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Autore: itsmemarss    12/12/2010    1 recensioni
Cassandra, Alex, Calipso, Astrea e Percy sono solo cinque dei tanti ragazzi di Tessa che si ritrovano a possedere capacità fuori dal comune, come riuscire a controllare il fuoco o l'acqua, e la memoria confusa da immagini e ricordi vecchi di secoli. Le loro vite si incrocieranno quando la cosa che li unisce sarà quello che 'sono'. Cercheranno di controllare i propri poteri e alla fine si riuniranno nel gruppo da loro soprannominato 'il circolo dei Titani'. La loro vita però non sarà del tutto rosa e fiori, perchè non tutti sono dalla loro parte, o meglio da quella del bene.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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02
(Bad day! Or not?)


La Spartan High School non era molto diversa da qualunque altro liceo americano.
Edifici quadrati, campi da gioco immensi, imbarazzo della scelta per le attività pomeridiane…
Unica differenza? Non erano atleti o ragazze pom pom a dettare legge fra gli studenti, bensì i membri del Dodekatheon. Non una setta o un nuovo ordine religioso, sebbene fossero trattati alla stregua di divinità. Semplicemente era il gruppo di dodici migliori studenti dell’istituto che, più comunemente, era definito ‘consiglio studentesco’. Solo chi aveva i voti migliori, il carisma adatto a invogliare una folla e la bellezza di un divo di Holliwood poteva considerarsi dentro.
Raggiungendo per il rotto della cuffia la media del nove – che volete che vi dica, quando mi metto d’impegno, riesco a essere un genio – ero stata fortunata a non aver ricevuto una delle loro lettere dalla carta pregiata e il timbro dorato.
Di solito, ne facevano trovare una nell’armadietto del fortunato che riusciva a raggiungere un dieci di media nella pagella, ma per quest’anno dovevano essere al completo. Persino Christie Thomas, una delle mie compagne di classe a biologia, secchiona dalla prima superiore, faceva ancora parte di noi comuni mortali. Forse avevano finito gli inviti al loro prestigioso club… fatto sta che la sola idea di potermi ritrovare a dover sopportare quei bellocci spocchiosi mi faceva venire i brividi sulle braccia.
Un po’ come la fantasia d’incontrare Alexander Hawkins, quoterback della squadra di football, capitano di quella di vela – ehssì, vivendo vicino a un oceano… – e il ragazzo più bello che si potesse sperare d’incontrare sulla Terra. Capelli biondi, occhi verdi, fisico atletico…
Ne ero cotta fin dalle elementari, quando mi si era seduto accanto durante una lezione di matematica e mi aveva sorriso, chiedendomi di guardare dal mio libro. A quei tempi era solo un bambino, mediamente carino e con una finestrella al posto degli incisivi, non gli interessavano le ragazze e pensava fosse più figo passare il pomeriggio a nuotare con gli amici, piuttosto che allenarsi per una gara. Poi, crescendo, aveva cambiato idea ed era entrato a far parte del gruppo degli atleti e ora, purtroppo… era anche un membro della setta degli strafighi.
Ciliegina sulla torta? Era anche fidanzato con la ragazza più bella, intelligente – e anche vagamente stronza, devo ammeterlo – di tutto il pianeta. ‘Gambe lunghe’ Minerva Finnigan, meglio conosciuta come Minnie: rappresentante di classe e presidente del Dodekatheon, nonché sorella di Arthur Finnigan, migliore amico di Alex e altro ragazzo degno di nota.
Anche se il suo soprannome ricordava molto un personaggio di Topolino, lei meritava molto più di una risata di scherno. Ogni volta che passava per i corridoi, non c’era ragazzo che non si voltasse a guardarla.
Erano ormai tre mesi, credo, che si frequentavano. La mia autostima era andata a farsi benedire da allora. Come potevo io, fenomeno da baraccone e ragazzina anonima, competere con la bellezza fatta persona? Insomma, era una causa persa già in partenza.
Era ovvio, quindi, che la mia espressione da cane bastonato fosse per un motivo. Di certo non era per le malelingue sul mio conto. Era, piuttosto, per il mio povero cuore, che riceveva un colpo ogni volta che li incrociavo sul mio percorso, mano nella mano, che si davano piccoli bacetti come due piccioncini.
