Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Thaila    13/12/2010    7 recensioni
Un’infanzia rovinata.
Una vendetta da consumare.
Un titolo nobiliare da dover riscattare.
Alle porte di una Francia che sta cambiando, una donna è alla ricerca della verità.
Nel suo cammino trova però qualcosa a cui non aveva mai pianificato.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Il piano di André si presentò strategico e con un pizzico di incoscienza. Davvero strano per una persona tanto razionale, come l’idea di agire da solo senza dire niente a nessuno. Fortunatamente si rese conto che qualcuno doveva pur guardargli le spalle, altrimenti persino Bernard sarebbe stato estraneo ai fatti. Tuttavia, in seguito a quella scelta, il giovane comandante si pentì amaramente di averlo coinvolto.
Ad André piaceva il suo lavoro. Sin dall’età di sei anni era stato allevato per essere un soldato: i migliori insegnanti, disciplina ferrea ed incarichi al di fuori della sua portata. In questo modo suo padre voleva insegnargli quanto fosse difficile il mondo e di come le scelte di un uomo siano determinanti per quelli che lo circondano. Quei consigli si tramutarono poi in un gran senso di giustizia e lealtà verso la corona, fornendogli l’unica strada a lui idonea. Ormai non riusciva a pensare nient’altro di diverso, eppure non voleva la gloria. L’unica cosa che desiderava era l’ammirazione del padre. Anche quando era piccolo si metteva spesso nei guai per avere un minimo di attenzione da parte sua, ma lui niente, non lo guardava per i troppi impegni. Dopo la morte della moglie, la sua presenza divenne ancora più sporadica e le poche volte che diceva qualcosa ad André, gli riservava soltanto parole taglienti. Per questo motivo la nonna presidiava molto spesso a casa Grandier, perdendo il tempo a litigare con il genero: quando uno cominciava, l’altro aumentava il tono di voce finché le loro urla riempivano l’intero palazzo. Se avveniva di giorno André scappava subito il più lontano possibile, ma quando lo facevano di sera si sdraiava sul letto, con il cuscino premuto sulle orecchie. Quelle urla le trovava fin troppo strazianti e in nessuno modo voleva udire qualcosa di inappropriato. Intanto la casa diventava sempre più fredda e incapace di farlo sentire amato. Ma il giorno che Bernard entrò nella sua vita, le cose finalmente cambiarono.
Era una giornata arsa dal caldo.  In quelle condizioni ad André non piaceva muoversi. Così si sedette sotto ad un albero, sperando di trovare qualcosa per ingannare il tempo. Prese un bastoncino ed iniziò a fare dei cerchi sul terreno, passando poi ad esplorare il tragitto delle formiche. Si stava finalmente divertendo, quando di sfuggita si rese conto che una carrozza aveva oltrepassato il cancello principale. Incuriosito abbandonò ogni cosa e corse davanti al palazzo. Arrivò giusto nel momento in cui il padre scese e diede il proprio bagaglio ad una cameriera. Dopodiché l’uomo chiese a qualcuno nell’abitacolo di seguirlo. André non capiva cosa stesse succedendo, ma si spostò per vedere meglio. Dal mezzo vide sbucare una testolina bruna, con due occhi marroni. Era un bambino intimidito e molto sporco. All’incirca avrà avuto sei anni meno di lui. Il padre non perse tempo e glielo presentò all’istante. Il bambino si chiamava Bernard Chatelet. Lo aveva trovato in un orfanotrofio vicino Parigi e aveva deciso di portarlo a casa per farlo diventare il suo attendente. Questo richiedeva una certa preparazione e molto studio. Per risollevare il problema anche André si mise di impegno, aiutando il nuovo amico quando poteva e sostenendolo nei momenti di difficoltà. Ma oltre ad essere una persona presentabile per potersi aggirare tra i nobili, un attendente doveva tenere conto dei propri doveri. Gli stessi che Bernard brandiva in un momento delicato, come quello di catturare il cavaliere nero.
- Non puoi fare il sosia del ladro. E’ troppo rischioso. Se ti succedesse qualcosa tuo padre mi farebbe fuori! – commentava continuamente, incredulo alla tanta tranquillità mostrata da André nelle sue decisioni.
