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Autore: Ginnever    09/12/2010    9 recensioni
Hermione stette in silenzio.
“Cosa vuoi da me Malfoy?”
“Quello che vuoi tu da me, Granger. Non credere di essere diversa.”
“Io non sono come te.”
“Come vuoi, non mi importa tanto."
Hermione guardò in basso.
Malfoy si avvicinò e con una mano le sfiorò il mento.
“Puoi provare a convincerti quanto ti pare, ma alla fine, dopotutto, noi due non siamo poi così diversi.”
*Salve a tutti! Spero d avervi incuriosito almeno un po'^^ spero che chi leggerà recensirà.. è la mia prima long fic con questo pairing e mi servirebbero consigli!^^ Grazie, Gin
Genere: Romantico, Suspence, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Pansy
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un Nuovo Capitolo





































Draco Malfoy era sempre indifferente a qualunque cosa gli accadesse, che fosse un voto a scuola, una punizione di un insegnante, una sgridata di suo padre, una ragazza che si disperava per lui, una sigaretta in classe.

Ma quel giorno, quella volta, non poteva esserlo.

Non ne aveva il diritto. Aveva picchiato una ragazza.
Chi fosse, cosa avesse fatto e perché, non importava, l’aveva fatto e basta, solo questo importava.

Si sentiva uno schifo, come era giusto che fosse. Certo, non l’aveva fatto apposta - Hermione si era messa in mezzo prima che lui potesse fermarsi - ma comunque l’aveva colpita.

Cosa sarebbe successo ora? Gli avrebbe parlato ancora?
Proprio quando si era deciso a parlarle, ecco che doveva mettersi in un altro casino!

Tutta colpa dello Sfigato, pensò Draco. Se lui non si fosse avvicinato a Hermione, non sarebbe successo niente.

“Merda.”

Proprio in quel momento uscì la McGranitt dall’Infermeria: come si dice, oltre al danno, la beffa.

Lo squadrò  prima di afferrarlo con veemenza per un braccio.
“In presidenza, signor Malfoy.”


Il tragitto fino all’ufficio di Silente fu lungo e silenzioso. La presa della McGranitt si faceva ad ogni passo più salda, come a volerlo punire personalmente per aver aggredito una ragazzina.

Una domanda che a Draco venne in mente appena dopo aver visto la professoressa uscire dall’ infermeria gli ritornò in mente. Prese coraggio, nonostante la stretta intimidatoria della donna.

“Come sta la Granger, signora?”

La McGranitt non rispose subito. Fece ancora qualche metro in silenzio. Una volta giunti al Gargoyle, mollò la presa e respirò più lentamente.

“Si riprenderà.”, si limitò a dire, ma non riuscì a limitare il sollievo nell’animo del biondo che salì un po’ più leggero le scale dell’ufficio del preside.


Entrò con cautela e non appena la porta si chiuse, la professoressa parlò a macchinetta illustrando nei minimi particolari - molti anche inventati - ciò che era successo.

Silente guardò torvo per un attimo il ragazzo, che però sembrava davvero distrutto e non accennava il minimo segno di sbruffonaggine. Il che lo sorprese alquanto.

“Signorino Malfoy, perché voleva tirare un pugno al signor Weasley?”

Decise che indagare era la cosa più semplice.

Draco si morse un labbro.
“Posso tenerlo per me?”
Silente si stupì e la McGranitt intervenne.

“Il Preside ti ha fatto una domanda, Malfoy. Rispondi!”
Silente alzò una mano, sorridendo.

“Calmati, Minerva, è tutto sotto controllo.”
“Ma, signore…”
Silente scosse il capo.

“Allora - tornò a rivolgersi al biondo - che punizione potrei darti, Malfoy?”
Draco lo guardò stupefatto. Che?!
Visto che il vecchio non aggiungeva nulla, disse: “Decida lei.”

Silente sorrise.

“Direi che un mese di punizioni serali andranno bene.”
La McGranitt non sembrava soddisfatta, ma si limitò a tacere come non aveva fatto prima; ma anche Draco non sembrava contento della sua decisione.

Silente se ne accorse e lo incalzò.
“Qualcosa non va, Draco?”
Draco ci pensò su un  attimo, poi fece un passo avanti.
“Credo che ci voglia una punizione più severa, professore. Io… propongo una sospensione.”

Silente sorrise un‘altra volta.

“Avevo ragione allora a volerti far scegliere da solo.”
Draco alzò leggermente le sopracciglia, ma quando il preside approvò la sua decisione, si sentì molto più sollevato e una parte del peso che portava nel petto si sciolse.










