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Autore: Seratul    09/12/2010    1 recensioni
Lean è un ragazzo che vive in una tranquilla e anonima città italiana, che vive la sua vita con forte introspezione. L'amore per la bella e irraggiungibile Valeria, una ragazza lesbica, metterà a dura prova il suo cuore, con risvolti bizzarri che lo porteranno a cercare il suo vero io. Cosa sei disposto a fare per amare?
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Feci passare il giorno intero,  convincendomi, parlando con me stesso. La mia mente gia partoriva immagini di qualche possobile futuro, le mie paranoie creavano aspettative, forse troppo grandi, ma adesso potevo sopportarle, ne ero convinto. Il sorriso mi si dipinse in volto. Potevo farcela, era sicuro.
Mi misi alla chitarra a suonare un bel pezzo acustico, allegro. Diceva che quello era l'ultimo momento. L'ultimo in cui avrei sofferto, l'ultimo in cui avrei sprecato la vita ad autocommiserarmi, l'ultimo che avrei passato a sprecare la mia vita.
Non ero del tutto sicuro che fosse sprecata in quel modo, ma comunque non andava bene che un ragazzo come me, si lasciasse andare al solore di un amore impossibile, almeno non così a lungo. Era il momento di cambiare le cose.
Scoprire che tutto quello che avevo visto era solo un illusione, in un certo senso era stato anche un conforto. Quando rientrai in casa e vidi il volto di mio padre, gli saltai addosso, felice come una pascqua di vederlo. Non era morto realmente, ma solo nella mia allucinazione.
C'era da chiedersi perchè l'avessi visto, ma non era quello il momento.

Feci passare la notte. Quello era il giorno, le sarebbe tornata ed io mi sarei liberato da un grosso peso. Trascorsi la giornata a suonare la mia Valentine con passione. Canzoni che non mi erano passato nemmeno per il cervello. Troppo allegre per me, troppo strano, ma forse non dovevo farmi domande su quello, forse non dovevo spiegare proprio tutto. Un sorriso idiota mi comparve in viso e cominciai a ridere fragorosamente.
Pranzai e mi misi sul divano a guardare un po' di televisione. Ad un tratto il cellulare squillò. Era lei, me lo sentivo. Guardai il display e fui contento di non sbagliarmi.
- Pronto?- dissi rigorosamente.
- Ehi Lean! Ciao.. come va?-
- Tutto bene. Tu?-
- Bene, bene. Senti, mi è successa una cosa stupenda.-
Sentivo il tono della sua voce piu alto, era strano. Era successo qualcosa che l'aveva fatta diventare felice. Cosa poetva mai essere successo?
- Dimmi tutto.-
- Ho conosciuto un ragazzo.-
Il sorriso che avevo in volto, scomparve completamente.
- Un ragazzo?-
- Si. Mi piace molto e, non so, dovevo dirlo a qualcuno.-
Il mondo mi crollò addosso. Avevo sempre saputo di non piacerle, ma credevo fosse per il fatto che non gli piacessero gli uomini. Alla fin fine non c'entravo io, ma tutte le persone di sesso maschile.
Non risposi nemmeno. Riattaccai senza battere ciglio.
Credevo di essere pronto per lasciare quel peso ed andare avanti, ma una cosa così non me l'aspettavo.
Ero io che non le piacevo. Il mondo mi crollò tutto sulla testa in un colpo solo. Tutta l'autoconvinzione che avevo acquisito, scomparve in un secondo e, per un momento, il pensiero di quel ponto mi attraverso di nuovo la mente.
Proprio quando sei riuscito a risolvere un problema, ecco che ne arriva un altro fresco, fresco, ad incasinarti la vita.
Non potevo sopportare quello, non potevo prorpio.
Lei doveva essere solo mia. Non sopportavo l'idea che un altro uomo la stringesse, la baciasse, la facesse sua.
Mi era cresciuta tanta di quella rabbia dentro, che non riuscivo nemmeno a piangere.
Presi il cellulare, le sigarette, il cappotto ed uscii dalla mia camera. Al piano di sotto sentii mio padre chiamarmi, ma non ci feci caso. Uscii da casa molto velocemente, chiudendomi il portone dietro la schiena.

