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Autore: SweetTaiga    29/11/2010    14 recensioni
"Ma se l’Amore che dice è una stretta al petto dovuta alla sua mancanza, un colpo al cuore ogni volta che mio padre rievoca con disgusto il suo nome, un sorriso ogniqualvolta mi addormento pensando a lei, allora ha ragione.
Forse i Malfoy non provano amore, ma Draco si."
Quando l'Amore trionfa, l'Odio cerca il modo di ostacolarlo. Sempre.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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4. Menta e caffè


Giorni di vento, senza tempo.

Sono ormai due ore che cerco un piano per arrivare a Malfoy Manor.
Pozione polisucco?
No, banale.
Trasfiguazione?
Se ne accorgerebbero subito.
Deve pur esserci un modo per raggiungere quel presuntuoso ossigenato!
Mi ha lasciato qui, da sola, senza mandarmi una lettera, senza darmi un cenno di vita. Ed io sto qua, come un’idiota, a pensare ancora a lui! E’ impensabile, impossibile, inammissibile.
Giorni nascosti al mondo.

Ma come posso non pensare a quest’anno? Come posso impedire che i brividi mi percorrano la schiena ogni volta che il suo volto attraversa la mia mente?
Il primo periodo passato insieme è stato sicuramente il più difficile: dovevamo nasconderci dai nostri amici e dai nostri nemici, stare attenti che i professori non si accorgessero dei nostri sguardi durante le lezioni.
Eravamo disperati, ma almeno eravamo insieme.
Niente a che vedere con questa lontananza forzata.
Non potrò mai dimenticare la prima volta che mi chiese un “appuntamento”.
Erano passati pochi giorni dal nostro primo incontro ravvicinato in biblioteca, ed ero persino arrivata a pensare di essermi immaginata tutto.
Diavolo, lui era un Malfoy! Ed un Malfoy non poteva passare il suo pomeriggio a parlare di Shakespeare con una Mezzosangue, né tantomeno ridere sotto la pioggia come un’idiota insieme a lei. Giusto?
Sbagliato.
Mi resi conto che era tutto estremamente reale quando trovai un’annotazione sul mio caro volume in lingua originale di Romeo & Juliet.
“Penso che sulle tue labbra sia rimasto qualcosa di mio. Rendimi dunque il mio peccato, Granger. Questa sera a mezzanotte, in guferia.”
Sorrisi come un’ebete, ora meravigliandomi della citazione delle parole di Romeo, ora ricordando quel dolce bacio che un buffo e goffo Malfoy mi posò sulle labbra.

Stavamo ridendo sotto la pioggia, tenendoci per mano.
Ridevamo e basta, come due bambini mentre scartano i regali; era così grande il peso che ci eravamo tolti dal cuore, che la nostra gioia cercava prepotentemente un modo per uscire.
Quando non sentii più la sua risata, mi voltai piano per cercare i suoi occhi; i capelli biondi erano sparsi sul viso, ed il suo naso dritto faceva da trampolino alle gocce di pioggia. Le osservai attraversare la fronte e posarsi sulla punta del naso arrossato dal freddo; senza pensarci, alzai una mano e le raccolsi.
Fu un tocco leggero, con la punta dell’indice gli sfiorai la punta del naso. Tutto qui, ma bastò a farci tremare.
Dal mio viso sparì anche l’ultima traccia della risata precedente, e rimanemmo a fissarci mentre la pioggia continuava ad investirci.
Mi persi in quegli occhi di ghiaccio, meravigliandomi di scoprire tanto calore oltre quello strato di gelo premeditato.
Quante volte quegli occhi avevano finto un’indifferenza forzata?
Quante volte quegli occhi avevano nascosto odio, dolore, passione?
Persino in quel pomeriggio era difficile intravedere le reali emozioni di Draco, e la cosa mi rese nervosa. Abbassai lo sguardo frettolosamente, notando improvvisamente quanto fossero interessanti le scarpe nere del ragazzo in piedi di fronte a me.
Vidi la sua mano muoversi verso di me, poi esitare, poi muoversi ancora. Solo quando, confusa, alzai di nuovo lo sguardo su di lui, la sua mano finalmente sfiorò con dolcezza la mia guancia.
E’ freddo, pensai.
Più freddo della pioggia gelida che ci graffiava il viso, più freddo persino dei suoi occhi.
Coprii la sua mano con la mia, godendomi il contatto del suo palmo sulle mie guance accaldate dall’imbarazzo.
Chiusi gli occhi, e quando li riaprii vidi il suo volto a pochi centimetri dal mio: i suoi occhi cercavano i miei, e le sue labbra socchiuse cercavano un permesso che avevo già accordato da tempo.
Fu la prima volta che vidi un’emozione attraversare quel paio di occhi grigi: timore. Timore di essere rifiutato.
Mi alzai sulle punte per colmare i pochi centimetri che separavano le nostre labbra, e lo stupore e la soddisfazione tinsero nello stesso momento i suoi occhi solitamente spenti, facendoli brillare.
Fu un semplice sfiorarsi di labbra; i nostri nasi si scontrarono, le nostre mani non sapevano dove posarsi ed i nostri corpi tremavano. Fu un momento imbarazzante, e proprio per questo totalmente emozionante.
Quando sentimmo l’orologio della scuola annunciare le nove, ora di cena, dovemmo separarci a malincuore. Mi posò un lieve bacio sulla fronte, e si allontanò con passo lento per raggiungere il dormitorio Serpeverde.
Finì lì, il nostro primo bacio. Nulla di passionale, nulla di avventato, nessuna fretta di strapparsi di dosso i vestiti (quella venne solo dopo). Un solo, semplice bacio, una promessa che suggellasse il nostro silenzioso incontro.

