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Autore: Luli87    12/12/2010    11 recensioni
Un caso troppo pericoloso, un giro di prostituzione gestito da russi da scoprire e fermare. L'FBI vuole Kate nell'operazione, ma Castle non vuole restare fermo con le mani in mano.
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5. Alta tensione.
 
Kate non si mosse. Fissava i piedi di quell’uomo, immobile. La botta le faceva male, non riusciva a muoversi. Non poteva reagire, non avrebbe dovuto: doveva aspettare. Il piano era prendere tempo fino all’arrivo di Sergei.
Sentì il bastardo appoggiare il bicchiere sul tavolino vicino. Quello si tolse la cravatta e le si avvicinò, abbassandosi su di lei, sussurrandole all’orecchio: “Non fartelo ripetere due volte, quando ti dico che devi bere, tu bevi. Avanti, alzati!”
Kate sentì il suo alito addosso. Si sforzò e con molta fatica riuscì a sollevarsi da terra. Ma uno schiaffo rapido e pesante la colpì, facendola ricadere sul pavimento.
“Questo è perché devi imparare che le cose non devono essere ripetute più di una volta!”
Kate era sdraiata, a pancia in su. Riusciva a vedere Ivan in volto.
Ti giuro che te le renderò tutte con gli interessi, figlio di…
Quello la osservò, attentamente, a lungo. Le piaceva, era una donna molto attraente.
“Tu non sei americana. Vero?”
“No” rispose debolmente Kate.
“Da dove vieni?”
“Hai i miei documenti, perché non li leggi? Non sai leggere forse?” chiese Kate con aria di sfida, cercando di alzarsi sui gomiti.
Ma uno schiaffo la colpì. “Non osare mai più! Non permetterti mai più di parlarmi così!”
Kate incassò i colpi. Facevano male, ma la rabbia che provava per quello che aveva visto, la voglia di fargliela pagare, le facevano sopportare il dolore.
Decise di fingere uno svenimento. Stette distesa a terra, immobile.
Golovanov la prese per i capelli, ma quando vide che quella non reagiva, lasciò la presa.
Prese il telefonino e compose un numero.
 
“Cos’è successo, avanti Ryan, parla!!” urlò Esposito alla radio. Aveva seguito Kate ad ogni passo, ma una volta entrata nell’edificio, lui non poteva fare altro che ascoltare la ricetrasmittente. 
“L’ha picchiata. Al momento sembra svenuta. Ma non è svenuta, ci scommetto la mia paga annuale!”
“Sì, anch’io. Sa come difendersi. Ryan, resto qui appostato. Qualsiasi cosa succeda, avvisami immediatamente! Vediamo se Sergei si fa vivo.”
“Golovanov ha chiamato il suo capo. Non so esattamente cosa si sono detti ma il suo nome l’ho capito!”
Fu allora che Green parlò: “Sergei sta arrivando. Ivan gli ha detto di avere un buon affare tra le mani, l’agente Beckett gli piace. Tenetevi pronti, io avverto Shaw.”
Ryan avvisò Esposito di stare pronto e guardò Castle, seduto davanti. I pugni stretti sul volante, tremava dal nervoso. Cosa stiamo aspettando ad intervenire? Non possiamo restare in attesa che la uccida.
Ma non si mosse. Se avesse fatto saltare il piano, avrebbe messo Kate in pericolo, ancora di più di quanto già non fosse.
 
Fuori, per la strada, tutto cambiò velocemente. Se prima sembrava che quelle vie fossero deserte, pian piano iniziò a riempirsi di gente. Ma a Castle non sembrava gente comune. Avevano tutti un’aria strana ed erano i piccoli dettagli che Castle notò: la maggior parte degli uomini aveva la stessa giacca scura, in molti portavano gli occhiali da sole e tutti avevano qualcosa nell’orecchio, come… Microfoni!!  “Che cosa sta succedendo?” chiese, voltandosi verso Ryan e Green.
L’agente dell’ FBI lo fissò sorpreso: “Ma tu non sei uno dei nostri agenti! Che diavolo ci fai qui?” chiese.
“Agente Green, Castle è con noi.” Rispose secco Ryan.
“L’agente Shaw ha espressamente vietato la sua partecipazione all’operazione! Non vuole che faccia saltare tutto in aria!” urlò Green arrabbiato, e contattò subito l’agente Shaw.
Ryan guardò Castle preoccupato.
Dalla ricetrasmittente, al contrario di ogni aspettativa, l’agente Shaw si mostrò calma e disse: “Castle, le ordino di non staccarsi neanche di un centimetro da quel volante. Questa operazione è troppo importante per me. La sto seguendo da mesi.” E aggiunse con tono più deciso: “Se manda tutto all’aria, le giuro che la arresterò io stessa. Sono stata chiara?”
Castle annuì, impotente. Ma dentro di sé sentiva crescere sempre di più la voglia di uscire da quel furgone come un uragano, entrare in quell’hotel, tirare un calcio nelle palle a Golovanov e portare Kate fuori di lì.
“Agente Green, cosa sta succedendo lì fuori?” chiese allora, più serio che mai, cercando di mostrarsi il più calmo possibile.
“Caro il nostro eroe scrittore” gli spiegò Green “le persone che vede fuori sono miei colleghi, agenti dell’FBI. Appena Shaw darà l’ordine, entreremo e colpiremo. Sergei ha i minuti contati.”
Ryan ad un tratto urlò: “Abbiamo un problema!! L’audio lo ricevo a tratti ma non ricevo più le immagini! Guardate!!” ed indicò i monitor.
Sullo schermo, solo sottilissime strisce bianche, nere e grigie. Nessuna immagine. La videocamera sulla camicetta di Kate doveva essersi rotta. O Golovanov l’aveva scoperta?
La voce di Montgomery spuntò: “Ryan cosa vuol dire che non avete più le immagini?! E noi come riconosceremo Sergei?!”
Dalla ricetrasmittente anche la voce dell’agente Shaw: “Sembra che il congegno non trasmetta bene. Deve esserci una specie di interferenza. Niente panico signori, l’edificio è completamente circondato. Chiunque si avvicini, lo vedremo. Detective Ryan, continua a sentire cosa dicono? Il microfono almeno funziona? Perché noi dall’esterno non riusciamo a sentire nulla.”
Ryan si concentrò ad ascoltare.
 
Rumori, sempre e solo rumori. Passi, sedie spostate, vetro. 

 
  
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