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Autore: Guessstar    30/11/2010    4 recensioni
"Come credi che stia?"
"Edward..."
"Rispondi. Come credi che stia?"
"Uno schifo..."
"Bene, non abbiamo più nulla da dirci".
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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POV EDWARD.

Dannazione, non potevo cedere così facilmente, non potevo farmi abbindolare e prostrarmi ai suoi piedi solo perché per una volta mi aveva rivelato i suoi sentimenti, e se anche questa volta fosse stato tutto un gioco.

Le sue labbra erano ancora ancorate alle mie, avrei prolungato quel momento per tutto l’oro del mondo, ma la parte razionale di me mi diceva di non cedere ancora, che potevo avere ancora altre dimostrazioni da lei.

«Bella… no» sussurrai, allontanandola da me.

«Perché? Questa volta io non c’entro Edward, questa volta sei solamente tu» i suoi occhi stavano diventando lucidi. Mi allontanai, dandole le spalle.

«Bella, quante volte sei stata solamente tu?»

«Tante, ma non per questo devi per forza vendicarti su di me» esclamò, gesticolando furiosamente con le mani.

«Oh certo. Tu invece puoi vendicarti eccome su di me» mi voltai furibondo per quello che aveva appena detto.

«Cosa vuoi dire?» mi chiese dubitante, facendo qualche passo verso di me.

«Voglio dire che è da quando sei arrivata che non fai altro che prendertela con me per quello che ti ha fatto quel Jacob. Sono stanco di essere solo il tuo punto di sfogo, Bella» sbottai, facendola arretrare.

«Jacob è ormai acqua passata».

«Beh, anche la tua pallina anti-stress è passata» dissi, dirigendomi verso l’entrata.

La sentii seguirmi, per poi fermarsi all’inizio degli scalini «Non lo capisci che mi sono innamorata di te? Che non ce la faccio a starti lontano?» gridò, fermandomi.

«Lo hai capito adesso che sei innamorata di me? quando finalmente hai avuto la forza di lasciare stare Jacob? Potevi farlo molto prima, Bella! Sono stanco di essere al servizio di una ragazzina isterica!» gridai a mia volta, avvicinandomi nuovamente a lei, a un palmo dal suo viso.

«Io sarei la ragazzina isterica?» i suoi occhi si ridussero a due fessure, parlò lentamente, quasi non avesse ancora assimilato quello che le avevo appena detto.

«Sì» una sola sillaba.

Rovinai tutto.

«Bene, la ragazzina isterica ti saluta, partirò domani. Non voglio più sentirti» abbassò gli occhi, colsi perfettamente il luccichio che emettevano.

Stava per piangere.

Mi resi conto solo allora del male che le avevo appena fatto «No, Bella…»

Allungai la mano, ma lei si scostò «Non rimangiarti quello che hai detto. Se sei stanco di me, me ne vado».

Se ne andò davvero.

Mi oltrepassò, facendo attenzione a non sfiorarmi, e si diresse verso la sala, chiudendosi la porta alle spalle.

Ero stato un fottuto cretino.

Rimasi immobile per più di un minuto, riflettendo su tutta la nostra conversazione, soprattutto la parte finale. Se ne sarebbe veramente andata, il giorno dopo, avrebbe fatto le valigie e sarebbe ritornata a New York. Ed io non le sarei corso dietro, l’avrei lasciata libera, perché l’avevo trattata malissimo, e non meritavo di stare con lei, né di andarle ancora dietro.

Sarebbe ritornata a New York, avrebbe raccontato l’estate appena trascorsa alla sua migliore amica, avrebbe ripreso la sua vita da dove l’aveva interrotta. Avrebbe conosciuto un uomo molto diverso da me, in grado di capirla e lasciarle i suoi spazi, un uomo che l’avrebbe amata veramente, anche se mai nessuno avrebbe amato Bella come l’amavo io. Si sarebbe innamorata anche lei, questa volta senza giochi, solo amore, e avrebbe formato una famiglia.

