Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Giulia K Monroe    28/11/2010    12 recensioni
E se Harry Potter avesse avuto una sorella minore?
E se Sirius Black non fosse stato catturato e portato ad Azkaban?
Cosa sarebbe successo alla storia più amata di tutti i tempi? Scopritelo leggendo!
***
All'improvviso lo sguardo opaco, grigio metallo sporco, si accese. Luminoso e carico di rabbioso odio, si riversò su quello della ragazza, che trasalì spaventata.
Alexis fece per indietreggiare, ma lui non glielo permise: lasciata scivolare la mano da sotto le sue, le aveva artigliato le spalle con una presa tanto violenta da farla gemere per il dolore; l'aveva quindi trascinata contro l'armadio e l'aveva sbattuta furibondo contro lo specchio, facendole mancare il respiro.
«Perché non ti sei fidata di me?!» ruggì Draco e alzò il braccio con una mossa così repentina che lei, per un attimo, temette che stesse per colpirla; lui invece scaraventò il pugno al di sopra della sua spalla e il suo viso venne sfiorato solo dall'aria smossa: le nocche pallide avevano cozzato con lo specchio al quale era poggiata, incrinandolo.

[IN FASE DI REVISIONE]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ed eccovi il nuovo capitolo!
Spero sinceramente vi piaccia, io mi sono divertita molto a scriverlo :3
Mi auguro anche che, queste scene di intreccio con la storia vera, non risultino noiose, ma che anzi, con un quel particolare in più qual è Alexis, siano di vostro gradimento!
Annuncio già da ora che il prossimo capitolo arriverà con qualche giorno di ritardo, perché questa settimana parto, quindi non so quanto potrò scrivere e, comunque, non avrò internet per postare! Ma vi prometto che appena torno, cercherò di postare ^_^
Purtroppo sono molto di corsa, quindi vi lascio direttamente alla lettura!

Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando!

 
Prima di lasciarvi, ringrazio tutti ufficialmente per seguirmi!
Grazie per le 198 recensioni
Grazie per gli 87 preferiti
Grazie per i 10 ricordati
Grazie per i 67 seguiti

 
E grazie a te, che sei arrivato a leggere questa storia fino a qui e continui a seguirmi!

 

 

 

 

 

 

 

 


 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

Capitolo XXX
Il club dei duellanti

 

 

 

 

La notizia che Colin Canon, primo anno, Grifondoro, era stato pietrificato durante la notte, aveva fatto il giro di Hogwarts e il lunedì mattina, a colazione, tutta la Sala Grande già ne parlava.
Al tavolo di Corvonero, Coolen Careye e il resto delle Untouchable Ravens parlavano in modo piuttosto concitato, non tanto preccupate per quanto successo o per la loro sorte – in fondo, erano delle purosangue, non correvano alcun rischio – quanto più incentrate nello stilare una bozza per il nuovo articolo di Vanity Witch. Già vedevano il titolo sanguinare a lettere cubitali sulla testata: ‘Camera dei Segreti: verità o strascico di un brutto scherzo?’
Avevano, inoltre, già progettato lo spazio pubblicitario per i loro nuovi prodotti: amuleti, ciondoli, bracciali e quant’altro, incantati con magie che avrebbero protetto i loro proprietari. Dal momento che la loro creazione era stata ultimata da poco e che, quella, era una notizia segretissima, ovviamente tutti ne erano già a conoscenza.
Seamus Finnigan aveva già comprato un talismano enorme, che ora teneva legato alla cintura e che tintinnava fastidiosamente ogni volta che faceva il minimo movimento.
Penelope Light si era munita di un anello dalla pietra rossa, che le era costato ben cinque Galeoni.
Hannah Abbott indossava una collana un po’ pacchiana, ma che la faceva sentire al sicuro, mentre passeggiava per i corridoi del castello.
Millicent Bulstrode era andata a comprare un piccolissimo orecchino nero, che ora portava all’elice dell’orecchio sinistro, e che passava inosservato agli occhi di tutti i Serpeverde, purosangue, suoi compagni di casa. 

Al tavolo dei Grifondoro, Harry Potter fissava assonnato una scodella di porridge, ascoltando disinteressato il discorso di Ron ed Hermione. La ragazza, china su un grosso tomo già di prima mattina, stava adesso scuotendo la testa, lasciando che i riccioli caotici le si riversassero sulle spalle.
-Io non ci credo a queste cose, Ron!- obiettò indignata, facendo schioccare la lingua sul palato; non aveva neanche alzato lo sguardo, che rimaneva concentrato sul libro di Storia della Magia – Se qualcosa dovesse cercare di attaccarmi, non sarà di certo uno stupido amuleto a proteggermi, ma solo l’intelletto e la capacità di esercitare incantesimi!-
Concluse sicura, annuendo per dare enfasi alle sue parole.
-Ma Hermione! Potrebbe essere una sicurezza in più!- ribadì Ron, ingerendo l’ennesima porzione di uova e pancetta – E’ per il tuo bene! Se non funziona, pazienza, ma se dovesse funzionare ti terrà fuori dai guai!-
Hermione alzò lo sguardo dal libro per rivolgergli un’occhiataccia scettica.
-Per tenermi fuori dai guai, dovrei semplicemente stare lontana da voi!-
Decretò, tornando poi a ripassare l’emancipazione delle streghe del 1940. Ron balbettò qualcosa e le sue orecchie assunsero una particolare sfumatura, che andava dal rosso al violetto. Si voltò a guardare Harry in cerca di aiuto, esasperato, e quello sorrise appena, mesto, stringendosi nelle spalle.
-Beh, non puoi darle tutti i torti.-
Concordò e Ron sbuffò rumorosamente, tornando ad afferrare un pezzo di pancetta e ad infilarsela in bocca, contrariato.
Quando Neville Paciock si avvicinò al trio, persino Ron smise di mangiare. Una scia maleodorante invadeva l’aria come una patina irresistibilmente nauseabonda, contaminando il buon profumo di dolci e zucchero che aleggiava invece lungo il tavolo. Il ragazzo, rosso in viso, portava un grosso talismano viola appeso al collo, un corno legato alla cintola dei pantaloni e teneva tra le mani grassocce un’enorme cipolla verde.
Lavanda Brown e Calì Patil esalarono un verso schifato e si allontanaro dal tavolo dei Grifoni a tutta velocità.
-Ciao ragazzi!-
Li salutò Neville, ignorando le due compagne di casa che erano corse via alla velocità della luce, come se avessero visto un Dissennatore nudo.
-Ehm…ciao Neville.-
Hermione sorrise, a disagio, buttandosi poi a capofitto nella lettura; il naso, incollato alle pagine del libro, cercava di cancellare ogni traccia di cattivo odore inalando il profumo delle pergamene antiche che a lei tanto piaceva. Harry accennò ad un semplice cenno con la mano, mentre prendeva un piccolo cupcake al cioccolato e cominciava ad annusarlo con interesse. Ron, del tutto privo di tatto, si era invece tappato le narici.
-Per le mutande di Merlino: ti sei immerso in un bagno agli aromi di puzzalinfa, questa mattina, Neville?-
Esclamò disgustato, meritandosi un’occhiataccia di Harry. Hermione sferrò un calcio sotto il tavolo, diretto alla gamba di Ron.
-Ahia!-
Si lamentò Harry e la ragazza lo guardò dispiaciuta, mimando delle scuse con la bocca.
Neville, invece di sentirsi in imbarazzo, sorrise allegro.
-Oh no, Ron: ho semplicemente comprato questa!- e mise la grossa cipolla verde sul tavolo.
Una folata di odore decisamente raccapricciante investì l’aria, facendo rizzare i peli sulle braccia di metà Sala Grande.
-Ehm…precisamente, che cos’è quella cosa, Neville?-
Domandò Harry, i cui occhi, dietro le lenti rotonde, avevano cominciato a lacrimare pericolosamente. Neville ridacchiò tutto soddisfatto.
-E’ una cipolla magica! Il suo cattivo odore tiene lontano il malocchio ed ogni sorta di mostro! E’ una protezione contro quella cosa che ha attaccato Colin.-
Annuì convinto e lo sguardo scuro di Ron parve accendersi. Si voltò verso Hermione, che osservava l’ortaggio in un misto di nausea e disapprovazione.
-Ehi Herm: perché non ne prendi una anche tu? Poi puzzerai un po’, ma almeno sarai al sicuro!-
Ribadì.

