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Autore: SweetTaiga    28/11/2010    7 recensioni
"Ma se l’Amore che dice è una stretta al petto dovuta alla sua mancanza, un colpo al cuore ogni volta che mio padre rievoca con disgusto il suo nome, un sorriso ogniqualvolta mi addormento pensando a lei, allora ha ragione.
Forse i Malfoy non provano amore, ma Draco si."
Quando l'Amore trionfa, l'Odio cerca il modo di ostacolarlo. Sempre.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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 3. Rinnega il tuo nome, rinnegherò il mio


Mi sento come un topo in gabbia. Un topo in gabbia in casa sua.
Mio padre continua a propormi nobildonne purosangue come future mogli. Al diavolo!
Come potrei guardare una di quelle ragazzette senza cervello dopo essere stato con Hermione Jean Granger? Cioè, diamine, con lei parlavo di Shakespeare, non del nuovo cappellino del cane di una schizzinosa purosangue!
Shakespeare.
Se solo penso che è stato proprio questo insulso babbano a farci avvicinare.. Certo, era un genio, ma pur sempre un babbano.

E’ in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta, e il vento dell’ovest rideva gentile.

Erano giorni che la tensione tra noi era arrivata alle stelle. Più del solito, intendo.
Iniziai ad evitarla quando mi accorsi di quanto fosse bella. Spirito di sopravvivenza, probabilmente.
E lei fece lo stesso, per ragioni a me tutt’ora oscure.
Ci evitavamo, e ad ogni incontro la tensione era palpabile. Il principino sopravvissuto ed il re delle mocciose continuavano a provocarmi, ed io mi sfogavo su di loro.
Zabini e Nott, dal canto loro, rispondevano a tono insultando i due giovani eroi del magnifico trio.
Ma non una sola parola uscì dalle mie labbra contro la mezzosangue, né dalle sue una cattiveria gratuita verso di me. Sembrava quasi un tacito accordo. Ci limitavamo a sostenere i nostri compagni, deridendo la casata avversaria, ma mai una parola su di noi.
Quando Blaise me lo fece notare, alzando un sopracciglio in maniera elegantemente fastidiosa, mi limitai a scrollare le spalle.
Quando me lo chiese il tizio sopravvissuto, si, insomma, quello lì, mi girarono le scatole.
«Stai escogitando qualcosa, Malfoy? », mi disse un pomeriggio piombandomi letteralmente addosso dopo l’ora di Trasfigurazione.
«Scusa, Potty?», risposi, guardandolo con sufficienza ( cosa che mi riesce estremamente bene, soprattutto con lui ).
 Mi guardò in cagnesco e poi sibilò tra i denti una risposta insensata. « Stai evitando Hermione. Cosa stai pensando di fare? Stai escogitando qualcosa contro di lei, vero?»
Se non fossi stato completamente allenato ad esibire un’espressione di sfrontata indifferenza, sicuramente la mia faccia sarebbe diventata una maschera di estremo stupore.
« Potty, sei più idiota di quel che pensassi. E fidati, non è una bella cosa. », dissi, calmo, guardandolo negli occhi.
La mia calma gli fece saltare i nervi. Prevedibile, come sempre.
« Non prendermi in giro, Malfoy. Dimmi cosa stai escogitando e perché la eviti. Certo, ci fa piacere, ma sicuramente questa tua sorta di gentilezza non promette nulla di buono. », ripose stringendo i pungi.
Osservai le sue mani diventare bianche; era così divertente vederlo sfiorare un esaurimento nervoso.
Un po’ meno, quando l’esaurimento stava venendo anche a me.
Che diamine potevo saperne io, del perché infastidire quella sporca Mezzosangue non fosse più nella top ten delle mie attività preferite?
Che diamine potevo saperne io, del perché preferivo restare nell’ombra a guardarla studiare tutta sola in biblioteca, piuttosto che andarle vicino e insultarla?
«Ma che diavolo vuoi, Potty? E’ ovvio. Mi sembra inutile sprecare il mio tempo ad insultare un’inutile Sanguesporco.»
Nel dubbio, meglio mettere un po’ di sana cattiveria ( e un bel po’ di stronzate ) nella mia risposta.
Sembrò quasi rilassarsi, Potterino. «Non chiamarla Sanguesporco.», aggiunse. Poi mi voltò le spalle ed andò via. Seguendo la sua ritirata, vidi una figura esile ferma a fissarmi.
«Granger…», dissi a mezza voce.
Non l’avrei mai ammesso in quel momento, ma qualcosa in me si ruppe nel sapere che aveva sentito quella conversazione. Non che le mie parole fossero una novità, sia chiaro. Ma quella volta mi ferii da solo, mi auto distrussi senza esserne cosciente.
La mia mente bacata pensò che sarebbe corsa via piangendo, che mi avrebbe mandato al diavolo, che avrebbe impugnato la bacchetta rispondendo a tono.
Ma la sua, di mente, era più fantasiosa. Imprevedibile.
Alzò appena il mento, con un gesto di stizzita superiorità. Mi guardò negli occhi per un tempo che mi parve infinito, poi, elegantemente, mi voltò le spalle, ed a passo lento sparì.
Prima ancora di rendermene conto, la stavo seguendo.
Non col passo felpato e sicuro di un Malfoy.
Stavo correndo.
Non per continuare a infastidirla.
Per scusarmi.
Non per vederla debole e deriderla.
Per assicurami che non stesse piangendo.
Quando le afferrai il mantello e la vidi voltarsi, mi maledii.
Ma che diamine stavo facendo?
Io, un nobile Purosangue, inseguire una stupida Babbana.
Io, Draco Lucius Malfoy, inseguire niente meno che Hermione Jean Granger.
Lei dovette trovare la situazione assurda quanto me, e la sua espressione stupita me lo confermò.
Fu un attimo, poi riprese quell’odiosa aria da so-tutto-io.
«Che vuoi, Malfoy?», disse tra i denti.
Era arrabbiata, ma non vedevo odio nei suoi occhi.
Sorrisi dentro di me, soddisfatto, prima di rendermi conto della mia mano ancora aggrappata al suo mantello orrendamente Grifondoro.
Guardai la mia mano come si guarda uno scarafaggio camminare sul proprio vestito nuovo.
Lasciai la stoffa come se fosse incandescente, poi alzai gli occhi sul viso di una Granger alquanto confusa.
Immobile, con il sopracciglio destro appena alzato, aspettava una risposta alla sa domanda.
Che non arrivò.
Andai via come un codardo, senza chiedere scusa come voleva Draco, senza deriderla come imponeva Malfoy.
Scappai e basta.
Nei giorni seguenti la evitai come si evita la peste, ma il destino aveva altri progetti per noi.

