Ed
eccovi il nuovo capitolo!
Spero
sinceramente vi piaccia, io mi sono divertita molto a scriverlo :3
Mi
auguro anche che, queste scene di intreccio con la storia vera, non
risultino
noiose, ma che anzi, con un quel particolare in più qual
è Alexis, siano di
vostro gradimento!
Annuncio
già da ora che il prossimo capitolo arriverà con
qualche giorno di ritardo, perché
questa settimana parto, quindi non so quanto potrò scrivere
e, comunque, non
avrò internet per postare! Ma vi prometto che appena torno,
cercherò di postare
^_^
Purtroppo
sono molto di corsa, quindi vi lascio direttamente alla lettura!
Fatemi sapere che
ne pensate, mi
raccomando!
Prima
di lasciarvi, ringrazio tutti ufficialmente per seguirmi!
Grazie per le 198
recensioni
Grazie per gli 87 preferiti
Grazie per i 10 ricordati
Grazie per i 67 seguiti
E grazie a te, che sei arrivato a leggere
questa storia fino a qui e continui a seguirmi!
~Un
Particolare In
Più~
Capitolo XXX
Il club dei duellanti
La
notizia che Colin Canon, primo anno, Grifondoro, era stato pietrificato
durante
la notte, aveva fatto il giro di Hogwarts e il lunedì
mattina, a colazione,
tutta la Sala Grande già ne parlava.
Al
tavolo di Corvonero, Coolen Careye e il resto delle Untouchable
Ravens parlavano in modo piuttosto concitato, non tanto
preccupate per quanto successo o per la loro sorte – in
fondo, erano delle
purosangue, non correvano alcun rischio – quanto
più incentrate nello stilare
una bozza per il nuovo articolo di Vanity
Witch. Già vedevano il titolo sanguinare a lettere
cubitali sulla testata:
‘Camera dei Segreti:
verità o strascico
di un brutto scherzo?’
Avevano,
inoltre, già progettato lo spazio pubblicitario per i loro
nuovi prodotti:
amuleti, ciondoli, bracciali e quant’altro, incantati con
magie che avrebbero
protetto i loro proprietari. Dal momento che la loro creazione era
stata
ultimata da poco e che, quella, era una notizia segretissima, ovviamente tutti ne erano già a
conoscenza.
Seamus
Finnigan aveva già comprato un talismano enorme, che ora
teneva legato alla cintura
e che tintinnava fastidiosamente ogni volta che faceva il minimo
movimento.
Penelope
Light si era munita di un anello dalla pietra rossa, che le era costato
ben
cinque Galeoni.
Hannah
Abbott indossava una collana un po’ pacchiana, ma che la
faceva sentire al
sicuro, mentre passeggiava per i corridoi del castello.
Millicent
Bulstrode era andata a comprare un piccolissimo orecchino nero, che ora
portava
all’elice dell’orecchio sinistro, e che passava
inosservato agli occhi di tutti
i Serpeverde, purosangue, suoi compagni di casa.
Al
tavolo dei Grifondoro, Harry Potter fissava assonnato una scodella di
porridge,
ascoltando disinteressato il discorso di Ron ed Hermione. La ragazza,
china su
un grosso tomo già di prima mattina, stava adesso scuotendo
la testa, lasciando
che i riccioli caotici le si riversassero sulle spalle.
-Io
non ci credo a queste cose, Ron!- obiettò indignata, facendo
schioccare la
lingua sul palato; non aveva neanche alzato lo sguardo, che rimaneva
concentrato sul libro di Storia della Magia – Se qualcosa
dovesse cercare di
attaccarmi, non sarà di certo uno stupido amuleto a
proteggermi, ma solo
l’intelletto e la capacità di esercitare
incantesimi!-
Concluse
sicura, annuendo per dare enfasi alle sue parole.
-Ma
Hermione! Potrebbe essere una sicurezza in più!-
ribadì Ron, ingerendo
l’ennesima porzione di uova e pancetta –
E’ per il tuo bene! Se non funziona,
pazienza, ma se dovesse funzionare ti terrà fuori dai guai!-
Hermione
alzò lo sguardo dal libro per rivolgergli
un’occhiataccia scettica.
-Per
tenermi fuori dai guai, dovrei semplicemente stare lontana da voi!-
Decretò,
tornando poi a ripassare l’emancipazione delle streghe del
1940. Ron balbettò
qualcosa e le sue orecchie assunsero una particolare sfumatura, che
andava dal
rosso al violetto. Si voltò a guardare Harry in cerca di
aiuto, esasperato, e
quello sorrise appena, mesto, stringendosi nelle spalle.
-Beh,
non puoi darle tutti i torti.-
Concordò
e Ron sbuffò rumorosamente, tornando ad afferrare un pezzo
di pancetta e ad
infilarsela in bocca, contrariato.
Quando
Neville Paciock si avvicinò al trio, persino Ron smise di
mangiare. Una scia
maleodorante invadeva l’aria come una patina
irresistibilmente nauseabonda,
contaminando il buon profumo di dolci e zucchero che aleggiava invece
lungo il
tavolo. Il ragazzo, rosso in viso, portava un grosso talismano viola
appeso al
collo, un corno legato alla cintola dei pantaloni e teneva tra le mani
grassocce un’enorme cipolla verde.
Lavanda
Brown e Calì Patil esalarono un verso schifato e si
allontanaro dal tavolo dei
Grifoni a tutta velocità.
-Ciao
ragazzi!-
Li
salutò Neville, ignorando le due compagne di casa che erano
corse via alla
velocità della luce, come se avessero visto un Dissennatore nudo.
-Ehm…ciao
Neville.-
Hermione
sorrise, a disagio, buttandosi poi a capofitto nella lettura; il naso,
incollato alle pagine del libro, cercava di cancellare ogni traccia di
cattivo
odore inalando il profumo delle pergamene antiche che a lei tanto
piaceva.
Harry accennò ad un semplice cenno con la mano, mentre
prendeva un piccolo
cupcake al cioccolato e cominciava ad annusarlo con interesse. Ron, del
tutto
privo di tatto, si era invece tappato le narici.
-Per
le mutande di Merlino: ti sei immerso in un bagno agli aromi di
puzzalinfa,
questa mattina, Neville?-
Esclamò
disgustato, meritandosi un’occhiataccia di Harry. Hermione
sferrò un calcio
sotto il tavolo, diretto alla gamba di Ron.
-Ahia!-
Si
lamentò Harry e la ragazza lo guardò dispiaciuta,
mimando delle scuse con la
bocca.
Neville,
invece di sentirsi in imbarazzo, sorrise allegro.
-Oh
no, Ron: ho semplicemente comprato questa!- e mise la grossa cipolla
verde sul
tavolo.
Una
folata di odore decisamente raccapricciante investì
l’aria, facendo rizzare i
peli sulle braccia di metà Sala Grande.
-Ehm…precisamente,
che cos’è quella cosa, Neville?-
Domandò
Harry, i cui occhi, dietro le lenti rotonde, avevano cominciato a
lacrimare
pericolosamente. Neville ridacchiò tutto soddisfatto.
-E’
una cipolla magica! Il suo cattivo odore tiene lontano il malocchio ed
ogni
sorta di mostro! E’ una protezione contro quella cosa che ha
attaccato Colin.-
Annuì
convinto e lo sguardo scuro di Ron parve accendersi. Si
voltò verso Hermione,
che osservava l’ortaggio in un misto di nausea e
disapprovazione.
-Ehi
Herm: perché non ne prendi una anche tu? Poi puzzerai un
po’, ma almeno sarai
al sicuro!-
Ribadì.
Questa
volta il calcio lo colpì in
pieno stinco.
