N.d.A.:
In primis ringrazio Tetide
e Ici Drive per
avere recensito il primo capitolo di questa storia. Premetto subito che
non consterà di molti capitoli, quindi non dovrete attendere
a lungo per leggerla nella sua interezza.
x Tetide: Beh,
come leggerai, in montagna qualcosa accade, il cosa è da
vedere!
x Ici Drive: Non
posso certo svelare la trama della storia, vi toglierei il gusto di
leggerla. Vediamo intanto se apprezzi questo nuovo capitolo!
Il grande sogno di Maya (Garasu
no kamen), Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono
proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan
Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e
pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata
creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene,
pertanto, intesa….
Seulement à
Noël
By Aresian
Parte Seconda
Tutto sommato la scelta si era rilevata scontata, giacchè la Compagnia Unicorno era impegnata in uno spettacolo e, pertanto, nessun membro avrebbe potuto accettare l’invito. Tra quelli della Compagnia Tsukiakge molti si erano già organizzate le vacanze natalizie e così, alla fine, sul treno per Nagano ci salirono anche Mina e Sayaka. Giunti alla stazione vennero accompagnate all’Hotel, sito alle pendici della montagna nella più rinomata zona sciistica della zona, direttamente da una navetta privata.
“Wow, che paesaggio mozzafiato”
commentò Rei, scendendo dal pulmino. L’Hotel era
infatti
incastonato in un paesaggio naturale realmente fantastico. Sito su
una zona rialzata, rispetto al resto della piccola cittadina
turistica, pareva come una piccola reggia intagliata tra due innevate
e maestose pareti rocciose, voltandosi verso la cittadina si aveva la
visione, estatica, dell’intera valle ricoperta da una
delicata
coltre bianca che riverberava, come un prisma, ai raggi del
sole.
“Ragazze, non vedo l’ora di lanciarmi lungo una
di quelle piste” rispose con entusiasmo Sayaka, guardando con
una certa invidia gli sciatori che affollavano gli impianti di
risalita.
Maya, stranamente, non commentava e si limitava ad
osservare tutto con gli occhi spalancati per la sorpresa, eppure
doveva aspettarselo. Il suo amico, il Donatore di Rose, che poteva
permettersi di offrire le vacanze non solo a lei ma a ben altre tre
persone, e che possedeva una villa di campagna come quella che
l’aveva anni indietro ospitata, non le avrebbe offerto di
meno tuttavia la sua generosità non mancava mai di
sorprenderla.
“Su, andiamo dentro. Sono curiosa di vedere se
l’interno di questo Hotel si presenta bene quanto la
facciata”
disse Rei, con la sua solita praticità. Avevano dieci
giorni di tempo per bearsi del panorama e delle piste da sci meglio,
per il momento, scaricare i bagagli e farsi una bella doccia.
In
effetti l’interno dell’albergo era, se possibile,
anche
meglio dell’esterno. Sicuramente era un cinque stelle,
accidenti per passarvi una sola notte, con tutta
probabilità,
avrebbe dovuto dare fondo a tutti i risparmi di un mese. Sobrio ed
elegante, senza essere tuttavia eccessivo, e in pieno stile montano
con l’arredamento costituito da costosa “arte
povera”,
una hall perfettamente attrezzata di tanto di salottino
d’attesa
e, a lato, il tradizionale bar. Con un cenno Mina fece segno a Maya
di avvicinarsi alla Reception e di chiedere le chiavi, in fondo la
prenotazione era per lei, in primis.
“Buon giorno e
benvenute all’Hotel Takaji. I vostri nomi, prego?”
disse
in tono professionale, con un affabile sorriso, la receptioniste.
“Mi
chiamo Maya Kitajima dovrebbe esserci una prenotazione per me e per
le mie tre amiche” disse la giovane porgendo il coupon che
l’Amico delle Rose le aveva fatto avere.
“Certamente
si tratta di due doppie. Solo un momento, chiamo un addetto per i
bagagli”.
Una decina di minuti dopo le quattro ragazze si
riposavano all’interno delle loro stanze. Quella toccata a
Maya
e Rei era davvero stupenda. Arredata come l’interno di un
piccolo chalet, aveva il bagno sulla destra, una porta finestra con
terrazzino, con annessa una vista mozzafiato sulla vallata, un mobile
“quattro stagioni” di rovere massiccio, pavimento
in
cotto e un delicato e accogliente rivestimento di legno di ciliegio
alle pareti.Uno scrittoio dai preziosi intarsi, un paio di
poltroncine rustiche, rivestite in candida pelle, completavano il
corredo del piccolo salottino, infatti la camera con i due letti si
trovava in uno stanza adiacente, sulla sinistra.
