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Autore: arwen_eli    16/12/2010    11 recensioni
La vita nel Mondo Magico inizia a risvegliarsi dopo la vittoria contro Voldemort. Hogwarts rinasce e con lei ogni suo studente, dopo il trauma della morte, riscoprirà ogni sfumatura della Vita.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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A Rea (Somma Autrice) perchè anche solo vedere il tuo nome lì, tra quelli che seguono, mi ha fatto prendere un colpo.

A tutte le mie donne, tutte le innamorate di Malfoy che hanno sentito la sua mancanza nel primo capitolo. Ora è qui, tutto per noi.




Malfoy Manor, 6 Maggio 1998.


Narcissa Black Malfoy si era svegliata quella mattina sapendo che la giornata che la attendeva sarebbe stata tutt'altro che piacevole e poteva dire senza alcun dubbio che la parte che era trascorsa era stata assolutamente all'altezza delle aspettative.
Aveva deciso, di comune accordo con suo marito, di non presenziare alla cerimonia indetta ad Hogwarts per la commemorazione dei caduti durante la battaglia. Nessuno dei due credeva fosse appropriata la loro presenza in quella circostanza, nonostante con il suo gesto avesse contribuito non poco alla vittoria del Ragazzo Sopravvissuto, e avesse permesso loro di schierarsi, anche se all'ultimo momento, dalla parte dei vincitori. Sapeva per certo che la sola vista della loro famiglia avrebbe destato non poco disappunto in quel luogo e per quella cerimonia, visti i loro trascorsi e la loro posizione, ma soprattutto dato che si sarebbero presentati tutti e tre sani e salvi.
Narcissa non si vergognava affatto né del suo passato né di nessuna delle scelte fatte. Aveva agito per come riteneva giusto nella maggior parte dei casi e negli altri aveva fatto le scelte che più sarebbero convenute, se non a lei, a Draco.
Aveva desiderato, come ogni madre, il meglio per suo figlio e quel meglio si era per anni concretizzato nel consolidare la loro posizione di Purosangue, nel mantenere quello status quo che a loro tanto faceva comodo, nel seguire i principi con cui Lucius in primis e lei nondimeno, erano stati cresciuti. Le cose erano cambiate quando Lucius era finito ad Azkaban, quando Voldemort aveva voluto Draco con sé, quando a suo figlio era stato imposto il Marchio Nero.
Dal canto suo Draco non aveva opposto resistenza, anzi, da degno figlio di suo padre aveva accettato la sua missione e aveva fatto del suo meglio per portarla a termine. Ma in quel momento Narcissa aveva visto vacillare le sue certezze. Aveva visto per la prima volta Voldemort per quello che era, un Signore vendicativo e crudele, capace di rubare i sedici anni di suo figlio pur di avere soddisfazione per il fallimento di Lucius.
Aveva chiesto aiuto, aveva ottenuto protezione per Draco e aveva messo la vita di suo figlio nelle mani di colui che alla fine, si era rivelato il deus ex machina di tutta la faccenda.
Aveva infine fatto la sua scelta, quella notte di quattro giorni prima, regalando quel vantaggio a Potter. L'aveva fatta per suo figlio e perchè tutti, lei compresa, potessero ancora avere un futuro, quindi non si sarebbe presentata davanti a una folla di Mezzosangue a farsi giudicare dai loro bisbigli come una criminale. Né a maggior ragione avrebbe portato Draco a subire le loro insinuazioni e i loro sospetti, per fondati o meno che fossero.
Quello che tutte quelle persone non ricordavano o che tralasciavano senza alcun riguardo, era che anche loro, specialmente lei, avevano perso qualcuno. Bellatrix Lestrange era sua sorella e niente avrebbe cambiato questa realtà. La sua folle lealtà e il suo amore per la causa dell'Oscuro Signore l'avevano resa una furia cieca e irrazionale, ma restava comunque e sempre la sua Bella. Probabilmente meritava la morte e con ancora maggiore probabilità lei stessa l'avrebbe desiderata, in quella circostanza, piuttosto che vivere in un mondo in cui l'Oscuro Signore era stato sconfitto, ma questo non alleviava di certo il dolore di Narcissa per la perdita della sorella.
Come stabilito, quella mattina Narcissa aveva seppellito sua sorella, senza molte cerimonie e senza discorsi inutili e falsi. Nessuno era presente in quel momento, se non le sole persone che avrebbero potuto capire la sua necessità di dare a Bella un riposo dignitoso, nonostante il modo in cui aveva scelto di impiegare la sua vita: suo marito e suo figlio.

