Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: AmaleenLavellan    14/12/2010    6 recensioni
Un concorso, un filo conduttore.
Un francese che si assume il ruolo di Cupido, un mondo intero che coglierà l'opportunità.
«Bonsoir, gentili ascoltatori, qui è il vostro Francis da Radio “Le Monde”. Prima di lasciarvi cullare da dolci note jazz, devo fare un annuncio importante: dalla settimana prossima, inviateci una dedica, breve o lunga, a una persona a cui tenete, e scrivete anche il nome di una canzone. Ogni giorno, fino a domenica, sorteggeremo una di queste, che verrà letta qui alla nostra radio a fine programma. Che cosa romantica, oui? Mi raccomando, scrivete, scrivete, scrivete! L’amore che dichiariamo ai nostri cari non è mai abbastanza. Potrebbe essere un bel regalo, non è forse vero? Ora vi saluto, sintonizzatevi domani, alla stessa ora, su Radio “Le Monde”! Au revoir~ »
[UsxUk, Angary, GerIta, Spamano, PoLiet, SviLiech]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Martedì.

E quindi è questo tutto ciò che ti volevo dire. Grazie, grazie, grazie di tutto. Grazie per aver pensato prima a me che a te stesso, grazie per-

«Lili! Lili, ci sei? Che stai facendo?» esclama una ragazza, irrompendo nella camera della giovane, spalancando di botto la porta. La ragazza che fino a poco tempo prima era china sulla scrivania salta in piedi per lo spavento, mentre la penna con cui era intenta a scrivere le scivola di mano.
«Ehm… N-Niente!» ribatte l’altra, con visibile imbarazzo, cercando di nascondere dietro la schiena il foglio su cui stava scrivendo, mentre con l’altra si toglie una ciocca di capelli biondi davanti agli occhi. La mora le si avvicina con uno sguardo apparentemente dolce, che Lili, però, che la conosce, interpreta come una minaccia.
«Mmh, cos’abbiamo qui? Una ragazzina molto sospetta che sta nascondendo dietro alla schiena qualcosa di molto più sospetto! Fai vedere cos’hai alla zia Eliza~» dice, con tono giocoso, abbracciandola stretta e cercando di strapparle il foglio di mano.
«E-Elizaveta, che stai facendo? Lasciami stare!» esclama Lili, cercando di divincolarsi dalla presa della cugina. Ma la maggiore è troppo forte, e alla fine della breve battaglia naturalmente l’ha vinta lei «Eliza, ti prego, sono cose private…» implora, appellandosi alla sua pietà. Il tono lamentoso e la voce flebile riescono a fare una minima breccia nel cuore dell’ungherese, che già stava cominciando a leggere le prime righe.
«Se me lo chiedi in questo modo così tenero, non posso resistere» sorride, questa volta davvero gentile «però voglio che mi racconti cos’hai scritto su Vash!» esclama poggiandole una mano sulla spalla, e appoggiando di nuovo la lettera sulla scrivania.
«Chi ti ha detto che è su- «Oh, andiamo, tesoro! La tua cuginona mica è nata ieri, sai? Ti leggo come un libro aperto. E non ci vuole molto a capire il contenuto di quel foglio… Basta osservare il tuo viso! Sei completamente rossa!»
«Come al solito, non sbagli mai» sussurra Lili, facendo comparire un sorriso su quel viso che sente bruciare d’imbarazzo. Si siede sulla sedia della scrivania, mentre la cugina si appoggia sul letto.
«Allora?» domanda Elizaveta, gli occhi che brillano d’attesa, mentre accavalla le gambe.
«Ecco…» esita un attimo la bionda. Poi fa un profondo respiro, mentre il silenzio dell’altra la sprona ad andare avanti «Ti ricordi quando abbiamo sentito il discorso di quei due tipi al bar? Sai…» continua, notando l’espressione perplessa della sua interlocutrice «la settimana scorsa, eravamo al bar, a un tavolino accanto al nostro erano seduti due ragazzi…»
«Ah, si, che ce n’era uno che credo fosse più donna di me?» esclama l’altra con una risata.
«Ehm, si, quelli lì» conferma Lili, coprendo una lieve risata con la piccola mano «Beh, ti ricordi che parlavano di quel programma radiofonico… della lettera… Ecco, praticamente, insomma…» esita ancora una volta «si, mi è venuta voglia di scrivere una lettera anche io.» dice tutto d’un fiato.
«Ah, capito» annuisce Elizaveta «che idea dolce…» dice, perdendosi per un attimo in un mondo di fantasie, mentre si accarezza il fiore rosa che ha sempre tra i capelli.
«Era solo questo» Lili abbassa lo sguardo, con un altro sorriso imbarazzato «Ma comunque, perché sei venuta qui?» chiede con curiosità, alzando la testa di scatto.
«Giusto! Accidenti!» esclama saltando in piedi, animata da un evidente entusiasmo «devo farti vedere una cosa! Mettiti delle scarpe comode però, dovremo camminare un tantino!»
«Ma è già buio» afferma l’altra «davvero vuoi andare in giro di sera, tardi? Per dove poi?» chiede dubbiosa.
«Fidati di me! Muoviti, andiamo, o facciamo tardi!» All’eccitazione dell’altra, la minore non può far altro che acconsentire, seguendola con rassegnazione oltre la porta oltre la quale Elizaveta era già scomparsa.