“Ragazzi,
questa camera è una meraviglia”.
Rei non sapeva più
cosa pensare. Se anche Mina e Sayaka aveva ricevuto lo stesso
trattamento, alla prima rappresentazione della Compagnia Tsukikage
avrebbero dovuto dare il massimo per contraccambiare la
generosità
del misterioso ammiratore di Maya. Quel che era certo
quell’uomo
non aveva badato a spese.
Maya non disse niente, vagamente delusa
nel non trovare l’ennesimo mazzo di rose ad accoglierla.
Probabilmente non ne aveva avuto l’opportunità.
“Su
Maya disfiamo i bagagli e diamoci una rinfrescata tra circa due ore
sarà ora di pranzo e poi... via sulle piste” la
prevenne
Rei, intuendo all’improvviso il corso dei suoi
pensieri.
Immediatamente il sorriso tornò sul volto della
giovane. Era stata ingiusta, l’amico le aveva donato una
vacanza da sogno e lei si rammaricava per la mancanza di due rose al
suo arrivo, sciocca.
E’
certo di volere che l’accompagni, Sig. Masumi?”
chiese la
Sig.na Misuki, osservando sorpresa il proprio capo infilare un fascio
di documenti all’interno della ventiquattrore. Era passato
dall’ufficio quella mattina per prendere dei documenti da
esaminare durante la breve vacanza che si sarebbe concesso.
Masumi
levò lo sguardo a cercare il volto perplesso della
segretaria.
Evidentemente, per una volta, gli era riuscito di spiazzarla.
“Il
ricevimento al quale ho deciso di prendere parte lo considero
“lavoro” così come i “pranzi
d’affari”
che avranno luogo la vigilia di Natale e il 27. Ho pertanto bisogno
della sua presenza, sempre che non avesse già altri progetti
per questo periodo”.
Misuki si sistemò gli occhiali
mentre un lieve imbarazzo le imporporava, stranamente, le gote. Era
un evento pressocchè eccezionale. Il problema era che Masumi
aveva messo, come si suol dire, il dito nella piaga. Al solito,
assorbita dai suoi mille compiti alla Daito Productions, Misuki non
si era concessa molto tempo per la propria vita privata e, a ben
vedere, non aveva molta scelta su dove trascorrere i pochi giorni di
vacanza che sperava di estorcere al Presidente.
Masumi sorrise
lievemente, in parte divertito e sorpreso al contempo, della reazione
della sua imperturbabile ed efficiente segretaria. Non si era mai
soffermato a pensare a Misuki in altro modo che un impiegata della
Daito, anche se a ben vedere la donna doveva avere interessi ben
oltre la compagnia per la quale lavorava. Non che gli importasse
particolarmente delle esigenze della sua segretaria ma doveva
ammettere che era una collaboratrice preziosa pertanto concederle un
po’ di riposo, visto il tour de force al quale
l’aveva
sottoposta nell’ultimo periodo, non sarebbe stata una cattiva
idea. Una gratificazione è sempre un ottimo modo per
acquisire
stima e fedeltà.
“Dalla sua reazione deduco che
la risposta sia un no” commentò in tono cortese,
cercando il suo sguardo. Misuki si riprese immediatamente,
rispondendo con pacata tranquillità. “Non ero
certa di
avere dei giorni liberi a disposizione, pertanto non ho ancora
organizzato nulla”.
“Mi permetta di darle un
suggerimento. A parte gli appuntamenti di lavoro di cui le ho
parlato i restanti giorni sono completamente a sua disposizione, se
desidera trascorrerli al Residence la Daito le pagherà il
soggiorno. Ci pensi” sentenziò l’uomo,
prima di
riportare la propria attenzione ai documenti che ingombravano la
costosa scrivania.
Un lampo di sorpresa attraversò le iridi
della donna. Certamente il vecchio Presidente, Eisuke Hayami, non si
sarebbe mai sognato di proporle una cosa del genere.Conosceva,
tuttavia, abbastanza bene il Sig. Masumi per sapere che quello era il
suo modo di gratificarla per il lavoro svolto e pertanto come tale
lo considerò. Ad essere onesta avrebbe voluto rifiutare ma
la
praticità la indusse a fare l’esatto contrario.
