La
porta dello studio del Faraone si aprì. Senmut non aveva bisogno di bussare.
Sepolta sotto un mucchio di papiri, Hatshepsut mordicchiava leggermente una
pagnotta bianca, suo unico pranzo, mentre esaminava un foglio dipinto con colori
vivaci.
«Dove
sei stato?» chiese lei, senza alzare lo sguardo, sapendo di chi si trattava.
Senmut
appoggiò le mani alla scrivania in ebano. «Al tempio funerario, per controllare
i lavori»
«Non
è compito tuo» replicò Hatshepsut calma, iniziando a scrivere geroglifici con
la sua grafia chiara e precisa.
Lui
la ignorò. «Perché hai cacciato via Teti?»
Lei
alzò lo sguardo, fissandolo con odio. «Io non ho cacciato via nessuno» disse
pericolosamente. «Sono il Faraone. Non farei mai qualcosa che possa danneggiare
anche uno solo dei miei sudditi»
Spaventato
da quello sguardo, Senmut si pose sulla difensiva. Gli faceva spesso paura,
specie quando parlava dei suoi compiti di Faraone che, alla fine, metteva sempre
sopra di tutto. «Al tempio… Mi hanno detto che se n’è andata»
«Esatto»
convenne Hathsepsut. «Ha deciso di andarsene spontaneamente e io, da amica, non
l’ho fermata» L’amicizia di pensare che, senza di lei, Senmut non sarebbe
stato che suo, solo suo.
«Ma…
ma perché?» Lui si ritrovò ad essere in preda all’ansia. Non era un
atteggiamento di Teti lasciare un lavoro a metà. Doveva per forza essere
successo qualcosa. «E… ha detto dove andava?!»
«Forse
a Bast, o a Men Nefer… Non ne ho idea…» Alzò le spalle in un gesto di
noncuranza. «Nella terra di Uadjet, comunque»
«Davvero
non ti importa?» Senmut cercò di calmarsi, o, almeno, di dimostrarle che era
tranquillo.
«Certo
che mi importa!» sbottò lei. «Teti… Non mi ha voluto dire nulla…» Si
morse il labbro. «Volevo essere ancora sua amica, ma lei… Ha rifiutato… Mi
ha detto che… Ormai era troppo tardi…» Hatshepsut stava per fare qualcosa
che nessuno avrebbe dovuto vedere: piangere.
«Quando
parte?» chiese deglutendo lui.
«Oggi,
quando Nut inghiottirà la barca di Ra» Senmut annuì e fece per andarsene. In
quel momento, come spesso le accadeva, il forte sentimento che provava per Teti
scomparve nuovamente, sostituito dall’invida e dalla rabbia che sentiva per
non essere mai riuscita a fargliela dimenticare. «Se andrai da lei, sappi che
non ti amerò mai più» Come se si potesse decidere una cosa del genere. Ma lei
era così… così orgogliosa! Pur di rispettare quella parola rabbiosa, avrebbe
rinunciato all’unica, vera gioia della sua vita.5
La
barca solare di Ra si stava avvicinando sempre di più all’orizzonte, pronta
ad essere nuovamente divorata, come ogni giorno, da Nut, quando Senmut giunse a
Per-Maat. Lasciò il carro in custodia al soldato che l’aveva accompagnato e
corse velocemente lungo l’unica via del villaggio, verso la solita casupola
piccola e sporca dov’era cresciuto assieme a lei.
Teti
era là davanti, coperta da una lunga veste bianca e da un mantello che la
proteggevano dal freddo delle notti egiziane. Accanto a lei, un carro, di quelli
in dotazione all’esercito regolare, con due cavalli marroni che scalpitavano
leggermente, agitando le lunghe chiome e sollevando suggestive nuvolette di
polvere. Sul carro, una persona, probabilmente un ragazzo, da quello che si
poteva capire osservando le gambe, nude fino ai polpacci. Il resto del corpo,
era coperto da un mantello rosso come il sangue, che teneva nascosto il viso
come nella grotta di Hapy.6 «Temevo di non fare in tempo!» esclamò
annaspando quando la raggiunse, cercando di riprendere fiato per la corsa
disperata, con le mani appoggiate alla ginocchia leggermente piegate.
