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Autore: eclinu    13/12/2010    12 recensioni
[...]Cosa posso comprarle? Cosa posso comprarle? Cosa posso comprarle?
«Sagara, non credo che oggi riuscirai a trovare qualche negozio aperto. E’ Natale!»
«Kazama, tu sai cosa potrei regalare a Chidori? Mi ammazza se non le porto un regalo.» Deglutii pensando alla sua mazza da baseball.
«Non ne ho la più pallida idea. Kaname è una ragazza così complicata che non riesco nemmeno ad immaginare i suoi gusti.»
Sospirai ed una nuvola di condensa uscì dalla mia bocca, disperdendosi nell’aria. «Ti ringrazio, mi inventerò qualcosa.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaname Chidori, Sousuke Sagara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cosa posso regalarle?

 

«Sosuke»

Alzai lo sguardo a sentir pronunciare il mio nome: gli occhi azzurri di Kurz mi guardavano curiosi mentre teneva le mani sui fianchi e si sporgeva sulla mia branda per poter vedere meglio il mio viso. «Non riesci a dormire, amico?» Domandò stendendosi sulla sua branda accanto alla mia, nella nostra celletta nel sottomarino.

«No.» Mormorai.

«Sei preoccupato per qualche esame? Non hai studiato, eh? D’altronde, come avresti potuto visto che siamo tornati da poco.» Suppose, mettendo le mani sotto la nuca e guardando il soffitto di ferro.

«Non è per questo, siamo in periodo festivo, non ci sono lezioni né tanto meno esami.» Risposi mettendomi nella sua stessa posizione: il soffitto era più basso di una comune stanza, ci facevo caso solo in quel momento; sembrava quasi di essere rinchiusi in una scatola poiché anche le pareti erano strette.

«Allora cosa ti preoccupa da disturbare il tuo sonno? Forse, sono pensieri poco carini verso la tua ragazza?» Si voltò nella mia direzione e mi fece un sorriso dei suoi, quando intendeva cose che non riuscivo a comprendere; però, in un certo senso, ci aveva preso: si trattava di Chidori.

«Non è sicuramente quello che intendi, ma sì. Si tratta di lei.»

«Oh, oh! A qualcuno qui balla il testosterone! Andiamo amico, cosa vuoi sapere? Qualche posizione? Qualche parolina dolce per farla cadere ai tuoi piedi?» Si mise su un fianco, improvvisamente esaltato, guardando verso di me.

«Cosa posso regalarle?»

«Come?» Kurz si mise a sedere.

«Tre giorni fa, Chidori non ha voluto che la seguissi mentre andava a fare compere: diceva che io non potevo assistere all’acquisto, allora ho subito pensato che si trattasse di qualcosa che non volesse che io sapessi l’esistenza, come di un incontro segreto con qualcuno che non conoscevo, oppure un acquisto di qualcosa di estremamente pericoloso, così…»

«Così l’hai seguita. E ti ha scoperto?»

«Lei no, ma Kyoko sì. Mi ha detto che stavano facendo acquisti natalizi: le ho chiesto perché Chidori non volesse che l’accompagnassi e mi ha risposto dicendo che voleva comprarmi un regalo di Natale e che se non volevo farla arrabbiare, dovevo comprarle qualcosa anch’io. Adesso la domanda è: cosa posso regalare a Chidori?»

Kurz incrociò le braccia sul petto ed io mi sedetti, facendo dondolare le gambe. «Orecchini, braccialetti, cose di questo genere non le piacciono?» Subito alla mente mi tornò la sua reazione quando le regalai quel paio di bombe luminose sottoforma di orecchini e scossi il capo.

«No.»

«Mmh… la situazione è complicata. Cosa si può regalare ad una donna? Un profumo?»

«Non sono bravo a scegliere profumi.» Confessai.

«Già, dimenticavo che qui il problema sei tu e non Chidori» Disse, poggiando il mento su una mano e piegandosi in avanti per poggiare il gomito sulla gamba che aveva incrociato sul materasso con l’altra; mi sorrise complice ed io abbassai il capo verso le mie mani intrecciate.

«Spremiti tu le meningi per sceglierle un bel regalo, non so proprio cosa possa piacerle» Detto questo, si stese e mi diede le spalle. «Dormi Sergente, domani l’attende l’aereo che la riporta in Giappone. E ricordati che proprio domani è Natale.»

 

Cosa posso comprarle? Cosa posso comprarle? Cosa posso comprarle?

«Sagara, non credo che oggi riuscirai a trovare qualche negozio aperto. E’ Natale!»

«Kazama, tu sai cosa potrei regalare a Chidori? Mi ammazza se non le porto un regalo.» Deglutii pensando alla sua mazza da baseball.

«Non ne ho la più pallida idea. Kaname è una ragazza così complicata che non riesco nemmeno ad immaginare i suoi gusti.»

Sospirai ed una nuvola di condensa uscì dalla mia bocca, disperdendosi nell’aria. «Ti ringrazio, mi inventerò qualcosa.»

Accompagnai Kazama fino a casa sua, ignorando la neve che aveva ricominciato a cadere e poi a piedi andai al mio appartamento: Chidori mi aveva invitato a passare la giornata a casa sua, per festeggiare insieme visto che entrambi eravamo soli, ed io avevo accettato pensando solo al fatto che così avrei potuto tenerla d’occhio più facilmente.

