II CAPITOLO
“Driiiiiiiiiiiiiiiiin”
la campanella suonò a
mezzogiorno puntuale.
Un’orda di ragazzi si buttò
fuori dalle corrispettive aule camminando verso la sospirata uscita.
In quel momento a Francesca
tornò in mente il pirloide biondo di quella mattina e si accorse che non
l’aveva visto all’intervallo… boh forse non era della sua scuola.
Ma perché ci pensava? Quel
ragazzo la incuriosiva, voleva scoprire di più, come si chiamava? Dove viveva?
Ma i suoi pensieri furono
interrotti dalla sua amica, Sara, che la chiamava da fuori
dell’aula:-Fraaaaaaa??? Andiamo???- le urlò Sara sorridendole.
-
a cosa pensi?- chiese a
Francesca mentre questa la raggiungeva –al principe azzurro che arriva a
prenderti col cavallo bianco?-
-
“no su una bici”- pensò
sorridendo Francesca
Si avviarono all’uscita e
scesero i gradini del liceo pieni di ragazzi e fumo.
-Sara io ho la bici- -ah….- le
rispose delusa l’amica
-va bè domani la porto anch’io
così torniamo insieme!- e le mandò un bacio.
Francesca sorrise e si avviò al
palo dove l’aspettava la sua amata bicicletta.
Mentre la slegava si guardò
intorno, la sua era rossa un po’ sverniciata, chissà magari l’aveva lasciata
anche lui li… ma non c’era nessuna bici rossa..
Francesca alzò le spalle e partì
– ma perché ci penso?? Non lo conosco neanche!- pensò fra sé e sé e infatti lo
dimenticò, fino al giorno dopo.
III CAPITOLO
Bi- bip, bi-bip, stessa scena
della mattina precedente, Francesca allungò la mano e spense velocemente la
sveglia. Quel suono non lo sopportava proprio.
Non si assopì però come la mattina
precedente. Anzi, sembrava quasi che avesse voglia di alzarsi. Chissà perché.
Stefano era nel letto a fianco che russava esageratamente, beato lui
all’università sarebbe entrato alle 10.
Routine di tutte le mattine:
bagno, trucco, colazione, denti e bicicletta nel box.
Quando si trovò in strada pensò
al ragazzo. Chissà se l’avrebbe incontrato ancora. Cominciò a pedalare
guardandosi in giro speranzosa ma del ciclista nessuna traccia, volti stanchi
con valigette in mano, donne con bambini urlanti poco vogliosi di andare a
scuola, automobilisti quasi addormentati sul volante, portinai che spolveravano
l’ingresso del loro condominio. Ma del biondo nessuna traccia. Arrivò a scuola
e come di consueto legò il mezzo al palo, oh li davanti c’era anche la bici di
Sara. Che bello sarebbe tornata con lei all’una.
Chiuse velocemente il lucchetto
e si avviò verso scuola. Salì velocemente i gradini di pietra gremiti di alunni
poco vogliosi di entrare, e oltrepassò la porta a vetri.
-le dico che sono di qua!! Di
questa scuola!!- Francesca si girò a sinistra. Un ragazzo biondo e alto cercava
di convincere il bidello, di 40 centimetri più alto di lui.
“oddio è il tipo della
bicicletta…..” pensò nel panico Francesca.
Si avvicinò alla bacheca nella
parete opposta e facendo finta di leggere, origliò i discorsi dei due.
-non ti ho mai visto qua,
ragazzo. Non puoi entrare-
-MA IO SONO DI QUESTA SCUOLA!!
SONO APPENA ARRIVATO! SONO NUOVO! Non lo vuole capire???-
-allora se sei di questa scuola,
dovresti avere il libretto dei voti. Ce l’hai?- chiese flemmatico il bidello,
piuttosto divertito da una situazione in cui non si era mai trovato.
-no , non me l’hanno ancora
dato…- rispose rassegnato Giovanni
-non ti posso far entrare
ragazz…-
-MARCO CIAO!!!- Francesca si
avvicinò a Giovanni mettendogli una mano sulla spalla.
-E’ DA GIORNI CHE TI CERCO! Come
stai??- gli chiese Francesca lanciandogli un’occhiata eloquente.
Giovanni capendo il trucco
sorrise debolmente, piuttosto imbarazzato.
-vi conoscete voi due?- chiese
il bidello aggrottando le folte sopracciglia.-
-si!- rispose solare Francesca
recitando alla perfezione –lui è del.. del..-
-terzo anno!- la interruppe
Giovanni
-quindi sei di questa scuola?-
chiese l’uomo avvicinandosi col viso al ragazzo per scrutarlo meglio e cercando
di ricordarsi chi fosse
-CERTO!!- risposero in coro i
due.
-allora ti dovrai far dare il
libretto alla segreteria ragazzo.. arrivederci- disse il bidello allontanandosi
da loro piuttosto rassegnato per non aver compiuto il suo importante ruolo di
“scovatore di intrusi”.
-grazie…- disse Giovanni alla
ragazza mentre salivano le scale
-oh niente figurati… mi piace
recitare..- rispose sorridendo Francesca
-però il libretto te lo devi far
dare, se no rischi di essere mandato a casa veramente…- finì la ragazza
-oh certo certo- rispose
Giovanni. La campanella suonò l’inizio delle lezioni
-oh bè io.. devo andare.. ci si
vede- lo salutò con la mano la ragazza
-ah no, scusa- si fermò- come ti
chiami veramente?- chiese sorridendo
-Giovanni-
-bene! Ciao!- e si allontanò
-e tu??- cercò di chiedergli il
ragazzo, ma Francesca si era ormai dileguata nei corridoi