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Autore: MaxT    12/12/2010    3 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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57- Progetti di buona tirannia  
Ad personam:
Cara Scarlettheart, sono contento che continui a seguire questa storia che prende sempre più risvolti fantapolitici. Non è il caso di prendere in modo troppo emotivo questo racconto, che ha parecchi retroscena non rivelati. Come avevo anticipato, è un teatrino. Tutto il clima di terrore che vi si respira è sostanzialmente una montatura, compresi prigionieri abbrutiti e messaggi telepatici. Lo scopo è spaventare quei personaggi che sarebbero in grado di riconoscere che Elyon e le Guardiane non sono quelle vere, e allontanarli dalla città impedendo che si scambino opinioni tra loro.
Cara Atlantis Lux,  grazie per la tua recensione. Ma anche tu non farti impressionare troppo, il carcere orribile e i prigionieri trasformati in piante sono tutti una montatura. Le Nemesis non sono sadiche e non hanno niente contro gli abitanti di Meridian, ma seguono gli ordini di Vera, che come dal piano esposto un po' di capitoli addietro, sta facendo di tutto per screditare Elyon e le Guardiane e per riservare a sè la parte della buona in vista della sua incoronazione. 
Vero che Mastro Oclostrik è espressivo? Il paragone con Scrooge è molto azzeccato.

Qualche parola di presentazione su questo capitolo, ambientato qualche settimana dopo il precedente. Questo ha lo scopo di mettere in luce il personaggio di Theresion, finora tenuto piuttosto in ombra, e lo sgraditissimo nuovo incarico che Vera le appiopperà; inoltre pone obiezioni razionali ad alcuni aspetti demagogici della futura politica di Vera. 
Sono stato a lungo perplesso sul titolo; quello che ho scelto grazie a un suggerimento di Silen mi è piaciuto non perchè suoni evocativo, ma piuttosto per il suo carattere paradossale che riflette alcuni dei discorsi di questo capitolo. 
Per il disegno, ho scelto di rappresentare la scena finale nell'archivio, in cui Terry, irriconoscibile, appare vestita come se dovesse affrontare il suo inferno personale popolato da ragni e insetti, e guarda risentita le altre che la prendono in giro.

Buona lettura
MaxT

PROFEZIE


Riassunto delle puntate precedenti 
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a sostituirsi a Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane. 
A Meridian, la controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura;  pur avendo assunto il potere, si 
rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto. 
A Heatherfield, rifugiatasi con i genitori nella sua vecchia casa, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, che prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza.
Il nuovo piano di Vera prende rapidamente forma, basandosi sull'ambiguità del termine di un anno: prima simuleranno che Elyon diventi sempre più tirannica e impopolare, screditandola, poi Vera, che ha comunque il rango di una principessa Escanor, la spodesterà dopo un anno terrestre di dodici mesi, facendo finire apparentemente la tirannia e realizzare la profezia; poi, dopo aver guadagnato il consenso della gente, si prepareranno per affrontare Elyon e  le Guardiane al loro ritorno dopo diciotto mesi, un anno di Meridian. 
Vera crea venti copie di Wanda, dette Nemesis, che avranno l'incarico di impersonare le guardiane, sollevando le gocce dal compito, e di sorvegliare la città restando invisibili o sotto falsa identità, o con l'aspetto di aquile. 
Come dal piano di Vera, le false Guardiane imprigionano Galgheitha e altri personaggi importanti, che potrebbero rendersi conto che la sempre più tirannica Regina e le Guardiane sono state impersonate da controfigure; la principessa Vera fa la parte della buona, facendo fuggire questi prigionieri dalla città.