Forse Andromeda avrebbe capito? Di certo non ora, non con sua figlia vittima degli scontri e con un nipotino di qualche mese che avrebbe passato la vita da orfano. Nessuno poteva comprenderla fino in fondo, temeva. Aveva paura per suo figlio, per quello che lo attendeva dopo quell'estate di pace, per le sfide che avrebbe dovuto vincere, in primis con se stesso, solo per riuscire a camminare a testa alta dopo ciò che era accaduto.
Sopra ogni cosa, però, Narcissa temeva per suo marito, per il suo Lucius. Fin dal minuto seguente alla caduta di Voldemort, anzi anche da prima, Narcissa aveva fatto i suoi calcoli e in ogni supposizione, in ogni ipotesi, per quanto positiva cercasse di essere, aveva dovuto tenere conto della posizione ben poco felice di suo marito. In quei pochi giorni che erano seguiti alla battaglia nessuno aveva parlato di processi, di condanne, di pene da scontare; tutti erano concentrati su quanto avevano perso, su quello che mancava. Ma lei sapeva bene che sarebbe arrivato un momento in cui tutti i “buoni”, come immaginava amassero definirsi, si sarebbero svegliati dal loro torpore e avrebbero iniziato a reclamare la loro giustizia. Quello era il momento che temeva di più in assoluto, perchè era certa che suo marito non sarebbe stato giudicato con clemenza né indulgenza e perchè una parte di lei nutriva la paura che anche Draco non ne sarebbe uscito completamente pulito. Concetto particolare, quello della giustizia. Era certamente ingiusto, su questo conveniva certamente anche lei, che dei giovani fossero morti per difendere i loro ideali, che tutte quelle vite fossero state spezzate. Era ingiusto anche che le idee con cui era cresciuta e che aveva sempre condiviso fossero state lentamente distorte ed estremizzate, fino a diventare la grottesca bandiera sotto la quale Voldemort aveva raccolto i suoi seguaci. Era ingiusto, infine, che la vita di suo figlio fosse stata manovrata per due anni con le minacce, con la paura e con la vergogna. Di questo nessuno avrebbe tenuto conto, durante il processo, perchè questo non faceva di certo parte del loro concetto di giustizia.

Narcissa era in compagnia di queste riflessioni quando era stata sorpresa dall'arrivo di un gufo sul davanzale della finestra della sua stanza. Le ante erano aperte, a lasciare entrare un po' dell'aria tiepida del pomeriggio, quindi l'animale era potuto entrare indisturbato, per posarsi sul piccolo scrittoio all'angolo della camera. La donna si era alzata dalla poltrona in cui era accomodata e dopo essersi avvicinata, aveva slacciato la missiva dalla zampetta del volatile, che si era allontanato immediatamente.


Carissima Mrs. Malfoy,


in qualità di Preside di Hogwarts le scrivo per manifestare il mio dispiacere nell'aver notato la vostra assenza alla Cerimonia di questo pomeriggio. Era nel vostro pieno diritto essere presenti e spero questa vostra decisione sia stata presa per impegni o motivazioni che esulino da quelle che ormai voglio considerare vecchie convenzioni, che sarà nel mio interesse estirpare al più presto. Desidero che Hogwarts torni ad essere la scuola sicura e serena che è stata per moltissimo tempo, in cui ogni studente, quale che sia la casa a cui è assegnato, possa trovare uguale trattamento e riguardo.


Cordiali Saluti

Minerva Mc Granitt.


