Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: MrEvilside    11/12/2010    7 recensioni
Gli uomini ignorano ciò che non vorrebbero vedere.
Elizabeth, la dama bambina, sperimenta per la prima volta il contrasto tra lussuria ed amore, tra due uomini differenti, che contribuirà a farla divenire un po' più donna.
Missing moment del sesto episodio della seconda stagione.
[I classificata al Deep Red, Erotic Butler's Contest indetto da {Blumoon e Vincitrice del Premio per lo Stile]
[Alois/Elizabeth(/Ciel)]
Genere: Dark, Erotico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alois Trancy, Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Vischiosi filamenti catturano

(colonna sonora: A Dangerous Mind)


It’s in your eyes, what’s on your mind.
I fear your smile and the promise inside.

«Questa sera siete molto carina, Lady Elizabeth».
Elizabeth arrossì e si sforzò di sorridere. «Vi ringrazio, conte, ma vi prego di scusarmi: stavo cercando…»
Alois, tuttavia, le cinse la vita con un braccio e intrecciò le dita alle sue. «Concedetemi perlomeno un ballo, mia cara: non vi ruberò molto tempo, lo prometto» sorrise velenosamente, prim’ancora che il nome di Ciel potesse fiorire sulle labbra della ragazzina.
Ad Elizabeth non piaceva il conte di Trancy. Quei suoi occhi azzurri che la scrutavano con tanta intensità che sembrava volessero spogliarla, quei sogghigni affilati e complici, sin troppo intimi, che le donava ogni volta, spudoratamente, e quella sua voce morbidamente affettata le si appiccicavano addosso e non si staccavano più, come i fili vischiosi di una ragnatela.
Era così diverso da Ciel, quasi fossero due accordi in stridente contrasto in un brano altrimenti del tutto armonioso: le iridi del suo promesso, di un celeste tanto più scuro, a malapena la sfioravano, quasi avessero timore di farle del male, i suoi sorrisi erano più rari, più distaccati, e tuttavia avevano il gusto della sincerità che quei ghigni non possedevano, e la sua voce era fredda, talvolta esasperata, eppure si limitava a scivolarle addosso come una carezza, parimenti una soffice piuma.
«Mi piace il vostro costume, sapete?» commentò amabilmente Alois e la sua voce le pervenne ovattata attraverso strati di pensieri e della musica che accompagnava i movimenti dei danzatori. «Trovo che abbiate colto perfettamente lo spirito del party in maschera; inoltre,» inaspettatamente baciò il dorso della mano che stringeva nella propria «vi dona davvero molto».
La ragazzina guardò la bocca del conte che incontrava la sua pelle ed i contorni dei loro corpi che si fondevano in quei due centimetri di labbra rosse, come mai le era accaduto con Ciel, immobile, a metà tra l’imbarazzato e lo sconvolto.
Il giovane rise, divertito – e per un istante sembrò il bambino che avrebbe dovuto essere. «Suvvia, Lady Elizabeth, come possiamo ballare se voi rimanete così rigida?» la prese scherzosamente in giro nel costringerla con delicatezza a riprendere a muovere i piedi a ritmo con i propri per farla volteggiare con grazia tra le proprie braccia.
«Io… davvero… dovrei andare da Ciel…» farfugliò Elizabeth in un mormorio grondante pudore e turbamento, sebbene adesso fosse restia a far vagare gli occhi nella sala per trovare quelli del suo fidanzato.
Ciel sarà arrabbiato con me?
Temeva di porsi quel quesito e ancor più di trovare una risposta, sorda alla logica consapevolezza che Ciel non si sarebbe sentito tradito per un contatto intimo che lei non aveva richiesto – ma che nemmeno aveva scacciato, dopotutto.
Alois si avvide della sua inquietudine e si chinò su di lei sin quasi a sfiorare la sua fronte con la propria per poterle sussurrare: «Ciel vorrebbe vedervi in privato, Lady Elizabeth: mi ha chiesto il favore di consentirgli di far uso d’una delle stanze per gli ospiti di questa magione e di scortarvi sino ad essa, dove potrete attendere il suo arrivo. Volete seguirmi?»
Il volto della ragazzina si ravvivò d’una punta di sollievo, anche se in cuor suo sapeva che il fatto che Alois stesse facendo un piacere a Ciel non giustificava il suo invito a ballare e che le avesse baciato una mano in quel modo così profondo, come se fosse la sua promessa sposa anziché quella del conte di Phantomhive.
Gli uomini ignorano ciò che non vorrebbero vedere, ricordò che glielo aveva detto Sebastian, una volta, con quel suo strano modo di fare che alle volte lo discostava, quasi, dagli esseri umani.
Elizabeth tuttavia era una bambina e i bambini, dopotutto, sono capricciosi: pretese di poter fingere che nulla fosse accaduto e si affrettò dietro il giovane travestito da vampiro – e che come tale si comportava, affondando voracemente i denti nel collo della vittima designata dopo averla irretita con il proprio fascino pericoloso e inevitabile.
Alois l’accompagnò nei corridoi immersi nella penombra delle lampade ad olio, che diffondevano la loro luce soffusa tutt’attorno e lasciavano però nell’oscurità alcuni sprazzi di pavimento, laddove – o perlomeno così le parve – si perdevano più spesso le code della sfarzosa giacca viola del conte, quasi che la sua essenza stessa fosse impregnata di tenebre.
