trafisse con le sue delicate ed elegantissime paroline dolci. Una vera finezza di ragazza. Una perla, oserei dire. La battaglia aveva ufficialmente inizio. Si salvi chi può.

- Hai finito? – domandò con stizza la giovane spostando una ciocca dei suoi indomabili capelli da sopra l’occhio per fissarlo meglio in volto alla ricerca di chissà quale indizio che potesse dirle se Malfoy fosse o meno diventato pazzo nell’arco di mezza giornata. C’è chi aveva tentato di rinchiuderlo in un centro psichiatrico quando aveva cinque anni perché aveva tentato di uccidere una persona ▬ sosteneva pure di esser nella ragione, il signorino! Quando, però, ti arriva un Avada Kedavra da chissà dove allora la faccenda è un po’ diversa e non c’è Santo che tenga!  ▬  solo perché gli aveva fregato il suo gelato preferito ma i suoi avvocati del cazzo lo avevano tenuto fuori. Pezzi di merda del cavolo! Mi avrebbero tolto un peso dalla coscienza togliendolo dalla circolazione. Invece no. Suo padre pagava troppo bene quei dannati cretini per lasciarlo finire in galera o in qualche manicomio nei bassi fondi della società babbana. Maledetti loro. Dovevo ancora far loro l’ultima visitina di cortesia.

Perso com’ero nei miei giri mentali non mi ero accorto di ciò che era accaduto in quei pochi secondi, ossia: il mio carissimo amicone aveva ghignato come un bastardo, facendo incavolare ancora di più la povera Gryffindor, costretta a rimanere in quel posticino visto che l’unica via d’uscita era bloccata proprio dal mio amico. Lo aveva fatto apposta, senza ombra di dubbio. Mi aveva detto che avrebbe sfruttato qualunque occasione pur di regolare i conti ma non pensavo ricorresse a simili colpi. In un certo senso mi deludeva. Voglio dire. Hermione è pur sempre una ragazza e pure Gryffindor. Era sicuro che avrebbe dato la possibilità a Draco per parlare, per chiarire un attimo la situazione ma era evidente, lampante e cristallino come l’acqua che il mio amico non si fidava poi così tanto dei Grifondoro ed aveva preferito andare sul sicuro, bloccandole ogni via di fuga proprio come ci si sarebbe aspettato da un’infida serpe come lui. Se voleva farsi riconoscere anche in luogo neutrale sapeva bene cosa fare, a parte sbandierare la nostra cravatta verde-argento o far vedere bene lo stemma della nostra Casa. Comunque sia è stato particolarmente inadeguato il suo gesto: era come farle capire, senza mezzi termini, che non si fidava di lei, che non voleva mischiarsi con una Mezzosangue solo per le teorie razziste e sessiste, in un certo senso, del padre e di tutti quelli che frequentavano il Circolo di Voldemort. Un po’ mi dava fastidio quella cosa. Mi spiego: Draco aveva fatto il diavolo a quattro, e non scherzo affatto con le parole, per riuscire a parlare civilmente con lei senza avere nessun Potter o Weasley tra le palle per chiarire, finalmente dopo anni di odio e velatissime minacce di morte, per quale fottutissimo motivo si odiassero a morte, cercare di instaurare una possibile amicizia e sotterrare per più tempo possibile l’ascia di guerra e lui mi veniva fuori con questi trucchetti dei bambini piccoli? Mi vergognavo anche solo aver pensato di aver un amico maturo. Ma come diamine si fa? Che qualcuno me lo spieghi perché non mi ci vuole poi tanto prenderlo, sbatterlo al muro e cambiargli i connotati. Mi rompeva veramente il cazzo quando faceva così. E poi tirava sempre in ballo me, scaricandomi tutta la colpa se non era in grado di portar a termine ciò che voleva. Come se io centrassi qualcosa se era un fottuto cretino che non sapeva usare le parole al momento giusto. Ma chi me lo ha fatto fare di esser suo amico, mi chiedo io? Con tutte le persone esistenti sulla faccia della Terra io mi andavo a scegliere proprio il più cretino, razzista, bastardo, stronzo, senza cuore esistente? Che ero suonato lo sapevo ma non fino a questo punto. Ecco. Lo sapevo. Per colpa sua sono arrivo a insultarmi da solo. Benissimo. Fantastico.

- Di far cosa? – domandò con fare ingenuo portando entrambe le mano in alto in segno di resa, chiaro segno per prenderla ulteriormente in giro. Non capivo proprio se fosse del tutto rincretinito o se lo facesse apposta per tirar fuori la parte più malvagia ed oscura della giovane. In effetti nessuno a scuola, se non Potter e Lenticchia i suoi fedelissimi amici e cagnolini, aveva mai avuto l’onore di vedere la Mezzosangue perdere la pazienza, neppure una volta. L’episodio del pugno che sferrò al mio amico fu un gesto del tutto isolato, dove solo tre persone assistettero alla scena e,naturalmente, conoscendo bene di chi si trattassero i testimoni, non tutti presero per buona la loro versione dei fatti. Dai. Come si fa a dire che la ligia ragazza Gryffindor dal nome Hermione Granger potesse aver preso a pugni Draco Malfoy? Tutti se lo aspettavano da ormai molto tempo vista la tensione che c’era tra loro ma nessuno avrebbe mai messo la mano sul fuoco perché accadesse. Sarebbe stato un bel colpo per l’autostima di un Purosangue altezzoso come Malfoy, padrone indiscusso di tutta la scuola, e nessuno voleva assolutamente mettersi contro di lui. Harry Potter era un’eccezione. Non capiva un cazzo di come andavano le faccende a scuola perciò non si è fatto tanti problemi a rifiutare la sua amicizia ed a farsi mettere a Grifondoro. Ma per la Mezzosangue è tutta un’altra faccenda. Lei era un’emarginata solo a prescindere dal suo status sociale che la inquadrava prima ancora dei suoi voti, della sua educazione ferrea e della sua disponibilità a sostenere cause molto più grande di lei. Per lei era tutto differente da Potter. Lei aveva dovuto farsi le ossa dentro la scuola, aveva dovuto costruirsi il rispetto che esigeva da coloro che le stavano attorno, aveva dovuto costruirsi una propria immagine che la tenesse lontana dalla solita etichetta per il suo sangue considerato impuro. Aveva dovuto lottare con le unghie e con i denti per la sua reputazione, per la sua posizione nella scala gerarchica della scuola ed ora che era arrivata alla vetta senza neppure troppe difficoltà, niente e nessuno l’avrebbero tolta dal trono, neppure un viziato figlio di papà come Draco. Forse era per questo che si sentiva tanto attratto da lei? Era la sua volontà, la sua tenacia nell’ottenere ciò che desiderava impegnandosi con tutta se stessa ed utilizzando ogni mezzo possibile ed immaginabile che lo avevano intrigato così tanto da diventare il suo pensiero fisso da ormai anni, se non di più? Era la sua volontà nel portar a termine qualunque cosa iniziasse? Perché sosteneva cause, seppur poco importanti o ridicole come quella degli elfi domestici ▬ ridicola per Draco, non per me. Appoggiavo pienamente la sua volontà nel restituire la libertà a quelle povere creature ▬ che tutti avrebbero abolito alla prima difficoltà o alla prima crepa? O era il suo modo straordinario di metter a posto la gente, di tenerla a debita distanza dal suo ruolo e dalle priorità cosicchè da non aver nessuna distrazione in grado di rovinarle i suoi piani di gloria? Perché, naturalmente anche la Granger era un essere umano ed anche lei aveva le sue piccole crucce, tutti sognano la fama ed il successo ma non nello stesso modo della giovane. On no. Lei sognava qualcosa di grande, maestoso,  un futuro lontano da quelle terre che l’avevano giudicata fin dal primo secondo e che ora la mettevano alla strette con il suo volere e con le persone che credeva di amare e di tenere più della sua stessa vita. No. Lei voleva andarsene, lasciarsi tutto alle spalle e costruirsi un futuro luminoso e radioso, lontana dalle discriminazioni avanzatale per via del suo sangue impuro o per le sue straordinarie capacità, sia intellettuali che pratiche, donatatele senza alcun motivo. E se andarsene voleva dire dimenticarsi anche delle persone che più le avevano rovinato la vita in quegli anni di adolescenza mal vissuta.. bè.. ben venga. Non vedeva proprio l’ora di terminare la sua stupida falsa e di scoprirsi per quella che era. E cos’era? Chi era in realtà Hermione Granger? Perché si nascondeva anche davanti ai suoi migliori amici? Era così terribile, in realtà, da doversi nascondere perfino ai suoi occhi e a quelli di coloro che le stavano accanto giorno dopo giorno? C’era solo una risposta e quella ce l’aveva, inevitabilmente, il mio amico. Come avesse fatta ad averla era tutto un mistero e,sinceramente, preferisco non saperlo. Meglio lasciare un alone di mistero alla faccenda ed ai modi poco consoni utilizzati dal mio amico.

Il mio amico si passò con lentezza studiata una mano tra i biondissimi capelli e tirò fuori una sigaretta dalla tasca dei pantaloni d’alta sartoria e fece per accenderla quando la mano della giovane bloccò la sua toccandola con la propria. I loro occhi, puntati l’uno nell’altro, si incatenarono in una danza sconosciuta, lasciandoli in balia dei loro pensieri diretti proprio alla persona che stava loro davanti. La prima a ritornare padrona del suo corpo e della sua mente fu la Mezzosangue mentre Draco rimase, per un secondo, lontano con la mente, immaginando cose di cui si sarebbe maledetto al suo ritorno a scuola. Ne ero più che sicuro. Da metterci la mano sul fuoco.

- Non si fuma. – disse con stizza la giovane mentre spezzava in due il cilindretto, accantonando per un secondo la probabilità di aver fatto arrabbiare ancora di più il biondo Slytherin. Non che le importasse molto ma ritrovarsi sola, con l’unica via di fuga bloccata proprio da quel bastardo, con i suoi amici dispersi chissà dove non era il massimo della situazione perfino per una ragazza coraggiosa ed orgogliosa come lei. Non lo avrebbe mai ammesso neppure sotto tortura ma aveva una paura folle. Ma per cosa?, si chiese mentre fissava, con la coda dell’occhio, il biondo muoversi accanto al suo corpo per prendere il famoso libro di prima. Non si spiegava più nulla, tanto meno la presenza di uno come Malfoy in un negozietto, di libri per altro, vecchio e sconosciuto come quello. Ok che il mondo era andato alla deriva ma certe abitudini non cambiano mai, no? Se uno come lui si era scomodato per così poco allora doveva esser ammattito tutto d’un colpo, pensò leggermente arrabbiata la giovane Gryffindor.

Draco, che nel frattempo aveva preso ad imprecare peggio di un turco perché la Mezzosangue gli aveva distrutto una sua sigaretta, prese il libro incriminato che gli aveva permesso di avvicinarsi a lei e se lo mise sotto un braccio, ripercorrendo mentalmente i punti del suo prossimo piano da attuare. Che cosa avesse in mente quello svitato del mio amico era un mistero ma ero più che sicuro che c’entrava il libro se no non lo avrebbe mai preso in mano, tanto meno nascondendolo alla vista della ragazza. Che volesse contrattarlo con qualcosa? Mah.