Io sarei per sempre rimasto intrappolato in questa stupida cittadina, avrei formato una famiglia, ma il mio pensiero fisso sarebbe rimasto sempre su di lei, sempre sulla mia Bella.

Era questo ormai il nostro destino.

Ma potevo realmente permetterlo? Nonostante pensassi che era la cosa giusta, potevo permettere a Bella di sparire così?

 

 

POV BELLA.

«Bella, amore, cosa è successo?» Wendy aveva sentito le mie lacrime dall’altro capo del telefono.

«Non ce la faccio, io domani ritorno a New York» scossi la testa, sedendomi sul pavimento piastrellato del bagno. Avevo chiuso la porta a chiave, perché nessuno mi vedesse e sbandierasse tutto ai quattro venti.

«Tu non sai quanto questa notizia mi rende felice, ma non so se lo stesso vale anche per te…» disse, notando sicuramente il tono della mia voce, che suonava estraneo persino alle mie orecchie.

La mia unica risposta fu una serie di singhiozzi che non riuscivo a frenare.

«Tesoro, vuoi dirmi cosa è successo?» ecco cosa adoravo di Wendy, te lo chiedeva gentilmente, guadagnava la tua fiducia con pochissime parole, e tu ti ritrovavi a confidarle i minimi particolari della tua esistenza. Non lo faceva di proposito, era una dote naturale, non se ne rendeva nemmeno conto di essere così persuasiva.

Decisi di raccontarle tutto, riassumendolo in pochissime parole «Mi sono innamorata Wendy, e questa volta veramente, non come con Jacob, con lui provo sensazioni completamente diverse, del tutto estranee»

«E perché piangi

«Perché ho combinato una stronzata, ho rovinato tutto».

«Ti va di raccontare

Altre lacrime, sempre le mie. Il solo ripensare a cos’era successo pochi minuti fa, mi metteva una tale angoscia che non riuscivo a frenare.

«Bella?»

«Sì, sono qui» l’indice asciugai alcune lacrime che travasavano dagli occhi.

«Come si chiama?» non ci voleva un grande intuito per capire di chi parlasse.

«Edward» risposi con voce bassa, quasi lui fosse a pochi metri da me e io non dovevo farmi sentire.

«Edward? Quell’Edward?»

Sapevo che se ne sarebbe ricordata, anche se l’ultima volta che le avevo parlato di lui avevamo entrambe quindici anni. Lei ricordava sempre tutto, aveva una memoria straordinaria.

«Sì»

«Cos’è successo quest’estate, Bella?»

Le raccontai tutto, non tralasciai nemmeno un piccolo dettaglio: le raccontai della prima volta che lo vidi, di come avevo incontrato Jasper, le nostre uscite e tutte le nostre provocazioni, i litigi, le paci fatte, gli abbandoni, il nostro primo bacio, il pomeriggio seguente, Jacob…

«Cosa?» il suono della sua voce si fece più stridulo «Jacob è stato a Forks? Ci aveva detto che sarebbe andato in Italia per un paio di settimane, che bugiardo… Bella, ti ha fatto del male?» disse a un tratto, ricordandosi sicuramente di quello che avevo passato con lui.

«le solite cose» ormai le lacrime mi avevano abbandonato, lasciandomi un enorme dolore freddo.

«Oh mio Dio, tesoro! Mi dispiace tantissimo! Quello sporco maniaco. Gliela farò pagare appena lo vedo» mi procurò un piccolo sorriso, che però non durò a lungo «Che è successo dopo? Lui è tornato a New York, perché?»

Le raccontai il resto della storia, lei rimase in silenzio per tutto il tempo che ne seguì, ogni tanto annuiva, altre volte si lasciava andare a piccole esclamazioni.

«Ma se lui sapeva il tuo passato con Jacob, avrebbe dovuto capire… mi dispiace tanto, Bella»

«Anche a me, lo amo» dissi, sbuffando e poggiando la testa al muro.

