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Autore: Many8    01/12/2010    4 recensioni
Bella afflitta da un trauma che ha segnato il suo presente e il suo passato,cercherà di dimenticare quest'ultimo, ma si sa dimenticare è difficile se quasi impossibile; un Edward umano, conoscerà la nostra protagonista e... Riuscirà il nostro invincibile supereroe a cambiare almeno il futuro della nostra piccola e dolce Bella? AH- OOC- raiting ARANCIONE.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Salve a tutti,
volevo spiegarvi il mio stato attuale di aggiornamenti, prima di lasciarvi alla lettura.
Visto che i miei impegni mi rendono uno straccio (...) vi prego di essere pazienti, io vi assicuro un aggionamento alla settimana, ma non posso assicurarne di più. Mi scuso con voi.

Io preferisco il pattinaggio artistico a rotelle , e lo pratico già da un bel pò, anche per questo i miei aggiornamenti sono diminuiti, ho iniziato solo da pochi
giorni, per dei problemi miei fisici, quindi davvero sono stremata in tutti i sensi.

Credo che questo sia il capitolo più lungo fino ad ora, ed è anche uno dei miei prediletti!
Il prossimo capitolo molto probabilmente sarà POV Edward, per la vostra felicità!
Vi lascio alla lettura del 9° capitolo, spero di non deludervi...

Buona lettura.

Arrossì, perchè la situazine ai miei occhi era imbarazzante, molto imbarazzante.
Avrei voluto sprofondare nel pavimento in quel momento invece che guardare negli occhi Edward. La sua espressione era soddisfatta, euforico allo stesso istante, frenetico. E la cosa mi allietava molto. Gli occhi mi scrutavano senza sosta, sorrideva, più felice che mai.
" Dottor Cullen la sua felicità mi mette soggezione!" riuscì a dire, trovando la forza per parlare, e scherzando.
" Scusa, ma non posso far a meno di essere felice!" e scrollò le spalle.
" Allora mi fai intendere che questa sorpresa sia così ..."
"Niente anticipazioni, domani lo saprai" disse senza farmi terminare la frase.
" Nemmeno un piccolo indizio?" chiesi con tono dolce.
" No, nemmeno uno, " rispose, " ed è inutile che fai quell'espressione dolce, dalle mie labbra non uscirà nulla che possa compromettere la sorpresa."
" Non mi farai dormire bene questa notte." dissi.
" Pazienza, recupererai." aggiunse scherzando anche lui.
" Continuiamo a farci domande reciprocamente, oppure vado via, visto che è leggermente tardi??" chiese.
" Domande , se per te non è un problema andare a casa più tardi!"
" No, non lo è... Dammi il piatto che tolgo via tutto." disse, e gli porsi il piatto vuoto.
" Inizio io o tu??" domandai, appena tornato al suo posto.
" Io, visto che questa sera ho risposto a molte delle tue domande senza sapere nulla di te..."
" Giusto" sussurrai.
" Vediamo un pò... Sei nata a Forks, giusto??" chiese.
" Si, lì. Ed ho passato la maggior parte dei miei anni, fino ad un anno fa, non mi sono quasi mai spostata, ho concentrato tutti i miei impegni in quella mini cittadina, e ho
cercato con tutta me stessa di non lasciarla mai, anche perchè non volevo che i miei genitori soffrissero la mia mancanza" raccontai.

" Tu o loro era la ragione... Intendo forse è più giusto dire che tu avresti sentito molto la loro mancanza, forse eri tu a non volerli lasciare..." sussurrò velocemente. Inizialmente a quelle parole mi arrabbiai, poi capì che erano delle supposizioni vere.
" Sì, forse... forse ero io quella a cui sarebbero mancati di più,ma in un modo o in un altro li ho lasciati, sono venuta a vivere qui a Seattle... Mi sono distaccata da loro, ne
ho avuto il coraggio, anche se per poco." terminai.