Ovviamente non mi bastò. Passai i giorni seguenti a desiderare quelle labbra fredde, e quando finalmente quell’idiota platinato si decise a darmi un cenno di vita mi stampai un sorriso ebete sul volto e lasciai persino incompiuto il quarto ripasso giornaliero di aritmanzia!
Girai per il dormitorio senza una meta precisa, rileggendo mille e mille volte l’annotazione a penna sul mio libro di Shakespeare.
Diamine, a penna! Mi era costata una fortuna la versione originale di Romeo e Giulietta!
Costrinsi il mio cervello a formulare questo pensiero, ma in realtà pensavo che quella scrittura stretta ed allungata donasse ancora più valore alle pagine sbiadite.
Era come se l’opera di Shakespeare stesse prendendo vita, ed io e Draco ne fossimo i protagonisti.
Speriamo che il finale sia diverso, pensai sospirando.

Quando andai in guferia, la trovai vuota. Mi poggia alla stretta finestra ed osservai il cielo; aveva da poco smesso di piovere, e l’odore dell’erba bagnata arrivava fin lì. Chiusi gli occhi e mi sedetti sulla finestra, godendomi il vento sul viso.

Giorni di vento senza tempo, giorni nascosti al mondo.

Mi accorsi di essermi addormentata solo quando sentii un ghigno soffocato ed un mantello posarsi sul mio petto.
«Oh, ben svegliata Granger.», mi sussurrò Malfoy, esibendo ancora un perfetto ghigno obliquo.
Mi ci vollero alcuni secondi per capire dove mi trovassi, e quando finalmente lo capii la mia espressione dovette essere di gradimento al signorino, che scoppiò a ridere.
«Che diavolo ridi, furetto? », replicai stizzita, aggiustandomi la gonna, senza però staccarmi di dosso il mantello con le iniziali D.L.M.
«Ma come, Granger, ti addormenti al nostro primo appuntamento e poi pretendi pure di fare l’offesa?»
La frase gli morì tra le labbra, ed alle parole “primo appuntamento” ci guardammo negli occhi a disagio, finalmente consapevoli del perché eravamo lì.
Non era per una sfida, non era una brutta coincidenza: era il nostro primo appuntamento.
Cavolo, com’era strano pensare una cosa del genere.
Dopo pochi secondi, Draco si sedette di fronte a me sulla finestra. Era così stretta che dovetti infilare le gambe tre le sue, mentre lui le stese lungo i miei fianchi.
Era così intima quella posizione che dovetti serrare i denti per sopprimere un brivido.
Ci guardammo negli occhi per circa un’ora, avvolti da un silenzio che non aveva  bisogno di parole. Ci stavamo studiando, cercando negli occhi dell’altro la conferma a ciò che stava succedendo.
Fu lui a rompere il silenzio, poggiandomi una mano sulla caviglia coperta dal suo mantello.
«Allora Mezzosangue, vuoi rendermi il mio peccato? Mi manca. »
La sua voce tremò appena sulle ultime parole, e si affrettò subito a completare la frase. «Il mio peccato, intendo.», borbottò a disagio.
Malfoy a disagio! Un sorrisino curvò le mie labbra, e Malfoy si rabbuiò.
«Ti farò sparire quel sorrisino dalla bocca, Granger. Non si ride di un Malfoy, te ne pentirai.»
Così dicendo, tirò indietro le sue gambe. Pensai volesse andare via, ma ben presto lo vidi posare le ginocchia sulla finestra, posare il petto sulle mie ginocchia ed avvicinare il viso al mio.
Il tocco delle sue labbra sul mio naso fu quasi impercettibile. Passò poi alle guance, donando ad ognuna di esse lievi baci. Chiusi gli occhi e mi godetti quel contatto, e le sue labbra sfiorarono le mie palpebre con dolcezza.
