Ho mantenuto la mia promessa ed eccomi qui a postarvi il nuovo capitolo.
Prima di farlo, ringrazio Dindy e Lady Jadis per le recensioni: mi ha fatto piacere notare che qualcuno ancora mi segue e tiene a questa storia.
Ringrazio anche i lettori silenziosi :).
Dovrei postare il capitolo successivo venerdì, se non dovessi, mi spiace ma dovete aspettare due settimane, perchè non ci sarò per un pò di giorni.
Il capitolo è già bello e pronto...mi spiace solo che ora con questo vi lasci un pò in sospeso :p.
Buona lettura!
Aspetto di conoscere le vostre opinioni!
Capitolo 29 “Paura, amore e desiderio”
Mi girava la testa.
Dopo quelle terribili rivelazioni uscite
dalla bocca di Kabkaiti, ero rimasta impietrita. L’unico segno di vita
tangibile in me, erano le lacrime che mute, scivolavano lungo il mio visto,
cadendo rovinosamente sulle mie mani.
Il vecchio saggio a sua volta, non aveva
aggiunto altro.
Sentivo i suoi occhi addosso. Forse
attendeva il momento buono per poter parlare, o semplicemente aspettava che
fossi io a farlo.
Ma cosa avrei potuto dire?
Come una valanga il peso del mio ruolo
in quel mondo, mi era caduto addosso. Io sarei stata la causa di ogni problema
per i Cullen.
La punizione peggiore per tutto questo
era la perdita di Edward.
Non lo potevo sopportare.
Perché doveva succedermi tutto quello,
meritavo di soffrire così tanto?
In quel momento, volevo soltanto fuggire
via e non vedere più nessuno. Però mi decisi ad alzare la testa e a fissare
Kabkaiti.
Incosciamente stavo attribuendo a lui
tutte le colpe. La mia rabbia voleva riversarsi su di lui, eppure non riuscivo
a fiatare.
Poi ci fu un gesto che mi aiutò.
Kabkaiti per un solo istante distolse lo
sguardo da me, sospirando. Così compresi quanto fosse dispiaciuto e quanto,
forse, si sentisse in colpa.
“Non ti dispiacere per me” dissi con
voce rauca.
Il saggio tornò a guardarmi.
“E’…destino” pronunciai quella parola
tra i denti “che vada così. Non possiamo farci niente” conclusi con amarezza.
“Ti farai vincere da Destino?” domandò
Kabkaiti, leggermente alterato.
Scossi il capo.
“Certo che no!” esclmai con vigore.
“Non proverò mai odio per i Cullen, anzi
combatterò al loro fianco e insieme sconfiggeremo Destino. Non ho alcuna
intenzione di dargliela vinta!” proferii rabbiosa.
“Bene” Kabkaiti sorrideva mellifluo “Io
ti insegnerò come respingere i suoi attacchi mentali. Ti torturerà, Meredith!
Non mollerà fino a quando non ti piegherà al suo volere, quindi devi essere
pronta a tutto e soprattutto, devi imparare a usare il tuo scudo nel modo
giusto. Potremmo allenarci insieme” propose.
“Si, è un’ottima idea” affermai decisa.
“Ne dovrai parlare anche con i Cullen”
mi suggerì, guardandomi di sbieco.
“Lo so. Lo farò senz’altro”.
Kabkaiti annuì.
Uscita dal rifugio del saggio, non avevo
grande voglia di vedere gente, così mi misi a girovagare per il bosco
sprezzante del pericolo.
Ero nel territorio dei lupi, ma non ci
pensai troppo. In realtà non me ne importò. Se un vampiro nomade in quel
momento, mi avesse fatto fuori, gli sarei stata grata a vita.
Pioveva e ne ero lieta. Le mie lacrime
si confondevano con le gocce di pioggia che scendevano violentemente su di me,
inzuppandomi completamente.
Buttai a terra lo zaino e mi distesi tra
l’erba, chiusi gli occhi e mi lasciai andare al dolore, mettendomi in posizione
fetale come a volermi proteggermi.
Udii la suoneria del mio cellulare
invadere lo spazio circostante e riaprii gli occhi sconvolta.
