Il
Signore Della Umbrella – La Compagnia dell’Anello
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Capitolo 2: L’ombra del passato -
Quei pochi che erano ancora sobri trasalirono. Come
aveva fatto Luna a scomparire senza evocare alcun incantesimo e senza alcun
Mantello? I sobri mormoravano e facevano congetture, e si misero a cercare
Luna. Ma per quanto la cercarono, non la trovarono da nessuna parte. Poi, a
Harry venne l’illuminazione: l’unico luogo dove poteva essere andata era a casa
sua a prendere le valigie per andarsene: erano settimane che diceva che
l’avrebbe fatto. Poiché non vedeva Ginny da nessuna
parte, e il suo telefono era bello che impazzito, decise che l’avrebbe
telefonata più tardi, dopodiché girò sul posto e si Smaterializzò.
Riapparve davanti casa di Luna. Tirò un sospiro di
sollievo quando vide le luci accese. Si avvicinò alla porta, ma era chiusa.
Harry sfoderò la bacchetta, la puntò verso la porta e disse: «Alohomora»
La porta si aprì. Harry entrò, ispezionò la casa, e nel salotto vide Luna,
ormai completamente sobria, che ridacchiava mentre preparava la valigia. Harry
ripose la bacchetta nei pantaloni, dietro la schiena, poi si avvicinò a Luna,
che non l’aveva ancora notato, e disse: «Ti riterrai incredibilmente scaltra»
Luna si girò di scatto, sfoderando la bacchetta. Rimase per un po’ in allerta,
poi sospirò, rimettendo a posto la bacchetta: «Come hai fatto a trovarmi?»
«Facile» rispose Harry. «Erano settimane che dicevi di volertene andare. E ti
conosco abbastanza bene da sapere che l’avresti fatto in maniera spettacolare»
«Oh, e dai» fece Luna. «Era solo per giocare un po’. Hai visto le loro facce?»
si girò e riprese a preparare la valigia.
«Be’, di quelli che erano sobri sì. E si stanno ancora chiedendo come hai fatto
a scomparire senza nemmeno usare un incantesimo o un Mantello
dell’Invisibilità»
Luna si fermò, e si mise a fissare la parete di fronte.
«Coraggio, puoi dirmelo» la rassicurò Harry. Luna esitò, poi si girò
lentamente, estraendo dalla tasca un oggetto
«Con questo» disse Luna. Harry osservò ciò che aveva in mano: era un anello
d’oro, senza fregi, né scritte.
«E’ un anello magico» proseguì Luna. «Mi permette di diventare invisibile solo
infilandolo, e prolunga la vita di chi lo porta»
«Ah, ecco» capì Harry. «Ora si spiega perché non sei invecchiata di un giorno.
Ma dove l’hai trovato?»
Luna esitò, poi si girò di scatto e sbottò: «Fatti i cazzi tuoi»
Harry fu sorpreso: era la prima volta che Luna rispondeva così, peraltro a un
vecchissimo amico.
«Io penso che tu l’abbia tenuto a lungo» disse Harry, convinto che la causa di
questa reazione fosse l’anello. «Secondo me dovresti lasciarlo qui. Ti è così
difficile?»
Luna si girò. Aveva un’espressione strana in faccia. Sembrava quasi pazza. Non
stralunata come al solito
«Be’, no» rispose Luna, non del tutto convinta. La sua espressione si incupì.
«E invece sì» aggiunse, e si girò di nuovo.
«Ora che lo guardo» proseguì, «non voglio separarmene. E’ mio, l’ho trovato io,
è venuto da me!»
«Non è il caso di arrabbiarsi» fece Harry, sempre più sorpreso.
«Se sono arrabbiata è colpa tua!» sbottò Luna. Harry sbarrò gli occhi.
