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Autore: Diana924    03/12/2010    1 recensioni
12 ottobre 1793, Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena, regina di Francia si appresta a compiere il suo ultimo viaggio...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
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- Questa storia fa parte della serie 'Regine ed amanti-Francia'
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Nel 1789, quattro anni fa, vi fu una carestia, e il popolo decise che la colpa era nostra, mia e di Luigi. Come se non bastasse pretendevano gli Stati Generali, che erano stati convocati l’ultima volta dalla nostra antenata Maria de’Medici.

Ma ciò che davvero mi rese triste fu la morte di Luigi Giuseppe, a soli nove anni. Avevo già perso una figlia, ma questa volta il dolore fu superiore, perché mio figlio aveva sofferto a lungo, e io non potevo fare nulla per lui, nulla.

La plebaglia scese per le strade, e quando mio marito licenziò quell’incapace di Necker i parigini assaltarono la lugubre prigione di Stato della Bastiglia, demolendola mattone per mattone.

Noi lo venimmo a sapere solo la notte, e solo Luigi capì che non era un a rivolta, ma una rivoluzione. Uno dei suoi fratelli, insieme alla mia cara amica Jules fuggirono subito, l’altro fuggì due anni dopo.

Noi abbiamo provato a fuggire, due anni fa.

Il buon Fersen ci aveva aiutato, e fu facile fuggire dalle Tuilleries, facile come oggi è facile per loro farmi salire su questa carretta che mi sta portando verso il patibolo.

A Varennes, però fummo scoperti, e io, mio marito Luigi XVI, mia cognata Elisabeth, i miei figli Luigi Carlo e Maria Teresa Carlotta, e la loro bambinaia, dovemmo tornare a Parigi, prigionieri.

Poi ci hanno chiusi nella fortezza del Temple, e hanno iniziato a preparare il processo a mio marito. Un anno fa, o poco più non lo ricordo bene, la plebe è entrata nelle prigioni di Parigi e ha massacrati i prigionieri, tra cui la mia povera amica la principessa di Lamballe, si dice che suo suocero abbia offerto una fortuna pur di salvarla, ma è stato vano.

Prima mi separarono da mio marito, poi da mio figlio e per finire da tutta la mia famiglia.

Dicono che mio marito si sia difeso bene, ma ciò non gli ha evitato la morte, il verdetto era già stato scritto, ben prima che il processo iniziasse: morte.

Il mio processo è stato una farsa, mi hanno accusato di tutto e del contrario di tutto, come se fossi l’unica colpevole.

Monsieur Hebert mi ha persino accusata di aver avuto rapporti contro natura con mio figlio, di soli otto anni. Ho protestato e mi sono appellata alle madri presenti in quel tribunali, la Natura stessa non avrebbe permesso un siffatto crimine, ma è inutile.

E se devo morire almeno morirò come una regina, ma nemmeno questo mi è concesso, non mentre mi legano le mani dietro la schiena e gli aiutanti del boia Sanson mi aiutano a salire i gradini che portano alla ghigliottina, dove morirò.

<< Scusate, non l’ho fatto apposta >> dico al boia Sanson, che ha giustiziato anche mio marito, a cui ho pestato per sbaglio un piede.

Io muoio, ma muoio innocente, e spero che questo i francesi che sono qui convenuti lo capiscano, prima che sia troppo tardi per questa nazione che ho amato e che ora temo. Adieu.

   
 
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