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Autore: Joy Wyatt    28/11/2010    4 recensioni
Gilbert, Antonio e Francis, welcome to Oxford, Bad Friends Trio!
Gioco di passioni e potere, soldi, alcool e vita notturna inglese. Oxford sarà il palcoscenico dell'avventura più grande dei tre ragazzi.
Tra due gemelli italiani sadici e meschini, una Elizaveta alla ricerca della passione e del vero amore, un Antonio sognatore ed un Francis ai limiti dello snob, signore e signori:
Welcome to Oxford!
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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THE BAD FRIENDS TRIO

 

Vi siete mai sbronzati fino al punto di non capire più nulla di ciò che vi circonda?

Vi siete mai sbronzati fino al punto di non capire chi è donna e chi è uomo?

Vi siete mai sbronzati fino al punto di baciare uno dei vostri migliori amici, credendolo, in buona fede, una bionda mozzafiato?

Se anche solo una delle vostre risposte è no, allora non avete mai vissuto, o meglio non vi siete mai divertiti come si deve!

 

Capitolo I

Nice to meet you, Oxford!

 

Tutto iniziò con un biondo con la puzza sotto il naso, un corvino molto amichevole ed inopportuno ed un albino con il carattere di un’ubriacone Don Giovanni.

Erano coinquilini in un appartamento nei dintorni della sede principale dell’Università più famosa del mondo.

Oxford.

Erano studenti, nel fiore dei loro anni, mandati dai genitori, nella speranza che almeno quella rinomata Università, riuscisse a limitare la loro indole al dolce far niente.

Tutti e tre erano figli di buone famiglie.

Il biondo era figlio del presidente del famoso produttore di profumi e trucchi francese, Guy de Bonnefoy.

Il corvino era figlio del famoso, Fernandez Roberto Carriedo, proprietario di una celebre catena di alberghi spagnoli, che si stava espandendo in tutto il sud Europa.

L’albino, il primo in famiglia con questa disgrazia, ovvero capelli biondo-bianchi ed occhi rossi, era il primogenito del famoso produttore di automobili tedesche, Beilschmidt & Benz.

Erano diversi anni che le tre famiglie cercavano in tutti i modi di liberarsi dei propri figli, considerati buoni solo a sperperare i soldi famigliari ed a mettere a rischio la reputazione ed il buon nome dei genitori.

L’occasione giunse quando le tre disgrazie, finirono i rispettivi licei privati, e dovettero pensare a dove iscriversi per ricevere l’educazione universitaria adeguata, in un Ateneo che sarebbe stato in grado di rimetterli sulla retta via, responsabilizzandoli e spronandoli a dare il meglio di sé.

La miglior candidata per lo svolgimento di un tale fardello si rivelò essere proprio la celebre Università inglese.

Le carte erano state firmate, le prime rette versate, le preghiere espresse.

Ora era tutto nelle mani di Oxford, chissà, sarebbe riuscita a compiere il miracolo e a trasformare quei tre ragazzini in uomini dei quali le loro famiglie non si sarebbero vergognati?

Solo il tempo e le rigide regole di Oxford potevano dirlo..

 

***

 

Profumo di Omelette.

Il soffio di una caffettiera che ha appena terminato la cottura della pregiata bevanda che tutti amano.

Luce che pizzica gli occhi e ti ordina di aprirli.

Un basso grugnito, impastato di sonno.

Un sogno amato che velocemente lascia il posto alla realtà.

Le coperte calde che hanno avvolto un corpo atletico ed abbronzato per la fredda notte inglese, facendogli ricordare il sole ed il caldo del paese natio.

Aprì gli occhi infine.

Si rigirò nel letto, con decisamente troppa poca voglia di alzarsi e uscire sulle strade fredde e bagnate della città inglese.

Uno sbuffo, a constatare che i suoi timori erano ben fondati.

Un nuovo giorno.

E piove.

