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Autore: The DogAndWolf    07/12/2010    0 recensioni
La dottoressa Jackleen Simmons viene chiamata da New York per un consulto al Princeton-Plainsboro.
Il suo arrivo sconvolgerà la vita di un membro della squadra di House in particolare: Tredici.
Arrabbiata con il mondo, conquistatrice incallita, geniale giovane chirurgo... riuscirà Jackleen, tra ex irascibili, capi cinici e colleghi diffidenti, a trovare un po' di pace grazie a Remy alla fine di questa long-fic?
Magari proprio a Seattle, dove abita e lavora la sua migliore amica?
Crossover tra House e Grey's Anatomy (fine quinta stagione in poi).
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Remy Hadley/Tredici, Un po' tutti | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Sesta stagione
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Beep beep beep. Beep beep beep.
Jackleen cercò a tentoni la sveglia e la spense con una manata non troppo gentile.
Fece un verso di protesta quando aprì gli occhi e vide la frizzante luce del sole mattutino.
Si alzò lentamente, per non avere capogiri strani e si sfregò con forza la faccia nell’inutile tentativo di svegliarsi. Si trascinò debolmente in bagno, maledicendosi per essersi ridotta in quello stato la vigilia del suo primo giorno di collaborazione con il Princeton - Plainsboro.
Era stato davvero un colpo di genio ubriacarsi proprio quella sera!
Finalmente riuscì a svegliarsi schiaffandosi due o tre volte l’acqua gelida del lavandino del bagno in faccia. Si guardò allo specchio e concluse che, in fondo, non aveva poi tanto mal di testa. Sarebbe bastata un’aspirina a farlo passare. Trovò e si somministrò immediatamente il medicinale per poi farsi una doccia veloce, lavarsi i denti, vestirsi con abiti professionalmente impeccabili, truccarsi leggermente, preparare la borsa e scendere per fare colazione. Naturalmente non nell’albergo: non sopportava l’odore di hotel mentre mangiava. Sarebbe andata in uno Starbucks lì accanto a prendere un caffè ed una brioche al cioccolato.
 
Spaccando il secondo, arrivò all’ospedale alle nove in punto.
«Buongiorno! Sono Jackleen Simmons, ho un appuntamento con la dottoressa Cuddy…» si presentò con un sorriso affabile e cordiale alla reception.
L’infermiera le rispose subito, gentile: «Certo! Può aspettare in sala d’attesa solo per un secondo, per favore? Intanto io avviso la dottoressa del suo arrivo, grazie!». Le indicò delle sedie libere vicino all’ufficio della Cuddy. La ragazza si sedette su una di quelle scomode sedie di plastica.
Una donna con i capelli corvini mossi, gli occhi azzurro chiaro e un sorriso amichevolmente professionale arrivò dopo poco tempo. Le porse la mano destra e disse: «Sono Lisa Cuddy… è un piacere conoscerla, dottoressa Simmons!».
Jackleen si alzò subito in piedi e le strinse la mano con un sorriso, rispondendole: «Il piacere è mio, dottoressa Cuddy!».
Sciolsero la stretta e Cuddy la invitò nel suo ufficio, dicendole gentilmente: «Venga, qui potremmo parlare in tutta tranquillità!».
 