«E’ mio. Tutto mio» disse Luna, con una voce da psicopatica, mentre lo
accarezzava come si accarezza un bambino appena nato. «Il mio tesoro»
Harry trasalì. Non era la prima volta che sentiva qualcuno nominare così un
oggetto, e gli pareva che ciò fosse inerente proprio a un anello
«Tesoro?» ripetè questi. «Ho già sentito di qualcuno
che chiamava così un anello, ma non te»
Luna si girò di scatto e urlò, fuori di sé: «Dah, non
te ne deve fregare un cazzo di quello che faccio con le mie cose!»
«Io credo che tu l’abbia tenuto abbastanza» ribadì Harry.
«Lo vuoi per te, eh?». Harry perse le staffe. Sfoderò la bacchetta e la puntò
verso Luna.
«LUNA LOVEGOOD» esplose Harry. Lei indietreggiò, terrorizzata, dimenticandosi
persino di poter sfoderare la bacchetta. «NON PRENDERMI PER UN LURIDO MAGO DA
QUATTRO SOLDI. NON CERCO DI DERUBARTI» Harry si
calmò, poi riprese: «Cerco di aiutarti»
A quel punto Luna reagì in maniera ancora più stramba di prima, e decisamente
più del solito: scoppiò a piangere, e si avvicinò a Harry, che l’abbracciò.
«Per tutti questi anni sono stato amico tuo» continuò Harry. «Ho solo e sempre
voluto il tuo bene. Credimi, come in passato: lascialo qui»
Luna tirò su col naso, poi disse: «Hai ragione, Harry. L’anello rimarrà qui»
Si avvicinò verso il tavolo dov’era posata la sua valigia, vi puntò contro la
bacchetta e mormorò: «Baule Locomotor».
Luna si avviò verso la porta, con la valigia che la seguiva, poi esordì: «E’
tardi. E’ ora di andare» Fece per varcare la porta, quando Harry la chiamò:
«Luna»
Questa si fermò, e per un attimo assunse l’espressione di uno che è appena
stato scoperto a fare una cosa di nascosto. Poi si girò verso Harry,
sorridendo. «Sì?»
«Hai ancora l’anello in tasca» osservò Harry.
«Ah già, che sbadata» fece Luna, con l’aria di uno che lo sapeva benissimo.
Estrasse l’anello dalla tasca e lo tenne in mano. Lo fissò a lungo con
espressione seria, indecisa sul da farsi. Harry si avvicinò con cautela, pronto
ad agire se Luna avesse tentato la fuga. Poi, lei reclinò lentamente la mano,
finchè l’anello non cadde, con un tonfo spropositato per il suo peso, sul
pavimento. Luna lo fissò ancora un secondo, poi uscì e spedì il suo baule verso
la sua destinazione, quindi tirò un sospiro, e si girò verso Harry che usciva
da casa sua.
«Sai, Harry» disse Luna. «Mi sembra di sentirmi più leggera. Ti devo
ringraziare»
«E’ stato un piacere, Luna» si schermì Harry. «Per gli amici questo è altro»
Luna guardò Harry. «Addio, Harry»
«Addio, cara amica» si abbracciarono. Poi Luna si girò e si Smaterializzò. «Al
prossimo incontro» aggiunse Harry, benché ormai non potesse sentirlo.
Quando rientrò dentro casa era talmente pensieroso
che si dimenticò di raccogliere l’anello che giaceva per terra. Si sedette su
una poltrona e si mise a riflettere. Da chi aveva già sentito quelle parole?
“Il mio tesoro”
Chi le aveva già pronunciate? Gli pareva di ricordare che Luna una volta aveva
raccontato che, mentre stava passeggiando per la Foresta Proibita, si era
addentrata in una caverna buia. All’interno aveva trovato una creatura ignota,
e per salvarsi da questa, che voleva mangiarla, aveva vinto una gara di
indovinelli. Non sentì nemmeno un rumoroso crac
fuori la porta, e qualcuno che entrò di corsa in casa, esclamando: «Luna!». Era
la voce di Neville. Harry non vi fece caso, anzi continuava a rimuginare e a
mormorare: «Indovinelli nell’oscurità»
Neville intanto si chinò, raccolse l’anello, poi notò Harry e si avvicinò. «Se
n’è andata, vero?» domandò.
