Crossover
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Autore: Crybaby    10/12/2010    3 recensioni
[Sailor Moon; Dragon Ball; Naruto]
Si sa: in un mondo dove i combattimenti sono all’ordine del giorno, ogni periodo di pace, breve o lungo che sia, è destinato a terminare. Anche se il suddetto periodo di pace, durato poco più di un anno, è seguito ad una dura e cruenta battaglia combattuta contro il male in persona.
La causa di tutto?
Cinque splendide ragazze, tornate misteriosamente alla vita.
Cinque brillanti scienziate, più potenti che mai.
Cinque diaboliche streghe, assetate di vendetta.
Cyprine, Telulu, Eudial, Viluy e Mimete: in altre parole, le Witches 5.
A un anno di distanza dagli eventi di “Last Menace Of Chaos”, i difensori della Terra sono chiamati ad una nuova, improbabile quanto difficile battaglia. Ma chi ha detto che debbano per forza essere loro i protagonisti?
Genere: Azione, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anime/Manga
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La buona notizia è che penso di star recuperando l’ispirazione, la cattiva è che temo sarà un recupero mooolto lento (non da sei mesi di distanza tra un aggiornamento e l’altro, almeno questo lo prometto^_^).
Un ringraziamento per la loro santa pazienza a tutti i lettori, e ora buona lettura!

...

Accoppiata Sfortunata (Prima Parte)

Laboratorio delle Witches 5.
Cyprine sistemò l’ultimo dei tre cristalli conquistati la notte precedente su una mensola della teca. Quindi fece qualche passo indietro, per ammirare, insieme alle incredule Eudial e Mimete al suo fianco, la collezione che era andata aggiornandosi.
-Se la matematica non è un opinione, contando quello di Uzumaki Naruto nell’altra stanza, adesso siamo a quota nove… Un bel passo in avanti, non c’è che dire- asserì Eudial -andando avanti con questo ritmo potremo riuscire a completare la collezione già entro la settimana prossima. Complimenti vivissimi ad entrambe.
-Già, concordo, ci avete risparmiato molta fatica- bofonchiò invece Mimete, che sbafandosi nel frattempo una focaccina per colazione si era avvicinata alla bacheca per guardare meglio le foto -soprattutto a me, io non mi sarei mai presa la briga di andare dietro a questo Kankuro! Mamma mia quant’è brutto, sembra un camaleonte incrociato con un rospo…
-È solo apparenza. Forse non ci crederai, ma sotto quel trucco si cela un ragazzo molto più carino di quanto tu possa immaginare…- sospirò Cyprine con aria sognante.
-Se lo dici tu… Questo rossino qui invece non è niente male, guardate che faccia da angioletto! Mi sembra impossibile che sia stato lui a ridurre Telulu in quello stato…
-A proposito di Telulu, come sta?
-Oh, niente di eccessivamente grave. Quando stanotte siamo tornate, mi ha chiesto di portarla subito nella sua serra e di riempirle una vasca con fanghi mescolati a creme rigeneranti e cristalli di ghiaccio dove potersi immergere. Il tutto sotto la luce di una lampada a raggi ultravioletti costantemente accesa e condito da una consistente spruzzata di gas fertilizzante. Temo dovrà rimanerci per almeno un paio di giorni, se non di più…
-Se l’è cercata.
Le tre si voltarono. Senza nemmeno degnare le colleghe di un buongiorno, Viluy si era già accomodata alla postazione del computer principale.
-Scusa Viluy, puoi ripetere?
-Ho detto che se l’è cercata- rispose senza girarsi -ma secondo voi la Witches Slot Machine cosa l’ho creata a fare, per passare il tempo? Prima di fare qualsiasi cosa dovete sempre consultarvi con lei, mica potete decidere di andare in missione quando vi pare e piace! Avete visto dove la fretta ha portato Telulu, volete che succeda ancora?
-Sì, però i cristalli…
-Non m’interessa. D’ora in poi le cose si fanno SERIAMENTE e PER BENE, è chiaro?
Ignorando le smorfie delle tre colleghe ben visibili nel riflesso del monitor, Viluy diede l’avvio alla Witches Slot Machine. Qualche secondo di attesa, e sullo schermo apparve finalmente il nome della prescelta…

