Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: itsmemarss    13/12/2010    0 recensioni
(…) Quando ti risvegli nella devastazione, quando aspetti sul bordo del nulla, con il caos che piove giù come fuoco, l’unica cosa che ti resta da fare è piangere, invocare aiuto. Perché sei solo, perché hai paura, e non puoi fare altro. Fu l’unica cosa che mi riuscì, quando con mani tremanti raggiunsi il suo corpo inerme. La gamba sinistra era piegata in una posizione innaturale, mentre le mani si stringevano convulsamente intorno alla ferita al fianco. (...)
Ellie, Gale, Liam e Joleen. Quattro destini collegati tra loro. Un piano che cambierà totalmente il loro mondo e quello di tutti gli altri abitanti della Terra. Ma tra intrighi e bugie, nessuno di loro è immune al caos. Soprattutto quando a crollare è il muro di certezze che uno si è costruito intorno a sè. Nessuno può fidarsi più di nessuno. Non più.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

07
(I'm with you, guys!)

 


L’ufficio del Sindaco era molto più semplice di quanto mi aspettassi.
Un camino riscaldava la stanza dal fondo, occupando, insieme a una libreria ricolma di volumi, l’intera parete laterale fino al soffitto. Al contrario, alcune finestre, così bianche da sembrare appena ritinteggiate, la illuminavano a giorno. Era incredibile come non ci fosse quasi differenza fra la luce artificiale del primo pomeriggio di Helium e quella naturale della superficie di Pandora.
Una piccola scrivania bianca, bordata d’oro, occupava il centro del pavimento, un mosaico infinito di mattonelle nere su sfondo bianco e unico elemento lussuoso, che a mio parere era solo un piccolo capriccio di vanità. C’erano anche numerosi tappeti di diversi colori, tutti abbastanza neutri, che si abbinavano ai divanetti sparsi qua e là.
Riconobbi il sindaco nella donna dall’acconciatura complicata che ammirava il paesaggio fuori da una delle finestre, dandomi le spalle. Aveva i capelli biondi, raccolti ordinatamente sulla nuca con un fermaglio dorato. Indossava un semplice abitino verde acqua, con le scarpe abbinare.
Quando si voltò, dandomi la sua piena attenzione, due occhi acquamarina presero a fissarmi intensamente, mentre un sorriso gentile compariva sul suo viso. Sebbene dovesse avere più di una cinquantina d’anni, ne dimostrava molti di meno. E, soprattutto, era ancora molto bella.
Mi ricordò Atena, la dea della saggezza del mondo Antico.
<< Tu devi essere Ellie >> disse all’improvviso, rompendo il silenzio e facendomi cenno con la mano di accomodarmi. Lo stesso fece lei poco dopo, sprofondando delicatamente nel velluto imbottito della poltroncina che stava dietro alla scrivania.
<< Come… signora? >>
<< Hai gli stessi occhi di tuo padre >> non era la prima a farmelo notare, ma non ci avevo mai fatto poi molto caso << Ma suvvia, niente convenevoli. Chiamami semplicemente Sarro >>
Annuii, cercando di sorriderle di rimando. Mi sentivo leggermente intimidita, sebbene… Sarro fosse così gentile con me. Forse non ero abituata a ricevere tante attenzioni. In fondo era sempre stata mia sorella Caisie a ricevere tutte le moine fin da piccola.
<< Sei già stata informata del motivo per cui sei qui, vero? >> mi chiese, giocherellando con le dita.
<< Sì… volevate parlarmi… della Resistenza, suppongo >> risposi.
<< Esatto, ma prima vorrei cominciare con il presentarti le prime persone che hanno reso possibile tutto questo: i membri delle quattro famiglie fondatrici di Helium >>. Indicò la parete alle sue spalle. Quattro volti mi sorrisero dall’alto, contornati da cornici dorate. Erano solo alcuni dei vari quadri che abbellivano le pareti della stanza, per lo più ritratti. Uno in particolare attirò la mia attenzione. Il motivo? L’uomo dalla faccia allungata e gli occhiali dalla montatura di rame aveva gli stessi occhi acquamarina di Sarro Whitfield e le assomigliava in modo quasi inquietante.
Forse notando il mio sguardo, Sarro cominciò con il parlare proprio di lui.
<< Si chiamava Gregory Withfield e, come avrai notato dalla somiglianza, era un mio lontano parente: per la precisione un mio trisnonno. Fu lui stesso a riunire gli altri tre fondatori, suoi fedeli e vecchi amici: Lucinda Shaw, Mundungus Wakefield e Fjodor Wasserman >>. Li indicò uno a uno. Accanto a Gregory, c’erano una donna dal viso smagrito e un originale caschetto di capelli rossi, un uomo dai baffetti molto simili a quelli del padre di Gale e un ragazzo che sembrava non avere più di vent’anni, dai capelli biondi e lo sguardo di ghiaccio. << Come avrai capito, due di loro avevano gli stessi cognomi di due tuoi amici, Gale e Liam. Le loro famiglie discendono, infatti, dallo stesso casato, pur non essendo imparentate formalmente. Comunque… ciò che li accomuna e rende importanti è il coraggio che dimostrarono nel prendere una decisione diversa da quella del resto del mondo >>