Quando i suoi baci sul mio volto si interruppero, aprii di scatto gli occhi, timorosa che fosse andato via.
Me lo trovai a pochi centimetri dal viso, con un ghigno soddisfatto dipinto sul volto.
«Così va meglio, Messosangue.», sussurrò.
Feci per obiettare, ma le sue labbra stroncarono ogni protesta sul nascere.
Altro che bacio casto e pure, altro che leggero sfioramento di labbra.
La sua bocca premette sulla mia, e le sue mani si aggrapparono velocemente ai miei capelli. Distesi le gambe e mi sedetti a cavalcioni sulla finestra, permettendogli di avvicinarsi a me. Il suo mantello, fino a quel momento poggiato sulle mie ginocchia, cadette a terra con un tonfo sordo, ma nessuno di noi sembrò farci caso.
«Se questa è la punizione, vedrò di farti arrabbiare ancora più spesso, furetto.»
«Non impegnarti, Mezzosangue: sei già abbastanza insopportabile.»
L’interruzione durò una manciata di secondi, poi il suo fresco respiro di menta si intrecciò di nuovo al mio, caldo e al caffè.
Che sia questa la ricetta della felicità?, pensai, mentre sapori così diversi si mescolavano tra loro.
Menta e caffè, caldo e freddo, uomo e donna, Purosangue e Mezzosangue, Serpeverde e Grifondoro, Malfoy e Granger.

Ma è così dolce, così strano stringerti il cuore nella mano.

Al diavolo, in quel momento eravamo solo Draco ed Hermione.

Un gufo nero pece mi distrae dalle mie solite fantasticherie.
Diamine, furetto, riesci a distrarmi anche quando non ci sei. Ho un piano da mettere in atto, io!

Apro la finestra al gufo, che mi posa tra le mani un grosso pacco per poi sparire silenzioso com’era arrivato.
Confusa, scarto il pacco.

Le lettere dorate sulla pelle nera mi fecero quasi venire un colpo:

Romeo & Juliet
William Shakespeare

Il libro mi cade dalle mani con un tonfo sordo.
«Hermione, tutto bene?», mi urla mia madre dalla cucina.
«Certo mamma.», rispondo, fingendo una voce ferma e tranquilla.
Ho solo scoperto che uno stupido presuntuoso idiota platinato è ancora vivo. Appena lo vedo, lo ammazzo io.  A mani nude, senza magia.

Il sorriso sul tuo volto fa a pugni con i tuoi pensieri, Granger, sussurra beffarda la mia coscienza.
 
 
NOTE:
La canzone di questo capitolo è “giorni di vento” dei Litfiba : )
Per chi non avesse letto Romeo e Giulietta, Rendimi dunque il mio peccato è la frase detta da Romeo per ricevere un altro bacio da Giulietta (spiegazione mooolto generalizzata, lo so, ma penso che il succo sia questo. Inoltre penso l’opera merita di essere letta,per non parlare del fatto che sarei incapace di spiagarla in maniera decente ) : )
Ora passiamo ai ringraziamenti!
Ben otto persone hanno messo la storia tra le seguite *-*
Quindi ringrazio queste otto persone:
blu24
excel sana
Fe
HailieJade
LyliRose
 matypotter
tykisgirl
 veronic90

Anche questa volta, un ringraziamento particolare a Lupetta97 che continua a recensire questa fan fiction e mi sta dando una mano con le canzoni : )
Ne approfitto per dire che qualunque consiglio su gruppi, canzoni o poeti sarà ben accetto : )
Per concludere un ringraziamento anche a LyliRose… spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo : )

baci, SweetTaiga


   
 
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