La ragazza, superato un’iniziale momento di stupore, si rivolse al giovane Slytherin guardandolo truce e richiedendogli silenziosamente il libro che tanto le interessava. Sarebbe stato un vero e proprio miracolo se Draco glielo avesse ridato senza fare tante storie. Non era da lui comportarsi da gentiluomo, anche se glielo aveva insegnato sua madre da piccolo, senza ricevere nulla in cambio. Era fatto così ed era tutta colpa di suo padre se ora era un fottuto stronzo e pure avido. Aveva preso, probabilmente, troppo da suo padre Lucius e di ciò se n’era accorta anche sua madre, la quale decise di tenerlo lontano dalle sue grinfie fino a che le fosse possibile per impartirgli qualche lezione sulla buona educazione, sulle regole da mantenere quando si stava in compagnia con una donna e cose simili. Non dico che non abbiamo fatto effetto sul mio amico ma continuava a comportarsi da solito stronzo senza cuore e la cosa iniziava ad irritare anche il sottoscritto. Dopotutto non era stato Draco a fare una promessa alla signora Malfoy perché tenessi d’occhio suo figlio, lo tenessi il più lontano possibile dai Mangiamorte a scuola o da conoscenze che lo avrebbero portato a seguire la stessa strada del padre senza che intervenisse direttamente alla fonte portandolo davanti al Lord Oscuro, che gli facessi capire il significato di sentimenti forti e potenti come l’amore e l’amicizia, consigliandolo al meglio in quelle occasioni che lo avrebbero trovato impreparato e vittima del suo cuore di ghiaccio. Esatto. Avevo fatto una promessa alla famosa Narcissa Malfoy ed ora non potevo rimangiarmi la parola data. In fin dei conti sono un gentiluomo anche io e come tale mantengo sempre la parola data, anche se questa richieda un grande dispendio di energie e di tempo. Senza dubbio. Per far capire qualcosa a quel zuccone di Draco ci voleva un carro- armato se non qualcosa di più! … si. Era un caso disperato. Veramente.

La Gryffindor incrociò le braccia sotto al seno piuttosto generoso assumendo un cipiglio molto simile a quello della professoressa di Trasfigurazione ma ciò non toccò minimamente il mio amico, anzi: inclinò leggermente il capo per guardare meglio la ragazza, studiando a fondo ogni centimetro di pelle, visibile e no, del suo corpo perfetto ed armonioso, padrone, ormai, dei pensieri e delle notti insonni del mio amico.

- Il libro, Malfoy. – disse semplicemente la giovane convinta di averlo già convinto nel metterlo al suo posto senza fare tante storie. Illusa. Come si poteva solo pensare ad una cosa simile? Si parlava di Draco Lucius Malfoy, diamine! L’essere più viziato presente sulla faccia della Terra non avrebbe mai ceduto così facilmente. Magari con un aiutino da parte delle ragazza lo avrebbe fatto ma questo voleva dire calpestare il suo smisurato orgoglio rosso-oro e non credo proprio che fosse disponibile a farlo. Uhm. No. Non dopo la pessima figura che le avevano fatto fare i suoi amici davanti all’uomo proprietario del negozietto. Non le era mai passato per l’anti-camera del cervello di mostrarsi diversamente da quanto faceva a scuola e il solo fatto di essersi messa in ridicolo davanti ad un perfetto sconosciuto per un branco di sconsiderati la mandava in bestia. Oltretutto se tra quei sconsiderati vi era pure quell’algido Serpeverde chiamato Draco Malfoy, suo acerrimo nemico. Le cose andavano a complicarsi notevolmente e non a suo favore.

Draco, come se non avesse sentito una sola parola della Mezzosangue, fece finta di nulla, scrollando le spalle come a togliersi un po’ di polvere dal mantello di alta sartoria italiana.

- Cosa? – chiese con finta ingenuità solo per far perdere ulteriormente la pazienza alla giovane Gryffindor. Una delle sue qualità non era assolutamente la pazienza. In fin dei conti se aveva mollato ripetutamente Weasley, ricascandoci con una facilità tale da lasciar basito anche un tipo come il sottoscritto, qualche motivo c’era se nessuno andava da lei quando era incazzata come una iena, no? Il motto della scuola è non riferito al drago ma bisognerebbe cambiarlo in onore della ragazza e dei suoi nervi fin troppo saldi per amici del calibro di Potter e Lenticchia, capaci solo di ficcarsi nei guai con la stessa velocità con cui si cambiavano i calzini. Non che Draco fosse da meno. Per carità! Faceva netta concorrenza con quei tre, se si considera anche la Mezzosangue. Tra i quattro non saprei proprio chi sarebbe al primo posto per attira-più-guai-che-puoi-in-una-sola-volta. Forse Potter ma non ne sono più così sicuro. Insomma. Dopo che Draco è tornato a casa, una volta dalle vacanza invernali, con un viso cadaverico, da far invidia ad un morto od ad uno zombie, perché suo padre gli aveva detto che voleva marchiarlo alla fine della scuola ma lui si era opposto con tutte le sue forse, facendosi appoggiare da sua madre ottenendo solo cinque Cruciatus, l’uno dietro l’altro, non posso dire che anche lui un po’ non se le cerchi. Non dico che non dovesse dir nulla a suo padre, per favore.  Ero il primo a dirgli di opporsi alla cosa se non voleva finir male come Lucius o,peggio, a passare i resti dei propri giorni in carcere ma la cosa era un pochino degenerata. Soprattutto se Draco Lucius Malfoy e Lucius Malfoy erano liberi,senza alcun divieto, di usare le loro bacchette l’uno contro l’altro per la salvezza. Comunque sia, alla fine, tutti e quattro erano dei pazzi senza cervello perché gente normale non si va a ficcare in guai per divertimento o perché si annoia così tanto da voler rischiare costantemente la pelle. No. La gente normale non la fa e se loro lo fanno vuol dire che non sono normali, escludendo il piccolo dettaglio della magia.

La Gryffindor, ormai con un diavolo per capello ▬ nel vero senso della parola! Alcuni riccioli erano sfuggiti dalla coda severa che si era fatta quella mattina ed ora erano completamente sparati verso l’alto ▬ e con la pazienza sotto tre metri di terra, alzò gli occhi al cielo ed imprecò silenziosamente qualcosa di incomprensibile, almeno per il mio amico. Fortuna che non conosceva ogni singola parola dei babbani se no sarebbe sbiancato e se la sarebbe filata a gambe levate e si sarebbe tolto definitivamente la fissa che aveva per la ragazza. In effetti mi stupivo un pochino per ciò che aveva detto: era o no una brava ragazza, sempre educata, che ti sgridava di brutto se provavi a trasgredire qualche regola della scuola togliendoti un capitale di punti? Si vede che anche lei aveva le sue pecche e i suoi difettucci. Avrei dovuto dirlo a Draco. Magari avrebbe finito con tutte ‘ste menate. Intendo dire: vederlo addomesticato peggio di un cagnolino era una cosa che sognavo ormai ogni notte ma se faceva il coglione dalla mattina alla sera con la suddetta ragazza allora diventata proprio una menata di palle infinita.

- Dammi il libro. Serve a me. – dichiarò risoluta accompagnando le parole con un gesto delle mani, sperando di aver scosso un minimo di buona educazione nel biondo Slytherin e che le desse il libro senza fare tante storie. Illusa.

Draco, come al solito, decise di stuzzicare un po’ la giovane così formulò un incantesimo non verbale e nascose il libro alla vista della Gryffindor, la quale sgranò subito gli occhi iraconda, trattenendosi a stento dal saltargli al collo e di farlo fuori. La voglia era così grande che dovette affondare le unghie nel palmo delle mani fino a incidere la pelle. Prevedevo grossi guai per il mio amico ma erano solo fatti suoi. Che se la sbrigasse da solo. Per una volta tanto. Peccato che il mio amico fosse davvero negato con queste cose perché iniziò a straparlare sula sua rivalità con Potter, che Weasley non era nessuno, che lei era inferiore a lui, che doveva portargli il rispetto che si meritava e tante altre cazzate. Alla fine non seppi come riuscii a trattenermi ma un’altra persona, vicina a Draco, non lo fece affatto: in un misero secondo tirò fuori la bacchetta e la puntò contro il mio amico, recitando una formula in silenzio. Un secondo dopo Draco non parlava più e guardava la Mezzosangue con occhi sgranati ed iniettati di rabbia. Sgranai gli occhi stupito: gli aveva tolto la voce! Io quella ragazza l’adoravo ogni secondo che passava! Ma perchè non mi è mai venuto in mente di farlo? Bè.. io mi limitavo a picchiarlo perciò posso comprenderne il motivo.

Ignorando i mugulii ed i lamenti strozzati del biondo, la giovane Gryffindor richiamò il libro con un incantesimo d’appello e diede le spalle al mio amico, fregandosene altamente delle sue lamentele.

Primo errore.

Mai dare le spalle ad un Malfoy ed io lo avevo capito bene, anche a mie spese. Quello stronzo sapeva esser molto vendicativo se gli si faceva un torto, soprattutto uno smacchio del genere.

In silenzio, come solo una serpe sa fare, si avvicinò alla giovane, le bloccò la strada con il suo corpo possente e, presa per un polso, la fece girare verso di lui, scontrando le sue iridi di ghiaccio in quelle d’ambra fusa della ragazza.

Secondo errore.

Mai guardare un Malfoy negli occhi. Quel bastardo era in grado di soggiogarti con una facilità tale da spaventarti, facendoti fare tutto ciò che voleva senza che tu potessi ribellarti al suo volere.

Hermione rimase totalmente inebetita da quello sguardo in cui non leggeva solo odio e risentimento ma sentimenti sconosciuti,perfino, a lei, agitarsi e dibattersi per poter uscir fuori da quella gabbia in cui erano costretti a rimanere. Era così concentrata negli occhi del biondo che non si accorse dell’ulteriore pressione del mio amico che fece sul suo corpo e sul suo polso, strappandole un gemito di dolore per via della stretta. Era arrabbiato ed,in un certo senso, potevo anche comprenderlo ma in quel modo non avrebbe affatto favorito la sua posizione nel cuore della giovane Gryffindor, anzi. La stava spaventando ed il suo sguardo non faceva che aumentare l’angoscia e il pentimento di ciò che aveva fatto.