Grazie a chissà quale dio, non dovevo almeno sopportarli durante le lezioni. Solo Alexander era nella mia stessa classe.
 
Fortuna volle che quel giorno fossi in ritardo. Almeno non avrei avuto il timore d’imbattermi in Romeo e Giulietta. A parte me, non c’era anima viva nei corridoi. La campanella doveva aver già suonato da un bel po’. Cavolo, ormai sarei arrivata tardi a lezione… dannata metropolitana che era arrivata in ritardo!
Corsi veloce su per le scale e poi dritto a sinistra. Aprii la porta della mia classe, appena in tempo per vedere lo sguardo del professor Mason alzarsi dal registro e fissarsi su di me. Nel vedere i suoi occhietti, nascosti dietro spessi occhiali a mezzaluna, mi feci piccola, piccola e mi diressi alla cattedra.
<< E’ in ritardo, signorina Green >> cominciò lui, con la sua voce bassa. Indossava il solito farfallino portafortuna, color verde grifoglio, e una giacca marrone sopra una camicia bianca, ben abbottonata fino al collo. Se non fosse per il suo pessimo gusto nel vestire e quei baffetti, non sarebbe stato per niente malaccio.
<< Mi scusi professore… ma- >> feci per dire, ma m’interruppe a metà frase.
<< Niente ‘ma’ signorina Green. È in ritardo >> continuò, abbassando lo sguardo sul quadernino dove teneva tutti i nostri nomi e, accanto, i punteggi delle varie verifiche e interrogazioni. << Visti, però, i suoi voti nella mia materia, per questa volta chiuderò un occhio e la lascerò entrare. La pr- >> ma il rumore di una porta sbattuta, lo costrinse a interrompersi.
Per poco non mi venne un colpo nel riconoscere il colpevole. Il ragazzo che era appena entrato, aveva tutta l’aria di aver partecipato a una maratona. I capelli scompigliati, il fiatone, il colletto della camicia sbottonato e la cravatta slacciata, conferivano ad Alexander Hawkins un’aria quasi normale, meno da dio greco.
<< Scusi, prof. C’è stato un incidente e… >> disse lui, tra un respiro e l’altro.
Il signor Mason sbuffò un paio di volte. << Non sia mai che i miei studenti riescano ad arrivare in anticipo alle mie lezioni. Comunque, tanto vale che entri pure tu, Hawkins >> si arrese lui.
<< Grazie signore >> sorrise lui, i denti bianchi che risplendevano alla luce artificiale delle lampade al neon della classe.
Per un attimo i nostri sguardi s’incrociarono e il mio cuore perse un colpo, ma durò solo un secondo, prima che il suo tornasse a fissare il professore.
Intanto ero certa che Callie e Astrea, sedute ai loro soliti posti, si gustavano la scena come fossero davanti a un film.
Cercai di non pensarci. Di sicuro non erano le sole a fissarci. Alex non era mai arrivato tardi a una sola lezione, nemmeno a quelle più noiose. In fondo… era uno studente modello, un membro del consiglio studentesco. Era strano, adesso, vederlo lì a dare spiegazioni.
<< E ora vada a sedersi, Hawkins. Anche te, Green >> disse il professore.
Senza farmelo ripetere due volte, mi voltai verso la classe e mi mossi verso il mio solito posto, accanto a Christie e davanti alle due mie migliori amiche.
<< No, signorina Green. Qua davanti, accanto al signor Hawkins. Almeno questo me lo deve concedere, visto il ritardo impunito >> la voce del professor Mason suonò quasi come una sentenza.
Deglutii pesantemente, sentendo i brividi lungo la schiena. Sarei riuscita a sostenere due ore di biologia, fianco a fianco con il ragazzo che mi piaceva, senza rischiare di morire per infarto? Dovevo, anche perché in caso contrario avrei dovuto spiegare il mio rifiuto a quell’ordine con una motivazione inesistente, o per lo meno stupida.
Così, vagamente riluttante all’idea, fui costretta a occupare il posto sulla sedia di plastica bianca, di solito proprietà di Arthur. Evidentemente lui doveva essere a casa, malato. Che bello, non poteva scegliere giorno migliore per prendersi l’influenza.