- E tu credi di essere perfetto per la parte? –
- No, con la spada è già tanto se riesco a tenerla in mano per più di due minuti durante un allenamento, ma fra i due è meglio che sia ferito io. –
- E’ per questo che ho bisogno di te. Saremo in due a batterci contro il ladro, così lo sconfiggeremo di sicuro. –
- E se ti attaccasse alle spalle mentre tu sei distratto e io non facessi in tempo a salvarti? –
- Da quando sei diventato così negativo? E’ da mezz’ora che non fai altro che presagire brutte situazioni. – disse André con esasperazione.
- Vuoi che continui? –
André scosse la testa. Nessuno era più testardo del suo fedele amico.  Così alla fine fu costretto a cedere alla perseveranza di Bernard riservandogli il compito principale del piano. Per sicurezza gli fu comunque imposto un allenamento di due settimane che gli ampliarono le doti di agilità e astuzia. Dopodiché prese possesso dell'abito scuro trovato in soffitta e con una benda capace di coprirgli il volto, assunse le sembianze del cavaliere nero. Sia lui che André non lo avevano mai visto di persona, in ogni modo erano certi che nessuno avrebbe notato la differenza. Qualche giorno dopo, la messinscena prese lentamente forma.
In un momento del genere il gioco di squadra era essenziale. André si occupava di acquisire ogni tipo di informazione sugli spostamenti dei nobili, mentre Bernard cercava di applicarli. Per paura di essere scoperto, il ragazzo aspettava sempre che la notte calasse prima di agire, per poi intrufolarsi nelle dimore aristocratiche e rubare tutto quello che trovava. In principio agiva tra le due o le tre volte alla settimana finché non divenne un appuntamento regolare. A quel punto si creò un vero scompiglio tra i nobili che non riuscivano più a sentirsi al sicuro. Al contrario di loro, Bernard stava prendendo in considerazione l'idea di cambiare lavoro e di mettere la propria vita nelle mani dell'illegalità. Un pensiero del genere era difficile che non gli balzasse nella mente, notando la stanza in cui dormiva raccogliere un patrimonio di enorme valore. A volte trovava all'interno oggetti insensati o troppo esagerati per i suoi gusti, ma quando vedeva tutto quell'oro non poteva fare a meno di sentirsi potente. Era una sensazione insolita, mai provata prima di allora, eppure lo faceva sorridere. Almeno lui ci riusciva perché, con grande probabilità, anche il vero cavaliere nero doveva essere infuriato. In fondo era quello che entrambi volevano, soprattutto André che era convinto di premere sul suo punto debole: l'orgoglio. La teoria appariva abbastanza traballante e meschina da usare, ma era davvero l'unica pista che avevano. Ma se tutto ciò non avesse funzionato, la fatica da parte di Bernard sarebbe stata inutile. Dal canto suo, non poteva abbattersi perché André credeva fortemente in quello che stava facendo. Poche volte lo aveva visto così convinto. L’ultima volta era stato il giorno che aveva combattuto contro Girodelle per la carica di comandante, conquistando la divisa di cui era tanto fiero, la stessa che lo aveva condotta ad un incarico tanto ingrato. Bernard non aveva nemmeno osato dire una parola al riguardo, ma ammirava il ladro. I nobili non facevano altro che disperarsi per quello che avevano perso, dimenticandosi che loro per primi avevano rubato alla povera gente. Per loro nessuno esercito si era schierato, nemmeno i loro lamenti venivano ascoltati, se non da quell'uomo coraggioso che era il cavaliere. Da quando quell’avventura aveva avuto inizio, anche se a malincuore, Bernard era intenzionato a catturarlo e a conoscerlo per bene, prima che una puzzolente cella lo inghiottisse. Nel frattempo niente da fare, del cavaliere neppure l’ombra.
