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Autore: Queen of Superficial    16/12/2010    10 recensioni
Due pseudogroupies incasinate con le stanze da letto che comunicano tramite un palo dei pompieri. Un non più giovane frontman di una band nel pericoloso olimpo degli dei del rock. Una ragazza innamorata di un'idea, di un artigiano di sogni inconfessabili che poco ha a che fare con l'uomo reale. Una serie di assurdità in fila per due, con la partecipazione straordinaria di ricordi rock, di band nevrasteniche, di chitarre ipnotiche, di fatti di vita non vissuta ma senz'altro vivibile. Così, senza ipocrisia, in una spirale di violente emozioni sulle note di una Manson che creano un'improbabile, tenera, storia d'amore. La storia, tirata a lucido, di qualunque di voi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E voglio un pensiero superficiale

che renda la pelle splendida

Senza un finale che faccia male

con cuori sporchi e mani lavate

vieni a salvarmi

bacia il colpevole

se dice la verità.

 

 

Sbriciolarsi.

Uno sbriciolarsi di momenti, riuscite a immaginarlo? Un piccolo, impercettibile colpo nel vetro, e piano piano la minuscola crepa si allarga producendo un suono sempre più forte, sgradevole, pregnante. Poi, questione di un battito d'ali, all'improvviso tutto va in pezzi. E ti sembra che qualcuno abbia frantumato di punto in bianco la tua personale sottile parete di vetro esistenziale. Quella che, bene o male, ti convinceva che le certezze esistono e che i limiti sono una di quelle. E soprattutto, ti aiutava a credere che esistesse, in fin dei conti, una qualche forma di equilibrio a cui appellarsi.

Una ragazza che chiamavamo Blade una volta mi disse che gli aeroporti tiravano fuori il meglio di me. Non ho mai avuto abbastanza argomenti per darle torto, e sicuramente non ce li avevo in quel freddo giorno di febbraio.

Matt mi trascinò correndo per un corridoio. Arrivammo nello stanzino dei bagagli smarriti.

Gli sorrisi, improvvisamente a corto di parole: non ero mai a corto di parole, scrivevo. Era un controsenso a monte. E invece.

Divertiti, in America.”, gli dissi.

La maglia che avevo addosso era sua. I jeans erano di Dominic, e infatti erano rossi. Non avevo idea di dove fosse la mia valigia, quando mi ero alzata dal letto quella mattina e affianco avevo visto lui, che dormiva girato verso la finestra con i capelli in disordine e il respiro tranquillo. Avevo trascinato il più silenziosamente possibile la poltrona davanti a lui, a qualche metro, e fumato quattro sigarette guardandolo dormire. Non ci potevo credere. I piccioni in volo fuori dalla finestra non ci potevano credere. Nessuno ci poteva credere. Neanche mio padre ci poteva credere, quando lo seppe, ma è un po' presto per raccontarlo.

Comunque, eravamo in aeroporto.

Divertiti, in America.”

Mi sorrise, accarezzandomi i capelli.

Ti lascio una cosa, prima di partire.”, rispose.

Mi presi la libertà di baciarlo dolcemente, il più a lungo possibile, standogli addosso con ogni punto del mio corpo riuscissi a stampargli sulla pelle, sulla camicia nera, sui jeans. Poi nascosi la testa nell'incavo del suo collo. Mi sembrava.

E maledire certe domande che forse era meglio non farsi mai.

Prima che potesse dire qualunque cosa, lo trascinai fuori.

Trascinai fuori lui e una settimana di cose impossibili dall'ufficio oggetti smarriti. Smarriti come il mio senso del reale.

Gli altri non s'erano manco accorti che fossimo spariti insieme. Erano sparpagliati nel terminal, chi fuori a fumare, chi dentro a cercare il volo, chi al bar a invocare a gran voce caffè.

Lo vidi che parlava fitto con Chris, e poi Chris si allontanò.

Fiorellino non si vedeva. Ok, era abituata agli addii al terminal, ma se saluti l'uomo che ami in partenza per un altro continente, un po' l'emozione la senti comunque secondo me.

Li accompagnammo al gate. Ignorando anche quel po' di salvaguardia neuronale che mi era rimasta, scavalcai le guardie sotto gli occhi divertiti di Bliss prima che queste potessero realizzare che una ragazza con i jeans rossi aveva fatto irruzione in una zona riservata ai soli passeggeri e presi le mani a Matt. Nessuno ebbe il cuore di fermarmi, ho creduto, invece poi ho saputo che Chris era prontamente intervenuto a chiedere pazienza agli addetti alla sicurezza aeroportuale. Pazienza, non potevano fare altro che averne. Io avevo un bisogno fisico di lui accanto che mi sfracellava le vene, sfilacciandole come cotone grezzo, ed ero una ragazza, una giovane ragazza con una vita alle spalle in cui le ferite erano più delle battaglie, ed ero senza dubbio capace di folli romanticherie da film: scavalcare la sicurezza per correre un'ultima volta tra le braccia dell'uomo che ami è uno di quei gesti di amore apocrifo che tutti dovrebbero avere il coraggio di fare almeno una volta nella vita. E così li scavalcai, corsi da lui e prendendogli la mano lo baciai su una tempia alzandomi sulle punte, in piena tempesta cardiovascolare, lo baciai dando ragione in un colpo solo a tutta la sterminata discografia di Roberto Vecchioni, che su baci del genere ci aveva costruito almeno sedici album diversi.