Cap.57

Progetti di buona tirannia




Meridian, palazzo reale

Il ticchettio regolare di passi femminili echeggia nel vano del grande scalone circolare.
Uno dei due soldati di guardia al pianerottolo, tozzo e dalla pelle marrone quasi squamosa, si sporge a guardare giù: non sono tante le persone che affrontano a piedi sessanta metri di scalinata. Scorge subito la figura che sale, caratterizzata dall’inconfondibile chioma candida e voluminosa sopra la figura snella dalla pelle color acqua.
“Ehi, Triklor”, bisbiglia il soldato al suo collega, “Sta arrivando lady Theresion”.
L’altro ripone, con un grugnito di disappunto, il lucido pugnale con il quale si stava nettando le unghie. “E’ in anticipo”, commenta rassettandosi l’impeccabile divisa azzurra e il mantello verde scuro. “Quella matta sale sempre a piedi. Eppure è una dei pochi fortunati cui è permesso usare le piastre di teletrasporto”, aggiunge con un’occhiata invidiosa al cerchio bianco intarsiato sul pavimento.

Quando la ragazza arriva al piano, fa un sorriso forzato ai soldati. “Buongiorno”,  esala col fiato un po’ corto.
I due si percuotono il largo petto in un impeccabile saluto marziale, poi le aprono i pesanti battenti che danno sull’anticamera della sala del trono. A loro non è più concesso entrarvi: oltre quella porta, l’ingresso alla sala più importante di Meridian è sorvegliato da guardiane dai costumi variopinti e oscenamente provocanti.
Mentre supera i battenti, Theresion si volta verso i soldati, guardandoli con i suoi stranissimi occhi dall’iride gialla. “Salire le scale a piedi è un toccasana, per chi svolge un lavoro sedentario. Anche a voi farebbe bene farlo più spesso”. Poi scompare all’interno.
Dopo un attimo di imbarazzo, uno dei due mormora: “Bravo, Triklor, anche oggi hai fatto la tua bella figura!”.

Theresion saluta, un po’ a disagio, la Taranee di guardia ed entra nella sala del trono.
All’interno, trova Vera che sta immergendo i polsi in una fontanella di acqua dalla inconfondibile luminosità verdina.
“Ciao Terry”, la saluta allegramente questa.
“Sei in anticipo”, rimarca la regina, in piedi accanto a lei; un sorriso fuggevole le rischiara solo un attimo il viso serio, tipicamente da Nemesis.
“Vi disturbo?”.
“No di certo”, la rassicura Vera sollevando gli avambracci dal loro bagno magico.
Mentre osserva le gocce luminescenti che colano lungo i polsi fino alla vaschetta, Theresion chiede: “Come mai hai bisogno di reintegrare le tue energie in questo modo? Eppure è già passato un mese da quando hai creato l’ultima Nemesis”.
Asciugandosi, l’altra risponde: “Tranquilla, Terry: non è che i miei blasonatissimi mitocondri Escanor si siano messi in sciopero. Però lo sai che tutti i poteri delle ventuno Nemesis vengono da me. Sostenere tutti i teletrasporti, le trasformazioni corporee, le pulsazioni teleipnotiche dell’invisibilità… Insomma, non è uno sforzo da poco”.
“La sicurezza ha il suo costo”, rimarca Elyon con orgoglio.
Vera annuisce, allungandosi le ampie maniche del suo vestito blu scuro mentre si dirige verso la vetrata. Guarda all’esterno, verso il centro città, osservando quattro minuscole sagome scure stagliate contro il cielo coperto. “Ciò che consuma più energie è quando si trasformano in aquile, e poi quando ritornano umane”.
Theresion le si affianca, guardando fuori a sua volta. “C’è davvero bisogno di mandare quattro di loro a sorvegliare la città a tempo pieno? Non potreste limitarvi a telecontrollare la mente di uccelli veri? Costerebbe molta meno energia”.
Elyon scuote il capo con decisione. “No! Le Nemesis, mentre volano, possono leggere il pensiero di chi osservano. Un uccello vero non può”.
“Ma il consumo per una trasformazione del genere è enorme”, insiste Theresion, “Non si potrebbe almeno farla durare qualche giorno, piuttosto che poche ore?”.
“E magari nutrirci di conigli crudi?”, rimbecca piccata la regina. “Credimi, finché voli ti dà soddisfazione, ma restare per ore ferme su un trespolo è peggio che essere in prigione!”.
Theresion, insoddisfatta, continua: “Anche le Nemesis che interpretano il ruolo delle guardiane e di Elyon si scambiano i ruoli ogni mezza giornata. Pensa all’energia che risparmiereste, mantenendo l’aspetto più a lungo!”.
La regina risponde, irritata: “Ma tu credi che sia bello coprire questi ruoli? Mostrare il viso, anche non tuo, facendo di tutto per farti odiare, e leggere nel pensiero degli altri il loro odio per te? E il peggio è ancora là da venire. Almeno se siamo invisibili possiamo rilassarci: nessuno ci può odiare perché nessuno sa che esistiamo”.
A questo Theresion non sa rispondere, sopraffatta dall’amarezza che traspare da queste parole.
Vera, conciliante, interrompe il pesante momento di silenzio: “Terry, le tue considerazioni sono molto sensate. Però le nostre amiche Nemesis stanno sopportando una vita che nessun altro vorrebbe fare. Non è il caso di chiedergli conto di tutta l’energia che impiegano”.
Terry sta per obiettare qualcosa, ma la principessa la interrompe con un cenno della mano. “Non adesso. Le altre stanno per arrivare, e io non vorrei parlare di sistemi di sicurezza davanti a loro, soprattutto davanti a Carol. Ti dico solo che hai fatto un bellissimo lavoro perfezionando la barriera contro il teletrasporto, e vorrei…”.