" Tocca a te, farmi una domanda."
" Sì, giusto. Tu invece, dove sei nato?" chiesi.
" A Chicago, sono nato lì quasi trent'anni fa." rispose. "Sei mai stata a Chicago?" mi chiese.
" Si, ci sono stata per un mese con Jacob, il primo mese in cui ho vissuto con lui, vivevamo a Chicago, ma ci siamo trasferiti dopo poco, ha avuto un traferimento qui e
quindi era diventato 
inutile continuare a vivere lì. Era inutile che facessi così tante ore di viaggio per andare a trovare i miei genitori. Abbiamo deciso di buon grado di continuare la nostra coinvivenza a Seattle." spiegai.

" Ho capito, ho vissuto a Chicago per i miei primi dieci anni, tra i quali anche con Carlisle ed Esme, vivevamo nel centro città, sulla costa, il grattacielo in cui abitavamo era completamente affacciato sul mare. In Randolph Street, non so se ricordi bene la cartina."disse." Abitavamo poco lonatano da lì! " sbottai, divertita. " Ci passavo giornate intere in quella strada, negozi a non finire, anche se non acquistavo mai nulla, i prezzi sono alle stelle in quei posti di Chicago"
Sorrise alle mie parole. " Ma poco dopo ci siamo trasferiti, ricordo una cosa, andavo spesso in biblioteca, poco distante da casa , e ci restavo per ore ed ore. Ormai gli addetti mi conoscevano così bene che mi lasciavano andare sul tetto, la struttura era alta più o meno quaranta metri, si vedeva una parte della città e di notte era bellissima. Tantissime luci accese, il traffico, le persone che camminavano aldisotto, sulla strada, erano minuscole, e i libri letti lì su... " si fermò, fermò il suo racconto guardandomi negli occhi, come se anche lui avesse detto qualcosa di più del lecito.
" E ti lasciavano stare sul tetto, tutto solo a dieci anni!??" domandai scettica.
" Sì, sapevano che potevano fidarsi di me, e poi c'erano delle protezioni per impedirmi che mi buttassi giù o che ci cadessi, era praticamente impossibile, inoltre solo gli addetti potevano salirci, nessun altro, quindi ero ben protetto. Infine anche i miei genitori lo sapevano, anche se io credevo di no, ogni volta che andavo in biblioteca , la direttrice chiamava i miei genitori e li avvisava, non li rendevo molto partecipi della mia vita, fin da bambino." terminò triste.
Ne seguirono dei minuti interminabili di silenzio, in cui nessuno disse nulla, ero in imbarazzo, nuovamente.
Fortunatamente, parlò lui.
" Ma questo non è importante, non credo sia molto interessante il mio passato..."
" Io credo di sì. " sbottai.
" Ci sono troppi segreti nel mio passato, Bella, sono molto simile a te, più di quanto tu ti possa immaginare, abbiamo entrambi qualcosa da dimenticare, tu per prima, io l'ho
messa da parte a differenza tua però! Ormai è lontano, riuscirai anche tu a non farti più condizionare dal tuo passato?!" domandò.

" Sì, ci sto provando...E spero di riuscirci."
" Bene... Mi fa piacere che almeno la pensi così e che ti stia impegnando per metterla da parte. Non è possibile dimenticare, l'ho imaparato sulla mia stessa pelle, i traumi, o
spiacevoli ricordi rimangono impressi più di quanto noi vogliamo, e impossibili da togliere, rimarginare." Mi sorrise infine.

" Grazie, Edward" ricambiai il sorriso.
" Detto questo, io vado, i miei colleghi si staranno chiedendo di me. Anche se il reparto in questi giorni è stranamente troppo tranquillo, ci sono pochissimi pazienti." disse mentre recuperava il suo vassoio e tutti i resti. " E' rimasto qualcosa, lo darò ad Emmet, il dottor McCarty. Anche lui va pazzo per la cucina di mia madre!"
" A chi non piace quello che cucina tua madre?" chiesi retorica.
" Conosco qualcuno." fece una linguaccia e aggiunse: " Devo andare, Bella, buonanotte."
" Buonanotte!" ricambiai, quando ormai era alla porta. Si voltò per un'ultima volta verso di me, mi sorrise e lasciò la stanza.

Il mattino dopo fui svegliata, nuovamente, dai raggi del sole e dal suono degli uccellini che canticchivano. Mi ero addormentata velocemente, abbandonandomi ad un sogno
senza incubi.