« Antonio!» una voce melodiosa lo chiamò dalla cucina, « la colazione è pronta, vieni a servirti!»

Uno sbadiglio, e con la dovuta calma si alzò dal letto e si vestì.

Arrivò in cucina che i suoi due coinquilini erano già comodi a tavola.

Uno con un piatto di Omelette, una brioche ed un caffè in mano.

L’altro con un piatto di salsicce, verdure varie, uova in umido, ed una birra accanto.

Il terzo posto era per lui, sul piatto una fetta biscottata con della marmellata e del burro.

« Buongiorno!», esclamò Antonio, felice di trovare la sua colazione prediletta già pronta sul tavolo, pronta per essere mangiata.

« Buongiorno, Tony», lo salutò Gilbert, con la bocca piena, e uno sguardo divertito.

« Bon jour, Antonio».

Antonio si sedette sul posto a lui lasciato libero e spalmò il burro sulla fetta biscottata.

« Che lezioni avete oggi?».

« Bah, non lo so, devo guardare, ma so per certo che ho tutti il giorno pieno», sbottò Gilbert, facendosi un sorso di birra, come per scacciare il pensiero della tortura quotidiana.

« Io Dovrei avere solo un paio di lezioni, una di relazioni internazionali e l’altra sulla storia europea moderna».

« Magnifico, France! Anche io devo seguire Relazioni, andiamo insieme?», sorrise Antonio, lieto di sapere che non avrebbe dovuto affrontare il borioso professore Wiston da solo.

« Certo, ora sono le…», guardò il costoso orologio da polso: « nove e mezzo, quindi direi che per essere in perfetto ritardo dovremo partire per le dieci».

Arrivare in ritardo, era ovvio, le persone importanti si fanno sempre aspettare, e poi sfilano davanti a tutti mostrando l’ultimo completo acquistato.  Stupidi inglesi, il loro gusto per l’abbigliamento era un puro pugno nell’occhio per Francis, come avrebbe fatto a resistere per cinque interi anni in quel paese tanto irrispettoso per lo stile e il buon vestire? Avesse potuto, avrebbe preso il primo volo per Parigi.

« Ora ricordo, ho storia contemporanea ed un’altra puttanata tipo, filologia inglese», Gilbert si accasciò sul tavolo, ma perché diavolo lo avevano mandato a fare materie umanistiche e così dannatamente inutili? Oh. Forse aveva capito, perché quando aveva provato con la chimica, era esploso il laboratorio, lasciando miracolosamente intatto lui ed il suo professore, in quel momento soli nella stanza. A nulla erano servite le scuse ed il tipico: “non l’ho mica fatto apposta, scusa!”

Gilbert amava la chimica, ma non era corrisposto, la stronza gli aveva negato i suoi segreti, ed i genitori gli avevano giurato che non avrebbe mai più fatto nulla che somigliasse ad un esperimento.

« Storia contemporanea?»

« Sì, sai, dagli anni settanta, oggi dovremmo fare la caduta del muro di Berlino», si lamentò Gilbert.

« Beh, dai, almeno parlano della tua adorata Germania!», gli sorrise Antonio.

« Al diavolo la storia, me l’hanno incuccata a forza già a casa, ormai conosco a memoria persino i mattoni di quello stupido muro», sventolò la mano, come a cacciare via una mosca, « piuttosto, stasera che si fa? Non ho nessuna intenzione di restare a casa».

« Ho parlato con il veneziano ieri, ed ha detto che oggi ci sarebbe stata l’apertura di un nuovo ed elegante disco-club», lo informò il francese, finendo la sua gustosa omelette.

« Chi, Feliciano?», chiese lo spagnolo.

« Quanti altri veneziani conosci?», gli chiese Gilbert, dopo aver addentato una salsiccia gustosa.

« Se è lui allora ci sarà da divertirsi, quello è uno che spacca!», rise Antonio, pensando all’italiano Casanova.