Ma comunque.

Fai attenzione ai reggiseni volanti.”, gli dissi.

Scoppiò a ridere.

Te li porterò quando torno.”

Bravo. Ci vuole, una bella rispolverata all'arredamento della stanza.”

Mi diede una carezza in testa. Lo abbracciai e lo baciai forte sulla guancia. Era già un segreto, e i segreti si trasformano spesso in grane inimmaginabili.

Noi non fummo l'eccezione alla regola.

Comunque, lo guardai andar via picchiando Dom con il passaporto. Rideva. Salutai la sua schiena con una mano, sorridendo e scuotendo la testa. Maledetto Bellamy, pensai. Maledetto te e la tua chitarra, il tuo pianoforte, le tue mani, la tua voce. Maledetto tutto ciò che hai scritto, tutto ciò che hai pensato, fatto, sognato. Maledetto tutto ciò che sei stato prima di ora, e maledetto tutto ciò che sei per me.

Sparirà.”, dissi a Bliss e Fiorellino mentre eravamo in macchina, sulla via del ritorno.

Avremmo preso l'aereo in serata da Berlino.

Non sparirà.”, disse Fiorellino, sorridendo senza staccare gli occhi dalla strada.

Avevo la testa stampata nel finestrino di tre quarti, guardavo fuori.

Non volevo proprio svegliarmi.

Certo che sparirà.”

Non sparirà.”

Fiorellino era un'inguaribile romantica. La sua lealtà alla causa dell'amore tormentato era commovente e tenace, quasi più tenace di Roberto Vecchioni.

Fiorellino.”, la apostrofai, cercando di suonare come una che vuole proprio chiudere il discorso. Non avevo più il fisico per sopportare le illusioni. La maglia che avevo addosso sprigionava il suo odore, in maniera molto scortese, direttamente nel mio cervello. Vaffanculo.

Non sparirà.”, disse semplicemente Fiorellino. “Ti ha lasciato una cosetta in pegno che verrà a riprendersi di persona.”

Alzai la testa e la fissai, interrogativa.

Cosa?”, esclamammo in coro io e Bliss.

Ma Fiorellino si rifiutò di dire una parola di più.

 

Eravamo al gate dell'aeroporto internazionale di Berlino, stavamo per lasciarci. Il trolley di Fiorellino traboccava di valigie: piccola, grande, media, un borsone e uno dei bassi di Chris. Quello che aveva scassato al concerto, supposi.

Beh, allora alla prossima.”, disse Bliss, sorridendo. Non ci credeva manco lei. Pazienza.

Certo.”, disse dolce Fiorellino, “Potete venirmi a trovare a casa, a Londra, quando volete. Basta una mail o un colpo di telefono, siamo intesi?”

Annuimmo.

La abbracciai, poi me ne stetti in disparte mentre salutava Bliss.

Hai i nostri numeri italiani”, disse la mia amica, “e le mail. Restiamo in contatto, così ci fai sapere del pupo in arrivo.”

Chiacchiere varie.

Ero triste.

Una triste, inconsolabile ragazza con addosso i vestiti dei Muse e lo sguardo carico di dolorosissimi ricordi recenti.

Ero ostinatamente persa in qualche sottobosco onirico, quando Fiorellino mi toccò un braccio.

Tieni”, disse.

Era il basso di Chris.

Presi in mano l'oggetto, un po' interdetta.

E' da parte di Matt.”, disse.

Un tonfo sordo al cuore, e mi si abbassò di colpo la pressione.

E' la sua Manson nera. Dice che hai una foto sul muro in cui c'è questa chitarra. Ha detto che viene a riprendersela appena finisce il tour.”

Sbattei le ciglia un paio di volte, inebetita, reggendo a due mani la chitarra come se fosse un piatto di ostia.

Beh, io vado. A presto. A prima di presto.”

Sparì all'orizzonte muovendosi in maniera così riuscita che, nonostante le valige, mi sembrò Clint Eastwood. E io, purtroppo, avevo perso ogni capacità di muovermi, parlare, manifestare segni vitali. Semplicemente, elaboravo.

Elaboravo miracoli.

 

Sbarcammo a Milano che non avevo ancora detto una parola. Reggevo la chitarra con una devozione e una cura tale che era come se portassi in salvo l'antico vaso dell'amaro Averna.

Beh?”

Mi voltai meccanicamente verso Bliss, preda di calcoli febbrili delle probabilità di un futuro con Matt nella mia vita. A occhio e croce, ce n'erano poche. Pochissime. Praticamente nulle. C'erano più probabilità che mio padre venisse insignito del premio Nobel per la pace.