Questa volta il calcio lo colpì in pieno stinco.

 -E poi, c’è chi osa contraddire l’affermazione che Grifondoro è spazzatura.-
La voce strascicata di Draco Malfoy costrinse il quartetto a voltare lo sguardo verso la sua figura. Passò di fianco a loro, algido ed elegante, senza degnarli di ulteriori attenzioni che non fosse quella piccola e acida provocazione. Il naso era arricciato in una smorfia disgustata e un ghigno pigro gli incurvava le belle labbra. Dietro di lui, Blaise Zabini aveva tirato fuori dalla giacca una fialetta e ora era tutto concentrato a passarsi quell’essenza sotto le narici.
-Oh, ma vattene al Diavolo, Malfoy!-
Fu la risposta di Ron, i cui occhi, ora, scintillavano di rabbia. Draco si voltò a considerarlo con un’occhiata veloce.
-Con piacere: almeno non sarò più costretto a vedere il vostro brutto muso e a sentire la vostra puzza.- disse laconico, dirigendosi con passo lento verso il suo tavolo.
-Per tutti gli elfi domestici: siete un affronto per l’olfatto e per la vista!-
Aggiunse Blaise Zabini, indignato, mentre continuava a sventolarsi gli odori sotto al naso.
-Detto da uno come te, Zabini, è un gran complimento.-
Si limitò a frecciare calma Hermione, lanciandogli solo una breve occhiata.
-Almeno io so riconoscere la differenza tra un paio di mutandine da ragazza e un paio di mutandoni da nonna, Mezzosangue.-
Ribattè tranquillo e Ron avvampò indignato al posto della ragazza.
-Come osi, razza di brutto…!-
Intervenne, scattando in piedi e portando la bacchetta alla mano. Harry si alzò a sua volta, per trattenerlo: non gli pareva il caso di scatenare una rissa davanti a tutta la scuola.
-Weasley, cambia repertorio.-
Lo schernì Blaise, considerandolo solo un gesto della mano che sembrava tanto quello di scacciare degli insetti molesti.

Ma, in fondo, per Blaise Zabini, loro erano degli insetti molesti.
Hermione, rimasta in silenzio per qualche minuto ad assorbire il colpo di quell’ennesima frecciata al suo essere nata-babbana, si voltò verso il Serpeverde, con un sorriso gentile e inaspettato.
-Io, almeno, Zabini, sono in grado di contare senza l’ausilio delle dita.-
Blaise sogghignò.
-Se dovessi usare tutti i punti neri che hai sul viso, Granger, credo che imparerei a contare fino ad un numero estremamente grande.-
Considerò con voce annoiata. Hermione si limitò a sbuffare e ad alzare gli occhi al cielo.
-Se hai finito di offendere, Zabini, avrei cose decisamente migliori da fare che stare a sentire te.-
Draco, che si era fermato ad osservare il piccolo battibecco, sogghignava divertito.
-Granger, Blaise non ha bisogno di offenderti ancora: per quello ci ha già pensato Madre Natura, facendoti nascere Mezzosangue.-
Asserì con tono strascicato, arricciando il naso con una smorfia disgustata, che non era propriamente solo a causa della cipolla di Neville.
Gli occhi blu di Ron si accessero di rabbia, mentre scavalcava il tavolo e, come una furia, estraeva la bacchetta e la puntava al petto di Malfoy.
-Ripetilo, se hai il coraggio, brutto figlio di un Mangiamorte!-
Sibilò rabbioso. Draco lo osservò impassibile, limitandosi a sollevare un sopracciglio, con aria di sufficienza.
-Abbassa la bacchetta, Weasley.-
Lo avvertì Blaise, che aveva estratto l’arma a sua volta e ora la puntava alla tempia del rosso.
Alexis Lily Potter, che era appena entrata in Sala Grande, aveva osservato la scena con un’occhiata raggelata: ma che diavolo stavano combinando, ora?
Corse incontro al gruppo, preoccupata.
-Che sta succedendo qui?-
Si informò, esaminando la situazione e facendo scorrere lo sguardo da Draco ad Harry; da Ron a Blaise; e infine su Hermione, che la considerò con un’occhiata veloce.

Nell’aria aleggiava una tensione simile a quella di una corda di violino che, se tirata giusto un millimetro di più, sarebbe saltata inevitabilmente, arricciandosi su se stessa.
Nessuno le badò.
Harry, che aveva scavalcato il tavolo a sua volta, si era posto accanto a Ron e gli aveva poggiato una mano sulla spalla.
Malfoy si limitò a sogghignare, lo sguardo d’argento acceso da una scintilla sinistra.
-Quale parte non ti è chiara, Weasel? Quella in cui affermo che la tua preziosa mezzosangue è solo uno scherzo della natura?-
-Draco!-
Lo riprese Alexis, scandalizzata.
Ron avvampò di rabbia e, dimenticata la magia, si gettò addosso a Malfoy, pronto a colpirlo in pieno viso con un pugno furioso.
I due fratelli Potter intervennero contemporaneamente, parandosi in mezzo ai due per separarli, prima che la situazione degenerasse più del dovuto.
-Adesso basta, Ron. Ignora questo idiota, lo sai che farebbe di tutto pur di riempire un po’ la sua misera vita.-
Disse Harry serio, posando entrambe le mani sulle spalle di Ron. Hermione, che aveva osservato il ragazzo segretamente colpita da tanto ardore nel difenderla, gli sfiorò il braccio con una mano, in una carezza gentile e riconoscente.
-Harry ha ragione, Ron. Lascia perdere.-
Nel frattempo, Alexis aveva preso Draco per entrambi i polsi e lo aveva guardato con aria determinata.
-Basta così, Draco.-
Lo rimproverò e quando lo sguardo argenteo scese ad incontrare quello smeraldo autoritario, quasi gli prese un colpo. Allargò appena le narici, mentre le agguantava una mano e la trascinava via, senza degnare il trio di ulteriori attenzioni.
-Black: devi smetterla di frequentare Potter, dico sul serio.- la minacciò, mentre si sedeva al tavolo dei Serpeverde; poi le lanciò un’occhiata capziosamente inorridita – Stai assumendo le sue stesse espressioni.-

 