Harry non rispose.
«Aveva detto tanto volte che voleva farlo» continuò Neville. «Ma non l’ho mai
presa sul serio» raggiunse Harry, il quale però continuava a non dare segni di
vita. «Harry?»
Questi si riscosse. Si girò verso Neville e confermò le sue parole: «Sì,
Neville. Mi dispiace. Ho provato a fermarla, ma lei è stata irremovibile. Ma ti
ha lasciato la casa, insieme a tutti i suoi beni. L’anello è tuo, ora»
Neville esitò, poi borbottò: «Non lo voglio»
Harry lo guardò sorpreso. «Perché?»
«Perché» rispose Neville, «quell’anello l’ha fatta diventare pazza. L’ho vista.
Quando lei credeva che nessuno la vedesse, io la vedevo che lo accarezzava,
quasi teneramente, e ci parlava. Sono
sicuro che è per questo coso che se n’è andata. Prendilo tu, Harry» e glielo
porse. Harry allungò la mano, perplesso su questo nuovo comportamento di Luna,
e prese l’anello. Poi si alzò dalla poltrona e si recò alla porta.
«Harry!» lo chiamò Neville. Harry si fermò sulla soglia. «Mi aiuterai a
ritrovare Luna?»
Harry non seppe che dirgli. Prese un respiro, si girò verso Neville, e gli
disse: «Vedrò cosa posso fare». Poi uscì e anche lui si Smaterializzò.
Riapparve poco dopo davanti casa sua. Prese la
bacchetta, la puntò verso la porta e mormorò: «Alohomora». La porta si aprì. Harry entrò e accese la luce
dell’ingresso. Poi prese il telefono, che nel frattempo era rinsavito, e
compose il numero di Ginny. Dopo alcuni squilli, Ginny rispose preoccupata:
«Pronto, Harry? Ma dov’eri finito? Ti
abbiamo cercato dappertutto!»
«Amore scusa, stavo cercando Luna» disse Harry.
«E be’? L’hai trovata?»
«Sì, ma se n’è andata lo stesso. Non ha voluto darmi retta»
«Merda. E Neville, come l’ha presa?»
«Bene, ma penso che sia solo perché è ancora brillo»
«Ho capito. Ma ora dove sei?»
«Sto a casa, ma devo andare un attimo alla sede dell’Evening Standard»
«Perché?»
«Devo vedere una cosa. E’ importante»
«Ok, allora ci vediamo dopo a casa»
«Ok. A dopo»
«Ti amo»
«Anch’io». Harry mise giù il telefono, si cambiò velocemente gli abiti e prese
il Mantello dell’Invisibilità. Poi uscì di casa e si Smaterializzò.
