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Autore: Luli87    09/12/2010    9 recensioni
Un caso troppo pericoloso, un giro di prostituzione gestito da russi da scoprire e fermare. L'FBI vuole Kate nell'operazione, ma Castle non vuole restare fermo con le mani in mano.
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3. Pronti ad iniziare.
 
Ore 7.00
La luce del mattino si stava aprendo un piccolo spazio nel buio della notte. Kate non aveva chiuso occhio, neanche un minuto. Come avrebbe potuto dormire? Era troppo agitata. Ma nonostante la preoccupazione, era concentrata, sapeva cosa doveva fare. Doveva concentrarsi sull’operazione. Doveva fingersi una ragazza qualunque. Doveva trovare Sergei.
Suonarono al citofono.
“Questi sono alcuni vestiti che mi ha prestato un’amica” disse Lanie mentre entrò nell’appartamento. “Non li vuole più, dice che sono troppo sexy e da quando si è sposata non ha più occasioni di metterli, perciò sono tutti tuoi. Ma se quando finisce l’operazione te ne avanza qualcuno, anche se non penso che metterai… io saprei come usarli!” Strizzò l’occhiolino all’amica, che la fece accomodare.
Kate apprezzava sempre l’allegria di Lanie, con il lavoro che faceva doveva per forza pensare sempre in positivo.
“Stai tranquilla, li riavrai tutti entro 48 ore Lanie. Grazie. Come sai i miei vestiti non sono proprio da ragazzina. E Grazie per essere venuta qui così presto.”
“Di niente tesoro! Conosco bene il tuo guardaroba purtroppo! Quando torni a casa andremo a fare un po’ di shopping. Vedrai come ti costringerò a cambiare!” Risero.
“Lanie, anch’io so essere sexy!”
“No tesoro, tu sei sexy ma non lo dimostri mai come si deve, anzi, lo nascondi più che puoi!”
Continuarono a scherzare e a punzecchiarsi per qualche minuto. Kate adorava Lanie, sapeva benissimo come distrarla, come farla ridere. Mancava meno di un’ora all’azione, le serviva davvero un’amica accanto, una risata spontanea.
Le risate però si calmarono piano piano, fino a che Lanie si sedette sul letto di Kate, vicino alla valigia aperta, quasi finita. Guardò l’amica e con tono serio disse: “Kate, devo parlarti della ragazzina uccisa due giorni fa. Secondo me non è stato omicidio. L’FBI dice di sì, ma ho studiato e ristudiato l’autopsia. Non ho riscontrato lividi o segni particolari sul suo corpo, niente che possa far pensare che qualcuno l’abbia spinta giù contro la sua volontà. Non c’erano segni di violenza sessuale, ma solo lividi superficiali, segni di percosse. Ma niente, niente che mi abbia convinta che sia un caso di omicidio.”
Kate le si sedette accanto “Era piccola, non pesava moltissimo. Probabilmente non le hanno lasciato segni perché non hanno fatto fatica a sollevarla. Era stata sedata? ”
“No. Niente. Non aveva niente. Quello che voglio dire è che, secondo la mia opinione e secondo il mio istinto, dopo aver letto e riletto gli appunti per non so quante volte… Kate, è possibile che quella ragazzina fosse talmente disperata da buttarsi di sua volontà dalla finestra? Forse per paura, forse per scappare?” Lanie abbassò lo sguardo, preoccupata.
“Per disperazione le persone possono arrivare a compiere gesti estremi, lo sappiamo bene. Vedrò di scoprire cosa le è successo. Certo se conoscessimo la sua identità sarebbe un passo avanti.  Se quella ragazzina era così disperata da uccidersi, dovremo fare qualcosa, subito. Se è stato un omicidio, prenderò quel mostro. Ma non dimentichiamoci che ce ne sono tantissime da liberare. Quei bastardi. Li fermeremo tutti. E quel Sergei lo prenderò a calci nelle palle io stessa.”
Lanie prese una mano a Kate “Non permettere che ti accada nulla Kate, per favore stai attenta. Ogni giorno vedo tantissimi cadaveri, tantissime persone passano sul mio tavolo operatorio. Non voglio che passi anche tu.”
Kate le sorrise. “Te lo prometto, farò il possibile” e si abbracciarono. Kate sussurrò: “Ti voglio bene anch’io Lanie.”
L’anatomopatologa la aiutò a terminare la valigia e le diede consigli sul vestito e sul trucco. Non troppo trucco, per non sembrare troppo vecchia, e non troppo scollata, per non sembrare inutilmente provocante. Stivali neri alti, una minigonna nera, una camicia rosa, una giacca bianca lunga, una sciarpa rosa intorno al collo e un cappello di lana rosa. Nel complesso era perfetta e dimostrava qualche anno in meno rispetto alla sua età.
Faceva freddo fuori, aveva appena iniziato a nevicare.