Mi stiacchiai ancora leggermente assonnata e mi venne in mente solo in quel momento che in quell'oggi avrei saputo di cosa si trattasse la sorpresa di Edward.
Ero stranamente euforica e impaziente al riguardo.Mi aiutai con il gomito ad alzarmi e mettermi seduta e fui felice di costatare che il ginocchio non pulsava più come i giorni precedenti, la giornata si prevedeva nettamente positiva.
Portai lo sguardo fuori dalla finestra, il cielo era azzurro e cristallino, alcune volte a Seattle si susseguivano giorni limpidissimi, e altri , invece, caratterizzati da piogge e freddo.
Era sprecato restare in quell'ambiente quando fuori si poteva far ben altro.
I miei pensieri furono interrotti dalla scriocchiolio della porta che si apriva. Come mi aspettavo, era Edward.
Il mio cuore iniziò a battere più velocemente del solito, ero felice di rivederlo, ma l'aumentare dei battiti a mio avviso era eccessivo.
" Buongiorno! Già svegli?" chiese.
Scrollai le spalle, per poi aggiungere: " Non sono riuscita a dormire bene, come ti avevo detto, ho pensato molto alla tua sorpresa... " non aggiunsi altro.
" Oh, mi dispiace, ma comunque spero di poter rimediare," annunciò sorridendo.
" Speriamo, anzi tra poco lo sapremo."
" Giusto. Hai voglia di fare colazione ora, oppure più tardi, sono solo le sei e trenta del mattino."
" Più tardi, ora non ho voglia di mangiare, "
" Bene, allora io vado a recuperare una sedia a rotelle!" sorrise, lo fermai prima che corresse fuori.
" Aspetta! "
" Dimmi." disse gentilmente.
" Quindi la tua sorpresa è fuori?" chiesi, esitante.
" Si, c'è qualche problema?" domandò a sua volta.
" No, nessun problema." ripetetti le sue stesse parole.
" Volevi restare in questa stanza, da sola, quando fuori potresti goderti il calore del sole a fine primavera?!" chiese retorico, prima di uscire dalla stanza.
Tornò dopo vari minuti.
" Andiamo?" chiese porgendomi la mano.