La
voce strascicata di Draco Malfoy costrinse il quartetto a voltare lo
sguardo
verso la sua figura. Passò di fianco a loro, algido ed
elegante, senza degnarli
di ulteriori attenzioni che non fosse quella piccola e acida
provocazione. Il
naso era arricciato in una smorfia disgustata e un ghigno pigro gli
incurvava
le belle labbra. Dietro di lui, Blaise Zabini aveva tirato fuori dalla
giacca
una fialetta e ora era tutto concentrato a passarsi
quell’essenza sotto le
narici.
-Oh,
ma vattene al Diavolo, Malfoy!-
Fu
la risposta di Ron, i cui occhi, ora, scintillavano di rabbia. Draco si
voltò a
considerarlo con un’occhiata veloce.
-Con
piacere: almeno non sarò più costretto a vedere
il vostro brutto muso e a
sentire la vostra puzza.- disse laconico, dirigendosi con passo lento
verso il
suo tavolo.
-Per
tutti gli elfi domestici: siete un affronto per l’olfatto e
per la vista!-
Aggiunse
Blaise Zabini, indignato, mentre continuava a sventolarsi gli odori
sotto al
naso.
-Detto
da uno come te, Zabini, è un gran complimento.-
Si
limitò a frecciare calma Hermione, lanciandogli solo una
breve occhiata.
-Almeno
io so riconoscere la differenza tra un paio di mutandine da ragazza e
un paio
di mutandoni da nonna, Mezzosangue.-
Ribattè
tranquillo e Ron avvampò indignato al posto della ragazza.
-Come
osi, razza di brutto…!-
Intervenne,
scattando in piedi e portando la bacchetta alla mano. Harry si
alzò a sua volta,
per trattenerlo: non gli pareva il caso di scatenare una rissa davanti
a tutta
la scuola.
-Weasley,
cambia repertorio.-
Lo
schernì Blaise, considerandolo solo un gesto della mano che
sembrava tanto
quello di scacciare degli insetti molesti.
Ma,
in fondo, per Blaise Zabini, loro erano
degli insetti molesti.
Hermione,
rimasta in silenzio per qualche minuto ad assorbire il colpo di
quell’ennesima
frecciata al suo essere nata-babbana, si voltò verso il
Serpeverde, con un
sorriso gentile e inaspettato.
-Io,
almeno, Zabini, sono in grado di contare senza l’ausilio
delle dita.-
Blaise
sogghignò.
-Se
dovessi usare tutti i punti neri che hai sul viso, Granger, credo che
imparerei
a contare fino ad un numero estremamente grande.-
Considerò
con voce annoiata. Hermione si limitò a sbuffare e ad alzare
gli occhi al
cielo.
-Se
hai finito di offendere, Zabini, avrei cose decisamente migliori da
fare che
stare a sentire te.-
Draco,
che si era fermato ad osservare il piccolo battibecco, sogghignava
divertito.
-Granger,
Blaise non ha bisogno di offenderti ancora: per quello ci ha
già pensato Madre
Natura, facendoti nascere Mezzosangue.-
Asserì
con tono strascicato, arricciando il naso con una smorfia disgustata,
che non
era propriamente solo a causa della cipolla di Neville.
Gli
occhi blu di Ron si accessero di rabbia, mentre scavalcava il tavolo e,
come
una furia, estraeva la bacchetta e la puntava al petto di Malfoy.
-Ripetilo,
se hai il coraggio, brutto figlio di un Mangiamorte!-
Sibilò
rabbioso. Draco lo osservò impassibile, limitandosi a
sollevare un
sopracciglio, con aria di sufficienza.
-Abbassa
la bacchetta, Weasley.-
Lo
avvertì Blaise, che aveva estratto l’arma a sua
volta e ora la puntava alla
tempia del rosso.
Alexis
Lily Potter, che era appena entrata in Sala Grande, aveva osservato la
scena
con un’occhiata raggelata: ma che diavolo stavano combinando,
ora?
Corse
incontro al gruppo, preoccupata.
-Che
sta succedendo qui?-
Si
informò, esaminando la situazione e facendo scorrere lo
sguardo da Draco ad
Harry; da Ron a Blaise; e infine su Hermione, che la
considerò con un’occhiata
veloce.
Nell’aria
aleggiava una tensione simile
a quella di una corda di violino che, se tirata giusto un millimetro di
più,
sarebbe saltata inevitabilmente, arricciandosi su se stessa.
Nessuno
le badò.
Harry,
che aveva scavalcato il tavolo a sua volta, si era posto accanto a Ron
e gli
aveva poggiato una mano sulla spalla.
Malfoy
si limitò a sogghignare, lo sguardo d’argento
acceso da una scintilla sinistra.
-Quale
parte non ti è chiara, Weasel? Quella in cui affermo che la
tua preziosa
mezzosangue è solo uno scherzo della natura?-
-Draco!-
Lo
riprese Alexis, scandalizzata.
Ron
avvampò di rabbia e, dimenticata la magia, si
gettò addosso a Malfoy, pronto a
colpirlo in pieno viso con un pugno furioso.
I
due fratelli Potter intervennero contemporaneamente, parandosi in mezzo
ai due
per separarli, prima che la situazione degenerasse più del
dovuto.
-Adesso
basta, Ron. Ignora questo idiota, lo sai che farebbe di tutto pur di
riempire
un po’ la sua misera vita.-
Disse
Harry serio, posando entrambe le mani sulle spalle di Ron. Hermione,
che aveva
osservato il ragazzo segretamente colpita da tanto ardore nel
difenderla, gli
sfiorò il braccio con una mano, in una carezza gentile e
riconoscente.
-Harry
ha ragione, Ron. Lascia perdere.-
Nel
frattempo, Alexis aveva preso Draco per entrambi i polsi e lo aveva
guardato
con aria determinata.
-Basta
così, Draco.-
Lo
rimproverò e quando lo sguardo argenteo scese ad incontrare
quello smeraldo
autoritario, quasi gli prese un colpo. Allargò appena le
narici, mentre le
agguantava una mano e la trascinava via, senza degnare il trio di
ulteriori
attenzioni.
-Black:
devi smetterla di frequentare Potter, dico sul serio.- la
minacciò, mentre si
sedeva al tavolo dei Serpeverde; poi le lanciò
un’occhiata capziosamente
inorridita – Stai assumendo le sue
stesse
espressioni.-
-Ehi, Black! Che onore vederti al nostro tavolo.-
La appellò Coleen, con un sorriso fugace, prima di tornare a spiegare ad una ragazzina di tassorosso come funzionasse il cerchietto di raso che le stava mostrando. Alexis rispose al saluto con un cenno del capo e si accomodò accanto a Charlie, che le stava insistentemente indicando un posto.
-Ciao, Charlie.-
La ragazza sorrise e le fece un occhiolino, prima di passare a sfiorarle i boccoli, con una carezza gentile della mano.
-Stai ancora usando il nostro shampoo alle more, vero?-
Domandò entusiasta, avvicinandosi per annusarle i capelli. Alexis annuì.
-Sì, devo ammettere che è ottimo. Nessun prodotto era mai riuscito a districare così bene i miei capelli! Come avete fatto?-
-Eheh…Trucchi del mestiere, Black!-
Ribattè, facendole un altro occhiolino. Alexis sorrise, divertita.
-Allora, in cosa posso esserti utile?-
Le domandò, allargando un braccio per mostrarle vari amuleti e accessori disposti su di un panno nero aperto sul tavolo.
-Che cosa hai?-
Si limitò a rispondere, vagliando gli oggetti con un’occhiata pensierosa.
-Oh, molte cose: ma non credo che a te servano questi talismani, Black.-
Alexis corrugò le sopracciglia, voltandosi a guardarla. Charlie sorrise e si passò una mano tra i corti capelli rosa.