Infine il giovane si fermò a pochi passi da una porta, al fianco della quale si trovava un uomo vestito d’umili abiti di servitore, che si inchinò a loro e aprì il battente.
«Prego, Your Highness» mormorò in tono deferente. I suoi occhi dorati dardeggiarono per un lungo momento sulla ragazzina attraverso le lenti degli occhiali. «My Lady» soggiunse educatamente.
«Grazie, Claude». Alois gli parlò quasi senza guardarlo in faccia, con fare superbo, come se valesse poco più di una macchia sulle sue scarpe perfettamente lucidate; precedette Elizabeth all’interno della camera per gli ospiti e si voltò una seconda volta in direzione del maggiordomo – la ragazzina ebbe l’impressione che lo stesse fulminando. «Adesso vattene».
L’uomo assentì e la porta si chiuse silenziosamente dietro di lui.
Elizabeth osservò il suo ospite per un istante, prima di chiedere: «Come mai lo trattate così? È stato gentile con voi, non trovate?»
Si pentì d’aver posto una domanda simile, tuttavia era rimasta sgomenta dal malgarbo – un odio distorto, come se vi fosse e al tempo stesso non esistesse, in un certo senso – che Alois aveva dimostrato nei confronti del reverente servitore.
Avvertì lo sguardo del conte tingersi di stupore e se ne vergognò, voltando il capo a fingere di studiare la stanza lussuosa – le pareti rosse e d’oro dolcemente avvolte dalla luminosità del fuoco che scoppiettava nel caminetto, la cassettiera e il grande letto a baldacchino dalle lenzuola scarlatte e le tende intessute di sottili filamenti dorati.
«Gentile?» le fece eco il giovane, calmo e distaccato. «Dovete credermi, quell’uomo non è affatto meritevole del mio rispetto: non è niente di più che una mosca infilatasi a tradimento nel mio albero genealogico, tutto qui» scrollò le spalle, poi sorrise, conciliante, e le indicò il letto. «Prego, accomodatevi pure: Ciel dovrebbe raggiungerci a breve».
La ragazzina obbedì e si sedette sul bordo del materasso, mentre Alois le si avvicinava con lentezza, quasi casualmente, con quel modo di fare che agli occhi di bimba di Elizabeth non poteva apparire così sfacciatamente allusivo come invero era.
Poi lo vide inginocchiarsi innanzi a lei e prenderle una gamba tra le dita e fece per ritrarsi, ma il conte la stringeva saldamente; le sorrise di quel sogghigno vizioso che l’intimoriva e attraeva ad un tempo, le sfilò lo stivale marrone e le sottili calze del medesimo colore, parte del suo costume da indiana, e depose un bacio sulla sua caviglia. Con metodica placidità, prese a risalire il suo polpaccio con le labbra e in seguito la coscia, sollevandole l’orlo della gonna.
Non le piaceva il conte di Trancy. Era Ciel a piacerle: lei amava Ciel e lo ricopriva con devozione di quel suo affetto di bambina e di quel suo amore adolescenziale, sebbene quasi mai il conte di Phantomhive la ricambiasse adeguatamente e, se accadeva, era con la goffaggine caratteristica dei ragazzi appena iniziati all’amore.
Alois, al contrario, le ispirava la lussuria degli adulti e la faceva sentire donna con il suo quasi effimero sfiorare che non avrebbe dovuto essere ed il suo sottintendere con una malizia che Ciel non possedeva.
La ragazzina sapeva che avrebbe dovuto indignarsi, che avrebbe dovuto tentare una seconda volta di scacciare il conte e disprezzare i suoi gesti, ma, mentre il giovane la stendeva sul letto, sotto di sé, e le scioglieva i capelli, di modo che ricadessero scompostamente attorno al suo volto, la sua volontà offuscata da quella nuova, inebriante sensazione la condusse a malapena a poggiare i palmi sul suo petto e a mormorare: «No… io… Ciel…»
Alois le sfiorò le guance arrossate con la punta delle dita ed incurvò gli angoli della bocca in un ghigno che scoprì i suoi falsi canini da vampiro. «Permettetemi, Lady Elizabeth,» rise, derisorio, le sottrasse il poncho ed allungò le mani sulla sua schiena, sulla chiusura del suo abito «di saggiare la presenza del mio Ciel su di voi».
La baciò sulle labbra, la baciò e la sua lingua invitò a danzare quella di lei, così inesperta, la baciò e la spogliò del vestito, e le teneva i polsi incatenati ai lati della testa, la teneva immobile sotto la sua figura, tra le sue gambe ed il suo bacino, che premeva insistentemente contro quello di lei attraverso la stoffa dei pantaloni, porpora al pari delle gote di Elizabeth.
Ella adesso si divincolava ad occhi sgranati ed il conte fu costretto a stringerle entrambi i polsi con un’unica mano per potersi sbottonare i calzoni, poiché altrimenti la ragazzina avrebbe tentato di fuggire da quel piacere, troppo maturo per una bambina, da quella lussuria e da quella sensazione che fosse tutto sbagliato, troppo acerbo, troppo, malgrado una parte di lei desiderasse al contrario continuare – quella che, preda della superbia propria della pubertà, si credeva già grande a sufficienza.
Ciel, si sforzava di ripetersi mentalmente, perché quell’infima parte di sé non prevalesse. Io sono innamorata di Ciel Phantomhive.
E le salivano agli occhi lacrime patetiche, perché non era abbastanza forte per allontanare il giovane e preservare incontaminato il suo amore nei confronti di Ciel.
