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Autore: Strega_Mogana    02/12/2005    3 recensioni
Un'unione tra magia e Sailor Moon...
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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La casa era veramente grande, una villetta a due piani, antica e ricca di mobilia pregiata. Mamoru camminava lungo lo stretto corridoio del secondo piano, Usagi gli aveva lasciato la camicia bianca e gli aveva detto che l’aspettava in cucina al pano di sotto. I pavimenti erano di parquet chiaro, le pareti erano immacolate, c’erano altre tre porte che davano a tre stanze a lui ignote ma non voleva sbirciare di nascosto e scese le scale per il piano di sotto. Mentre scendeva osservava e foto appese alla parete, c’era Usagi con una donna, molto più anziana, alta e magra come lei, con i capelli grigi legati assieme con un nastro rosso, gli occhi erano gli stessi di Usagi, blu, grandi e luminosi, sorridevano entrambe... sembravano felici.

Il salotto era grande, con un divano azzurro che faceva angolo, sul tavolino, posto davanti alla televisione, c’era un’antica scacchiera in marmo bianco e nero, in un angolo c’era un orologio a pendolo decorato con intarsi in madreperla e argento, nella credenza c’erano vari piatti in fine porcellana, un vaso con dentro delle rose rosse e bianche stava al centro di un grande tavolo rotondo.

Seguendo l’odore di uova e pancetta Mamoru entrò in cucina, Usagi camminava avanti e indietro dai fornelli al frigorifero, prendendo ingredienti, mescolando ed assaggiando tutto quello che gli capitava tra le mani.

- Siediti pure. – gli disse voltandosi appena e indicando un alto sgabello – Tra poco é pronto, devi perdonarmi se non sarà eccellente... é da poco che cucino.

Mamoru colse al volo una debole sfumatura della sua voce... una sfumatura quasi triste.

- Vivi sola?- le chiese guardandosi attorno, la cucina era grande, a differenza del resto della casa, i mobili sembravano nuovi, comprati da poco, nelle credenze vedeva strani sacchetti, vari mortai di legno e pietra... non erano oggetti consoni per una cucina.

- Da quattro anni. – confermò lei chiudendo il gas sotto la pentola – E tu da dove vieni?

Mamoru si mosse sullo sgabello imbarazzato... se le diceva la verità, Usagi avrebbe preso il telefono e chiamato il primo ospedale psichiatrico che avrebbe trovato. Ma non poteva non dirgli nulla riguardo alla sua vita... forse poteva accennare qualcosa.

- Allora?- insistette lei voltandosi e sorridendoli dolcemente.

- Beh... ecco.. io vengo da lontano. – alzò gli occhi al cielo, che razza di risposta era? Molto lontano? Dio... poteva affrontare gente pericolosa senza batter ciglio e non era in grado si mentire ad una ragazzina?

Eppure Usagi.. era in grado di metterlo in soggezione, i suoi sensi, sempre all’erta, gli dicevano che quella ragazza era strana.

Forse pericolosa...

La risata improvvisa di Usagi lo risvegliò dai suoi tormenti interiori, era una risata semplice, cristallina, non denigratoria ma, quasi, liberatoria.

La ragazza aveva anche le lacrime agli occhi, si era piegata in avanti, tenendosi la pancia e continuando a ridere.

Mamoru era perplesso.

- O mio dio...- mormorò asciugandosi le lacrime con le mani – era da tanto tempo che non ridevo così di gusto... – continuò tra un piccolo attacco e l’altro – non é colpa tua Mamoru. E’ che la tua risposta é stata divertente... molto lontano cosa vuol dire?

L’uomo sospirò e assunse un’aria molto seria, Usagi smise immediatamente di ridere.

- Usagi... tu sei stata molto gentile con me. Mi hai salvato la vita e vorrei ripagarti dicendoti tutto su di me, ma non posso. Se ti raccontassi chi sono e cosa mi é successo mi prenderesti per pazzo. Forse é meglio se io me ne vada e la smettessi di crearti problemi.

- No!- si affrettò a dire Usagi – Non voglio che tu te ne vada.

Mamoru socchiuse gli occhi curioso.

- Io... non ti farò più domande se é questo quello che desideri, ma, ti prego, resta qui. Almeno fino a quando non si saranno sistemate le cose.

L’uomo sospirò:

- Mi stanno cercando... e, credo, che presto mi ritroveranno. Sarai in pericolo se resti con me.... E non mi sembra corretto. Tu mi salvi e io ti ripago mettendo a rischio la tua vita...- scosse il capo deciso e si alzò – no, non é giusto.

- Ho capito. – mormorò lei – Non ho paura se é questo quelle che credi... mi darai della pazza ma in una settimana mi sono abituata all’idea di aver qualcuno in casa, anche se malato e sconosciuto. Non sai quanto può diventare tetro questo posto la sera.. quando si é soli.