-Sono oggetti per aiutare i nati-babbani in caso di attacco da parte di qualsiasi cosa si stia muovendo nella scuola.- spiegò, prendendo un ciondolo e rigirandoselo tra le dita abili –Tu sei una purosangue, forse una di quelle che hanno il sangue più pulito in tutta la scuola, insieme a Malfoy. Le vostre famiglia si sono addirittura unite per preservarne l’illibatezza!- aggiunse, lanciandole un’occhiata eloquente e strana, che la costrinse a distogliere lo sguardo.
–Dunque, non ne hai assolutamente bisogno, giusto?- concluse, tornando a sorridere accomodante.
Alexis storse appena le labbra, fissando un braccialetto d’argento davanti a lei.
Era bello: un piccolo serpente fiero che si snodava tra un rovo di rose.
Si ritrovò inevitabilmente a pensare che lei non era propriamente così al sicuro, perché non era propriamente così pura. Lei non era una Black, ma una Potter. E, a differenza del suo presunto padre, Orion Black, il suo vero padre, James Potter, non aveva sposato una purosangue, ma una…nata-babbana; la più bella e la più brillante nata-babbana dei suoi tempi, Lily Evans, ma pur sempre, come dicevano in molti, una Sanguesporco…Lei, dunque, Alexis Lily Potter, era decisamente una Mezzosangue, esattamente come suo fratello. E se…
La mano di Charlie le sfiorò un braccio, delicata, costringendola a tornare alla realtà. Alexis alzò lo sguardo su di lei e quella le accarezzò il dorso della mano destra che lei non si era nemmeno resa conto di stare stringendo con tanta violenza da farne sbiancare le nocche.
-C’è qualcosa che ti preoccupa, Alexandra Black?-
Le domandò, con tono improvvisamente dolce e sensuale, avvicinandosi appena e osservandola con sguardo languido. Alexis corrugò entrambe le sopracciglia, chiedendosi mentalmente cos’era quella confidenza improvvisa. Lei e Charlie Liplose, come il resto delle Untouchable Ravens, non avevano poi questo grande rapporto; dopo l’uscita dell’articolo su lei e Draco su Vanity Witch avevano scambiato qualche chiacchiera nei corridoi del castello e lei, ogni tanto, si intratteneva con loro per comprare qualche prodotto a Diamond, ma nulla di più. Perché ora quella avvenente ragazza la guardava con sguardo famelico e malizioso?
-Sai, se hai qualche problema, posso aiutarti a risolverlo…-
Mormorò con tono concupiscente, scendendo ad osservarle le labbra e sorridendo.
Alexis spalancò gli occhi, a disagio, e cercò di allontanare il viso da quello di Charlie, che si era fatta decisamente troppo vicina.
Ma che intenzioni aveva quella?
-Charlie: smettila di provarci con Alexandra. Lei è etero ed è mia.-
La voce annoiata e allo stesso tempo divertita di Draco Malfoy intervenne a salvare la piccola Potter, che sospirò sollevata quando la ragazza le lasciò andare la mano e si allontanò, imbrociando le labbra lucide.
-Peccato.-
La sentì mormorare, mentre le scoccava un’occhiata più che eloquente. Alexis deglutì e si affrettò ad alzarsi dalla panca, frastornata.
-Ehm…E’ stato un piacere parlare con te, Charlie.-
La salutò, il tono di voce improvvisamente acuto; si affiancò a Draco, leggermente rossa per l’imbarazzo.
-Il piacere è stato tutto mio, dolcezza.-
Rispose quella, soffiandole un bacio con la mano. Draco alzò gli occhi al cielo e cinse la vita di Alexis con un braccio, prima di portarla via.
-Black, prima o poi ti metterò un marchio di appartenenza.- sentenziò con aria a metà tra il minaccioso e l’ironico, mentre uscivano dalla Sala Grande –Ora anche le ragazze cercano di portarti via da me.-
Alexis ridacchiò, ancora a disagio per quello che era appena successo, e si voltò a guardarlo.
-Non sapevo che Charlie fosse, insomma…-
Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, in difficoltà. Draco abbassò lo sguardo su di lei, un’espressione malandrina a colorargli le labbra.
-Gay?-
Le suggerì, con un’occhiata divertita. Lei annuì e lui ridacchiò appena.
-Sì, beh…Diciamo che segue molto le tendenze.-
Si limitò a rispondere, sfiorandole il viso con una carezza. La mano di Alexis corse a fermare quella del ragazzo, per tenerla premuta contro la sua guancia.
-Nessuno può portarmi via da te, comunque: io sono tua, ricordi?-
Disse semplicemente, piegando il viso su di un lato.
La memoria di entrambi corse veloce a quella notte lontana, in infermeria.
“Non
mi sono
mai sentito così...Non ho mai provato quello che provo per
te con nessun’altra
ragazza…Non so cosa significhi ciò con precisione
né cosa mi stia accadendo…Ma
c’è una cosa di cui sono certo ed è che
ti voglio. Alexandra io ti voglio.
Voglio che tu sia mia e di nessun altro.”
Draco
sorrise e il suo sguardo si rilassò nel momento in cui lei
gli sfiorò il palmo
con le labbra.
-Finalmente
lo hai capito, piccola Black.-
Mormorò
assorto.
Il
grigio dei suoi occhi sembrava un
torbido cielo annunciatore di dolce neve.
Alzò
l’altra mano per sfiorarle il viso con le nocche, prima di
scendere a sfiorarle
le labbra con un bacio delicato. Alexis sorrise e gli
circondò la vita con le braccia,
lasciando affondare una guancia sul petto caldo coperto dal maglione
morbido
della divisa invernale.
Il
profumo di pioggia, fresco e
inebriante, la avvolse, proprio come le braccia snelle che le
circondarono
tenere le spalle.
-Come
mai eri al tavolo dei Corvonero, comunque?-
Si
informò Draco. Lei si strinse appena nelle spalle.
-Ero
curiosa di vedere cosa stavano vendendo. Ti sembrerà una
sciocchezza, ma non mi
dispiacerebbe avere uno di quegli amuleti come protezione.-
Il
ragazzo chinò il capo per osservarla con un cipiglio
interdetto; i capelli
biondi scesero appena a coprirgli lo sguardo.
-Ma
a te non serve quella robaccia. Sei una purosangue, non hai nulla da
temere.-
Disse,
corrugando la fronte. Lei si limitò a sospirare, abbassando
appena lo sguardo.
Non
sarebbe stato tutto molto più
semplice se lei avesse detto la verità fin
dall’inizio?
Quella che era sembrata una buona idea
per tenersi lontana dai guai e dallo stress, si stava rivelando piena
di
consequenze decisamente più sfibranti.
-Non
credo che le Untouchable Ravens sarebbero molto contente del sentirti
definire
le loro invenzioni robaccia.-
Rispose
infine, buttandola sul ridere. Draco si strinse nelle spalle, incurante.
Lo
sguardo d’argento scese ad osservare
il viso piccolo e dall’espressione lontana e pensierosa,
rivoltò con innaturale
interesse verso il pavimento.
Draco
non aggiunse nulla, ma si limitò a stringerla di
più contro di sè, come per
farle capire silenziosamente che non doveva temere nulla,comunque.
Lui
le sarebbe stato accanto, sempre.
L’avrebbe protetta, sempre.
Quando
scesero nell’ingresso principale di Hogwarts, sembrava che
tutti gli studenti
delle quattro case si fossero dati appuntamento in quel luogo: molti
parlavano
tra loro, concitati, ed altri cercavano di sbirciare oltre il cospicuo
muro di
compagni che si affacendavano di fronte alla bacheca degli studenti.
-Cos’è
tutta questa confusione?-
Draco
si voltò a guardare Alexis e si strinse nelle spalle, con
eleganza.
-Non
ne ho idea.-
Si
limitò a rispondere, mentre la stringeva un po’
contro di sè per evitare che
qualche mal capitato la travolgesse per sbaglio.