D’improvviso Alois le lasciò andare i polsi e le accarezzò il viso con una tenerezza che Elizabeth non gli riconobbe. «Non piangete, Lady Elizabeth,» l’implorò, quasi, e ora si muoveva con più lentezza, con più delicatezza su di lei «non vi farò del male, non sono così meschino da infliggervi l’orrida tortura che è stata imposta a me: più d’ogni altro so quanto sia vergognoso. Fingete che io sia Ciel, ve ne prego, e ne trarrete piacere e persino gioia, forse».
La ragazzina lo guardò attraverso il velo di pianto e vide un bambino ferito, un bambino segnato dalla sofferenza e dalla solitudine, che a sua volta la scrutava e con lo sguardo supplicava il suo perdono.
«Ma tu non sei davvero Ciel» obiettò ed incrociò le braccia sui piccoli seni nudi, abbassando lo sguardo «ed io… io amo lui. Non voglio tradirlo. Per favore».
Il bambino però era stato ricacciato nell’angolo più intimo del cuore del conte ed un nuovo sorriso sostituì l’espressione tormentata.
«Oh, suvvia, my Lady, non vorrete mentire a voi stessa?» la sbeffeggiò il giovane: insinuò un indice sotto l’orlo della sua biancheria e la tirò giù lentamente lungo le gambe di Elizabeth, che suo malgrado si contorse sotto la lieve carezza di quel dito rovente.
«Lizzy ti sta pregando» osservò una voce gelida alle spalle di Alois, mentre un braccio gli cingeva il collo e stringeva. «Dovresti vergognarti, Alois Trancy».
Il conte di Trancy gettò indietro la testa, incontrò lo sguardo di colui che lo stava soffocando e scoppiò a ridere di gusto. «Oh, ciao, Ciel!» lo salutò con indisponente dolcezza. «È un peccato che tu mi abbia interrotto, ero quasi riuscito a fare mia la tua fidanzatina: e, sai, se lei mi fosse appartenuta, anche tu a breve saresti divenuto mio».
«Tu sei malato» scandì il conte di Phantomhive con la voce bassa ed arrochita da una collera che la ragazzina non gli aveva mai visto esprimere. «Ti uccido. Ti uccido, Trancy».
«Non ci credo» ribatté il giovane, inaspettatamente serio. «Tu non uccidi mai, Ciel, non ne sei capace: preferisci lasciare questo sporco compito al tuo maggiordomo. E, la prima volta che lui non è con te, tu sei totalmente indifeso. E ti ammazzo io» concluse in tono quasi solenne.
«Ciel, no» squittì Elizabeth.
«Non oggi, temo, Lord Alois» commentò Sebastian in tono placido, in piedi sulla porta, alle spalle di Claude, che teneva per il collo con una mano e con la gemella gli puntava un coltello al petto, proprio sotto la rosa viola, simbolo del patto che di recente avevano stretto. «Come potete vedere, è palese che il signor Faustus abbia altre incombenze, al momento». Sorrise, affabile, agli occhi di Alois che si sgranavano per lo stupore, la paura e l’ira.
«Claude!» gridò, afferrando il braccio di Ciel che lo stava strangolando. «Cla… u… de, è un ordine! Portami via di qui, ora
«Lo devo tenere fermo ancora a lungo, my Lord?» volle sapere Sebastian.
Il conte di Phantomhive non rispose e liberò la gola del conte di Trancy nel momento esatto in cui Claude prendeva il suo padrone tra le braccia e fuggiva oltre la porta aperta.
«Adesso va’, fai in modo che non ci intralcino mentre porto via Lizzy di qui» ordinò distrattamente Ciel, senza guardare il servitore: studiava Elizabeth. Le si sedette accanto e non disse più nulla, ed il maggiordomo li lasciò soli.
La ragazzina si raddrizzò a sedere e tirò il lenzuolo sul proprio corpo, vergognandosi come mai prima delle proprie nudità – nudità che aveva quasi permesso ad Alois Trancy di rovinare.
«Ciel… perdonami» sussurrò, pur consapevole che non esisteva perdono per ciò che era quasi avvenuto quella notte. Che non poteva esistere.
Il ragazzino si sporse verso di lei e l’abbracciò.
La coperta scivolò giù dalle spalle di Elizabeth a causa dell’impeto di Ciel e, sebbene i seni nudi adesso fossero schiacciati contro il petto del conte, egli si limitò ad abbracciarla, a stringerla, ad infilare le dita tra i suoi capelli sciolti in quel contatto puro di bambino che la ragazzina non avrebbe mai trovato da nessun’altra parte.
Semplicemente pelle su pelle, calore contro calore, senza desideri immondi, senza errore alcuno – perché che cosa c’è di più alto e perfetto di questo?
Elizabeth, dopotutto, desiderava l’amore, non il sesso; Ciel, non Alois, anche se i sentimenti del conte di Phantomhive erano come castelli di carta: effimeri ed intoccabili, tanto erano delicati, prima o dopo sarebbero ugualmente crollati, sebbene lei ancora non potesse saperlo. E seguitava a crogiolarsi nell’amore che nutriva e che, al contrario, si sarebbe perpetuato per tanto tempo ancora, e si illudeva che potesse essere sufficiente per entrambi.
«Ucciderò Alois Trancy» le promise all’orecchio il ragazzino e lei ebbe la sensazione che l’occhio nascosto stesse fremendo dietro la benda – ne ebbe timore, gli cinse il collo con le braccia.
«Ti amo, Ciel. Per sempre».
Come se quella dichiarazione potesse salvare il suo promesso dall’abisso di dannazione e sangue nel quale lo sentiva sprofondare ogni giorno di più, malgrado l’immenso amore e l’innocenza che al contrario riverberavano in quel loro abbraccio.
Ciel, non scivolare via da me.