MIMETE

Viluy si schiaffò una mano sulla fronte.
“Seriamente e per bene, si diceva… Devo ricordarmi di cancellare il suo nome dalla Slot Machine la prossima volta…” -Mimete vieni, tocca a te.
Ingoiata la focaccina in un sol boccone, la strega dai capelli arancioni si sedette al posto della collega e più allegra del solito fece un paio di giri su sé stessa, prima di mettere le mani sulla tastiera.
-Che bello che bello, finalmente è la mia occasioneee!…
-Ma come “finalmente”?- protestò Eudial -hai già partecipato a tre missioni, non dirmi che non ti sono bastate!
-Beh, sì, ma questa volta è diverso!
-E in cosa? Fammi indovinare: andrai a caccia di un ragazzo giovane, bello, famoso, intelligente? E magari anche un po’ pigro e svogliato, così che non opponga molta resistenza?
-Ecco… al pigro e svogliato non ci avevo pensato! Grazie, bel suggerimento!
Schifata, Eudial si allontanò seguita dalle altre, mentre Mimete iniziava a scrivere.
-Ragazzo, giovane, bello, famoso, intelligente, pigro, svogliato…
E qui, la ragazza si avvicinò il più possibile al monitor del computer, per essere certa che nessuna potesse leggere cosa stava per aggiungere.
“…e possibilmente, che viva il più vicino possibile a dove abita quel Rock Lee.”
Mimete schiacciò il tasto d’invio, quindi si alzò e si portò di fronte alla stampante, riflettendo sul suo piano.
“Così una volta fuori faccio una deviazione, mi prendo il suo cristallo, lo metto al suo posto nella bacheca, butto via quello di Gai e nessuna verrà mai a sapere del mio piccolo errore. Un piano perfetto.”
Un BIP segnalò la fine della stampa. Mimete prese in mano la foto, un po’ disinteressata.
“Su, vediamo un po’ intanto chi mi ha scelto il computer…”

-YAAAAAAAAAAAHUUUUUUUUUUUUU!!!!! HO FATTO JACKPOT!!! AL DIAVOLO ROCK LEE!!!
Lo strillo di Mimete fu talmente acuto da rimbombare in ogni angolo del laboratorio. Temendo un pericolo le altre streghe riaccorsero, trovando sola la più giovane collega a saltellare sulla sedia.
-Si può sapere che hai da urlare?! Ci hai fatto venire un colpo!…
-Guardatelo, non è il ragazzo più figo che si possa mai immaginare?
L’esaltata le spiattellò in faccia la fotografia, che Cyprine prese in mano ed esaminò per poi assarla alle colleghe.
-Nara… Shikamaru… Sai Mimete, questa volta mi tocca darti ragione!
-Già, concordo… A proposito, che intendevi con “al diavolo Rock Lee”… EHI!
Senza tanti complimenti Mimete strappò il foglio dalle loro mani e si fiondò nel suo camerino, per uscirne un secondo più tardi col solito travestimento, indossato alla bell’e meglio per la fretta.
-Bene ragazze, vi saluto! Tieniti pronto Shikamaru, sto arrivan…
-Aspetta, scema- la frenò Viluy -il computer deve scegliere la tua partner.
-Partner? Ma quale partner! Vi ho dimostrato che posso portare a casa un cristallo con le mie sole forze, perché dubitate ancora?
-Mi dispiace, ma il discorso fatto a Cyprine vale anche per te, dobbiamo seguire il programma.
E detto ciò Viluy si sedette di nuovo al computer, e per la seconda volta avviò la Witches Slot Machine. Alle sue spalle Mimete incrociò le braccia e voltò la testa, sbuffando indignata.
-Mpf! Tanto, peggio di così dubito che mi possa andare…