Infondo,
lei, era così piccola…
Draco
si guardò intorno, con aria circospetta, fin quando non vide
l’algida e
prestante figura di Blaise Zabini fare capolineo tra la folla,
emergendo anche
tra gli studenti più grandi, grazie al suo considerevole
metro e ottantre. Si
avvicinò ai due ragazzi e dopo aver sorriso gentile ad
Alexis, scoccò
un’occhiata accesa al ragazzo.
-Draco…l’hanno
ufficializzato.-
Si
limitò a comunicare. Alexis corrugò le
sopracciglia, piegando il viso su di un
lato.
Adesso,
anche lo sguardo argenteo aveva
preso a brillare di pura aspettativa.
-Cosa?-
Domandò
lei confusa e Draco chinò il capo per osservarla,
l’ombra di un sorriso a
colorargli le labbra. La cinse appena di più per la vita,
con impeto.
-Il
club dei duellanti.-
Quella
sera stessa, la Sala Grande era gremita di studenti. I quattro tavoli
dove le
diverse case sedevano durante i pasti erano spariti, lasciando vuota
gran parte
dell’enorme stanza. L’alta volta, su cui compariva
un cielo incantato, si
disegnava in diversi nuvoloni neri, che minacciavano
un’improbabile pioggia.
Qualche scarica elettrica attraversava la coltre scura, illuminando a
tratti
l’enorme palco dorato che era stato allestito ad un lato
della Sala e attorno
alla quale si raccoglievano tutti gli studenti, già armati
di bacchetta e un
po’ infantilmente agitati per quella prima lezione di
combattimento.
Il
primo turno, quelle delle otto, spettava al primo e al secondo anno,
quindi,
per la prima volta, Alexis si ritrovava a seguire una lezione al fianco
di
Draco Malfoy e Blaise Zabini, che la guidarono esattamente ai piedi del
palco,
aprendosi un varco tra la folla a suon di spallate e maniere
decisamente poco
gentili. Avrebbe voluto protestare per quella loro continua prepotenza,
ma
decise che era meglio tacere, se non voleva ricevere due occhiatacce
gratuite.
Anche
Harry, Ron ed Hermione erano in prima fila, dal lato opposto rispetto
al loro.
I
due sguardi di smeraldo si incontrarono
con irridente naturalità e i due fratelli si sorrisero,
mentre lei alzava una
mano in segno di saluto.
Draco
Malfoy, accanto a lei, sembrava non aver notato quel complice scambio
di
sguardi; solo Blaise Zabini aveva notato l’espressione
frustrata e rabbiosa che
aveva fatto scintillare quegli occhi di ghiaccio che, un secondo dopo,
erano
tornati ad assumere la loro solita sfumatura di noia e indifferenza.
C’erano
bisbigli concitati tutti intorno al misterioso palco; chi si chiedeva
in cosa
consisteva quel ‘Club dei duellanti’; chi non
vedeva l’ora di imparare qualche
incantesimo da combattimento; chi si domandava quale professore avrebbe
loro
insegnato a difendersi.
-Secondo
voi chi ha organizzato questa cosa?-
Stava
appunto domandando Diamond che, grazie a Nott – ancora,
miracolosamente, il suo
ragazzo ufficiale- era riuscita a raggiungere Alexis e gli altri. La
ragazza si
strinse nelle spalle, scuotendo appena la testa.
-Ho
sentito dire che, a suo tempo, Vitious fu un campione di questo Club.-
Rispose
Blaise e Draco annuì, ancora pensieroso.
Un
guizzo di nervo teso sulla guancia
bianca denotava che, ancora, Harry Potter stava lanciando fugaci
occhiate in
loro direzione.
-Esisteva
già in passato, il Club dei Duellanti?-
Si
informò Alexis e Blaise mosse il capo in un cenno
d’assenso.
-Sì,
ma da quel che ho sentito dire, lo cancellarono qualche anno dopo la
sua
fondazione, perché era diventato motivo di bische
clandestine e duelli che spesso
sfociavano in piccole risse tra gli studenti.-
Alexis
lo osservò interessata, ma non fece in tempo ad aggiungere
altro perché, in
quel momento, una voce profonda e vanagloriosa interruppe ogni altro
sussurrare
nella Sala.
-Avvicinatevi!
Avvicinatevi! Mi vedete tutti? Mi sentite tutti?-
Gilderoy
Allock, in un completo color prugna, che fece gemere il buon gusto di
Blaise
Zabini, camminava sul palco improvvisato con aria soddisfatta e
altezzosa, come
se stesse facendo una di quelle sfilate babbane per la nuova collezione
invernale di…ridicolezza. I capelli color miele scendevano
ad incorniciargli il
viso e il sorriso – vincitore di cinque edizioni per il
sorriso più seducente
del Settimanale delle Streghe – che rivolse agli studenti
fece levare un coro
di sospiri da parte della popolazione femminile.
Draco
Malfoy si ritrovò a pensare che, nonostante fosse
suscettibile al fascino di
quell’idiota di Potter, almeno Alexandra Black non adorava
quel pallone
gonfiato.
Altrettanto
fortunato non poteva ritenersi Theodore Nott, dal momento che Diamond
Cherin
aveva più volte dichiarato che sarebbe volentieri passata
dalla camera da letto
del tanto famoso professore.
Blaise
Zabini, dal suo canto, non riusciva assolutamente a spiegarsi come quel
tipo
potesse avere tanto successo con le donne: non era nemmeno la
metà affascinante
di quanto non fosse lui!
Harry
Potter aveva sul viso l’espressione più atterrita
che Alexis Potter gli avesse
mai visto, cosa che la fece ridacchiare appena, divertita. Draco Malfoy
le
lanciò un’occhiata di sottecchi, ma non
commentò; a farlo per lui fu la mano
che si strinse appena attorno alla bacchetta.
-Molto
bene.- disse il professore, fermandosi in mezzo al palco. –
Il professor
Silente mi ha dato il permesso di fondare questo piccolo Club dei
Duellanti
perché possiate allenarvi, nel caso doveste difendervi, come
è capitato a me
innumerevoli volte. Per ulteriori particolari, si vedano i lavori da me
pubblicati.-
E
ammiccò in modo civettuolo, facendo levare un altro coro di
sospiri.
Per
la prima volta, in vita loro, Harry
Potter e Draco Malfoy avevano lo stesso pensiero per la testa:
avrebbero
vomitato molto presto.
-Permettete
che vi presenti il mio assisente: il Professor Piton!-
Allock
si voltò ad indicare l’estremità del
palco dal quale stava salendo un serissimo
Severus Piton. Il volto pallido era l’unica macchia bianca
nella sua figura
interamente ammantata di nero. I suoi occhi dardeggiavano, oscillando
tra la
noia e il fastidio.
-Mi
dice di intendersi un po’ dell’arte del duello e
molto sportivamente ha
accettato di collaborare per una breve dimostrazione, prima di
iniziare. Niente
paura, ragazzi…quando avrò finito avrete ancora
il vostro insegnante di pozioni
tutto intero, non temete.-
Ridacchiò
in modo frivolo, del tutto indifferente all’occhiata gelida
che Piton gli aveva
appena lanciato.
-Bisogna
vedere se avremo ancora il professore di Difesa Contro le Arti Oscure,
dopo.-
Bisbigliò
Malfoy e Tiger e Goyle, appena dietro di loro, risero tonti. Blaise si
limitò
ad asserire, completamente d’accordo.
Allock
si slacciò il mantello scuro, con eleganza, e lo
lanciò in mezzo alla folla,
con un gesto molto teatrale –neanche fosse stato Lorcan d’Eath, cantante
rubacuori, in parte vampiro.