Ero appena sceso a fare colazione, quando la McGranitt mi chiamò.
«Malfoy… Hai dimenticato di venire a lezione, l’altro giorno. Ed hai avuto la sciagurata fortuna di saltare il compito di Trasfigurazione. Mi auguro che non sia stata un’assenza voluta.»
Merda. Il compito di trasfigurazione! L’avevo completamente rimosso.
Diamine, deve essere stato quando sono andato di nascosto ad Hogsmeade con Blaise perché doveva comprare una dannata ( ed ennesima ) cravatta nuova. Ma non penso che qualcuno ci abbia visti… Non feci in tempo a formulare questo mio ottimistico pensiero, che la professoressa ricominciò a parlare.
«La cravatta di Blaise è senza dubbio meravigliosa, ma mi capirà se decido di darle una breve punizione, signor Malfoy. Giusto?»
Mi limitai ad annuire, e lei sorrise soddisfatta.
«C’è la sezione babbana della biblioteca che ha bisogno di una ripulita. Inizi pure oggi, signor Malfoy. Buon lavoro.».
Detto questo, si voltò lasciando svolazzare imperiosa il mantello nero come la pece.
Diamine, la libreria no!, fu l’unico pensiero che riuscii a concepire.

Come temevo, in libreria c’era lei, china su un libro. Che novità, pensai.
Le passai accanto senza salutarla, e lei non mi degnò di uno sguardo; sembrava non essersi nemmeno accorta che fossi entrato. Iniziai a girare per la libreria, cercando questa fantomatica sezione babbana.
In realtà sapevo esattamente dove fosse, ma non mi andava di mostrarlo troppo apertamente.
Feci accidentalmente cadere un libro di circa 1400 pagine sul pavimento polveroso, ma la Granger non si mosse.
Ne cadderocasualmente molti altri, e solo quando stavo quasi per passare ai segnali di fumo la Granger mi degnò di uno sguardo. Uno sguardo indispettito, odioso, arrogante, ma almeno uno sguardo.
Non che io avessi deliberatamente cercato di ottenere la sua attenzione, sia chiaro.
Ma non mi piaceva essere ignorato.
Non da un’ignobile Mezzosangue, diamine. Non da lei.
A questo pensiero mi sentii stranamente vulnerabili. Difenditi, prima ancora che sia le ad attaccarti.
«Oh, ma allora sei sveglia, Mezzosangue. Pensavo fossi morta. Sai com’è, ero quasi preoccupato: la McGranitt mi sgozzerebbe se la sua prediletta morisse in mia presenza.»; ghignai: ero stato perfetto.
Un perfetto stronzo, pensò una parte del mio cervello.
Lei mi guardò per un altro secondo, poi alzò gli occhi al cielo e tornò a dedicarsi al suo libro.
«Mi dispiace per la profonda ferita che ho arrecato al tuo smisurato ego, furetto. Ma preferisco decisamente Shakespeare a te. », rispose lei, con un lampo di soddisfazione negli occhi.
Ghignai ancora, ma tremai quando mi accorsi che quel ghigno somigliava più ad un.. sorriso.
 «Ma immagino che tu non sappia nemmeno chi sia, Shakespeare, da purosangue ignorante quale sei.», continuò lei con aria di superiorità.
Questa volta fui io ad alzare gli occhi al cielo, e prima di pensarci parlai.
«Le mie mani sono dello stesso colore delle tue, ma mi vergognerei ad avere un cuore così bianco.»
