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Autore: lady vampira    08/12/2010    2 recensioni
E poi… e poi ti rendi conto che è tutta una gran cavolata, che è inutile, che sei stanco e vuoi spegnere il computer, mandare il cervello in ferie, come se non avesse fatto altro tutta la vita. Decidi che è finita, che non ne vale la pena tanto non potrai mai realizzare i tuoi sogni e forse è un bene, perché se li raggiungessi ti accorgeresti che potrebbero non essere un granché, che in fondo dietro la doratura, oltre il trucco non sono poi così diversi da quello che già ti circonda; e allora scegli di occuparti di quello che già c’è e non di ciò che è lontano e non sa, non immagina nemmeno che esisti.
E poi la vita ti frega. Aspetta proprio questi momenti, per dimostrarti che ti sbagli, e poi ti pugnala facendoti scoprire che è troppo tardi per rimediare, che non hai più tempo per rimediare ai tuoi errori; che se non ti fossi arreso, sarebbe andata diversamente.
Combatti.
Non lasciarla vincere.
Mai.
E arriverai a toccare le stelle.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il fatidico giorno è giunto. E’ la quarta volta che sputo fuori il brillantino di bocca; ora lo tolgo, così scongiuriamo il pericolo di figuracce e spiegazioni varie ai ragazzi. Guardo la sveglia: sono appena le cinque ed un quarto -del mattino, chiaro- ma sono già pronta da due ore e mezzo. Mio fratello, col quale sono costretta a dividere la camera quando viene per il week-end e per le vacanze estive, mi ha già tirato una quantità indescrivibile di roba, compresi una decina di peluches, un paio di libri -tra cui un mattone che mi ha centrata in faccia, quel disgraziato- e le sue scarpe. Non vede l’ora che mi levi di torno così può dormire in santa pace.
Io invece non dormo più da un pezzo, ma non solo per l’attesa di questo giorno. La sera stessa del mio “ritorno dall’altra parte”, con il ricordo del sogno ancora fresco e vivido nella mia mente, mi sono fatta portare un quaderno ed una penna ed ho iniziato a buttar giù qualche rigo, così, in tono puramente descrittivo, come si riporta la nuda verità di un avvenimento. Poi ci ho preso gusto, e le parole hanno preso a fiorire, a colorarsi sulla carta… Quando l’ho finito l’ho fatto leggere a Noemi che ha sbottato: << Dio mio, ma tu sei una pazza a non aver mai scritto nulla! E’ fuori di testa! >>. Forse ha ragione, però… ecco, prima non avevo nulla di cui scrivere.
Adesso che ho trovato la mia musa, forse intravedo una strada. Certo, è soltanto un’idea, un inizio, ma adesso dagli stralci del mio sogno partono altri spunti, verso nuove storie… nuovi bellissimi incubi, di cui è sempre lui il protagonista assoluto. Posso dargli i nomi che più mi piacciono, con altri significati che arricchiscono di nuove sfumature il suo personaggio -resto fedele al principio “nomen omen“, ovviamente- , posso renderlo ora dolcemente crudele ora perversamente innocente, e mi sa che sto rischiando di brutto di fare la fine di Pigmalione, innamorato della statua da lui stesso scolpito, e non più della dea in onore del quale l’aveva creata.
Sorrido. Certo, mi piacerebbe davvero incontrarlo; perché vorrei dirgli “grazie” per tutto quello che ha fatto per me, anche se involontariamente. E non soltanto a lui, ma a tutti loro, perché senza i “Tokio Hotel” e le loro canzoni fuori dal mondo, dal tempo e dallo spazio, splendide come diamanti e come loro eterne e piene di sfaccettature, io non avrei mai trovato la spinta necessaria ad uscire dal caos in cui sguazzava la mia vita.
Squilla il cellulare. Il segnale. Infilo la giacca, prendo lo zaino e scendo le scale.