Non a molti chilometri di distanza, qualcun altro stava letteralmente obbligando un giovane a uscire di casa.
«Oh, fidati del Grande Me! Ti devo portare in un luogo meraviglioso! Non sarà mai meraviglioso quanto Me, però ti ci devo portare e basta! Segui l’Ore-sama e non te ne pentirai! Forza! Sbrigati!» esclama uno dei due, facendo lampeggiare gli occhi di un bronzo liquido, quasi rosso.
«Stupido albino, non vado da nessuna parte contro il mio volere! E ora fuori da casa mia o vado a prendere il fucile!» esclama quell’altro, cercando di opporsi alla forza con cui il primo cerca di trascinarlo fuori di casa… in pigiama.
«Se non ti sbrighi, il Magnifico Gilbert sarà costretto a usare la forza, e non scherzo! Giusto, Gilbrid?» domanda a un uccellino poggiato sulla sua spalla.
«Tu sei completamente matto, e io non mi muovo di qui.» «Non hai possibilità Vash!» afferma Gilbert «Quindi o vai in casa a vestirti o vieni con quel ridicolo pigiama da donna. Anzi no, non c’è tempo per cambiarti, tu e il Meraviglioso Io siamo in ritardo! Afferra dei vestiti al volo e datti una mossa, ti cambierai nella mia macchina, che è stupenda almeno quanto Me!» detto questo, indica la BMW di un blu notte splendente che sta alle sue spalle.
«Ti ho detto di no» dichiara risoluto lo svizzero. Sta per dirgli anche qualcos’altro, ma il cellulare dell’albino squilla interrompendo la conversazione.
«Chi desidera e disturba il Magnifico Me? Ah, sei tu!» esclama. C’è un attimo di pausa, in cui Vash lo squadra con astio. Gilbert tutt’un tratto spalanca gli occhi «t-te lo passo» balbetta, e con mano tremante passa il telefono al ragazzo che gli sta di fronte, senza una parola. Il biondo lo afferra di scatto, leggermente spaventato dalla reazione del megalomane che ha davanti.
«Qui è Vash, chi parla?»
«Grazie al cielo Vash!» urla una voce singhiozzante, dall’altro capo della linea.
«Elizaveta? Che succede?» chiede estremamente preoccupato, ora. Ha un solo legame con quella ragazza, che non sia quello stupido del fidanzato di lei, Roderich.
Lili.
«Io… camminavamo, non è colpa mia, le stelle… mi sono girata, lei non c’era più, non so cosa sia successo, le ho lasciato la mano un attimo-
«Elizaveta, se non ti calmi un attimo non capisco nulla! Che diamine è successo?!»
«Lili è scomparsa!» grida l’altra, nella disperazione più profonda.
Lili.
Vash lascia cadere il cellulare a terra, di scatto. Non sta nemmeno ad ascoltare la voce dell’ungherese che sta gemendo angosciata, ma con bianca risolutezza si fionda in casa. Indossa i primi vestiti che gli capitano, con rapidità massima, e ancora senza proferire parola, senza battere ciglio, afferra il fucile e si fionda al posto di guida nella macchina del tedesco, che in tutto questo l’ha seguito come un ombra, silenzioso, sconvolto. Gilbert si siede al posto del passeggero un attimo prima che lo svizzero parta, incurante dell’albino. Sempre con sguardo fermo, senza togliere un occhio dalla strada su cui sta sfrecciando infrangendo qualunque limite di velocità, Vash si rivolge all’altro:
«Chiama Elizaveta, ora, e fatti spiegare dov’è, cosa diamine è successo, e ti conviene fare in fretta se vuoi mantenere la testa attaccata al collo.»