Le erano schizzati gli occhi fuori dalle orbite per la sorpresa, alla lettura di quelle parole, che erano inaspettate quanto una bella nevicata in pieno luglio. Era a conoscenza del fatto che la Mc Granitt fosse una donna molto intelligente e decisamente diplomatica, ma da lì a scriverle per rassicurarla, anche se in modo velato, sulle sue intenzioni riguardo la condotta che avrebbe adottato Hogwarts nei confronti della maggior parte dei figli di ex Mangiamorte, ne passava.
O doveva forse considerare questa lettera una sorta di rimprovero per non essere stata presente in un momento di raccoglimento che non le apparteneva, ma che avrebbe dovuto sentire suo per meglio integrarsi nel Mondo Magico che sarebbe venuto dopo la vittoria di Harry Potter?

Qualunque cosa la Mc Granitt avesse voluto dire, con quel biglietto, l'effetto che aveva avuto sullo stato d'animo di Narcissa era assolutamente positivo. Draco sarebbe potuto tornare a scuola, in una scuola in cui, nonostante tutto, avrebbe dovuto affrontare parecchie difficoltà, specialmente visto il segno indelebile delle sue scelte sul braccio sinistro, ma con la Mc Granitt dalla sua parte, non avrebbe dovuto temere per nulla.
I sussurri alle spalle e le parole vuote della gente erano comunque un'abitudine per i Malfoy ed era sicura che Draco li avrebbe sopportati, anzi ignorati, con grande maestria.
Con un sospiro di sollievo si era quindi sistemata più comodamente sulla poltrona, aveva allungato la mano verso il suo romanzo e aveva iniziato a leggere, in attesa dell'arrivo di Lucius e Draco per la cena. In fondo, quella giornata, poteva anche non finire così male.


****


Il protagonista di tante materne preoccupazioni camminava nel parco di Malfoy Manor, in cerca di un minimo di tregua dalle soffocanti attenzioni degli elfi domestici che sua madre Narcissa gli aveva sguinzagliato appresso.
Fino a pochi minuti prima era seduto sulla balaustra di uno dei terrazzi della casa, ma, per l'appunto, il suo tentativo di relax era stato brutalmente interrotto dal sonoro “pop” dell'elfo domestico che gli era personalmente assegnato, che si era materializzato lì tentando di svolgere chissà quale fantasiosa mansione Narcissa avesse studiato per lui. Draco non gli aveva dato nemmeno il tempo di aprire bocca e lo aveva liquidato con poche parole, semplici quanto efficaci.

- Sparisci dalla mia vista inutile essere. -

La bestiola si era accartocciata su se stessa con un gemito ed era scomparsa con la stessa rapidità con cui era arrivata, probabilmente per andare a punirsi infilando una mano nell'acqua bollente.
A quel punto Draco aveva deciso di allontanarsi da casa, nella speranza di non essere seguito anche lì e di riuscire ad avere se non la pace, almeno il silenzio.
Da quando erano tornati a casa dopo la battaglia, dopo che Potter era uscito trionfante da quell'epico combattimento contro il più grande mago di tutti i tempi, Narcissa aveva passato una buona metà del suo tempo, quello che non impiegava nella gestione della villa e nella sistemazione degli affari di famiglia dopo la morte di Bella, a preoccuparsi del benessere di suo figlio in ogni minima sfumatura. Il fatto che questo figlio avesse ormai quasi diciotto anni e che fosse sopravvissuto a catastrofi ben peggiori di una camicia non perfettamente stirata, sembrava non scalfire la sua ferrea convinzione che, dopo quello che era successo, Draco avesse bisogno di essere il più possibile “protetto” da ogni stress.
Inutile aggiungere che era proprio questa una delle cose che maggiormente stressava l'oggetto di tutte queste attenzioni. La sua non era mai stata una famiglia da coccole e smancerie e nemmeno lo era adesso, ma tutta quest'aria da principino che sembrava gravitargli attorno lo imbestialiva terribilmente. Non voleva essere protetto da nessuno e non riteneva di dover essere trattato con i guanti bianchi solo perchè tutto il mondo in cui era cresciuto e tutti i valori che gli erano stati insegnati erano crollati grazie a un ragazzino con uno sfregio in fronte.
Non poteva negare di certo che quella vittoria non fosse conveniente anche per lui, per loro, ma d'altra parte non poteva smettere di pensare che quel mondo in cui aveva vissuto fino al quinto anno, fino a quando era stato marchiato, gli sarebbe mancato.
Tutto quello che gli serviva era essere lasciato in pace.