EUDIAL

Un silenzio di tomba calò sul laboratorio. Silenzio che venne subito interrotto dai lamenti disperati di Mimete e Eudial.
-…no… N-no… NO! Non è possibile, ci dev’essere senz’altro un bug nel sistema!
-Concordo in pieno, dobbiamo rifare tutto… RAGAZZE, TORNATE QUI!!!
Inutile richiamare le colleghe: nel preciso istante in cui il suo nome era apparso sul monitor, Viluy e Cyprine se l’erano già data a gambe facendo perdere ogni loro traccia.
Il silenzio calò di nuovo, accompagnato da un gelo e una tensione che avrebbe fatto venire la pelle d’oca anche al più coraggioso. Eudial e Mimete erano sole, nella stessa stanza, l’una in compagnia dell’altra, e obbligate a collaborare nella medesima missione.
Con questo pensiero, le due si girarono l’una verso l’altra, con estrema fatica, e si fissarono a vicenda. Solo per poi voltarsi subito dall’altra parte, rabbrividendo di orrore.
“Dobbiamo… Dobbiamo andare d’accordo…”
“Andare d’accordo… d’accordo… accordo…”

...

-Guardali come vanno d’accordo quei due. Sempre insieme a bighellonare come se non ci fosse un domani di cui preoccuparsi. Come li invidio. Eh sì, li invidio proprio. Io. Perché IO, a differenza di loro che si godono la vita, me ne devo stare chiusa in negozio a lavorare come una schiava tutta la mattina, e se non lavoro devo partecipare alle pallose ripetizioni di medicina di Miss Fronte a Bacheca! Questa è un’ingiustizia bella e buona, ecco cos’è!!!
Colei che aveva appena dato inizio a una crisi isterica, era nientemeno che la bionda kunoichi Ino Yamanaka, direttamente dalla fioreria gestita dal suo clan, il negozio di fiori Yamanaka, conosciuto in tutto il villaggio di Konoha.
Il motivo della rabbia della ragazza, il cui turno di lavoro coincideva con quella mattina, si trovava proprio fuori dalla finestra. Spaparanzati su un prato dall’altra parte della strada c’erano infatti i due ninja suoi compagni di team, Choji Akimichi e Shikamaru Nara, assorti nei rispettivi hobby: divorare patatine il primo, e ossevar le nuvole (o forse anche dormire, ma da quella distanza Ino non era certa) il secondo.
-Poi, proprio qui davanti dovevano mettersi a poltrire, quei due disgraziati? L’han fatto apposta per farmi arrabbiare, ne sono sicura! Ah ma appena finisco il mio turno qui vedrai come gliela faccio pagare…
La bionda girò le spalle alla vetrina per dirigersi nel retrobottega. In quel momento il campanello che segnalava l’ingresso di un cliente suonò allegramente, ma Ino non lo sentì, presa com’era dal suo monologo.
-Già, quei due. Io e Fronte Spaziosa Sakura eravamo proprio come loro, da piccole. Ovviamente finchè quella testa rosa non ebbe la grandiosa idea di mettersi fra me e Sasuke, ma erano comunque bei tempi. Eeh, quanto mi piacerebbe poter tornare indietro…
-Dici sul serio?
-Mai stata più sincera in vita miaTU!!!
Per poco a Ino non cadde di mano un vaso, quando uscendo dal retrobottega si ritrovò davanti proprio la sua eterna rivale dai capelli rosa Sakura Haruno.
-Tu! Da quanto è che sei qui?
-Ecco, più o meno da “Guardali come vanno d’accordo quei due…”
-Bene, allora dimentica tutto. Piuttosto, che ci fai tu qui?
-Sono venuta per ricordarti la mia lezione di oggi, che domande. Non dirmi che te ne sei dimenticata!
“La MIA lezione! Ma sentitela!” -Certo che me la ricordo. Stacco fra mezz’ora, e sono da te.
-Perfetto! Ah, già che sono qui… compro anche un po’ di queste.
