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Autore: Nuage9    27/11/2010    2 recensioni
L'amicizia tra loro non era mai stata normale, ma era più di qualunque cosa si fossero mai aspettate.
Una giovane e solare ragazza tedesca, un'introversa bambola di porcellana inglese e... Un dolce, doloroso ricordo chiamato Maria.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Breve premessa: Ero molto indecisa se pubblicare o meno questa storia, tuttavia, alla fine, mi son detta che, in fondo, per lasciarla a prendere polvere nel mio computer era meglio cercare di avere dei pareri esterni. Tengo molto a questa storia, quindi mi farebbe piacere sapere che cosa ne pensate :) Enjoy ~

Maria

Ancora oggi ricordo, come se fosse ieri, la mia vita insieme a lei. Non era una ragazza particolarmente bella, ma aveva quel certo non so che per cui tutti i ragazzi la trovavano irresistibile. Forse erano quelle sue fossette sulle guance, che venivano fuori ogni volta che rideva (il che, a dire il vero, accadeva abbastanza spesso), facendola sembrare una bambina; forse era il modo in cui affrontava la vita, così spensieratamente, in modo così poco adatto ad una ragazza di vent’anni.
Maria amava la vita, in ogni sua forma.
Amava tutti, di quell’amore puro e privo di malizia che si crede impossibile da provare una volta superata la prima fase dell’infanzia; ed amava gli animali e le piante, allo stesso modo; le giornate di sole come quelle di pioggia. Nulla sembrava farla incupire, ed era questa la sua forza.

Conobbi Maria al primo anno di College: entrambe ci eravamo appena trasferite in Inghilterra, io dalla Germania e lei dalla Spagna, e, dal momento che eravamo le uniche straniere, mi venne abbastanza naturale avvicinarmi a lei. Il suo inglese era perfetto, tuttavia non sembrava affatto infastidita dalla mia strana pronuncia, o dal fatto che il più delle volte, nei primi tempi, non facessi altro che gesticolare e mimare perché incapace di ricordare tutte le parole che volevo dire.
Ogni volta che non sapevo come continuare, lei rimaneva lì, perfettamente immobile, in paziente attesa; e ogni volta che alla fine riuscivo a completare la frase, sorrideva, prima di rispondere, quasi come se io fossi stata il suo animaletto domestico e lei la padrona fiera. Sì, dava spesso quest’impressione di superiorità, ma non credo fosse sua intenzione.
Una volta ho provato a dirglielo, e lei, sgranando gli occhi castani, mi chiese, sincera: « Perché dovrei ritenermi superiore a qualcuno, Ricka? Non siamo tutti esseri umani? ». Ricordo che, forse per il modo serio in cui lo disse, forse per come quella frase, detta da una ragazza di appena sedici anni, stonava, mi misi a ridere. Per fortuna, Maria non è mai stata una persona permalosa.
Se fossi stata lesbica, o un ragazzo, mi sarei certamente innamorata di lei.
Non posso comunque dire di non averla amata, a modo mio. Non era lo stesso amore e desiderio che si provano per un amante, non era lo stesso affetto che si sente per un’amica; tuttavia non c’era lo stesso legame che si ha tra sorelle. Non saprei dire che sentimento fosse, ma era dolcissimo. Un sentimento che non potrò provare mai più, per nessun altro.
Non avevamo nemmeno bisogno di parlare, quando eravamo insieme: il più delle volte, sia che lei venisse a casa mia, sia che io andassi a casa sua, sia che uscissimo, finivamo a vedere un film, in silenzio. E solo quando anche i titoli di coda erano finiti, uscivamo da quel mondo magico che noi stesse avevamo creato intorno a noi e, prima di dire qualunque cosa, ci guardavamo negli occhi per un po’. Forse, per ristabilire il legame con la nostra realtà.

« Non pensi che si bagneranno troppo? » esordì una sera piovosa, guardando fuori dalla finestra. Non serviva specificare il soggetto: capii immediatamente che si riferiva a sua madre e a suo fratello minore, appena usciti dalla casa in cui, finito il College, decidemmo di convivere io e Maria.
« Non credo. Hanno l’ombrello, e poi la stazione non è lontana » liquidai così la faccenda, abituata alle preoccupazioni apparentemente senza senso della ragazza. Io, così fredda, cinica ed egocentrica, non potevo capire i sentimenti che si agitavano in lei.
Tuttavia, Maria si limitò ad annuire, come per darmi ragione, prima di prendere il cappotto. « Starò via cinque minuti, non di più » e mi sorrise, con quelle sue fossette sulle guance pallide.
Per un momento, qualcosa dentro di me urlò di non lasciarla uscire: pioveva troppo, non era sicuro. Ma non ho mai dato retta alle mie sensazioni.
Così mi limitai ad abbracciarla, a darle un bacio sulla guancia, e a dire: « D’accordo, dovevo immaginarlo. Cerca di non inzupparti troppo, però. Altrimenti, tocca a me farti da baby-sitter, se ti becchi l’influenza! » e sorridendo le diedi un buffetto sul naso, mentre lei scoppiava a ridere.
« Non ti preoccupare. E poi, ho talmente tanta fame! Non vedo l’ora di mangiare, anche perchè ho visto che hai comprato qualcosa in quel nuovo ristorante coreano giù all’angolo! » infatti, come un bravo fidanzato, le avevo preso il suo piatto preferito: kimchee.
Mi fece l’occhiolino ed uscì. Io, invece, mi avvolsi nel piumone e, comodamente sdraiata sul divano del nostro piccolo salotto, mi appisolai quasi subito, guardando una sciocca telenovela che tanto piaceva a Maria.

Ma lei non tornò più, nonostante l’avessi aspettata così a lungo.




Note Finali ~ Uhm. In realtà, questo è una sorta di strano "prologo". Recentemente mi sono messa a leggere (più di prima) i libri di Banana Yoshimoto, e ciò ha influito molto sullo stile che sto usando per questa storia. Ultimamente, ogni volta che mi metto a scrivere dico "ah! Ma questo non è il mio stile!", ma la verità è che il mio modo di scrivere, unico, che appartiene soltanto a me, non l'ho ancora trovato. Quindi sto sperimentando. Purtroppo, cambio stile a seconda di come cambia il vento - in una città molto ventosa, direi.
Come ho già scritto sopra, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate :)
Per gli aggiornamenti non prometto nulla, mi spiace: ho già scritto i prossimi due capitoli, ma probabilmente li rileggerò fino allo sfinimento prima di decidermi che sì, sono abbastanza decenti da essere pubblicati.
La storia non è affatto un'autobiografia, ma in essa vi sono tante piccole cose che, in realtà, sono prese proprio dalla mia vita reale - ad eccezione di quella che dovrebbe essere chiamata "la storia principale", ovvero Ricka, il suo rapporto con Maria, e... Bhe, vedrete nel prossimo capitolo :)
Baci, Aki
  
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