Gilbert sta zitto, non ribatte nemmeno, spaventato a morte dal suo sguardo di ghiaccio. Compone di fretta il numero, e la ragazza non tarda a rispondere. Le pone le domande in questione e la sta ad ascoltare, per poi proferire a voce bassa «Erano vicino alla malga Zeugel, Elizaveta dice che la conosci, non è lontana da qui. Stavano facendo una passeggiata, guardavano le stelle, e lei si è allontanata un secondo, intimandole di stare immobile, cercando un punto dove prendesse il cellulare. Quando è tornata indietro, Lili non c’era più.» «Quella stupida irresponsabile!» ringhia Vash «Lili è ancora piccola! Non se la sa cavare da sola! E come le è venuto in mente di portarla in giro di notte?! E LASCIARLA DA SOLA?!» grida in preda alla rabbia. Gilbert ha l’impulso di dire che Elizaveta non è affatto stupida, Lili non avrebbe dovuto spostarsi, ma sta zitto, perché in quel momento sa che a parlare non è Vash, ma la disperazione. Quindi sta in silenzio, mentre osserva il paesaggio sfilare al di là del finestrino. Il viaggio è piuttosto breve, effettivamente la Malga era davvero a pochi chilometri. Vash inchioda tutt’un tratto davanti alla costruzione, non si preoccupa nemmeno di parcheggiare. Lì aspetta Elizaveta, gli occhi arrossati, le lacrime che scendono dai suoi occhi.
«L’ho lasciata lì» afferma, indicando con la mano destra un punto del bosco che sta a una decina di metri di distanza, vicino a una macchina argentata «dietro agli alberi.»
Vash non attende altra precisazione, e di corsa si dirige nel punto indicato dalla donna. Raggira il muro di alberi lasciando trasparire finalmente il terrore che gli ha bloccato lo stomaco, e il suo viso, a quel punto, si paralizza in un’espressione di shock.
«Fratellone! Che ci fai qui?» chiede una vocina fioca. Una ragazza bionda sta lì, tranquillamente, le mani strette in grembo.
A quel punto lo svizzero perde completamente la ragione, e si lancia su Lili, abbracciandola con trasporto, poggiando il viso sui suoi morbidi capelli.
«Lili! Grazie al cielo stai bene!» esclama, ringraziando mentalmente tutti i santi che conosce.
«S-Si che sto bene, perché non dovrei?» balbetta, sconvolta da quell’improvviso contatto, arrossendo fino alla radice dei capelli.
«Come perché?! Sei scomparsa!» dice, rendendosi improvvisamente di quello che sta facendo e allontanandosi velocemente da lei, continuando però a tenerla per le spalle.
«Scomparsa? Ma che stai dicendo fratellone?»
«Mi ha chiamato Elizaveta, disperata, perché eri scomparsa e non ti trovava più da nessuna parte! Mi hai fatto prendere un colpo!»
«Ma se-
La voce della ragazza però viene bloccata da una molto più potente, maschile, suadente.
«Ancora buonasera a voi, gentili ascoltatori, da Francis di Radio Le Monde. Oggi è Martedì, ed ecco a voi la seconda lettera che ci è arrivata. Come ieri, subito dopo verrà trasmessa la canzone richiesta. Ecco a voi.» Vash guarda Lili interrogativo, e si accorge che la ragazza gli ricambia, con la stessa espressione, lo sguardo. C’è un attimo di silenzio in cui l’uomo, che ha parlato con un sottile suono metallico, probabilmente dovuto alla radio, si schiarisce la voce e ricomincia a parlare.