« Ho sentito che si è messo con Elizaveta!», disse Francis, ammiccando ad Antonio, perché vedesse l’espressione della faccia di Gilbert.

Il tedesco fece una smorfia, mollò la forchetta sul tavolo e sbuffò sonoramente, Antonio ridacchiò.

« Piuttosto, Antonio, hai visto che bella che è la nuova studentessa ad Inglese?», chiese Gilbert cambiando argomento.

« La bionda?», chiese Antonio cercando di ricordare la persona in questione.

« Sì, sì, la belga, quella ha due bocce che te le raccomando», sospirò Gilbert immaginandosela nuda: « quella me la porto a letto, sicuro!», esclamò alla fine, alzandosi da tavola e dirigendosi verso la sua camera.

Antonio si soffermò sul ricordo che aveva della ragazza bionda. Se ricordava bene, l’aveva vista la prima volta una settimana prima, incrociata in segreteria didattica, quando aveva portato le carte attestanti il versamento della prima retta.

L’aveva notata subito, aveva un grazioso cerchietto azzurro tra i capelli ricci e corti, portati poco sopra la spalla, aveva movimenti aggraziati e occhi azzurri. La belga aveva inoltre, inconsapevolmente, una sensualità innata, nei modi di fare, di guardare e persino di camminare. Non aveva ben capito come si chiamasse, ma probabilmente anche il suo nome era sensuale, e le calzava a pennello. Aveva comunque osservato lo strano rapporto che aveva con quello, che lui aveva sentito, da voci, essere suo fratello. Un omone di un metro e novanta abbondanti, con capelli biondo cenere ed una cicatrice verticale sulla fronte. Aveva un’aria minacciosa, in un certo senso. La belga non si allontanava mai da quel ragazzo, seguivano persino gli stessi corsi.  Pregava, sperava che fosse davvero suo fratello, altrimenti non avrebbe avuto alcuna speranza di spuntarla, dal basso del suo metro ed ottanta.

Per quanto riguarda le parole pronunciate da Gilbert poco prima, Antonio sapeva che il tedesco, effettivamente non aveva occhi che per l’ungherese, che ora se la faceva con Feliciano. Si sarebbe dimenticato della belga in men che non si dica, non appena avesse ricevuto un rifiuto ed un pugno dall’omone.

La belga comunque era riuscita ad avvelenargli la mente, aveva passato ben due giorni a pensare alla ragazza, prima di passare alla sua prossima conquista, in mancanza del contatto con la ragazza bionda.

« Hai più parlato con la ragazza mulatta?», chiese Antonio distrattamente al francese, che intanto stava sparecchiando tavola.

« Sesel, dici?», lanciò uno sguardo ad Antonio, « ci ho parlato ieri sera, al locale, è davvero adorabile, sorride sempre ed è bellissima», confessò Francis.

Antonio rise di gusto, che fosse la volta buona che il ragazzo si innamorasse? Si alzò ed andò verso il divano, abbandonandosi sopra ad esso.

Erano due mesi che erano lì, a vivere insieme ed a frequentare Oxford, ed il francese si era già fatto mezza popolazione femminile del suo anno, se non fosse stato attento, presto avrebbe dovuto passare al lato maschile, per mancanza di femmine interessanti.

« Di dov’è?»

« delle Seychelles, a suo dire», rispose Francis.

Antonio sorrise, e si portò una mano tra i capelli, certo che Oxford era proprio un’Università internazionale!

 

 

***

 

Dividevano un grande appartamento, con più di cinque stanze, di cui utilizzavano solo tre, ognuno aveva la propria camera, non sopportavano di dividere una camera con qualcun altro che non fosse l’amante scelta per la notte.

La cucina era grande, di colore beige, come aveva preteso Francis, con il tavolo in vetro in mezzo. Il salotto era ampio e ben illuminato, con un grande divano ad angolo rosso, come gli occhi di Gilbert, ed una televisione al plasma attaccata al muro come fosse un quadro.