" Potresti prima,aiutarmi ad andare in bagno?"
" Si, certo." In quel momento si abbassò su di me, e le sue possenti braccia mi circondarono, prendendomi così in braccio. Sembravo una poppante.
" Grazie." Farfugliai.
" Di niente."
Stare tra le sue braccia mi donava tranquillità e un senso di protezione ma allo stesso tempo avevo paura. Era impossibile quanto desiderassi non provare più quel timore, che non faceva altro che danneggiare il mio rapporto con gli uomini.
Eravamo arrivati a destinazione, mi aveva rimessa in piedi e accertato del mio equilibrio mi aveva lasciata definitivamente.
" Attenta a non cadere." sussurrò al mio orecchio, il suo alito era fresco e profumato. Mi diede i brividi.
" Starò attenta." risposi, quando fui certa di non balbettare.
" Io sto qui fuori, per qualunque cosa chiamami."
Annuì e mi lasciò sola nel bagno. Mi lavai i denti, sciacquai la faccia ed infine mi cambiai,indossai la tuta che trovai in uno degli scompartimenti della borsa che avevo in bagno.
Era grigia con delle ricamature lilla. Perfetta sia per il mio stato attuale, sia per la comodità.
Saltellai fino ad arrivare alla porta dove mi soccorse, appena mi vide, Edward.
" Pensavo dovessi chiamare la polizia per denunciare il tuo rapimento!" disse scherzando. Come risposta gli feci una linguaccia.Mi aveva di nuovo presa in braccio, il suo tocco era sempre estramamente delicato, sapeva che poteva disturbarmi. Mi adagiò sulla sedia a rotelle, dove mi sistemò una coperta sulle ginocchia e infine ne prese un'altra.
" A cosa ti servono queste coperte??" chiesi.
" Tra poco lo saprai, e mi ringrazierai di averle prese."
Era sempre più interrogativa, non avevo la benchè minima idea su dove mi stesse portando.
Scrutò il mio volto interrogativo e si mise a ridere.
" Non fa così ridere!" sbottai, risentita.
" La faccia che hai fatto si , però!" e rise sempre con più gusto.
Incrociai le braccia al petto, guardando dalla parte opposta alla sua. Non smetteva di ridere e sghignazzare, stavo pensando seriamente di ritornarmene a letto.
" Finito?!" chiesi aspra.
" Si..." si tratteneva.
" Sto pensando seriamente di ritornarmene a letto, lo hai capito vero?" dissi, mantenendo lo stesso tono aspro.
" Scusa, non volevo farti arrabbiare, davvero, ma eri così buffa che non ridere sarebbe stato impossibile..." spiegò con calma." Andiamo?" domandò dolce.
" Si!" ordinai letteralmente. Sciolsi l'intreccio delle mie braccia sul petto, riportandole ognuna al proprio posto.
Uscimmo dalla stanza, durante il tragitto non incontrammo nessuno, aveva ragione Edward, il reparto era molto tranquillo, troppo. Entrammo in ascenzore, lo stesso che avevo usato con Alice pochi giorni prima, rimasi in silenzio fino a destinazione, con il timore che qualcuno potesse sentirmi, anche se le probabilità erano davvero molto basse.
Ci ritrovammo fuori dalla struttura, attraverso delle porte secondarie, dove nessuno era presente, sembrava che l'ospedale fosse deserto. Mi chiedevo se Edward avesse scelto quelle uscite secondarie proprio perchè non desiderava essere visto. Avrei dovuto ringraziarlo anche per quello.
L'esterno dell'ospedale era come lo immaginavo io. Era un parco enorme, con tantissime aiuole recintate, panchine, tantissimi alberi, arbusti e fiori di tutti i generi. Non c'era una fontana, ma era bellissimo lo stesso. Da lì si poteva sentire ancora di più il canticchiare degli uccellini, il parco era vuoto, gli unici presenti che non fossero uccellini o scoiattoli eravamo io ed Edward.
L'aria era abbstanza calda, e i raggi solare che ci colpivano ci riscaldavano ulteriormente.
Edward iniziò a trainarmi tra le varie viottole tra un'aiuola ed un'altra, non fu per nulla facile, il suolo era ricoperto di tanti ciottoli che si incastravano fra le ruote delle sedia a rotelle, rendendo l'andatura più stentata.
" E' bellissimo" sussurrai, ma Edward mi sentì ugualmente.
" Mi fa piacere che ti piaccia!" Era euforico e si sentiva dal suo tono di voce, era impossibile non accorgersene.
" Come potrebbe non piacermi?!" dissi retorica.
" E questa è solo una parte della sorpresa... " annunciò.
" Davvero? Credo che questo sia già più che sufficiente."
" No, non è questa la sorpresa vera e propria, secondo te sarebbe stata così scontata?" chiese.
" Non so cosa aspettarmi! " scherzai.
" Nulla di pericoloso."
" Ne sono certa," sussurrai. Intanto stavamo procedendo, davanti a noi c'erano tantissimi alberi che formavano una specie di barriera, non mi permettevano di vedere cosa ci
fosse all'aldilà di quell'ostacolo.