Andare e
tornare, in tre giornate differenti ,sino al Villaggio Residence di
Nagano le sarebbe costato un sacco di tempo e una bella strapazzata,
meglio accettare l’offerta e soggiornarvi direttamente.
“La
ringrazio per l’offerta Sig Masumi, accetto con piacere, in
questo modo mi sarà più facile gestire gli
incontri
che, eventualmente, potrebbero essere organizzati dopo il
Ricevimento” e detto questo, con un lieve cenno del capo, se
ne
andò dall’ufficio. Masumi non potè
impedirsi di
sorridere, l’impeccabile praticità di Misuki non
veniva
mai meno, a quanto sembrava. Una simile offerta non l’avrebbe
mai fatta ad una delle impiegate dell’ufficio produzioni,
l’avrebbero presa come un invito
“privato” Misuki,
invece, lo conosceva bene e aveva letto perfettamente tra le righe di
quell’insolito invito. Soddisfatto, raccolse il cappotto
dall’appendi abiti e si avviò verso casa.
Chissà
se Maya era già arrivata al Villaggio?
-
Pista Principianti. Ore 10.00 del 23 Dicembre -
Infagottata
nella calda tuta da sci, scarponi bene allacciati e
un’espressione
alquanto dubbiosa dipinta sul viso, Maya si apprestava a prendere la
sua prima lezione di sci. Nutriva forti dubbi sulle sue
capacità
di apprendimento, tanto che aveva cercato di svicolare
all’invito
di Sayaka che si era offerta di farle da maestra, ma Rei era stata
irremovibile. Che cosa avrebbe fatto Maya, tutta sola e soletta,
mentre loro si scatenavano sulle piste da sci? Impensabile, e poi
avrebbe dovuto sfruttare la costosa attrezzatura che il suo
Ammiratore si era generosamente premunito di regalarle. Forse per
questa ragione, alla fine, la giovane aveva capitolato ed ora eccola
lì, rigida come un palo del telefono con i bastoncini tra le
mani e gli sci ai piedi ad imitare, più o meno goffamente, i
movimenti che Sayaka le stava mostrando.
“Coraggio, Maya.
Non è difficile. Basta avere il senso
dell’equilibrio e
seguire alcuni piccoli accorgimenti. Vedrai, ti farò
diventare
un asso delle piste” la incoraggio l’amica notando
la
sua espressione alquanto perplessa.
Dopo dieci minuti di quella
strana “danza”sul posto, senza spostarsi di fatto
di un
solo millimetro, Sayaka ritenne di averle rivelato i rudimenti base,
ora veniva il meglio…
“Perfetto. Adesso proviamo a
vedere come te la cavi. Dai una piccola spinta appoggiandoti su
entrambe le racchette e ricordati che per frenare devi far convergere
le punte degli sci e piegare le ginocchia verso
l’interno”
la istruì l’amica.
Maya si domandò, per
l’ennesima volta, perché diamine avesse accettato
il
suggerimento di Rei ed essersi lasciata convincere ad infilare quegli
sconosciuti aggeggi ai piedi. Prendendo un profondo respiro si diede
una piccola spinta, sussultando per la rapidità con la quale
gli sci scivolarono sulla neve battuta facendola spostare
rapidamente verso valle. O cielo! Bhè, per lo meno le
riusciva
di stare in piedì. Per la seguente mezz’ora
sperimentò
un paio di volte quando fosse morbido il manto nevoso, perdedo
l’equilibrio ma tutto sommato non era così
disastrosa e,
seppur impacciata, cominiciava quasi a divertirsi. Con uno
“spazzaneve” (per chi non sapesse sciare
è la
tecnica di base sia per girare che per fermarsi, quando ancora non si
è in grado di sciare con gli “sci
paralleli” –
N.d.A.) ancora piuttosto approssimativo stava seguendo
un’immaginario percorso di curve a destra e sinistra, lungo
la
pista, quanto uno spericolato ragazzino le tagliò la strada
facendola andare nel panico più totale tanto che
finì
gambe all’aria ancor prima di rendersene conto. Una sonora
risata, seguita da un ironico “Si è fatta male,
ragazzina?” la colse di sorpresa. Indispettita
alzò lo
sguardo per incrociare il volto divertito di… Masumi Hayami
della Daito Art Production. I capelli biondi mossi dalla lieve brezza
e gli occhiali da sole a proteggere le iridi dal riverbero accecante
della neve. Era impeccabile, come sempre, anche con indosso quella
tuta da sci azzurra e bordata di nero.
