Il
Mai Nato
- Capitolo 2: Una nuova storia -
«Hermione. Hermione, svegliati»
Hermione Granger aprì gli
occhi. China su di lei c’era sua madre, che non appena vide che era sveglia
sorrise. «Alzati, su, sono già le undici e dieci».
Hermione si stropicciò gli occhi e si mise a sedere.
Era un’allegra, seppur timida, bambina di appena sette anni. Quel sabato
mattina si prospettava come una tiepida giornata di fine estate. L’assenza di
vento impediva ai londinesi di uscire già con i giacchetti. Hermione
si alzò dal letto, e la madre l’aiutò a vestirsi, dopodiché scesero per fare
colazione.
«Ciao papà»
Hermione salutò il padre, che sedeva leggendo il
giornale con un’espressione indecifrabile.
«Ciao Hermy» rispose lui, sorridendo alla figlia. Era
più che altro un sorriso forzato, per non preoccupare Hermione.
In realtà aveva pochissima voglia di sorridere, visto quello che succedeva in
giro ormai. Erano tempi strani, ultimamente. La gente moriva inspiegabilmente,
e la polizia non riusciva a spiegare né la causa del decesso né se si trattasse
di omicidio o suicidio. Altri ancora invece sparivano, e nessuno li rivedeva
più. La cosa strana era che, nonostante tutte le sanzioni emanate dal
Parlamento, ciò continuava ad accadere, proprio sotto il naso della polizia e
del Governo. Non c’era da stupirsi quindi se i londinesi vivessero
costantemente nell’ansia e nella paura: temevano di essere i prossimi a sparire
o, ancora peggio, a morire. Malgrado ciò, c’era ancora chi viveva spensierato
come al solito, incurante dei problemi solo perché troppo piccolo per
comprenderne la reale entità: i bambini. Certo, ormai si rifiutava anche solo
di mandarla al parchetto vicino casa, ma fortunatamente Hermione,
che all’inizio aveva protestato, si era sentita rassicurata quando aveva saputo
che poteva comunque andare a trovare Julia e Hilary, le sue amiche, che
abitavano nello stesso palazzo. Perciò quella mattina Hermione
la pregustava come tutti i sabati, ma i Granger erano
preoccupati. Avevano ricevuto una lettera quella mattina, e ad allarmarli non
era stato il fatto che era stata recapitata da un gufo, ma il contenuto:
‘Signori Granger,
mi duole informarvi che vostra figlia è una Nata Babbana.
No, questo non è uno scherzo, e nemmeno una lettera minatoria. Vogliamo solo informarvi
che, secondo quanto sancito dal Ministero della Magia, vostra figlia dovrà
essere condotta mercoledì sedici agosto alle otto ad un’udienza nella aule del Wizengamot, il tribunale dei maghi. In quanto accusata di
furto della magia, poiché è impossibile che due comunissimi e ignobili Babbani mettano al mondo una strega, siete pregati di
portarla spontaneamente qui al Ministero. Troverete le istruzioni per
raggiungerci sul foglio allegato. Non tentate di avvisare le forze dell’ordine,
o noi lo sapremo, e non esiteremo a usare la forza. Se non vi presenterete
spontaneamente, non esiteremo a usare la forza. Se siete ancora convinti che
sia uno scherzo, provate a dire alla lettera la parola “Babbano”,
e osservate.
Cordiali saluti,
Dolores Umbridge, Direttrice per il Censimento dei
Nati Babbani’
Albert e Jessica Granger
all’inizio avevano, effettivamente, pensato che fosse uno scherzo, ma, dopo le
continue insistenze della moglie, alla fine il signor Granger
aveva provato a dire “Babbano” alla lettera, e subito
quella si era trasformata in un omino di carta e aveva iniziato a correre per
casa urlando disperatamente. C’era voluta mezz’ora per riacchiapparla, e alla
fine avevano concluso che evidentemente non era lo scherzo di qualche cretino.
Era davvero opera di un presunto Ministero della Magia? Ma la magia non
esisteva, si sapeva da moltissimo tempo. Ma allora come aveva fatto la busta ad
avere una reazione simile?
Forse è una nuova diavoleria tecnologica,
pensò il signor Granger, non del tutto convinto.
Ciononostante, aveva accordato con la moglie di non farne più parola con Hermione. Quella sera, dopo che fu andata a dormire, la
signora Granger ne approfittò per tirar fuori
l’argomento con il marito.
«Albert?»
«Dimmi»
«Che ne pensi?»
Il signor Granger si incupì. Sapeva a che si riferiva.
«Non lo so»
La moglie si avvicinò a lui e gli prese le mani.
«Cosa dobbiamo fare, Albert?»