Era curioso come si fossero ritrovati a dividere quell’immenso appartamento. Prima cosa da dire è che l’appartamento non era dato loro in affitto, ma che lo avevano comprato.

Erano venuti tutti e tre, lo stesso giorno, con tre agenti immobiliari diversi, a visitare l’appartamento, non riuscendo a decidere chi aveva il diritto di comprarlo, alla fine uno degli agenti consigliò loro di dividerlo da studenti, come facevano in molti in Inghilterra. Inizialmente ai tre, viziati ed arroganti che erano, l’idea non era piaciuta per niente, specialmente alle orecchie di Francis era sembrata peggio di una blasfemia. Dopo una mezz’ora buona di litigi, capirono di essere simpatici, l’uno all’altro, e che forse quella situazione, come amava dire Gilbert, era il destino che l’aveva creata, perché loro facessero casino e conquistassero il mondo insieme.

Il suddetto albino, aveva appena finito di preparare i libri per la lezione, anche se tutti i suoi pensieri erano rivolti ad Elizaveta e Feliciano. Provava in tutti i modi, ma non riusciva ad immaginarseli insieme. Dannata ungherese, lei ci godeva a farlo star male. Prima il nobile austriaco con la mania del pianoforte ed ora l’artista veneziano. Dannazione, si poteva sapere perché non riusciva,             qualsiasi cosa facesse, a richiamare la sua attenzione? Perché lei vedeva solo gli altri? Perché non scambiava quegli sguardi dolci, riservati ai suoi amanti, anche con lui?

« Stupida ungherese del cavolo», sussurrò con un sorriso amaro sulle labbra.

Prese la borsa con il suo notebook e, finalmente, decise che era ora di andare, non amava arrivare in ritardo alle lezioni, come Francis, era tedesco per qualcosa no?

 

***

 

Elizaveta si alzò verso le nove ed un quarto, scoprendo Feliciano disteso accanto a sé, ancora tra le braccia di Morfeo. Un sorriso le si disegnò sulle labbra, quel ragazzo era davvero troppo dolce, davvero, il miele fatto persona. Gli accarezzò i capelli disubbidienti, e lui lentamente aprì gli occhi, regalandole un sorriso malizioso.

« Buongiorno, Eliza!», esclamò riconoscendo gli occhi verdi dell’ungherese, « dormito bene?»

« Certo, Feliciano, quando ci sei tu, dormo sempre bene!», arrossì lei, sorprendendosi dell’audacia nelle sue parole.

Feliciano rise di gusto, avvolgendola in un abbraccio stretto, e caldo, come il paese da dove proveniva. Inspirò il suo profumo e si beò del contatto con la sua pelle diafana e soffice. In una scia di baci arrivò al suo seno, dove appoggiò la testa. L’ungherese arrossì fino alla punta delle orecchie, non era abituata a tante attenzioni, da parte di un uomo. Si disse che avrebbe dovuto provare anni addietro con i ragazzi del sud. Loro si che sapevano come si trattava una donna, altro che i suoi ex tedeschi ed austriaci. Freddi come il loro clima, perdinci se non era vero!

« Hai lezioni oggi?», chiese l’italiano, non accennando a lasciarla andare.

Elizaveta pensandoci, aveva solo una lezione di storia contemporanea, verso le dieci e mezza. Carezzò i capelli del ragazzo ancora, finché lui non la guardò negli occhi, poi parlò:

« Sì, ho una lezione di storia», gli rispose, Feliciano s’illuminò:

« anche io devo andarci, è quella con Holmes, no?»

« Proprio lui», confermò l’ungherese. Feliciano la sciolse dal suo abbraccio, e scattò giù dal letto.