«Ti credo veramente, purtroppo non posso fare nulla da qui» il suo tono di voce era realmente dispiaciuto.

«Non preoccuparti, ti sono già grata per avermi ascoltato»

«Senti, fatti riaccompagnare a casa, fatti una doccia calda e mettiti sotto le coperte, vedrai che domani passerà tutto».

«Ti voglio bene»

«Anch’io»

Mi alzai dal pavimento e mi osservai allo specchio. Di fronte a me vedevo il volto di una sconosciuta, gli occhi erano arrossati e gonfi, le guance erano leggermente nere a causa di una parte del trucco scivolato via con le lacrime. Cercai di darmi una ripulita per non sembrare una disperata, ma il lavoro non riuscì abbastanza bene.

Lo notai quando, uscita dal bagno, vidi Alice raggiungermi allarmata, fissando attentamente il mio viso «Oh mio Dio, Bella. Cosa ti è successo? Vieni, prendi un po’ d’acqua» mi prese sotto braccio e mi accompagnò al suo tavolo, dove mi versò da bere.

Bevvi il bicchiere d’un sorso e lo posai sul tavolo, sospirando e distogliendo lo sguardo dagli occhi di Alice, che mi guardavano preoccupati.

«Bella? Cos’è successo?» con la mano mi spostò una ciocca di capelli dal viso, portandomela dietro l’orecchio.

«Potresti accompagnarmi a casa?» dissi, cercando di sviare il discorso.

«Dimmi prima cos’è successo? Non ti lascio andar via senza sapere perché hai passato mezz’ora rinchiusa in quel bagno» disse, scrutandomi attentamente.

«Credevo che nessuno mi avesse visto» ammisi. Mi ero guardata intorno prima di entrare, ed ero stata attenta a non versare ancora lacrime, evidentemente qualcuno si era accorto di dove avevo passato il tempo.

«Beh, evidentemente qualcuno ti ha visto» disse strabuzzando gli occhi e indicandosi «e non eri un bello spettacolo. Avevi un’espressione cadaverica, e poi è sparito anche…» Edward. Completai mentalmente quella frase per lei. Aveva collegato tutto, e sicuramente aveva anche capito che vi era stata l’ennesima litigata.

Ci scambiammo una serie di sguardi. Non avevamo bisogno di parlare per comunicare.

«Ce la fai a stare qui un altro po’? Il ricevimento è appena iniziato, ti perderai tutto il divertimento…» mi guardò apprensiva, stringendomi le mani.

Scossi la testa lentamente, guardando un punto indefinito della sala «Non ce la faccio, Alice. Se dovessi vederlo di nuovo sono sicura che scoppierei di nuovo a piangere» confessai.

«Okay, dammi un minuto. Chiamo subito Jasper, aspettaci fuori» si guardò attorno preoccupata e poi si allontanò. Mi alzai e andai nel mio tavolo, raccogliendo tutte le mie cose.

«Bells, dove stai andando?» Avevo quasi dimenticato che con me c’era Charlie.

«Scusa papà, ma non mi sento tanto bene, credo che andrò a casa» dissi, facendo finta di sentirmi un po’ male.

«Vuoi che ti accompagni?»

«No, mi accompagnano Alice e Jasper, li sto aspettando» mi guardai intorno, alla loro ricerca.

«Se vuoi vengo anch’io….»

«No, non preoccuparti, non sarò sicuramente una buona compagnia a casa e il ricevimento è divertente, rimani quanto vuoi» gli sorrisi, cercando di tranquillizzarlo. Uno dei motivi per cui volevo andare a casa era proprio per stare sola, Charlie sarebbe stato sicuramente un impiccio.

«Sicura tesoro?» la sua fronte si accigliò, provocando una piccola ruga.

«Sì, non devi preoccuparti. Ci vediamo domani» gli diedi un bacio sulla guancia e mi allontanai, uscendo dalla sala.