<< Lo stesso coraggio che, tre anni fa, portò tuo padre a riunire altre persone che la pensassero come lui. E vorrei tanto che anche tu entrassi a far parte della Resistenza, così come poi hanno accettato di fare i figli delle altre famiglie: Gale, Liam, Joleen… >> mi morsi un labbro e Sarro esitò nel continuare la frase.
Si alzò in piedi e mi raggiunse, poggiandomi le mani sulle spalle e costringendomi a guardarla.
<< Ellie… so che la mia richiesta può sembrare troppo grande, forse anche fin troppo egoista, ma non mento quando dico che tutto dipende da te, dalla tua scelta. Perché sei la chiave, la persona che porterà a termine, più di tutte le altre, il piano per la distruzione del Consiglio >>
<< Perché… tutto quello che hai visto qui sotto, la felicità delle persone, la possibilità di dare a tutti le stesse opportunità, senza preferenze di alcun genere… persino la stessa Helium… niente di tutto questo è destinato a durare, finchè il dominio del Presidente Snow sarà ancora in piedi. Questo lo capisci, vero? >>
Deglutii pesantemente, riflettendo sulle parole del Sindaco. Capivo benissimo quello che volevano dire. Anzi, appoggiavo chiaramente gli ideali della Resistenza e mi sarei unita a loro anche molto prima, senza che ci fosse nemmeno il bisogno di chiedermelo. Ma ora… non mi sentivo all’altezza delle loro aspettative. E se avessi fallito? Se per colpa mia le migliaia di abitanti di Helium avrebbero dovuto pagare per un mio stupido errore?
Sarro sembrò capire cosa mi passasse per la mente e sorrise.
<< Ellie… tutti facciamo degli errori, persino la sottoscritta, ma è proprio da quegli errori che poi riusciamo a imparare e a rimetterci in piedi, più forti di prima. So che, se accetterai, cercherai di mettercela tutta per portare a termine il tuo dovere. E se… malauguratamente dovessi fallire…  nessuno te ne farà una colpa, perché sapranno che ce l’avrai messa tutta. Intesi? >>
Le sue parole mi diedero la sicurezza che fino a qualche attimo prima mi era venuta a mancare.
Dannazione, ero pur sempre una Morningstar, mio padre aveva avuto il coraggio di combattere le ingiustizie di persone che nessun altro avrebbe mai voluto aiutare e aveva sbeffeggiato il Consiglio davanti a un’intera nazione. Non potevo di certo tirarmi indietro, proprio ora che quello stesso popolo chiedeva il mio aiuto.
Ruppi il silenzio dopo qualche secondo, mettendo nel mio sguardo quanta più fierezza potessi tirare fuori dal mio carattere. << Sarei veramente onorata di fare qualcosa per il mio popolo, sign… Sarro >> dissi, riuscendo a salvarmi in corner, evitando di fare l’errore di chiamarla signora di nuovo.
<< Non avevo dubbi, signorina. Sei fatta della stessa pasta di tuo padre, Ellie Morningstar >> disse, rendendomi orgogliosa per il solo fatto di poter essere paragonata a lui.
Mi lasciò libera dalla sua presa e si appoggiò contro la scrivania, scrutandomi attentamente.
<< Bene, allora non c’è molto altro da dirti. Del piano ne riparleremo dopo cena, quando sarai sazia e con lo stomaco bello pieno, signorina. E ora puoi pure tornare dagli altri >>
Mi alzai in fretta, fremente per l’eccitazione, e corsi alla porta.
<< Ellie? >> la sua voce mi fermò proprio un attimo prima di afferrare la maniglia.
<< Sì, Sarro? >>
<< Benvenuta nel club >>
Uscii da quella stanza col sorriso sulle labbra. Sentivo di far parte di qualcosa di grande, di unico. Mi sentivo importante. E, sebbene ormai avessi capito che non sarebbe stata una cosa semplice, ero certa che avrei potuto contare su Gale e mio padre.
Raggiunse le scale e le scesi in fretta, correndo dagli altri. Mi aspettavano tutti, seduti sui divanetti accanto agli affreschi. Papà e Gale erano seduti vicini, occupati in una fitta conversazione, mentre Joleen li ascoltava, davanti a loro, accanto a Walt. Liam, d’altro canto, era perso nella contemplazione della donna dell’affresco che mi aveva colpito, quella che gettava fiori dal grembo.
Quando, però, si accorsero del mio arrivo, smisero di fare quello che stavano facendo e si voltarono a guardarmi. Nei loro occhi vidi l’attesa e perciò non aspettai un secondo di più.
<< Sono con voi >> dissi. Questa semplice frase bastò a rompere il silenzio. Papà si alzò e venne ad abbracciarmi. Walt mi diede un paio di pacche sulle spalle. Joleen mi guardò enigmatica, mentre Liam mi fece l’occhiolino, dicendomi che da ora saremmo stati tutti una squadra. E Gale… lui se ne rimase in disparte, sorridendo timido. Non era tipo da tante effusioni, soprattutto in pubblico, ma si sarebbe rifatto quando saremmo stati soli. Si limitò a stringermi la mano, infondendomi la sua sicurezza.
 