Sakura posò sul bancone una rosa. Ino la guardò un attimo, confusa, per poi tornare nel retrobottega e uscirne con quanto richiesto.
-Ecco a te, un mazzo di rose gialle. Però, aspetta… Dimmi, per chi sono? Dai, sputa il rospo!…
-Le porto a Gai-sensei.
-…oh.
Tutta la malizia di Ino si spense di colpo. La notizia di quello che era successo a Maito Gai solo il giorno prima aveva già fatto il giro di tutto il villaggio.
-Sai… sai se ci sono novità? Segni di ripresa, o qualcosa del genere?
Sakura scosse la testa, sospirando.
-Non oso immaginare come si senta Rock Lee in questo momento. Deve star soffrendo molto…
-Puoi dirlo. Ieri ho sentito dire in giro da Kiba che Lee si è chiuso nel suo dojo, e non vuole saperne di uscire. Ehi, dopo potresti andare a trovarlo! Sono certa che gli farebbe piacere una tua visita!
-Mmm, è vero, perché n… Aspetta, non è che mi stai dicendo questo perché vuoi ritardare la lezione di oggi, vero?
-Ma-ma per chi mi hai presa?? Non sono mica così stronza! “non a questi livelli, almeno…” E comunque, sai benissimo che Lee ha sempre avuto una cotta per te. Chi meglio di te, il suo sogno proibito, può riuscire a dargli conforto in un momento difficile come questo? Se non mi credi ho giusto un esempio a portata di mano, guarda!
La Yamanaka tirò a sé l’Haruno per un braccio, e le indicò la finestra.
-Lo vedi, Choji?
-Lo vedo, e allora? Mi sembra che stia ben…
-SEMBRA, ma ti assicuro che non è così. Da qualche mese a questa parte, il nostro Choji si sta, come dire, spegnendo. Mangia con meno voracità di prima, non salta più di gioia come un tempo quando Asuma-sensei ci offre il pranzo, addirittura non ha più voglia di arrabbiarsi quando si sente chiamare ciccione. Sembra la fotocopia di sé stesso, insomma! E lo sai qual è il motivo?
-Aspetta… ho capito. Si tratta di… come si chiamava… Hotaru, non è vero?
-Esatto. Gli manca da morire. Io e Shikamaru ci stiamo facendo in quattro per tenerlo su di morale, ma anche un cieco capirebbe che dietro i suoi sorrisi Choji continua a soffrire in silenzio.
-Mi dispiace… vorrei poter essere d’aiuto in qualche modo…
-No, mia cara. Solo Hotaru potrebbe. TU però puoi essere d’aiuto a Rock Lee. Di depressi al momento ci basta Choji, non c’è bisogno che anche Lee si aggiunga alla lista. Allora?
-Allora? …mi hai convinta! Andrò a trovare anche Lee!
-Brava Sakura, così ti voglio! “e così magari finirai anche di pensare a Sasuke, quella è una mia esclusiva!” Ah, siccome oggi mi sento buona i fiori li offro, non fare complimenti.
-Davvero? Grazie mille Ino, quando vuoi sai come essere un’amica! Allora a più tardi!
Tutta contenta, la kunoichi rosa uscì di corsa dal negozio. Certa che se ne fosse davvero andata, Ino si lasciò cadere stancamente coi gomiti sul bancone, in un gesto liberatorio. -Aaaah! Ma perché Sakura deve sempre farla così complicata? Tentare di ragionare con lei è come parlare al muro, anzi forse è anche più difficile!
La bionda si massaggiò un attimo le tempie, quindi un po’ più controvoglia di prima si rimise al lavoro. Non prima di aver lanciato un’ultima occhiata ai suoi due compagni di squadra fuori dalla finestra.
-Quei due lì invidio a morte, voglio dirlo fino alla nausea. Loro non hanno di questi problemi. Uno mangia, l’altro dorme, e non si sente la mancanza d’altro. Mi domando quale possa mai essere il loro principale argomento di discussione…

-Ehi, Choji. Da’ un’occhiata a quella nuvola. Non ti sembra Ino ingrassata?
-Mm? È vero! È proprio lei!