Mamoru vide una lacrima brillare agl’angoli dei suoi occhi.

- Resta, - ripeté lei con un filo di voce – almeno fino a quando ti sentirai al sicuro qui.

- Ci sono tante cose che non sai di me.

- Neppure tu di me.  – sorrise debolmente lei.

Il ragazzo la scrutò bene, quel bagliore che aveva visto la prima volta era debolmente aumentato nel momento il cui lo aveva implorato di restare.

Era curiosa... e lui amava le cose curiose... ma, dall’altra parte, la metteva in pericolo e non voleva questo. Era la sua battaglia, non poteva mettere a rischio altri, soprattutto gente normale come Usagi.

Ma Usagi era normale?

Quella casa emanava un’aurea molto forte... lui la sentiva, poteva quasi vederla e toccarla.

Cosa nascondeva quella ragazza?

 

Era assurdo... oooh si lo sapeva che era una follia.

Questo Mamoru é uno sconosciuto! Non sai neppure da dove viene, non ti vuole raccontare nulla! Magari fa parte di qualche banda criminale e, aiutandolo, sei diventata una criminale anche tu!

I suoi pensieri non erano del tutto sbagliati, lei non conosceva Mamoru, non sapeva assolutamente nulla di lui.

Eppure... la sua parte buona, quella che riusciva sempre a vedere un lato positivo nelle persone, anche in quelle più sgradevoli, vedeva in lui una gran tristezza.

Una tristezza che li univa.

Perché?

Chi sei misterioso straniero comparso dal nulla?

Cosa mi spinge ad imploranti di restare con me? Perché sento più vicino te, che ti conosco solo da un’ora, che Motoki che conosco da una vita intera?

C’era come una luce che lo avvolgeva, una luce che a tratti sembrava d’orata mentre altre volte era oscura.

Era come se avesse due personalità.

Da quando lui era piombato nella sua casa, si sentiva quasi protetta, cosa assurda visto che, per una settimana, delirava nel letto. Eppure la sua presenza non la turbava più di tanto o, comunque, non nel modo in cui dovrebbe turbarla.

Avere quell’uomo in casa era come se fosse del tutto normale, come se lui fosse uguale a lei, due persone diverse eppure simili.

Aveva sempre avuto strani rapporti con le altre persone, pochi amici, una vita all’infuori del lavoro quasi inesistente, una considerazione di se stessi bassa... non si era mai sentita all’altezza degli altri, era come se le mancasse qualcosa, non si sentiva a suo agio in mezzo alle persone, non le capiva o, forse, erano loro che non capivano lei.

Quella società le era sempre stata stretta e non aveva mai capito fino in fondo il  perché, si era sempre sentita... diversa... non sapeva in cosa ma lo sentiva.

 

 

***

Tre uomini.. anzi è meglio dire tre giovani ragazzi stavano camminando lentamente verso la biblioteca.

Le mura antiche che li circondavano potevano mettere in soggezione chiunque ma loro no.

Indossavano tutti e tre dei completi neri, eleganti e ricamati con strani segni d’argento, avevano dei libri in mano e l’espressione preoccupata.

Anzi… solo due avevano l’espressione preoccupata.

- Manca da una settimana. – fece il più alto dei tre, portava i lunghi capelli castani racchiusi in un codino, gli occhi dello stesso colore della terra brillavano da dietro le lenti quadrate degli occhiali con la montatura nera, in mano aveva tre grandi volumi che, a giudicare dall’aspetto, sembravano molto impegnativi.

- Gli è successo qualcosa. – rispose deciso il secondo, il più basso dei tre anche se non di molto, anche i suoi capelli erano legati in un codino lungo, ma, a differenza del primo, i suoi capelli avevano uno strano tono argenteo e gli occhi erano di un verde così chiaro da sembrare, a tratti, gialli. In mano aveva un libro solo, molto più piccolo e meno consumato di quelli del ragazzo che gli stava accanto.

- A me non interessa. – rispose menefreghista il terzo, insieme agli altri aveva i capelli neri legati gli occhi color dell’ossidiana più pura, non aveva libri in mano, anzi la sua espressione pareva annoiata mentre accompagnava gli altri due – Più sta alla larga da noi meglio sarà per tutti.

Gli altri due si scambiarono un’occhiata fugace.

- Quando ti deciderai a dargli una seconda opportunità?- chiese il primo.

- Mamoru si dice pentito! – ribatté il secondo.

- Pensate quello che volete. – rispose deciso il terzo ragazzo – Io lo conosco e so che non è cambiato… Mamoru resterà quello di sempre.

Gli altri due si fermarono per guardarlo, ma lui era fin troppo abituato ai quei finti sguardi arrabbiati, avanzò senza prestare loro attenzione e mise le mani dietro la nuca.

- Quando vi accorgerete che dico la verità…- continuò senza voltarsi – sarà troppo tardi. Lo sarà per tutti…

   
 
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