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Autore: Sleilo    27/11/2010    1 recensioni
Sirius, il padrino di Harry, è morto da due anni e un nuovo anno scolastico inizia a Hogwarts. Il giovane mago, sempre più solo, decide di confidare le sue pene alla carta per alleviarle, e scoprirà ...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Severus Piton
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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A cena, Harry sedeva tra Ron ed Hermione piluccando distrattamente dal suo piatto. Il suo sguardo vagava verso il tavolo dei professori contro la sua volontà. All'improvviso sentì una mano sulla spalla:

Hermione: «Harry, ti consiglio di andare in infermeria. Se la tua cicatrice ti fa male devi dirlo! No, è inutile fingere che stai bene, sei ancora più pallido del Barone Sanguinario.»

La mia cicatrice ... Se lei sapesse!
 
Harry scosse la testa con aria stanca e promise di fare un salto in infermeria. Sperava davvero che questi amici lo lasciassero finalmente in pace. Erano semplicemente incapaci di capire il suo dolore. E quel barlume di pietà nelle profondità dei loro occhi lo faceva star male! Era il responsabile di tante morti ... e quegli sciocchi dei suoi compagni continuavano a prenderlo per il "salvatore" dell’umanità. Era ridicolo e non ne poteva più perché sapeva che, in ultima analisi, era impotente a cambiare qualunque cosa.
 
Improvvisamente i suoi occhi incontrarono due pupille nere lucenti come l'onice. Gli riflettevano uno sguardo gelido e astioso e le labbra dell'uomo si contorsero in una smorfia sprezzante. Harry distolse lo sguardo velocemente, sorpreso dalla pizzico doloroso che quell'odio aveva suscitato nel suo cuore.

Almeno lui non mi vede come un eroe, si accontenta di odiarmi! Pensò con cupa ironia.
 
Il suo scarso appetito sparì, il Sopravvissuto si alzò dicendo che sarebbe andato a letto. Attraversando i corridoi di Hogwarts senza vederli, si recò nel suo dormitorio e si lasciò cadere a braccia incrociate sul letto. Lottando contro le lacrime, cercò di scacciare l'orribile sensazione di colpa che lo assillava. Cercò anche di sfuggire a quel maledetto senso di impotenza che non lo lasciava dalla la morte di Sirius. In ogni caso era così debole, e presto Voldemort lo avrebbe ucciso realizzando il suo più caro desiderio, riposare in pace senza ricordi e senza sofferenza.
 
Mentre la sua mente scendeva verso pensieri sinistri comportanti coltelli e funi, degli occhi di onice in un viso pallido e severo, incorniciato da un’ala di lunghi capelli corvini, si imposero a lui. Il lampo di odio nei suoi occhi era stato stranamente doloroso e tuttavia così rassicurante; lui almeno lo vedeva come era, e niente era cambiato!
 
Preso un impulso improvviso, Harry si sedette e cominciò a scrivere furiosamente:
 
"Perduto ero nel mondo

In cerca della mia tomba.

Più nulla mi ancora alla realtà

Se non questo odio che continui a portarmi.

I tuoi occhi d'ebano che ardono di disprezzo,

Le tue parole pungenti e glaciali;

 
Questa incredibile sofferenza nel mio cuore illanguidisce.

Questo odio cocente, come la sostiene?

La tua presenza ancorata come una roccia

Nella mia vita, mi costringe a continuare.

I tuoi sarcasmi mi spingono a ribellarmi,

Contro il destino funesto che mi è stato imposto.

 
Mi rendo conto ora che è la fiamma

Del tuo risentimento che ha forgiato la mia anima.

Senza di te io vado alla deriva,

Ho bisogno del tuo odio per vivere.

In me, invece, si nasconde il desiderio

Di amarti, di cessare di odiarti ... "

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Trascrizione fonetica
 
Tutto preso dalla sua scrittura, Harry quasi cadde dal letto sentendo il "pop" caratteristico dell'arrivo di un elfo domestico.

Harry: «Dobby, per Merlino! Non farlo più! Sono quasi morto di paura!»

Dobby: «Che il signor Harry Potter mi perdoni. Ma il signor Preside ha chiesto a Dobby di andare a cercare Harry Potter. Così Dobby è venuto signore. »
 
Harry: «Va bene Dobby ... Dì a Silente che arrivo. »

Perso in un vortice di domande e pensieri contrastanti, il giovane entrò nell'ufficio del direttore in uno stato di trance. Sondò la stanza con uno sguardo spento, ma tornò rapidamente sulla terra incrociando le onici frementi che ossessionavano le sue notti.