Passai il resto del pomeriggio a fare la conoscenza di tutti gli altri membri: per la maggior parte li conoscevo già di vista, amici dei miei genitori che qualche volta erano passati a farci visita, come i coniugi Holmes e Asbury. Più di una volta avevo persino incrociato i loro figli, quasi tutti dell’ultimo anno, a Scuola. Strinsi persino la mano al padre di Liam e Joleen, il signor Andrew Wasserman. Era un uomo abbastanza simpatico, alto più dello stesso figlio e abbronzato come entrambi, con i capelli vagamente ingrigiti e gli occhi scuri come ebano. Non vidi la moglie, ma non me la sentii di chiederne il motivo.
Rividi persino i genitori di Gale, i quali non erano cambiati per niente, proprio come il figlio. Cecile si permise persino di abbracciarmi, quasi come non ci vedessimo da secoli – in fondo erano passati solo tre anni – e mi chiese di mia madre, di mia sorella. Cercai di sintetizzare il più possibile, evitando di parlare delle cose più sgradevoli.
Alla fine, quasi verso l’ora di cena, decisi di prendermi una pausa e cercai mio padre. Lo trovai seduto su una poltroncina di vimini, l’inseparabile pipa in mano e i piedi appoggiati al ferro battuto del balcone della sua stanza. Non sembrò sorpreso di vedermi. Al contrario, sembrava quasi aspettarmi. Mi sorrise, sbuffando via il fumo dalla bocca, che lasciò nell’aria un sentore di vaniglia. Quel profumo mi fece tornare in mente i vecchi tempi, quando associavo quell’odore al ritorno di papà dal lavoro al Consiglio. Mi sedetti accanto a lui, avvicinando l’altra poltroncina il più possibile alla sua.
<< Mi dispiace non aver avuto abbastanza tempo per noi oggi. In fondo sono… quasi quattro anni che non ci vediamo e avrei voluto organizzare qualcosa di bello, qualcosa che ti rendesse felice. Invece… eccoti qua, già arruolata per la causa di una città di cui nemmeno sapevi l’esistenza fino a ieri >> disse all’improvviso, il tono serio, il sorriso scomparso.
Cercai la sua mano e la strinsi forte, cercando di sorridergli. << Non fa niente papà. L’importante è che ora possiamo di nuovo stare insieme >>. Ricambiò la stretta, tornando a sorridere << E, per quanto riguarda la Resistenza, non c’è problema. Vi avrei appoggiato anche in passato, quando ti ribellasti a Snow >> aggiunsi, sincera.
<< Sei proprio figlia di tuo padre, Ellie >> rispose lui, aprendo le braccia e tenendo la pipa fra le labbra, come un chiaro invito. Non me lo feci ripetere due volte e gli saltai in braccio, come facevo da piccola non appena varcava la soglia di casa. Lo strinsi forte, facendomi cullare dal suono dei battiti del suo cuore. Così come fra le braccia di Gale, anche fra quelle di mio padre, potevo sentirmi al sicuro.
Rimanemmo così per un tempo infinito, ridendo di cose futili, ricordando il passato, sbeffeggiando le piccole manie di mamma, pensando a Caisie che cercava di fare la coraggiosa. Sarei voluta rimanere così per sempre.
Ma, presto o tardi, anche le più belle fiabe finiscono ed è tempo di tornare alla realtà.
Nel nostro caso la colpa fu della campana dell’orologio del Sindaco, che suonò sette volte, a informarci che era ora di cena.
Saltai giù dalle gambe di mio padre e tornai in piedi, subito seguita da lui.
<< Credo sia meglio andare o faremmo tardi per la cena. Sai, ci sarà anche il Sindaco. Siamo dei personaggi importanti e non possiamo mancare >> disse, sorridendo. Gli presi la mano e lo seguii.




COMMENTO AUTRICE
ahah grazie Parresia per i complimenti :D
ed ero sicura al 100% che Liam e Joleen ti sarebbero stati simpatici (anche se non so perchè LOL)!
Spero di non deluderti con il prossimo capitolo, bye!


   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: itsmemarss