Draco, dal canto suo, era ormai accecato dalla rabbia e dall’umiliazione per essersi fatto fregare come un ragazzino da quella ragazza: odiava sentirsi inferiore a qualcuno ed in quel momento gli era stato nettamente provato. Continuò a tenerla stretta a se, evitando di pensare a cose equivoche o sconvenienti, aspettando che bloccasse l’incantesimo, ridandogli la voce. Andarono avanti per cinque minuti buoni durante i quali nessuno dei due si decise a cedere. Alla fine, per la troppa vicinanza con il fisico atletico e dannatamente sexy del mio amico e per la sua stretta sempre più dolorosa al polso, Hermione fu la prima a cedere ed a ridare la voce al mio amico. Quello,per lei, doveva essere un vero e proprio smacco al suo orgoglio rosso-oro. Esser costretta a sottostare allo sporco ricatto del mio amico solo per non rompersi un polso o per evitare di compiere gesti azzardati e del tutto inadatti ad una ragazza come lei era chiedere troppo. E con che faccia lo avrebbe detto ai suoi amici? Oh. Non lo avrebbe mai detto. Piuttosto sarebbe finita su un rogo ma non lo avrebbe mai detto a Potter ed a Lenticchia. Sarebbe saltato fuori un putiferio ed avrebbe alimentato l’odio tra le due case, cosa che non voleva che accadesse il vecchio Silente. E se poi avesse detto qualcosa avrebbe dovuto fare un dettagliato racconto della situazione proprio a Silente, andando a peggiorare il suo profilo di studentessa modello e non credo proprio che fosse così propensa a farlo. Anzi. Piuttosto si sarebbe fatta togliere un rene ma fare la spia e compromettere la sua reputazione perfetta era da escludere a priori.

 

             

- Malfoy, vattene. – la voce della giovane lo distolse dai suoi pensieri e lo costrinse a prestarle attenzione. Da quando gli aveva ridato la voce non avevano più aperto bocca, lasciando calare tra loro un silenzio imbarazzante e carico di parole non dette. La ragazza, infatti, stava valutando o meno se schiantare il mio amico per ciò che aveva fatto: un conto era escludere di fare la spia con Silente, un altro era sistemare la faccenda tra di loro e lei, da bravo membro del Trio dei Miracoli, aveva optato per la seconda. Draco,invece, si stava maledicendo in tutte le lingue che conosceva per il suo comportamento irresponsabile ed infantile. E non aveva tutti i torti. Aveva fatto un piccolo passo avanti verso il cuore della Gryffindor e con un solo gesto era ritornato indietro di almeno venti passi. Ma si può essere più cretini di così, mi chiedo io? Bè.. se si parla di Draco Malfoy.. bè.. si. Lui era un caso veramente disperato. Io non so neppure perché lo aiuto. No. Aspetta. Lo so bene perché lo aiuto. Finire giù dalla Torre di Astronomia è,ormai, il mio incubo e il signorino sa come ricattarmi. Maledetto.

Riscosso dalla parole della ragazza, Draco alzò impercettibilmente il capo verso la Mezzosangue fissandola con i suoi occhi di ghiaccio, maledicendosi nuovamente per la sua grande azione. Sinceramente, se non mi avesse fatto fuori prima di potergli parlare, gliel’avrei rinfacciata per molto tempo. Oh si. Chissà che goduria gustarsi della sua espressione sconvolta di quando si accorgerà che io ero presente. Alla faccia della privacy. Tanto mi avrebbe detto, in veste del suo migliore amico quale sono, comunque, tutto ma era meglio esser sicuri di non perdersi nulla. Guardandolo bene in volto mi pare va quasi.. sconvolto. Per la reazione della Gryffindor? Probabile. Eppure doveva aspettarselo un trattamento degno di ciò che aveva fatto. Ok. Non aveva poi esagerato tanto ma braccare così una ragazza, per di più la Mezzosangue Granger in un luogo appartato, dopo averla insultata a morte davanti ai suoi amici ed ad uno sconosciuto, stuzzicandola fino all’esasperazione con i suoi trucchetti da due soldi era veramente.. meschino. Proteggevo il mio amico, è vero, però per una volta dovevo proprio dargli del coglione. Cosa si aspettava? Di esser accolto tra le sue amorevoli braccia, di seppellire l’ascia di guerra, di far finta di nulla del passato e di vivere in modo diverso i mesi che mancavano prima degli esami come due migliori amici? Forse si era fatto troppi castelli in aria se ci credeva realmente.    

- Perché dovrei? Non è tuo questo posto. – rispose con acidità il mio amico mentre riacquistava la sua solita maschera di freddezza e stronzaggine da usare solo ed esclusivamente con la Mezzosangue. A volte mi chiedevo se era per dimostrarle quanto, in realtà, tenesse a lei o se fosse realmente il suo modo per relazionarsi con l’unica ragazza che non gli sbavava dietro dal primo anno.

La ragazza lo fissò per un momento, chiedendosi se stesse scherzando o meno. Alla fine scrollò le spalle e decise di andarsene, l’unica cosa giusta da fare in quel momento. Un altro round era proprio da evitare se non volevano finire a passare una settimana in Infermeria perché non riuscivano ad intavolare una conversazione normale ed accettabile.

- Benissimo. Allora me ne vado io. – mormorò appena muovendo un passo verso l’unica via d’uscita presente. Draco, a quella frase, andò letteralmente in panico. Non ebbi mai l’occasione di vederlo in quel modo ma quello che leggevo nei suoi occhi era sicuramente panico. Non voleva che se ne andasse, non ora che doveva chiederle scusa per il suo comportamento rozzo ed inadatto ma cosa poteva fare? Toccarla un’altra volta era da escludere. O no? Appena passò al suo fianco afferrò il suo polso e la costrinse a voltarsi verso di lui, scontrando nuovamente le loro iridi in una guerra di sguardi all’ultimo colpo.

- Aspetta. – sussurrò a bassissima voce, tanto che mi parve di leggere un barlume di esitazione nei suoi occhi nel caso in cui lei non avesse sentito ma da come si era irrigidita, e non solo per il secondo contatto della giornata ma per il tono di voce usato dal mio amico, compresi che dovette aver sentito il biondo Slytherin. Due domande passarono nella mia mente: avrebbe buttato l’occasione nel cesso proprio come prima o avrebbe fatto di tutto pur di far cambiare idea alla ragazza su di lui, migliorando la sua immagine ai suoi occhi?

- Lasciami subito andare. – digrignò furente la giovane evitando lo sguardo del biondo per puntarlo alla mano del giovane stretta attorno al suo fragile polso. Draco, a quella reazione, rimase di sasso. Letteralmente. Potevo leggere sgomento nei suoi occhi. Che gettasse la spugna?

- Perché fai così? – domandò rabbioso stringendo maggiormente attorno al suo polso,seriamente convinto che non avrebbe ottenuto proprio nulla da quell’acceso scambio di opinioni tra loro. Hermione alzò il capo in alto incontrando quello di Draco a pochi centimetri dal suo, avvertendo con chiarezza il suo fiato caldo infrangersi contro la sua pelle e provocarle mille brividi di piacere. Non di freddo.     

- Così come? – sussurrò flebile tremando leggermente con la voce. Si diede mentalmente della stupita per aver dato la possibilità a Malfoy di spiegarsi e di esporle i suoi pensieri quando voleva, chiaramente, andarsene da lì, da lui, dal suo corpo caldo per andare a cercare i suoi amici. Draco rimase piacevolmente stupito dal cambiamento di voce della ragazza, domandandosi più e più volte se non fosse per la paura. Ma era lui quello che aveva paura in quel momento. Cosa avrebbe fatto? Rivelarle i suoi sentimenti era da escludere a priori. Era un dannato Purosangue e lei una Mezzosangue. Tra loro non sarebbe mai funzionata. Mai. Era stato uno sciocco a credere il contrario. E poi lui sarebbe stato immischiato in un dannato matrimonio di convenienza mentre lei si sarebbe sposata con Lenticchia. Non poteva dirle nulla. A che scopo, poi? Per soffrire di un amore non corrisposto? Il grande Draco Malfoy umiliato da una mezzosangue innamorata alla follia di un Weasley traditore con una puttanella da due soldi? Era troppo per il suo orgoglio. No. Era stato tutto un immenso sbaglio. L’esser entrato nel negozio, aver risposto a Lenticchia, aver stuzzicato fino allo sfinimento la Mezzosangue, aver allontanato i suoi amici, averla seguita in un posto appartato per parlare e poi averla braccata con la forza. No. Era tutto sbagliato. Doveva tornare il solo Malfoy prima che si accorgesse di qualcosa. Allora come avrebbe fatto a negare l’evidenza dei fatti, ormai chiara anche per lui?

- Nulla.. ah.. quel libro è troppo per te.. – sputò sprezzante il mio amico ghignando come al solito, mentre, dentro di lui, si stava scatenando una vera e propria guerra per ciò che aveva fatto. Era stato un bene o un male? Aveva fatto la scelta giusta nel rinunciare al suo amore per lei o no?

Hermione rimase totalmente stupita da quel rapido cambiamento d’umore del biondo ma poi si ricordò con chi stava parlando, per una volta civilmente, ed allora tutti i dubbi svanirono proprio come arrivarono a disturbarla.

- Vedi come fai, Malfoy? Per una volta che cerco di capirti tu ti comporti come un ragazzino. – sbottò urlando per la rabbia e la vergogna di aver potuto anche solo immaginare un Malfoy diverso e gentile, soprattutto con lei. Oh no. Non lo avrebbe mai fatto. Si sarebbe staccato la lingua da solo piuttosto che dirle qualcosa di carino ed educato. Era una Mezzosangue,no? Allora andava trattata come tale, no? Ma allora perché si sentiva così male perciò che era accaduto? Non aveva voluto togliergli la voce, non intenzionalmente, ma le sue parole l’avevano ferita come mai prima d’allora e l’impulso è stato molto più forte della sua volontà di ferro.

- Puoi fare di meglio, Granger. – sibilò divertito Draco mentre si passava una mano tra i capelli e lasciò la presa dal polso della ragazza. Entrambi non si accorsero di esser stati ancora vicini ma non se ne curarono più di tanto. 

- Sei uno stronzo avaro, Malfoy! – gridò trattenendo le lacrime che minacciavano di uscire dai suoi occhi.

- Dai..fai come Blaise.. dammi dell’avaro.. tanto oggi sapete solo dirmi questo.. – urlò a sua volta il mio amico rischiando di spaventare sul serio la giovane. Ma che cazzo combinava, adesso? Perché doveva sempre rovinare tutto? Mai una volta che ne facesse una giusta, eh?

- Perché ha ragione. Ma non sei avaro solo con i soldi.. Oh no! Sei avaro anche con il cuore. – sputò con rabbia la giovane stringendo a due piccole fessure i suoi occhi ambrati e scrutando il volto del mio amico per leggervi la prima emozione che avrebbe attraversato i suoi occhi. Ne rimase delusa quando vi lesse la più totale indifferenza. Era tornato il solito Draco Malfoy, non v’erano più dubbi purtroppo. 

- Che stai farneticando, Mezzosangue? – sibilò minaccioso il mio amico cercando di capire dove volesse mai andare a parare la Mezzosangue. Ormai aveva completamente accantonato l’idea di mettersi sotto una buona luce ai suoi occhi, preferendo esser solo se stesso. Una persona deve piacere per come è non per come appare,no? Allora Draco doveva esser accettato per il suo carattere di merda e con tutti i suoi problemi famigliari a far da contorno alla sua bella vita da Purosangue viziato marcio. In un certo senso aveva ragione. Se Hermione era veramente quella giusta per lui lo avrebbe accettato così com’era senza chiedergli di cambiare di una sola virgola. Per una volta dovevo dargli ragione, sempre con le sue attenuanti. Hermione non si sarebbe mai avvicinata a lui per via dei suoi amici e perché Draco era un Malfoy. Questi due punti non lo aveva presi in considerazione il mio amico, vero?   