Rammarico dall’ennesima delusione, Bernard si allontanò dal palazzo appena derubato. Questa volta si era trattato di un duca importante, tanto da essere molto vicino al Re e da possedere molto più oro di lui. Infatti, il ragazzo teneva in mano un considerevole bottino, che non vedeva l’ora di rivedere, soprattutto per un oggetto che lo incuriosiva tanto. Così accelerò il passo, entrando nell’immenso boschetto del conte. Da lì a poco, qualcosa di sinistro lo costrinse a fermarsi. Credeva di aver sentito male, ma il rumore si rifece udire ed era qualcosa che assomigliava ai passi di qualcuno. A causa di tutta quella vegetazione non riusciva a capire da dove arrivasse e se fosse uno o di più, comunque fosse, comprese che qualcuno gli aveva teso una trappola. Per fortuna Bernard aveva udito in tempo, così riuscì a rifugiarsi dietro al tronco di un albero. Al petto strinse con forza la borsa con l'ultimo bottino, sperando che diventasse un tutt'uno con lui. Per sicurezza non espose la testa e lasciò che l'udito lo guidasse per capire i movimenti dell'avventuriero. Quando la persona gli passò davanti, per poco il cuore non smise di battere. E anche quando si allontanò, Bernard continuò a rimanere in quella posizione per qualche minuto, un periodo paragonabile all'eternità. Appena si sentì al sicuro si guardò attorno con circospezione, tendendo l'orecchio al minimo rumore. L'indagine gli fece constare che in giardino non c'era nessuno e l'oscurità lo avvolgeva con delicatezza. Un piccolo spiraglio di luna gli permise di confermare la sua ipotesi, dandogli qualche sollievo. Ma anche se in apparenza sembra sembrava che nessuno lo stesse inseguendo, l'istinto gli ordinava di stare in allerta.
Intanto il ragazzo imboccò la direzione contraria, verso il cancello che recintava il palazzo. Quando finalmente lo vide, la distanza si era notevolmente accorciata e la speranza di salvarsi divenne una questione fattibile. Almeno così credeva, ma il fruscio delle foglie lo bloccò.
Bernard rimase paralizzato. Il rumore proveniva dietro alle sue spalle ed era sempre più forte. Preso dal panico, un brivido gli percorse lungo la schiena e la gola si fece secca. La testa smise di collaborare in maniera coerente, maledicendo la sua impazienza. Ma dopo un breve momento di smarrimento, Bernard decise che non poteva stare fermo. Allora si girò e fece cadere a terra il bottino, un vero peso in quel momento. Poi levò la spada dalla fodera e la puntò nella direzione da cui provenivano i rumori. Non sapeva cosa lo aspettasse, ma era comunque pronto a difendersi.

Alain allungò la mano, posandola sulla spalla di Oscar. La ragazza stava per recarsi al giornale e, persa com’era dai sui pensieri, prese uno spavento a sentire quel contatto. Tirò un sospiro di sollievo quando, girandosi, vide chi era
- Cosa sono queste imboscate di prima mattina? Non hai una città da controllare? –
- Dobbiamo setacciarla e mandare in carcere chiunque sembri sospettoso. – le riferì l’uomo, grattandosi nervosamente sotto il mento. Oscar lo registrò come un brutto segnale.
- Dov’è la novità? –
- Il cavaliere nero è ricercato... –
- Come sempre, d’altronde. -
- E’ un problema davvero grosso. –
- Continuo a non seguirti. Perché questa mattina non riesci a concludere nemmeno una frase? –
- All’alba ci è arrivato un nuovo comunicato. Durante la notte è stato ucciso un conte. Chi è sopraggiunto nel posto, ha detto di aver visto il cavaliere nero mentre scappava. –
Ad apprendere una notizia del genere, Oscar sentì il sangue ribollire dalla rabbia.

La notizia nell’omicidio fece il giro della corte e verso la tarda mattinata non c’era nessuno che non sapesse cosa fosse successo. Per non parlare dei dettagli macabri e per niente veritieri che i nobili spargevano per avere un momento di notorietà. A disparte di tutta questo interesse, André e Bernard continuavano a scambiarsi le informazioni. Il tono di voce era un sussurro: non volevano che nessuno nel salone sentisse quello che avevano da dire.
- Credi che sia stato lui? – gli domandò Bernard.
- Possibile. Magari era messo alle strette e…-
- Non ci voglio credere. -
- E allora dammi una spiegazione perché io non capisco. – gli rispose André, maledicendo se stesso per non essersi accorto che a pochi metri da lui si stava consumando un omicidio. – Tu eri nel boschetto, io al confine della proprietà che ti aspettavo ed insieme non siamo riusciti a vedere l’assassino.  -
- Doveva essere ancora dentro quando ci siamo allontanati. –
- Però qualcuno ha visto il cavaliere nero… Io spero che non sia stato lui. –
- Come? – Bernard credette di non aver sentito bene.