 

************************************************************************************************

 

Da più di venti minuti mi trovavo sotto la doccia, eppure la tensione non accennava a diminuire. Ero lì, tesa come una corda di violino, disperata e con il volto ricoperto di lacrime dopo aver sopportato lo sforzo di trattenerle.

Forse era meglio non sprecare tutta l’acqua calda.

Dopo avermi riaccompagnato a casa, Alice e Jasper erano ritornati alla cerimonia. Durante il viaggio in auto Edward aveva chiamato Alice per dirle che era a casa. Evidentemente, anche lui forse non era dell’umore giusto per una festa, oppure aveva trovato la compagnia con cui passare una notte senza pensare a me. Sperai con tutta me stessa che la seconda opzione non si fosse avverata.

Andai in camera e indossai la tuta con cui dormivo di solito. Erano dei pantaloncini e un top grigio, con un topolino stampato ai lati. Adoravo quel pigiama nonostante fosse molto vecchio, non avevo mai avuto il coraggio di buttarlo via.

Andai in salotto ed accesi la tv, cercando qualcosa di interessante che riuscisse a distrarmi.

Fu in quel momento che suonò il campanello.

«Chi diavolo è?» sussurrai, sbattendo contro il piede dell’ingresso e dirigendomi verso la porta. Quando l’aprii rimasi a bocca aperta.

Me lo ritrovai davanti.                      

Il suo respiro era affannato, mi guardava di sottecchi. Quell’attimo durò solo pochi secondi.

Le sue labbra furono subito sulle mie, le sue mani ancorate perfettamente alla mia vita. Mi spinse al muro, chiudendo la porta con una pedata.

«Scusa» affannò tra un bacio e l’altro «ti amo davvero, Bella…» un altro bacio «tu non sei una ragazzina isterica… sei la mia ragazzina isterica, e voglio tenerti con me fin quando lo vorrai» disse, prima di darmi ancora un altro bacio, questa volta molto più lungo dell’altro.

«Non ho mai giocato Edward, mai!» esclamai, portando le mie mani sul suo viso e accarezzandolo freneticamente.

«Fa’ l’amore con me, Bella» sussurrò a un tratto, continuando a baciarmi.

Tutto quello che riuscii a fare fu continuare a baciarlo. Volevo fare l’amore con lui, volevo amarlo come nessun’altra donna aveva mai fatto, volevo farlo sentire amato come nessun uomo si era mai sentito. Per questo, dopo qualche minuto, mi ritrovai distesa sul mio letto, il suo corpo sopra il mio. Le nostre labbra non ne volevano sapere di staccarsi e le sue mani tracciavano carezze di fuoco sulla mia pelle.

«Ti amo» ripeteva tra un bacio e l’altro, tra un indumento tolto e uno di troppo «ti amo».

Ci eravamo adattati alla perfezione. Ci eravamo amati come mai nessuno aveva fatto, avevamo invocato i nostri nomi e proclamato il nostro amore senza nessun muro che ci ostacolasse, che ci dividesse. Forse lui era veramente l’uomo della mia vita.  Non desideravo altro che lui, chiedevo mentalmente che non finisse mai quella lenta e dolce tortura. I suoi baci trafficavano sulla mia pelle a ogni movimento, era dolce nei movimenti, per una volta in tutta la mia vita non avevo nessuna fretta e, soprattutto, nessun desiderio che terminasse quell’orrore.

Con Edward, fare l’amore era la cosa più bella del mondo.

 

POV EDWARD.

Gioia, amore, tenerezza, passione, voglia di continuare ancora. Erano queste le sensazioni che provavo a tenere Bella tra le mie braccia, quella sera. Fare l’amore con lei era stato dannatamente meraviglioso, molto più piacevole del paradiso, molto più bello della mia prima volta. Era stato tutto meravigliosamente perfetto.

«Devi proprio andare via?» mugolò, abbracciata al mio petto.