Calì
Patil e Susan Bones fecero quasi a botte per riuscire a prenderlo; alla
fine,
sotto gli occhi divertiti di tutta la sala, decisero semplicemente di
dividerlo, specialmente per nascondercisi sotto per la vergogna.
Allock
fu l’unico a lanciare loro un sorriso bonario e seducente,
prima di voltarsi
verso il professore di Pozioni, che lo fissava decisamente alterato.
Si
posero l’uno di fronte a l’altro e Allock
cominciò a spiegare la posizione
adatta per tenere le bacchette in un duello regolamentare. I due si
guardarono
negli occhi e si fecero un inchino: quello di Allock sembrava un
profondo e
maestoso sbilanciarsi di pomposità; Piton si
limitò a fare una specie di cenno
con il capo. Si diedero le spalle e si allontanarono, contando dieci
passi,
prima di voltarsi per fronteggiarsi.
-Al
tre, ci lanceremo i primi incantesimi. Nessuno dei due
mirerà a uccidere,
naturalmente.-
Disse
Allock con un sorriso tutto fossette. Malfoy sbuffò.
-Peccato:
Piton farebbe un favore al mondo dello stile; nessuno l’ha
avvertito che il
viola è passato di moda?-
Commentò
sottovoce Blaise Zabini e Alexis si voltò a lanciargli
un’occhiata a metà tra
il divertito e l’esasperato; poi tornò a fissare
il palco. I due professori si
stavano ora puntando con le rispettiva bacchette.
-Uno…Due…Tre…-
-Expelliarmus!-
Al
grido di Piton e ad un suo elegante movimento di polso, un raggio di
luce
scarlatta partì dalla sua bacchetta e si scagliò,
con tutta la sua potenza,
addosso a Gilderoy Allock che, incapace di reagire o difendersi, venne
colpito
in pieno; volò giù dal palco e sbattè
contro la parete, finendo in una poco
decorosa posizione, che prevedeva ai suoi piedi di essere
all’altezza dei volti
dei giovani studenti.
Ci
fu un trattenere di sospiri femminili generale. Draco Malfoy, Blaise
Zabini,
Theodore Nott, Vincent Tiger, Gregory Goyle e Diamond Cherin dovettero
fare
decisamente un grandissimo sforzo per non sbottare in una fragorosa
risata nel
silenzio.
Dall’altro
lato del palco, Hermione Granger saltellava appena, agitata, dicendo
qualcosa
che Alexis non comprese. Dai sorrisi di Harry e Ron, però,
capì che loro non
erano poi tanto dispiaciuti o preoccupati per l’avvenimento.
Per quanto
riguardava lei, non sapeva cosa pensare: se
quello era il professore che avrebbe dovuto insegnargli a proteggersi
da un
possibile attacco, allora erano messi davvero bene.
Allock,
nel frattempo, si era rimesso in piedi e, con gambe tremanti, era
tornato sul
palco; i capelli sparati in aria erano solo un altro piccolo dettaglio
aggiuntivo della sua ridicolezza.
Prese
a fare uno sproloquio sulla banalità
dell’incantesimo lanciato, vantandosi di
azioni che, secondo molti dei presenti, esistevano solo in quella testa
color
miele. Alla fine, stufo, Piton decise che era ora di finirla con le
dimostrazioni e che si poteva iniziare con la lezione vera e propria e
con
l’imparare come bloccare un incantesimo ostile.
Gli
studenti vennero divisi a due a due e ad Alexis sembrò che
il professore di
Pozioni si divertisse un sacco a formare le coppie più
strane e divergenti.
Harry
Potter finì contro Draco Malfoy – ed Alexis si
ritrovò solo a sperare che non
si facessero eccesivamente male.
Ron
Weasley fu messo con Seamus Finnigan ed Hermione Granger con Millicent
Bulstrode, che la guardò in cagnesco.
Blaise
Zabini venne accoppiato con la piccola Ginny Weasley e Diamond Cherin
finì
contro Lavanda Brown.
Infine,
Alexis Lily Potter si trovò a condivedere il suo primo
duello con Lei.
Pansy
Parkinson.
Gli
studenti si disposero in due file, uno di fronte all’altro,
come aveva ordinato
il professor Allock.
-…e
inchinatevi!-
Stava
aggiungendo. Alexis, senza staccare lo sguardo da quello
dell’avversaria, chinò
appena il capo, e lo stesso fece la Parkinson.
I
suoi occhi scuri erano un pozzo senza
fondo, nel quale perdersi era una cosa pericolosa e decisamente
spaventosa. Un
lungo precipitare senza fine, di quelli nei quali puoi solo augurarti
di non
trovare mai davvero il fondo, altrimenti l’impatto con le
lame ghiacciate e
taglienti che lì si collocano puo’ toglierti ben
più di quanto tu sia disposto
veramente a perdere.
Le
belle labbra velenose si mossero in un sussurro ostile, che le fece
correre un
brivido lungo tutta la colonna vertebrale.
-Finalmente
regoliamo i conti, Black.-
Alexis
deglutì appena, ma si sforzò di alzare il mento,
fiera come solo una Black
avrebbe potuto essere; gli occhi di smeraldo, racchiusi tra le fessure
irriverenti e contornati da quel pizzo elegante, brillarono di pura
indifferenza. Senza risponderle, le voltò le spalle e
compiuti i dieci passi si
girò a fronteggiarla.
-Bacchette
in posizione!-
Gridò
il professore e tutti gli studenti sollevarono il braccio.
Alexis
e Pansy Parkinson si misurarono con l’espressione di due
gatte pronte ad
attaccarsi.
-Al
mio tre, lanciate l’incantesimo di disarmo al vostro
avversario…soltanto per
disarmarlo, naturalmente…non vogliamo incidenti.
Uno…due…tre…-
Alexis,
che era concentrata sull’avversaria, sobbalzò
all’improvviso quando la voce
carica d’astio di Draco Malfoy aveva sovrastato quella del
professore,
lanciando un’incantesimo che aveva colpito Harry con una
forza inaudita,
spedendolo per terra. Si voltò per osservare la scena, gli
occhi spalancati di
preoccupazione.
Si
sarebbero ammazzati!
Non
fece neanche in tempo a formulare un altro pensiero, che un raggio di
luce
violetta la colpì in pieno petto, con la potenza di una
testata d’Ippogrifo. Le
mancò il respiro e prima che si rendesse conto del dolore,
era già finita
contro la parete alle sue spalle e si era accasciata al suolo. Tossendo
appena,
rialzò il viso da sotto le braccia per trovarsi Pansy
Parkison con la bacchetta
di nuovo puntata contro, gli occhi scuri accesi di soddisfazione e le
labbra
dispiegate in un ghigno di pure cattiveria.
-Pensa
per te, Black, ti conviene!-
L’avvertì,
prima di muovere il braccio e gridare un altro incantesimo, che
partì con
violenza dalla sua bacchetta e caddè nel punto esatto dove
Alexandra Black si
era trovata solo il secondo precedente, prima di scartare abilmente di
lato.
Finì contro le gambe di Neville Paciock che, inciampando su
di lei, cadde in
terra evitando l’incantesimo di disarmo di Justin
Finch-Fletchley.
Dopo
essersi scusata, si rimise in piedi e si voltò verso la sua
avversaria.
-Expelliarmus!-
Gridò,
ma il suo incantesimo andò a vuoto, perché la
Parkinson scartò abilmente su di
un lato.
-Densaugeo!-
Un
raggio marrone partì dalla bacchetta di Pansy, diretto
contro la bocca della
piccola Potter, che alzò il braccio disegnando un arco
davanti a sé.
-Protego!-
Il
fascio si infranse con violenza sulla debole barriera, costringendola
ad
indietreggiare.
Sia
ringraziato Sirius Black per averle
insegnato quell’incantesimo di difesa.