Per lei ero impazzito. Avevo perso la ragione. Ero vissuto in un illusione, per colpa del cuore. Quello era il copo di grazia. Non avevo piu niente per vivere, daltronde una vita senza amore, è un qualcosa di futile.
Non volevo vivere una vita così, con un altro uomo che posseva l'amore che era mio di diritto.
Io avevo passato anni a desiderarla, ad aspettarla e solo io potevo averla. Purtroppo non era così la realtà.
Mentre camminavo, arrivò una nuova chiamata sul cellulare.
- Pronto?- risposi.
- Lean! Mi hai riagganciato?-
La mia voce non uscì. Delel lacrime gonfie di trostezza e rabbia sgorgarono dai miei occhi.
- Stai piangendo?- chiese confusa.
- Valeria... non è giusto.-
Sentii la sua voce farsi strana al di la della cornetta.
- Cosa non è giusto?-
- Sono io. Io sono innamorato di te, dal primo momento che ti ho conosciuta.-
- ...Lean..-
La sua voce si spezzò, in un sospiro bizzarro, quasi di rassegnazione.
- Credevo di non essere io il problema, perché conosco i tuoi gusti, ma a quanto vedo..- singhiozzai. - ...sono davvero io il problema.-
- Elia. Calmati. Parliamone.-
- No. Non voglio. Se non posso averti... preferisco non avere niente.-
Non le detti il tempo di rispondere. Lasciai cadere il telefono a terra sul marciapiede, e continuai a camminare. Sentii la sua voce uscire dall'altoparlante. Urlare il mio nome, ma nessuno avrebbe risposto.
Le lacrime ormai riempivano il mio viso. Nessun'emozione riusciva a sovrastare la profonda tristezza che provavo.

Non ci misi molto e gia ero li. Quel maledetto ponte. Per un attimo ci ripensai, ma non mi tirai indietro. Non avevo piu niente per cui vivere, e con l'eterno rimorso di averla difinitivamente persa  non volevo convivere. Tirava un forte vento quel giorno e le acque erano agitate.
Meglio. Mi avrebbero portato a largo, affogato nella loro morsa gelida. Non ci sarebbe stata possibilità di salvarsi.
Il ponte era come al solito deserto, come quella parte di città a quell'ora.
Mi arrampicai sul cornicione arrugginito, stando attento a non cadere proprio subito. Volevo un ultimo momento teatrale, per dire addio alla vita. Il vento soffiava violento, ma riuscivo a tenere l'equilibrio sul cornicione.
Detti uno sguardo alle acque sotto di me. Il cuore mi balzò in gola. Il respiro si fece affanosso e un attimo di ripensamenti mi attraversarono la mente.
Ormai era tardi. Non c'era possibilità di un finale a sorpresa, stile hollywood. Nessuno sapeva che ero li.
L'amore mi aveva portato a quel punto. Mi aveva acceso il cuore, facendo mi credere che quella potesse essere la donna della mia vita, e poi mi ha gettato fango addosso. Mi aveva preso in  giro, ma, assolutamente, non rimpiangevo niente di tutto quello che era successo, daltrodne l'amore è così.
Ti fa stare bene, poi ti fa soffrire. Ti fa spuntare tanti sorrisi ma anche tante lacrime.
L'amore è quello ed essere pazzi d'amore per qualcuno, alla fine ti fa diventare davvero pazzo. L'amore è illogico e irrazionale. L'amore è follia.
Se nella vita reale non l'avrei potuta avere, forse nell'eterno mondo della mente si. L'amerei, dentro me stesso, nella mia mente, nel mio mondo.

Sentii i freni di un'auto stridire, la portiera aprirsi e una voce chiamarmi. Non poteva essere lei, non sapeva che ero li. Era un'altra illusione.
Stesi le braccia. Mi sentii quasi un angelo in quel momento, ma il posto che mi aspettava non era così confortevole. L'inferno arriverà, per chi il dono della vita resituirà.
Una piccola poesia inventata in quel momento.
La voce si fece piu forte, forse non era un'illusione. Ad un tratto, con un colpo forte mi sentii afferrare la gamba, per paura mi sbilanciai e caddì.
La mano era forte, tanto che riuscì a tenermi, ma il volo era iniziato, così ruotai praticamente sul cornicione e battei la testa forte, sulla lastra di ferro.
Un miliardo di pallini brillanti mi offuscarono gli occhi. Non capii bene cosa stava succedendo, ero intontito, però avvertii un'altra forza afferrarmi l'altra gamba. Mi sentii sollevare. Me ne accorsi perché il mio busto strofinò, contro il cornicione arrugginito. Un violento schianto mi proietto sull'asfalto del ponte.
Non ci ero riuscito, di nuovo. Che deve fare una persona per suicidarsi? C'è sempre qualcuno che viene a salvarti?
   
 
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