Cercai di calmarmi. Non dovevo per forza parlargli o guardarlo. Solo seguire la lezione, tutto qui. Un gioco da ragazzi, insomma.
Le ultime parole famose, perché poco dopo Mason annunciò la mia condanna a morte: << Bene, ragazzi. Oggi faremo lavoro di gruppo, quindi prendete uno dei microscopi sotto il tavolo e cominciate a lavorare con il vostro compagno di laboratorio. Dovrete rispondere a ognuna delle domande che troverete su quel foglio in mezzo al tavolo. Buon lavoro >> detto questo, il professore si sedette e prese a scrutarci dalla cattedra.
Mi morsi un labbro, mentre mi giravo verso Alex. Tranquilla, stai calma, continuavo a ripetermi nella testa, quasi fosse un mantra.
Dal canto suo, lui non sembrava per niente nervoso di lavorare con me. Anzi, mi sorrideva gentile.
<< Allora, cominciamo… >> disse lui, fermandosi a guardarmi e alludendo al mio nome. In effetti, non poteva ricordarsi della ragazzina con le trecce e il vestito a quadretti azzurri di quasi otto anni prima.
<< Cassie >> biascicai io, sorridendo a metà.
<< Bene, Cassie >> continuò lui. Nello stesso momento in cui tirava fuori il microscopio e afferrava il foglio per leggerlo, mi mossi in sincronia con lui e le nostre dita si toccarono. Avvertii una leggera scossa e lasciai andare il foglio, che svolazzò sul piano di legno. Per un attimo rimanemmo entrambi in silenzio. L’espressione di Alex era indecifrabile: sembrava appena caduto dalle nuvole. Aveva forse sentito anche lui quella strana sensazione dietro la nuca? Nah, dovevo essermi sbagliata, perché un attimo dopo tornò a sorridermi come niente fosse, prima di scorrere le domande del foglio.
<< Allora… prima le signore >> esordì, gentile, e cominciammo a lavorare. Cercavo il più possibile di evitare il suo sguardo, di non arrossire ogni volta che sentivo il suo soffio caldo sul mio collo. Sarei voluta essere molto più fredda, ma sarebbe sembrato un comportamento troppo strano. Così, ogni tanto, mi costrinsi a sorridergli.
Due ore passarono in fretta e cinque minuti prima che la campanella suonasse, Mason passò da ognuno di noi per controllare che avessimo svolto il compito. Alla fine tornò al suo posto e si rivolse a tutta la classe.
<< Bene, vedo che tutti quanti ormai sapete cavarvela. Voglio quindi che tutti quanti, facciate una ricerca… >> che bello, niente spiegazioni, possibilità di avere un voto alto << … con il vostro compagno di laboratorio di oggi >>.
Per la seconda volta, il mondo sembrò crollarmi addosso. Ormai era palese che Mason doveva odiarmi. Addirittura farmi questo… era davvero un colpo basso. Per un secondo fui persino certa di aver visto un lampo ironico sul suo viso, ma quando sbattei le palpebre non vi era già più. Dovevo essermelo sognato a causa di un calo di zuccheri.
<< Vi darò due settimane di tempo e dovrete svolgere una ricerca su un qualunque argomento, fra quelli svolti in classe negli ultimi mesi, a vostro piacere. Per il resto, la lezione è conclusa. Buona giornata >>
Il resto dei miei compagni stava già cominciando a raccogliere le proprie cose e a lasciare la classe. Al contrario, rimasi imbambolata per qualche minuto a fissarmi le mani. Un colpo di tosse mi riportò alla realtà. Mi voltai e incrociai un paio di occhi verdi. Alex mi stava guardando con un sorriso gentile.
<< Allora, Cassie? Mi hai sentito? >> chiese lui, lo zaino sulla spalla destra e la giacca sul braccio sinistro.
<< Uhm? Scusa, mi sono distratta… >>
<< Stavo dicendo… se vuoi, possiamo scambiarci i numeri di telefono. Così poi ci mettiamo d’accordo su quando vederci per la ricerca >> propose lui, sorridendo ancora una volta.