Stavano lasciando la Sala Grande, quando Alexis si fermò ad osservare il tavolo di Corvonero, dove le Untouchable Ravens stavano ora esibendo la loro collezione di oggetti protettivi ad un gruppo di primine. Charlie Liplose alzò i suoi occhi di giada sulla ragazza e le sorrise, facendole cenno di avvicinarsi; i suoi capelli cortissimi sfoggiavano un rosa acceso, catturando ogni luce presente nella sala. Alexis si voltò ad osservare Draco che, poco più in là, stava discutendo con Flitt, probabilmente in merito alla prossima partita di Quidditch. Lo lasciò ai suoi affari per dirigersi verso il tavolo delle ragazze più in voga della scuola.
-Ehi, Black! Che onore vederti al nostro tavolo.-
La appellò Coleen, con un sorriso fugace, prima di tornare a spiegare ad una ragazzina di tassorosso come funzionasse il cerchietto di raso che le stava mostrando. Alexis rispose al saluto con un cenno del capo e si accomodò accanto a Charlie, che le stava insistentemente indicando un posto.
-Ciao, Charlie.-
La ragazza sorrise e le fece un occhiolino, prima di passare a sfiorarle i boccoli, con una carezza gentile della mano.
-Stai ancora usando il nostro shampoo alle more, vero?-
Domandò entusiasta, avvicinandosi per annusarle i capelli. Alexis annuì.
-Sì, devo ammettere che è ottimo. Nessun prodotto era mai riuscito a districare così bene i miei capelli! Come avete fatto?-
-Eheh…Trucchi del mestiere, Black!-
Ribattè, facendole un altro occhiolino. Alexis sorrise, divertita.
-Allora, in cosa posso esserti utile?-
Le domandò, allargando un braccio per mostrarle vari amuleti e accessori disposti su di un panno nero aperto sul tavolo.
-Che cosa hai?-
Si limitò a rispondere, vagliando gli oggetti con un’occhiata pensierosa.
-Oh, molte cose: ma non credo che a te servano questi talismani, Black.-
Alexis corrugò le sopracciglia, voltandosi a guardarla. Charlie sorrise e si passò una mano tra i corti capelli rosa.
-Sono oggetti per aiutare i nati-babbani in caso di attacco da parte di qualsiasi cosa si stia muovendo nella scuola.- spiegò, prendendo un ciondolo e rigirandoselo tra le dita abili –Tu sei una purosangue, forse una di quelle che hanno il sangue più pulito in tutta la scuola, insieme a Malfoy. Le vostre famiglia si sono addirittura unite per preservarne l’illibatezza!- aggiunse, lanciandole un’occhiata eloquente e strana, che la costrinse a distogliere lo sguardo.
–Dunque, non ne hai assolutamente bisogno, giusto?- concluse, tornando a sorridere accomodante.
Alexis storse appena le labbra, fissando un braccialetto d’argento davanti a lei.
Era bello: un piccolo serpente fiero che si snodava tra un rovo di rose.
Si ritrovò inevitabilmente a pensare che lei non era propriamente così al sicuro, perché non era propriamente così pura. Lei non era una Black, ma una Potter. E, a differenza del suo presunto padre, Orion Black, il suo vero padre, James Potter, non aveva sposato una purosangue, ma una…nata-babbana; la più bella e la più brillante nata-babbana dei suoi tempi, Lily Evans, ma pur sempre, come dicevano in molti, una Sanguesporco…Lei, dunque, Alexis Lily Potter, era decisamente una Mezzosangue, esattamente come suo fratello. E se…
La mano di Charlie le sfiorò un braccio, delicata, costringendola a tornare alla realtà. Alexis alzò lo sguardo su di lei e quella le accarezzò il dorso della mano destra che lei non si era nemmeno resa conto di stare stringendo con tanta violenza da farne sbiancare le nocche.
-C’è qualcosa che ti preoccupa, Alexandra Black?-
Le domandò, con tono improvvisamente dolce e sensuale, avvicinandosi appena e osservandola con sguardo languido. Alexis corrugò entrambe le sopracciglia, chiedendosi mentalmente cos’era quella confidenza improvvisa. Lei e Charlie Liplose, come il resto delle Untouchable Ravens, non avevano poi questo grande rapporto; dopo l’uscita dell’articolo su lei e Draco su Vanity Witch avevano scambiato qualche chiacchiera nei corridoi del castello e lei, ogni tanto, si intratteneva con loro per comprare qualche prodotto a Diamond, ma nulla di più. Perché ora quella avvenente ragazza la guardava con sguardo famelico e malizioso?
-Sai, se hai qualche problema, posso aiutarti a risolverlo…-
Mormorò con tono concupiscente, scendendo ad osservarle le labbra e sorridendo.
Alexis spalancò gli occhi, a disagio, e cercò di allontanare il viso da quello di Charlie, che si era fatta decisamente troppo vicina.
Ma che intenzioni aveva quella?
-Charlie: smettila di provarci con Alexandra. Lei è etero ed è mia.-
La voce annoiata e allo stesso tempo divertita di Draco Malfoy intervenne a salvare la piccola Potter, che sospirò sollevata quando la ragazza le lasciò andare la mano e si allontanò, imbrociando le labbra lucide.
-Peccato.-
La sentì mormorare, mentre le scoccava un’occhiata più che eloquente. Alexis deglutì e si affrettò ad alzarsi dalla panca, frastornata.
-Ehm…E’ stato un piacere parlare con te, Charlie.-
La salutò, il tono di voce improvvisamente acuto; si affiancò a Draco, leggermente rossa per l’imbarazzo.
-Il piacere è stato tutto mio, dolcezza.-
Rispose quella, soffiandole un bacio con la mano. Draco alzò gli occhi al cielo e cinse la vita di Alexis con un braccio, prima di portarla via.
-Black, prima o poi ti metterò un marchio di appartenenza.- sentenziò con aria a metà tra il minaccioso e l’ironico, mentre uscivano dalla Sala Grande –Ora anche le ragazze cercano di portarti via da me.-
Alexis ridacchiò, ancora a disagio per quello che era appena successo, e si voltò a guardarlo.
-Non sapevo che Charlie fosse, insomma…-
Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, in difficoltà. Draco abbassò lo sguardo su di lei, un’espressione malandrina a colorargli le labbra.
-Gay?-
Le suggerì, con un’occhiata divertita. Lei annuì e lui ridacchiò appena.
-Sì, beh…Diciamo che segue molto le tendenze.-
Si limitò a rispondere, sfiorandole il viso con una carezza. La mano di Alexis corse a fermare quella del ragazzo, per tenerla premuta contro la sua guancia.
-Nessuno può portarmi via da te, comunque: io sono tua, ricordi?-
Disse semplicemente, piegando il viso su di un lato.
La memoria di entrambi corse veloce a quella notte lontana, in infermeria. 

“Non mi sono mai sentito così...Non ho mai provato quello che provo per te con nessun’altra ragazza…Non so cosa significhi ciò con precisione né cosa mi stia accadendo…Ma c’è una cosa di cui sono certo ed è che ti voglio. Alexandra io ti voglio. Voglio che tu sia mia e di nessun altro.”

 “Draco, ascolta… mi hai chiesto di essere tua e tua soltanto…E io ti rispondo che io sono già tua e di nessun’altro. E se tu lo vorrai, lo sarò per sempre. Quello che provo per te non lo provo per nessun’altra persona al mondo. E’ qualcosa di indescrivibile che mi rende felice quando stiamo insieme, mi rattrista quando siamo lontani e mi rende gelosa quando ti vedo con un’altra. Questo perché l’unica persona con cui vorrei stare e di cui vorrei essere, sei tu.”

 “C’è solo un’ultima cosa che ti chiedo di fare, Alexandra…Dimmi che mi vuoi. Dimmi che mi desideri e che sarai mia e di nessun altro al mondo.”

 “Draco Lucius Malfoy…Io ti voglio e ti desidero come non ho mai desiderato nessun altro. E voglio essere tua e tua soltanto…Per cui non lasciarmi andare…Non abbandonarmi più…”

 “Sei mia Alexandra Black…Mia e di nessun altro e non ti cederò mai a nessuno…”

 
Draco sorrise e il suo sguardo si rilassò nel momento in cui lei gli sfiorò il palmo con le labbra.
-Finalmente lo hai capito, piccola Black.-
Mormorò assorto.