Che cosa diamine gli stava succedendo? Mai avrebbe pensato di fare una cosa simile e soprattutto mai avrebbe immaginato di sentirsi così in colpa per aver colpito una Mezzosangue.

Draco Malfoy era sdraiato sul letto in Dormitorio, gli occhi grigi pensierosi, il viso stanco.
Si sentiva a disagio, strano, sfinito. Non capiva cosa gli stesse accadendo.

Pensò a Blaise e al suo giudizio sicuramente negativo non appena l’avesse visto.
Poi, per un attimo, sorrise. Tra lui e Blaise non sapeva chi fosse più impazzito.

Lui che usciva con la Granger, Zabini con la Weasley. Weasley…

Una rabbia terribile gli montò nel petto. Sentì le mani vibrare e lo stomaco bruciare.
Dato che non  poteva andare da lui e ammazzarlo direttamente, si alzò rabbioso e scagliò infiniti pugni contro l’armadio, fino a far sanguinare le mani.

Respirò a fondo e si guardò le nocche rossastre:  avrebbe sicuramente meritato di peggio.






















Dall’altra parte del castello, due occhi di un bellissimo color nocciola si spalancarono all’improvviso, rivelando uno sguardo stanco e confuso.

Hermione Granger non vedeva bene. Una sagoma di un ragazzo di spalle era ai bordi del letto e parlava animosamente con un’altra donna. Non sapeva perché e da quando aveva quei desideri assurdi, ma con tutto il cuore sperò che quella figura sfocata fosse una persona in particolare.

Allungò il braccio e in un sussurro lo chiamò.

“Draco…”

Ron non capì le parole di Hermione, ma sentì la sua voce sussurrare qualcosa e immediatamente si voltò.

“Hermione! Stai bene?”
Le prese una mano fredda e cominciò ad accarezzarla.
“Sai, mi sono preoccupato tantissimo per te. Volevo… volevo chiederti scusa per tutto ciò che ho fatto, Hermione. Non te lo meritavi e sono stato uno stupido. Io…”

“Draco…?”
Hermione strinse la presa della sua mano, stordita dai medicinali, credendo che appartenesse a qualcun altro.
Stavolta però Ron sentì - fin troppo bene -.

“Come..? Per fortuna Malfoy non c’è, Hermione.”
“Dov’è…?”

Ron la osservò per un attimo prima di accorgersi che tutto ciò era grottesco.

Lasciò immediatamente la mano della riccia, che chiuse gli occhi, che cominciarono a lacrimare.
“Cosa… vuoi da Malfoy?”
“Ho bisogno di Draco… dov’è?”

Ron spalancò gli occhi e si voltò. Una McGranitt stupefatta quanto lui guardava Hermione piangere e chiamare il principe delle Serpi.



“Io… voglio Draco”.






























Un tedioso bussare alla porta costrinse Draco ad alzarsi dal letto, incazzoso. Chi lo cercava e, soprattutto, che cosa voleva da lui?


Non appena aprì la porta, però, l’ultima persona che si potesse immaginare si intrufolò in camera sua senza chiedergli nemmeno permesso e con la sigaretta accesa in mano.


“Draco, che cazzo hai fatto?”

Pansy Parkinson stava seduta sul letto del Serpeverde con l’aria contrariata, fumando tranquillamente, le gambe bellissime e lisce accavallate in una posa involontariamente sexy.

Draco Malfoy non sapeva cosa dire. Pansy in camera sua che lo “sgridava” per aver picchiato la Mezzosangue per eccellenza?

“Smettila di guardarmi così. Sei un coglione.”

Draco fece un tiro più lungo degli altri alla sigaretta e la spense.

“Esattamente, Pansy, cosa vuoi da me?”

Pansy ghignò e si avvicinò al bel biondino.
“Io niente. È la Mezzosangue che ti vuole in Infermeria.”

Detto ciò, spense la sigaretta con un piede e uscì dalla sua camera sbuffando: la sua buona azione l’aveva fatta, pensò Pansy, un sorriso sulle labbra carnose e rosse come il sangue.






Draco rimase immobile per qualche secondo.
Aveva sentito bene? Hermione lo voleva in Infermeria? Come era possibile…? Era impazzita sicuramente.

Fece un respiro profondo e in un attimo uscì dalla stanza.






