Le parole vengono interrotte da un suono simile a un pigolio, emesso da un largo cerchio bianco sul pavimento; subito dopo, da un baluginio si materializzano Irenior, Paochaion e Carol.
“Ciao!”. “Ehilà”. “Siamo puntuali?”.

“Ehilà, ragazze. Venite a sedervi!”, le accoglie Vera, facendo strada verso il tavolone dietro alla pedana del trono.
Irenior si guarda attorno. “Non c’è Wanda, oggi?”.
Elyon le indica i puntini neri in volo sopra la città. “No, era il suo turno. Oggi ci sono solo io”.
Interpretando le occhiate interrogative, Vera chiarisce: “Per intenderci, lei è Dora”.
L’altra la fulmina con un’occhiataccia. “Sono Megan!”.
“Oops… Megan, certo. Nemesis Tre!”.
“Nemesis Due! La Tre è Anne!”, protesta Elyon con un diavolo per treccia. “Devo scrivermelo sulla fronte?”.
“Scusa…” balbetta Vera contrita, poi riprende la sua sicurezza messa a dura prova dal ridacchiare di Irenior e dal sorrisino mal trattenuto di Carol.
“Bene ragazze. Come sapete, Meridian sta lentamente sprofondando nella tirannia dell’arrogante sorella di Phobos”, esordisce appoggiando una mano sulla spalla di Elyon, “Ma tra nove mesi una nuova Luce di Meridian tornerà a splendere!”.
Irenior si illumina con un larghissimo sorriso. “Whow! Aspetti una bambina?”.
Paochaion fa un’espressione stupita. “Davvero?”. E’ sempre un po’ tarda a capire gli scherzi.
Vera ricambia la battuta con un’occhiata orribile; dopo un attimo, il sorriso sornione di Irenior si trasforma in una smorfia di mal di denti.
 “Ahi! Scusa… chiedo scusa!”, balbetta la poveretta, prima che la fitta passi.
Una volta ristabilita la sua autorità, Vera prosegue: “Ragazze, tra nove mesi io sarò incoronata regina. Subito dopo, Meridian vedrà dei rapidi progressi. Siamo qui proprio per definire questo: dobbiamo cominciare a lavorarci fin d’ora”.
Theresion percepisce un moto di irritazione di Elyon: la sua priorità andrebbe alla messa a punto delle difese. A differenza della Grande Sorella, le Nemesis non sono affatto certe che il confronto finale avverrà solo allo scadere del diciottesimo mese.
Vera continua: “Una delle prime cose che realizzeremo sarà un rivoluzionario sistema di trasporto pubblico: una serie di portali che collegheranno il centro città con diversi punti chiave alla periferia. Saranno abbastanza larghi da farci passare due carri affiancati”.
“Whow!”, fa Pao spalancando gli occhi a mandorla, “E la gente potrà usarli?”.
“Proprio così”, le risponde Vera con un largo sorriso, “Pensate che comodità per tutti!”.
Osservando le espressioni compiaciute delle sue amiche, perfino di Carol, Theresion esita ad avanzare la sua obiezione, ma poi decide di farsi forza e sfidare l’impopolarità.
“Vera, scusa se faccio la guastafeste, ma cosa darà a questi portali l’energia per funzionare?”.
L’altra risponde: “Saranno collegati con tubature di acqua magica e un convertitore psicoenergetico. In questi dodici mesi ne faremo una bella scorta, grazie ai tagli alla distribuzione ordinati da Elyon”, conclude con una pacca affettuosa sulla spalla della regina, che la ricambia con un’occhiata di traverso.
Theresion riprende: “Scusa se obietto, Vera, ma le… le recenti esperienze sull’impiantistica del palazzo mi hanno dato un’idea di quanta energia richiedano i diversi poteri, quantificandoli con il consumo di acqua magica. Il teletrasporto è uno dei più costosi. Se ciascuno dei novantamila abitanti di Meridian dovesse usare i portali due volte al giorno, la scorta si esaurirà rapidamente”.