Pace. In fondo, era esattamente quello che il Mondo magico stava vivendo in quel momento.
La pace. Era incredibilmente ironico quanto quel sostantivo che rappresentava uno stato dei fatti tanto agognato da tutti significasse per lui un tormento altrettanto ferventemente respinto. Avrebbe voluto dimenticare, avrebbe voluto poter tornare al quarto anno, quando il mondo girava ancora per il verso giusto, quando poteva guardare dall'alto in basso i Mezzosangue dal suo palco riservato ai Mondiali di Quidditch, quando ancora girava per Hogwarts fiero della sua posizione, con i suoi compagni al fianco.
Cosa gli era rimasto ora? Un Marchio sull'avambraccio sinistro che per tutta la vita l'avrebbe seguito, ricordandogli i suoi fallimenti, ricordando agli altri da che parte era stato; gli era rimasto il vuoto lasciato dalla scomparsa di un amico.
Draco non aveva parlato con nessuno di quello che provava riguardo la morte di Tiger; non era necessario, non era da lui. Non avrebbe ammesso a nessuno il suo senso di colpa, né avrebbe confessato a chicchessia quanto sentisse la sua mancanza. Non voleva condividere il suo dolore con nessuno perchè sarebbe stato come ammettere un'altra debolezza. Lui che di debolezze aveva dovuto ammetterne anche troppe, dopo quella sconfitta, dopo la questione Silente, e che avrebbe dovuto chinare la testa molte volte e zittire l'orgoglio ancora chissà quante altre, per tornare in quella scuola popolata da seguaci dello Sfregiato, Mezzosangue e Sanguesporco.
Ma sua madre voleva così, suo padre sembrava concordare, anche se con molta meno convinzione, e lui non li avrebbe di certo delusi.
D'altro canto, cosa avrebbe potuto fare altrimenti?
Nessuno avrebbe sostenuto i MAGO quell'anno, visto che erano stati sospesi, quindi era prevedibile che sarebbero tornati tutti a Hogwarts per completare l'ultimo anno.

Avrebbe dovuto lasciar stare?
Sarebbe forse stato meglio evitare di tornare tra quelle mura, sotto quegli occhi indagatori, ad ascoltare tutti i sussurri e tutte le parole dette alle spalle?

No. Non aveva paura di nessuno di loro, non avrebbe più temuto nulla, non adesso. Sarebbe tornato, avrebbe alzato il suo sguardo algido su di loro e li avrebbe ignorati, nel migliore dei casi, derisi per le sciocchezze che andavano pensando, negli altri.
Merlino, era ancora un Malfoy, questo non poteva toglierglielo nessuno.
Aveva appellato la sua Firebolt, che era sfrecciata attraverso gli alberi per fermarsi docilmente al tocco della sua mano. Aveva accarezzato quel legno e con eleganza vi era salito a cavalcioni, percependo per la prima volta in quella giornata un barlume di tranquillità. Con dolcezza si era sollevato da terra e soltanto in quel momento aveva capito quanto avesse bisogno di volare.
Aveva sorvolato, tra picchiate e spirali lente, tutta la proprietà di suo padre ed era rimasto in volo per un tempo che non avrebbe saputo definire. Come era sempre stato, salire su una scopa e staccarsi dal suolo era la soluzione, anche se temporanea, per ogni suo cruccio.