« Perfetto, ora vado a prepararti la colazione, Amore», le posò un bacio casto sulle labbra e si precipitò fuori dalla stanza. Fortuna che vivevano soli in quel appartamento, perché Feliciano era andavo via nudo, senza tanti problemi o pudore. Non che dovesse averne, con quel corpo atletico, allenato ed abbronzato al punto giusto. Non era tanto più alto di lei, la superava al massimo di dieci centimetri. Molti le avevano fatto i complimenti per la conquista, era risaputo infatti che gli italiani, e specialmente i gemelli Vargas ci sapevano davvero fare nel letto.

Elizaveta si ritrovò a sfiorare le labbra, toccate poco prima dall’italiano, con una vaga nota maliziosa. Non aveva sbagliato a lasciare Roderich per lui. L’italiano svegliava in lei un desiderio che non aveva mai provata, ed era passionale come l’austriaco non era mai stato. Feliciano era tutto emozioni, mentre Roderich era tutto litigi.

Dopo essersi rotolata tra le lenzuola, indecisa se fosse o no il caso di alzarsi, sentì la voce dell’italiano, che la invitava a tavola, per un buon cappuccino.

Si vestì velocemente ed uscì dalla stanza, lasciando le coperte sfatte.

 

 

***

 

L’aula a gradoni era come sempre affollata di studenti di varie nazionalità, che impazientemente aspettavano l’inizio della lezione.

Il professore, un uomo robusto, sulla quarantina era seduto alla cattedra, intento a riordinare le sue carte, sembrava troppo preso da ciò che stava facendo, per accorgersi che avrebbe dovuto iniziare la lezione da ormai più di dieci minuti.

Gilbert era seduto in una delle ultime file, accanto ad una finestra che dava sul giardino, la sua espressione era vuota, ma attenta, come se stesse contando le gocce infinite che cadevano a bagnare la città.

Una voce famigliare focalizzò la sua attenzione su una ragazza, seduta nelle file centrali, accanto ad un ragazzo dai capelli castano scuro, piuttosto rumoroso.

La ragazza rideva di gusto, mentre il suo lui le raccontava delle sue avventure italiane in macchina.

L’albino sbuffò, grattandosi la testa ed abbassando lo sguardo.

Stupida donna.

Roderich Edelstein gli stava di fianco, a rileggere gli spartiti che aveva scritto la sera prima, canticchiando una melodia dolciastra.

« Puoi smetterla per favore?», chiese Gilbert disturbato da quella cantilena.

« Mi daresti un consiglio piuttosto?», eccolo, come sempre Roderich non badava minimamente alle parole di Gilbert: « Secondo te, è meglio un passaggio così:», e gli canticchiò qualcosa che assomigliava alla marcia funebre, « o questo?», cambiò radicalmente verso una musica da camera troppo dolce da sopportare.

« la prima», rispose automaticamente Gilbert, tornando a guardare fuori dalla finestra. Non vedeva l’ora che quelle dannate ore finissero, così che potesse tornare dai suoi amici, e bere fino ad affogare il dolore che aveva, ed il peso al cuore, al vedere l’ungherese e l’italiano tanto intimi.

La belga si sedette proprio davanti a lui, un attimo prima che il professore richiamò l’attenzione per iniziare la lezione. Era la prima volta che la vedeva senza l’omone che si portava appresso sempre e comunque.

Gilbert allungò la mano ad accarezzarle i capelli, e la ragazza si girò subito, con espressione sorpresa e curiosa al contempo.

« Ciao bellezza», le sorrise Gilbert, « come ti chiami?», la belga voltò la testa, dopo aver regalato una deliziosa smorfia al tedesco, che ne rimase estasiato. Non si aspettava che da un approccio così diretto sarebbe venuto nulla di buono, perciò si mise tranquillo, e cercò di seguire la lezione il più possibile.

 

***

 

« Shhh! Feliciano, ci sentirà!», rise Elizaveta, cercando di zittire Feliciano, intento a raccontargli dell’amico tedesco che aveva incontrato un giorno a Venezia.