Il largo sorriso di Vera è messo a dura prova. “Grazie per l’osservazione, Terry. Ci lavoreremo sopra. Però io voglio che quei portali diventino comunque operativi prima dello scadere dei diciotto mesi”.
Elyon propone: “Potremmo limitare il loro uso ai soli casi di emergenza, ma sono d’accordo che vadano costruiti”.
Therese annuisce, cupa; intuisce che quei portali, oltre ad una funzione di immagine, ne hanno anche una militare. Dopo la sua incoronazione, Vera vorrà mostrare ai cittadini un clima rilassato per rimarcare la differenza con la tirannia di Elyon; perciò farà spostare in periferia tutte le legioni che ora affollano la città. Con i portali, quando sarà il momento del confronto finale, centinaia di soldati potranno tornare  a presidiare il centro e il palazzo di Meridian nel breve volgere di un paio di minuti.
Il filo dei suoi pensieri viene interrotto da un’obiezione di Carol: “Se metti davanti al naso della gente un sistema di trasporto pubblico e poi glielo neghi, se ne risentiranno di sicuro”.
Vera annuisce, dubbiosa: “Dovremo pensarci…”.
Paochaion constata rassegnata: “Purtroppo le strade di Meridian sono troppo strette per degli autobus”.
Irenior scuote le spalle: “Niente autobus? E allora, che vadano in metropolitana!”.
Carol la guarda con compatimento, contando i secondi per la prossima fitta ai denti che la zittirà per un altro quarto d’ora.
Vera, invece, sbarra gli occhi, come illuminata. “Che idea geniale!”
“Eh?”. “Come?”
La principessa spiega alle sue esterrefatte amiche: “Sotto Meridian ci sono dei sotterranei immensi, che adesso sono quasi inutilizzati! Forse ci potrebbe passare un trenino gommato, come quelli che scarrozzano i turisti in giro per la città”.
Le altre si guardano perplesse. “Forse…”, commenta Carol, cercando di focalizzare i ricordi del sotterraneo rubati ad altri.
“E dove lo prendiamo, il trenino?”, chiede Irenior sarcastica.
“Posso cercarlo io”, le risponde Carol, “O credi che faccia la spola tra Meridian ed Heatherfield solo per comprarti i CD?”.
Mentre le altre battibeccano entusiasticamente su turisti e CD, Theresion avrebbe mille domande serie da fare. I trenini dovrebbero essere elettrici, non si possono usare motori a benzina in un luogo così poco ventilato. Da dove verrà l’energia? E la rete di distribuzione?
Prima che possa formularle, Vera dispone:  “Pao, fai un sopralluogo nei sotterranei per verificare se si possono sfruttare per questo. Prima, però, procurati tutte le mappe esistenti in archivio”.
Carol si offre: “Io posso accompagnarla nei sotterranei. Penso di sapermi orientare bene, con tutte le memorie che ho copiato dai dignitari”.
“E io non voglio perdermi la caccia al tesoro!”, esclama Irenior andando a stringersi allegramente a Pao. “Vieni anche tu, Terry?”.
Questa nicchia, stringendosi nelle spalle: “Mi dispiace, Irene: lo sai già che gli artropodi e io non andiamo d’accordo”. Ha ereditato la fobia per gli insetti della sua originale, Taranee, e non è mai riuscita a vincerla.
L’altra annuisce. “Lo immaginavo. Mi ricordo di tutte le serate che mi hai fatto passare a caccia di bestiacce sotto i mobili, quando abitavamo nella catapecchia a Midgale, sennò non ci lasciavi spegnere la luce neanche per dormire”.
“Grazie per averlo ricordato a tutti”, brontola asciutta Theresion.
Vera ha seguito il piccolo battibecco con preoccupazione. “Terry, ti devo parlare. Voialtre andate pure a cercare le mappe, lei vi raggiungerà tra poco”.