«Ripeto: non può essere lupus!» esclamò per la quinta volta un uomo abbastanza basso e con un naso più grosso della norma, tenendo, non senza sbuffare, il passo zoppicante di un uomo alto, brizzolato, con una spruzzata di barba disordinata sul volto e degli occhi blu magnetici che si appoggiava a un bastone di legno.
«Quanto ci vuoi scommettere, nano malefico e fedifrago?» gli rispose con un tono quasi cordiale e un ghigno divertito il suo capo, entrando in ascensore e girandosi verso la porta.
Tre persone lo seguivano: il nano malefico, un uomo di colore con pizzetto e barba curati e una ragazza con gli occhi azzurri e i capelli castano chiaro tendenti al ramato. Chris Taub, Eric Foreman e Remy Hadley si schiacciarono nell’ascensore stracolmo di gente per stare dietro a Gregory House e confutare la sua teoria.
Taub rivolse uno sguardo sconfitto ai suoi colleghi. Stranamente fu Foreman a sostenerlo.
«Avanti, House! Non possiamo aver sbagliato il test per il lupus, lo sai anche tu!» disse con voce decisa e un cenno d’irritazione. Il loro capo credeva che avessero sbagliato un test così semplice?
«Non ti è mai passato per quella tua testa dura e ovale che potrebbe esserci qualcosa che sballa tutti i risultati dei nostri test?» gli rispose a tono House.
I tre medici si scambiarono un’occhiata perplessa. O meglio, Foreman e Taub; Remy sembrava parecchio distante e si teneva lontana dai suoi colleghi, persa nei suoi pensieri.
«Qualcosa come cosa, scusa?» si arrese infine Taub, non trovando la soluzione.
«Qualcosa come la grande concentrazione e l’infinita dedizione che Tredici impiega nel lavoro il lunedì mattina, ad esempio…» esclamò sarcastico House, scoccando un’occhiataccia a Remy.
La ragazza sobbalzò appena ed abbassò lo sguardo, scusandosi: «Mi dispiace… è che non ho dormito molto stanotte…».
House la squadrò e, fingendosi scandalizzato, fece: «Non ho dormito molto stanotte è un codice segreto per dire ieri ho passato la serata a bere e a farmi di chissà quali schifezze o cosa? No, perché se invece vuol dire che avevi un appuntamento bollente con due gemelle coreane ti dovrò licenziare perché non mi hai invitato!».
Remy alzò lo sguardo in quello del suo capo e disse, fermamente, con un velo di acidità: «Significa esattamente quello che ho detto.».
House alzò le spalle con noncuranza mormorando un: «Peccato…», mentre coglieva con la coda dell’occhio un movimento impercettibilmente irritato di Foreman. Notò anche una strana ombra scura sul viso di Tredici, ma non sembrò farci troppo caso.
Remy decise di prendere parte alla discussione per non farsi licenziare davvero, quindi, vedendo che erano diretti al pianterreno, sbottò: «E comunque… si può sapere dove stiamo andando?». Le porte dell’ascensore si aprirono, Taub appoggiò la domanda della sua collega scoccando uno sguardo interrogativo a House mentre Foreman cercava gli occhi di Remy, che sembrava disposta a tutto pur di non incontrare i suoi.
Il loro capo scrollò appena le spalle, uscì dall’ascensore di gran carriera con gli altri alle costole e rispose, come se fosse ovvio: «Ma a lamentarci con la Cuddy perché i macchinari per il test del lupus non funzionano, naturalmente!».
 