Aveva amato volare sin dalla sua prima volta su una scopa, quando, a cinque anni, gliene avevano regalata una in miniatura, che volava non più in alto di un metro e mezzo, ma che gli aveva fatto provare per la prima volta l'emozione di staccare i piedi da terra. Era rimasto attaccato a quella piccola scopa per settimane, se la portava dietro ovunque, suscitando le tenere risate di sua madre e i rimproveri orgogliosi di suo padre.
Era sempre stato così con lui, rimproveri e parole dure che nascondevano, a volte nemmeno troppo bene, l'amore che provava per quel figlio desiderato e amato. Ed era stato così anche con quella scopa. Gli aveva detto che doveva smetterla di portarsela dietro come se fosse l'orsacchiotto di una femminuccia, ma quando il piccolo, punto nell'orgoglio maschile, l'aveva lasciata in camera per la prima volta, gliel'aveva fatta portare in giardino da un elfo, dicendogli di mostrargli che cosa sapeva fare, su quel piccolo aggeggio. Non gli aveva fatto alcun complimento né lo aveva incitato o festeggiato, ma il ghigno soddisfatto che gli aleggiava sul viso era più che sufficiente.

Mentre scendeva nell'ennesima picchiata verso il cortile anteriore della villa, Draco si era accorto che c'era qualcuno in piedi, vicino al porticato. Una figura che aveva un'aria familiare.
Chi poteva arrivare a casa loro in un momento del genere?
Sperava che, chiunque fosse, non portasse notizie o perlomeno, che non ne portasse di cattive. Sempre restando in sella alla Firebolt, Draco si era avvicinato lentamente, tenendo gli occhi sulla figura che sembrava attenderlo. Quando la distanza si era ridotta a sufficienza, si era ritrovato a ridere di se stesso per non aver riconosciuto subito l'unica persona che si sarebbe potuta permettere il lusso di presentarsi a casa sua senza invito in un momento “felice” come quello.

- Eccolo qui il Principino della casa, mi fai entrare? - aveva esordito Blaise, ben cosciente di quanto Narcissa potesse essere materna in alcune circostanze.

- Ottimo spirito Blaise, mi viene quasi voglia di lasciarti fuori. -

- Tanto so perfettamente che non lo farai... - gli aveva risposto con un ghigno.

- Di qua, dannato presuntuoso - gli aveva risposto Draco – preferisco evitare di stare in casa in questi giorni, gli elfi domestici mi inseguono ovunque. -

- Mamma Cissy sta dando il meglio di sé? -


- Precisamente. -

Aveva guidato l'amico lungo il portico, verso il giardino sul retro, mentre il pomeriggio iniziava a sfumare nel tramonto. Zabini aveva infilato le mani in tasca e camminava un paio di passi dietro l'amico, guardandolo di sottecchi. Erano andati avanti così per qualche centinaio di metri, Draco a camminare spedito verso il bosco con gli occhi incollati agli alberi e Blaise subito dietro, riflettendo attentamente su quali sarebbero state le parole migliori per iniziare quella conversazione.

- Mi stai fissando. - aveva sbottato improvvisamente Malfoy.

- Lo so. -

- Che vuoi? -

Blaise aveva sbuffato in risposta, per affondare di più le mani nelle tasche ed affiancarsi all'amico.

- Oggi sono andato ad Hogwarts. -

- Tutto qui quello che dovevi dirmi? Davi l'idea di uno che sta per comunicarmi che il Mondo sta per esplodere. -

- Quello è già successo. - aveva replicato secco Zabini, con un ghigno.

- Già, è vero. Come dimenticarsene? - Draco aveva scosso latesta contrariato. - Bene, Blaise, sei stato a Hogwarts. Come mai hai un impellente bisogno di comunicarmi questa futile informazione? -


- Lo sai benissimo perchè. So perchè non siete venuti e lo capisco ma credo comunque che tu saresti dovuto essere lì. -

Draco fissava di nuovo il cielo e il bosco davanti a sé, chiedendosi cosa avesse fatto di male per meritarsi di vivere questo momento. Non aveva voglia di affrontare questo discorso, nemmeno con Blaise; non voleva parlare della sensazione di smarrimento che provava da settimane, da ben prima che la battaglia si concludesse, ma che era cresciuta esponenzialmente in quegli ultimi giorni.
Zabini si sbagliava. Non era quello il suo posto, non era con quelle persone, con quella gente, che lui doveva stare. Ma in realtà non sapeva nemmeno lui quale fosse realmente la collocazione che sentiva sua. Forse non ce n'era nessuna.