“Sto benissimo”
bofonchiò la giovane, riscotendosi dalla sopresa, cercando
di
rimettersi in piedi, goffamente, giacchè ad ogni sforzo
corrispondeva un pessimo risultato. Si era fermata in una zona dalla
discreta pendenza ed ogni volta che tentava di rimettersi in piedi
gli sci le scivolavano inesorabilmente verso valle. Saiyaka, Rey e
Mina, che erano davanti a Maya prima del suo ruzzolone, si erano
fermate leggermente più a valle e, non senza fatica, stavano
risalendo a “scaletta” per aiutare
l’amica così
Maya si trovava da sola e totalmente esposta al divertimento
dell’uomo
che più detestava al mondo. Rendendosi conto della sua
posizione, ben poco onorevole, arrossì imbarazzata chinando
lo sguardo. Non aveva proprio voglia di incrociare, anche per
sbaglio, le iridi divertite dell’uomo.
“Mi permette un
consiglio?” le chiese quest’ultimo, piantando
entrambi i
bastoncini nella neve, fissandola in volto pienamente consapevole
delle emozioni che regnavano nell’animo della ragazza.
Maya
avrebbe voluto dirgli di farsi gli affari suoi ma onestamente
avrebbe preferito uscire da quell’imbarazzante situazione e
il
più in fretta possibile.
“Cioè?”.
Masumi
sorrise a quella semplice parola, detta tra i denti. Doveva costarle
parecchio accettare consigli da lui, era ovvio.
“Porti lo
sci a valle in posizione leggermente più avanzata rispetto a
quello a monte, poi punti le racchette e, tenendo il peso a monte, si
tiri su” le suggerì, mettendosi al suo fianco,
impedendole di fatto di scivolare ulteriormente a valle.
Seguendo
il suggerimento la giovane, anche se un po’ faticosamente,
riuscì a rimettersi in piedi proprio mentre Rey li
raggiungeva.
“Tutto bene, Maya?” chiese quest’ultima
lanciando un’occhiata sorpresa, seppur grata, in direzione di
Hayami lasciando a dopo le congetture sulla sua presenza a
Nagano.
“Non credo che si sia fatta male, a parte il suo
ego” fu il commento divertito di Masumi che,
all’occhiata
carica di disappunto di Maya, proseguì imperterrito
“Visto
che ora c’è la sua amica posso anche andarmene.
Faccia
più attenzione la prossima volta”.
Maya, punta sul
vivo, si affrettò a ribattere indispettita “Non le
ho
chiesto io di fermarsi” salvo perdere l’equilibrio
e
finirgli addosso, facendo piompare entrambi a terra sotto lo sguardo
allilbito di Rey.
“Santo cielo, vi siete fatti male?”
chiese subito la ragazza sganciando gli sci per avvicinarsi ai
due.
Maya non la sentì nemmeno, troppo scossa. Al colmo
dell’imbarazzo si rese conto di essere distesa sul corpo
dell’uomo, con un suo braccio attorno alla vita come a
sorreggerla, e i loro visi a pochissimi centimetri di distanza. Gli
occhiali di Masumi erano finiti a terra, dietro la sua testa e lei si
ritrovò a fissare il suo sguardo azzurro, intenso e
insondabile, mentre avvertiva sotto la mano il sollegarsi regolare
del suo petto. Una consapevolezza fisica che la
sconcertò…
“Mi…
mi scusi tanto” balbettò arrossendo come un
pomodoro.
Era da un paio di minuti che la osservava nelle sue prodigiose evoluzioni da principiante, con un che di divertito. Quando l’aveva vista ruzzolare, in quel modo, notando come le amiche fossero un po’ troppo lontane da lei per poterla aiutare si era deciso a raggiungerla. Quella tuta rosa, color confetto, la faceva sembrare ancora più giovane di quanto non fosse rammentandogli ad ogni istante, impietosamente, l’abisso in fatto di anni che li separava. Evidentemente, per fare onore al regalo del “Donatore di Rose” si era infilata quei trabiccoli infernali ai piedi pur essendo evidente che non aveva mai tentato di scirare prima in vita sua. Si era divertito a stuzzicarla ma adesso, il suo corpo morbido disteso sopra il proprio, il suo viso così vicino eppure così lontano, lo avevano scosso più di quanto egli stesso volesse ammettere. Che diamine gli stava succedendo? Sentiva il suo respiro sul viso, e il proprio braccio attorno ai suoi fianchi… Per un istante, folle, avrebbe voluto stringerla possessivamente a sé e baciare quelle labbra di delicato corallo. Era forse impazzito? Doveva riprendere il controllo, e subito.