Mi ero addormentata.
Mi misi a sedere e lentamente, molto
lentamente lo afferrai e leggendo il nome sul display sorrisi, ricominciando a
piangere.
“Pronto?” sussurrai flebile e ancora
mezza assonnata.
“Meredith dove sei?!?” chiese Edward
allarmato, risi istericamente.
“In giro per il bosco, nel territorio
dei lupi, non ti conviene venire!” mormorai con un tono strano, ero fuori di me.
“Ma che diavolo ti prende! Ti sto
aspettando in auto al confine, mi stai facendo morire di preoccupazione!”
esclamò esasperato.
“No!” ringhiai “Non ha fatto niente, se
non illuminarmi su quello che accadrà!” urlai alzandomi in piedi.
“Ti prego Meredith calmati! Raggiungimi
ne discuteremo insieme” disse dolce.
Chiusi gli occhi e mi massaggiai le
palpebre.
“Ho bisogno di stare un po’ da sola, se
non ti spiace. Va a casa, torno presto. Prima che faccia buio, promesso”
sussurrai sagace cercando di convincerlo.
“Non dire stupidate!” gridò “Vengo a
prenderti!”.
“No!!!” sbraitai “Ho detto che voglio restare
sola! Non lo capisci proprio! Vattene Edward, vattene!!!”, dall’altro cavo del
telefono, piombò un silenzio doloroso e inquietante.
Ansimavo per la fatica.
Poi un balbettato “Ok” mi fece sbarrare
gli occhi. Edward aveva messo giù il telefono.
Restai col cellulare in mano, in balia
del pianto “Perdonami Edward…” tirai su col naso “Perdonami amore mio…ma…devi
allontanarti da me” soffiai cadendo sulle mie ginocchia.
“Meredith!” mi voltai di scatto e vidi
Jake fissarmi sconvolto.
“Che è successo?” chiese preoccupato
avvicinandosi “Non dirmi che Edward…” non finì la frase che scossi il capo.
“No, lui non centra nulla. Anzi…” una
lacrima rotolò giù impregnandosi nel terreno. “Sono io che lo sto facendo star
male”, Jacob si accomodò al mio fianco, guardandomi e aspettando di sapere.
“Come ben sai, sono stata dal saggio”
iniziai.
Lui annuì “E cosa ti ha detto?” domandò,
chiusi gli occhi ricordandomi esattamente le sue parole: “Meredith il motivo per cui sei qui è che l’ombra ha visto in te un
potenziale incredibile. In te confluiscono tutti i sentimenti: odio, amore,
delusione, felicità, amarezza. Sei come una spugna, li incameri, li fai tuoi e
li vivi, forse anche incosciamente e lui punta, soprattutto, al tuo lato
maligno, ti vuole dalla sua parte, perché solo così saresti in grado di risucchiare i poteri di quei
vampiri, lasciandoli privi di ogni forza e quando l’Ombra sarà in grado di
impossessarsi di te, sarà la fine per loro.
Isabella arriverà. Un’umana
speciale dallo scudo naturale, porterà in grembo il figlio di Edward. Il suo sangue canterà per
lui e tu non potrai fare niente per fermare l’inevitabile attrazione che si
scatenerà tra loro. E sarà questo ad alimentare il tuo odio verso quella
famiglia. Combatterai a fianco dell’ombra, distruggendo tutti coloro che si
metteranno sul tuo cammino”
“Impossibile!” esclamò Jake sconvolto.
“Già…ora so che devo fare: combatterò a
fianco dei Cullen, Kabkaiti mi insegnerà a usare i miei poteri, ma poi…andrò
via. Sparirò” soffiai, conscia di aver preso quella decisione non appena avevo
sentito la profezia.
“Cosa?” domandò il lupo prendendomi una
mano e stringendola. “Sei sicura di stare facendo la scelta giusta?” scossi il
capo in segno di diniego.
“Per niente. Non posso immaginarmi senza
Edward, ma allo stesso tempo non voglio essere un peso per lui e poi sono so
che la sua eternità è con Isabella” mormorai afflitta.