<< Buongiorno principessina… ammazza che brutta cera. Ma da quanto non dormi? >>, è il solito saluto di Nicholas, gli occhi azzurro cielo nascosti da un paio di lenti nere e il cappuccio calcato sulla testa bionda. Gli mostro la lingua.
<< Che razza di modi… io non so come faccia Noemi ad essere così persa per te >>.
<< E’ il mio fascino… >>, dice, e sghignazziamo. << A me non servono trucchi, per conquistare le
ragazze >>.
<< Cominciamo? Guarda che sono già abbastanza nervosa, non ti ci mettere anche tu >>, lo avverto, entrando in auto di corsa. Come da copione, piove a cieli aperti. La butta giù con una tale violenza che sembra volerci annegare. Ma io sono tranquilla: su Roma è previsto bel tempo. E dato che il “nostro” sole di certo è già sorto, io mi fido. << Le ragazze? >>.
<< Elisa non era ancora pronta, così ho fatto un salto a prendere te e poi torniamo a prelevare loro >>.
<< Tutto okay con Noemi? >>.
<< Ovvio. Credo sia quella giusta per me. Un’altra non potrebbe sopportarmi come fa lei >>.
<< Mi fa piacere che finalmente te ne sei reso conto… >>, osservo, azionando lo stereo.
<< E tu, quand’è che ti trovi un ragazzo? Datti una mossa, Serena… stai invecchiando. Tra un po’ acchiapperai soltanto vecchiacci o ragazzini >>.
<< Oh. Oh. Oh. Dimmi, è l’entusiasmo che ti rende così simpatico?>>, lo punzecchio, ridacchiando. <>.
<< Certo. Sicuro che è così… Guarda, soltanto all’idea… sfrigolo tutto >>.
<< Basta, ti prego, non aggiungere niente >>, scuoto la testa, e rido. << Che depravato… è inutile, non c’è niente da fare. A Noemi regalerò un’aureola, per il suo prossimo compleanno >>.
<< Dai, che voi ragazze li cercate col lanternino, i malati come me… fate tante storie, ma poi andate sempre dietro ai bastardi! >>.
<< Anche questo è vero >>, ammetto. << Ma adesso taci, ‘che voglio ascoltare questa canzone… di chi è? Non mi pare di averla mai sentita… >>.
<< Oh, una cantante tedesca… Nena. Mia sorella ne va pazza >>.
Inarco un sopracciglio. << Ma davvero? >>.
<< Già. Anche se ultimamente si è data alla roba gothick scandinava… l’ho minacciata di morte, se non mi leva i “santini” di quel beccamorto che mi ha appeso in casa. Fa impressione >>.
<< Ma di che stai parlando? >>.
<< Uhm… dai, li conosci, gli “H.I.M.”, li ascoltavi anche tu… prima di darti ai “Tokio cosi” >>.
Lo guardo. E scoppio a ridere, anche se lui non può capire.
Le ragazze sono fuori sotto la pensilina, la pioggia torrenziale non le spaventa. Ma d’altronde sarebbe assurdo temere qualcosa che ci è tanto caro, no? E i temporali, da noi sempre così brevi e impetuosi, riescono sempre a farci sorridere, a portarci col pensiero al momento in cui tutto questo è cominciato.
<< ‘Giorno, sorella! >>, fa Noemi. << Ri-ciao anche a te >>, dice a Nicky, e lo bacia lievemente su una guancia.
<< Ah, bene! Ti stai già preparando psicologicamente a stasera, ‘che mi saluti con questi bacetti morti morti? Tieni la carica da parte per il tuo caro Bill? >>.
<< Ossignore ma che hai mangiato stamattina, che sei così acido? >>.
<< E’ normale, i maschietti temono sempre la concorrenza, anche se non c’è un motivo concreto! >>, afferma Elisa, con la sua “r” arrotata. Adoro questo suono, mi dà i brividi.
<< Magari avesse un motivo concreto, stavolta! >>, sbotta Noemi, calcando un‘aria sognante.
