THE
BAD FRIENDS TRIO
Vi siete mai sbronzati
fino al punto di non capire più nulla di ciò che vi circonda?
Vi siete mai sbronzati
fino al punto di non capire chi è donna e chi è uomo?
Vi siete mai sbronzati
fino al punto di baciare uno dei vostri migliori amici, credendolo, in buona
fede, una bionda mozzafiato?
Se anche solo una delle
vostre risposte è no, allora non avete mai vissuto, o meglio non vi siete mai
divertiti come si deve!
Capitolo I
Nice to meet you, Oxford!
Tutto
iniziò con un biondo con la puzza sotto il naso, un corvino molto amichevole ed
inopportuno ed un albino con il carattere di un’ubriacone Don Giovanni.
Erano
coinquilini in un appartamento nei dintorni della sede principale
dell’Università più famosa del mondo.
Oxford.
Erano
studenti, nel fiore dei loro anni, mandati dai genitori, nella speranza che
almeno quella rinomata Università, riuscisse a limitare la loro indole al dolce far niente.
Tutti
e tre erano figli di buone famiglie.
Il
biondo era figlio del presidente del famoso produttore di profumi e trucchi
francese, Guy de Bonnefoy.
Il
corvino era figlio del famoso, Fernandez Roberto Carriedo, proprietario di una celebre catena di alberghi
spagnoli, che si stava espandendo in tutto il sud Europa.
L’albino,
il primo in famiglia con questa disgrazia, ovvero capelli biondo-bianchi ed
occhi rossi, era il primogenito del famoso produttore di automobili tedesche, Beilschmidt
& Benz.
Erano
diversi anni che le tre famiglie cercavano in tutti i modi di liberarsi dei
propri figli, considerati buoni solo a sperperare i soldi famigliari ed a
mettere a rischio la reputazione ed il buon nome dei genitori.
L’occasione
giunse quando le tre disgrazie, finirono
i rispettivi licei privati, e dovettero pensare a dove iscriversi per ricevere
l’educazione universitaria adeguata, in un Ateneo che sarebbe stato in grado di
rimetterli sulla retta via, responsabilizzandoli e spronandoli a dare il meglio
di sé.
La
miglior candidata per lo svolgimento di un tale fardello si rivelò essere
proprio la celebre Università inglese.
Le
carte erano state firmate, le prime rette versate, le preghiere espresse.
Ora
era tutto nelle mani di Oxford, chissà, sarebbe riuscita a compiere il miracolo
e a trasformare quei tre ragazzini in uomini dei quali le loro famiglie non si
sarebbero vergognati?
Solo
il tempo e le rigide regole di Oxford potevano dirlo..
***
Profumo
di Omelette.
Il
soffio di una caffettiera che ha appena terminato la cottura della pregiata
bevanda che tutti amano.
Luce
che pizzica gli occhi e ti ordina di aprirli.
Un
basso grugnito, impastato di sonno.
Un
sogno amato che velocemente lascia il posto alla realtà.
Le
coperte calde che hanno avvolto un corpo atletico ed abbronzato per la fredda
notte inglese, facendogli ricordare il sole ed il caldo del paese natio.
Aprì
gli occhi infine.
Si
rigirò nel letto, con decisamente troppa poca voglia di alzarsi e uscire sulle
strade fredde e bagnate della città inglese.
Uno
sbuffo, a constatare che i suoi timori erano ben fondati.
Un
nuovo giorno.
E
piove.
«
Antonio!» una voce melodiosa lo chiamò dalla cucina, « la colazione è pronta,
vieni a servirti!»
Uno
sbadiglio, e con la dovuta calma si alzò dal letto e si vestì.
Arrivò
in cucina che i suoi due coinquilini erano già comodi a tavola.
Uno
con un piatto di Omelette, una brioche ed un caffè in mano.
L’altro
con un piatto di salsicce, verdure varie, uova in umido, ed una birra accanto.
