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Autore: DrHouse93    12/12/2010    2 recensioni
Voldemort puntò la bacchetta contro James, che si immobilizzò, poi sorrise e disse: «Avada Kedavra»
Ci fu il consueto lampo di luce verde e James Potter cadde a terra come una marionetta. Voldemort salì le scale, bramoso di gloria. L’unica minaccia al suo potere stava per essere neutralizzata. Entrò nella camera da letto dei Potter, e non fece caso a Lily Potter, con un completino sexy e ammanettata sul letto, tanto era concentrato. Perquisì la stanza, ma non c’era nessuno. Solo allora si girò verso Lily e gli disse in tono minaccioso: «Dov’è?»
«L’hai ucciso…l’hai ucciso…» singhiozzò Lily.
«Non tuo marito, cogliona» sbottò Voldemort. «Dov’è tuo figlio?»
«F-figlio?» pianse Lily. «Noi non abbiamo un figlio»
Voldemort fu sorpreso. Non era vero, non poteva essere vero
«Stai mentendo!» urlò, poi gli lesse nel pensiero per accertarsene, ma le parole di Lily erano vere: i Potter non avevano un figlio.

NB: Il titolo della fic non ha niente a che vedere con l'omonimo film horror
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Il Mai Nato
- Capitolo 2: Una nuova storia -

«Hermione. Hermione, svegliati»
Hermione Granger aprì gli occhi. China su di lei c’era sua madre, che non appena vide che era sveglia sorrise. «Alzati, su, sono già le undici e dieci».
Hermione si stropicciò gli occhi e si mise a sedere. Era un’allegra, seppur timida, bambina di appena sette anni. Quel sabato mattina si prospettava come una tiepida giornata di fine estate. L’assenza di vento impediva ai londinesi di uscire già con i giacchetti. Hermione si alzò dal letto, e la madre l’aiutò a vestirsi, dopodiché scesero per fare colazione.
«Ciao papà»
Hermione salutò il padre, che sedeva leggendo il giornale con un’espressione indecifrabile.
«Ciao Hermy» rispose lui, sorridendo alla figlia. Era più che altro un sorriso forzato, per non preoccupare Hermione. In realtà aveva pochissima voglia di sorridere, visto quello che succedeva in giro ormai. Erano tempi strani, ultimamente. La gente moriva inspiegabilmente, e la polizia non riusciva a spiegare né la causa del decesso né se si trattasse di omicidio o suicidio. Altri ancora invece sparivano, e nessuno li rivedeva più. La cosa strana era che, nonostante tutte le sanzioni emanate dal Parlamento, ciò continuava ad accadere, proprio sotto il naso della polizia e del Governo. Non c’era da stupirsi quindi se i londinesi vivessero costantemente nell’ansia e nella paura: temevano di essere i prossimi a sparire o, ancora peggio, a morire. Malgrado ciò, c’era ancora chi viveva spensierato come al solito, incurante dei problemi solo perché troppo piccolo per comprenderne la reale entità: i bambini. Certo, ormai si rifiutava anche solo di mandarla al parchetto vicino casa, ma fortunatamente Hermione, che all’inizio aveva protestato, si era sentita rassicurata quando aveva saputo che poteva comunque andare a trovare Julia e Hilary, le sue amiche, che abitavano nello stesso palazzo. Perciò quella mattina Hermione la pregustava come tutti i sabati, ma i Granger erano preoccupati. Avevano ricevuto una lettera quella mattina, e ad allarmarli non era stato il fatto che era stata recapitata da un gufo, ma il contenuto:

Signori Granger,
mi duole informarvi che vostra figlia è una Nata Babbana. No, questo non è uno scherzo, e nemmeno una lettera minatoria. Vogliamo solo informarvi che, secondo quanto sancito dal Ministero della Magia, vostra figlia dovrà essere condotta mercoledì sedici agosto alle otto ad un’udienza nella aule del Wizengamot, il tribunale dei maghi. In quanto accusata di furto della magia, poiché è impossibile che due comunissimi e ignobili Babbani mettano al mondo una strega, siete pregati di portarla spontaneamente qui al Ministero. Troverete le istruzioni per raggiungerci sul foglio allegato. Non tentate di avvisare le forze dell’ordine, o noi lo sapremo, e non esiteremo a usare la forza. Se non vi presenterete spontaneamente, non esiteremo a usare la forza. Se siete ancora convinti che sia uno scherzo, provate a dire alla lettera la parola “Babbano”, e osservate.

