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Autore: Ely79    11/12/2010    3 recensioni
Il festeggiamento per l'affiliazione ai Mangiamorte, diviene un momento di riflessione per il giovane Piton.
Storia partecipante al VII° turno del concorso "Lotta all'Ultimo Inchiostro" indetto da Magie Sinister.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Severus Piton'
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Divenire un calice di vino
Stavo accasciato su una sedia in disparte, ripiegato su me stesso. Era tutto confuso. Ed assordante, nonostante nell’aria non si udissero altro che sommessi mormorii ed il tintinnare di qualche bicchiere. La stanza era enorme ed ondeggiava irrequieta ogni volta che tentavo di risollevare le palpebre. Macchie di varie tonalità di nero si fondevano nella mia mente. Non credevo che l’incantesimo del Marchio Nero potesse avere simili effetti. A nessuno era dato di partecipare al rito, se non a chi l’avesse già ricevuto. E questi, non potevano far parola con i nuovi adepti di come si svolgesse il cerimoniale. Ero impreparato, come il più idiota degli allievi che si fa interrogare senza aver studiato la lezione assegnata.
Ero stato portato fuori del sotterraneo dov’ero entrato ufficialmente nelle schiere dei Mangiamorte, in un grande salone dal pavimento lucido e le luci basse. Faceva parte di una dimora a me sconosciuta, certamente di un membro in vista.
«Togliti quell’espressione dalla faccia, Piton. Sempre che tu ne possegga un’altra» mormorò indispettita una voce.
A fatica, sollevai lo sguardo dalle ginocchia.
Regulus Black era emerso dalla nebbia del mio stordimento. Nelle mani teneva due calici di vino. Me ne porse uno con un sorriso beffardo, facendomi cenno di berlo all’istante. Conoscevo il vino elfico come ingrediente di elisir ricostituenti, ma non conoscevo i suoi effetti se bevuto puro. Ed io non avevo mai assaggiato alcolici prima d’allora.
Girai lo sguardo intorno, dubbioso. Nel salone, pochi altri esibivano calici come quello. L’Oscuro Signore, Lucius Malfoy, Rabastan Lestrange. Altri sorseggiavano Ogden o Acquaviola, altri ancora bevevano drink i cui nomi  e composizione mi erano sconosciuti. Di Burrobirra o succo di zucca neppure una traccia.
Allungai le dita, titubante. Black prese posto accanto a me, composto ed elegante. Aveva ricevuto il Marchio poco dopo la sua uscita da Hogwarts, era uno dei prediletti di Lord Voldemort nonostante fosse più giovane di me.
«Elevati dalla mediocrità di Mezzosangue, Piton» mormorò svogliato tra un sorso e l’altro. «Ricorda che hai ricevuto un grande onore, oggi. Il Maestro nutriva dubbi circa le tue capacità e la dedizione alla causa, ma sei riuscito a convincerlo. In te vede qualcosa di utile. Ora devi convincere gli altri d’essere degno della loro stima» ed indicò il vino che tenevo fra le dita.
Non avevo ancora bevuto una sola goccia. Fissavo il riflesso dorato e tremante nel fondo calice, dove mi vedevo annegare.  
Black si sporse con fare elusivo.
«Non sei a Hogwarts. Non sei uno dei tanti studenti senza volto alle tavolate di Silente. Ora tutti ti guardano, pesano il tuo operato, il tuo atteggiamento, la tua apparenza. Il Maestro ti guarda. Ed ogni errore si paga. A caro prezzo» sottolineò torvo. «Mostragli che la tua parte Purosangue e più forte di quella indegna. Dimostra che meriti quel Marchio, non solo in battaglia, anche fuori. La tua superiorità deve essere indiscutibile».
Esitai ancora. Un istante solo, abbastanza per scatenare il suo sarcasmo.
«So della tua predilezione per il rosso, Piton. Deprecabile predilezione» sottolineò, osservando in controluce il cristallo per celare la sua allusione a Lily. «Il Maestro predilige il bianco tra i vini elfici, tienilo bene a mente. Evita il novello, troppo pungente ed irruento. Solo vini invecchiati. Sai perché? Perché ricordano i suoi più fedeli seguaci: maggiore è l’esperienza, maggiore il loro potere, la loro fedeltà, la dedizione al progetto. Dobbiamo divenire come questo vino, Piton: potenti e apprezzati per la loro forza, temuti da chi non è in grado di affrontarci, inarrivabili e sublimi nella nostra perfezione. Il Maestro può accettare come vino rosso solo il sangue dei nostri nemici» concluse, dandomi i brividi.
Le sue parole mi diedero la sgradevole sensazione di una premonizione prossima ad avverarsi.
Annuii, trovando chissà dove la forza per issare quella coppa di piombo e poggiarla alle labbra. Con la coda dell’occhio cercai di seguire i movimenti di Black, per imitarlo. Lui levò il proprio in un brindisi, cui risposi lasciandomi scivolare il liquido in bocca. Piano, dosando ogni goccia, misurando i sorsi. Il nettare elfico dispiegò la delicata rosa dei suoi aromi, rischiarando lo scorrere dei miei pensieri con i suoi benefici effluvi.
«Mi eleverò. Sarò un degno calice di vino per il Signore Oscuro» ribadii a me stesso.
In quel momento mi accorsi che alcuni sguardi si erano posati su di me. Primo fra tutti, quello del Maestro.
   
 
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