Il
terzo posto era per lui, sul piatto una fetta biscottata con della marmellata e
del burro.
«
Buongiorno!», esclamò Antonio, felice di trovare la sua colazione prediletta
già pronta sul tavolo, pronta per essere mangiata.
«
Buongiorno, Tony», lo salutò Gilbert, con la bocca piena, e uno sguardo
divertito.
«
Bon jour, Antonio».
Antonio
si sedette sul posto a lui lasciato libero e spalmò il burro sulla fetta
biscottata.
«
Che lezioni avete oggi?».
«
Bah, non lo so, devo guardare, ma so per certo che ho tutti il giorno pieno»,
sbottò Gilbert, facendosi un sorso di birra, come per scacciare il pensiero
della tortura quotidiana.
«
Io Dovrei avere solo un paio di lezioni, una di relazioni internazionali e
l’altra sulla storia europea moderna».
«
Magnifico, France! Anche io devo seguire Relazioni, andiamo insieme?», sorrise
Antonio, lieto di sapere che non avrebbe dovuto affrontare il borioso
professore Wiston da solo.
«
Certo, ora sono le…», guardò il costoso orologio da polso: « nove e mezzo,
quindi direi che per essere in perfetto ritardo dovremo partire per le dieci».
Arrivare
in ritardo, era ovvio, le persone importanti si fanno sempre aspettare, e poi
sfilano davanti a tutti mostrando l’ultimo completo acquistato. Stupidi inglesi, il loro gusto per
l’abbigliamento era un puro pugno nell’occhio per Francis, come avrebbe fatto a
resistere per cinque interi anni in quel paese tanto irrispettoso per lo stile
e il buon vestire? Avesse potuto, avrebbe preso il primo volo per Parigi.
«
Ora ricordo, ho storia contemporanea ed un’altra puttanata tipo, filologia
inglese», Gilbert si accasciò sul tavolo, ma perché diavolo lo avevano mandato
a fare materie umanistiche e così dannatamente inutili? Oh. Forse aveva capito,
perché quando aveva provato con la chimica, era esploso il laboratorio,
lasciando miracolosamente intatto lui ed il suo professore, in quel momento
soli nella stanza. A nulla erano servite le scuse ed il tipico: “non l’ho mica
fatto apposta, scusa!”
Gilbert
amava la chimica, ma non era corrisposto, la stronza gli aveva negato i suoi
segreti, ed i genitori gli avevano giurato che non avrebbe mai più fatto nulla
che somigliasse ad un esperimento.
«
Storia contemporanea?»
«
Sì, sai, dagli anni settanta, oggi dovremmo fare la caduta del muro di
Berlino», si lamentò Gilbert.
«
Beh, dai, almeno parlano della tua adorata Germania!», gli sorrise Antonio.
«
Al diavolo la storia, me l’hanno incuccata a forza già a casa, ormai conosco a
memoria persino i mattoni di quello stupido muro», sventolò la mano, come a
cacciare via una mosca, « piuttosto, stasera che si fa? Non ho nessuna
intenzione di restare a casa».
«
Ho parlato con il veneziano ieri, ed ha detto che oggi ci sarebbe stata l’apertura di un nuovo ed elegante disco-club», lo informò il francese,
finendo la sua gustosa omelette.
«
Chi, Feliciano?», chiese lo spagnolo.
«
Quanti altri veneziani conosci?», gli chiese Gilbert, dopo aver addentato una
salsiccia gustosa.
«
Se è lui allora ci sarà da divertirsi, quello è uno che spacca!», rise Antonio,
pensando all’italiano Casanova.
«
Ho sentito che si è messo con Elizaveta!», disse Francis, ammiccando ad Antonio,
perché vedesse l’espressione della faccia di Gilbert.
Il
tedesco fece una smorfia, mollò la forchetta sul tavolo e sbuffò sonoramente,
Antonio ridacchiò.