- Quello che ho detto. Non lasci trasparire mai un’emozione, sei freddo come il ghiaccio, allontani tutto e tutti. Apriti. Forse la gente ti crederà migliore. – mormorò con voce flebile ed abbassando il capo per non incontrare lo sguardo di ghiaccio del biondo Serpeverde mentre gli parlava. Lo aveva fatto. Lo aveva giudicato senza neppure conoscerlo, una di quelle cose che Draco proprio non riusciva a sopportare. Come si poteva giudicare,etichettare qualcuno senza neppure conoscerlo, senza trascorrerci del tempo assieme e diventare suo amico? Tutti lo avevano fatto con lui. Per questo non si faceva avvicinare da nessuno ed ora lo aveva fatto anche lei. Come avrebbe reagito alla cosa?

- Umpf.. l’ho già fatto ma le persone a cui vorrei aprirmi mi allontanano ancora di più. – mormorò con voce fredda ed atona il mio amico, maledicendosi mentalmente per ciò che aveva detto, per di più alla Mezzosangue che neppure dieci minuti prima gli aveva tolto la voce con un dannatissimo incantesimo non verbale. Non voleva mostrarsi debole, insicuro davanti a nessuno , tanto meno a lei. Il solo pensare che qualcuno potesse mostrargli compassione mentre lo guardava lo mandava in bestia. Nessuno doveva permettersi tanto, non con lui, orgoglioso com’era. Non avrebbe mai accettato di vedere pietà negli occhi degli altri, tanto meno per il suo passato difficile e per il modo in cui si relazionava con gli altri a causa di suo padre.  

- E allora lotta.. – gridò, quasi, la giovane Gryffindor, infervorata per le parole del biondo e dal suo tono così arrendevole. Proprio non riusciva a capirlo quel ragazzo: prima si scalda se lo si offendeva e poi ti rivelava qualcosa di lui, qualcosa di estremamente intimo e confidenziale, come se avesse il bisogno di sfogarsi con qualcuno e rivelare le proprie preoccupazioni e i propri timori. Ed era così. In fondo Draco era ancora un bambino nell’animo e il fatto che si dovuto crescere velocemente per il volere di suo padre dimostrava quanto il periodo infantile gli sia mancato.

- Basta. È tutto inutile. – quasi gridò il mio amico,incenerendola con lo sguardo, tanto da farla arretrare ancora di più verso lo scaffale, sbattendoci con la schiena. Fissò per un secondo la sua mano, alzata a mezz’aria in attesa di compiere un movimento. Toccarla? Avvicinarsi a lei? Chissà cosa stava passando nella sua mente per esser così..turbato. dalle sue parole, forse? Le strappò di mano il libro, facendola sbattere,nuovamente, contro lo scaffale, non la guardò in viso neppure per più di due secondi e,con passo rigido ma ugualmente elegante, si diresse verso il bancone dove pagò il libro tre volte tanto il suo costo originale.

Hermione sgranò impressionata ed anche un pochino oltraggiata per quella scena: si offendeva se gli diceva che era un povero avaro, che non si lasciava avvicinare da nessuno per spendere una cifra come quella era capace, perfino sotto ai suoi occhi quando sapeva perfettamente che non poteva permetterselo date le condizioni economiche della sua famiglia. Se in cuor suo incominciava a credere, ed a sperare, che ci fosse una parte buona, dolce, gentile, sensibile dentro al biondo Serpeverde, il suo cervello dovette ricredersi molto presto, ricevendo la doccia fredda più indesiderata della sua vita. Aveva cambiato idea, voleva ascoltarlo, voleva provare a diventare sua amica e lui aveva rovinato tutto. E per cosa, poi? Per dimostrare che i suoi soldi potevano comprare tutto, anche quella tanto agognata felicità di cui aveva un disperato bisogno? Per sentirsi in pace con se stesso quando sentiva benissimo di essere peggiore rispetto quanto dicevano gli altri studenti? Per far prevalere l’animo del Malfoy che tutti volevano vedere, ciò che suo padre voleva vedere in lui?

Pagò, si girò non sentendo le parole dell’uomo, commosso per cotanta generosità da parte del rampollo dei Malfoy, ed uscì sbattendo violentemente la porta con sotto al braccio il grosso libro, un peso in più da portare sul cuore. L’avarizia gli aveva innegabilmente accecato il cuore. Sarebbe riuscito a riaprirli dopo questo tremendo schiaffo al suo ego incredibilmente smisurato?        

 

◦◦◦◦

 

Hogwarts.

Domenica pomeriggio, ore 18.30.

Sotterranei, dormitorio di Serpeverde.

Io e Draco ce ne stavamo mollemente sdraiati sui nostri letti intenti a sonnecchiare un pochino prima di salire in Sala Grande e cenare. Io non avevo nessuna intenzione di scrollarmi dal letto, non dopo aver dormito così bene per quattro ore filate senza dovermi tappare le orecchie con il cuscino per non sentire Draco che russa quando non ha nessuna con cui divertirsi la notte; Draco,invece, era sdraiato sul letto con le braccia incrociate a sostenere la testa mentre fissava assorto il soffitto. All’inizio non ci ho fatto molto caso ma poi, vederlo così, per ore, senza dire una parola, neanche per mandarmi a quel paese, è preoccupante. Un po’ di pace, è vero, ma non sentirlo spiccicare una parola da quasi un giorno è snervante. E tutto dal giorno prima. Tutto per quell’incontro-scontro con Hermione. Doveva avergli lasciato proprio un bel segno per fargli un simile effetto.

Sbadigliai rumorosamente sollevandomi appena coi gomiti dal letto, fissandolo di sbieco, notando come non avesse fatto neppure una piega. Insolito. Il più delle volte, se lo disturbavo mentre pensava ▬ ed era raro ▬ mi tirava addosso il cuscino o il oggetto contundente che gli capitava a tiro, scatenando successivamente una vera e propria guerra che finiva, ogni volta, a parlare di chi l’altro si era fatto la sera prima. Patetico ma era il nostro modo per far “pace”, se così si può dire. Mi alzai lentamente dal letto,mi stiracchiai per bene e guardai il mio compagno di stanza, ancora immobile come una mummia a contemplare il soffitto. Alzai la testa inclinandola un poco verso destra. Ma cosa aveva di così bello il soffitto? Scossi la testa divertito quando notai, con la coda dell’occhio, che il biondo aveva abbassato lo sguardo verso di me e mi stava guardando. Ripuntò i suoi occhi di ghiaccio al soffitto in un secondo non appena sentì un leggero risolino smorzato alla base della gola, soffocato dalla mano che misi prontamente sopra alla bocca. Sia mai esser schiantato per così poco. Non ne valeva la pena ma era meglio non istigare la già scarsa pazienza di quel ragazzo. Un altro giro in infermeria me lo risparmiavo volentieri.

Buttai lo sguardo sull’orologio posto accanto al mio armadio, notando quanto fosse tremendamente presto: di certo io e Draco non ci presentavamo per primi come due poveri sfigati primini o come i Grifondoro. Noi eravamo sempre gli ultimi prima che arrivasse Silente.. anche se, a volte, arrivavamo anche dopo di lui, fregandocene per una buona volta dell’etichetta che dovevamo rigorosamente rispettare come ci si aspettava da due ragazzi educati e provenienti da rispettabili famiglie, ossia i Malfoy ed i Zabini.

Mi sedetti sul letto incrociando le gambe e lo fissai, sapendo bene quanto detestasse quando lo guardavo senza un motivo, tanto per irritarlo e farlo andare sui nervi. Lo facevo molte volte solo per farlo incazzare di brutto ma quella volta volevo sapere cosa gli frullava per la testa tanto da ridurla in quello stato semi-comatoso da far quasi paura. Non che me ne fregasse più di tanto ma volevo esser preparato al fatidico momento in cui avrei fatto i provini per un nuovo compagno di stanza. Non mi è mai piaciuto star da solo per troppo tempo e poi dovevo pur rompere l’anima a qualcuno no? Draco era perfetto ma se continuava ad esser ridotto peggio di un’ameba cosa potevo mai fare? Scassargli le palle non aveva poi tutto questo gusto se il tuo amico non risponde in qualche modo. Che divertimento c’era? Nessuno.

Continuai a fissarlo fino a quando lo sentii ringhiare infastidito, sicuro di aver fatto centro. Ghignai soddisfatto. Mancava poco e sarebbe saltato su come una molla ed avrei scoperto tutto. Quanto potevo esser stronzo su una scala da 1 a 10? 1000!

Come avevo predetto, il mio carissimo migliore amico saltò su a sedere incenerendomi con lo sguardo, negandomi il piacevole privilegio di sentire la sua fantastica voce. Sbattei gli occhi fingendo di fare gli occhioni dolci, ottenendo solo un cuscino in faccia ed un carinissimo – “Vaffanculo” -. Questo dimostra quanto il ragazzo sia fine ed educato.. se! Proprio! Theo ed io,al confronto, potevamo ritenerci due angeli. Due angeli a Serpeverde. Un eufemismo vero e proprio.

Mi fissò per qualche istante, assottigliando gli occhi a due piccole fessure da cui si potevano intravedere due gemme infuocate, segno evidente della sua pronta incazzatura. Era così semplice farlo arrabbiare che quasi ci perdevi gusto nel farlo. Quasi. Non sia mai che mi neghi questo piacevolissimo passatempo. A chi romperei poi? A Potter? Troppo stupido per capire le mie velate insinuazioni e stuzzicate. Ci voleva qualcuno alla mia altezza e Draco,purtroppo, era l’unico nella scuola oltre ad Hermione.

 Hermione.. me ne stavo quasi per dimenticare.         

- Draco..ma che fine ha fatto il libro? – buttai li con nonchalance sperando in una sua strana reazione, per la quale non attesi poi molto. Sussultò visibilmente,contraendo appena la mano destra in un pugno con così tanto da sbiancare la pelle e le nocche. Qualche ricordo spiacevole? Altre battutine che mi sono perso? Scossi appena la testa. Era impossibile. Avevo assistito ad ogni loro sorta di battibecco, di litigio, di incontro.. era impossibile! E poi Draco me lo avrebbe detto se fosse accaduto qualcos’altro. O no? Il tarlo del dubbio si insinuò nella mia mente mentre aspettavo una sua risposta. Ma quanto diamine ci metteva a rispondere ad una dannata e semplice domanda?, mi chiesi scocciato.

Draco si passò nervosamente una mano tra i capelli, scompigliandoli più di quanto già non fossero, rendendo il tutto una specie di zazzera inguardabile. Distolse lo sguardo un secondo prima di rispondermi. Era a..disagio? Con me? Che ne era di Draco Malfoy? Lo aveva rapito gli alieni mentre dormivo e mi hanno lasciato una patetica copia che non sa rispondere ad una mia innocentissima domanda?    