Dopo
essersi ripresa, ripuntò velocemente la bacchetta su Pansy.
-Expelliarmus!-
Urlò
decisa ma, accovacciandosi, la Parkinson evitò di nuovo
l’incanto, che si
infranse contro il muro alle sue spalle.
-Smettila
di scappare Black e affrontami!- sbraitò, i corti capelli
arruffati che
scendevano ad incorniciarle le guance accesse e lo sguardo ostile
–Exculcero!-
Un
altro raggio, questa volta di un rosso scurissimo, si diresse contro
Alexis
che, di nuovo, disegno un arco nell’aria.
-Protego!-
L’incantesimo
si infranse ancora contro la barriera, ma la sua violenza fu
più potente della
protezione inesperta e si creò uno spazio per penetrarla e
colpirla di
strascico ad una gamba. La pelle candida si arrossò
immediatamente, come fosse
entrata in contatto con un ferro rovente, pungendole dolorosa.
-Maledizione…-
imprecò, stringendo i denti – Levicorpus!-
Questa
volta fu il colpo di Alexis ad andare a segno e Pansy venne sollevata
per un
piede e messa a testa in giù, ma non si arrese: anche da
quella posizione puntò
la bacchetta contro l’avversaria.
-Dominusterra!-
Il
raggio color mattone colpì il terreno sotto Alexis che, come
scossa da un
terremoto improvviso, cadde con il sedere a terra.
-Finite
Incantatem!-
L’urlo
di Piton mise fine alla pazzia in cui si era riversata
l’intera Sala Grande.
La
terra sotto Alexis si fermò e Pansy Parkinson cadde di
botto. Nel caos in cui
era caduta l’intera sala, la Parkinson alzò di
nuovo la bacchetta, pronta ad
inferire un colpo.
-Diffin…-
-Expelliarmus.-
Potente
e concisa, nella confusione del momento, la voce di Blaise Zabini si
alzò
poderosa e un fascio di luce scarlatta colpì violento la
mano di Pansy, la cui
bacchetta schizzò in alto per finire nelle mani del ragazzo.
Un
mare di alterigia e superiorità
contro un pozzo d’odio e umiliazione.
-Direi
che basta così.-
La
rimproverò duro, lanciandogli un’occhiataccia. Poi
si voltò verso Alexis e le
porse una mano per sollevarla in piedi come fosse una piuma.
-Tutto
bene?-
Le
chiese apprensivo, mentre lanciava distrattamente la bacchetta di Pansy
verso
la proprietaria, che avanzò quasi strisciando
sul pavimento per riprendersela.
Alexis,
un dolore bruciante all’altezza del ginocchio,
annuì appena, con un sorriso. I
capelli arruffati le cadevano disordinati sul viso pallido e le guance
accesse apparivano
come sprazzi di calda tempera.
Si
guardò intorno, tornando improvvisamente alla
realtà e notanto che lei e la
Parkinson non erano le uniche ad aver inscenato un combattimento che
andasse
ben oltre il semplice disarmo.
C’era
una strana nebbiolina verde che appestava la zona, facendola tossire.
Neville
Paciock e Justin Finch-Fletchley erano abbandonati sul pavimento,
ansanti; il
viso del Grifondoro sembrava un pomodoro bagnato di sudore. Ron Weasley
era
vicino all’avversario e lo stava aiutando a rialzarsi.
Hermione Granger e
Millicent Bulstrode avevano abbandonato le loro bacchette sul pavimento
e la
Serpeverde stava strattonando l’avversaria con una salda
presa sui capelli
arruffati. Solo il provvidenziale intervento di Harry Potter, che aveva
lasciato Draco Malfoy a riprendersi dalle risate che lo avevano colto
con
l’ultimo incantesimo, riuscì a separare le due
ragazze.
-Oh
santo cielo!-
Alexis
Lily Potter si ritrovò a pensare che, per la prima volta,
Gilderoy Allock
avesse detto una cosa sensata.
Il
professore cominciò a girare tra gli studenti, esaminando i
vari danni dei
duelli appena conclusi. Alla fine sospirò, scuotendo la
testa, e i capelli
biondi gli incorniciarono la fronte.
-Penso
che sia meglio che vi insegni a bloccare gli incantesimi
ostili…Proviamo con
una coppia di volontari…Potter, Weasley, venite voi?-
I
ragazzi si apprestarono a salire sul palco, intorno al quale si erano
di nuovo
riuniti tutti gli studenti. Alexis, sospinta da una mano gentile di
Blaise, era
ora tra lui e Draco, che guardava il bambino sopravvissuto con rabbia,
il
guizzo di un nervo teso a tirargli la guancia bianca.
-Pessima
idea, professor Allock.- intervenne Piton, avanzando sul palco
–La bacchetta di
Weasley provoca danni con gli incantesimi più semplici:
spediremmo Potter in
infermeria in una tabacchiera.-
Sentenziò,
con l’aria di uno a cui l’idea non dispiaccia poi
molto. Alexis storse le
labbra in una smorfia contrariata, seguendo le mosse del professore con
un’occhiata infastidita
-Potrei
suggerire qualcuno dei miei? Malfoy, magari?-
Esordì
retoricamente, voltandosi verso il biondino e facendogli cenno di
salire.
Un
sorriso strano si dipinse sulle labbra di Draco che, con una scintilla
sinistra
e per niente rassicurante nello sguardo, scavalcò il palco.
Piccole
dita pallide cercarono di
afferargli la mano, per non si sa bene cosa fare, poi. Trattenerlo
forse;
implicare una mutua supplica; ma afferrarono solo un ciuffo
d’aria e ricaddero
inermi, prima di piegarsi su se stesse, come morbidi fuscelli, e
conficcare le
unghie nel palmo.
Istintivamente,
Alexis si avvicinò a Blaise, che la accolse con un braccio
attorno alle spalle.
Harry
Potter e Draco Malfoy si trovarono l’uno di fronte
all’altro, gli occhi fissi
che lanciavano saette e avvertimenti.
Argento,
della resistente e impenetrabile
fattura degli specchi, contro Smeraldo, liquido monito di una forza
della
pietra temprata.
-Bacchette
in posizione!-
Ordinò
Allock e i due, senza smettere di fissarsi, alzarono le
bacchette e fecero un lieve inchino.
-Paura,
Potter?-
La
voce di Draco Malfoy era una pura cascata di dolce ghiaccio, che
frecciava
nell’aria come una violenta brezza invernale. Il ghigno sulle
labbra illuminava
gli occhi di un bagliore quasi accecante.
Harry,
impassibile, si limitò a stringere appena lo sguardo; anche
i suoi occhi erano
accesi di un’emozione indecifrabile.
-Ti
piacerebbe.-
Ribattè
tranquillo. Si diedero le spalle e si allontanarono di dieci passi.
Uno.
La
tensione che le cadeva sulle spalle
come un mantello troppo pesante da sostenere.
Due.
Gli
occhi ansiosi che seguivano ogni
impercettibile movimento.
Tre.
I
battiti del suo cuore che frullava
frenetico nel petto.
Quattro.
Il
suono tanto forte da martellarle
nelle tempie e toglierle l’udito.
Cinque.
Un
tremito che le scuoteva le spalle,
costringendo Blaise a stringerla appena.
Sei.
Deglutire
faticosamente, per ingerire
il timore.
Sette.
La
paura improvvisa.
Otto.
L’ansia.
La preoccupazione.
Nove.
Pessima
idea permettere ad un Malfoy e
ad un Potter di sfidarsi a piede libero.
Dieci.
Si
sarebbero uccisi.
Al
via del professor Allock, cominciò la battaglia. Ogni
incantesimo che scaturiva
da entrambe le bacchette, ovviamente, non mirava a disarmare
l’avversario, ma a
fargli quanto più male possibile.