Il grigio dei suoi occhi sembrava un torbido cielo annunciatore di dolce neve.
Alzò l’altra mano per sfiorarle il viso con le nocche, prima di scendere a sfiorarle le labbra con un bacio delicato. Alexis sorrise e gli circondò la vita con le braccia, lasciando affondare una guancia sul petto caldo coperto dal maglione morbido della divisa invernale.
Il profumo di pioggia, fresco e inebriante, la avvolse, proprio come le braccia snelle che le circondarono tenere le spalle.
-Come mai eri al tavolo dei Corvonero, comunque?-
Si informò Draco. Lei si strinse appena nelle spalle.
-Ero curiosa di vedere cosa stavano vendendo. Ti sembrerà una sciocchezza, ma non mi dispiacerebbe avere uno di quegli amuleti come protezione.-
Il ragazzo chinò il capo per osservarla con un cipiglio interdetto; i capelli biondi scesero appena a coprirgli lo sguardo.
-Ma a te non serve quella robaccia. Sei una purosangue, non hai nulla da temere.-
Disse, corrugando la fronte. Lei si limitò a sospirare, abbassando appena lo sguardo.

Non sarebbe stato tutto molto più semplice se lei avesse detto la verità fin dall’inizio?
Quella che era sembrata una buona idea per tenersi lontana dai guai e dallo stress, si stava rivelando piena di consequenze decisamente più sfibranti.

-Non credo che le Untouchable Ravens sarebbero molto contente del sentirti definire le loro invenzioni robaccia.-
Rispose infine, buttandola sul ridere. Draco si strinse nelle spalle, incurante.

Lo sguardo d’argento scese ad osservare il viso piccolo e dall’espressione lontana e pensierosa, rivoltò con innaturale interesse verso il pavimento.
Draco non aggiunse nulla, ma si limitò a stringerla di più contro di sè, come per farle capire silenziosamente che non doveva temere nulla,comunque.
Lui le sarebbe stato accanto, sempre.
L’avrebbe protetta, sempre.
 

Quando scesero nell’ingresso principale di Hogwarts, sembrava che tutti gli studenti delle quattro case si fossero dati appuntamento in quel luogo: molti parlavano tra loro, concitati, ed altri cercavano di sbirciare oltre il cospicuo muro di compagni che si affacendavano di fronte alla bacheca degli studenti.
-Cos’è tutta questa confusione?-
Draco si voltò a guardare Alexis e si strinse nelle spalle, con eleganza.
-Non ne ho idea.-
Si limitò a rispondere, mentre la stringeva un po’ contro di sè per evitare che qualche mal capitato la travolgesse per sbaglio.

Infondo, lei, era così piccola…
Draco si guardò intorno, con aria circospetta, fin quando non vide l’algida e prestante figura di Blaise Zabini fare capolineo tra la folla, emergendo anche tra gli studenti più grandi, grazie al suo considerevole metro e ottantre. Si avvicinò ai due ragazzi e dopo aver sorriso gentile ad Alexis, scoccò un’occhiata accesa al ragazzo.
-Draco…l’hanno ufficializzato.-
Si limitò a comunicare. Alexis corrugò le sopracciglia, piegando il viso su di un lato.

Adesso, anche lo sguardo argenteo aveva preso a brillare di pura aspettativa.
-Cosa?-
Domandò lei confusa e Draco chinò il capo per osservarla, l’ombra di un sorriso a colorargli le labbra. La cinse appena di più per la vita, con impeto.

-Il club dei duellanti.- 
 

 
Quella sera stessa, la Sala Grande era gremita di studenti. I quattro tavoli dove le diverse case sedevano durante i pasti erano spariti, lasciando vuota gran parte dell’enorme stanza. L’alta volta, su cui compariva un cielo incantato, si disegnava in diversi nuvoloni neri, che minacciavano un’improbabile pioggia. Qualche scarica elettrica attraversava la coltre scura, illuminando a tratti l’enorme palco dorato che era stato allestito ad un lato della Sala e attorno alla quale si raccoglievano tutti gli studenti, già armati di bacchetta e un po’ infantilmente agitati per quella prima lezione di combattimento.
Il primo turno, quelle delle otto, spettava al primo e al secondo anno, quindi, per la prima volta, Alexis si ritrovava a seguire una lezione al fianco di Draco Malfoy e Blaise Zabini, che la guidarono esattamente ai piedi del palco, aprendosi un varco tra la folla a suon di spallate e maniere decisamente poco gentili. Avrebbe voluto protestare per quella loro continua prepotenza, ma decise che era meglio tacere, se non voleva ricevere due occhiatacce gratuite.
Anche Harry, Ron ed Hermione erano in prima fila, dal lato opposto rispetto al loro.

I due sguardi di smeraldo si incontrarono con irridente naturalità e i due fratelli si sorrisero, mentre lei alzava una mano in segno di saluto.
Draco Malfoy, accanto a lei, sembrava non aver notato quel complice scambio di sguardi; solo Blaise Zabini aveva notato l’espressione frustrata e rabbiosa che aveva fatto scintillare quegli occhi di ghiaccio che, un secondo dopo, erano tornati ad assumere la loro solita sfumatura di noia e indifferenza.
C’erano bisbigli concitati tutti intorno al misterioso palco; chi si chiedeva in cosa consisteva quel ‘Club dei duellanti’; chi non vedeva l’ora di imparare qualche incantesimo da combattimento; chi si domandava quale professore avrebbe loro insegnato a difendersi.
-Secondo voi chi ha organizzato questa cosa?-
Stava appunto domandando Diamond che, grazie a Nott – ancora, miracolosamente, il suo ragazzo ufficiale- era riuscita a raggiungere Alexis e gli altri. La ragazza si strinse nelle spalle, scuotendo appena la testa.
-Ho sentito dire che, a suo tempo, Vitious fu un campione di questo Club.-
Rispose Blaise e Draco annuì, ancora pensieroso.

Un guizzo di nervo teso sulla guancia bianca denotava che, ancora, Harry Potter stava lanciando fugaci occhiate in loro direzione.
-Esisteva già in passato, il Club dei Duellanti?-
Si informò Alexis e Blaise mosse il capo in un cenno d’assenso.
-Sì, ma da quel che ho sentito dire, lo cancellarono qualche anno dopo la sua fondazione, perché era diventato motivo di bische clandestine e duelli che spesso sfociavano in piccole risse tra gli studenti.-
Alexis lo osservò interessata, ma non fece in tempo ad aggiungere altro perché, in quel momento, una voce profonda e vanagloriosa interruppe ogni altro sussurrare nella Sala.
-Avvicinatevi! Avvicinatevi! Mi vedete tutti? Mi sentite tutti?-
Gilderoy Allock, in un completo color prugna, che fece gemere il buon gusto di Blaise Zabini, camminava sul palco improvvisato con aria soddisfatta e altezzosa, come se stesse facendo una di quelle sfilate babbane per la nuova collezione invernale di…ridicolezza. I capelli color miele scendevano ad incorniciargli il viso e il sorriso – vincitore di cinque edizioni per il sorriso più seducente del Settimanale delle Streghe – che rivolse agli studenti fece levare un coro di sospiri da parte della popolazione femminile.
Draco Malfoy si ritrovò a pensare che, nonostante fosse suscettibile al fascino di quell’idiota di Potter, almeno Alexandra Black non adorava quel pallone gonfiato.
Altrettanto fortunato non poteva ritenersi Theodore Nott, dal momento che Diamond Cherin aveva più volte dichiarato che sarebbe volentieri passata dalla camera da letto del tanto famoso professore.
Blaise Zabini, dal suo canto, non riusciva assolutamente a spiegarsi come quel tipo potesse avere tanto successo con le donne: non era nemmeno la metà affascinante di quanto non fosse lui!
Harry Potter aveva sul viso l’espressione più atterrita che Alexis Potter gli avesse mai visto, cosa che la fece ridacchiare appena, divertita. Draco Malfoy le lanciò un’occhiata di sottecchi, ma non commentò; a farlo per lui fu la mano che si strinse appena attorno alla bacchetta.
-Molto bene.- disse il professore, fermandosi in mezzo al palco. – Il professor Silente mi ha dato il permesso di fondare questo piccolo Club dei Duellanti perché possiate allenarvi, nel caso doveste difendervi, come è capitato a me innumerevoli volte. Per ulteriori particolari, si vedano i lavori da me pubblicati.-
E ammiccò in modo civettuolo, facendo levare un altro coro di sospiri.