- Quale libro? – domandò perplesso, aggrottando i sopraccigli biondi, vagando con lo sguardo per la stanza, evidente segno di codardia. Cosa diamine aveva da nascondere? Sembrava peggio di un ragazzino che ha rubato le caramelle! Mai visto così. Davvero. Se una chiacchierata con Hermione lo metteva in quello stato allora avrei chiesto a Silente di trasferirlo nella sua stanza. Magari trovavano un punto d’incontro piacevole ed appagante per entrambi e la piantavano una buona volta di ammazzarsi a vicenda come cane e gatto. Non che fosse noioso assistere alle loro dispute ma i due signorini dovevano ficcarsi in quelle testoline che la vita non gira attorno a loro e che non si può sempre star lì ad ascoltarli sbraitare come ossessi. Una buona sessione di sesso per entrambi sarebbe stata la cura perfetta ma non volevano darmi retta. Una volta,quando ne avevo parlato con quel demente del mio compagno di stanza, per poco non mi ritrovai appeso a penzoloni dalla Torre di Astronomia. Aveva sbraitato come un dannato perché non dovevo più dirgli certe cazzate di mattina, soprattutto prima di mangiare quando aveva una certa fame, che dovevo farmi i benedetti cavoli miei e di spaccarmi la testa contro un muro. Naturalmente non ascoltai nessuno dei bellissimi e carinissimi consigli che sciorinò con così tanta dolcezza nei miei confronti. Mi volevo troppo bene, ed anche le ragazze lo dicevano ogni giorno quando passavo e le degnavo della mia immensa bellezza e presenza, per ascoltare Draco e le sue parole fumate. Ma ci mancherebbe che mi buttassi dalla Torre di Astronomia. Poi chi mi pagava il chirurgo plastico per ritornare bello come prima? Il sesso femminile come avrebbe mai fatto senza il loro idolo?

Non voglio neanche pensarci.

Il solo pensiero mi fa accapponare la pelle. Che cosa disgustosa.

Incrociai le braccia scocciato lanciandogli indietro il suo maledetto cuscino, mancandolo per un soffio. Lui e la sua schifosissima fortuna da novellino. Novellino mica tanto ma esaltava il mio ego smisurato pensarlo. Meglio coccolarsi un po’ quando ne mancavano le possibilità,no? Storsi appena le labbra in una smorfia accennata, pensando bene a quali parole usare..

Oh, al diavolo! Io non ero quel tipo di persona che pensava prima di parlare e ne andavo fiero. In fin dei conti meglio esser schietti,concisi e diretti che fasulli e forvianti. Io non sono come Hermione e,devo ammetterlo, è un grande bene. Senza offesa per lei, naturalmente. Emisi un gemito frustrato prima di esternare la mia illuminante risposta. Illuminante solo per me perché a quel microcefalo del mio amico non gliene fregava un emerito cavolo, detta in maniera spiccia ma senza cadere nel volgare. Mancherebbe solo che acquisissi il suo elegantissimo vocabolario composto, testa e croce, da 200 parole, tra cui 170 sono parolacce o modi carini per mandare a ‘anculo Potter. Molto colto, vero?        

- Non prendere in giro la mia intelligenza, Dra! Parlo de libro che hai comprato in quel negozietto ad Hogsmeade, quello che hai soffiato ad Hermione facendo la parte dello stronzo avido? – sbottai stringendo convulsamente il povero cuscino finito, chissà come, tra le mie manine d’oro. lo modellai così tanto che alla fine ne uscì un oggetto non chiaramente identificato. Nel dubbio lo buttai in un angolo, appuntandomi mentalmente di chiederne uno a Pansy. Lei ne faceva la collezione. Non so neppure il perché e, sinceramente, non voglio saperlo. Chissà che non li usi per soffocare i ragazzi con cui va a letto. Oppure è il loro regalino: di solito le ragazze lasciano una parte dell’intimo al ragazzo con cui sono state come ricordo. Si vede che lei ci tiene troppo ai suoi completino ed allora regala cuscini. Mah.. meglio non indagare di più. Mi riservavo il beneficio del dubbio.

Draco mi guardava come se fossi stato un alieno:avevo per caso qualcosa sulla faccia? Istintivamente mi toccai il viso per cercare qualcosa di anomale ma era tutto apposto. Cosa aveva allora da guardare in quel modo? Il sonno gli faceva proprio male.     

- Chiami anche per nome quella strega che mi ha zittito con un incantesimo non verbale del cazzo? – sbraitò con un diavolo per capello il mio adorato compagno di stanza, facendo vibrare quasi i muri della stanza e gli oggetti che erano disposti sulle due scrivanie. Ma era pazzo? Cosa aveva preso? Si era fatto una delle mie canne personali che ho nascosto sotto il letto per non farle arrivare nelle mani di quei indemoniati, capaci di fumare anche un divano? Si era bevuto il cervello? Che cazzo aveva per la testa, se ne aveva ancora una? Ma perché,poi, si scaldava tanto? Era solo un banale incantesimo che conoscono tutti, un incantesimo da due soldi che potevano fare benissimo prima lui ma,occupato com’era a guardarle nella scollatura non c’era arrivato. Lo dicevo sempre io che Hermione è più furba di quello che vuol far credere anche se le sue amicizie lasciano un po’ a desiderare. Eppure continuavo a chiedermi per quale se la fosse presa così tanto. Perché lo aveva azzittito senza che se ne accorgesse? Perché lo aveva umiliato in privato? Perché si era dimostrata più brava, intelligente, astuta di lui? Che cosa, dannazione? Stava per fumarmi il cervello se non capivo cosa quel maledetto del mio compagno di stanza aveva pensato. Non che me ne fregasse qualcosa perché la mia giornata fosse perfetta ma volevo farmi i cazzi suoi. Potevo? Certo che si. Sorrisi impercettibilmente quando un pensiero balenò nella mia testolina un po’ pazza. Non è che.. era.. geloso? Draco Malfoy era geloso, per caso, perché la chiamavo per nome mentre lui non aveva questo privilegio? Non gli andava a genio che mi fossi avvicinato così tanto a lei mentre lui doveva restarle lontano come minimo cinque-dieci metri?   

- Ha fatto bene..quante volte lo avrei fatto anche io.. – gongolai peggio di un bambino che aveva ottenuto la caramella. Sorrisi bastardatamente quando vidi la sua mano stringersi fortemente attorno al lenzuolo. In realtà avevo anche un po’ di fifa per la mia vita ma quello poteva passare in secondo luogo. Draco era stato colpito e quasi affondato dal Nave Granger e tutto con un solo missile. Qualcosa d’incredibile e fuori dal normale. Chi lo avrebbe mai detto? Chi avrebbe scommesso 100 galeoni nell’impresa? Chi avrebbe messo una mano sul fuoco solo per aver il gusto di vedere Malfoy piegato dalla Mezzosangue più famosa della scuola dopo il Lord Oscuro? Ma naturalmente io. E poi io la scommessa l’avevo già fatta con me stesso. Valeva, no?

Si alzò come una furia dal letto, facendo traballare pericolosamente il letto e i mobili disposti nella stanza. Lo dicevo io che doveva mettersi un po’ a dieta. Aveva messo su qualche chiletto di troppo, soprattutto sui fianchi. Chissà cosa avrebbe fatto se glielo avesse detto. Mi avrebbe cruciato? Buttato giù dalla Torre di Astronomia per rimediare al quasi- tentativo d’uccidermi di qualche anno fa? Mi avrebbe fatto ingerire qualche strana pozione di sua speciale invenzione che nessuno, naturalmente, voleva assaggiare? Deglutii vistosamente,iniziando a sudare freddo quando tirò fuori la bacchetta dalla tasca dei pantaloni. Eh no! Quella doveva l’aveva presa? Non ce l’aveva prima con se. Quel gran bastardo se l’era nascosta in caso di un mio attacco? Che grande.. oh ma questa me l’avrebbe pagata! Oh si! Tirai fuori la mia di bacchetta da sotto il letto, muovendomi il meno possibile per non fargli notare nulla: che divertimento ci sarebbe stato ,se no, non coglierlo impreparato? .. Appunto!

- Zabini, sei un grandissimo e fottutissimo stronzo! Dai ragione ad una Mezzosangue e non al tuo migliore amico? Te la faccio pagare questa.. – sbottò incazzoso il mio compagno di stanza, puntandomi un dito contro accusandomi di esser un grandissimo e fottutissimo stronzo, ovviamente cosa verissima. Sia mai che smentisca l’aggettivo forse più usato per descrivermi dopo megalomane e super-vanitoso. Non sarebbe da Blaise Zabini.

 Tirai fuori la bacchetta da sotto il letto e gliela puntai contro, vedendolo sbiancare in un solo secondo. Ma ci voleva così poco per farlo star zitto? A saperlo lo avrei fatto prima!  

- Si,si.. Silencio! – pronunciai con voce solenne mentre lo guardavo con un bel ghigno ironico sul faccino, godendomi appieno la scena che si presentava ai miei occhi. Perché non ci avevo pensato prima? Hermione, in fondo, non si era fatta tanti scrupoli per farlo star zitto, tanto meno aveva aspettato anni prima di farlo. Io,invece, me l’ero sopportato per così tanto tempo e non mi era mai passato per il cervello di farlo star zitto in quel modo. Dovevo proprio ammetterlo: Hermione era una vera strega,coi fiocchi e contro-fiocchi! Nulla da ridire. Nulla.  Draco,invece, incominciò a sibilare in Serpentese andando avanti ed indietro per la stanza, facendomi venire un mal di testa pazzesco. Rompeva di più senza voce. Ma che palle faceva venire quel ragazzo!  

- ……… - provò a dire ma dalla sua voce non uscì altro che un debole sibilo che le mie orecchie faticarono ad udire. Ok. Forse avevo esagerato. In fondo non aveva fatto nulla di male per meritarselo, oltre a rompermi le scatole naturalmente. Quello gli toglieva un sacco di punti sulla lista in cui valutavo se ridargli o meno la voce. Come volevasi dimostrare erano in netto vantaggio i contro. Qualcosa in contrario?  

- Oh,che bello.. ha fatto proprio bene Hermione a toglierti la voce..almeno non straparli come il tuo solito.. – cincischiai tutto allegro mentre lo guardavo con il mio solito ghigno bastardo in faccia, beandomi della situazione venutasi a creare. E come non farlo quando ti ritrovi un Draco Lucius Malfoy incazzato più che mai, senza voce, senza bacchetta ▬ o almeno era quello che credevo io ▬ guardarmi con sguardo truce che se avesse potuto mi avrebbe fulminato sul posto. Bello, no? Mi divertivo un sacco a farlo arrabbiare come una iena, tanto più se gli ricordavo, in qualche modo, la sua adorata Mezzosangue, la stessa che aveva eseguito su di lui lo stesso incantesimo che gli avevo fatto io. Un tesoro di ragazza. Veramente. Da sposare, quasi. E non lo dicevo perché sono completamente andato o perché mi volevo prendere gioco di Draco. Oh no. Lo penso veramente. Se non fossi già metà incastrato con.. oh.. quella è un’altra storia. Meglio non divagare. Meglio.  