Il signor Granger continuava a fissare le sue mani in
quelle della moglie.
«Non lo so, Jessica. Non lo so. Non sono ancora convinto che sia tutto vero»
«Ma…allora come la spieghi la lettera?»
«Non lo so» ripetè lui per la terza volta. Fece un
respiro. «Dobbiamo andarcene»
La moglie lo guardò intensamente.
«E dove andremo?»
Il signor Granger fece un altro respiro. Aveva
riflettuto a lungo su quella scelta, ed era l’unica che si potesse fare.
«Lasciamo il Regno Unito. Andiamocene proprio dall’isola. Più lontani andremo,
meno possibilità ci saranno di trovarci»
La signora Granger lo guardò preoccupata, poi
domandò: «Ma…e come faremo ad abbandonare l’isola
senza essere riconosciuti?»
«Mi occuperò di tutto io» rispose risoluto il signor Granger.
«L’importante è che fra massimo quattro giorni saremo in partenza»
Alla signora Granger si riempirono gli occhi di
lacrime. «Ho paura, Albert»
«Lo so, anch’io» la consolò lui. «Ma dobbiamo farlo. Per il bene di nostra
figlia»
La signora Granger sniffò, poi disse: «Va bene»
Il signor Granger le diede un bacio, poi la
accompagnò a letto. I giorni a seguire si rivelarono i più brutti per il signor
Granger. Doveva prelevare tutto il denaro nel suo
conto in banca, cambiare nome, creare un nuovo conto in banca col nuovo nome,
vendere la casa, comprarne un’altra nuova, licenziarsi e trovare un lavoro.
Malgrado tutto, però, riuscì comunque a sbrigare tutte le faccende, e fu così
che il dodici agosto i Granger erano pronti a partire.
Hermione
si sentì scuotere e chiamare.
«Forza piccola, svegliati. Dobbiamo preparare le valigie»
Hermione sbadigliò, poi si alzò a fatica dal letto.
La madre l’aiutò a vestirsi, poi si diedero da fare con le valigie. Era molto
taciturna quella mattina: il giorno prima aveva versato non poche lacrime per
salutare Julia e Hilary. Quando ebbero finito, le due donne scesero, e
trovarono il signor Granger che le aspettava.
Uscirono, poi si recarono all’agenzia immobiliare per firmare il contratto di
vendita della casa. Hermione non capiva nulla di
quelle cose, così si limitava a osservare l’ufficio dell’agente. Quando ebbero
finito si recarono all’aeroporto, dal cui avrebbero preso un aereo per
cominciare una nuova vita in un posto abbastanza lontano in cui pensavano che
il Ministero non sarebbe mai venuto a ficcare il naso: a Roma.
Bene
ragazzi/e, qui finisce un nuovo capitolo. Lo so, è un po’ corto, ma è una
specie di intermezzo tra il primo e il terzo. Comunque, ecco ora la risposta
alle recensioni:
Black
Hayate: Be’, che dire. Sono
contento che ti sia piaciuta, e devo essere sincero: neanche io volevo che
Neville morisse e la nonna…non entriamo nei dettagli.
Ma d’altro canto, era la seconda, seppur scarsa, minaccia al potere di Voldy, perciò dovevo farglielo eliminare. Quanto allo
stile, tengo a precisare che alcune frasi, come il “che culo” di Severus, o talvolta anche espressioni, parolacce o anche
dialetti, sono inserite appositamente per dare un tocco di realtà alla fic. Dopotutto, tu al posto di Sev
non l’avresti pensato? :D
Sapphiria
Kane: Ok, per la riunione ammetto
di aver preso spunto dal settimo libro, solo che mi sembrava ben fatta, e
soprattutto conoscendo Voldy dubito che non siano più
o meno tutte uguali e monotone. Quanto al fatto del genere, il punto è questo:
non so se inserire il genere “comico” anche, perché non miro a far ridere.
Cioè, se capita qualche battuta o scena ridicola non esito a metterla, è solo
che la fic non è incentrata sul far ridere, e non
assicuro che tutti i capitoli facciano ridere. Però, se dovessi accorgermi che
in ogni capitolo c’è qualcosa di comico o ridicolo, vedrò di aggiungere il
genere. Ma sono comunque contento di averti incuriosito/a, e spero vorrai
continuare a seguirmi
Be’, ora vado che è ora di pranzo. Che
succederà alla nostra Hermy, che si è trasferita nel
posto più improbabile della Terra? Lo scoprirete nel prossimo capitolo, l’appuntamento
è come al solito domenica prossima, e martedì non perdetevi invece il terzo
capitolo de “Il Signore Della Umbrella”, fanfic simultanea a questa. Quindi vado, ciao ragazzi/e, a
domenica!