«
Piuttosto, Antonio, hai visto che bella che è la nuova studentessa ad
Inglese?», chiese Gilbert cambiando argomento.
«
La bionda?», chiese Antonio cercando di ricordare la persona in questione.
«
Sì, sì, la belga, quella ha due bocce che te le raccomando», sospirò Gilbert
immaginandosela nuda: « quella me la porto a letto, sicuro!», esclamò alla fine,
alzandosi da tavola e dirigendosi verso la sua camera.
Antonio
si soffermò sul ricordo che aveva della ragazza bionda. Se ricordava bene,
l’aveva vista la prima volta una settimana prima, incrociata in segreteria
didattica, quando aveva portato le carte attestanti il versamento della prima retta.
L’aveva
notata subito, aveva un grazioso cerchietto azzurro tra i capelli ricci e
corti, portati poco sopra la spalla, aveva movimenti aggraziati e occhi
azzurri. La belga aveva inoltre, inconsapevolmente, una sensualità innata, nei
modi di fare, di guardare e persino di camminare. Non aveva ben capito come si
chiamasse, ma probabilmente anche il suo nome era sensuale, e le calzava a
pennello. Aveva comunque osservato lo strano rapporto che aveva con quello, che
lui aveva sentito, da voci, essere suo fratello. Un omone di un metro e novanta
abbondanti, con capelli biondo cenere ed una cicatrice verticale sulla fronte.
Aveva un’aria minacciosa, in un certo senso. La belga non si allontanava mai da
quel ragazzo, seguivano persino gli stessi corsi. Pregava, sperava che fosse davvero suo
fratello, altrimenti non avrebbe avuto alcuna speranza di spuntarla, dal basso
del suo metro ed ottanta.
Per
quanto riguarda le parole pronunciate da Gilbert poco prima, Antonio sapeva che
il tedesco, effettivamente non aveva occhi che per l’ungherese, che ora se la
faceva con Feliciano. Si sarebbe dimenticato della belga in men
che non si dica, non appena avesse ricevuto un rifiuto ed un pugno dall’omone.
La
belga comunque era riuscita ad avvelenargli la mente, aveva passato ben due
giorni a pensare alla ragazza, prima di passare alla sua prossima conquista, in
mancanza del contatto con la ragazza bionda.
«
Hai più parlato con la ragazza mulatta?», chiese Antonio distrattamente al francese,
che intanto stava sparecchiando tavola.
«
Sesel, dici?», lanciò uno sguardo ad Antonio, « ci ho parlato ieri sera, al
locale, è davvero adorabile, sorride sempre ed è bellissima», confessò Francis.
Antonio
rise di gusto, che fosse la volta buona che il ragazzo si innamorasse? Si alzò
ed andò verso il divano, abbandonandosi sopra ad esso.
Erano
due mesi che erano lì, a vivere insieme ed a frequentare Oxford, ed il francese
si era già fatto mezza popolazione femminile del suo anno, se non fosse stato
attento, presto avrebbe dovuto passare al lato maschile, per mancanza di
femmine interessanti.
«
Di dov’è?»
«
delle Seychelles, a suo dire»,
rispose Francis.
Antonio
sorrise, e si portò una mano tra i capelli, certo che Oxford era proprio
un’Università internazionale!
***
Dividevano
un grande appartamento, con più di cinque stanze, di cui utilizzavano solo tre,
ognuno aveva la propria camera, non sopportavano di dividere una camera con
qualcun altro che non fosse l’amante scelta per la notte.
La
cucina era grande, di colore beige, come aveva preteso Francis, con il tavolo
in vetro in mezzo. Il salotto era ampio e ben illuminato, con un grande divano
ad angolo rosso, come gli occhi di Gilbert, ed una televisione al plasma
attaccata al muro come fosse un quadro.
Era
curioso come si fossero ritrovati a dividere quell’immenso appartamento. Prima
cosa da dire è che l’appartamento non era dato loro in affitto, ma che lo
avevano comprato.