«Per
cosa?» sorrise dolcemente Teti. Il suo volto, in questo momento, risplendeva più
di Ra, se questo fosse stato possibile.
«Perché
parti?» le chiese lui disperato. «Resta! Voglio che resti!»
Lei
scosse leggermente i capelli neri e ricci. «Ho deciso di vedere il mondo. Non
ho più voglia di dipingere» Ignorò la seconda parte della frase.
«Ma...
Ma dicevi che dipingere era tutta la tua vita!» Senmut era sempre più
sconvolto. Forse un demone si era impadronito di lei! Era così diversa dal
solito… Cos’era quel sorriso che sembrava impossibile da oscurare? Gli occhi
brillavano come le sette figlie di Hathor7, resi ancora più
affascinati dalla sottile linea nera del kohl che li incorniciavano. Proprio
Teti, lei che aveva sempre odiato i trucchi!
«Si,
è vero» assentì lei spandendo gioia accanto a sé. «Ma adesso mi sono
ricreduta. La mia vita non può essere la pittura»
Lui
era sicuro di non averla mai vista così felice. Fin da piccola, era stata
sempre così seria e pacata… «Dove pensi di andare?»
Lei
alzò le spalle. «Dovunque, non importa» Allargò ancora il suo sorriso. «Vagherò,
come Iside»
«Resta,
invece» ripetè dunque Senmut. «Io amo te… Me ne sono accorto solo adesso…»
Dolcemente,
Teti gli accarezzò una guancia. «Forse lo credi» gli sussurrò, facendogli
scivolare il fiato sulla pelle. «Ma non è così» Scuotendo leggermente il
lungo mantello, salì delicatamente sul carro, appoggiandovi sopra anche una
leggera sacca che conteneva tutta la sua poca roba. Ai piedi del conducente
mascherato, Miu-Miu dormiva tranquillo. «Che Ptah ti protegga sempre, Senmut.
Addio»
Il
ragazzo tirò le briglie dei cavalli, che non aspettavano altro. Il carro partì
in una corsa folle, allontanandosi prima che Senmut avesse il tempo di
ribattere. Cosa avrebbe potuto dire, in fondo, se non ricambiare l’augurio di
felicità? Tutto il resto, era già stato detto.
«Sei
sicura di aver ingoiato una fava, vero?» le chiese lui, manovrando con abilità
i due destrieri. La domanda attraversò dolcemente l’aria.
Teti
osservava il paesaggio scorrere attraverso i suoi occhi, sfocato come il
riflesso nell’acqua. «Si, ho fatto tutti i controlli» Dolcemente, si
accarezzò il ventre. «Sarà un maschio»
Lui
sospirò. «Allora, perché non sei rimasta con Senmut?» Formulare
quell’interrogativo era una necessità che il suo cuore non desiderava fare.
«Ha detto che ti ama»
«Per
due motivi» rispose Teti annoiata. «Il primo è che, no, lui non mi ama
affatto. Senmut ha sempre e solo amato ciò che non aveva. All’inizio, credevo
che amasse la mia tranquillità, invece non è così. Se si fosse sposato con
me, mi avrebbe tradita per Hatshepsut. Invece, è accaduto il contrario»
Sorrise dentro sé stessa, debolmente: per la prima volta in vita sua, aveva
mostrato apertamente un sentimento, la felicità, e l’aveva fatto unicamente
per deludere un uomo, non perché volesse farlo davvero. Ironia della sorte.
«Amare
ciò che non sia ha… Un po’ lo capisco…» Lui sorrise debolmente. «E il
secondo?»