Non
riusciva a guardare senza impedire
al suo cuore di fermarsi definitivamente.
Alexis
si voltò verso Blaise e nascose parte del viso contro il suo
petto.
-Si
uccideranno…-
Mormorò
sconsolata, strusciando appena la fronte contro il maglione morbido e
profumato.
Un
nuovo schianto annunciava che uno
dei due era finito a gambe all’aria. Non aveva il coraggio di
voltarsi per
vedere chi fosse.
Blaise
la strinse un po’ di più.
-Tranquilla,
al massimo Potter si ritrova di nuovo senza un braccio.-
Sentenziò
calmo e Tiger e Goyle risero, facendo il tifo per il loro capo.
Alexis
si irrigidì e, lenta, si voltò ad osservare la
scena con un’occhio solo.
Come
un dente che fa male e che la
lingua corre sempre a stuzzicare, così il suo sguardo andava
a sfiorare ciò che
al cuore doleva.
Harry Potter e Draco Malfoy per sempre
nemici.
Draco,
in quel momento, stava sollendo rapidamente la bacchetta.
-Serpensortia!-
Gridò
con rabbia e dall’esplosione violenta della sua bacchetta
nacque un lungo
serpentone, nero e minaccioso, che si alzò fluido, sibilando
famelico e
guardandosi intorno.
Alexis
trattenne il fiato e Blaise si tirò indietro, portandola con
sé per levarla
dalla traiettoria dell’animale.
Draco
Malfoy sorrise, tutto soddisfatto. Harry si limitò a fissare
l’animale,
indietreggiando appena, indeciso.
-Non
ti muovere, Potter…- intervenne Piton, avanzando verso il
serpente e superando
Draco, che osservava la scena con una sinistra allegria –Ci
penso io a mandarlo
via…-
Fece
per muovere la bacchetta, ma il professor Allock lo interruppe,
ponendosi
davanti ad Harry.
-Mi
consenta, professore.- puntò la propria bacchetta sul
serpente – Volate
Ascenderai!- Un raggio azzurrino colpì l’animale,
che venne sbalzato in aria,
prima di ricadere al suolo. Ovviamente arrabbiato, l’enorme
serpente si snodò
su se stesso, alzandosi e puntando il primo ragazzo alla sua destra:
Justin
Finch-Fletchley che, spaventato, rimase immobile.
La
mano di Alexis strinse forte il braccio di Blaise, aggrappandocisi
quasi,
mentre osservava la scena angosciata.
Poi,
all’improvviso, Harry Potter cominciò a sibilare.
Lo guardò stranita e
spaventata parlare quella lingua indecifrabile, fatta di sussurri
decisi e
strascicati.
Un
brivido le corse lungo la schiena,
mentre Blaise Zabini, lo sguardo a metà tra lo stupito e il
guardingo, la
stringeva appena a sé, quasi in un gesto inconsapevole.
Il
serpente spalancò le fauci e poi si voltò verso
Harry.
-Vipera
Evanesca!-
Un
raggio bianco partì dalla bacchetta di Piton, colpendo la
coda dell’animale,
che si dissolse come carta bruciata.
La
tensione in Sala Grande era ora
palpabile; sembrava di poterla tagliare con un coltello.
-A
che gioco stai giocando?!-
Sbottò
Justin, ancora sotto shock. Tutti gli altri non aggiunsero nulla, ma
nel
silenzio del momento, solo occhiate spaventate rivolgevano la loro
attenzione
al Bambino Sopravvissuto. Anche la stessa Alexis, con gli occhi appena
spalancati, osservava il fratello, preoccupata e agitata. Ma prima che
lei, o
chiunque altro, potesse aggiungere qualcosa, Ron Weasley ed Hermione
Granger lo
portarono via dalla lezione.
Blaise
Zabini, seduto su una delle poltrone in morbido tessuto verde della
Sala Comune
di Serpeverde, tirò una boccata di fumo dalla sigaretta alla
vaniglia e guardò
Draco Malfoy, che seduto sul divano accanto ad Alexandra Black, fissava
il
vuoto con sguardo talmente duro che sembrava volerlo solidificare e poi
distruggere con violenza; i gomiti sulle ginocchia e le mani incrociate
sotto
il mento davano una dura compostezza anche al suo corpo teso.
-Cos’è
un rettilofono?-
Chiese
Alexis, che era accucciata con le gambe raccolte al petto e una guancia
posata
sulle ginocchia, il viso rivolto verso Blaise, entrambe le sopracciglia
corrugate.
-Un
rettilofono è colui che riesce a comunicare con i serpenti,
parlando la loro
lingua: il serpentese.-
Fu
Theodore Nott a parlare che, su un altro divanetto ancora, aveva
abbandonato la
schiena e poggiato una caviglia sul ginocchio e abbracciava Diamond
Cherin con
un solo braccio, cingendole appena le spalle.
-Se
non sbaglio, anche Salazar Serpeverde era un rettilofono.-
Constatò
la biondina, alzando lo sguardo verso Nott, come a ricevere conferma.
Quello
chinò il capo ad osservarla e fece un cenno
d’assenso.
-Ora
tutti penseranno che Potter è l’Erede di
Serpeverde.-
Constatò
Blaise, facendo una smorfia contrariata e buttando fuori
un’altra volutta di
fumo. Draco Malfoy serrò la mascella, con violenza, tanto
che il guizzo di un
nervo teso gli gonfiò la guancia bianca; non disse nulla.
-Ma
non puo’ esserlo!-
Sbottò
Alexis, spalancando gli occhi, preoccupata.
Harry
Potter, Grifondoro e difensore dei più deboli, salvatore del
mondo magico, suo fratello,
l’Erede di Serpeverde che
stava seminando il panico nella scuola?
Un
brivido le scosse le spalle al solo pensiero.
Impossibile.
Decisamente.
Quando
si accorse di tutte le occhiate perplesse che il gruppo le stava
lanciando,
Alexis abbassò lo sguardo imbarazzata e non si accorse di
Draco che quasi si
stritolava le dita sotto il mento, per il nervoso.
-Insomma…-
Cercò
di salvarsi, ma ad intervenire a suo favore fu una voce del tutto
inaspettata.
-Potrebbe
esserlo, per quel che ne sappiamo.-
Era
stata Pansy Parkinson a parlare. Era seduta sui tavolini poco dietro di
loro e,
insieme a Claire Harvey, Ashley Russel e Millicent Bulstrod, che
imprecava da
sola con un piccolo orecchino nero, che si era rotto, aveva creato una
nebbiosa
cappa di fumo, visto che tutte le ragazze tenevano una sigaretta in
mano.
Fortunatamente,
Severus Piton non era
un capocasa troppo severo, con i suoi pupilli.
Tutti
gli sguardi si spostarono sulla Parkinson e Draco Malfoy storse le
labbra in
una smorfia contrariata. Alexis le lanciò
un’occhiata stranita, stringendo
appena lo sguardo. Pansy non la degnò di ulteriori
attenzioni e ciccò nel
posacenere sul tavolo.
Visto
che non sembrava avere intenzione di completare
quell’affermazione, Alexis si
costrinse, riluttante, a riaprire la conversazione.
-Che
intendi dire?-
Senza
nemmeno calcolarla, lo sguardo di Pansy Parkinson si
concentrò sul viso duro di
Draco Malfoy, che ancora fissava il vuoto assorto; ma lei sapeva che la
stava
ascoltando, e anche bene. Tirò su un’espressione
altezzosa e prese un’altra
boccata di fumo dalla sigaretta che stringeva tra le dita sottili.
