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Autore: Vianne1013    29/11/2010    0 recensioni
Innanzittutto dico che tutti i personaggi di CH non sono miei (magari lo fossero avrei creato il panico tra Ryo e Kaori!) e che ho scritto questa piccola shot generata da un viaggio in navetta (XD). Mi hanno ispirato le canzoni “Via” di Baglioni e “The Cask of Amontillado” di Alan Parson.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Nuovo personaggio, Ryo Saeba/Hunter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Era notte e faceva freddo. Che ore fossero non lo sapeva affatto, non che la cosa  gli interessasse più di tanto.
Era solo, nella notte oscura, con miliardi di pensieri che gli tamburellavano nel cervello e gli facevano compagnia in quel viaggio che sembrava essere il più lungo della sua vita.
Era uscito all’improvviso, sopraffatto dall’ira e dal dolore che aveva causato a Kaori pronunciando quelle stupide maledette parole.
Ma come era potuto succedere? Come diavolo aveva fatto a lasciarsi prendere la mano così? Non era da lui, ma quando parlava con Kaori ultimamente non riusciva più a controllarsi e perdeva facilmente le staffe.
In quel cuore che batteva dentro il suo petto, c’erano tanta rabbia e tanto dolore. Si odiava con tutto se stesso. L’aveva fatta soffrire ancora una volta, dicendole le cose peggiori che si potessero mai dire e poi era scappato via come un codardo.
Ma il prezzo era troppo alto. Kaori gli aveva chiesto di mostrarle i suoi veri sentimenti, di dirle la verità su quello che lui provasse per lei, ma Ryo non poteva dire nulla, perché le conseguenze sarebbero state disastrose.
L’avrebbe messa in pericolo, l’avrebbe costretta a vivere per sempre nel suo mondo di sangue e morte, sporcando il suo animo puro e candido e distruggendo per sempre la sua vita.
Non poteva permettere una cosa del genere, anche se quello che successe quella notte fu meraviglioso.
Non lo considerava affatto un enorme sbaglio anzi, da quel giorno aveva ringraziato costantemente il cielo per quell’unica, indimenticabile notte passata con lei.
Quella notte in cui ogni barriera cadde improvvisamente e per un momento loro due non furono Ryo Saeba e Kaori Makimura, ma due esseri umani normali che si amavano e che facevano l’amore per celebrare il sentimento che li univa.
Quanto aveva silenziosamente pregato per un sogno come quello, quanto aveva sperato che le sue mani accarezzassero il suo viso, che quegli occhi nocciola, così grandi e così pieni d’amore, lo guardassero con dolcezza e gli facessero dimenticare ogni orribile ricordo del suo passato.
Quanto aveva voluto amarla, quante volte nella sua stanza al buio l’aveva voluta, desiderata, pretesa e alla fine agognata.
E quante volte si era maledetto per quei pensieri nei suoi confronti, quante volte si era detto che lui era uno sporco demone che non avrebbe mai dovuto toccare un angelo come lei.
Meritava di precipitare all’inferno mentre lei sarebbe sicuramente salita in Paradiso, lontano da lui per l’eternità.
Il soffio leggero del vento freddo accompagnava quei pensieri e lo rilassava indicandogli che la sua meta era vicina, mentre le ultime luci della città gli ricordavano cosa stesse lasciando in quel momento.
In circa mezzora arrivò al mare che impetuoso scagliava le sue onde rabbiose sugli scogli…….evidentemente non era il solo ad essere inquieto quella sera.
Una volta giunto a destinazione, scese dalla moto e si diresse verso la spiaggia portando con sé la sua unica compagna di viaggio.
L’oscurità padroneggiava nel cielo, miliardi di piccole stelle luminose si erano destate dal quotidiano sonno e allegre risplendevano nel firmamento.
L’uomo parcheggiò la moto vicino agli scogli ed illuminato da una luce si sedette sulla sabbia, respirando a pieni polmoni quell’aria dal sapore di sale che gli sfiorava il viso e gli scompigliava la chioma.
Il suo sguardo si perse nel buio per qualche minuto fino a quando stanco e provato da quella serata così dolorosa, prese la sciarpa che Kaori aveva distrattamente lasciato sul suo letto e che lui furtivo aveva nascosto nel portadocumenti, sotto il sellino della sua Kawasaki e portandolo al visto, assaporò il profumo della donna e si addormentò con il tessuto stretto a sé.
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La notte trascorse tranquilla e piccoli caldi raggi di sole illuminarono il viso ancora assopito di Ryo, ma lui non aveva alcuna intenzione di alzarsi….. quando avvertì una presenza sopra di lui ed istintivamente si alzò mettendosi sulla difensiva.
Gli ci volle qualche momento per far sì che i suoi occhi riuscissero a focalizzare correttamente la figura davanti a lui e quando finalmente riuscì a distinguere correttamente i lineamenti del viso urlò:
“Ma tu chi sei?????”