Per la prima volta, in vita loro, Harry Potter e Draco Malfoy avevano lo stesso pensiero per la testa: avrebbero vomitato molto presto.
-Permettete che vi presenti il mio assisente: il Professor Piton!-
Allock si voltò ad indicare l’estremità del palco dal quale stava salendo un serissimo Severus Piton. Il volto pallido era l’unica macchia bianca nella sua figura interamente ammantata di nero. I suoi occhi dardeggiavano, oscillando tra la noia e il fastidio.
-Mi dice di intendersi un po’ dell’arte del duello e molto sportivamente ha accettato di collaborare per una breve dimostrazione, prima di iniziare. Niente paura, ragazzi…quando avrò finito avrete ancora il vostro insegnante di pozioni tutto intero, non temete.-
Ridacchiò in modo frivolo, del tutto indifferente all’occhiata gelida che Piton gli aveva appena lanciato.
-Bisogna vedere se avremo ancora il professore di Difesa Contro le Arti Oscure, dopo.-
Bisbigliò Malfoy e Tiger e Goyle, appena dietro di loro, risero tonti. Blaise si limitò ad asserire, completamente d’accordo.
Allock si slacciò il mantello scuro, con eleganza, e lo lanciò in mezzo alla folla, con un gesto molto teatrale –neanche fosse stato Lorcan d’Eath, cantante rubacuori, in parte vampiro.
Calì Patil e Susan Bones fecero quasi a botte per riuscire a prenderlo; alla fine, sotto gli occhi divertiti di tutta la sala, decisero semplicemente di dividerlo, specialmente per nascondercisi sotto per la vergogna.
Allock fu l’unico a lanciare loro un sorriso bonario e seducente, prima di voltarsi verso il professore di Pozioni, che lo fissava decisamente alterato.
Si posero l’uno di fronte a l’altro e Allock cominciò a spiegare la posizione adatta per tenere le bacchette in un duello regolamentare. I due si guardarono negli occhi e si fecero un inchino: quello di Allock sembrava un profondo e maestoso sbilanciarsi di pomposità; Piton si limitò a fare una specie di cenno con il capo. Si diedero le spalle e si allontanarono, contando dieci passi, prima di voltarsi per fronteggiarsi.
-Al tre, ci lanceremo i primi incantesimi. Nessuno dei due mirerà a uccidere, naturalmente.-
Disse Allock con un sorriso tutto fossette. Malfoy sbuffò.
-Peccato: Piton farebbe un favore al mondo dello stile; nessuno l’ha avvertito che il viola è passato di moda?-
Commentò sottovoce Blaise Zabini e Alexis si voltò a lanciargli un’occhiata a metà tra il divertito e l’esasperato; poi tornò a fissare il palco. I due professori si stavano ora puntando con le rispettiva bacchette.
-Uno…Due…Tre…-
-Expelliarmus!-
Al grido di Piton e ad un suo elegante movimento di polso, un raggio di luce scarlatta partì dalla sua bacchetta e si scagliò, con tutta la sua potenza, addosso a Gilderoy Allock che, incapace di reagire o difendersi, venne colpito in pieno; volò giù dal palco e sbattè contro la parete, finendo in una poco decorosa posizione, che prevedeva ai suoi piedi di essere all’altezza dei volti dei giovani studenti.
Ci fu un trattenere di sospiri femminili generale. Draco Malfoy, Blaise Zabini, Theodore Nott, Vincent Tiger, Gregory Goyle e Diamond Cherin dovettero fare decisamente un grandissimo sforzo per non sbottare in una fragorosa risata nel silenzio.
Dall’altro lato del palco, Hermione Granger saltellava appena, agitata, dicendo qualcosa che Alexis non comprese. Dai sorrisi di Harry e Ron, però, capì che loro non erano poi tanto dispiaciuti o preoccupati per l’avvenimento. Per quanto riguardava lei, non sapeva cosa pensare: se quello era il professore che avrebbe dovuto insegnargli a proteggersi da un possibile attacco, allora erano messi davvero bene.
Allock, nel frattempo, si era rimesso in piedi e, con gambe tremanti, era tornato sul palco; i capelli sparati in aria erano solo un altro piccolo dettaglio aggiuntivo della sua ridicolezza.
Prese a fare uno sproloquio sulla banalità dell’incantesimo lanciato, vantandosi di azioni che, secondo molti dei presenti, esistevano solo in quella testa color miele. Alla fine, stufo, Piton decise che era ora di finirla con le dimostrazioni e che si poteva iniziare con la lezione vera e propria e con l’imparare come bloccare un incantesimo ostile.
Gli studenti vennero divisi a due a due e ad Alexis sembrò che il professore di Pozioni si divertisse un sacco a formare le coppie più strane e divergenti.
Harry Potter finì contro Draco Malfoy – ed Alexis si ritrovò solo a sperare che non si facessero eccesivamente male.
Ron Weasley fu messo con Seamus Finnigan ed Hermione Granger con Millicent Bulstrode, che la guardò in cagnesco.
Blaise Zabini venne accoppiato con la piccola Ginny Weasley e Diamond Cherin finì contro Lavanda Brown.
Infine, Alexis Lily Potter si trovò a condivedere il suo primo duello con Lei.

Pansy Parkinson.
Gli studenti si disposero in due file, uno di fronte all’altro, come aveva ordinato il professor Allock.
-…e inchinatevi!-
Stava aggiungendo. Alexis, senza staccare lo sguardo da quello dell’avversaria, chinò appena il capo, e lo stesso fece la Parkinson.

I suoi occhi scuri erano un pozzo senza fondo, nel quale perdersi era una cosa pericolosa e decisamente spaventosa. Un lungo precipitare senza fine, di quelli nei quali puoi solo augurarti di non trovare mai davvero il fondo, altrimenti l’impatto con le lame ghiacciate e taglienti che lì si collocano puo’ toglierti ben più di quanto tu sia disposto veramente a perdere.
Le belle labbra velenose si mossero in un sussurro ostile, che le fece correre un brivido lungo tutta la colonna vertebrale.
-Finalmente regoliamo i conti, Black.-
Alexis deglutì appena, ma si sforzò di alzare il mento, fiera come solo una Black avrebbe potuto essere; gli occhi di smeraldo, racchiusi tra le fessure irriverenti e contornati da quel pizzo elegante, brillarono di pura indifferenza. Senza risponderle, le voltò le spalle e compiuti i dieci passi si girò a fronteggiarla.
-Bacchette in posizione!-
Gridò il professore e tutti gli studenti sollevarono il braccio.
Alexis e Pansy Parkinson si misurarono con l’espressione di due gatte pronte ad attaccarsi.
-Al mio tre, lanciate l’incantesimo di disarmo al vostro avversario…soltanto per disarmarlo, naturalmente…non vogliamo incidenti. Uno…due…tre…-
Alexis, che era concentrata sull’avversaria, sobbalzò all’improvviso quando la voce carica d’astio di Draco Malfoy aveva sovrastato quella del professore, lanciando un’incantesimo che aveva colpito Harry con una forza inaudita, spedendolo per terra. Si voltò per osservare la scena, gli occhi spalancati di preoccupazione.

