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Autore: Raven_95    07/12/2010    5 recensioni
questa FF è una raccolta di Shot che contempleranno Cisbon e Jisbon... Alla fine ci sarà lo scontro finale... Chi vincerà? L'impassibile ma adorabile Cho o l'irriverente e beffardo Jane?
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kimball Cho, Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ok...

Contrariamente a ciò che è stato detto nel precedente capitolo, questo nuovo si ha tardato ad arrivare (e anche molto)...

Ma, almeno adesso è qui, per la felicità del mondo! (si, sono egomaniacale e cono fisse di grandezza, ma che ci posso fare????)

 

Comunque...

Cominciamo.

 

ATTESA

 

Pavimento bianco.

Luce bianca.

Muri bianchi.

Finestre bianche.

Porte bianche.

Sedie bianche.

 

Ma che aveva in testa l'arredatore di questo posto?

Era per caso vissuto sull'Himalaya per tutta la vita e l'unico colore che riconosceva era il bianco?

Era cieco e quando l'hanno messo a scegliere i colori per la tappezzeria e il mobilio, per una serie di coincidenze, aveva sempre scelto quel colore?

O, semplicemente, non aveva alcuna fantasia e aveva reso apposta quel luogo in tutto e per tutto simile a una camera ardente?

Insomma, non è certo normale una stanza simile, per quanto sia la sala d'aspetto di un ospedale, no?

 

Questi erano i pensieri che si affollavano nella mente di Jane.

Sembra strano, eh?

Ma, posso assicurarvi che è vero.

Il nostro adorato biondino passeggiava con le mani dietro alla schiena e si domandava come avrebbe potuto migliorare gli interni di quel luogo, non perché era impazzito, ma perché, se non lo avesse fatto lo sarebbe diventato molto presto.

 

Era preoccupato per Lisbon.

Erano lì da circa tre ore, e ancora non avevano detto loro niente.

Rettifico, a lui,  a Cho e a Rigsby (che, non appena saputa la notizia era corso all'ospedale)  non avevano detto niente, perché la piccola Grace era stata subito convocata dai dottori, essendo il secondo numero delle emergenze nel cellulare di Lisbon.

Il primo era quello dell'ufficio.

Quindi Grace discuteva coi dottori, Wayne era andato al bar per cercare di rilassarsi, e gli altri due due si friggevano il cervello in attesa di qualche cosa, qualsiasi cosa.

 

 

E Jane camminava avanti e indietro borbottando qualcosa a proposito di tinte pastello e decorazioni varie.

 

Il ticchettio dei suoi passi sul pavimento, il rumore del tessuto dei suoi vestiti che strusciavano l'uno contro l'altro, il suono della sua voce, tutto, insomma, stava mandando Cho fuori di testa.

Era praticamente arrivato al limite.

Ancora un passo, e...

- PATRICK HAI FINITO? - urlò stremato il coreano, senza neanche preoccuparsi di chiamarlo per cognome.

- Di fare cosa? - domandò stralunato il biondo, scioccato dall'improvvisa ira del collega.

- DI FARE COSA? COME DI FARE COSA!? DI PASSEGGIARE AVANTI E INDIETRO CON NONCURANZA, COME SE DIETRO QUELLA PORTA NON CI FOSSE LA PERSONA PIU' IMPORTANTE DELLA NOSTRA VITA!- disse Cho, indicando la porta dove troneggiava l'insegna SALA OPERATORIA.

Patrick rimase inizialmente a bocca aperta, poi strinse i pugni e, ormai fuori di se, iniziò a urlare anche lui.

- COSA CREDI, KIMBALL, CHE IO NON SIA PREOCCUPATO PER LEI? CHE IO NON TEMA DI SAPERE COSA POTREBBE ESSERE SUCCESSO? CHE IO NON MI STRUGGA TRA IL DESIDERIO DI CONOSCERE LA VERITA' E QUELLO DI LASCIARE TUTTE LE COSE COME STANNO CON LA CERTEZZA CHE SIA ANCORA VIVA, ANCHE SE NON SAPPIAMO IN QUALI CONDIZIONI?

Sospirò, rilassò i muscoli del corpo, si andò a sedere accanto al coreano e, col capo chino, sussurrò:

- come hai detto, dietro quella porta c'è la persona più importante della nostra vita.

E, detto questo, piombarono nuovamente nel silenzio. 

E nell'attesa.

 

Dieci minuti dopo, entrò Rigsby.

- Niente di nuovo?

- No. - risposero pacatamente all'unisono i due.

Il moro si sedette vicino a Cho, e tutto si fece ovattato.

E ora tutti e tre aspettavano.

 

 

In quella, si aprì la porta della sala operatoria e uscì Grace, che aveva assistito all'operazione, insieme a un chirurgo.

Subito i tre si alzarono in piedi  e gli si misero davanti.

La rossa si buttò tra le braccia di Wayne e iniziò a singhiozzare.

A quella scena, il mentalista e il coreano si avventarono sul chirurgo.

Cho lo prese per il colletto e sussurrò con tono glaciale:

- Cosa è successo?

Il medico, per nulla preoccupato dalla reazione dell'uomo, del tutto normale in quelle circostanze,  disse:

- L'intervento è andato a buon fine.

Il poliziotto mollò la presa e, voltandosi verso Patrick, sorrise.

-Ma..

Eccola, quella sensazione glaciale.

La paura.

Ed era stata scaturita da un monosillabo innocente come "ma"

Chi aveva inventato quella parola?

Quella parola, in grado di far gelare il sangue a un uomo?

 

Di nuovo,  muscoli tesi, mandibola serrata e  pugni stretti.

- E' in coma.

 

 

...

Non so cosa dire....

Quindi eviterò di dire qualcosa..

Facciamo finta che io abbia postato questo capitolo 2 mesi e mezzo fa, quando avrei dovuto farlo.

Ok?

 

Bene.

 

Recensite.

Ciao

 

  
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