Appena le altre sono uscite, Elyon lancia un’occhiata di disapprovazione alla principessa. “Ma con tutte le cose cui abbiamo da pensare, proprio un trenino…”.
Vera la interrompe con un cenno: “Quella è una mezza scusa per mandarle a fare un giro lì. Quello che mi interessa, Terry, è che tu vada con loro e impari a conoscere quei sotterranei immensi. Che tu vi ricostruisca e perfezioni il vecchio sistema di sorveglianza che è caduto in disuso”.
La regina finalmente scambia uno sguardo d’intesa con la sua sorellona e aggiunge: “Pensiamo che Elyon, quella vera… pardon, quella originale, abbia sfruttato i sotterranei per entrare nel palazzo, quella volta che ha rubato il Cuore di Kandrakar a Wanda”.
Theresion annuisce, a disagio. “Insomma, voi volete che io rifaccia nel sotterraneo ciò che ho già fatto con il sistema di sorveglianza del palazzo”.
“Brava”,  conferma la principessa, “Però questo è troppo vasto e poco conosciuto per poter essere tutto coperto da fotocellule, sensori ad aura psichica, nodi di infrabarriera o altri incantesimi costosi”.
“Non per niente lo chiamano ‘la città infinita’ ”, aggiunge Elyon.
“Insomma, Terry, l’ossatura di quel sistema di sorveglianza dovrebbe essere un’altra”.
“Quale?” chiede a disagio Theresion, che comincia già a sospettare la risposta.
“Il collegamento mentale con gli insetti. I sotterranei ne sono pieni”.
La ragazza si irrigidisce, mentre i suoi occhi gialli si spalancano all’orrore viscerale di quest’idea. Entrare nella mente degli insetti… No, non possono chiederle tanto!
Vera riprende: “Sapevo già che tu soffri di aracnofobia, ma è un ostacolo superabile. Posso cancellare questa paura irrazionale con l’ipnosi”.
Theresion storce il viso. “Posso farcela anche da sola”, risponde tutta contratta. L’idea che qualcuno possa entrare nella sua mente e modificarla a piacimento non le piace neanche un po’.
“Ne sei sicura? Mi basterebbe un minuto, e avresti risolto un problema di una vita”.
“Sicura!”, risponde caparbiamente lei, “Lo risolverò da sola. Parola mia!”.
Vera annuisce. “Ci conto. Saresti la persona più adatta per quel lavoro, Terry. Non mi hai mai delusa”. Si alza dal tavolo, imitata da Elyon. “Ora raggiungi pure le altre in archivio”.
Mentre il pallore  le fa risaltare come non mai le sfumature verdazzurre del viso contratto, Therese si alza, rigida, e si dirige silenziosa verso l’uscita della sala, incredula per essersi presa un impegno così palesemente al di là delle sue capacità.
Mentre i battenti della porta si stanno per chiudere dietro di lei, Theresion sente un ultimo augurio di Vera: “E divertiti!”.
 