-I
legami di sangue delle famiglia Purosangue possono essere ricondotti
quasi tutti
ad antenati comuni. La famiglia Potter era una delle casate
più pure del mondo
magico, prima che quell’idiota del padre dello Sfregiato
cominciasse ad
assumere pesantemente polvere di Artigli di Drago e decidesse di
sposarsi una lurida sanguesporco,
si intende.-
Sputò
con indifferente cattiveria. Istintivamente Alexis strinse la mani in
due
pugni, tanto violentemente che sentì le unghie perforarle il
palmo e la pelle
sopra le nocche tirare dolorosamente. Si morse la lingua fin quasi a
far uscire
il sangue per non rispondere.
Il
dolore per controllare la rabbia.
Draco
Malfoy, per la prima volta da quando si erano seduti, si
voltò lentamente a
lanciarle un’occhiata e vide in quello sguardo di smeraldo
una rabbia che
scintillava pericolosa.
La
stessa rabbia della stessa sfumatura
che aveva avuto Harry Potter quando, quella volta al Lago Nero, avevano
litigato furiosamente e gli aveva mollato un pugno in pieno viso.
Una
strana consapevolezza lo colpì in pieno stomaco, senza
sapere davvero a cosa
fosse riferita. Sentì un brivido di rabbia e insensatezza
scuotergli appena le
spalle. Avrebbe voluto prenderla violentemente per le braccia, portarla
via,
sbatterla contro il muro e farla sua, per cancellarle
quell’espressione dal
viso che, senza che riuscisse a capirne il motivo, lo faceva sentire
così
strano. Ma, ovviamente, rimase fermo e non disse nulla, tornando a
fissare il
vuoto.
-In
ogni caso, non è così impossibile che
lui discenda da Salazar Serpeverde in persona.-
Concluse
Pansy, finendo la sua sigaretta e prendendone un’altra.
-Non
diciamo stronzate.-
La
voce di Draco Malfoy, fredda, indifferente e pericolosamente
controllata,
berciò nell’aria come una stilla di ghiaccio,
ferendo tutti i presenti con la
sua tagliente intensità. Alexis si voltò a
guardarlo, corrugando le
sopracciglia.
-Lo
Sfregiato, l’Eroe del Grifondoro, l’Erede di
Serpeverde? Ma stiamo
scherzando?!-
La
sua risata, sprezzante e velenosa, suonò come corde di
violino suonate da una
scheggia di vetro. La piccola Potter rabbrividì.
-Sono
stanco di sentire tutte queste cazzate.-
Sentenziò,
alzandosi di scatto e voltandosi verso la Parkinson, che raggiunse,
senza
degnare Alexis di alcuna considerazione. Si avvicinò a Pansy
e le prese la
sigaretta dalle labbra, con un gesto brusco. Se la mise in bocca e
uscì dalla
Sala Comune, sotto lo sguardo sconcertato di tutti. Alexis rimase ad
osservare
la parete atterrita, con un peso sul cuore. Non si era nemmeno resa
conto di
stare tremando appena, fino a quando Blaise non prese il posto di Draco
sul divano
e la cinse con un braccio intorno alle spalle, sfregandole una mano
all’altezza
del gomito e sorridendole rassicurante.
Era mezzanotte passata ormai. I corridoi erano bui e ombre sinistre sembravano allungarsi su ogni muro, rendendole quell’esplorazione ancora più difficile. Era come avere migliaia di piccoli occhi puntati contro, che spiravano a ritmo di quel vento che, maligno, la faceva rabbrividire. Con la bacchetta spianata e la punta illuminata, Alexis vagava ora per i sotterranei, con passo felpato e il cuore che le batteva timoroso nel petto.
Draco, dove sei?
-Lo sai che, con i tempi che corrono, girare da sola, specialmente di notte, è pericoloso?-
La sua voce, del tutto inaspettata, la fece sobbalzare appena. Era dolce e calma, ma conservava sempre quella nota di profonda freddezza, che le accarezzava la pelle come un fiocco di neve. Si voltò nella direzione da cui era venuta, esaminando la parete che, fino ad un secondo prima, avrebbe giurato essere completamente vuota e inglobata da inquietanti ombre. Draco Malfoy era poggiato contro il muro, le caviglie incrociate e le braccia conserte; la punta luminosa della bacchetta gli lanciava morbidi riflessi argentei sui capelli e tenere macchie di luce sul viso bianco. I suoi occhi luminosi sembravano ora sereni.
-Ti stavo cercando.-
Rispose Alexis, senza avvicinarsi, ma limitandosi a guardarlo.
-Lo so.-
Draco si staccò dal muro con fluida eleganza e fece un passo, tendendole la mano in un tacito invito. Lei sorrise sollevata e si avvicinò, intrecciando le proprie dita a quelle del ragazzo che, tirando lievemente, se la portò addosso, avvolgendola in un abbraccio. Le aprì una mano dietro la nuca, spingendola lievemente contro il suo petto. Alexis chiuse gli occhi, crogiolandosi nel calore quasi innaturale che il suo corpo sembrava emanare ogni volta che la stringeva a sé.
Sapeva di sicurezza e protezione.
-Perché sei andato via?-
-Avevo bisogno di riflettere.-
Una carezza sui capelli, delicata.
-Mi hai fatta preoccupare.-
Draco la prese per le spalle, piano, e la distanziò appena, per poterla osservare negli occhi.
L’argento irriverente brillava appena di un sorriso nascosto.
Soddisfazione e tenerezza.
Le sfiorò una guancia con le nocche e senza aggiungere nulla, si chinò a sfiorarle le labbra, in quel bacio che conteneva la stessa dolcezza di quelle scuse non pronunciate, ma che le aveva sentito sussurrate nel proprio cuore.
Quando si allontanarono, Alexis sorrise e Draco le prese una mano, facendole scivolare tra le dita un piccolo pacchettino di velluto nero. Se lo portò davanti al viso, osservandolo curiosa.
-Cos’è?-
-Aprilo.-
Si limitò a rispondere il ragazzo. Alexis lo guardò divertita e lui la incoraggiò, portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Con mani un po’ malferme, sciolse il fiocchettino di raso bianco e aprì la scatolina.
All’interno, posato su di un lettino di morbida seta, c’era un braccialetto d’argento.
Un serpente fiero che si snodava attorno ad un rovo di rose.
-Draco, ma questo è…-
Sussurrò incredula, tremando appena.
-Ho visto che lo guardavi oggi.-
Rispose con una scrollata di spalle, indifferente. Alexis sorrise e gli gettò le braccia al collo, con un impeto tale e inaspettato, che Draco fu costretto a cingerla per la vita e sollevarla appena per non sbilanciarsi troppo all’indietro e far cadere entrambi. La ragazza si allontanò appena e lo baciò con foga, in un intrecciarsi di lingue e urgenza che lo sorprese, ma al quale rispose senza alcuna remore.
Quando la posò di nuovo per terra, le prese il braccialetto dalle mani e lei gli porse il polso, al quale lui l’allacciò.
-Non credo molto nel suo potere, ma se ti fa stare più tranquilla…-
Alexis sorrise, circondandogli la vita con le braccia e poggiando il viso sul petto.
-Grazie.-
Draco sorrise e la strinse a sé, poggiandole una guancia sui capelli.
-Comunque, non devi temere nulla. Io ti proteggerò, sempre, te l’ho promesso.-
Mormorò, con sguardo assorto. Lei sorrise e annuì.
E nessuno dei due si rese davvero conto che quella promessa, in realtà, non era che solo il ricordo di un sogno lontano.
Quando una ragazza e un ragazzo, sconosciuti a loro stessi, si erano ritrovati in un buio denso e spaventoso. La ragazza stava piangendo e Lui, cingendola da dietro e asciugandole le lacrime, le aveva fatto questa promessa:
“Non voglio
che tu pianga…Non farlo più…E io ti
giuro che ti starò sempre accanto…Nessuno
oserà farti del male, finchè ci sarò
io a proteggerti”