“Io sono Maya. Tu piuttosto, non ti pare un po’ stupido dormire qui sulla spiaggia?”
Ryo si trovò di fronte, una ragazzina di circa 14 anni, capelli biondi e occhi verdi vestita con una camicia da notte.
 Ma che ci faceva una ragazzina in camicia da notte sulla spiaggia in pieno giorno????
Ryo continuò ad osservarla attentamente e alla fine le disse : “Scusami ma che ci fa una ragazzina come te, in camicia da notte in pieno giorno?”
Dal canto suo la ragazza rispose: “ E cosa ci fa uno come te a dormire sulla sabbia?”
Colpito e affondato. Uno a zero per la piccola.
“Avevo bisogno di pensare e sono venuto qui ieri notte e poi ero troppo stanco e allora mi sono addormentato.” Rispose Ryo seccamente e poi riprese dicendo : “E tu invece?”
La ragazza lo fissò per qualche minuto e alla fine disse : “Volevo vedere il mare.”
Candida, dolce e innocente affermazione che lo colpì al cuore. Una ragazzina sola in camicia da notte  e in giro in pieno giorno senza nessuno al seguito, doveva essere scappata o da un ospedale o da casa.
“Dove abiti?”
“Non posso dirlo.”
“Perché?” chiese Ryo incuriosito.
“Perché sei uno sconosciuto e io non do questo genere d’informazioni ad uno sconosciuto.”
Due libellule apparirono improvvisamente dietro ad un povero Ryo confuso e allo stesso tempo incuriosito, che nervosamente si grattò la testa e disse: “ Ma perché non ero uno sconosciuto anche prima quando hai iniziato a parlarmi?”
“ Si” rispose Maya sorridendo.
Ryo la guardò di nuovo e poi alla fine dopo aver cercato di calciare via ogni pensiero confuso e ogni interrogativo che gli girava per la testa le disse : “ Va bene…Maya giusto?”.
La ragazza annuì.
“Allora Maya, io sono Ryo Saeba e vivo a Shinjuku. Tu?”
“Io sono Maya Haruki e sono di Hokkaido, ma mi sono trasferita a Tokyo con la mia famiglia da qualche mese e vivo lì. Rispose la ragazza sorridendo e gli tese la mano.
Ryo sorridendo a sua volta gliela strinse e poi le chiese: “ Come mai sei qui da sola, sei scappata via?”
Maya lo guardò e rispose: “Si,sono scappata dall’ospedale generale ieri notte e sono arrivata fino qui.”
“Come mai eri in ospedale?”
“Sono cagionevole di salute da quando sono bambina, ma avevo voglia di vedere il mare e siccome né mio padre né mia madre mi accontentavano, sono scappata via.”
“Lo sai che saranno molto preoccupati per te vero?”
“Si lo so, ma io chiedo solo di passare una giornata al mare.”
“Dovrei portarti a casa lo sai?”
“Si lo so.” Disse la ragazza con sguardo triste “Ma ti propongo un patto. Tu passa la giornata con me qui al mare e ti prometto che al tramonto potrai riportarmi all’ospedale.”
Ryo valutò pensieroso l’offerta di quella ragazzina e alla fine disse: “Va bene ma appena sarà il tramonto ti riporterò a casa intesi?”
“Intesi!”
E suggellarono il patto incrociando il mignolo della mano sinistra.
“Cosa vuoi fare ora?” le chiese Ryo.
“Ti va di camminare?”
Si misero in marcia e mentre camminavano Maya iniziò a raccontare a Ryo di come fosse riuscita a scappare dall’ospedale illudendo sorveglianza e guardiani. 
“Caspita!” esclamò l’uomo “Peccato che sei così piccola altrimenti ti farei lavorare con me, di certo potresti insegnare a Kaori moltissime cose.”
“Chi è Kaori?” gli chiese Maya guardandolo incuriosita.
Lo sguardo dell’uomo si rabbuiò pensando a quello che era successo la sera prima e alla fine le disse: “E’ la mia socia, la mia compagna di lavoro.”
Maya lo osservò attentamente e alla fine disse: “ E’per lei che sei scappato fino qui?”
Ryo la guardò stupito e sorridendo disse: “ Si.”
“Perché cos’è successo? Avete litigato?”
“Più o meno.”
“Che vuol dire più o meno? Avete litigato o no?”
“E’ una lunga storia Maya. Ci vorrebbe troppo tempo per raccontarla.”
“Raccontamela allora, abbiamo tanto tempo prima del tramonto.” Gli rispose decisa.
“Ma…ci vorrebbe troppo e….”
“Se non me la racconti non torno a casa con te.” Disse la ragazza seria e determinata e alla fine Ryo pensandoci un po’ su  le rispose : “ E va bene, sediamoci allora che ti racconto.”
Si diressero verso gli scogli e una volta seduti Ryo iniziò a raccontarle tutta la storia.
 
 
Fine capitolo 2
   
 
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