Meridian, archivio del palazzo reale, torre nord

L’archivista emerge, lento e curvo, da dietro a una delle scaffalature disposte a raggiera. “Eccone ancora due, architetto Paochaion”. Con mani tremanti, appoggia i grossi rotoli di pergamena al cumulo che si è già formato sul bancone. L’ultima aggiunta rompe il precario equilibrio della catasta, che rovina sul pavimento ai piedi di Pao.
“Scusate, architetto”. L’anziano archivista si china faticosamente a raccoglierli.
“Faccio io, signor Tatros, non si affatichi”, si offre lei, raccogliendo i due rotoloni ingialliti e appoggiandoli sugli altri. Come risultato, un altro rotolo ruzzola dispettosamente dall’altra parte del bancone.
“Non ne hai abbastanza?” le chiede Irenior, appoggiata con Carol sugli stipiti dell’ingresso.
Lei srotola timidamente una delle mappe, scrutandola alla ricerca di qualche riferimento noto.
“Sì”, esclama rincuorata, “Questo è il palazzo!”. Fa per indicare alle amiche una sagoma, ma la pergamena torna ad arrotolarsi ostinatamente.
Carol le sorride scettica. “Se conti di studiarti tutte le mappe prima di partire, torno a prenderti la prossima settimana. Ma se vuoi andare subito, posso farti da guida”.
Paochaion esita con un’occhiata di rimpianto al cumulo, poi si decide: “Va bene, andiamo”.
“Non aspettiamo Terry?” chiede Irenior, guardando con aria annoiata gli imponenti scaffali gremiti di ogni sorta di documenti polverosi.

“Sono qui, ragazze!”. Theresion entra nell’archivio, titubante. Indossa un ruvido vestito di sacco adattato a tuta da speleologo. Sotto il cappuccio alzato, una cuffia nera cela del tutto la sua imponente capigliatura candida. Ma la parte più stonata è la scopa di saggina che brandisce come un’arma.
Carol la squadra incredula. “Ma… come ti sei conciata? Vai a pulire le stalle?”.
“Forse vuoi volare nei sotterranei a dorso di scopa?”, ironizza Irenior, ghignando all’idea.
Terry le ricambia con un’occhiata torva: lei si sente come se stesse per affrontare l’inferno, e loro la prendono pure in giro!
“Guarda che le streghe indossano un pastrano nero e un cappello a punta”, rincara Carol.
Theresion ribatte stizzita: “Possono anche essere bionde ed eleganti. Ma tu, Carol, una volta non soffrivi di allergia alla polvere?”.
L’altra risponde dall’alto: “Vuoi che una strega non sia in grado di controllare un semplice attacco d’asma?”.
“Allora, andiamo?”, le interrompe seria Paochaion impugnando, come uno scettro, una mappa sbrecciata.

Mentre le ragazze escono battibeccando, l’archivista non può fare a meno rimuginare su quanto siano strane: per iniziare, hanno tutte un accento che ricorda quello della regina. E cosa c’entravano le scope e i cappelli a punta con le streghe? E poi la bionda…
“E con ciò?”, chiede una voce inaspettata alle sue spalle.
L’archivista si volta spaventato, ma non scorge nessuno.
“E con ciò?” ripete ancora la stessa voce da un’altra direzione.
E con ciò…
Se la sarà immaginata, conclude. La solitudine fa brutti scherzi.
A cosa stava pensando prima? A… a… Inutile, non lo ricorda più. Sarà l’età… Anche quella fa brutti scherzi.
 
 
 

  
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