“E ti arrendi così?” mi voltai stupita
verso Jacob. “Non fraintendermi! Non ti spingerei mai tra le braccia di quel
succhiasangue, ma tu con lui sei felice, non ti ho mai visto sorridere come
quando sei accanto a lui” ammise amaro, scrutando l’orizzonte.
“Jake…” sussurrai, allungando una mano
per afferrare la sua.
“Tranquilla, non dirò a nessuno della
nostra discussione. Credo che tu debba spiegare ai Cullen di quest’Ombra che li
minaccia “ annuii.
“Si, devono essere tutti pronti per
questa lotta. Non posso permettere a questo nemico di impossessarsi di me,
della mia mente. Non vorrei mai che succedesse qualcosa ai Cullen” dissi
abbassando la testa e stringendo la mano a pugno, mentre l’altra era ancora
compressa in quella di Jake.
“Io ti aiuterò” soffiò osservandomi.
“Grazie…sei un vero amico” sorrisi, lo
fece anche lui.
“Ti accompagno a casa”.
“No, non preoccuparti. Mi basta che mi
aiuti ad arrivare al confine, da lì conosco la strada” annuì.
Arrivati al limitare, sentii Jake al mio
fianco irrigidirsi e quando alzai la testa ne capii il motivo:
Non mi aveva dato ascolto, come al
solito.
Testardo di un vampiro.
Sospirai, scuotendo il campo. Poi mi
voltai verso il mio amico.
“Grazie” dissi arrossendo sotto il suo
sguardo emozionato “Di tutto” mi prese nuovamente le mani, ma non disse niente,
mi guardò semplicemente.
“Ora devo andare…” sussurrai, lui annuì
“A presto Jake”.
“A presto Meredith!” e corsi verso la
macchina.
Aprii la portiera leggermente spaventata,
cosa mi avrebbe detto?
Mi sedetti non riuscendo a guardare
Edward.
Restammo fermi lì per un po’, nonostante
l’agitazione non mi mossi troppo, stringendo le mani in grembo.
“Ti porto a casa tua!” esclamò lui
d’improvviso, facendomi sobbalzare e per la prima volta, puntai i miei occhi su
di lui: aveva il viso contratto per la rabbia, il dolore.
“Ok…” mormorai “Charlie stasera è fuori”
dissi piano “Tornerà domani mattina. Gli avevo detto che probabilmente mi sarei
fermata a casa tua, ma non è un problema” sorrisi amara.
“Forse è meglio così” soffiai, conscia
che stessi piangendo di nuovo.
“Mi hai detto tu che volevi stare da
sola!” sibilò lui, stringendo le mani sul volante “Si, lo so” risposi
“E invece ti fai vedere con quel…Jake”
sputò amaro.
Sbarrai gli occhi per la sorpresa, ma
durò poco.
“Mi ha trovata nel bosco e gli ho
chiesto di farmi strada fino al confine, niente di che” mormorai dura
“Lui però non lo hai cacciato, non gli
hai detto di andarsene, mentre io…” mi guardò furente “Io dovevo lasciarti in
pace!” urlò dolorante.
Ma che cavolo avevo fatto?
Strinsi una mano a pugno e ne sferrai
uno sul cruscotto sotto lo sguardo scioccato di Edward.
“Meredith, ma…” cercò di dire, trovando
un po’ di calma.
“Scusami. Non faccio che farti del male,
ma…non è facile. Il saggio mi ha detto…” mi fermai. Dirlo era doloroso.
“Cosa?” insisté lui in modo persuasivo.
“L’Ombra punta a voi, usa me per sconfiggere
voi. È i vostri poteri che desidera e io…” mi bloccai per il pianto che mi
impediva di parlare.
“Non importa, Meredith! Ne parliamo
domani, ora hai bisogno di riposare, si sta facendo tardi!”.
Scossi il capo “No, no, devi sapere. Io
ho un potere. Il mio scudo…è in grado di imprigionare i vostri poteri,
privandovene” esclamai, Edward sussultò, spalancando gli occhi sorpreso.