<< Ah, sì, la ricerca… okay >> biascicai, tirando fuori una penna e strappando un foglio da un quaderno. Vi scrissi sopra il mio numero con la mia solita calligrafia disordinata. Lui fece lo stesso, ma i suoi numeri erano di gran lunga più eleganti dei miei. Possibile che non avesse un difetto?
<< Ecco qua, ci vediamo in giro, Cassie >> fu l’ultima cosa che disse, prima di varcare la soglia della classe e perdersi fra la massa dei tanti studenti della Spartan, in procinto di cambiare classe per la lezione successiva.
Poco dopo lo imitai anch’io, ritrovando le mie due migliori amiche appoggiate al mio armadietto.
<< Allora? >> esordì Astrea, mentre Callie si limitava a guardarmi con aria curiosa.
<< Allora cosa? >> risposi io, cercando di aprire il mio armadietto. Con un clanc metallico, lo sportellino si aprì, mostrando il caos al suo interno. Forse avrei dovuto fare un po’ di ordine.
<< Eddai, non sono mica stupida. Ho visto quando è successa quella cosa… massì, insomma, quando vi siete toccati con le mani. Entrambi siete saltati in aria, nemmeno aveste visto un fantasma… >> continuò lei imperterrita. Callie, al suo fianco, annuì a confermare.
<< Dì la verità, Astrea. Per caso ti sei fatta qualche acido del laboratorio, mentre il prof non guardava? >> le lanciai una frecciatina, cercando di evitare l’argomento. Allora non era stata solo una mia impressione…
<< Ehi, è successo solo una volta e da allora ho imparato la lezione… comunque no, sono sobria come non mai. Su, racconta. Hai per caso avuto una visione? >> disse lei.
Mi bloccai di colpo, la mano sull’anta metallica. Sentii la pelle d’oca lungo la schiena, risalire fino alla nuca, dove poco prima si era concentrata quella sensazione di gelo improvviso. Era durato tutto qualche minuto, durante il quale avevo fissato quello che non era più il muro dell’aula di scienze, bensì qualcos’altro… che però, per quanto vi pensassi, non riuscivo a ricordare. Era abbastanza frustrante. Di solito ricordavo tutto nei minimi dettagli.
<< No… non lo so, Ash. Forse è stato solo che aveva le mani fredde oppure che si trattava delle sue mani. Ne riparliamo dopo scuola, okay? Non preoccupatevi >> liquidai la cosa in pochi secondi e mi ripresi dai brividi. Cercai persino di sorridere come niente fosse, sicura che non avrei ingannato nessuna delle due. Mi conoscevano da troppo tempo. Astrea, però, aveva capito che non era quello il momento di discutere.
<< Va bene, Cassie. Dopo scuola, però, hai promesso >> mi ammonì la mia amica, alzando un sopracciglio e scrutandomi per qualche secondo dietro le ciglia folte e lo sguardo azzurro ghiaccio.
Annuii e chiusi l’armadietto, dopo aver recuperato i libri che mi servivano. << Ci vediamo dopo >> esclamai, dirigendomi in fretta verso l’aula d’inglese. Lì avrei potuto riflettere con calma, senza nessuno a farmi domande e senza Alex a distrarmi.



 
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COMMENTO AUTRICE: innanzitutto vorrei ringraziare Aislinn e la sua stupenda recensione del capitolo precedente :D
ah e naturalmente anche chiunque altro di voi mi stia seguendo in questo momento! Per il resto... rispondo alle tue domande
dicendo che, sinceramente, non avevo mai sentito parlare di questo Percy Jackson, sul serio! Ahaha
Secondo... sì, Callie è una ninfa, come la Callipso di Ulisse (forse un po meno possessiva e stronza LOL).
ahah per il resto... lo vedrai nei prossimo capitoli! Non voglio svelare di più ;P
ALLA PROSSIMA, gente :D

p.s. so di non aver descritto proprio al meglio i personaggi, ma avevo intenzione di farlo più avanti :S
comunque, per chi lo volesse, può benissimo dire la sua riguardo a chiunque ci veda bene per Alex, Cassie, Astrea eccetera!



 
   
 
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