Erano
venuti tutti e tre, lo stesso giorno, con tre agenti immobiliari diversi, a
visitare l’appartamento, non riuscendo a decidere chi aveva il diritto di
comprarlo, alla fine uno degli agenti consigliò loro di dividerlo da studenti,
come facevano in molti in Inghilterra. Inizialmente ai tre, viziati ed
arroganti che erano, l’idea non era piaciuta per niente, specialmente alle
orecchie di Francis era sembrata peggio di una blasfemia. Dopo una mezz’ora
buona di litigi, capirono di essere simpatici, l’uno all’altro, e che forse
quella situazione, come amava dire Gilbert, era il destino che l’aveva creata,
perché loro facessero casino e conquistassero
il mondo insieme.
Il
suddetto albino, aveva appena finito di preparare i libri per la lezione, anche
se tutti i suoi pensieri erano rivolti ad Elizaveta e Feliciano. Provava in
tutti i modi, ma non riusciva ad immaginarseli insieme. Dannata ungherese, lei
ci godeva a farlo star male. Prima il nobile austriaco con la mania del
pianoforte ed ora l’artista veneziano. Dannazione, si poteva sapere perché non
riusciva, qualsiasi cosa
facesse, a richiamare la sua attenzione? Perché lei vedeva solo gli altri?
Perché non scambiava quegli sguardi dolci, riservati ai suoi amanti, anche con
lui?
«
Stupida ungherese del cavolo», sussurrò con un sorriso amaro sulle labbra.
Prese
la borsa con il suo notebook e, finalmente, decise che era ora di andare, non
amava arrivare in ritardo alle lezioni, come Francis, era tedesco per qualcosa
no?
***
Elizaveta
si alzò verso le nove ed un quarto, scoprendo Feliciano disteso accanto a sé,
ancora tra le braccia di Morfeo. Un sorriso le si disegnò sulle labbra, quel
ragazzo era davvero troppo dolce, davvero, il miele fatto persona. Gli
accarezzò i capelli disubbidienti, e lui lentamente aprì gli occhi, regalandole
un sorriso malizioso.
«
Buongiorno, Eliza!», esclamò riconoscendo gli occhi verdi dell’ungherese, «
dormito bene?»
«
Certo, Feliciano, quando ci sei tu, dormo sempre bene!», arrossì lei,
sorprendendosi dell’audacia nelle sue parole.
Feliciano
rise di gusto, avvolgendola in un abbraccio stretto, e caldo, come il paese da
dove proveniva. Inspirò il suo profumo e si beò del contatto con la sua pelle diafana
e soffice. In una scia di baci arrivò al suo seno, dove appoggiò la testa. L’ungherese
arrossì fino alla punta delle orecchie, non era abituata a tante attenzioni, da
parte di un uomo. Si disse che avrebbe dovuto provare anni addietro con i
ragazzi del sud. Loro si che sapevano come si trattava una donna, altro che i
suoi ex tedeschi ed austriaci. Freddi come il loro clima, perdinci se non era
vero!
«
Hai lezioni oggi?», chiese l’italiano, non accennando a lasciarla andare.
Elizaveta
pensandoci, aveva solo una lezione di storia contemporanea, verso le dieci e
mezza. Carezzò i capelli del ragazzo ancora, finché lui non la guardò negli
occhi, poi parlò:
«
Sì, ho una lezione di storia», gli rispose, Feliciano s’illuminò:
«
anche io devo andarci, è quella con Holmes, no?»
«
Proprio lui», confermò l’ungherese. Feliciano la sciolse dal suo abbraccio, e
scattò giù dal letto.
«
Perfetto, ora vado a prepararti la colazione, Amore», le posò un bacio casto
sulle labbra e si precipitò fuori dalla stanza. Fortuna che vivevano soli in
quel appartamento, perché Feliciano era andavo via nudo, senza tanti problemi o
pudore. Non che dovesse averne, con quel corpo atletico, allenato ed abbronzato
al punto giusto. Non era tanto più alto di lei, la superava al massimo di dieci
centimetri. Molti le avevano fatto i complimenti per la conquista, era risaputo
infatti che gli italiani, e specialmente i gemelli Vargas ci sapevano davvero
fare nel letto.