“A quanto pare è per questo che l’Ombra,
o meglio Destino, mi ha scelto. Sono l’unico essere umano di entrambe le
dimensioni parallele a possedere un dono simile. Un dono non coltivato”.
Edward non fiatava facendomi avvertire maggiormente
il peso di quel silenzio.
Io sarei stata responsabile delle loro
vite.
Io. Un’insulsa essere umana.
Strinsi gli occhi “Meredith!” Edward mi
richiamò “Non accadrà niente” disse sicuro. “Noi ti saremo vicini, faremo in
modo di far uscire allo scoperto quest’Omb…Destino” si corresse “e lo
sconfiggeremo, ma non permetterò a nessuno di controllarti. Tu sei…” e si
fermò.
Lo scrutai ammaliata, deglutendo aria “So…Sono?”
chiesi titubante.
“Sei mia!” sibilò tra i denti, poi si
avventò sulle mie labbra, facendo vacillare ogni mia volontà di allontanarlo.
Alla fine ero rimasta a casa sua.
Durante il tragitto verso la villa, gli
avevo raccontato ogni cosa, tranne di Bella.
Era chiaro quanto fosse colpito da tutta
quella vicenda, ma non lo disse.
Giunti a casa sua, riferimmo tutto alla
sua famiglia.
Mi sentii ancora di più un peso, ma loro
erano troppo gentili per farmelo notare.
Tutta la notte non avevo fatto altro che
ripetermi mentalmente che dovevo metterlo in guardia, fargli capire che
qualsiasi cosa fosse successa lui avrebbe dovuto amare Bella.
La mattina seguente, mi svegliai più
stanca di prima e Edward se ne accorse.
“Ti sei agitata per tutto il tempo”
constatò.
“Neanche stringerti tra le mie braccia è
servito per calmarti, una volta ci riuscivo” affermò deluso, gli accarezza il viso.
“Non è colpa tua. Avrò fatto uno dei
miei soliti incubi, forse quello che è successo ieri ha solo contribuito a
farmi agitare di più” feci spallucce, mentendo abilmente. “Ti va di fare colazione?”
chiese dolce, annuii.
Mi prese per mano e mi portò in cucina
in braccio.
Non mi meritavo quel trattamento da
regina, sapendo dentro che lo avrei lasciato. Mi si mozzava il fiato in gola
solo a pensarci, ma infondo io non ero così convinta.
In realtà volevo rimanere con lui.
Sospirai e mi dissi che avrei preso una
decisione definitiva dopo la battaglia, perché solo all’ora avrei avuto la
lucidità di fare la scelta giusta.
Ora dovevo vivermi quello che mi
aspettava e prepararmi alla lotta.
Finita la colazione, mi accinsi a farmi
una doccia, quando uno strano sibilo nelle orecchie mi costrinse a chiudere gli
occhi e a chinarmi su me stessa dolorante.
“Ti prenderò e ti costringerò a ribellarti a te stessa” e
una risata sadica rintronò nel mio cervello.
“No, ti prego. Lasciami…lasciami stare…”
mormorai flebile.
“Sarò io a mandarti Bella lì. Soffrirai al punto tale che sarai costretta
a pregarmi di prendermi con te e aiutarti ad uccidere i Cullen”
rise ancora.
“Quanto mi divertirò a vederti soffrire”.
“Ma come…?” chiesi.
“Come faccio a sapere tutto? Io vivo nella tua mente e il profeta ha
ragione. Hai un potere straordinariamente allettante e potente e sarà mio. Tu
sarai mia. Diverrai la mia alleata…lascia che ti aiuti e potrai vendicarti del
male che Edward ti farà” “Mai!” sibilai furiosa “Bella arriverà
solo dopo che ti avrò sconfitto lurido bastardo! E la decisione spetta a me!”
minacciai furiosa.
“Stupida illusa! Pensi che io stia dicendo una bugia? Ti sbagli e lo
vedrai…” e sparì.
Rimasi di sasso.
Riaprii gli occhi e mi resi conto di
essere seduta nel bagno di Edward.
Mi sollevai a fatica a causa del tremore
alle gambe, ma riuscii ad arrivare alla vasca e a farmi una doccia.