La Granger, questa volta, dedicò a me tutta la sua attenzione.
Diamine, pensai, maledicendomi ancora, ora mi deriderà perché conosco un insulso autore babbano.
Ma la Granger non si comporta mai in maniera prevedibile, non quando si tratta di rispondere a me.
«Quando ho letto quella frase ho pensato subito a te. Lady Macbeth è sicuramente una figura che non mi piace particolarmente, ma quella frase si. Mi sembra perfetta per te.»
Sussultai impercettibilmente. «Oh, la Granger che mi pensa. Domani Paciock diventerà sicuramente l’idolo delle teenagers! E’ un complimento o un’offesa?», dissi, continuando a difendermi da un attacco che in realtà non era mai iniziato.
«Nessuno dei due, furetto. E’ una costatazione. Sembri vergognarti di compiere buone azioni. Non devi sempre sforzarti di essere così stronzo, arrogante, viscido, presuntuoso…»
La bloccai con un gesto della mano. «Ho capito il concetto, Granger.», replicai stizzito.
Come poteva una Mezzosangue rivolgersi a me in quel modo?
Le voltai le spalle e continuai a mettere a posto i libri. Qualsiasi cosa, pur di non pensare a quei dannati occhi.
«Da quando te la prendi per le mie offese, furetto?»
La domanda mi arrivò dritta al petto come una freccia velenosa.
Cazzo.
Non feci in tempo a rispondere, né a pensare di farlo, che lei continuò, con la sua voce fastidiosamente attraente.
«C’è un altro pezzo che mi ricorda te, sai furetto?», disse con finta noncuranza.
Indifferenza, Draco, indifferenza, sussurrava il mio buon senso.
Ma io il buon senso non l’ho mai ascoltato.
«Ah si? Sentiamo, allora.», le risposi, cercando di far sembrare la mia voce più annoiata possibile.
La Granger si schiarì la gola; la sentii sfogliare un po’ di pagine, poi si fermò. Sospirò ed iniziò a leggere.
«Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome, oppure, se non vuoi, giura che sei mio e smetterò io d'essere una Capuleti.»
La immaginai scorrere un altro rigo con gli occhi, per saltare la risposta di Romeo.
«E’ solo il tuo nome che m'è nemico, e tu sei te stesso anche senza chiamarti Montecchi. Cos'è Montecchi?
Non è una mano, un piede, un braccio, un volto, o qualunque parte di un uomo. Prendi un altro nome! Cos'è un nome? Ciò che chiamiamo rosa, con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso profumo. Così Romeo, se non si chiamasse più Romeo, conserverebbe quella cara perfezione che possiede anche senza quel nome. Romeo, getta via il tuo nome, e al suo posto, che non è parte di te, prendi tutta me stessa.»
Sentii la sua voce spezzarsi sulle ultime quattro parole, ed io tremai. Un brivido mi percorse la schiena, e mi voltai per scostare quel cespuglio di capelli ramati che le copriva il viso, impedendomi di scorgere la sua espressione.
Mi avvicinai al suo orecchio, e pian piano sussurrai le parole che il giovane Romeo dedicava alla sua bella Giulietta.
E che io, Draco Lucius Malfoy, dedicavo alla ragazza arrossita di fronte a me.
«Ti prendo in parola. Chiamami amore e sarà il mio nuovo battesimo: ecco, non mi chiamo più Romeo.»

