-Ti
sono mancato?- chiese Damon appena raggiunse Angel. -Non ci speri
troppo.- rispose ridendo lei.
-La
festa sta
finendo, torniamo dentro.- Le prese una manina e se la portandola al
suo braccio la condusse di nuovo nella sala principale del palazzo.
Ebbero
il tempo
di fare un ultimo ballo insieme, poi si salutarono. -Magari posso
venire a trovarti in questi giorni... dove abiti?- chiese Damon al
momento del congedo.
-Mi
spiace, ma
io e la mia famiglia partiremo domani mattina all'alba, e non credo che
torneremo troppo presto a Mystic Falls- disse Angel. Lui ci rimase
male, ma come al solito cercò di mascherarlo. -Aspetta un
attimo- disse alla ragazza, che aspettò. Tornò
subito e
aveva tra le mani una rosa. Era uscito per coglierla dalle aiuole
fiorite che erano sui balconi. Ne aveva presa una bianca, ancora chiusa
a bocciolo. Gliela mise fra le mani, dopo aver tolto le spine per
evitare che si ferisse.
Angel
portò il fiore sulle labbra e ne assaporò tutto
il
delicati profumo, mentre appoggiava appena le labbra. Baciò
quel
delicato pensiero che lui aveva avuto per lei e poi, con la solita
sicurezza che aveva nei gesti nonostante la ciecità,
allungò la mano e trovato il petto di Damon portò
la mano
in alto sulla sinistra. Trovò il taschino, occupato da un
fazzoletto che tolse e sostituì con quella rosa. -Sono fiera
di
voi.- e così dicendo si voltò e scomparve prima
che Damon
avesse il tempo di fermarla.
Che
cosa aveva
voluto dire? e poi perchè le aveva restituito la
rosa?più
la cercava tra la gente che si stava vestendo per uscire più
gli
pareva strano il fatto che non la vedesse. La stava ancora cercando con
gli occhi quando arrivarono suo fratello ed Elena. -Allora, possiamo
andare?- chiese Stefan. Damon annuì e li seguì
senza dire
una parola. Lasciati soli da Stefan che era andato a prendere la
macchina Elena e Damon stettero in silenzio. Lui continuava a pensare
alla strana ragazza conosciuta quella sera, ed Elena, che aveva
pienamente indovinato i pensieri di lui, a combattere contro quel
dolore allo stomaco mentre ripensava a Damon che ballava. E questa
volta non era lei la ballerina.
Quando
Stefan
tornò si stupì di non vederli litigare, ma non
volle
indagare oltre. Damon si avvicinò alla portiera del
passeggerò e fece cenno ad Elena di salire, poi richiuse la
portiera. -Io torno a piedi- si voltò e si
incamminò,
incurante di suo fratello che gli chiedeva spiegazioni.
Si
era
incamminato senza una vera meta. Sarebbe dovuto andare a casa, ma non
ne aveva voglia. voleva solo smettere di pensare. A Angel. A Elena. A
Stefan. Più di una volta aveva deciso di rinunciare a Elena,
ma
tutte le volte era tornato sui suoi passi. Non poteva farne a meno.
Avrebbe aspettato, senza metterle fretta. E il giorno che lei fosse
stata pronta avrebbe solo dovuto guardarlo e lui avrebbe capito. La sua
mente stava correndo senza frena: vedeva già lei che lo
cercava
tra la gente, chiamava il suo nome e si metteva a correre verso di
lui.... Una sirena in lontananza lo richiamò alla
realtà.
Si guardò attorno e capì di essere sotto casa di
Elena.
Non ne fu stupito.
Vide
la lampada
accanto al letto era accesa, ma sapeva dell'abitudine di
Elena di
non dormire mai al buio. La finestra era socchiusa, e vide la ragazza
già coricata. Entrò senza fare rumore, come aveva
già fatto tante volte. Aveva passato diverse notti
lì,
mentre suo fratello lo credeva a ubriacarsi da qualche parte...
Elena
aveva il
respiro regolare: era già addormentata. Guardò
l'orologio
sul comodino: era rimasto a vagare per la città per due ore,
e
si stupì.
Le
accarezzò i capelli e si sedette sul letto. Si
chinò
verso la ragazza e appoggiò le labbra sulla
guancia calda
di lei. Poi si alzò e si sedette sul davanzale con lo sgurdo
fisso su di lei. La guardò dormire tutta la notte: era
bellissima e lui non si sarebbe mai stancato di quella visione
Quando
le prime luci dell'alba spuntarono Damon decise di rincasare e
lanciandole un ultimo sguardo sparì.