Quando rientrai in camera di Edward lo
trovai seduto sul divano che guardava fuori come incantato.
“Edward ci sei?” chiesi avvicinandomi,
lui non si mosse.
“B…” mormorò tra i denti, debolmente,
non capii.
“Cosa, non ho capito?”
“Bella…” soffiò melodioso.
Crack.
Il cuore si spezzò.
Forse avevo sentito male, mi stavo
facendo condizionare da tutto quello che era successo.
“Ri…ripeti” balbettai tremante, Edward
si voltò verso di me. Gli occhi neri e vacui “Bella, Bella…” annunciò
seriamente rapito da quel nome.
“Stupida illusa! Pensi che io stia dicendo una bugia? Ti sbagli e lo
vedrai…” le parole di Destino riecheggiarono nella mia mente
facendomi indietreggiare.
Diedi
le spalle ad Edward il quale continuava ad avere uno sguardo allucinato e corsi
via, non badando al fatto che improvvisamente la casa fosse vuota.
Mi
immersi nel bosco, tremando e piangendo, giungendo in pochissimo tempo nel territorio dei Quileute.
Cercando di ricordarmi la strada,
riuscii ad arrivare alla casa del saggio profeta. Bussai e lui venne ad
aprirmi.
“Oh…come mai sei nuovamente qui?” chiese
“Destino…” farfugliai frastornata “Mi ha
parlato”.
Kabkaiti spalancò gli occhi “Come…?”.
“Si, non dormivo. Ero sveglia e…”
Non mi lasciò proseguire “Aspetta” disse
avvicinandosi.
Posò una mano sulla mia fronte,
socchiusi le palpebre lasciandomi andare tra le sue braccia.
“E’ più potente di quanto potessi
immaginare” mormorò poco dopo “Tramite te sta iniziando ad insinuarsi nelle
mente dei tuoi amici” tremai
“Destino è pericoloso non solo per i
vampiri, ma per l’intera umanità. Con i loro poteri potrebbe distruggere tutti”
mi fissò con uno sguardo strano.
“Non hai deciso cosa fare dopo” la sua
non era una domanda.
“L’ho letto nel tuo cuore” disse,
intuendo la mia muta domanda.
Io abbassai il capo, stringendomi nelle
spalle.
“Non è un rimprovero. Non è facile
decidere del proprio futuro e hai ancora tempo. Ma devi mettere ribadire ai
Cullen il potere di Destino. Lui ti darà parecchio filo da torcere e oggi te ne
ha dato la dimostrazione” annuii sconfitta.
Dopo quel colloquio, ritornai a casa
Cullen.
Quando entrai temetti di trovare Edward
ancora in quelle condizioni, invece mi venne incontro alzandomi da terra e
stringendomi a lui.
“Che fine hai fatto?” mi sgridò,
continuando ad abbracciarmi.
“Scusa…avevo bisogno di una passeggiata”.
“Non mentirmi” mi accusò, saltellai sul
posto inquieta.
Alla fine gli raccontai tutto: della
profezia di Kabkaiti e di quello che era successo quella mattina.
La notizia di Isabella lo scioccò
parecchio, ma a quanto pare voleva tenermelo nascosto e tutta li discussione si
incentrò sull’episodio di quella mattina.
“Non è possibile” soffiò “Ricordo che
sono venuto a bussare alla porta del bagno, per vedere se stavi bene, ma non
c’eri. È assurdo!”
“Già…” sussurrai avvolgendomi nelle mie
braccia, seduta sul suo letto.
Dopo un imbarazzante silenzio, decisi di
fare qualcosa di cui poi mi sarei pentita. Mi sentivo sconfitta in partenza,
sapevo perfettamente che Edward era destinato ad un’altra.
Eppure non volevo arrendermi.
“Edward” lo chiamai, lui mi guardò
stranito.
“Devo chiederti di farmi una promessa”,
lui annuì appena, non sapendo cosa aspettarsi.
“Qualsiasi cosa dovesse accadermi…”
Edward cambiò espressione.
“Tu non smetterai di credere nell’amore”
sospirai.