- Hanno letto i nomi delle vittime della battaglia, li hanno elencati ad uno ad uno. -

- Stucchevole modo di manifestare il cordoglio. Molto Grifonesco, in effetti. - aveva commentato sprezzante, con una smorfia disgustata.


- Hanno letto anche il nome di Vincent. -

Malfoy si era girato improvvisamente, come colpito da una scossa e aveva guardato Zabini negli occhi. Solo per un secondo Blaise aveva intravisto il tumulto dietro quello sguardo, che si era fatto immediatamente immobile, imperturbabile.

- Si sono degnati di nominare uno di noi tra le loro vittime? -

- Tiger era uno studente come tutti gli altri, esattamente come loro. -

- Non dire idiozie Blaise. Era tutto tranne che come loro, come non lo sono io né lo sei tu. -

- In questo contesto è diverso, Draco. Non c'è più un loro e un noi. -

- Lo vedremo quanto sarà diverso. Lo vedremo. -

L'ultima frase era stata detta sottovoce, quasi mormorata, mentre Draco si sedeva sull'erba a guardare il sole tramontare su quella giornata che era già stata troppo lunga.

- Ti fermi qui per un po'?- aveva chiesto poi a Blaise, sdraiato comodamente con le mani dietro la nuca.

- Che domande. Posso perdermi lo spettacolo di vederti imprecare a più riprese mentre Narcissa trova ogni modo possibile per viziarci?

- Immagino di no. - aveva replicato con un sorrisetto. -

- Per nulla al mondo, amico. -




Capitolo breve e sudato.

Ora vi tedio giusto con qualche precisazione...

La famiglia Malfoy è la una mia passione sfrenata e totale, credo che chi mi conosce anche solo un po' lo sappia. Non riesco a concepire nemmeno vagamente Narcissa e Lucius come genitori freddi e snaturati che abbiano fatto pressioni sul figlio per questa o quell'altra motivazione.
Ritengo che siano persone con dei valori e con delle idee, che abbiano provato a trasmetterle al figlio e che le abbiano seguite finchè le hanno ritenute valide. E credo sia normale e ovvio che amino la loro prole. Saranno anche Slytherin e Death Eater, ma sono umani, che diamine. u.u
Il voltagabbana finale di Narcissa e il suo salvare Potter da Voldemort era una scelta che dipendeva in modo evidente dal desiderio di proteggere Draco anche nei Doni nella Morte e io ho solo seguito la corrente; poi insomma, l'essere opportunisti e tendenzialmente egoisti è molto Slyth, quindi concedetemi la costruzione... xD

Il “mio” Blaise ha tutti i caratteri somatici “giusti”. E' di colore, con gli occhi neri e i capelli neri.
Niente occhi color del mare tropicale et similia, Zabini è Zabini. u.u
Per quanto riguarda il carattere la Row non ci ha detto molto di lui, quindi mi sono presa la briga di inventare, affibbiandogli il tanto inflazionato (nelle fanfict) ruolo di amico di Draco.

Ho finito di stressarvi.
Grazie a tutti, ma davvero a tutti per ogni recensione, a chi segue, a chi preferisce e a chi ricorda.
Vi vedo che leggete e ogni numerino in più mi fa sdilinquire in modo imbarazzante, anche se non lasciate altro segno di voi... *___*

Ogni riferimento a una tal Valaus è puramente casuale. xD
Scherzo caVa, sai che già sono onorata della tua sola presenza. *___*

Per chi desideri una visita guidata nella mia demenza, con acclusi deliri, lamentele e sbavi di ogni genere...si, anche spoiler xD, mi trovate su Facebook: QUI. 

   
 
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