Depositai un bacio sulle sue labbra «sì se non vuoi che tuo padre ci scopra così» indicai i nostri corpi nudi, avvolti solo dal sottile lenzuolo.

«Sono pronta a correre il rischio» mi strinse a se, baciandomi il petto e provocandomi una nuova scarica di brividi.

«Ti amo, lo sai vero?» le sussurrai all’orecchio.

La sua risata cristallina mi bloccò il respiro «Ti amo anch’io».

Con un colpo di reni la portai sotto il mio corpo, mi sostenni sulle braccia per non pesarle troppo.

«Sei bellissimo» sussurrò, scompigliandomi i capelli e guardandomi adorante. Fu la prima volta che mi sentii realmente in imbarazzo con lei, per questo sentii il sangue fluire nel mio viso e potei scommettere che le mie guance si chiazzarono di rosso «soprattutto quando arrossisci» aggiunse, accennando una dolce risata.

Sorrisi e ricongiunsi le nostre labbra, dando piccoli baci in cui ci staccavamo per poi ritornare a unirci, le morsi il labbro inferiore, facendolo diventare gonfio e rosso «non mi lasciare Bella» sussurrai, allontanandomi per guardarla meglio «non so cosa fare senza di te».

Capii il senso delle mie parole, capii che non volevo che ritornasse a New York, che non volevo stare lontano da lei. Al solo pensiero di una possibile relazione a distanza, rabbrividivo. E non perché non avessi fiducia in Bella, perché avevo paura potesse tradirmi, ma perché non sopportavo di stare lontano da lei neanche un attimo, l’idea di saperla a New York con il suo ex mi faceva montare una rabbia che sarei andato lì e gli avrei spaccato il muso, soprattutto sapendo quello che aveva fatto al mio dolce angelo. Bella non aveva mai fatto nulla di male per meritare questo, per meritare un simile trattamento da parte mia, dovevo capire cosa stesse passando, che non era stato facile per lei abbandonare Jacob, perché lo amava. Sperai con tutto me stesso che lei non avrebbe mai trovato un pretesto per lasciarmi solo. Ma io avevo la mia vita a Forks, lei a New York, e anche se fossi andato a studiare in un college Newyorkese, avrei dovuto aspettare sempre un anno prima di rivederla assiduamente. Bella non poteva lasciarmi.

«Come posso lasciarti?» mi accarezzò il viso. Avvicinai le mie labbra al palmo della sua mano e lo baciai.

«oh! Qui io fisserò il mio sempiterno riposo, e scoterò, da questa carne stanca del mondo, il giogo delle avverse stelle. Occhi, guardatela per l'ultima volta! Braccia, prendete il vostro ultimo abbraccio! E voi, labbra, voi che siete la porta del respiro, suggellate, con un leale bacio un contratto indefinito con la morte che tutto rapisce!» La mia immagine si specchiava limpidamente nei suoi occhi cioccolato. Tenne la bocca socchiusa, sorpresa. Non credeva potessi dirle tali cose, ma le avrei fatto cambiare idea molto presto, l’avrei amata e venerata come una dea, adesso che sapevo che anche io ero ricambiato allo stesso modo.

Alzò un sopracciglio «Romeo e Giulietta» sussurrò, facendomi capire che conosceva quel passo.

Le diedi un ultimo bacio e mi alzai dal letto, cercando i mei vestiti.

Mentre cercavo i calzini, mi sentii lanciare qualcosa sulla nuca. La mia canottiera.

«Edward sei troppo disordinato» scherzò, anche lei rivestendosi.

Quando fui rivestito, mi avvicinai a lei e m’ inginocchiai ai piedi del letto «ci vediamo domani?» chiesi.

Depositò un bacio sulla mia fronte, poi annuì.

«Buona notte mia Bella, fai tanti bei sogni. Tu sei l’unica ad avermi mai preso il cuore. Sarà per sempre tuo».

   
 
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