- Il conte Drecrù era un amico di mio padre. Se davvero è stato il cavaliere nero ad ucciderlo, vuol dire che la colpa è mia. Forse lui stava cercando te e, trovando invece il conte, ha creduto che fosse il suo sosia. -  
- O forse hanno visto me mentre scappavo. –
- E’ da prendere in considerazione. – commentò André, mentre cercava di mettere insieme i pezzi. L’uomo era stato ritrovato con una ferita profonda sull’addome. Era vestito bene, come se dovesse incontrare qualcuno e accanto a lui non era stato trovando nessun tipo di arma. -  Eppure…-
- Qualcosa continua a non convincerti. Cos’hai detto al Generale prima? – gli chiese il fedele servitore per cambiare un attimo il discorso. Quando avevano ricevuto la notizia di prima mattina di recarsi alla reggia, si erano preoccupati. E quando avevano appreso cos’era successo, entrambi si guardarono sconvolti, convinti che avrebbero fatto una brutta fine.
- Il minimo indispensabile: che sto cercando di capire chi sia il cavaliere e che sto provvedendo a fare un piccolo esercito di uomini per controllare Parigi. Ho dovuto dirlo. Il conte era un vecchio conoscente del sovrano precedente, pertanto una persona molto stimata dal nostro attuale Re. Cavaliere o no, qualcuno dovrà andare in galera. –
- Quindi poniamo fine al piano? –
André rimase in silenzio. In parte voleva concludere ogni cosa e restituire quello che aveva rubato Bernard, ma era comunque convinto che fosse meglio agire proprio in questi giorni per vedere come avrebbe agito il vero cavaliere nero.
- Un’ultima volta, poi useremo le vecchie maniere. –
- Meglio. Dopo questo spiacevole avvenimento, se i nobili mi vedessero conciato in quelle condizioni mi sparerebbero all’istante. -
- Non lo farò, tranquillo. –
- Non lo farai cosa? –
- Cercherò di non spararti mentre ruberai a casa Grandier. –
- Colpirò casa nostra? – Bernard strabuzzò gli occhi.
- Non ti senti più sicuro?-
- Mi piace come ultima uscita. – sentenziò Bernard, mettendosi le mani in tasca e dimostrando un viso più rilassato. Era da molto che non si sentiva così leggere e molti domestici se ne erano pure accorti.
- E mi accerterò che nessun gatto ti segua. – gli assicurò André, trovando l’unica cosa divertente che lo faceva ridere in quella situazione drastica. Quando aveva chiesto all’amico di raccontargli quello che era successo la notte precedente, si era fatto dare ogni minimo particolare. Scoprì che per due volte Bernard era stato quasi scoperto: una volta doveva trattarsi del conte, la seconda volta fu a causa di un gatto.
- Era nero. Si vedevano soltanto i suoi occhi famelici e oscuri. –
- Una vera minaccia. -
Mai il tramonto fu tanto atteso per i due uomini, quanto pieno di aspettative allo stesso tempo. Molti nobili promisero di non dormire per allora, altri si riunivano per andare alla caccia del vero ladro.  Nessuno si sarebbe mai aspettato che ad accoglierli ci sarebbe stata un notte senza luna e con il freddo che faceva da padrone.

Oscar sorrise. Poco distante da lei, un individuo con i suoi stessi indumenti stava scendendo dalla parete esterna di un palazzo. Lui non soltanto si era divertito a rubare, ma aveva pure infangato il suo nome con un omicidio. Se, anche se con difficoltà, era passata sopra alla prima, il fatto della notte precedente richiedeva giustizia. La nottata era poi perfetta per potersi vendicare.
Con passo felpato si avvicinò il più possibile al sosia. Il tipo era intanto sceso. Con un gesto deciso, tagliò la corda appena usata e la raccolse. Una estremità gli servì per chiudere la sacca che, nonostante fosse quasi vuota, secondo Oscar doveva contenere la refurtiva e con l’altra estremità legò il tutto alla sella del suo cavallo nero. Nel svolgere certe mansioni Bernard non si era mai guardato intorno e quella distrazione fu colta da Oscar che lo raggiunse alle spalle, puntandogli la spada alla schiena.
- Sei arrivato finalmente. Ti stavamo aspettando. – pronunciò Bernard, mettendo in crisi le sicurezze della ragazza.  