- …….. – continuò il biondo a sibilare, avvicinandosi a me con fare minaccioso puntandomi contro la sua bacchetta, spuntata da chissà dove. Cazzo. Dove l’aveva presa quella? Non era persa chissà dove per la stanza conoscendo il nostro bell’ordine? Come l’aveva trovata senza che me ne accorgessi? Doppio cazzo. Non ci voleva.

Alzai le mani in segno di resa, alzandomi dal letto e puntandola contro la sua gola, recitando un piccolo incantesimo di riparazione, proprio quello che avevo sentire dire dalla Granger il giorno prima nel negozio per liberare Draco dallo stesso incantesimo. Mai avrei pensato di aver bisogno di lei per qualcosa. Come ci si sbaglia a volte.  

- Ok,ok..ti ridò la voce.. Contento? – sbuffai non appena lo sentiì mormorare una serie di epiteti poco carini verso di me che preferisco, per ovvi motivi, non ripetere. La gente si potrebbe scandalizzare per l’immensa maleducazione e bassa eleganza del mio compagno di stanza, pensando che anche io sia come quel villano del rampollo della casata dei Malfoy. Io? L’eleganza fatta a persona che dice quelle parole lì? Cazzo, ma cosa credete? Non direi mai una parolaccia, eh no! Abbiate un minimo di fiducia nel vostro adorato Blaise, cazzo!

…………….

Cosa ho detto? Le ho dette,vero?

Cazzo!... ok.. ora la smetto..

Draco, mentre mi ero perso nei meandri della mia mente decelebrata e contorta, ghignò sadico, contento del mio momento di distrazione durante il quale lui poteva fare tutto ciò che voleva. Ecco. Appunto numero tre della giornata: mai dare le spalle ad un Malfoy. Mai. Per nessun motivo. Neppure se stai morendo. Neanche se ti è caduta una moneta dalla tasca. Neppure se devi aiutare una vecchietta ad attraversare la strada. No. Nada. Non farlo mai. Potresti rimetterci la vita. E se lo dico io vuol dire che so cosa dico. O almeno credo. Mi sono perso. Devo rileggere qualche parte indietro. Due secondi. Uhm. Ok. Mai dare le spalle ad un Malfoy, soprattutto se è figlio di Lucius Malfoy, ma questo è ovvio visto che gli altri sono schiattati. Ah no. C’è il nonno. Oh.. ma quello non si vede mai in giro. Va bè.. mai dare le spalle a Draco. Va bene così?   

- Non immagini quanto.. – sussurrò flebilmente il mio amico, sparendo dalla mia visuale visto che ero girato di spalle, intento a sistemare il mio letto, distrutto ormai per tutte le volte che mi ero alzato, girato, mosso dal ridere e altro. In fin dei conti era il mio di letto e ci tenevo almeno un po’ ad avere le lenzuola apposto. Del resto della stanza non me ne fregava poi tanto. Ci avrebbe pensato la bacchetta oppure Draco a pulire. Magari lo faceva. Chissà..forse a chiederglielo con gentilezza lo faceva veramente. Bastava provare ma in quel momento non mi sentivo tanto in vena. Un sesto senso quasi. Rimasi girato con le spalle verso di lui, ignaro di quanto sarebbero accaduto di lì a poco. Se lo avessi saputo sarei scappato a gambe levate, veramente. Chi ci stava in camera con un pazzo del genere? E dire che sette anni prima non avevo fatto tante storie per le stanze, anzi: il metodo era semplice ed imparziale. Si scrivevano tutti i nomi dei primini della Casata su un foglio. Si strappava in tanti piccoli pezzi e si mettevano in una teca. A turno ognuno estraeva un nome, il quale veniva scritto su un tabellone magico segnato da un Prefetto. Alla fine delle estrazioni uscivano le stanze, il numero dei componenti di ognuna e il numero della stanza. Semplice no? Io e Draco eravamo capitati assieme, per caso. Ehm.. si. Per caso. Bè.. ecco.. non proprio. Oh, pensate quello che volete. Alla fine non conta molto,no?  Tanto chi si sarebbe caricato di controllare una palla simile tutto il giorno, evitando di fargli fare casini dalla mattina alla sera ed evitando di farlo sospendere o di cruciare qualcuno per i corridoi? Appunto. Nessuno perciò toccava, volente o no, al sottoscritto. eppure il divertimento nel stargli vicino, a fargli perdere anche qualche punto con la professoressa di Trasfigurazione non me lo toglieva nessuno. Più di quanto avrei mai potuto desiderare da quella scuola: il divertimento con la “D” maiuscola, e non parlo solo di belle ragazze pronte ad infilarsi nel tuo letto. Oh no. Parlo di quando abbiamo allagato il dormitorio do Tassorosso, quando abbiamo distrutto i bagni, quando abbiamo recapitato a Potter un ragno gigantesco velenoso per il suo compleanno, quando abbiamo truccato i voti del test di Pozioni per vedere la Mezzosangue avere un mezzo infarto alla notizia di aver preso un Troll. Tutte piccole cose ▬ piccole per noi non per quelli che le subivano sulla loro pelle ▬ che avevo mantenuto viva la nostra solida amicizia, che ci hanno permesso di andare avanti giorno per giorno senza aver paura delle conseguenze delle nostre azioni, di non pensare a ciò che ci aspettava nelle nostre rispettive famiglie, pronte a marchiarci come tori solo per seguire una stupidissima scelta presa da un essere inferiore a tutto il mondo Magico. Non ci curavamo di nulla se non del presente perché era su questo ciò su cui si basava la nostra amicizia, e lo sarebbe stato per sempre, qualunque cosa sarebbe accaduta nel corso degli eventi. In fin dei conti ci conosciamo da quando eravamo piccoli, ci frequentavamo e giocavamo assieme a cinque anni ed abbiamo fatto il nostro primo duello l’uno contro l’altro a sette. Eravamo e saremmo stati per sempre inseparabili, proprio come due gemelli siamesi.

Mi passai una mano tra i capelli sorridendo come un cretino a pensare a quelle cose mentre i il mio cuore se ne andava a fare un giro, lasciandomi in balia del mio solito sentimentalismo che faceva impazzire le ragazze.      

- Vedi? Tutti felici e contenti.. – commentai con leggerezza piegandomi sulle ginocchia all’altezza del mio comodino per estrarre un pacchetto di sigarette dal cassetto quando vidi un fascio verde provenire dalle mie spalle. Impallidii istantaneamente. No. Non poteva farlo. Dopo tutte quelle belle paroline carine sulla nostra amicizia, sul nostro legame indissolubile, sul fatto che siamo amici da secoli ormai non poteva farlo. No!. Che razza di amico era, cazzo? Non poteva lanciarmi..

- Avada Kedavra – pronunciò con voce candida e dalla sua bacchetta uscì un abbagliante fascio verde verso di me. Mi scansai in un secondo, avvertendo qualche secondo prima l’odore tipico dell’incantesimo. Non chiedetemi quale fosse perché non ve lo dirò neppure sotto tortura. Bisogna provarlo sulla propria pelle per capire cosa sia e,sinceramente, non lo augurerei neppure al mio peggior nemico. Mai. Invece lui l’aveva fatto. Dovevo averlo fatto incazzare parecchio per prendere una simile decisione. Non che non me lo aspettassi una sua pronta ritorsione ma addirittura lanciarmi un Avada Kedavra! Questo proprio no. Anche perché se dovessi aspettarmi una sua ritorsione per ogni cosa che dico o che faccio che non gli sta bene sarei già finito bello in una bara sotto dieci metri di terra. Proprio una bella soddisfazione.

Mi girai con gli occhi sgranati verso di lui,appena in tempo per vederlo scuotere il capo insoddisfatto e borbottando qualcosa sulla mancanza di mira. Cazzo. Ma ci aveva preso gusto a tentare alla mia povera ma importantissima vita? Rabbrividii al ricordo della Torre di Astronomia. Non volevo ripetere l’esperienza. No, grazie. Piuttosto ci avrei mandato lui a farci un giretto, magari di sola andata. Bella idea,eh? Magari accettava anche. Magari. Sapreste che goduria vedere il mitico Draco Malfoy cadere in una trappola simile e fare la figura dell’allocco credulone? Da morirci dal ridere. Veramente. E poi finirebbe su tutti i giornali. E sua madre si vergognerebbe di lui. E verrebbe diseredato. E lui finirebbe sotto un ponte. E.. ok. Basta. È inverosimile. Come potrebbe uno come lui finire sotto un ponte? Ma per favore. Bisognerebbe corrompere un bel po’ di gente e,onestamente, io non ne avevo voglia. Troppo spreco di tempo e di soldi. Quelli chiedono delle mazzette da far girare la testa a qualcuno. Lo dice un esperto. Non che da mazzette. Eh no. Io le chiedo! La bella vita costa, cosa credete? Non si è tutti ricchi e figli di papà come un certo biondino platinato che in quel momento mi stava fulminando con gli occhi, forse amareggiato che io mi sia spostato dal suo incantesimo piuttosto che farmi colpire al centro della schiena. Ma poi vogliamo dire quanto sia un gesto da codardi quello di colpire qualcuno alle spalle? Avrei dovuto un discorsino al suddetto biondastro della malora appena ne avrei avuto tempo. La cosa più importante era,prima, salvarsi la pelle poi scassargli nuovamente i maroni. In un secondo momento.     

- Ma sei scemo? Mi volevi morto? – sbraitai come un dannato stupendomi di quanto la mia voce potesse risultare alta e grave se l’alzavo un po’. Io di solito ero calmo, dolce, gentile, socievole, sempre pronto a scherzare, serio una volta all’anno, forse, ma mai una volta qualcuno mi aveva visto urlare contro a qualcuno. Mai. Non c’è mai fine alle prime volte. Mai. Se poi c’entrava quel cretino del mio amico allora non v’era da stupirsi. Con lui avevo provato la mia prima canna, la prima volta che sono salito su una scopa, la prima sbronza ad una mega festa..

Draco si sedette con eleganza ▬ ammettiamolo: non era nulla in confronto al sottoscritto, ed è tutta modestia la mia ▬ sul suo letto, incrociò le braccia appoggiandole sulle gambe mentre mi fissava con il suo ghigno sghembo stampato in faccia. Ma glielo tiravo io via a suon di schiaffi a quel deficiente, quel dannato ghigno. Mi lanciava un Avada Kedavra, per poco non mi ammazzava e quello ghignava peggio di un sadico serial-killer? Lui si vedeva troppe serie criminal. Dovevo dire a Pansy di far togliere l’opzione mensile alla Casa. Non se ne poteva più con le sue sparate, nel vero senso della parola.  