It’s in your eyes, what’s on your mind.
There is no mercy, just anger I find.




Dunque, innanzitutto…
Alois non è fuggito con Claude in mutande. XD Aveva i pantaloni semplicemente sbottonati, quindi diciamo che li ha riabbottonati mentre il maggiordomo lo portava via.
Inoltre, da come Elizabeth e Alois si parlano nel sesto episodio si può estrapolare che si conoscano, perlomeno di vista, quindi mi sembra realistico che Elizabeth possa in qualche modo sentirsi attratta da Alois (non lo sarebbe stato se dal sesto episodio si fosse compreso che non si erano mai visti prima – Alois la chiama persino per nome…).
È stato davvero complicato scrivere questa fanfiction (piccolo missing moment dell’episodio sesto della seconda serie, ovvero: quello che la mia fantasia ha immaginato Alois abbia cercato di fare ad Elizabeth dopo averla invitata a ballare – ricordo che l’episodio termina mentre loro stanno ancora danzando).
Quanto alla posizione ottenuta nel concorso, be', uaoh.
Sono rimasta stupefatta e felice del risultato ottenuto, considerato che questo è un esperimento, il primissimo su una threesome e sulla coppia Alois/Elizabeth.
Mi ritiro; ringrazio ancora una volta la giudice, mi complimento con gli altri partecipanti, e ringrazio tanto anche chi arriverà fin qui e deciderà che lasciare un commento è una cosa carina (per coloro che faranno così, i biscotti sono nell'angolo recensioni (?) <3).
... cioè, ma l'avete visto il banner del premio per lo stile? °ç°
... e vorrei una Druitt/Ciel. La sto scrivendo, ma vorrei anche leggerne una. ,__ , *messaggi subliminali XD*
;bows

credits: Kuroshitsuji © Yana Toboso
Citazioni da A Dangerous Mind © Within Temptation
Fanfiction © Klaus (la sottoscritta)
  
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