«Amo
te, Tuthmosis»
Il
reggente tirò forte le briglie dei cavalli, facendo fermare il carro.
«Cosa
fai?» si stupì lei.
«Ci
fermiamo qui, ormai è notte» sorrise Tuthmosis. «Riprenderemo domani la
strada per Men Nefer»
«Qui?»
Teti guardò la sabbia soffice e rossastra che li circondava. Poi emise un
piccolo sbuffo dolce. «Sei un demone dispettoso…» Scese dal carro,
stiracchiandosi. Le stelle, in cielo, piovevano forte, luminose come non mai.
Tuthmosis
si tolse il mantello, gettandolo a terra. Anche lui non aveva voglia di dormire.
«L’amore di Hatshepsut è passione» trasse le conclusioni, infine. «L’amore
di Senmut è cambiamento. Il nostro amore, invece, com’è?»
Teti
si sedette a terra, incrociando le gambe. «Il nostro amore è eterno» rispose.
«Perché sarà il dolce ricordo di ciò che è stato, ed il triste rimpianto di
ciò che non sarà mai»
Tuthmosis
si grattò la testa in cui era ormai ricresciuta una soffice capigliatura
corvina. «Almeno per stanotte, allora» sorrise. «Facciamolo diventare un
ricordo e non un rimpianto» Sdraiandosi accanto a lei, sapeva che sarebbe stata
l’ultima volta. Valeva allora la pena trovare un amore eterno, che si potesse
vivere solo nel cuore? Tuthmosis non sapeva rispondere. Teti nemmeno.
Il
loro destino, però, decisero di non cambiarlo. Entrambi preferivano l’eternità
all’amore.
Hatshepsut,
invece, non sapeva esattamente cosa preferire, o cosa sarebbe stato giusto
preferire. Seguiva il suo carattere impulsivo, e l’istinto divino di figlia di
Amon. Sembrava che non esistessero più né passato né ricordi, ma solo il
presente delle ultime ore. E queste, le avevano appena portato via Senmut.
Eppure, non capiva precisamente il motivo, non era arrabbiata con la persona che
gliel’aveva rubato, no, perché non era, non del tutto, colpa sua. Se Senmut
si fosse opposto… Ma lui non desiderava farlo.
«Maestà?»
Hebi, inchinata a terra davanti a lei, all’entrata del tempio, alzò
leggermente la testa, guardandola incuriosita. Cosa stava guardando in quella
stanza, non ancora dipinta, di tanto importante da farle inumidire gli occhi?
Solo
al suono di una voce totalmente estranea, il filo dei suoi pensieri venne
tranciato. «Mostrami i disegni di Teti» ordinò allora, facendo alla donna
segno di alzarsi.
«Si»
Hebi annuì vagamente, quindi precedette la regina lungo i corridoi, fino alle
ultime stanze, elencando, come se fosse stata un mercante della Fenicia, tutti i
dipinti della sua rivale, e descrivendo, senza che ce ne fosse alcun bisogno, il
significato e la scena che rappresentavano.
«Sono
molto belli…» sussurrò Hatshepsut. «Anzi, sono bellissimi…» Teti aveva
superato se stessa, per quell’opera, eppure aveva deciso di lasciarla
incompiuta. Perché? La pittura aveva sempre superato l’affetto per chiunque,
o almeno così credeva… Ma Senmut era andato a salutarla… Che ci fosse
qualcosa che lei, il faraone d’Egitto, ignorava? Non poteva sopportarlo.
Hebi,
in un angolo, si limitò ad annuire, a disagio. Sentiva di trovarsi alla
presenza degli dei dipinti sulle pareti, e ne aveva timore.
Hatshepsut
si spostò lentamente, senza più seguire le istruzioni della sua guida, anzi
iniziando a dare consigli su come proseguire l’opera nei punti in cui non era
ancora stata completata. Giunse infine davanti ad un’entrata, l’unica del
tempio che possedeva già una porta, chiusa. «Cos’è?» domandò stupita.