- Cosa? –
Da dietro un albero uscì un uomo. Quando lo spostarsi di una nuvola permise alla luna di risplendere nella sua chiarezza, Oscar si accorse che si trattava di un uomo in divisa. Approfittando della distrazione causata da quella situazione, Bernard ebbe il tempo di tirare fuori la sua spada. L’arma si scontrò subito con il vero ladro: il colpo non riuscì a toglierla dalle mani, ma risvegliò Oscar dallo shock.
- Maledetti. Questa era una trappola! – gridò con rabbia, più per se stessa che per loro.
- E tu ci sei cascato. – le rispose un Bernard divertito che non faceva altro che essere respinto negli attacchi.
Intanto André non sapeva come agire. La notte confondeva le due persone, impedendogli di capire chi fosse Bernard. Ogni tanto credeva di aver trovato quel particolare che potesse aiutare, ma poi ci rinunciava: non voleva ferire per errore il suo amico. Allora non faceva altro che seguirli, osservando i colpi che si inferivano con grande bravura. Uno dei due, però, fu più veloce e assestò un taglio sul palmo dell’altro, facendogli partire la spada. Il cavaliere ferito si portò la mano sanguinante al petto e gridò verso André.
- Forza, non farlo scappare! –
 Oscar si girò allora verso l’uomo in divisa. - Vuoi assaggiare pure tu la mia spada? Dai, combatti. –
- Vediamo come te la cavi con me! - sentenziò Andrè posizionandosi davanti a Oscar – Tu mettiti al sicuro. – disse poi all’amico.
Le spade si incontrarono subito e con forza si fiondavano sull’avversario. I movimenti erano quasi in simbiosi, entrambi capirono che quella sfida non sarebbe stata per niente facile.
Solo durante il combattimento André si rese conto che il vero cavaliere aveva una corporatura leggera, tanto da spostarsi velocemente, ma anche una notevole energia. Negli ultimi colpi lo stava persino facendo arretrare.
- Stai attento al cavallo, André! – lo avvertì l’amico. Il ragazzo si guardo indietro e vide l'animale alle sue spalle, legato ad un tronco di un albero. Davanti c’era il ladro che non gli dava via di fuga.
Andrè, non riuscendo ad evitare l’ennesimo colpo, si abbassò e tagliò la corda che bloccava il cavallo. La spada del bandito lacerò la fune che legava il bottino, graffiando il cavallo che, con un nitrito, si allontanò dalla battaglia in corso.
Andrè intanto infierì un colpo dal basso e si rimise alla stessa altezza del suo avversario, pronto più di prima. Era convinto che, senza intralci, il combattimento potesse ormai svolgersi normalmente. Ma uno dei piedi prese la sacca che era caduta e, dovendo contrastare la furia del ladro, perse definitivamente l’equilibrio.
Ormai a terra, André vide la figura nera farsi grande. Sul viso si poteva leggere un sorriso compiaciuto, mentre si posizionava bene al suo fianco, prendeva la spada con entrambe le mani e la tirava in alto per assestargli una bella ferita. Per quanto gli avessero fatto del male, lei non voleva ucciderlo, ma solo ferirlo. Non era però quello che credeva Bernard che, preso dal panico, tirò fuori la pistola dalla cintura e la puntò verso il cavaliere nero, sparando un solo colpo.  
Oscar sentì lo sparo, ma non fece in tempo a girarsi. La spalla bruciò per un breve un momento, seguito da un dolore lancinante che non riusciva a sopportare. Priva di forze si accasciò a terra, mentre i suoni si annullavano e le immagini assumevano un contorno sbiadito. In quel momento l’unica cosa che gli venne in mente fu che voleva vedere la neve, bianca e candida, ma ad accoglierla trovò soltanto un luogo buio e freddo.


Lo avevo promesso ed eccomi già qui. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento, cari lettori, perché dalla prossima gli eventi inizieranno a staccarsi dalla solita trama.  E poi, dato che c’è questo piccolo spazio per l’autrice, voglio rinnovare i ringraziamenti per coloro che hanno letto e commentato il precedente capitolo, ma soprattutto a whateverhappened che ha il coraggio di betare quello che scrivo. Inoltre, dato che manca poco, faccio a tutti i miei sinceri Auguri di Natale e di Capodanno. Alla prossima.
  
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