Si sarebbero ammazzati!
Non fece neanche in tempo a formulare un altro pensiero, che un raggio di luce violetta la colpì in pieno petto, con la potenza di una testata d’Ippogrifo. Le mancò il respiro e prima che si rendesse conto del dolore, era già finita contro la parete alle sue spalle e si era accasciata al suolo. Tossendo appena, rialzò il viso da sotto le braccia per trovarsi Pansy Parkison con la bacchetta di nuovo puntata contro, gli occhi scuri accesi di soddisfazione e le labbra dispiegate in un ghigno di pure cattiveria.
-Pensa per te, Black, ti conviene!-
L’avvertì, prima di muovere il braccio e gridare un altro incantesimo, che partì con violenza dalla sua bacchetta e caddè nel punto esatto dove Alexandra Black si era trovata solo il secondo precedente, prima di scartare abilmente di lato. Finì contro le gambe di Neville Paciock che, inciampando su di lei, cadde in terra evitando l’incantesimo di disarmo di Justin Finch-Fletchley.
Dopo essersi scusata, si rimise in piedi e si voltò verso la sua avversaria.
-Expelliarmus!-
Gridò, ma il suo incantesimo andò a vuoto, perché la Parkinson scartò abilmente su di un lato.
-Densaugeo!-
Un raggio marrone partì dalla bacchetta di Pansy, diretto contro la bocca della piccola Potter, che alzò il braccio disegnando un arco davanti a sé.
-Protego!-
Il fascio si infranse con violenza sulla debole barriera, costringendola ad indietreggiare.

Sia ringraziato Sirius Black per averle insegnato quell’incantesimo di difesa.
Dopo essersi ripresa, ripuntò velocemente la bacchetta su Pansy.
-Expelliarmus!-
Urlò decisa ma, accovacciandosi, la Parkinson evitò di nuovo l’incanto, che si infranse contro il muro alle sue spalle.
-Smettila di scappare Black e affrontami!- sbraitò, i corti capelli arruffati che scendevano ad incorniciarle le guance accesse e lo sguardo ostile –Exculcero!-
Un altro raggio, questa volta di un rosso scurissimo, si diresse contro Alexis che, di nuovo, disegno un arco nell’aria.
-Protego!-
L’incantesimo si infranse ancora contro la barriera, ma la sua violenza fu più potente della protezione inesperta e si creò uno spazio per penetrarla e colpirla di strascico ad una gamba. La pelle candida si arrossò immediatamente, come fosse entrata in contatto con un ferro rovente, pungendole dolorosa.
-Maledizione…- imprecò, stringendo i denti – Levicorpus!-
Questa volta fu il colpo di Alexis ad andare a segno e Pansy venne sollevata per un piede e messa a testa in giù, ma non si arrese: anche da quella posizione puntò la bacchetta contro l’avversaria.
-Dominusterra!-
Il raggio color mattone colpì il terreno sotto Alexis che, come scossa da un terremoto improvviso, cadde con il sedere a terra.
-Finite Incantatem!-
L’urlo di Piton mise fine alla pazzia in cui si era riversata l’intera Sala Grande.
La terra sotto Alexis si fermò e Pansy Parkinson cadde di botto. Nel caos in cui era caduta l’intera sala, la Parkinson alzò di nuovo la bacchetta, pronta ad inferire un colpo.
-Diffin…-
-Expelliarmus.-
Potente e concisa, nella confusione del momento, la voce di Blaise Zabini si alzò poderosa e un fascio di luce scarlatta colpì violento la mano di Pansy, la cui bacchetta schizzò in alto per finire nelle mani del ragazzo.

Un mare di alterigia e superiorità contro un pozzo d’odio e umiliazione.
-Direi che basta così.-
La rimproverò duro, lanciandogli un’occhiataccia. Poi si voltò verso Alexis e le porse una mano per sollevarla in piedi come fosse una piuma.
-Tutto bene?-
Le chiese apprensivo, mentre lanciava distrattamente la bacchetta di Pansy verso la proprietaria, che avanzò quasi strisciando sul pavimento per riprendersela.
Alexis, un dolore bruciante all’altezza del ginocchio, annuì appena, con un sorriso. I capelli arruffati le cadevano disordinati sul viso pallido e le guance accesse apparivano come sprazzi di calda tempera.
Si guardò intorno, tornando improvvisamente alla realtà e notanto che lei e la Parkinson non erano le uniche ad aver inscenato un combattimento che andasse ben oltre il semplice disarmo.
C’era una strana nebbiolina verde che appestava la zona, facendola tossire. Neville Paciock e Justin Finch-Fletchley erano abbandonati sul pavimento, ansanti; il viso del Grifondoro sembrava un pomodoro bagnato di sudore. Ron Weasley era vicino all’avversario e lo stava aiutando a rialzarsi. Hermione Granger e Millicent Bulstrode avevano abbandonato le loro bacchette sul pavimento e la Serpeverde stava strattonando l’avversaria con una salda presa sui capelli arruffati. Solo il provvidenziale intervento di Harry Potter, che aveva lasciato Draco Malfoy a riprendersi dalle risate che lo avevano colto con l’ultimo incantesimo, riuscì a separare le due ragazze.
-Oh santo cielo!-
Alexis Lily Potter si ritrovò a pensare che, per la prima volta, Gilderoy Allock avesse detto una cosa sensata.
Il professore cominciò a girare tra gli studenti, esaminando i vari danni dei duelli appena conclusi. Alla fine sospirò, scuotendo la testa, e i capelli biondi gli incorniciarono la fronte.
-Penso che sia meglio che vi insegni a bloccare gli incantesimi ostili…Proviamo con una coppia di volontari…Potter, Weasley, venite voi?-
I ragazzi si apprestarono a salire sul palco, intorno al quale si erano di nuovo riuniti tutti gli studenti. Alexis, sospinta da una mano gentile di Blaise, era ora tra lui e Draco, che guardava il bambino sopravvissuto con rabbia, il guizzo di un nervo teso a tirargli la guancia bianca.
-Pessima idea, professor Allock.- intervenne Piton, avanzando sul palco –La bacchetta di Weasley provoca danni con gli incantesimi più semplici: spediremmo Potter in infermeria in una tabacchiera.-
Sentenziò, con l’aria di uno a cui l’idea non dispiaccia poi molto. Alexis storse le labbra in una smorfia contrariata, seguendo le mosse del professore con un’occhiata infastidita
-Potrei suggerire qualcuno dei miei? Malfoy, magari?-
Esordì retoricamente, voltandosi verso il biondino e facendogli cenno di salire.
Un sorriso strano si dipinse sulle labbra di Draco che, con una scintilla sinistra e per niente rassicurante nello sguardo, scavalcò il palco.

Piccole dita pallide cercarono di afferargli la mano, per non si sa bene cosa fare, poi. Trattenerlo forse; implicare una mutua supplica; ma afferrarono solo un ciuffo d’aria e ricaddero inermi, prima di piegarsi su se stesse, come morbidi fuscelli, e conficcare le unghie nel palmo.
Istintivamente, Alexis si avvicinò a Blaise, che la accolse con un braccio attorno alle spalle.
Harry Potter e Draco Malfoy si trovarono l’uno di fronte all’altro, gli occhi fissi che lanciavano saette e avvertimenti.

Argento, della resistente e impenetrabile fattura degli specchi, contro Smeraldo, liquido monito di una forza della pietra temprata.
-Bacchette in posizione!-
Ordinò Allock e i due, senza smettere di fissarsi, alzarono le  bacchette e fecero un lieve inchino.
-Paura, Potter?-
La voce di Draco Malfoy era una pura cascata di dolce ghiaccio, che frecciava nell’aria come una violenta brezza invernale. Il ghigno sulle labbra illuminava gli occhi di un bagliore quasi accecante.
Harry, impassibile, si limitò a stringere appena lo sguardo; anche i suoi occhi erano accesi di un’emozione indecifrabile.
-Ti piacerebbe.-
Ribattè tranquillo. Si diedero le spalle e si allontanarono di dieci passi.
Uno.

