Serie TV > Numb3rs
Segui la storia  |       
Autore: y3llowsoul    10/12/2010    2 recensioni
Aprì gli occhi. Si accorse immediatamente che qualcosa non andava. Era confuso. Nonostante tutto stesse girando, lui poteva distinguere che la prospettiva che se gli presentava davanti era molto inconsueta. Chiuse di nuovo gli occhi, un po’ per le vertigini, un po’ perché non dovesse più sopportare quell'angolatura.
Un Eppes ha una malattia grave e non sa come dire agli altri. Come reagiranno loro?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Charlie Eppes, Don Eppes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Leucemia 17

E di nuovo vi ringrazio per le vostre recensioni che ogni volta mi rendono talmente felicissima :)

 

 

CAPITOLO DICIASSETTE

 

And now my life has changed in, oh, so many ways.

My independence seems to vanish in the haze.

But ev'ry now and then I feel so insecure,

I know that I just need you like I've never done before.

(The Beatles, Help)

 

Affrettato e ancora più caotico del solito, Larry raccolse i suoi documenti a lezione conclusa ed uscì dall’aula, dirigendosi con passi rapidi verso l’ufficio di Charlie.

«Eccomi di nuo…vo».

Larry guardò nella stanza. Nella stanza vuota. Charlie non c’era.

«Charles?»

Immediatamente Larry fu di nuovo in corridoio, cominciando una ricerca frenetica del suo vecchio alunno.

«Charles?!»

Gli studenti che incontrava guardavano quel tipo strano con meraviglia e qualche volta anche divertimento, ma Larry non si accorse di quegli sguardi curiosi. Continuò a muoversi nervoso, colto da un sentimento di paura indefinita, chiamando ancora il nome di Charlie…

«Stai cercando me?»

Da un corridoio laterale rispetto a quello di Larry, Charlie si mosse verso di lui.

«Charles!» disse Larry per un’ultima volta, e oltre al rilievo c’era anche un po’ di rimprovero nella sua voce. «Che stai facendo? Ti ho cercato dappertutto! Ti avevo detto di rimanere in ufficio. Dai, adesso vieni, ti porto a casa».

In silenzio i due paia di passi percorsero il corridoio, arrivando fuori, nel caldo sole californio e infine alla macchina di Larry.

Quando furono saliti Larry tornò alla carica. «Perché l’hai fatto? Perché non sei rimasto nel tuo ufficio?»

«Mi sono ritirato».

«Ritirato? Perché ritirato? Avresti potuto farlo anche per telefono, dal tuo ufficio. Oppure meglio: da casa tua. Ma perché sei venuto a lavorare oggi?»

Non era affatto facile dirglielo, ancora meno se Larry non gli lasciava nemmeno il tempo di parlare. «Non mi sono ritirato solo per oggi…»

«E’ una buona idea! Dovresti veramente riposarti per qualche…»

«Larry, ti prego».

E infine, tacque.

«Non mi sono ritirato non solo per oggi, ma per un periodo indeterminato».

«Che… che vuoi dire? È possibile?»

Charlie respirò profondamente.

«Sì, è possibile. Per essere più esatti, mi sono appena licenziato. Però se voglio ricominciare, la CalSci mi accoglierà di nuovo a braccia aperte, a detta della preside».

Per alcuni secondi Larry fissò il suo amico a bocca aperta. «Ho capito bene? Ti sei licenziato? Ma perché, per l’amor del cielo? Per lavorare con Don? Ma Charles…»

«Larry, ti prego, lasciami finire».

Respirò ancora una volta.

«Devo dirti qualcosa di molto importante».

«Sì?»

In fondo era una frase facilissima. Verbo ed oggetto. Fin a quel punto capiva anche lui la grammatica. E la frase aveva già resistito ad una prova.

«Ho la leucemia».

L’aveva detto. Sì, ne era abbastanza sicuro. Però Larry rimase in silenzio.

«Larry, hai capito? Ho la leucemia!»

Ancora nessuna reazione.

«Larry, mi ascolti?»

E finalmente ci fu una risposta.

«Sì. Sì, certo».

In qualche modo non era la risposta che Charlie si aspettava. «Larry – hai capito che cosa ti ho detto?»

Nessuna reazione.

«Larry, per favore ascoltami». Charlie accentuò ogni singola parola. «Io sono malato, lo capisci? Ho l’LMA, è una malattia del sangue. Io soffro di leucemia».