Elizaveta
si ritrovò a sfiorare le labbra, toccate poco prima dall’italiano, con una vaga
nota maliziosa. Non aveva sbagliato a lasciare Roderich per lui. L’italiano
svegliava in lei un desiderio che non aveva mai provata, ed era passionale come
l’austriaco non era mai stato. Feliciano era tutto emozioni, mentre Roderich
era tutto litigi.
Dopo
essersi rotolata tra le lenzuola, indecisa se fosse o no il caso di alzarsi,
sentì la voce dell’italiano, che la invitava a tavola, per un buon cappuccino.
Si
vestì velocemente ed uscì dalla stanza, lasciando le coperte sfatte.
***
L’aula
a gradoni era come sempre affollata di studenti di varie nazionalità, che
impazientemente aspettavano l’inizio della lezione.
Il
professore, un uomo robusto, sulla quarantina era seduto alla cattedra, intento
a riordinare le sue carte, sembrava troppo preso da ciò che stava facendo, per
accorgersi che avrebbe dovuto iniziare la lezione da ormai più di dieci minuti.
Gilbert
era seduto in una delle ultime file, accanto ad una finestra che dava sul
giardino, la sua espressione era vuota, ma attenta, come se stesse contando le
gocce infinite che cadevano a bagnare la città.
Una
voce famigliare focalizzò la sua attenzione su una ragazza, seduta nelle file
centrali, accanto ad un ragazzo dai capelli castano scuro, piuttosto rumoroso.
La
ragazza rideva di gusto, mentre il suo
lui le raccontava delle sue avventure italiane in macchina.
L’albino
sbuffò, grattandosi la testa ed abbassando lo sguardo.
Stupida donna.
Roderich
Edelstein gli stava di fianco, a rileggere
gli spartiti che aveva scritto la sera prima, canticchiando una melodia
dolciastra.
«
Puoi smetterla per favore?», chiese Gilbert disturbato da quella cantilena.
«
Mi daresti un consiglio piuttosto?», eccolo, come sempre Roderich non badava
minimamente alle parole di Gilbert: « Secondo te, è meglio un passaggio così:»,
e gli canticchiò qualcosa che assomigliava alla marcia funebre, « o questo?»,
cambiò radicalmente verso una musica da camera troppo dolce da sopportare.
«
la prima», rispose automaticamente Gilbert, tornando a guardare fuori dalla
finestra. Non vedeva l’ora che quelle dannate ore finissero, così che potesse
tornare dai suoi amici, e bere fino ad affogare il dolore che aveva, ed il peso
al cuore, al vedere l’ungherese e l’italiano tanto intimi.
La
belga si sedette proprio davanti a lui, un attimo prima che il professore
richiamò l’attenzione per iniziare la lezione. Era la prima volta che la vedeva
senza l’omone che si portava appresso sempre e comunque.
Gilbert
allungò la mano ad accarezzarle i capelli, e la ragazza si girò subito, con
espressione sorpresa e curiosa al contempo.
«
Ciao bellezza», le sorrise Gilbert, « come ti chiami?», la belga voltò la
testa, dopo aver regalato una deliziosa smorfia al tedesco, che ne rimase
estasiato. Non si aspettava che da un approccio così diretto sarebbe venuto
nulla di buono, perciò si mise tranquillo, e cercò di seguire la lezione il più
possibile.
***
«
Shhh! Feliciano, ci sentirà!», rise Elizaveta,
cercando di zittire Feliciano, intento a raccontargli dell’amico tedesco che
aveva incontrato un giorno a Venezia.
«
Ma va!», fece l’italiano, « occupato com’è con i suoi fogli non ci vede
nemmeno!»