La tensione che le cadeva sulle spalle come un mantello troppo pesante da sostenere.
Due.
Gli occhi ansiosi che seguivano ogni impercettibile movimento.
Tre.
I battiti del suo cuore che frullava frenetico nel petto.
Quattro.
Il suono tanto forte da martellarle nelle tempie e toglierle l’udito.
Cinque.
Un tremito che le scuoteva le spalle, costringendo Blaise a stringerla appena.
Sei.
Deglutire faticosamente, per ingerire il timore.
Sette.
La paura improvvisa.
Otto.
L’ansia. La preoccupazione.
Nove.
Pessima idea permettere ad un Malfoy e ad un Potter di sfidarsi a piede libero.
Dieci.
Si sarebbero uccisi.
Al via del professor Allock, cominciò la battaglia. Ogni incantesimo che scaturiva da entrambe le bacchette, ovviamente, non mirava a disarmare l’avversario, ma a fargli quanto più male possibile.
Non riusciva a guardare senza impedire al suo cuore di fermarsi definitivamente.
Alexis si voltò verso Blaise e nascose parte del viso contro il suo petto.
-Si uccideranno…-
Mormorò sconsolata, strusciando appena la fronte contro il maglione morbido e profumato.

Un nuovo schianto annunciava che uno dei due era finito a gambe all’aria. Non aveva il coraggio di voltarsi per vedere chi fosse.
Blaise la strinse un po’ di più.
-Tranquilla, al massimo Potter si ritrova di nuovo senza un braccio.-
Sentenziò calmo e Tiger e Goyle risero, facendo il tifo per il loro capo.
Alexis si irrigidì e, lenta, si voltò ad osservare la scena con un’occhio solo.

Come un dente che fa male e che la lingua corre sempre a stuzzicare, così il suo sguardo andava a sfiorare ciò che al cuore doleva.
Harry Potter e Draco Malfoy per sempre nemici.

Draco, in quel momento, stava sollendo rapidamente la bacchetta.
-Serpensortia!-
Gridò con rabbia e dall’esplosione violenta della sua bacchetta nacque un lungo serpentone, nero e minaccioso, che si alzò fluido, sibilando famelico e guardandosi intorno.
Alexis trattenne il fiato e Blaise si tirò indietro, portandola con sé per levarla dalla traiettoria dell’animale.
Draco Malfoy sorrise, tutto soddisfatto. Harry si limitò a fissare l’animale, indietreggiando appena, indeciso.
-Non ti muovere, Potter…- intervenne Piton, avanzando verso il serpente e superando Draco, che osservava la scena con una sinistra allegria –Ci penso io a mandarlo via…-
Fece per muovere la bacchetta, ma il professor Allock lo interruppe, ponendosi davanti ad Harry.
-Mi consenta, professore.- puntò la propria bacchetta sul serpente – Volate Ascenderai!- Un raggio azzurrino colpì l’animale, che venne sbalzato in aria, prima di ricadere al suolo. Ovviamente arrabbiato, l’enorme serpente si snodò su se stesso, alzandosi e puntando il primo ragazzo alla sua destra: Justin Finch-Fletchley che, spaventato, rimase immobile.
La mano di Alexis strinse forte il braccio di Blaise, aggrappandocisi quasi, mentre osservava la scena angosciata.
Poi, all’improvviso, Harry Potter cominciò a sibilare. Lo guardò stranita e spaventata parlare quella lingua indecifrabile, fatta di sussurri decisi e strascicati.

Un brivido le corse lungo la schiena, mentre Blaise Zabini, lo sguardo a metà tra lo stupito e il guardingo, la stringeva appena a sé, quasi in un gesto inconsapevole.
Il serpente spalancò le fauci e poi si voltò verso Harry.
-Vipera Evanesca!-
Un raggio bianco partì dalla bacchetta di Piton, colpendo la coda dell’animale, che si dissolse come carta bruciata.

La tensione in Sala Grande era ora palpabile; sembrava di poterla tagliare con un coltello.
-A che gioco stai giocando?!-
Sbottò Justin, ancora sotto shock. Tutti gli altri non aggiunsero nulla, ma nel silenzio del momento, solo occhiate spaventate rivolgevano la loro attenzione al Bambino Sopravvissuto. Anche la stessa Alexis, con gli occhi appena spalancati, osservava il fratello, preoccupata e agitata. Ma prima che lei, o chiunque altro, potesse aggiungere qualcosa, Ron Weasley ed Hermione Granger lo portarono via dalla lezione.

 

-Harry Potter è un rettilofono.-
Blaise Zabini, seduto su una delle poltrone in morbido tessuto verde della Sala Comune di Serpeverde, tirò una boccata di fumo dalla sigaretta alla vaniglia e guardò Draco Malfoy, che seduto sul divano accanto ad Alexandra Black, fissava il vuoto con sguardo talmente duro che sembrava volerlo solidificare e poi distruggere con violenza; i gomiti sulle ginocchia e le mani incrociate sotto il mento davano una dura compostezza anche al suo corpo teso.
-Cos’è un rettilofono?-
Chiese Alexis, che era accucciata con le gambe raccolte al petto e una guancia posata sulle ginocchia, il viso rivolto verso Blaise, entrambe le sopracciglia corrugate.
-Un rettilofono è colui che riesce a comunicare con i serpenti, parlando la loro lingua: il serpentese.-
Fu Theodore Nott a parlare che, su un altro divanetto ancora, aveva abbandonato la schiena e poggiato una caviglia sul ginocchio e abbracciava Diamond Cherin con un solo braccio, cingendole appena le spalle.
-Se non sbaglio, anche Salazar Serpeverde era un rettilofono.-
Constatò la biondina, alzando lo sguardo verso Nott, come a ricevere conferma. Quello chinò il capo ad osservarla e fece un cenno d’assenso.
-Ora tutti penseranno che Potter è l’Erede di Serpeverde.-
Constatò Blaise, facendo una smorfia contrariata e buttando fuori un’altra volutta di fumo. Draco Malfoy serrò la mascella, con violenza, tanto che il guizzo di un nervo teso gli gonfiò la guancia bianca; non disse nulla.
-Ma non puo’ esserlo!-
Sbottò Alexis, spalancando gli occhi, preoccupata.
Harry Potter, Grifondoro e difensore dei più deboli, salvatore del mondo magico, suo fratello, l’Erede di Serpeverde che stava seminando il panico nella scuola?
Un brivido le scosse le spalle al solo pensiero.

Impossibile.
Decisamente.

Quando si accorse di tutte le occhiate perplesse che il gruppo le stava lanciando, Alexis abbassò lo sguardo imbarazzata e non si accorse di Draco che quasi si stritolava le dita sotto il mento, per il nervoso.
-Insomma…-
Cercò di salvarsi, ma ad intervenire a suo favore fu una voce del tutto inaspettata.
-Potrebbe esserlo, per quel che ne sappiamo.-
Era stata Pansy Parkinson a parlare. Era seduta sui tavolini poco dietro di loro e, insieme a Claire Harvey, Ashley Russel e Millicent Bulstrod, che imprecava da sola con un piccolo orecchino nero, che si era rotto, aveva creato una nebbiosa cappa di fumo, visto che tutte le ragazze tenevano una sigaretta in mano.

Fortunatamente, Severus Piton non era un capocasa troppo severo, con i suoi pupilli.
Tutti gli sguardi si spostarono sulla Parkinson e Draco Malfoy storse le labbra in una smorfia contrariata. Alexis le lanciò un’occhiata stranita, stringendo appena lo sguardo. Pansy non la degnò di ulteriori attenzioni e ciccò nel posacenere sul tavolo.
Visto che non sembrava avere intenzione di completare quell’affermazione, Alexis si costrinse, riluttante, a riaprire la conversazione.
-Che intendi dire?-
Senza nemmeno calcolarla, lo sguardo di Pansy Parkinson si concentrò sul viso duro di Draco Malfoy, che ancora fissava il vuoto assorto; ma lei sapeva che la stava ascoltando, e anche bene. Tirò su un’espressione altezzosa e prese un’altra boccata di fumo dalla sigaretta che stringeva tra le dita sottili.
-I legami di sangue delle famiglia Purosangue possono essere ricondotti quasi tutti ad antenati comuni. La famiglia Potter era una delle casate più pure del mondo magico, prima che quell’idiota del padre dello Sfregiato cominciasse ad assumere pesantemente polvere di Artigli di Drago e decidesse di sposarsi una lurida sanguesporco, si intende.-
Sputò con indifferente cattiveria. Istintivamente Alexis strinse la mani in due pugni, tanto violentemente che sentì le unghie perforarle il palmo e la pelle sopra le nocche tirare dolorosamente. Si morse la lingua fin quasi a far uscire il sangue per non rispondere.