- Uhm..l’obiettivo era proprio quello.. – ghignò sadico guardandomi di traverso mentre si stendeva sul suo letto, incrociando le bracci a dietro la testa per sorreggerla,rimettendosi a fissare con insistenza il soffitto. E no, eh! Non poteva rimettersi a fissare quel dannato soffitto così, lasciandomi come un cretino a cercare di farlo ritornare in sé. No! E se qualcuno fosse passato davanti alla stanza ed avesse sentito i miei patetici tentativi di farlo tornare il solito normale stronzo pezzo di merda? Chi lo metteva in conto? La mia illustrissima e pulitissima reputazione! Neanche a pensarci. Eh no. Anni e anni di lodazioni non si buttano nel cesso per un tipo come lui. Giammai.    

- Stronzo.. piuttosto..ho visto dei pantaloni carinissimi.. me li dai 50 galeoni? –buttai lì con nonchalance, sicuro di aver preso un nervo sensibile del suo fottutissimo carattere del cazzo che si ritrovava: i soldi. Come ho già detto in precedenza, il mio caro compagno di stanza e di casa non sborsava un solo michelino neppure per darlo ad un povero barbone, tanto meno se qualcuno glieli chiedeva per uso personale. Eh no. Ed allora quale metodo migliore per farlo incazzare ancora un po’ se non chiedergli un piccolo prestituccio? Lo so, lo so. Avrei rischiato nuovamente la pelle con quella nuova sparata ma mi divertivo un sacco a vederlo andare su tutte le furie. Uno spettacolo impagabile. Ed infatti il mio carissimo amico non attese poi molto a rispondermi con la sua solita finezza da rampollino viziato marcio, che quasi faceva il bagno con il miele. Non è vero ma ha provato a farlo. Meglio non sapere tutta la storia. Meglio.

Draco si sollevò appena con i gomiti, fissandomi come se fossi stato un cretino strafatto di canne. Eh no. Quel giorno non ne avevo toccate neppure una, non poteva dirmi nulla. Me le avevano anche finite quei dementi degli altri durante l’ultima festa si Serpeverde perciò non doveva rompere con le sue solite prediche stile mammina-apprensiva-non-fare-nulla-di-sbagliato-o-d’illegale-che-ti-controllo. Quasi come la Granger. Si sollevò a sedere, si passò una mano tra i biondissimi capelli e valutò mentalmente la cosa migliore da fare. Non seppi mai quali fossero le opzioni ma sicuramente sapevo qual’era quella che aveva scelto, purtroppo per me. Mai una volta che possa divertirmi anche io.  

- Blaise, vai ad Hosgmeade a battere sulla strada. Lì,forse, qualcuno ti farà l’elemosina.. – sbraitò come un pazzo tirandomi dietro il suo posacenere di marmo, centrando in pieno il muro della stanza sopra al mio letto. Era ufficiale: Draco Malfoy voleva uccidere Blaise Zabini. E se ne cosa voleva fare? Giocare a chi si spacca la testa per primo? Era divertente fino a quando avevamo tre anni ma poi, quando inizi ad usare, gestire e manovrare una bacchetta e i suoi incantesimi non lo è più tanto. Mi voleva morto. Perché non si può lanciare un coso del genere al tuo migliore amico per una cazzata che dice. Va bene. Dico cazzate, lo ammetto, però non si può essere così violenti. E se mi spezzavo un unghia? E se mi colpiva e mi faceva un grosso bernoccolone in testa? E se spaccava qualcosa d’importante tipo la fotografia di me che vinco il mio primo premio di Magia alla tenere età di sei anni? Poi mi ripagava tutto, ed anche con gli interessi.   

- Vedi? Sei uno spilorcio! Ci crepassi coi tuoi soldi.. – sbottai arrabbiato per il suo comportamento del cazzo. Ma si credeva veramente una prima donna? No perché iniziava a rompermi altamente come cosa. Mai che sborsasse un michelino per il suo carissimo amico che si voleva regalare un nuovissimo paio di pantaloni, un vero amore di jeans devo dire. Sono veramente bellissimi e volevo prenderli solo che lo stronzo non voleva scucire. Potevo usare i miei soldi, è vero, ma perché sprecare le mie finanze quando si poteva chiedere a lui? Un giretto in infermeria è da molto che non lo faccio perciò posso anche concedermelo. Una cosa di due o tre giorni massimo. Di più no.    

- Uhm.. Blaise? .. – mormorò con voce suadente il bastardo facendo finta di aver veramente bisogno di me. Eh si. Col cazzo che mi facevo fregare un’altra volta. Quello mi voleva schiantare. Sicuro. Da metterci una mano sul fuoco.

- Si? – domandai giulivo facendo finta di non sapere cosa in realtà quel coglione del mio amico stesse per fare, o per meglio stesse per farmi. Non volevo dargli tanto la corda ma se capiva che capivo poi non lo faceva e forse ma era meglio ma volevo prenderlo in giro, capito? .. uhm.. mica tanto. Lo so. Sono complicato. Vizio di famiglia. Rimasi in ginocchio ancora per qualche secondo, beandomi della prossima faccia da pesce lesso che avrebbe fatto il mio carissimo amico non appena lo avrei fregato per bene come uno che sta rubando il gelato ad un bambino. Non è tanto carino come paragone ma non li so fare, veramente. Ho preso troppe cose da mio padre, mannaggia. Dovrò fare un ricorso. Perso nei miei pensieri ▬ sempre ad unico indirizzo verso il sottoscritto perché non si è essere vanesi se non si pensa sempre ed esclusivamente a se stessi ▬ riusciì ad accorgermi in tempo del nuovo fascio di luce verde che si stava sprigionando alle mie spalle. Visto? Chi aveva scommesso il contrario sganci la grana. Non fate i timidi. L’ho detto io che conosco quel cretino e se lo dico io.. è tutto un programma. Veramente. E non sono vanesio.  

- Avada Kedavra. – pronunciò atono mentre sentivo lo stesso odore di poco prima passarmi accanto, spostandomi appena in tempo e non finire veramente in infermeria. Volevo farci un giro, ok, ma se mi beccava non ci tornavo più nella stanza, almeno non da vivo, questo è poco ma sicuro. Se poi era un espertone come lui a lanciare una Maledizione Senza Perdono ero apposto. Biglietto di sola andata per l’obitorio assicurato. Eh. A malapena sapeva tenere in mano una bacchetta.. Ok. Forse esagero un po’ ma non sapeva farne una, di Maledizione Senza Perdono, senza combinare dei casini. Perché parlo così? Semplice. Ora racconto. Il mio carissimo amico ▬ ok, il grande bastardo alle mie spalle che se la rideva come un matto a vedermi spalmato peggio di una sardina contro al muro per non finire veramente un mucchietto di polvere ▬ quando aveva circa nove anni, aveva iniziato a fare una specie di corso con suo padre per imparare a gestire ed a lanciare Maledizioni Oscure di qualunque tipo. Il problema,però, era che non sapeva bene gestire tutta la sua forza: se suo padre gli diceva “Centra quel bicchiere o quella bottiglia” lui beccava un tizio che passava lì per caso. È sempre stato così. Ha una mira da orbi. Peggio ancora se avesse gli occhi chiusi. Pazzesco. Beccava un uccellino che vola ma non un oggetto fermo, immobile. Lo faceva apposta? Si divertiva a far sclerare suo padre come un pazzo? Ci provava gusto a sbagliare e far saltare i nervi al suo caro paparino ed ad uccidere della povere gente o dei poveri animaletti sventurati, capitati sotto il suo pessimo mirino? Secondo me,si. Non c’era alcun dubbio. Tanto si vedeva anche a Trasfigurazione come facesse schifo. Bè.. non proprio ma mi piaceva pensarla a quel modo. È forse un peccato? No. Bene. Tutti a posto.

Mi girai verso di lui con un sorrisone a sessanta quattro denti ▬ meglio eccedere sempre, in qualunque occasione ▬ posando le mani sui fianchi stretti ed inclinando un poco il capo, comprendo il mio occhio sinistro con i capelli. Draco mi fissò, storse il naso in un’espressione altezzosa alzando un sopracciglio verso l’alto, aspettò qualche secondo e poi si ributtò a peso morto, come un sacco di patate, sul letto. Ora, qualche dubbio mi sorge: come può un letto scricchiolare in quel modo spaventoso se il signorino faceva Quiddich, si allenava peggio di un’atleta pronto a fare la maratona, sudava come un porco e mangiava come un uccellino? Dove li metteva quei chili? E non erano di sicuro gli attributi perché uno come lui li aveva persi per strada, sicuramente. Con tutte quelle che si faceva, si fa e si farà,perché il lupo perde il pelo ma non il vizio, gli attributi sono scappati indignati per esser sfruttati in quel modo poco consono per un Signore come lui. Ok.. tutte balle. Io non lo volevo dire ma se proprio devo.. Draco è rimasto disgraziatamente castrato alla tenera età di otto anni,colpito da un suo stesso precisissimo ▬ si nota l’ironia? ▬ incantesimo. Brutta cosa, eh? Lui non vuole dirlo, facendo finta di essere perennemente stanco per via degli allenamenti stressanti a cui si sottopone ma la verità è questa, che ci vogliate credere o meno.      

- Eh no, caro mio! Una volta si, ma due non funzionano.. – gongolai peggio di un ragazzino che aveva ottenuto il suo regalo che tanto desiderava per Natale. Eh, lo so. Mi piace sfotterlo, prenderlo per il culo, farlo incazzare peggio di una iena, tirare fuori il suo lato più malvagio e mascolino, vedere il vero Draco Lucius Malfoy sotto la faccia da cadavere settecentesco che si ritrova. e qualcuno si chiede anche se ci vogliamo bene.. Ma c’è da dubitare? Saremmo pronti a donare un rene per l’altro; a morire; a cedere la ragazza all’altro se questa è contesa.. Di tutto. Bè. Adesso. Proprio di tutto, di tutto no. Forse qualcosa ma proprio tutto no. Dipende anche da cosa e dal guadagno, perché non dimentichiamoci del caro guadagno personale. Magari un favorino, o un prestito, o il soggiorno gratis alla casa al mare o un viaggetto finanziato o.. Qualcosa, ecco. Nulla per nulla, si dice nella mia Casa perciò perché dovrei essere la pecora nera, l’emarginato del gruppo, la nota stonante, il rivoluzionario, quello che segue tutt’altra moda..? non sono quel tipo di persona. Io vivo alla giornata, seguendo l’amato motto babbano “fate l’amore, non fate la guerra”. Bè.. ma se la guerra chiama. E se è in casa. Quello è un altro discorso. Meglio non investigare.

- Bastardo.. – sibilò sporgendosi sotto al letto e tirando fuori qualcosa che non avevo mai visto, o almeno credevo. Guardandolo meglio lo riconobbi: quello era..