«
Comunque, dicevi?»
«
Sì, ti dicevo», lanciò uno sguardo al professore e continuò: « Ho incontrato
questo tipo a carnevale, a febbraio, è stato troppo divertente! Io ero
travestito da nobile del settecento», fece una pausa per riprendere fiato:« e
questo mi si avvicina e dice qualcosa di incomprensibile in crucco, io gli
faccio, messere, “what do you want, please say
it in english”. Il tedesco mi guarda strano e fa
no con la testa, non conosceva l’inglese, ti rendi conto?», rise Feliciano di
gusto: « abbiamo passato quindici minuti buoni a gesticolare sulla strada,
passando per matti, alla fine voleva solo sapere dove si prendeva il traghetto
per Piazza S. Marco!»
«
E’ incredibile che nel XXI secolo non conoscano l’inglese!», rise Elizaveta.
Prese una mano di Feliciano tra le proprie e l’accarezzò con dolcezza, poi posò
la testa sulla spalla sinistra del ragazzo, e si accoccolò di fianco a lui,
godendo di quella vicinanza all’oggetto dei suoi desideri.
Feliciano
le accarezzò la spalla ed il braccio, e si mise in modo da farla stare più
comoda contro di lui, era incredibile che avesse trovato una ragazza tanto
dolce, ringraziava il Signore ogni giorno per quella conoscenza.
«
Oddio, eccolo, sta iniziando!», Elizaveta tornò composta al suo posto,
ricevendo un grugnito contrariato da Feliciano, che con malavoglia le concesse
di essere attenta alla lezione. Non solo perché la rispettava, ma anche per
convenienza, giacché la ragazza gli avrebbe passato tutti gli appunti presi, in
seguito.
Feliciano
allungò lo sguardo verso le file dietro di lui, vedendo lo sguardo in cagnesco
che gli rivolgeva un tedesco albino, Gilbert Beilschmidt si chiamava, secondo
le sue fonti. Era davvero singolare il suo comportamento, ma capì subito che il perchè della
sua avversione era seduta accanto a lui. L’italiano aveva un sesto senso per
quanto riguardava le faccende amorose, divertente, pensò, se il tedesco voleva
togliergli Elizaveta, allora si era davvero stancato di vivere.
Un
sorriso maligno gli si disegnò sul volto per la durata di un istante,
trasformandosi poi in un sorriso dolce ed innocente, quando guardò verso Eliza
e lei gli restituì il sorriso con uno sguardo innamorato.
No.
Non
avrebbe permesso a niente e nessuno di portargliela via, figuriamoci ad un rampollo tedesco, sceso ieri dalle
montagne…
Angolo autrice:
Questa fan fiction è
ispirata ad “Appartamento Spagnolo”, devo ringraziare la sua autrice, becky,
per avermi fatto ritrovare il desiderio di scrivere.
Come vediamo dal titolo
e dal primo capitolo, i personaggi principali saranno Gilbert, Antonio, Francis
e pochi altri. Per il momento ho deciso di fare coppie Natural, più avanti
probabilmente inserirò anche qualche coppia Yaoi, appariranno Roderich, Ludwig
e tanti altri personaggi, tra cui il mio prediletto, Russia, alias Ivan.
Feliciano in questa
fiction avrà un ruolo molto diverso da quello che siamo abituati a leggere ed a
vedere dalle mini puntate di Hetalia, ma non preoccupatevi, lo troverete molto
più sexy e meno fragile di quanto vi aspettiate, sarà un vero Latin Lover,
altro che frignone e pauroso. E se avete colto la vena sadica di Feli, provate
ad immaginare come renderò quel bastardo di Romano! XD
Cercherò di aggiornare
settimanalmente, o al massimo entro le due settimane, la lunghezza dei capitoli
sarà sempre di 7 pagine di word, non una parola più o una meno! XD
A presto
-
Vostra
Joy.