" Non ti preoccupare, non andremo ad imbatterci tra gli alberi..." Ed infatti svoltò verso destra, attraversando una nuova viottola che era circondata da alberi e arbusti. Era abbastanza insolito che in un ospedale ci fossero parchi così grandi, ma lì c'era.
" Ti piace la natura?" chiese.
" Si, mi piace molto... " dissi guardandomi intorno.
" Puoi chiudere gli occhi,per favore?" ordinò più che domandare.
Feci come mi aveva detto, chiusi gli occhi, anche se il mio inconscio mi sussurrava, anzi urlava di aprirli, odiavo il buio.
Il vento mi scompigliava leggermente i capelli, segno che ci stavamo ancora muovendo. Durante quel breve tragitto mi era venuta voglia più di una volta , di sbirciare, ma non lo feci, per rispetto di Edward, maggiormente.
" Siamo arrivati?" chiesi , ormai impaziente.
" Quasi, altri pochi metri."
" Se non mi fidassi abbastanza di te, farei ritorno in camera, lo sai vero?!"
" Si, lo pensavo anche io,ma ti fidi di me, no?!" chiese, quasi timido.
" Si, mi fido di te." confessai, a stento.
Una folata di vento più forte e l'odore tipico dei boschi mi investì, era buonissimo.
" Ok, siamo arrivati." annunciò. Non aprì ancora gli occhi, aspettavo che lui me lo dicesse. Non mi mossi neppure.
" Puoi aprire gli occhi, se vuoi..." aggiunse qualche secondo più tardi.
Li schiusi lentamente, quasi intimorita.
La vista che mi si parò davanti era sensazionale.
Davanti a me c'era una grande distesa d'erba, con tantissimi fiori che facevano da cornice e da bordo, erano tutti blu, con qualche striatura gialla, davanti non c'erano alberi
come invece dietro di noi, ma c'era un varco, che faceva intravedere il Sole quasi del tutto sorto.

Rimasi a fissare quel posto per qualche minuto che sembrarono ore. Edward era rimasto accanto a me per tutto quel tempo.
" E'... E' bellissimo" riuscì a farneticare. Guardai negli occhi Edward, nel mare verde dei suoi occhi, quasi migliori del resto del territorio. Anche lui faceva lo stesso, ci fissavamo a vicenda, senza emettere suoni, senza quasi respirare.
" Sono felice che ti piaccia." sussurrò, troppo vicino al mio viso, pochi centimetri ci dividevano.
Ritornai a guaradare il campo, come scusa per allontanarmi da lui, la nostra vicinanza era pericolosa, e troppo. Quando tornai a guardarlo si era spostato anche lui, eravamo finalmente abbastanza distanti da parlare semplicemente come due semplici amici.
" E' bellissimo Edward, non so come ringraziarti." balbettai.
" Non devi ringraziarmi, anche per me è un piacere stare qui..." e mi sorrise, guardandomi negli occhi." Con te" aggiunse subito dopo.
Arrossì violentemente, sentì le guance andare in fiamme. Spostai lo sguardo dai suoi occhi che mi tenevano imprigionata nel verde, fissai il suolo, sfortunatamente dello stesso colore delle sue iridi.
Prese la coperta che aveva portato con sé, e la distese a terra, ecco a cosa sarebbe dovuta servire, doveva farci da tappeto.
Mi porse la mano, senza parlare, la unì alla mia e riuscì ad alzarmi. Circondò la mia vita con una delle sue braccia e mi aiutò ad arrivare fino alla coperta, infine mi fece sedere, delicatamente.
Mi raggiuse dopo aver preso tutti gli accessori che aveva portato, le nostre cosce si sfioravano, eravamo davvero vicini, più di quanto non lo fossimo mai stati.
" Allora che ne pensi?" domandò impaziente.
" Come già ti ho detto è bellissimo questo posto, è la migliore sorpresa che mi abbiano mai fatto, Edward, ti ringrazio, davvero!" era la verità.
Come risposta sorrise. Era soddisfatto di sé.
Mi guardai intorno, raccogliendo ogni minimo ed insignificante dettaglio.
" Pensavi fosse una cosa del genere? La mia sorpresa, intendo."
" No, non pensavo a nulla, per la verità. Non sapevo cosa potesse essere, non ne avevo la minima idea." Spiegai.
" Impossibile..." disse scuotendo la testa. " Tutti pensano a un qualcosa, per quanto stupido sia, Bella, a me puoi dirlo."
Sospirai più volte. " Ho pensato ad una cena in camera, con tanto di tavolino, sedie e stoviglie, ma questo non l'avrei mai immaginato, sinceramente."
Annuì più di una volta, in quel momento era lui che guardava l'orizzonte, mentre io fissavo il suo volto.
" Sei molto semplice... ci ho fatto caso in questi giorni, è la prima cosa che una persona si accorge di te, dopo la timidezza ovviamente... " rise di gusto a quest'ultime parole." Sono così,davvero." ero sempre più sorpresa delle sue capacità d'osservazione, troppo svilippate per un uomo. Solitamente il genere maschile era sempre molto superficiale
a differenza di noi donne, ma lui invece era molto attento, a tutto, ad ogni cosa che lo circondasse. Erano pochi gli uomini con queste caratteristiche, Jacob non era mai stato attento, era sciatto e molto superficiale, qualunque cosa che non riguardasse lui non era importante, ed io, a quanto pareva,  non gli riguardavo.