« Ma va!», fece l’italiano, « occupato com’è con i suoi fogli non ci vede nemmeno!»

« Comunque, dicevi?»

« Sì, ti dicevo», lanciò uno sguardo al professore e continuò: « Ho incontrato questo tipo a carnevale, a febbraio, è stato troppo divertente! Io ero travestito da nobile del settecento», fece una pausa per riprendere fiato:« e questo mi si avvicina e dice qualcosa di incomprensibile in crucco, io gli faccio, messere, “what do you want, please say it in english”. Il tedesco mi guarda strano e fa no con la testa, non conosceva l’inglese, ti rendi conto?», rise Feliciano di gusto: « abbiamo passato quindici minuti buoni a gesticolare sulla strada, passando per matti, alla fine voleva solo sapere dove si prendeva il traghetto per Piazza S. Marco!»

« E’ incredibile che nel XXI secolo non conoscano l’inglese!», rise Elizaveta. Prese una mano di Feliciano tra le proprie e l’accarezzò con dolcezza, poi posò la testa sulla spalla sinistra del ragazzo, e si accoccolò di fianco a lui, godendo di quella vicinanza all’oggetto dei suoi desideri.

Feliciano le accarezzò la spalla ed il braccio, e si mise in modo da farla stare più comoda contro di lui, era incredibile che avesse trovato una ragazza tanto dolce, ringraziava il Signore ogni giorno per quella conoscenza.

« Oddio, eccolo, sta iniziando!», Elizaveta tornò composta al suo posto, ricevendo un grugnito contrariato da Feliciano, che con malavoglia le concesse di essere attenta alla lezione. Non solo perché la rispettava, ma anche per convenienza, giacché la ragazza gli avrebbe passato tutti gli appunti presi, in seguito.

Feliciano allungò lo sguardo verso le file dietro di lui, vedendo lo sguardo in cagnesco che gli rivolgeva un tedesco albino, Gilbert Beilschmidt si chiamava, secondo le sue fonti. Era davvero singolare il suo comportamento, ma capì subito che il perchè della sua avversione era seduta accanto a lui. L’italiano aveva un sesto senso per quanto riguardava le faccende amorose, divertente, pensò, se il tedesco voleva togliergli Elizaveta, allora si era davvero stancato di vivere.

Un sorriso maligno gli si disegnò sul volto per la durata di un istante, trasformandosi poi in un sorriso dolce ed innocente, quando guardò verso Eliza e lei gli restituì il sorriso con uno sguardo innamorato.

No.

Non avrebbe permesso a niente e nessuno di portargliela via, figuriamoci ad un rampollo tedesco, sceso ieri dalle montagne…

 

 

Angolo autrice:

 

Questa fan fiction è ispirata ad “Appartamento Spagnolo”, devo ringraziare la sua autrice, becky, per avermi fatto ritrovare il desiderio di scrivere.

Come vediamo dal titolo e dal primo capitolo, i personaggi principali saranno Gilbert, Antonio, Francis e pochi altri. Per il momento ho deciso di fare coppie Natural, più avanti probabilmente inserirò anche qualche coppia Yaoi, appariranno Roderich, Ludwig e tanti altri personaggi, tra cui il mio prediletto, Russia, alias Ivan.

Feliciano in questa fiction avrà un ruolo molto diverso da quello che siamo abituati a leggere ed a vedere dalle mini puntate di Hetalia, ma non preoccupatevi, lo troverete molto più sexy e meno fragile di quanto vi aspettiate, sarà un vero Latin Lover, altro che frignone e pauroso. E se avete colto la vena sadica di Feli, provate ad immaginare come renderò quel bastardo di Romano! XD

Cercherò di aggiornare settimanalmente, o al massimo entro le due settimane, la lunghezza dei capitoli sarà sempre di 7 pagine di word, non una parola più o una meno! XD

 

A presto

-          Vostra Joy.

  
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