Bussarono alla porta. L’agente Shaw entrò nell’appartamento in divisa. Pistola, giubbetto antiproiettile, distintivo bene in vista. Montgomery dietro di lei, con altri agenti.
“Detective, siamo pronte?” chiese.
“Pronte, agente Shaw.”
Il capitano Montgomery fissò la sua migliore detective nella nuova identità: “Oh santo cielo, fatti guardare Beckett. Accidenti, sei un’altra persona.” E le diede un fermacapelli, che conteneva un micro microfono, e una micro videocamera che Esposito le attaccò vicino a un bottone della camicetta. Il suo collega, con voce tremante, le disse: “Ricorda, noi possiamo sentire te, ma tu non puoi sentire noi. Se hai bisogno di aiuto, dì che non ti senti bene. Ryan mi avvertirà ed io interverrò.”
Kate gli prese la mano fredda: “Stai tranquillo, andrà tutto bene.”
“Sì beh, prevenire è meglio che curare. Beckett, sarò sempre vicino a te, ad ogni angolo della strada.” Esposito era vestito come un comune americano. Jeans blu, giaccone nero di pelle, berretto, non aveva l’aria da poliziotto. Certo il suo compito era quello di seguire Kate da lontano, in ogni modo possibile. Non sarebbe stato facile, ma Esposito era bravo nel suo lavoro.
“Ok, ricevo l’audio e le immagini. Siamo pronti.” una vocina emerse dalla ricetrasmittente di Esposito: era Ryan, che dal furgoncino parcheggiato fuori dall’appartamento di Kate, si preoccupava di ascoltare ogni singola parola, ogni singolo rumore.
Il telefonino dell’agente Shaw squillò e lei si allontanò per rispondere. Approfittando di quel momento, il capitano Montgomery si avvicinò a Kate: “Non fare pazzie Kate. Quando sarai con Sergei dovrai decidere se avrai bisogno di rinforzi o se ce la fai a cavartela da sola. Parlo di quel fatale secondo in cui tutto potrebbe andare male. Sii prudente, non aver timore di chiamarci. Una parola, una frase, e noi saremo da te in tempo record.” Kate annuì.
L’agente Shaw tornò pochi secondi dopo e porse a Beckett un passaporto: “Ecco, questo è il tuo nuovo passaporto, ti aiuterà ad entrare meglio nella parte.”
C’era tensione nell’aria. Tanta. Troppa.
“Perfetto.” Disse sicura l’agente Shaw. L’unica tra tutti che riusciva a mostrarsi concentrata al massimo, senza il minimo accenno di nervosismo. “Beckett, ti chiamerai Nadia, non c’è molto tempo. Vogliamo scoprire dove si trova Sergei. Una volta che sarai con lui, vedremo di agire il prima possibile. Non possiamo farcelo scappare. Incontrerai Green tra meno di un’ora. Muoviamoci, non c’è tempo da perdere.”
Kate si sistemò il fermacapelli, lanciò un ultimo sorriso a Lanie e prese la valigia. Fuori dall’appartamento, Ryan la salutò con lo sguardo dal furgoncino, poi quello chiuse la porta e si preparò all’azione.
 