Vivevamo nella stessa abitazione ma negli ultimi tempi non era affatto più facile vivere insieme, sia perchè lui aveva iniziato a bere, sia perchè io non riuscivo più a sopportare ciò che mi premeva sulle spalle, un peso enorme, e forse con il suo aiuto sarei riuscita a lasciarlo indietro, senza iscenare nè il mutismo nè altro, ma lui non c'era, non c'era mai stato , per me.
Presi un filo d'erba, staccandolo accuratamente da terra, come per non fargli sentire dolore, come se ne avesse sofferto, ed iniziai a giocherellarci, lo intrecciavo tra le dita, successivamente incominciai a tagliuzzarlo in mille pezzi.
" Come hai scoperto questo posto?! " chiesi, curiosa riportando il mio sguardo su di lui, mi accorsi che mi aveva osservata per tutto il tempo.
" L'ho scoperto poco dopo il mio arrivo in questo ospedale, tre anni fa. Facevo ancora pratica, non ero ancora capace di lavorare da solo, mi ero laureato da poco nella specializzazione, seguivo un dottore, uno dei migliori di tutto l'ospedale, ricordo che era una furia per quanto anziano, lavoravo come uno schiavo, inizialmente lo odiavo poichè sembravo un piccolo schiavo, ma poi con il passare del tempo capì che era solo per il mio bene, è lui he mi ha fatto capire che questo lavoro non è per tutti, è lui che mi ha fatto comprendere quanto davvero fosse difficile salvare le persone, e quanto fosse difficile confermare delle ipotesi, solo pochi di noi, siamo riusciti ad affermarci dei veri dottori e a tutti gli effetti. Arrivo al dunque, " disse sorridendo." Scoprì questo posto, un pò sperduto dal resto del mondo, vagando per questo boschetto, non tutti i dipendenti nè pazienti dell'ospedale ne conoscono l'esistenza, troppo protetto dagli alberi per essere visto. E io credo di essere l'unico a venirci tutti i giorni. Cercavo un posto dove mangiare, visto che la mensa era sempre occupata, cercavo un posto dove stare tranquillo, anche perchè ... ehm... diciamo che ero molto seguito dalle ragazze... " a quel punto arrossì anche lui, io invece sorrisi. " Inoltrandomi in questo boschetto ho scoperto l'esistenza di questo posto, e ci ritorno ogni volta che devo pranzare, o cenare, resto da solo a guardare il Sole salire sempre più su o tramontare, ovviamente quando c'è, quando piove resto chiuso in mensa. Mi piace perchè è tranquillo, riusco a pensare ed immergermi nelle mie idee più facilmente, magari rimuginando su qualche mio caso apparentemente difficile, oppure qualche problema che mi infligge particolarmente." terminò il suo racconto con un sorriso sghembo che fece battere più velocemente il mio cuore.
" Questo è il mio rifugio... il tuo, invece, qual è??" domandò.
" Io amo disegnare, è lì che mi rifugio quando sono sovrapensiero, oppure quando mi annoio, è il mio mondo, il mio piccolo mondo." spiegai.
" Poi qui ho scoperto il mio fiore preferito... " disse prima di alzarsi ed allontanarsi da me. Percorse metà radura fino ad abbassarsi e raccogliere i fiori che si trovavano ai margini. Fece ritorno con un fiore. Si sedette, accanto a me, piegò le gambe, e appoggiò la sua mano che manteneva il fiore sul ginocchio. Era blu, stelo verde e infine sui petali al centro una striatura larga meno di un centimetro, gialla. I petali erano ricurvi verso il centro.Non conscevo quel fiore e non l'avevo mai visto prima di quel momento.
Restammo in silenzio a guardare quel fiore come se fosse una divinità da contemplare, per qualche minuto, finche una mia domanda non interruppe il silenzio.
" Che fiore è?" chiesi.