Sfrecciando tra gli alberi della foresta, l’automobile bianca di Eudial giunse in poco tempo alla destinazione fornita dal computer: il villaggio segreto di Konoha. Giunta di fronte all’immenso e sempre aperto cancello d’ingresso al villaggio la strega dai capelli rossi parcheggiò l’auto, col muso rivolto alla foresta per garantire un’immediata fuga. Spense il motore, quindi si rivolse a Mimete sedutale accanto.
-Eccoci arrivate. Va’ pure, io ti aspetto qui.
-Okay… aspetta, hai intenzione di farmi andare avanti da sola?!
-Sei tu quella che non voleva aiuti, specie dalla sottoscritta. Non venirmi a dire che hai cambiato idea.
-N-no no! Assolutamente!
-Allora scendi e va’ a prendere il cristallo. Io nel frattempo ingannerò l’attesa con un po’ di sane parole crociate.
Mimete obbedì. Un’ultima occhiata alla macchina, per essere certa che la collega non la seguisse, e la strega varcò ufficialmente i cancelli di Konoha.
Com’era già accaduto a Eudial in una missione precedente, anche per Mimete fu straniante il primo impatto con la realtà dei ninja. Fatta eccezione per qualche palo dell’elettricità, ovunque si voltasse non c’era nemmeno un briciolo di modernità. Nessun mezzo di trasporto se non qualche carretto di legno; abitanti del luogo vestiti in maniera spartana; “addirittura” bambini che invece di starsene chiusi nelle loro camerette a spassarsela coi videogames, giocavano all’aperto a rincorrersi! Ciliegina sulla torta, a completare il senso di smarrimento della strega giunse alle sue orecchie il verso gracchiante di un animale: alzò gli occhi, appena in tempo per avvistare un imponente falco messaggero passarle sopra la testa e proseguire il suo volo.
“Ma guarda, ci sono pure i piccioni viaggiatori! Non manca proprio niente… anzi, manca tutto! Inizio a pensare che abbiamo sbagliato posto… Insomma, come si può pensare che quel gran tocco di ragazzo possa vivere in una città così primitiva? È assurdo!…”
-Mi sa tanto che mi tocca andare, Choji. È appena arrivato un falco da Suna, l’ho riconosciuto: di solito quando c’è lui sono sempre io quello che l’hokage chiama a rapporto.
-Mh, okay. Ci vediamo in giro, Shikamaru!
Come udì il nome del suo obiettivo, Mimete si girò di scatto: il ragazzo era lì, per lei bello come il sole, a neanche una ventina di metri di distanza. Col cuore in gola, la strega si gettò a nascondersi nel più vicino vicolo e si appiattì contro il muro; Shikamaru le passò accanto e la superò, ignaro di tutto.
“È… è lui…” pensò, col cuore che a momenti rischiava di saltarle fuori dal petto “dal vivo è ancora più figo che in fotografia… e che voce sexy… Ah, quanto vorrei saltargli addosso proprio in questo momento… No, devo trattenermi, non posso agire con tutta questa gente che guarda. Meglio pedinarlo a distanza e aspettare il momento buono.”
Così Mimete si inoltrò nel vicolo; trovata una scala antincendio, si arrampicò fin sul tetto della palazzina, estrasse dalla borsetta un binocolo e si aquattò sul bordo, per tener d’occhio gli spostamenti della sua vittima.
-Se non sbaglio ha detto che doveva andare da un’oca-qualcosa, e da come ne parlava sembra che sia un pezzo grosso da queste parti… E un pezzo grosso non può che abitare nell’edificio più grande della città, come ad esempio… quello!
Tra i tanti edifici del villaggio, le saltò subito all’occhio uno in particolare: imponente, circolare, dipinto di rosso. E, soprattutto, con un ideogramma gigante recante la scritta “hokage” che campeggiava in bella vista. Levatosi di dosso il travestimento per essere più agile, Mimete si mise a saltare per i tetti delle case, che fortunatamente per lei erano state costruite molto vicine l’una all’altra, fino a raggiungerne una abbastanza vicina al palazzo. Come prima, la ragazza si appiattì sul bordo del tetto e col binocolo esaminò le persone che riusciva a vedere attraverso le finestre. Il suo piano era semplice: trovare “l’oca” che aveva sentito nominare da Shikamaru, metterla fuori gioco e prenderne il posto, di modo che sarebbe stato lo stesso Shikamaru a venire dritto da lei.
-Bene, vediamo cos’abbiamo qui… Dunque: due tipi che vanno su e giù per le scale con una pila di scartoffie ciascuno; un tizio che cammina con un libro davanti alla faccia, e tra l’altro con un occhio solo visto che l’altro è coperto; due donne che discutono, una con un maialino in braccio -ma indossa una collana?!- e l’altra che si vede benissimo che è rifatta, inutile che vengano a dirmi il contrario; un vecchiardo bendato da capo a piedi seduto a bersì un tè, mamma mia quanti palazzi gli saran caduti addosso per ridurlo così?…
Delusa per quanto aveva visto, Mimete posò il binocolo e alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
-Nessuno di questi sembra avere una faccia importante. Temo che dovrò cambiare la mia strategia… un momento.
La strega reinforcò in fretta il binocolo, per osservare meglio il Monte degli Hokage, la muraglia naturale dove erano scolpiti cinque volti giganti, che rappresentavano tutti coloro che avevano ricoperto quel ruolo nella storia di Konoha. Mimete si soffermò sull’ultimo, poi tornò a concentrarsi sulle due donne che aveva prima avvistato.
-Eh sì, sono uguali. Anzi, forse la roccia è anche meglio dell’originale… Comunque, dev’essere proprio lei l’oca di cui si parla in giro. Perfetto, ora tutto quello che mi resta da fare è intrufolarmi, mettere la vecchia fuori gioco e poter così stare sola soletta col mio Shikamaru…
Tenendo gli occhi puntati sulla finestra, la strega vide la donna più giovane frugare sotto ogni mobile della stanza ed estrarne una serie di bottiglie, probabilmente nascoste dalla donna più anziana. Nonostante le proteste di quest’ultima, la più giovane uscì dalla stanza, seguita dal suo maialino, portando via con sé le bottiglie sequestrate.
Mimete posò il binocolo, soddisfatta.
-Se ho interpretato bene quello che ho visto, credo di aver appena avuto un’idea…