Cordiali saluti,
Dolores Umbridge, Direttrice per il Censimento dei Nati Babbani

Albert e Jessica Granger all’inizio avevano, effettivamente, pensato che fosse uno scherzo, ma, dopo le continue insistenze della moglie, alla fine il signor Granger aveva provato a dire “Babbano” alla lettera, e subito quella si era trasformata in un omino di carta e aveva iniziato a correre per casa urlando disperatamente. C’era voluta mezz’ora per riacchiapparla, e alla fine avevano concluso che evidentemente non era lo scherzo di qualche cretino. Era davvero opera di un presunto Ministero della Magia? Ma la magia non esisteva, si sapeva da moltissimo tempo. Ma allora come aveva fatto la busta ad avere una reazione simile?
Forse è una nuova diavoleria tecnologica, pensò il signor Granger, non del tutto convinto. Ciononostante, aveva accordato con la moglie di non farne più parola con Hermione. Quella sera, dopo che fu andata a dormire, la signora Granger ne approfittò per tirar fuori l’argomento con il marito.
«Albert?»
«Dimmi»
«Che ne pensi?»
Il signor Granger si incupì. Sapeva a che si riferiva.
«Non lo so»
La moglie si avvicinò a lui e gli prese le mani.
«Cosa dobbiamo fare, Albert?»
Il signor Granger continuava a fissare le sue mani in quelle della moglie.
«Non lo so, Jessica. Non lo so. Non sono ancora convinto che sia tutto vero»
«Ma…allora come la spieghi la lettera?»
«Non lo so» ripetè lui per la terza volta. Fece un respiro. «Dobbiamo andarcene»
La moglie lo guardò intensamente.
«E dove andremo?»
Il signor Granger fece un altro respiro. Aveva riflettuto a lungo su quella scelta, ed era l’unica che si potesse fare.
«Lasciamo il Regno Unito. Andiamocene proprio dall’isola. Più lontani andremo, meno possibilità ci saranno di trovarci»
La signora Granger lo guardò preoccupata, poi domandò: «Ma…e come faremo ad abbandonare l’isola senza essere riconosciuti?»
«Mi occuperò di tutto io» rispose risoluto il signor Granger. «L’importante è che fra massimo quattro giorni saremo in partenza»
Alla signora Granger si riempirono gli occhi di lacrime. «Ho paura, Albert»
«Lo so, anch’io» la consolò lui. «Ma dobbiamo farlo. Per il bene di nostra figlia»
La signora Granger sniffò, poi disse: «Va bene»
Il signor Granger le diede un bacio, poi la accompagnò a letto. I giorni a seguire si rivelarono i più brutti per il signor Granger. Doveva prelevare tutto il denaro nel suo conto in banca, cambiare nome, creare un nuovo conto in banca col nuovo nome, vendere la casa, comprarne un’altra nuova, licenziarsi e trovare un lavoro. Malgrado tutto, però, riuscì comunque a sbrigare tutte le faccende, e fu così che il dodici agosto i Granger erano pronti a partire.

Hermione si sentì scuotere e chiamare.
«Forza piccola, svegliati. Dobbiamo preparare le valigie»
Hermione sbadigliò, poi si alzò a fatica dal letto. La madre l’aiutò a vestirsi, poi si diedero da fare con le valigie. Era molto taciturna quella mattina: il giorno prima aveva versato non poche lacrime per salutare Julia e Hilary. Quando ebbero finito, le due donne scesero, e trovarono il signor Granger che le aspettava. Uscirono, poi si recarono all’agenzia immobiliare per firmare il contratto di vendita della casa. Hermione non capiva nulla di quelle cose, così si limitava a osservare l’ufficio dell’agente. Quando ebbero finito si recarono all’aeroporto, dal cui avrebbero preso un aereo per cominciare una nuova vita in un posto abbastanza lontano in cui pensavano che il Ministero non sarebbe mai venuto a ficcare il naso: a Roma.

Bene ragazzi/e, qui finisce un nuovo capitolo. Lo so, è un po’ corto, ma è una specie di intermezzo tra il primo e il terzo. Comunque, ecco ora la risposta alle recensioni:

Black Hayate: Be’, che dire. Sono contento che ti sia piaciuta, e devo essere sincero: neanche io volevo che Neville morisse e la nonna…non entriamo nei dettagli. Ma d’altro canto, era la seconda, seppur scarsa, minaccia al potere di Voldy, perciò dovevo farglielo eliminare. Quanto allo stile, tengo a precisare che alcune frasi, come il “che culo” di Severus, o talvolta anche espressioni, parolacce o anche dialetti, sono inserite appositamente per dare un tocco di realtà alla fic. Dopotutto, tu al posto di Sev non l’avresti pensato? :D
Sapphiria Kane: Ok, per la riunione ammetto di aver preso spunto dal settimo libro, solo che mi sembrava ben fatta, e soprattutto conoscendo Voldy dubito che non siano più o meno tutte uguali e monotone. Quanto al fatto del genere, il punto è questo: non so se inserire il genere “comico” anche, perché non miro a far ridere. Cioè, se capita qualche battuta o scena ridicola non esito a metterla, è solo che la fic non è incentrata sul far ridere, e non assicuro che tutti i capitoli facciano ridere. Però, se dovessi accorgermi che in ogni capitolo c’è qualcosa di comico o ridicolo, vedrò di aggiungere il genere. Ma sono comunque contento di averti incuriosito/a, e spero vorrai continuare a seguirmi

Be’, ora vado che è ora di pranzo. Che succederà alla nostra Hermy, che si è trasferita nel posto più improbabile della Terra? Lo scoprirete nel prossimo capitolo, l’appuntamento è come al solito domenica prossima, e martedì non perdetevi invece il terzo capitolo de “Il Signore Della Umbrella”, fanfic simultanea a questa. Quindi vado, ciao ragazzi/e, a domenica!

  
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