“Mi spiego meglio” dissi “Se dovessi sparire
dal tuo mondo, significherà che il mio posto sarà preso dall’unica persona che
ha il diritto di essere qui” proferii seria. Edward spalancò gli occhi, capendo
dove volevo andare a parare.
“Meredith!” provò a parlare, ma lo
fermai.
“No, stammi a sentire!” gridai
“Promettimi che se lei arriverà, tu non frenerai i tuoi sentimenti per la paura
e l’amerai!”, lui sussultò costernato.
“Ti prego” bisbigliai appena “Promettimi
che lo farai!” esclamai.
“Meredith!” mi chiamò lui provando ad
afferrarmi per un braccio.
“Ho detto promettimelo!” gridai tra le
lacrime, allontanandolo da me.
“Edward promettimi che se io dovessi
andarmene tu ti lascerai andare all’amore. Promettilo!” dissi guardandolo,
nonostante i miei occhi fossero appannati. “Lo…prometto” sussurrò, stringendo
le mani a pugno.
In quell’istante il mio cuore perse un
altro battito, spezzandosi di nuovo.
Accennai un sorriso falso e lasciai poi
che le lacrime mi inondassero del tutto…
Era trascorsa un’infinità da quando
Edward aveva lasciato la sua camera, correndo via chissà dove, mentre io avevo
continuato a piangere abbracciata ad Alice, la quale non capiva perché gli
avevo detto quelle cose.
Inizialmente mi aveva lasciato sfogare,
rispettando il mio silenzio, poi aveva cercato di indagare com’era nel suo
carattere.
“Perché se dovessi sparire…” cercavo di
spiegarle.
“Tu non sparirai!” m’interruppe lei,
gridando e facendomi spalancare gli occhi pieni di lacrime.
“Basta pensarlo, ok?” addolcì il tono
“Vi amate e non capisco il perché tu devi sempre essere così pessimista”.
“Già…” mormorai, lasciando che
nuovamente il silenzio si frapponesse tra noi.
Non mi piaceva comportarmi in quel modo,
ce l’avevo a morte con me stessa, perché nessuno dei Cullen meritava un
trattamento del genere.
Alice era stata più di una sorella,
quell’amica del cuore che non avevo mai avuto la fortuna di avere.
Perché doveva accadere proprio a me?
Perché?
Singhiozzai portandomi una mano alla
bocca per impedire ad Alice di capire che stessi nuovamente piangendo, ma fu
del tutto inutile.
Era un vampiro e il super udito era una
delle loro caratteristiche più sviluppate. “Meredith!” mi richiamò poco dopo “Cosa
ti ha detto realmente il saggio?” domandò spiazzandomi, tremai visibilmente.
“E’ da quando hai parlato con lui che
sei diventata nuovamente triste” mi accarezzò i capelli con fare quasi materno.
“Quello che vi ho riferito è tutto vero,
ho omesso un particolare. Bella arriverà” soffiai, l’espressione sul volto di
Alice mutò rapidamente.
“Tuo fratello si innamorerà di lei ed io
finirò nel dimenticatoio. Poi stamane Destino…”
“Si, so di quello che è accaduto. Ho
avuto una visione mentre ero fuori con Jasper”.
“Lui l’ha nominata, capisci? Prima o poi
dovrò farmi da parte” ammisi.
“Non è possibile” sussurrò
impercettibilmente lei “Lui non si innamorerà di lei, l’avrei visto” negai col
capo.
“Non è giunto ancora il tempo e poi so
per certo che sarà così” confessai.
“Come fai a saperlo?”.
“Destino farà di tutto per ottenere i
vostri poteri, io non faccio che peggiorare la situazione. Mi ha minacciato di
far arrivare lui stesso Bella. Non so che fare” vacillai a quel ricordo.
“Resta accanto ad Edward…resta qui con
noi. Insieme affronteremo ogni cosa. Non fare sciocchezze” sorrise appena accarezzandomi
i capelli.
Annuii.
Alice infine, si alzò “Non starci troppo
a pensare e goditi il tuo ragazzo” disse con uno strano tono malizioso nella
voce prima di sparire dietro la porta.