Le mani in tasca e uno sbadiglio trattenuto in bocca, così Shikamaru fece il suo ingresso nel palazzo dell’hokage. Per quanto pieno anche di facce amiche, quel posto non gli era mai andato a genio. Ritrovarsi ad ascoltare senza volerlo le discussioni dei membri anziani del consiglio, stare a contatto coi freddi e silenziosi ninja mascherati chiamati AMBU, o partecipare a incontri di gemellaggio con gli altri villaggi in compagnia di vecchi ambasciatori decrepiti: se gli avessero chiesto di spiegare a parole il suo concetto di seccatura, quei tre sarebbero stati esempi più che soddisfacienti.
Il ninja quasi si sentì sollevato, quando si rese conto di non esser l’unico lì a voler evadere dalla realtà di quel mortorio: lungo il tragitto verso l’hogake incrociò infatti la strada con un uomo dalla faccia nascosta da un libro che teneva praticamente incollato davanti al naso.
-Kakashi-sensei.
In un primo momento l’uomo non diede segni di aver sentito nulla. Il Nara lo richiamò più forte, e questa volta il celebre ninja si fermò per rispondere al saluto.
-Oh… buongiorno Shikamaru, scusami se non ti ho visto ma sai come sono, ogni volta che mi immergo nella lettura dei libri di Jiraiya perdo ogni collegamento con la realtà, eh eh eh!
-Nessun problema, non si preoccupi…
In realtà il ragazzo si era già accorto che qualcosa non andava nel ninja più anziano, avendolo visto legger il libro su due pagine vuote. Kakashi non stava leggendo affatto: Shikamaru ipotizzò che stesse cercando solo di nascondere una qualche preoccupazione, forse -anzi, senza dubbio- legata alle condizioni di salute di Gai Maito. Il ragazzo non se la sentì di confermare i suoi sospetti.
-Devo andare ora, l’hokage mi sta aspettando “o almeno spero, sarebbe una seccatura scoprire che mi sono alzato per niente…” Buona giornata.
Entrambi proseguirono per la propria strada. Per le scale, Shikamaru incontrò altre conoscenze che salutò tutte distrattamente, non avendo voglia di perdere altro tempo in chiacchiere.
-Izumo, Kotetsu, Shizune. …e quelle?- domandò all’asistente di Tsunade, indicando il vassoio con le bottiglie di sakè.
-Queste? Oh, niente, lascia perdere! Piuttosto, stavo proprio per venirti a chiamare sai, è appena arrivato…
-…un messaggio da Suna. Lo so, ho visto arrivare il falco messaggero.
-Oh… bene. Tsunade-sama è nel suo ufficio, ti sta aspettando.