Riapparve davanti la sede dell’Evening Standard, il quotidiano più diffuso di Londra, che
chiaramente a quell’ora era chiuso, ma per lui non era un problema. Si mise il
Mantello dell’Invisibilità e, dopo che ebbe aperto la porta e fu entrato, puntò
la bacchetta sull’allarme all’ingresso e mormorò: «Hiberno»
Il meccanismo si congelò. Harry accese la bacchetta e si addentrò, congelando
di volta in volta ogni dispositivo d’allarme, fino ad arrivare nel magazzino
dell’edificio. Qui erano stipati tutti i numeri precedenti, archiviati in
scaffali ordinati per mese e anno. Harry scorse un po’ gli scaffali, fino a
trovare quello che gli serviva: 1978. Entrò nella corsia e la percorse finchè
non trovò la sezione di febbraio. Questa era a sua volta suddivisa in
settimane. Cercò tra i giornali della terza settimana, finchè non trovò quello
che cercava. Si guardò attorno per accertarsi che non ci fossero telecamere
nelle vicinanze, poi prese il giornale. Andò per prima cosa a vedere la data,
ed era quella giusta: 17 Febbraio 1978. Il titolo recitava: Raccoon City rasa al suolo
Harry cominciò a leggere finchè non arrivò al punto in cui c’era scritto:
‘Ancora
nessuna traccia del presidente della Umbrella, Albert Wesker, scomparso qualche
giorno fa. Qui di seguito la testimonianza di Logan Orvol, che ha assistito
alla battaglia:
«Ricordo che i soldati della Umbrella ci hanno attaccato all’improvviso. Mentre
l’esercito degli Stati Uniti moriva per colpa della Umbrella, ho visto un
tizio, apparentemente disarmato, sfilare da sotto la giacca qualcosa. Non ho
visto bene di cosa si trattasse perché stavo scappando, ma subito dopo sono
stato accecato da una luce e quando mi sono ripreso ho visto Wesker contorcersi
dal dolore, mentre l’uomo che avevo visto prima stava scappando via,
mimetizzandosi nella folla e mettendosi qualcosa in tasca. Guardando meglio
Wesker ho notato che aveva perso la mano destra e si guardava attorno, ma dopo
un po’ se l’è data a gambe»
Secondo quindi questa fonte, pare che Albert Wesker sia ancora vivo, anche se
privo di una mano. “Può descrivermi questo tizio che lei ha visto?” ho chiesto
al signor Orvol
«Allora, aveva dei capelli neri arruffati, di media lunghezza» ha cominciato la
descrizione, «era di statura normale, e portava un paio di occhiali rotondi»…’
Harry rimase di stucco. Quante possibilità c’erano
che si trattasse di suo padre? Eppure la descrizione che aveva fornito quel
tizio combaciava, e pochi sanno evocare una luce accecante sfilando da sotto la
giacca qualcosa, a meno che non sia una granata apposita. Harry, ancora
dubbioso, finì di leggere l’articolo, ma non c’erano altre notizie su Wesker o
sul suo presunto padre. Così rimise il giornale al suo posto e ne cercò un
altro precedente alla distruzione di Raccoon City. Dovette però prendere uno
della prima settimana di febbraio per trovare ciò che gli interessava. Il
titolo citava: Umbrella vs Stati Uniti
Harry aprì il giornale e lesse l’articolo, ma non c’era niente di interessante.
Poi, verso la fine, notò un pezzo:
‘…il governo
statunitense offre un’enorme ricompensa, di un milione di dollari, a chi riesca
a consegnare Wesker alle autorità. Ecco qui di seguito un identikit, quindi, di
Albert Wesker:
Capelli biondo-cenere tirati indietro. Occhiali da sole Ray Ban. Lungo
impermeabile nero. Guanti neri. Maglia nera con zip che risalta i pettorali e
gli addominali. Anello d’oro con fregi rossi sulla mano destra. Pantaloni e
stivali neri’
Seguiva anche una fotografia. Harry si soffermò
sull’anello nell’indice destro, e trasalì quando si rese conto che era quasi
identico a quello che aveva trovato a casa di Luna. Si mise la mano in tasca
per accertarsi che fosse veramente lo stesso, ma si accorse con orrore che era
sparito.
Ok
ragazzi/e, ecco qui il secondo capitolo! Piaciuto? Spero di sì, e spero anche
che le recensioni siano un po’ di più dell’unica del primo capitolo, alla quale
per altro adesso rispondo:
Konoha_Hellsing_94:
Be’,
sono contento che ti sia piaciuta, e mi farebbe piacere se continuassi a
seguirla. Ma hai comunque tralasciato un personaggio importante: il mitico e
unico Albert Wesker, direttamente dal mondo di Resident Evil.
Bene, qui finisce il terzo capitolo,
l’appuntamento è per martedì prossimo con il capitolo successivo: La verità. Ciao ragazzi/e, a martedì! E
ricordatevi di recensire se vi è piaciuto!