Era oramai buio.
Avevo trascorso l’intera giornata chiusa
nella camera di Edward, non avendo il coraggio di uscire.
L’unica mia certezza era l’amore che provavo
per lui. Era quello che mi faceva desistere dal prendere ogni tipo di
decisione.
E quel sentimento cresceva.
Cresceva a dismisura spiazzandomi!
Il mio corpo pulsava in sua presenza e
pretendeva un contatto maggiore, più profondo.
Lo desideravo.
Ero convinta che saremmo stati perfetti
anche nel fare l’amore.
Arrossii al pensiero di noi due in un
letto.
Il cuore iniziò a battere talmente forte
che udivo il suo tonfo nelle orecchie.
La sola decisione che avessi preso in
quel momento era che ci avrei provato, volevo che mi amasse completamente.
Alzai lo sguardo captando una presenza,
infatti incrociai gli occhi tristi e turbati di Edward.
Lui entrò piano, chiudendo la porta alle
sue spalle e si fermò lì, indugiando sul da farsi.
Abbassò lo sguardo, puntandolo sul
pavimento.
Sembrava impacciato.
Sorrisi appena.
Non capitava spesso di vederlo così a
disagio, così umano.
Mi alzai da terra, sentendo i muscoli
delle mie gambe indolenziti.
Lentamente mi mossi per raggiungerlo.
Lui sussultò avvertendo la mia presenza.
Ero decisa.
Perderlo sarebbe stato atroce, ma volevo
essere sua.
Volevo fargli capire che lo amavo
donandogli me stessa.
Alice lo aveva capito, ora comprendevo
la sua espressione di poco prima.
La mia mano si posò sulla guancia di
Edward e lo accarezzò teneramente,.
Il vampiro chiuse gli occhi muovendosi
piano e strofinando il viso sulla mia mano.
“Edward” soffiai rapita
Lui mi fissò famelico.
Mi avvicinai di più e gli cinsi le
braccia al collo, di conseguenza Edward mi attirò a sé con forza, sospirando
sulla mia pelle già accaldata.
“Io…” iniziai balbettando, non sapendo
come dirglielo.
Edward non fiatò, continuava a guardarmi
in un modo talmente eccitante e sexy non aiutandomi assolutamente.
Il sangue mi ribolliva nelle vene, il
basso ventre mi bruciava chiedendo con un urgenza un contatto fisico che probabilmente
non ci sarebbe stato.
Quella consapevolezza mi ferì e ingoiai
un fiotto di saliva.
“Non ci riesco” sussurrai allontanandomi
da lui e dirigendomi verso l’enorme vetrata della sua stanza.
Sospirai frustrata e mi strinsi nelle
spalle avvertendo freddo e uno strano senso di nausea.
“Non allontanarmi. Non ero in me
stamane, io non penso assolutamente a questa Isabella. Tu sei l’unica che amo!”
disse.
Sussultai.
Lui credeva che non riuscissi a stargli
vicino per via di Bella?
Quanto si sbagliava.
Non immaginava quanto invece agognavo di
sentirlo sulla mia pelle, dentro di me…
Scossi il capo.
“No, Edward. Non è per questo che…” mi
stoppai “Non è per quello che è successo stamane” dissi.
“Perché allora spiegami!” m’intimò
posizionandosi alle mie spalle, le sue labbra così vicine al mio corpo.
Chiusi gli occhi fremendo di desiderio.
Non riuscivo a controllarmi.
“Vorrei farti una richiesta” mormorai.
“Non farmi promettere cose che so non
riuscirei a mantenere. Stamattina non so neanche perché ho acconsentito”
esclamò piccato.
“No…niente promesse” soffiai col fiato
corto.
“Guardami Meredith!” e mi fece voltare.
Sostenni il suo sguardo.
“Quello che ti chiederò so che lo
riterrai pericoloso, ma…” mi morsi il labbro inferiore, tremante.
“Non temere” bisbigliò stringendomi in
vita.
“Edward…” fissai le sue labbra invitanti
e mi lasciai andare chiudendo gli occhi “Voglio fare l’amore con te!”