”Come cominciare… neanche lo saprei. Ma tanto che mi importa, tanto questa lettera tu, Lili, non la leggerai mai."

Vash a quel punto spalanca gli occhi, terrorizzato. Perché lui, quella lettera, la conosce. La conosce fin troppo bene, ci ha passato ore e ore… ore, per cercare di mettere nero su bianco i suoi sentimenti più nascosti e profondi. Cancellando frasi, cercando sinonimi per le parole, ha speso quasi una giornata intera a cercare di scrivere quelle poche righe, dandosi mentalmente dello stupido perché, infondo, quell’idiota di un austriaco aveva ragione, non era capace di scrivere una lettera. Aveva rifiutato, però, di arrendersi, e alla fine ce l’aveva fatta.
Solo che quelle cose Lili non le doveva scoprire.
Per nessuna ragione.
Sta per aprire bocca, ma viene interrotto dalla dolce mano di Lili, che si solleva, facendogli cenno di aspettare, di non parlare, mentre guarda il vuoto, da cui sente provenire la voce, con uno sguardo a metà tra il curioso e l’estasiato, non muovendosi di un millimetro.

”Ciao Lili, sono Vash. Non so nemmeno io perché ti stia scrivendo questa lettera… Forse perché, quando quello stupido di Roderich mi ha detto che non sarei mai stato capace di scriverne una, volevo dimostrargli il contrario. O forse, chissà, volevo solo dimostrare qualcosa a me stesso. In ogni caso sono qui, a cercare di mettere nero su bianco tutto ciò che ho imparato da te, tutto ciò che mi hai fatto scoprire… Tutto ciò che mi hai dato.
Che dire, riguardo a tutto questo?
Lili, mi hai insegnato a vivere. Se non ci fossi stata tu, non avrei mai riscoperto sentimenti come… la gioia, l’imbarazzo, il sentimento di voler proteggere qualcuno… Tutto ciò che se n’era andato insieme all’amicizia di quello stupido austriaco. E non c’è solo questo. Non avrei mai conosciuto un sentimento… come l’amore. Cos’è successo dentro di me, dovrei raccontarlo dall’inizio, o non potresti capire.
Io so benissimo come sono fatto. Sono chiuso in me stesso, non mi apro a nessuno, mai. Figuriamoci, se solo qualcuno osa avvicinarsi a casa mia, il primo gesto che compio è quello di imbracciare il fucile e mandarlo via. Invece tu… con te non è stato così. Il tuo sorriso… è come se contenesse una chiave per aprire il mio cuore, per svegliare tutte quelle emozioni che dormivano dentro di me. Come un uragano, un uragano di dolcezza infinita, hai sconvolto tutto il mio mondo. Sei riuscita a catturarmi, a eludere le guardie armate che ho posto tutt’attorno al mio animo. Ed eccomi qui, a scrivere in maniera davvero diabetica, per te e solo per te, che mi hai conquistato. Tu mi ringrazi sempre, dici che ti ho salvato dalla morte, ma tu hai fatto molto, molto di più.
Tu mi hai salvato da me stesso.
E quindi, questa volta, per la prima volta, sono io a dire grazie. Grazie a te per tutto ciò che mi dai ogni giorno, che mi dai anche uno solo dei tuoi sorrisi, quei sorrisi che sono il tipo di arma che favorisco. E ringrazio anche… non lo so bene nemmeno io, grazie al cielo, grazie alla vita.
Sono grato di averti trovato.
Grato che tu abbia trovato me.
Questo è quanto. Ora non so cosa farò con questa lettera, la butterò via forse, forse la conserverò. Ma dato che ho detto tutto ciò… dico anche quello che non ammetterei mai, perché se ho cominciato qualcosa, dopotutto la devo anche finire bene.
Lili, sei la mia vita.