Charlie tentava di allacciare un contatto visivo con Larry, ma il suo amico si comportava in modo poco collaborativo. Almeno la sua successiva risposta fu un po’ più consapevole della prima.

«Ah… sì?». Un’esitazione breve prima di levare la sua testa con un movimento brusco. «Sai, Charles? Non è un bene».

Se lo si avesse ascoltato bene, si sarebbe potuta sentire una traccia sottile di preoccupazione nella voce di Larry. Però, in quel momento le preoccupazioni di Charlie per Larry sembravano predominare nell’atmosfera, poco dopo la confusione di Charlie.

«Ah… sì… Sì, questo lo so, Larry».

«Forse dovresti andare dal dottore».

«Larry – sono già stato dal dottore. O pensi che la malattia me l’abbia diagnosticata la commessa del supermercato?»

Larry scosse il capo, ma Charlie dubitava che fosse una risposta alla sua domanda.

«Charles… allora credi davvero di avere questa malattia?»

Charlie non era sicuro di aver ben capito il suo vecchio professore, anzi in quel momento non capiva più niente.

«Sì. Sì, lo credo davvero».

«Charles, dai, vedi… Sai quanto sia improbabile ammalarsi di leucemia?»

«Tre nuovi ammalati su 100.000 abitanti ogni anno».

«Esatto. Adesso capisci cosa cerco di dirti?»

«Ad essere sincero… no».

Larry sospirò profondamente come se dovesse spiegare a Charlie che la terra girava attorno al sole. Gli mise una mano sulla spalla.

«Vedi, Charles… viviamo su un pianeta incredibilmente bello, in un numero inimmaginabilmente grande di galassie. E su questo pianeta ci vivono, amano e ridono più di sei miliardi di persone. E solo una percentuale piccolissima di questi sei miliardi persone ha la leucemia. Perché, per tutto il mondo, dovresti averla tu tra tutte queste persone?»

Charlie non era ancora sicuro di aver ben capito.

«Larry, correggimi se mi sbaglio, ma se ho capito bene tu non credi che io sia ammalato di leucemia?»

«Ecco, esatto!» gridò Larry e sembrava contento che il suo ex-studente l’avesse finalmente capito.

Ad un tratto, Charlie si sentì terribilmente perduto. Non aveva idea di cosa fare. Aveva finalmente trovato il coraggio di dire a Larry della leucemia e adesso lui non voleva credergli? L’idea che Larry, appena saputo della sua malattia, sarebbe stato un vero appoggio per lui l’aveva così tanto confortato. Era il suo miglior amico! L’aveva capirlo! Sempre!

Perché non questa volta?

«Larry, ti prego» supplicò Charlie con crescente disperazione «devi comprenderlo! Sono stato dal dottore! Ho un certificato! Posso mostrati i risultati dell’analisi del sangue!»

«Ci credi davvero, allora?» Adesso Larry suonava preoccupato, anzi compassionevole. Pensò. «Dimmi, conosci il film A beautiful Mind”

Certo che Charlie lo conosceva. E non ci mise tanto per realizzare cosa Larry intendeva dirgli.

«Larry, non sono né matto né schizofrenico». aggiunse in modo secco, tentando di nascondere la sua disperazione. «Ma grazie per avermi paragonato ad un genio».

Larry non sembrava più essere molto tranquillo in quella situazione.

«Ma Charles… nessuno ha detto che sei matto».

«Certo, tu». Quasi con divertimento Charlie vide quanto a disagio fosse Larry.

Però non dimenticava l’esplosività del problema.

«Va beh, va beh, va beh…».

Ah ecco: Larry voleva lasciar stare. Si sentiva a disagio. Aveva paura. Aveva paura che Charlie fosse matto. Oppure che forse malgrado tutto…

«Sai che cosa faremo? Ti porto a casa tua. E poi potrai mostrarmi tutti i tuoi certificati di questa cosa».

«Va bene».

Charlie si era quasi rassegnato alla situazione. Se Larry non voleva credergli, allora avrebbe dovuto provarglielo.

La corsa si svolse in silenzio. Nessuno dei due sapeva come trattare l’altro. E ognuno aveva un problema con cui poteva stimolare la propria testa.

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Numb3rs / Vai alla pagina dell'autore: y3llowsoul