" Iris, si chiama Iris. E' il mio fiore preferito, da circa tre anni, da quando ho scoperto questo posto, non ne conoscevo neanche io l'esistenza, e credo siano i fiori migliori ed i più belli tra tutti."
" Sì, hai ragione è davvero bellissimo." Guardavamo entrambi l'Iris, il fiore.
" Iris significa arcobaleno, è un nome davvero solare, e mi piace molto... " aggiunse, la voce era sempre più euforica.
" Si, è davvero molto carino, fine e moderno." dissi, mi accostai a lui per vedere meglio il soggetto della nostra conversazione.Allungai la mano per toccare i petali del fiore, ma Edward senza accorgersi del mio gesto mosse anche lui mano, la toccai, anzi al mia mano di adagiò completamente sulla sua, e rimase lì per qualche minuto ( o forse di più.).
Al mio tocco Edward si girò verso di me, i nostri occhi si incontrarono, si rispecchivano gli uni negli altri, i nostri visi erano molto vicini, solo qualche centimetro divideva le nostre facce.
" Tu... tu sei la prima persona che porto qui, i mia spontanea volontà... " disse, sentivo il suo alito caldo e profumato accarezzare il mio volto.
" Perchè mi hai portata qui, Edward?" chiesi, forse una domanda troppo stupida.La mia mano era ancora sulla sua, e i nostri visi ancora vicini, la mia mente mi urlava di scostarmi, di indietreggiare sempre di più fino ad essere al sicuro, ma c'era una forza sempre più potente che mi sussurrava a differenza dell'altra, di avvicinarmi o perlomeno di restare in quella posizione, per quanto sussurrato quell'istino prevaleva l'altro.
" Perchè... Perchè sento che tu sei la persiona giusta, avevo promesso a me stesso, che avrei condotto qui solo la persona a cui volevo più bene, e tu Bella, sei la persone più speciale che io abbia mai conosciuto, non ho mai raccontato del mio passato nemmeno alle mie ragazze precendeti, non sapevano nulla di Esme e Carlisle, non sapevano che io fossi stato adottato, non riuscivo a parlargliene, ma con te è diverso, e voglio raccontarti tutto il mio passato fase per fase, tutti i miei segreti, uno per uno, senza omettere nulla, voglio che tu sappia tutto di me. Ovviamente solo se tu mi concedi questo onore." disse tutto d'un fiato velocemente. Rimasi interdetta da quelle parole, mi investirono come un uragano, nella loro magnificenza.
Gli sorrisi, continuando a tenere il mio sguardio nel suo, carico di ... dolcezza e passione.
" Edward, sono onorata di tutto ciò... " iniziai. Mi interruppe immediatamente.
" Ma... " continuò lui...
" Non c'è nessun ma, con te riesco a dimenticarmi del mio passato, riesco a dimenticare Jacob, riesco a pensare al mio presente accanto a te e al mio futuro, un futuro più roseo se ti trovi con me. Anche io ti voglio bene, Edward." non aggiunsi altro, ciò che avevo detto era una rivelazione anche per me stessa.
Continuavamo a guardarci negli occhi, i suoi si abbassavano sulle mie labbra ad intervalli, il mio cuore batteva velocissimo come le ali di un colibrì, e sperai che anche il suo avesse avuto  la stessa reazione.
Le nostre mani erano intrecciate,ormai. Il fiore sull'erba.
Si avvicinò sempre di più a me, lentamente, troppo lentamente fino ad appoggiare le sue labbra sulle mie...

 

Solo una cosa prima di scappare in Siberia: ciò che ho scritto su Chicago non rispecchia il 100% della verità, il grattacielo e la biblioteca di cui parla Edward non esistono davvero ( o almeno così credo) io ho visto la costa (tramite satallite), ma non posso assicurarvi nulla, molte volte c'è bisogno di inventiva nei libri o perlomeno nel mio caso, nelle FF!
E Commentate!

   
 
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