Vash ormai non sa più dove guardare; prima il cielo e quel milione di stelle, poi l’erba, poi tutto ciò che ha intorno. Fissa ovunque, tranne dove dovrebbe: gli occhi di lei, che in questo momento splendono come smeraldi, come stelle. Lei non parla, lo guarda con un sorriso, uno di quei suoi sorrisi.
«Io… ecco…» balbetta, senza sapere cosa dire.

~When I saw you there
Just in the other day
You smiled at me
In a secret way

«Vash…» sussurra lei. Lo svizzero sussulta. Non lo chiamava mai per nome. «Vash… voglio bene a te, più a chiunque altro che io abbia mai conosciuto. Ti voglio così bene… che neanche io lo comprendo appieno. Però una cosa la so.»

~And you captured me…

«Ed è che se io non ti avessi incontrato non sarei qui, viva, a poter guardare questo cielo.» a quel punto alza lo sguardo, ammirando la volta celeste; il suo respiro condensa in una leggera nuvola bianca. «Anche io sono grata che tu mi abbia trovato.» a quel punto smette di parlare, forse ascoltando la canzone.

~When you fell it's like is a love
All the stars lift you up
Where a place you hide above the top of the world
I'm just glad that i found you

«Anche io sono grata di averti trovato» conclude, abbracciandolo. Vash è scosso, il quintale di emozioni che gli invade ogni singola fibra del corpo lo manda in subbuglio. Però ricambia l'abbraccio, e tiene stretta Lili, la sua Lili, e capisce che quel quintale di emozioni che gli invade ogni singola fibra del corpo hanno un nome solo: felicità.

Nascosti dietro gli alberi, ad osservarli attenti, stanno tre figure. «E così era tutta una farsa? Beh, NATURALMENTE il Magnifico Me l’aveva capito subito! Hahaha!»
«Tsk! Figuriamoci!» ride la ragazza, mentre tiene una mano sulla spalla del ragazzo che ha appena parlato, e l’altra stretta in quella di un uomo moro «Eri così terrorizzato che nemmeno riuscivi a parlare!»
«Sei davvero maligna, lo sai, tesoro?» dice l’altro, sorridendo all’ungherese «Sei arrivata persino a ingannare il tuo migliore amico!»
«Ah, Rod, sempre a farmi la predica! Le mie doti di attrice sono meravigliose, potrei persino recitare in un film!» ride di nuovo lei «Quello davvero subdolo sei tu, che sei stato capace di inviare alla radio di Francis, quel vinofilo, una lettera assolutamente privata che ha scritto il tuo, di migliore amico!» detto questo, si stacca un attimo da Gilbert per scoccare un rapido bacio sulle labbra di Roderich.
«Siete a dir poco disgustosi, voi due! L’Ore-sama e Gilbird hanno la nausea! Giusto Gilbird?» chiede conferma all’inseparabile uccellino che come al solito riposa sulla sua spalla.
«Oh, ma sta zitto!» esclama l’ungherese dandogli una piccola spinta, e ridendo ancora, per poi tornare a guardare sognante i due ragazzi che sono ancora lì, abbracciati, a guardare quel magnifico cielo.

***Angolino di Moon***
Ed ecco che è andata anche questa! ♥ La coppia Vash/Lili mi piace davvero molto, li trovo così pucciotenerosi *-* Non volevo scrivere DICHIARATAMENTE d’amore in questo capitolo, insomma… può essere preso anche come amore fraterno, no? xD (sisi, molto fraterno u.u)
Spero che sia passabile, insomma, spero di averli resi in un modo per qualche verso almeno decente xD
La canzone che ho scelto si chiama “Found You” di Ross Copperman, e io la adoro da morire *-* E poi la trovo così adatta a loro due~
Grazie a tutti voi che avete messo tra i preferiti/seguiti, e voi che avete recensito, beh… vi amo ♥ Spero di avere vostre notizie anche per questo capitolo!
Alla prossima, ciaoo~
_Moon.

   
 
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