Una volta nel mio appartamento, feci scorta di armi e poi andai da Chidori, che corse felice ad aprirmi la porta d’ingresso.

«Prego, entra.» Mi disse, scostandosi dalla porta e lasciandomi entrare: tolsi il giaccone e lo appesi all’attaccapanni dell’ingresso; sentii un risolino e mi voltai per guardarla.

«Qualcosa non va?» Domandai.

«No, va tutto bene. Solo, stavo pensando che ho fatto bene.»

«A far cosa?»

Scosse il capo sorridendomi «Dopo, dopo»

Mi mise le mani sulla schiena e mi spinse verso la cucina, dove mi fece accomodare al tavolo «Aspetta qui, torno subito.»

Annuii e la vidi sparire in camera sua: tornò dopo qualche minuto, con le mani dietro la schiena; sembrava molto felice quel giorno.

«Ho una cosa per te» Affermo con un sorriso, per poi porgermi un pacco regalo «Mi raccomando, non farla esplodere. E’ da parte mia, fidati.»

Guardai prima il pacco e poi lei, non potendo fare a meno di arrossire al pensiero che io non avevo nulla per lei.

«Aprilo» M’incoraggio dolce, sedendosi accanto a me.

Scartai pazientemente l’involucro di carta rossa e quando ne riuscii ad estrarre il contenuto, lo aprii stendendolo avanti ad i miei occhi: era una felpa, di cotone caldo e di colore nero.

«Ti piace?» Domandò.

La osservai, sembrava preoccupata.

«Certo. E’ comoda, calda ed è nera, perfetta per la mimetizzazione»

«Stupido, te l’ho comprata perché indossi sempre la camicia della scuola quando sei in abiti civili, con questa non ci devi andare in guerra, siamo intesi?» Chiese con tono autoritario.

«Sissignora!» Mi sentii improvvisamente in pericolo.

«Buon Natale, Sosuke» Il suo tono divenne dolce.

Come potevo dirle che non avevo un regalo per lei? Lei che mi pensava sempre, lei che si prendeva cura di me, lei che mi faceva sentire bene quando credevo di non aver più nessuno.

Abbassai gli occhi, «Chidori, io…» tentennai. «Io non sono riuscito a trovare un regalo adatto a te… mi… Mi dispiace.» Strinsi gli occhi aspettandomi una sua sfuriata, una sua pestata, una sua qualsiasi reazione. Che non arrivò.

Alzai cautamente lo sguardo ed anziché uno sguardo omicida, trovai un sorriso «Invece il mio regalo l’ho già avuto.»

«Come?» Sbattei le palpebre, improvvisamente confuso.

«Sei tornato da me, hai disobbedito ai tuoi superiori per me, hai rinunciato a metà del tuo stipendio per me. Questo mi è più che sufficiente.»

 

Il mio cuore ebbe improvvisamente una reazione che assumeva solo quando mi trovavo in pericolo: pulsazioni al limite, adrenalina nelle vene, sangue pompato ad una velocità anormale, sudorazione improvvisa di mani e fronte.

Ma io non mi trovavo in pericolo; ero con Chidori.

Era lei a provocarmi quella reazione?

Però c’era qualcosa che non mi accadeva in guerra: le mie guance erano calde, così come il mio petto. Mi sentivo bene, non in allerta.

Guardai le sue labbra e mi chiesi cosa fosse quel desiderio di sovrapporle con le mie.

Potevo farlo?

Una volta, lei stessa mi aveva detto che era sbagliato rubare un bacio senza il permesso dell’altra persona: era così anche per lei?

«Chidori, io…» Bisbigliai.

Contatto fisico con altre persone non ne avevo mai avuto e avevo paura di sbagliare.

«Non preoccuparti, non ti prenderò a sberle.» Bisbigliò e solo in quell’istante mi resi conto di averla afferrata per le spalle, di essermi alzato in piedi, avvicinando il mio viso al suo e di tentennare a pochi centimetri dalle sue labbra.

«Posso farlo?» Mormorai socchiudendo leggermente gli occhi.

«Non si chiede mai il permesso, sergente.» Rispose in un sospiro, chiudendo i suoi occhi castani.

Chiusi gli occhi e mi lascia condurre dall’istinto, come quando ero in guerra: poggiai le labbra sulle sue e tutto improvvisamente ebbe senso.

Sentivo il suo profumo entrarmi nelle narici, assuefarmi; le sue labbra morbide e calde contro le mie, al sapore di zucchero e miele.

Abituato com’ero alla violenza, quel dolce attimo mi sembrò il paradiso e distaccarmene fu quasi un dolore.

Le sue guance erano rosse, i suoi occhi lucidi e le sue braccia si strinsero intorno al mio collo: ricambiai l’abbraccio e mi voltai verso il suo orecchio per mormorarle «Non so cosa sia l’amore, non avendolo mai provato sulla mia pelle, ma se è questa sensazione di calore e di benessere che provo quando sono accanto a te, allora…» La strinsi più forte sul mio petto «Credo di essere innamorato di te» sussurrai.

   
 
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