“Dove stanno andando?” gli chiese Castle.
Castle era seduto davanti, il volante stretto tra le mani, una divisa da poliziotto, cappello e sciarpa. Irriconoscibile, nel vederlo da lontano. Guardava Kate da lontano. Ti prego Kate, stai attenta, pensò.
Lui, Ryan ed Esposito avevano passato la notte a preparare un furgoncino, pronti per seguire da vicino la collega, con tutti gli strumenti necessari, dagli schermi video ai microfoni, alle ricetrasmittenti. L’agente Jordan Shaw aveva altro a cui pensare: in ogni angolo della città, e non solo, aveva mandato squadre di agenti pronti ad intervenire nelle case in cui le ragazze erano tenute prigioniere. Shaw voleva essere pronta ad ogni evenienza, voleva arrestare Sergei. Ryan aveva il compito di avvertirla, non appena Kate lo avrebbe incontrato.
“Castle stai zitto! Se avessi avuto il microfono acceso mi avrebbero sentito! Aspetta almeno che Esposito si allontani da Shaw!”
“So come funziona quel microfono, non era acceso!”
“Castle è la Vigilia di Natale, fai ancora in tempo ad andare a casa.”
“Sai che non lo farò.”
“E allora sta’ zitto! Se qualcosa dovesse andare storto o se dovessero vederti, l’agente Shaw manderebbe a casa non solo te, ma anche me ed Esposito! Per cui vedi di non fare l’idiota e resta alla guida del furgone. Vuoi che Kate sia in pericolo? Se succede qualcosa sarai il primo a saperlo. Ma resta zitto! Vogliamo tutti partecipare a questa operazione!”
Castle si zittì, ma era troppo agitato per non parlare. Dietro di sé, Ryan stava smanettando con strumenti che sembravano un gioco a luci a intermittenza. L’agente Shaw sapeva che Esposito e Ryan avrebbero seguito Kate, era tutto nel piano. “Conto su di voi detective, voglio sapere che cosa sta succedendo, in ogni istante. Esposito, non perda d’occhio i movimenti di Beckett. Dove la spostano, tutto. Mi dovete dire tutto, quello che vedete e quello che sentite. I miei agenti seguiranno ogni mio ordine. Non deludetemi. Non deludete Beckett” gli aveva detto prima di partire.
Ma la presenza di Castle non era prevista. Per fortuna non lo aveva sentito.
 
Esposito guardò Kate allontanarsi, a piedi. Si girò, ma l’agente Shaw era già sparita, e Montgomery con lei. L’FBI aveva molti uomini impegnati in questa operazione, Shaw era responsabile di tutti: era salita su un altro furgone ed era partita. Esposito aspettò qualche istante, poi iniziò a camminare, attento a non perdere di vista neanche un attimo la sua collega.
 
Dopo qualche minuto, poco più lontano da lui, Castle mise in moto il furgoncino.
“Castle, mi raccomando, non fare pazzie. Resta seduto lì e seguiamo gli ordini” gli disse Ryan.
“Ma come avete potuto permetterglielo? E se le facessero del male?”
“Beckett sa come difendersi Castle. E poi vediamo ogni cosa che succede con la telecamera che ha sulla camicia, sentiamo ogni parola grazie al microfono sul fermacapelli. Non permetteremo che accada nulla. Non so dove siano appostati quelli dell’FBI, non è affare nostro. Shaw ci ha dato ordini precisi. Quando Beckett incontrerà Sergei, avverirò Shaw e gli agenti entreranno nell’edificio. Noi dobbiamo seguirla dall’esterno, scoprire dove la portano.”
Nonostante l’apparente sicurezza di Ryan però, Castle non si sentiva affatto convinto.
 
  
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