«N-Non
lo so…» balbettò Hebi, sentendosi mancare. Era vero: non conosceva
assolutamente il contenuto di quella stanza e questo avrebbe potuto comportare
una brutta figura, non conoscendo nemmeno la situazione all’interno
dell’edificio dove lavorava. Ma avrebbe dovuto rassicurarsi: non era ancora
caposquadra, ai tempi in cui la stanza era stata chiusa. «Nebamon e Senmut non
mi hanno dato istruzioni in merito…» si giustificò.
Allora,
Hatshepsut si ricordò di una proposta che il suo amante le aveva fatto, anni
prima. “Vorrei essere sepolto assieme a te, e vorrei che i miei dipinti
affiancassero i tuoi, per essere insieme anche nel regno di Osiride”. Lei ne
aveva riso, con la spensieratezza di una giovane innamorata, e gli aveva dato
uno scherzoso consenso: che lui non lo avesse interpretato nello stesso modo
suo? Eppure avrebbe dovuto sapere che nessun Faraone avrebbe mai permesso una
cosa del genere… Per quanto amore avesse potuto esserci, si trattava sempre
del prestigio del sangue divino. «Aprila»
Hebi,
un poco curiosa anch’essa di scoprire cosa Teti avesse segretamente dipinto,
spinse lentamente la porta, scoprendola niente affatto sigillata. Si trattava di
una piccola stanza sepolcrale, con tanto di sepolcro in pietra, con le pareti
meravigliosamente dipinte a giardini fioriti, nei quali Senmut offriva dono agli
dei. Impossibile non riconoscere i suoi lineamenti in quelle figure.
Hatshepsut
si accigliò vagamente, dimostrando anche ad Hebi quanta fosse la sua
indignazione. A palazzo, Senmut non aveva mai accennato ad una simile cosa. In
fretta, corse a verificare anche nelle altre stanze, scoprendo immagini di
Senmut nei luoghi più nascosti, o, almeno, in quelli che, a tempio finito,
nessuno avrebbe mai visto, essendo coperti dalle ante delle porte che, durante
il cerimoniale, nemmeno lei avrebbe potuto chiudere per verificare cosa
nascondessero. Guardando quella figura, che tante volte aveva stretto fra le
braccia, sorridere offrendo doni ad Amon, il suo dio più caro, venne assalita
da un moto di disgusto.
Non
aveva mai dubitato, neppure per un istante, dell’amore che Senmut provava per
lei, che fosse regina oppure no. Per la prima volta, però, osservando il
meraviglioso dipinto di Teti, ebbe il dubbio di essersi sbagliata, di aver
consegnato tutto quello che aveva all’uomo sbagliato. Lei lo amava ancora
profondamente, mentre lui era appena andato a salutare un’altra donna, una che
non l’aveva mai voluto o che, almeno, non gliel’aveva mai fatto sapere. Non
pensò nemmeno che quei ritratti potessero essere opera solo della mente di Teti:
quando si trattava di dipingere, lei obbediva al suo cuore per quanto riguardava
la disposizione e i colori, agli dei per quanto riguardava il tratto e agli
ordini per quanto riguardava il soggetto. Mai avrebbe dipinto qualcosa per conto
suo in un luogo sacro.
Ecco
perché se n’era andata! Pensò Hatshepsut. Doveva aver scoperto che lei era
contraria a questi dipinti, mentre Senmut le aveva fatto credere il contrario, e
aver pensato di non poter rimanere più a Waseb dopo quella che lei aveva
probabilmente considerato quasi una profanazione. Si capiva che aveva dubitato
di quel soggetto dall’inizio, a causa del tratto leggermente tremolante. Quel
disegno sembrava vivo nel riflesso del Nilo. «Sciocca» mormorò sottovoce. «Non
sai che il Faraone parla per Maat e tu non saresti stata accusata di nulla?»