<< Uno solo? Te ne do quattro! >>, rilancia Lizzi e ridiamo come tre deficienti mentre Nicky borbotta a mezza voce e scuote la testa.
E’ già iniziato, il mio concerto. Questa è l’unica musica che vorrò ascoltare ogni giorno della mia vita a venire.
A parte quella dei “Tokio”, s’intende.
Un raggio di calda luce ramata spezza il grigio- nero compatto delle nubi, e visto che ci siamo lasciato alle spalle l’abitato, possiamo ammirare in tutta la sua sfolgorante bellezza l’alba. Il sole che si stacca dall’orizzonte assomiglia ad una sfera di vetro fuso incandescente. Noi passeggere restiamo un istante in silenzio a contemplarlo; sembra un sorriso tra le lacrime del cielo.
Un istinto per me primordiale mi sfida ad abbandonare il versante est per guardare ad ovest. Lo cerco, lo faccio sempre, quando piove con il sole.
<< Ragazze, l’arcobaleno! >>, esclamo. La gioia che mi serra la gola è incontenibile. Già quand‘ero bambina, correvo fuori sotto la pioggia col naso in su, in attesa che apparisse a solcare il grigio-violaceo con i suoi colori; e non ho mai smesso. Soprattutto adesso che per me ha un nuovo significato.
Non è morto. E’ vivo, e splende per me. Per noi.
<< Ohhhhhh, che emozione! L’arcobaleno! >>, ghigna Nicholas, sarcastico. << Io non oso immaginare che combinerete stasera, visto che per un arcobaleno siete andate tutte in estasi mistica! >>.
<< Sentite, ma questo dobbiamo portarcelo per forza? Non possiamo buttarlo in qualche fosso? >>, domanda Elisa.
<< Guarda, non pensare che non ne sarei contento, sorellina! >>.
<< Dai, basta chiacchiere. Serena, che stai aspettando, che arriviamo? Metti un cd, sbrigati! >>.
<< Ahhhhhhhhh! >>, si lamenta Nicky e subito si becca un colpo in testa.
<< Zitto tu >>, lo redarguisce Noemi. << Allora, che hai messo? >>.
<< Secondo te? >>, le domando, selezionando la traccia. Appena parte la melodia Elisa si lancia in un’improbabile interpretazione di “Ready, set, go!” e noi la seguiamo a ruota. E’ più vera che mai, adesso. Nessuno ci può fermare.
E mentre canto assieme a loro, non riesco a non sorridere pensando a quanto possa essere strano il destino, a volte. Per non dire assurdo. Legata da una catena di coincidenze al limite del paradossale.
Certo, se mi proponessero di vivere il mio bellissimo incubo rifiuterei, perché mai e poi mai sopporterei il peso di un dolore simile. Però, se volesse avverarsene giusto un pezzettino… non avrei nulla da obiettare.
Serena…?, sbotta la vocina cinica, quasi battendomi l’indice sulla spalla perché mi volti. Sta cercando di tirarmi giù dal “pezzettino” d’incubo in questione che stavo giusto richiamando alla mente.
Mi pare ovvio che stavo scherzando, replico io.
Povera la mia Serena, hai proprio sbroccato, mi rimprovera la vocina cinica nella mia testa. Domani sarai di ritorno, e capirai che in fondo non è stata altro che una gigantesca illusione, e che la vita è sempre la solita bastarda che ti pugnala alle spalle quando meno te l’aspetti…
OFF. Ora voglio proprio vedere come fai a rompere, vocina del cavolo. Forse hai ragione, ma adesso non ti lascerò distruggere la mia felicità, bruciare questo fragile bocciolo col gelo del tuo distacco.
Non si può credere sempre e soltanto nel male. Io voglio credere in qualcosa di bello, per una volta. E nessuno potrà impedirmelo.
Voglio arrivare a toccare le stelle.
E non fa niente, se bruciano.
  
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