- Cazzo! Ma è un tomo questo libro.. dovevi proprio lanciarlo,coglione? – urlai con tutto il fiato che avevo in gola, sbattendo la testa contro il muro e gridando ancora più forte. Ma si può essere più sfigati di così,eh? No perché inizio ad aver paura che qualche Grifondoro mi abbia lanciato una qualche Maledizione,una fattura, un incantesimo sconosciuto perché non potevano capitare tutte a me. Eh no! Io ero la fortuna fatta a persona, quello che trova cento galeoni per terra e, naturalmente, se li tiene ▬ non sono mica un Grifondoro, io. Animo Serpeverde per sempre! ▬  quello che riesce ad avere scontati su vestiti super costosi, quello che riesce ad ottenere un bel voto anche se ha fatto un compito di merda. Io sono quello fortunato! Io. Blaise Zabini. Da quando il mondo si era rovesciato ed io non ne ero stato messo al corrente? Da quando,eh, che volevo fare una bella denuncia?

Draco alzò le spalle, sogghignando apertamente come poche volte gli avevo visto fare. Almeno a lui era tornato il buon umore. A me era arrivato un cazzo di libro, addirittura quello che avevamo visto il giorno prima nel negozio, lo stesso che Hermione voleva comprarsi ma non ne aveva i soldi, lo stesso che Pel di Carota voleva regalarle come pegno del suo amore, lo stesso che Draco aveva preso in un gesto di stizza, per farle capire quanto lui fosse nettamente migliore di lei e che non potesse parlargli in quel modo totalmente irrispettoso verso la sua austera figura, lo stesso che mi aveva procurato un bognone gigantesco sulla testa che non sarebbe andato via tanto presto. Bastardo. Mi toccava andare da Pansy a chiederle i suoi trucchi per coprire quel disastro se no quale ragazza si sarebbe avvicinata ad un mostro simile, trasfigurato e privato della sua immensa bellezza da playboy incontrastato dell’intera scuola, forse secondo allo stesso biondastro che in quel momento se la rideva bellamente, facendo saltare i nervi al sottoscritto? Altro che pace e amore. Io quello lo accoppavo. Non scherzo mica. Ma si può essere più cretini, bastardi, masochisti, ipocriti, mascalzoni, teste di cazzo, ignoranti, pedanti, deficienti, insensibili, senza cuore, senza cervello, con una formica al suo posto, senza un minimo di sentimento verso il suo carissimo amico che aveva visto, addirittura, la fatidica luce, quella che tutti vedono prima di tirare le cuoia? Ma si può? NO!       

- Io non te l’ho lanciato, testa di cazzo. Te l’ho appoggiato in testa ma se è vuota e il peso non si distribuisce uniformemente sono cazzi tuoi.. – borbottò a bassa voce passandosi una mano tra i capelli e fissandomi di sbieco, trattenendo una risata quando imprecai in italiano ▬ ogni tanto le mie origini tornavano utili ▬ e lo mandai a ‘anculo. Non si può essere sempre fini con quello lì e se poi ti istiga in quel modo è naturale che ogni persona sana di mente e con un cervello moooolto più grande del suo reagisse. Ed io ero,e sono, molto più intelligente di lui. Neanche a pensare il contrario.

- Si,si.. Comunque..cosa ci fai con questo? – domandai così, di getto, accorgendomi solo in un secondo momento che con quella frase avrei firmato definitivamente la mia morte. Mai una volta che stessi zitto. Mai. Non ci riuscivo proprio. Era una cosa patologica, mi sa. Anche mio padre era così perciò..  Vidi Draco, con la coda dell’occhio, irrigidirsi e farsi cupo, stringendo con forza una mano a pugno tanto da far sbiancare le nocche delle dita. Cavolo. Si metteva veramente male per il sottoscritto. Non riuscivo mai a star zitto al momento giusto. Ma proprio mai, mai,mai.

- Nulla.. lo tengo fino a quando non avrò voglia di buttarlo.. – disse atono, sviando il mio sguardo per puntarlo ad un punto impreciso nella stanza. Lo sapevo. Quando sviava il mio sguardo voleva dire che c’era qualcosa sotto, che aveva capito una cosa importante e che non avrebbe mai detto neppure sotto tortura, neanche se fossi stato io,in ginocchio, a chiederglielo. Come fare a fargli scucire una piccola informazione, anche quella più insignificante? Mi sarebbe bastata. Tanto riuscivo a rigirare a mio piacimento ogni più piccolo particolare, trasformando un santo in uno dei più grandi peccatori a questo mondo. E no, non lo dico per vantarmi ma è solo la pura e sacrosanta verità. Chiedetelo al mio avvocato se non ci credete,persone di poca fede. Uhmpf. Mi sedetti, finalmente, sulla sedia della mia scrivania, appoggiai un braccio sullo schienale per mettervi sopra il capo e lo guardai insistentemente, cercando di catturare il suo sguardo. Impresa non da poco con uno zuccone più zuccone come Draco. Forse un’altra persona avrebbe fatto meno la preziosa ed avrebbe capitato velocemente. Ma no. Lui era Draco Malfoy, il Principe delle Serpi, il sovrano di Hogswarts, colui che dominava le quattro case, la prima donna in assoluto dell’intera scuola. Doveva pur mantenere il suo carattere di merda o chi gli avrebbe più dato retta e lo avrebbe seguito peggio di un cagnolino tutto scodinzolante? Nessuno.    

- Glielo potresti dare.. – buttai lì con nonchalance, catturando in un secondo il suo sguardo. Si faceva presto giocando la carta Hermione,eh? Dovevo farlo molto più spesso quando dovevo parlargli o dovevo chiedergli qualcosa. Me lo dovevo segnare.

Draco si alzò in un lampo, punto sul vivo, pensando che stessi scherzando ma dal mio sguardo ebbe la sua clamorosa smentita. E che dovevo dire? Che stavo scherzando? Che non pensavo a ciò che dicevo? Era da ipocriti e fino a quel punto io non ci ero ancora arrivato. Per il momento. Non si sa mai cosa accada da un giorno all’altro. 

- Col cazzo! Che figura ci faccio se glielo do? E poi sembrerebbe un regalo.. – urlò il mio amico con così tanta voce che dovetti tapparmi le orecchie. E va bene che lo avevo fatto incazzare, ancora una volta per quella giornata, però non poteva far esimili scenate. Peggio di essere il mio ragazzo. E no. Non sono gay. Non fatevi strane idee che poi chiamo veramente il mio avvocato e sistemo tutto in tribunale. Guai a chi mette in discussione le mie inclinazioni sessuali. Fatelo poi con Draco. Lui si che mi da qualche dubbio. Ma non diteglielo che se no mi accoppa veramente e poi dove lo si trova uno come me? Dove? .. No! Non negli ovetti Kinder! Ma che persone senza cuore che siete! Veramente. Ma tornando seri.. il mio amico aveva veramente un grosso problema. Perché non voleva fare questo stra-maledettissimo regalo alla Granger? Che male c’era? Alla fine avrebbe smentito a tutta la scuola il fatto di essere un pallone gonfiato. Cosa c’era di così male? Voleva mantenere quella faccia? A che scopo? Perché non voleva capire che in quel modo l’avrebbe avvicina, le avrebbe fatto cambiare idea, avrebbe stretto una sorta di amicizia, si sarebbero conosciuti, sarebbero finiti a letto e poi tanti figli, matrimonio e tutti felici e contenti? Perché era così ottuso e cretino da non voler aprire gli occhi? Aveva,per caso, delle fette di salame o delle banconote sopra? Cosa gli costava cambiare, ma non dico per sempre, ma per un po’, il tempo per farle capire che quello che vedeva ogni giorno era solo una maschera, una cosa creata da suo padre ma completamente diverso da quello che in realtà era? Perché? Aveva paura di soffrire, di poterne rimanere deluso, di scoprire di poter provare sentimenti, di essere umano, di avere un cuore che batteva forte, di potersi aprire come mai aveva fatto? Cosa lo frenava così tanto da renderlo insicuro e scostante nelle sue decisioni? Io veramente non riuscivo a capirlo. Veramente. Ho cercato di dargli una mano ma se l’avarizia, perché era ciò di cui si parlava, era l’unica cosa che gli interessava non potevo farci più nulla. Un caso disperato.     

- Almeno non appariresti come un vecchio avaro.. – mormorai con voce stanca, passandomi una mano sugli occhi appena socchiusi e sospirando un poco, stanco di quella lunga conversazione. Parlare con lui era veramente stancante, soprattutto se dovevi tirargli fuori parola per parola con la pinzetta. Manco fossi un medico. Draco mi guardò un secondo, strinse forte un pugno e si avvicinò a me. Ah, lo sapevo. Mi avrebbe tirato un pugno. Ormai lo conoscevo il tipo e lo avrebbe fatto perché lo avevo fatto incazzare troppo. Dai. Qualche secondo ed ecco un bell’occhio nero da coprire con tonnellate di trucco di Pansy. Speravo che ne avesse abbastanza. L’ultima volta era rimasto per una settimana ma non era così arrabbiato. Avevo tirato troppo la corda. Ero ormai pronto a sentire le nocche della sua mano contro lo zigomo quando lo sentii sbuffare fortemente. Aprii gli occhi, ritrovandomelo a pochi centimetri dal mio corpo, in piedi davanti a me, e lo vidi passarsi una mano tra i capelli nervosamente mentre nei suoi occhi passavano strane emozioni. Emozioni di una persona che aveva un cuore ma non voleva capirlo. Emozioni di una persona che aveva fatto la scelta più giusta. Emozioni per una persona che sarebbe ritornata a vivere se solo mi avesse dato la possibilità di aiutarlo a fare.

Feci per aprire bocca ma lui mi precedette, mettendomi una mano sulla bocca con stizza e con rabbia. Ok. Forse non era così calmo. Forse. No. Non lo era affatto. Meglio farlo sbollire un po’ prima di riaprire l’argomento. Meglio. Si,si. Meglio.   

- Blaise.. Ammazzati! – sbottò iracondo uscendo dalla stanza sbattendo violentemente la porta dietro di sé, spaventando alcuni primini che passavano di lì. Eh si. Aveva proprio un carattere di merda. Impossibile da gestire. Veramente. Spaventava perfino i bambini con il suo umore nero o con il faccino, poco carino devo dire, sempre incazzato. Un po’ d’allegria, ragazzo. Non si può essere sempre con il muso lungo stampato in faccia. Poi dopo le rughe come le metti apposto quando sei vecchio? Meglio,però, non dirglielo che poi s’incazza ancora di più. Per quel giorno meglio basta. Che poi chi lo sentiva? Io? Eh no! Basta!    

Con lui è proprio impossibile parlare in modo civile per più di cinque minuti. E poi quello immaturo tra i due ero io!

Sarò immaturo, va bene, ma lui rimaneva un fottutissimo avido del cazzo.

Parola di Blaise Zabini.

 

Zona Autrice:

Dico solo due cose..intanto mi scuso dell'enorme ritardo ma, come si può vedere, questo è stato un parto. Avverto che anche i prossimi saranno..corposi ^^

Ringrazio chi continua a leggere le altre mie storie, tra cui  Sotto le Stelle ,Vizio del Gioco,Moon & Mars, La Legge della Lussuria,  Dietro l'Angolo, Torta alle Fragole con Panna e tutte le altre. Grazie. Inoltre un grazie a chi mi segue in silenzio, per tutti coloro che hanno messo le mie storie tra i preferiti/seguite/ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti. Grazie di cuore.
A presto,

B.  

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