«Ce
ne sono veramente tanti…» commentò leggermente Hebi, che l’aveva seguita a
ritmo più lento. Rabbrividì, quando Hatshepsut le scoccò un’occhiata
furente.
«Troppi»
disse, sistemandosi la parrucca mentre si allontanava da lei. «Distruggili
tutti, dal primo all’ultimo»
Hebi
rabbrividì ancora. Poi, molto lentamente, esalò: «N-Non posso farlo…»
Deglutì. «Anche io sono una pittrice, e non posso distruggere il lavoro di
Teti» Lei odiava quella donna o, almeno, aveva sempre creduto che fosse così.
In realtà, la invidiava soltanto per una capacità che gli dei non avevano
concesso ad entrambe nello stesso modo. Avrebbe tanto voluto che Teti gli
insegnasse come operare, ma la sua indifferenza verso tutto le aveva sempre
impedito di chiederglielo, facendole forse credere che la disprezzasse, mentre
era tutto il contrario. Anche quando aveva sposato Nehesy, tutti aveva pensato
che l’avesse fatto per ottenere il ruolo di caposquadra da Deil-er Bahari. Non
era così, perché se fosse davvero accaduto, sarebbe stata Hebi stessa a
rifiutare in favore di Teti. «I suoi disegni sono vivi e io non posso ucciderli»
Hatshepsut
sorrise. «Hai ragione» Fu in quel momento che qualcosa cambiò nel suo
spirito. Si, aveva sacrificato tutto a Senmut, anche la cosa che aveva più cara
al mondo, l’amicizia di Teti, eppure, nonostante questo, lui non aveva mai
pensato solo a lei, perché la pittrice finiva sempre al centro del suo
pensiero. E all’amore, in quell’istante, venne sostituito un leggero
disprezzo per un uomo che non aveva avuto nemmeno il coraggio di ripetere a
quella che avrebbe dovuto essere la donna della sua vita il suo desiderio
segreto di riposare per l’eternità con lei. «Troverò qualcun altro» disse
poi. Quello stesso uomo, aveva appena costretto l’altra donna della sua vita a
lavorare per lui controvoglia, forse per un suo capriccio personale, e avrebbe
finito per far commettere ad una persona totalmente estranea alla vicenda un
reato di cui si sarebbe pentita tutta la vita. «Continua pure il tuo lavoro» E
lasciò il tempio e la pittrice dietro le spalle.
Note
di Akemichan: Ayu
chan: Ciao ^^ Sai, il fatto che Teti ti somigli mi fa pensare che io sia
riuscita a non farla stereotipata... O almeno lo spero! Grazie per aver riletto
tutti i capitoli mancanti. ^^ Bye
Mi
dispiace!! Mi dispiace tantissimo! Avevo promesso di aggiornare in tempi brevi,
e invece è passata una vita! Chiedo venia, ma purtroppo ho poca ispirazione per
finirla, nonostante mi manchi poco, e perciò sono anche poco motivata a
proseguire la pubblicazione... E se non sono ispirata non potrei mai fare un bel
capitolo, soddisfacente, e quindi non posso faci nulla. Chiedo ancora perdono, e
cercherò di pubblicare il prossimo prima di natale ù_ù. Ancora tante scuse.
Bye ^^
Tiger Eyes: Ciao ^^ Si, lo so che lo scoppio di amore fra Teti e Tuthmosis è improvviso e
forse anche un poco azzardato, ma bisogna pensare che lui, che per diciotto anni
non ha praticamente pensato all'amore, più concentrato al diventare faraone,
trovandosi di fronte una donna che invece per amore ha perso troppo, bè,
"non ci ha visto più"... E poi, ho troppo amato questa coppia ^///^
Spero che sia piaciuta anche a te ^^ Bye