Il dolore per controllare la rabbia.
Draco Malfoy, per la prima volta da quando si erano seduti, si voltò lentamente a lanciarle un’occhiata e vide in quello sguardo di smeraldo una rabbia che scintillava pericolosa.
La stessa rabbia della stessa sfumatura che aveva avuto Harry Potter quando, quella volta al Lago Nero, avevano litigato furiosamente e gli aveva mollato un pugno in pieno viso.
Una strana consapevolezza lo colpì in pieno stomaco, senza sapere davvero a cosa fosse riferita. Sentì un brivido di rabbia e insensatezza scuotergli appena le spalle. Avrebbe voluto prenderla violentemente per le braccia, portarla via, sbatterla contro il muro e farla sua, per cancellarle quell’espressione dal viso che, senza che riuscisse a capirne il motivo, lo faceva sentire così strano. Ma, ovviamente, rimase fermo e non disse nulla, tornando a fissare il vuoto.
-In ogni caso, non è così impossibile che  lui discenda da Salazar Serpeverde in persona.-
Concluse Pansy, finendo la sua sigaretta e prendendone un’altra.
-Non diciamo stronzate.-
La voce di Draco Malfoy, fredda, indifferente e pericolosamente controllata, berciò nell’aria come una stilla di ghiaccio, ferendo tutti i presenti con la sua tagliente intensità. Alexis si voltò a guardarlo, corrugando le sopracciglia.
-Lo Sfregiato, l’Eroe del Grifondoro, l’Erede di Serpeverde? Ma stiamo scherzando?!-
La sua risata, sprezzante e velenosa, suonò come corde di violino suonate da una scheggia di vetro. La piccola Potter rabbrividì.
-Sono stanco di sentire tutte queste cazzate.-
Sentenziò, alzandosi di scatto e voltandosi verso la Parkinson, che raggiunse, senza degnare Alexis di alcuna considerazione. Si avvicinò a Pansy e le prese la sigaretta dalle labbra, con un gesto brusco. Se la mise in bocca e uscì dalla Sala Comune, sotto lo sguardo sconcertato di tutti. Alexis rimase ad osservare la parete atterrita, con un peso sul cuore. Non si era nemmeno resa conto di stare tremando appena, fino a quando Blaise non prese il posto di Draco sul divano e la cinse con un braccio intorno alle spalle, sfregandole una mano all’altezza del gomito e sorridendole rassicurante.


  
Era mezzanotte passata ormai. I corridoi erano bui e ombre sinistre sembravano allungarsi su ogni muro, rendendole quell’esplorazione ancora più difficile. Era come avere migliaia di piccoli occhi puntati contro, che spiravano a ritmo di quel vento che, maligno, la faceva rabbrividire. Con la bacchetta spianata e la punta illuminata, Alexis vagava ora per i sotterranei, con passo felpato e il cuore che le batteva timoroso nel petto.
Draco, dove sei?
-Lo sai che, con i tempi che corrono, girare da sola, specialmente di notte, è pericoloso?-
La sua voce, del tutto inaspettata, la fece sobbalzare appena. Era dolce e calma, ma conservava sempre quella nota di profonda freddezza, che le accarezzava la pelle come un fiocco di neve. Si voltò nella direzione da cui era venuta, esaminando la parete che, fino ad un secondo prima, avrebbe giurato essere completamente vuota e inglobata da inquietanti ombre. Draco Malfoy era poggiato contro il muro, le caviglie incrociate e le braccia conserte; la punta luminosa della bacchetta gli lanciava morbidi riflessi argentei sui capelli e tenere macchie di luce sul viso bianco. I suoi occhi luminosi sembravano ora sereni.
-Ti stavo cercando.-
Rispose Alexis, senza avvicinarsi, ma limitandosi a guardarlo.
-Lo so.-
Draco si staccò dal muro con fluida eleganza e fece un passo, tendendole la mano in un tacito invito. Lei sorrise sollevata e si avvicinò, intrecciando le proprie dita a quelle del ragazzo che, tirando lievemente, se la portò addosso, avvolgendola in un abbraccio. Le aprì una mano dietro la nuca, spingendola lievemente contro il suo petto. Alexis chiuse gli occhi, crogiolandosi nel calore quasi innaturale che il suo corpo sembrava emanare ogni volta che la stringeva a sé.
Sapeva di sicurezza e protezione.
-Perché sei andato via?-
-Avevo bisogno di riflettere.-
Una carezza sui capelli, delicata.
-Mi hai fatta preoccupare.-
Draco la prese per le spalle, piano, e la distanziò appena, per poterla osservare negli occhi.
L’argento irriverente brillava appena di un sorriso nascosto.
Soddisfazione e tenerezza.
Le sfiorò una guancia con le nocche e senza aggiungere nulla, si chinò a sfiorarle le labbra, in quel bacio che conteneva la stessa dolcezza di quelle scuse non pronunciate, ma che le aveva sentito sussurrate nel proprio cuore.
Quando si allontanarono, Alexis sorrise e Draco le prese una mano, facendole scivolare tra le dita un piccolo pacchettino di velluto nero. Se lo portò davanti al viso, osservandolo curiosa.
-Cos’è?-
-Aprilo.-
Si limitò a rispondere il ragazzo. Alexis lo guardò divertita e lui la incoraggiò, portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Con mani un po’ malferme, sciolse il fiocchettino di raso bianco e aprì la scatolina.
All’interno, posato su di un lettino di morbida seta, c’era un braccialetto d’argento.
Un serpente fiero che si snodava attorno ad un rovo di rose.
-Draco, ma questo è…-
Sussurrò incredula, tremando appena.
-Ho visto che lo guardavi oggi.-
Rispose con una scrollata di spalle, indifferente. Alexis sorrise e gli gettò le braccia al collo, con un impeto tale e inaspettato, che Draco fu costretto a cingerla per la vita e sollevarla appena per non sbilanciarsi troppo all’indietro e far cadere entrambi. La ragazza si allontanò appena e lo baciò con foga, in un intrecciarsi di lingue e urgenza che lo sorprese, ma al quale rispose senza alcuna remore.
Quando la posò di nuovo per terra, le prese il braccialetto dalle mani e lei gli porse il polso, al quale lui l’allacciò.
-Non credo molto nel suo potere, ma se ti fa stare più tranquilla…-
Alexis sorrise, circondandogli la vita con le braccia e poggiando il viso sul petto.
-Grazie.-
Draco sorrise e la strinse a sé, poggiandole una guancia sui capelli.
-Comunque, non devi temere nulla. Io ti proteggerò, sempre, te l’ho promesso.-
Mormorò, con sguardo assorto. Lei sorrise e annuì.
E nessuno dei due si rese davvero conto che quella promessa, in realtà, non era che solo il ricordo di un sogno lontano.
Quando una ragazza e un ragazzo, sconosciuti a loro stessi, si erano ritrovati in un buio denso e spaventoso. La ragazza stava piangendo  e Lui, cingendola da dietro e asciugandole le lacrime, le aveva fatto questa promessa:

 
“Non voglio che tu pianga…Non farlo più…E io ti giuro che ti starò sempre accanto…Nessuno oserà farti del male, finchè ci sarò io a proteggerti”

 

   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Giulia K Monroe