Silente: «Orbene Harry, siediti, gradirai una tazza di tè con dei dolcetti al limone.»
 
Troppo sorpreso per rispondere, Harry si sedette rapidamente, sperando che Piton non facesse alcun commento. Come sperare in un miracolo ...

Piton, con voce fredda, strascicata e sprezzante: «Beh Potter, sembrerebbe che la nozione di tempo sia ancora troppo complicata per lei ... a meno che non stia cercando ancora un’occasione per farsi notare! »

Harry non rispose nulla, ma la sua faccia si contrasse in una smorfia di collera.

Silente: «Harry, Severus, prendete un dolcetto, il limone vi farà bene. »
 
Sembrando ricordarsi un dettaglio importante, Silente riprese repentinamente:

«Se sei qui è a causa degli Horcrux. Ho trovato un modo per distruggerli e ... »

Harry: «Cosa? Piton ne è al corrente? Questa è follia! »
 
Piton: «Potter! Va bene che la sua mancanza di educazione non mi sorprende, data la somiglianza con quel presuntuoso suo padre, ma speravo, evidentemente a torto, che si sapesse controllare alla presenza del nostro Preside ... E sappia che il suo parere di marmocchio oltraggiosamente viziato mi è indifferente. »

Harry non poté non notare la smorfia di disgusto e di rabbia che brillava negli occhi dell'uomo. Restituendogli il suo sguardo cupo, il giovane sentì le sue viscere contorcersi violentemente.
 
Silente, imperterrito: «Harry, pensavo avresti compreso ... soprattutto nei confronti degli eventi che hanno circoscritto la morte dei tuoi genitori! » Notando lo sguardo leggermente imbarazzato e contrito del giovane, Silente riprese quasi con allegria:

«Dovreste davvero prendere una torta ... Uhm, si, quindi dovremmo essere in grado di distruggerli completamente usando una pozione ... »

Harry, dimenticò presto la sua rabbia e chiese incredulo: «Una pozione? »

Silente: «Sì, Harry, una pozione. Per altro tu e il professor Piton dovrete lavorare fianco a fianco per crearla. »
 
Piton, furioso: « E’ fuori discussione che io lavori con quel moccioso arrogante! Siate realista signor Preside, visto il suo livello in pozioni rischia di far saltare tutto il castello! »

Silente: «Esattamente Severus, senza di te Harry non avrà successo! »

Harry: «Non lavorerò con lui, professore. Perché non gli lascia fare la pozione da solo. Dato il suo amore per i luoghi oscuri non dovrebbe disturbarlo! »
 
Fuori di sé, il Sopravvissuto non capì cosa aveva detto che dopo averlo fatto. Ciò non gli impedì di fulminare i suoi due superiori con lo sguardo e sprofondare ostinatamente nella sua poltrona.

Piton, con gli occhi fiammeggianti di odio trattenuto: «Mi dispiace ammetterlo ma Potter ha ragione, per una volta ... »

Silente: «No, io non la penso così. La base di questa pozione è il sangue di Harry, e dubito che lasci che qualcun altro oltre lui lo prelevi! Non è vero Harry? »

Harry: «Forse, ma ... »
 
Silente: «Inoltre, questa pozione deve essere mescolata ogni ora dopo il tramonto per tre settimane. Dovrete essere almeno due per realizzarla. »

Harry era furioso, ma cosa poteva rispondere a questo? Dire che avrebbe trascorso tre settimane a preparare questa maledetta pozione con Piton. Era davvero un incubo, e dire che poche ore prima era stato convinto che la sua vita non potesse essere più infernale ... Si sbagliava enormemente!

Silente: «Bene, dal momento che siete d'accordo, inizierete domani sera. Harry ti trasferirai nella stanza attigua a quella del professor Piton. … »

Harry: «Cosa? »
 
Silente: «Non c'è bisogno di discuterne e questo vale per tutti e due» disse, fulminandoli con lo sguardo con una certa irritazione.

Harry sentì un abisso di orrore aprirsi sotto i suoi piedi, sarebbe andato a vivere con Piton e a dormire nei suoi appartamenti. Una rabbia nera e una forte voglia di vomitare lo presero, tuttavia nel profondo del suo cuore una dolce scintilla di gioia si era accesa. Anche se si rifiutava di ammetterlo, lei era comunque lì, danzando delicatamente all’espressione granitica di Piton ...
  
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