Una volta davanti all’Infermeria, una schiera di occhiate torve e rabbiose lo trafissero. Abituato com’era a sguardi simili, lasciò correre questo dettaglio, che lui riteneva inutile, per concentrarsi a pieno su come affrontare Hermione una volta che le fosse stato di fronte.

Passò davanti a Ron - se i suoi occhi avessero potuto uccidere, Malfoy sarebbe morto sicuramente - e senza degnarlo di uno sguardo proseguì dritto e entrando in Infermeria, guidato da Madama Chips.


“E’ il secondo letto a sinistra. Non agitarla.”, lo ammonì la donna e Draco annuì.

S’ incamminò lento. Vedeva il viso di Hermione bellissimo, ma troppo bianco, che a ogni passo si voltava verso di lui.

Gli venne da sorridere, ma non doveva. Probabilmente lei era arrabbiata e lo voleva lì per dirgli di sparire dalla sua vita per sempre.

Una volta raggiunto il suo letto, gli occhi dei due ragazzi si fissarono per lunghi secondi silenziosi.
Avrebbero potuto rimanere così per ore. Poi Hermione prese la mano di Draco inaspettatamente e la accarezzò. Sentì le nocche rovinate dai pugni che aveva dato contro l’armadio e la strinse più forte.

Draco non sapeva cosa fare. Non se lo sarebbe mai aspettato.
Attese ancora, indeciso su cosa dire, poi fu la mora a rompere il silenzio.

“Sei proprio uno stupido.”

Draco si morse un labbro.
“Mi dispiace, Granger. Non avrei MAI voluto colpirti e spero che tu lo sappia.”

Hermione sorrise.

“Certo che lo so. Ti ho voluto qui perché volevo sentirtelo dire.”
“Beh, e ora che l’hai sentito?”
La riccia non perse il sorriso.

“Sono contenta che tu abbia detto ciò che mi aspettavo. E smettila di fare il cavaliere dalla corazza di acciaio perché quello che era geloso di Ron a Hogsmeade, eri proprio tu.”

Draco ridacchiò, ma gli uscì uno strano verso.

“Non volevo trattarti male, Granger. Ho capito troppo tardi il mio errore e sono arrivato in un momento sbagliato.”
“Sì, decisamente. Come al solito, tutti si svegliano tardi qui.”

Draco alzò un sopracciglio, ma Hermione scosse la testa.

“Lascia stare.”
“Granger… perché mi hai voluto qui? Insomma, non me lo sarei aspettato dopo averti tirato un pugno in faccia.”

Hermione si morse un labbro, ma poi riprese seriamente.

“La persona che ho sperato ci fosse accanto a me quando mi sono svegliata, non ho vergogna a dirtelo, eri proprio tu. Non Ron, né nessun altro, ma tu. Perché non avrei dovuto chiamarti? Per orgoglio? Lo stesso che ti ha portato a questo punto?- la riccia scosse di nuovo la testa - no, non era giusto nei miei confronti stavolta.”

Draco aveva ascoltato attentamente le parole di Hermione e quasi stentava a crederci. Sorrise appena appena.

“E tu, Malfoy? Perché stavi per tirare un pugno a Ron? Geloso marcio, eh?”, lo provocò lei ridendo.

Draco ghignò.

“Mi ha dato fastidio che una lenticchia ti baciasse perché so che ti meriti molto di più, Mezzosangue.”
“Tipo te?”
“E’ un’ipotesi.”

Entrambi sorrisero. Poi Draco, con stupore di Hermione, le sfiorò con un dito la parte del viso che aveva colpito, delicatamente e con dolcezza.

Hermione spalancò gli occhi dalla sorpresa. Era davvero Malfoy quello?

Si rilassò sotto il suo tocco e chiuse gli occhi.
Avrebbe voluto fermare il tempo. Erano così belli, così dolci, così perfetti.

“Granger, non farò mai più una cosa simile. Te lo giuro.”

La Grifoncina aprì gli occhi. Era stupita ma al contempo felice e incredula.
Sorrise e quasi le venne da piangere.

“Questa devi scrivertela, non ci saranno altre occasioni così”, disse Draco ridendo e un sorriso lampeggiò sul volto della ragazza.

Come se se lo fossero detti in anticipo, entrambi si sporsero in avanti per cercare le labbra dell’altro, incontrandosi poi in un bacio caldo e dolce, che segnava l’inizio di un nuovo capitolo.


















AUTRICE*
Eccoci! piaciuto? ^^ spero commenterete in muerosi e mi facciate sapere cosa ne pensate! un bacione grande,

GINNEVER
   
 
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