«Sono davvero contenta che lei abbia accettato di collaborare con il nostro ospedale per questo caso difficile!» annunciò Cuddy, sincera.
Jackleen, seduta sulla comoda poltrona davanti alla preziosa scrivania di legno elegante nell’ufficio della donna, sorrise, perfettamente a suo agio nei complimenti. Era un chirurgo eccezionale e lo sapeva benissimo. Guardò negli occhi Cuddy e ammise, sinceramente stupita: «Devo confessarle che mi ha un po’ sorpresa la sua chiamata al Metropolitan Hospital Center, in effetti…».
Il sorriso della donna traballò per un secondo, ma la sua espressione era sempre disponibile e professionalmente lieta quando chiese: «Perché? Lei è una dei pochi chirurghi in grado di operare una schisi allo sterno nella decima settimana di-».
Fu bruscamente interrotta da una porta che sbatteva.
Gli sguardi delle due donne si puntarono sull’uomo che era appena entrato zoppicando, con un bastone puntato verso la Cuddy e che stava esclamando, in tono falsamente arrabbiato: «I macchinari di questo ospedale fanno assolutamente schifo, donna!».
Il sorriso di Cuddy divenne una smorfia di sopportazione in meno di un istante, come se si tenesse costantemente allenata a questi imprevisti cambi d’umore, e abbaiò brusca: «House! Esci immediatamente dal mio ufficio! Non vedi che ho cose più importanti da fare che stare a sentire le tue farneticazioni senza senso?».
House rimise giù il bastone avanzando ancora e ribatté, scimmiottando un tono offeso: «Farneticazioni senza senso? Così mi ferisci!».
Prima che finisse la frase entrarono Taub, Tredici e Foreman, tenendo lo sguardo basso in segno di scuse. Allora Cuddy si alzò in piedi e Jackleen la seguì, serafica.
La prima, a disagio, cercò di riparare con un: «Mi dispiace molto, dottoressa Simmons…».
Jackleen le sorrise, dicendo: «Non si preoccupi!».
Si girò verso House, osservandolo attentamente. Anche lui puntò i propri occhi blu in quelli viola scuro della ragazza. Si squadrarono attentamente, come leoni indecisi se attaccare per primi o meno. Infine la donna gli sorrise, astuta, ed esclamò: «Morivo dalla voglia di rivederla, dottor House!».
Lo sguardo dell’uomo si riempì di comprensione per un secondo, subito mascherata da un ghigno furbo, mentre la salutò, affabile: «Piccolo Genio, quanto tempo! Per poco non ti riconoscevo… ora hai le tette! Il piacere, come sempre, è tutto tuo!». La risata di Jackleen risuonò limpida nell’ufficio e, con un rapido sguardo, passò in rassegna i volti stupiti delle tre persone entrate con House.
Incrociò gli occhi di Remy nel momento esatto in cui la ragazza li alzò verso di lei.
Per un attimo eterno si fissarono, incredule, poi Jackleen puntò nuovamente lo sguardo su Cuddy appena in tempo per sentirla esclamare, sorpresa: «Ah! Voi… vi conoscete?». La ragazza annuì, mentre Remy sobbalzò impercettibilmente, per un secondo convinta di essere il soggetto della frase. House era l’unico che aveva notato lo scambio di sguardi fra Tredici e la nuova dottoressa e, previdente, archiviò questa preziosa informazione per tempi magri.
Jackleen le rispose, con un ghigno pacifico: «Sì, gli è sempre bruciata che una diciottenne sia arrivata prima di lui in un concorso e gli abbia fregato il posto per un solo punto!».
House la fulminò con lo sguardo e mormorò, tetro e sospettoso: «Diciottenne che deve ancora spiegarmi come ha fatto a copiare così bene…».
Jackleen rise ancora e ribatté: «Talvolta la spiegazione più semplice è quella giusta, no?».
D’un tratto la voce stupita di Remy interruppe la rissa verbale di House e della nuova dottoressa: «Hai battuto House in un concorso quando avevi diciotto anni?!». Tutti i presenti si girarono verso Tredici per poi aspettare la risposta, fissando sconvolti Jackleen.
La ragazza strinse i suoi occhi incredibili in quelli di ghiaccio di Remy per avvertirla del suo tono troppo confidenziale e replicò, serafica: «Tecnicamente ne avevo ancora diciassette e mezzo, dottoressa…». Impiegò abbastanza sarcasmo nell’ultima parola, ma così sottile che se ne accorsero solo la stessa Tredici e House.
Il dottore brizzolato tagliò corto, per ritornare su quello per cui si trovava lì e che davvero gli interessava: «Ti presento il mio team! L’Uomo Nero che vedi lì in fondo è Foreman, il tappo con il nasone è Taub e lo schianto di donna che ha parlato è Tredici… ora potremmo ritornare ai macchinari che dovrebbero diagnosticare il lupus?». Ruotò il suo sguardo insistente nuovamente su Cuddy, ignorando il mondo circostante.
La donna alzò gli occhi al cielo e stava per scusarsi ancora con la dottoressa Simmons, ma quest’ultima la precedette dicendo, con un sorriso gentile: «Non si preoccupi dottoressa Cuddy, vado subito a cambiarmi e mi preparo per l’intervento!».
Rivolse un cenno di saluto a House e agli altri dottori. Solo Taub le rispose con il suo solito sorrisetto nervoso. Remy evitò il suo sguardo, Foreman stava osservando Tredici e House la ignorò completamente senza nessun motivo apparente, ma Jackleen non ci fece assolutamente caso. Era troppo scioccata dal fatto di essersi ritrovata ancora davanti alla ragazza della sera precedente. Pensò, con un ghigno totalmente irrazionale, che aveva creduto di non rivederla mai più.


 
*****
Ed ecco a voi il secondo capitolo! ^^
Devo confessare che non sono abituata a muovere House, anche perché questa è la prima volta che scrivo una ff su questo telefilm! xD Comunque... ù.ù Finalmente Jackleen è arrivata al Princeton - Plainsboro e ha scoperto che Remy lavora con il famoso genio controverso denominato Gregory House.
Per chi aspettasse il crossover con ansia: sta per arrivare qualcosa! xD Ma ci vorranno ancora diversi capitoli e vi dico già che consiste solamente nell'"apparizione" di uno dei miei personaggi preferiti di Grey's Anatomy, che, guarda a caso xD, ho scelto come migliore amica di Jackleen. Sarà davvero un crossover blando, vi avverto, ma è comunque un crossover! ù.ù xD

Hope you liked it! ^^
Dog
   
 
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