Nel frattempo, proprio l’hokage aveva preso a camminare avanti e indietro per la stanza, cercando in tutti i modi di trattenersi dal distruggere qualcosa.
-Ma dico! Siamo nel bel mezzo di un’emergenza, e Shizune che fa? Si preoccupa di sequestrare la mia scorta personale di sakè che avevo nascosto! Chi si crede di essere, la mia balia? Ecco lo sapevo, adesso sono arrabbiata, e quando sono arrabbiata non riesco a ragionare! Complimenti Shizune, complimenti… COSA C’È ANCORA?!?!?- sbraitò poi in direzione della porta, dalla quale credette di aver udito bussare.
Ma non entrò nessuno. Il TOC-TOC si fece risentire, e questa volta Tsunade capì che il rumore proveniva dal vetro di una delle finestre. Subito corse ad aprirla, e si affacciò.
-Allora, c’è nessuno? Chiunque tu sia ti avverto, oggi non sono proprio in vena di scherzi! …e questo?
La donna abbassò lo sguardo sul davanzale: qualcuno vi aveva lasciato un bicchiere pieno fino all’orlo. Senza pensarci due volte, Tsunade lo raccolse e lo esaminò.
-Mmm, dal profumo si direbbe… sakè?… e pure di ottima qualità… Ma allora, lassù qualcuno mi ama!

Giunto davanti alla porta dell’uffico, Shikamaru bussò. Nessuna risposta. Pensando che fosse uno spreco di energie bussare una seconda volta, il ragazzo decise di entrare direttamente.
-È permesso? Hokage-sa…
Il Nara difficilmente si sarebbe scordato la scena che gli si presentava davanti. Tsunade era appoggiata al davanzale di una finestra, le braccia a farle da cuscino, e un bicchiere vuoto nella mano sinistra. Sembrava quasi un ubriacone aggrappato al bancone di un’osteria. Cautamente, Shikamaru si avvicinò alla donna e provò a scuoterla: non la toccò nemmeno che questa si afflosciò a peso morto sul pavimento.
-Ma… dorme?!?
-Come biasimarla, si è sgolata un intero bicchiere di sakè! Opportunamente corretto con del sonnifero, è ovvio…- disse una voce femminile alle sue spalle -nemmeno le cannonate riuscirebbero a svegliarla. Per almeno un paio d’orette non ci darà fastidio!
Shikamaru si girò di scatto. La porta della stanza si richiuse da sola, con un sinistro cigolio: da dietro di essa, emerse la figura di una strega dai capelli arancioni.
-Chi sei tu?
Mimete fece per rispondere, ma non un suono uscì dalla sua bocca. Si sentiva come pietrificata, come schiacciata dalla presenza di quello che sulla carta doveva essere la sua vittima.
“Il suo corpo, la sua voce sono talmente sexy che non riesco nemmeno a parlargli, mi intimidiscono come nessuna rockstar ha mai fatto finora! Devo agire subito, o non concluderò un bel niente!”
-Allora?
-E-ecc-ecco, i-io… MI DISPIACE MA DEVO FARLO!!!
E senza altro aggiungere gli saltò letteralmente addosso.

  
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