Gli
occhi azzurri dell’uomo si erano incupiti, forse era in
collera
pensò la giovane mentre il suo volto era divenuto simile ad
una maschera di marmo. Lo sentì irrigidirsi
impercettibilmente prima di vederlo trarre un profondo respiro e
risponderle, con misurata pacatezza.
“Lei è
pericolosa, ragazzina. Riesce a scostarsi da me senza ruzzolare sino
a valle o debbo aiutarla?”.
Bastò quella semplice
frase a spezzare quella strana tensione, che l’aveva
particolarmente turbata. Annaspando alla ricerca di una risposta la
giovane balbettò.
“Io…Io non…”
un’indecisione che si accentuò quando
rammentò di
avere ancora gli sci ai piedi, non indifferente impaccio.
Lo vide
socchiudere gli occhi per un istante, come se stesse cercando di non
cedere alla rabbia o all’istinto di riderle in faccia.
“Come
non detto. Lasci andare le racchette, al resto penso io” le
intimò, tuttavia, pratico mentre la giovane si affrettava ad
obbedire.
Masumi si sollevò su un gomito e, usando la
racchetta di May, finita al suo fianco sganciò i loro sci
che scivolarono una trentina di centimetri verso valle, poi
scostò
la giovane alla sua destra facendola sedere sulla neve.
Rei,
consapevole che la sua presenza era stranamente di troppo, si fece
avanti solo in quel momento tendendo una mano all’uomo per
aiutarlo a rimettersi in piedi.
“Prego, Sig.
Hayami”.
“Grazie” il tono asciutto ma cortese.
Poi, ignorando la donna, Masumi si girò per aiutare Maya, a
sua volta, ad alzarsi. In quel mentre anche Saiyaka e Mina
raggiungero i tre, trattenendo a stento il riso che le aveva pervase
alla vista del Presidente della potente Daito Art Production messo al
tappeto, si fa per dire, dalla loro belligerante amica, ignare dello
strano scambio di sguardi che solo Rei aveva, involontariamente,
colto. Saiyaka, per altro, recava con se gli sci di Maya che aveva
raccolto poco più in basso.
“Ah, no. Io non mi
infilerò più quei cosi ai piedi. Ci
rinuncio”
borbottò contrariata la ragazza non appena se ne accorse
mentre Masumi accettava di buon grado i propri e se li agganciava con
estrema facilità.
Sentendo l’affermazione della
ragazza l’uomo, che aveva riacquistato completamente il
controllo di sé e delle proprie emozioni, non resistette dal
fare
un’ultima provocazione. In fondo a quello si riducevano
sempre
i suoi incontri con la giovane, a scaramucce verbali che infiammavano
lei d’indignazione e lui di amaro rimpianto.
“Vorrei
sapere come conta di giungere sino all’albergo, ovvero a
valle,
se non vuole più usare gli sci” le fece notare
implacabile.
A quelle parole Maya si risentì,. Il vivido
imbarazza provato poco prima spazzato via dall’irritazione
che
lui, solo, riusciva a far emergere così rapidamente in
lei.
“Ma lei che diamine ci fa qui? Perché non
è
alla Daito Art Production a tessere intrighi?”
sbottò
infatti, di nuovo sul piede di guerra.
Masumi diede in un’alzata
di spalle.
“Al contrario di quanto lei possa pensare anch’io
ogni tanto mi concedo una vacanza. Arrivederci, ragazzina” e
prima che lei potesse aggiungere qualcosa si volse rapidamente e con
un’agile spinta si diresse verso valle, sci uniti, in uno
stile
realmente impeccabile, prima che la sua figura sparisse oltre il
dosso. Maya, comunque, difficilmente avrebbe saputo ribattere.
Totalmente colta di sorpresa dalla sua risposta. A dire il vero non
si era mai soffermata a pensare che il Presidente della Daito Art
Production potesse godersi una giornata di vacanza, lontano da
intrighi e loschi affati, come tutti i comuni mortali. Evidentemente
si sbagliava. Inoltre, dovette ammettere seccata, provava una certa
invidia per la sua abilità con gli sci. Già
un’abilità
che avrebbe voluto fare propria in quel momento. Come odiava
l’idea
di doversi rimettere quegli aggeggi infernali ai piedi, sarebbe
mai riuscita a tornare a valle tutta intera?
- continua -