Le vidi sorridere e arrossire ulteriormente, senza alzare lo sguardo su di me.
«Mi stupisci, Malfoy. Pensavo odiassi i babbani.», disse a mezza voce.
«Potrei fare qualche eccezione», risposi con lo stesso tono, alzandole il viso per guardarla negli occhi.
Lei, per tutta risposta, mi regalò uno di quei sorrisi che solitamente dedicava solo ai suoi amichetti Grifondoro.
Un sorriso che ora era mio.
Mi prese per mano.
La lascia fare.
Mi trascinò con sé.
Non glielo impedii.
Mi innamorai.
Ma non potevo saperlo. Non ancora.
La guardai ridere verso il cielo, e risi con lei. La pioggia che ci bagnò era una fresca benedizione, e le gocce fredde che ci graffiavano il viso ci permisero di capire che non era un altro, misero sogno.                                                        

In un giorno di pioggia ho imparato ad amarti, mi hai preso per mano portandomi via.

Mi costringo a cacciare via questi pensieri che fanno male e bene allo stesso tempo, che mi feriscono il cuore con la loro infinita dolcezza e mi dissetano l’anima ormai inaridita.
Parlerò ancora con mio padre, ci proverò finchè non sarò libero di uscire. Non accetterò di sposare alcuna donna che non sia lei.
La mia insopportabile, odiosa, saccente Giulietta.

In un giorno di pioggia ti rivedrò ancora e potrò consolare i tuoi occhi bagnati.

Guardo il libro di Romeo e Giulietta, stretto tra le mie mani per rafforzare il ricordo di quel primo giorno di felicità. Lo guardo senza vederlo, pensando al suo sorriso. Quando finalmente lo metto a fuoco, con la sua rilegatura in pelle, mi viene un’idea. Perché non c’avevo pensato prima? Che idiota.

In un giorno di pioggia saremo vicini.

E’ una promessa, Hermione.
Non saremo più una Mezzosangue e un Purosangue, una Granger e un Malfoy.
Saremo Draco e Hermione, niente di più.


NOTE:
La canzone di questo capitolo è “In un giorno di pioggia” dei Modena City Ramblers. A volte gli unici pezzi della canzone che valgono per la storia sono quelli citati, come in questo caso : )
Dopo le due introduzioni, probabilmente ora diventeranno più lunghi i capitoli. Spero di non annoiarvi : ) Ringrazio chi ha messo la storia tra le seguite, e spero che questo terzo capitolo vi sia piaciuto!!!
Se volete, lasciatemi un commento, così posso capire cosa ne pensate. Altrimenti, mi basta sapere che qualcuno legge questa storia : )
Ancora una volta, un ringraziamento particolare a Lupetta97, che ha recensito anche il secondo capitolo *-* Visto che belle le canzoni? Penso che ce ne sarà almeno una in ogni capitolo. : ) Sono contenta che ti sia divertita a leggere quel pezzo, perché io mi sono divertita da morire a scriverlo xD Purtroppo ( o per fortuna ) per l’incontro tra Draco e Hermione ci vuole ancora tempo. Per ora Draco è segregato in casa dal suo adorato papino mangiamorte, mentre Hermione è chiusa nella sua casa babbana : ) non so nemmeno io come andrà a finire xD Alla prossima : )

Baci, SweetTaiga


   
 
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