La chitarra...”, sussurrai finalmente.

Preferivi il pianoforte?”

Smettila di prendermi per il culo.”

 

Salimmo a casa mia e trovammo due cose fuori posto: il padre di Bliss che scherzava con una donna truccata in un modo improbabile tenendole le mani sui fianchi, e Dana nel mio salotto.

Mio padre sorrideva, la barba un po' lunga, un whisky in una mano e una sigaretta nell'altra.

Stelline! Come sono andati i concerti?”

Bene, papà, Bliss ha perso una gamba nel pogo ad Amburgo e a me è rotolata via la testa durante il bridge di Knights of Cydonia. Me l'ha ricucita la moglie del bassista.”, risposi, serafica, sorpassandolo.

Splendido, splendido... vi siete divertite, eh?”

Non aveva ascoltato una parola di quello che avevo detto. Tipico. Scoppiai a ridere, salendo le scale.

Ria, quella cos'è?”, mi chiese a bruciapelo, mentre ero sul quattro scalino con la chitarra in mano.

Un M-16.”

Come?”

Una chitarra, papà, che può essere? E' a forma di chitarra.”

Sentii ridere Bliss dal piano di sopra.

Hai comprato una chitarra?”, mi chiese Dana.

Taci, Ria. Taci, devi tacere.

Scesi i quattro scalini.

Le sorrisi apertamente.

No.”, dissi, e filai su per le scale, celando male uno sguardo trionfante.

 

Mentre tu eri ad Amburgo a scoparti il suo ragazzo lei era qui a scoparsi tuo padre. Mi sembra ragionevole.”, commentò Bliss, accendendosi una sigaretta mentre chiudeva la porta.

Le gettai un'occhiata in tralice, mentre sistemavo la chitarra sul cavalletto vuoto della mia, sotto la foto. Rimirai il contrasto.

Bliss.”

Ria.”

Bliss.”

Ria.”

Andiamo avanti così tutta la notte?”

E dai, non ci credo che ieri non è successo niente.”

Nessuno ti ha detto che ci devi credere. Io non ti ho detto niente, però.”

Bliss ridacchiò con la sigaretta e alzò tutte e due le mani, “Per carità.”

Mi tolsi la maglia di Matt e la poggiai sul letto, poi infilai la mia. Nera, dei Kasabian. Adorabile.

Mi avviai fuori dalla porta.

Dove vai?”, mi chiese Bliss.

A farmi un sorso di birra e una sigaretta in compagnia. Anche tu della partita?”

Bliss mi sorrise, machiavellica.

Sempre, cara. Sempre.”

 

Al piano di sotto regnava un clima alcolico e permissivo.

Mio padre stava ridacchiando addosso a Dana in un angolo. Si accorsero un po' tardi della nostra presenza, ma si staccarono velocemente e credettero che non li avessimo visti, quei due dementi ubriachi. La vita a volte è strana, siamo d'accordo. Ma se è vero che la vita a volte è strana, mi spiegate perchè a volte le persone sono semplicemente stronze?

Sentii la rabbia montarmi dentro.

Però. Che allegria. Novità?”, domandai gioiosa, stappando una weiss.

Dana stirò un sorriso.

Io e tuo padre abbiamo fatto un meeting per la mia tesi.”

Ho visto.”, ribattei ridendo, poi mi accesi una sigaretta, seduta sul banco-tavolo a un lato del salotto.

Come sono andati i concerti?”, domandò Morris, il padre di Bliss, staccandosi per un momento dalla mummia truccata come Dita Von Teese.

Come i precedenti sei miliardi. Non perdono un colpo.”, dissi, spiccia.

A proposito.”

Dana si avvicinò con aria confidenziale.

Come va con Dom?”, mi sussurrò, chinandosi verso di me.

Faceva girare il vino nel bicchiere.

A gonfie vele, direi.”, ribattei, divertita.

Si rischiarò di colpo.

Mi fa piacere. E quella chitarra?”

Sto imparando a suonare, è un regalo.”

Di chi?”

Un chitarrista che ammiro molto. Ma non si dice il nome.”

Dana sorrise, benevola.

E Dom cosa dice?”

Le sorrisi di rimando, sporgendomi un po' avanti.

Dom non lo sa.”, le sussurrai, facendole l'occhiolino.

Tranquilla, zucchero.”, mi rispose, dolcemente.

Zucchero? Per cortesia.

Mi guardai un po' in giro.

Vuoi venire su a vederla?”, le chiesi, confidenziale.

Volentieri!”, asserì energicamente.

Salii le scale con aria vagamente pericolosa.

Quando aprii la porta, Dana ci mise qualche secondo a collegare la chitarra sul cavalletto a quella del poster.

Te l'ha data Matt?”, sibilò, improvvisamente di ghiaccio.

Sì. Siamo diventati buoni amici.”, le sussurrai a un orecchio, prima di prenderla per un polso e portarla giù con me, a scanso ulteriori domande.

Il ritmo variò abbastanza. Dana e mio padre cercavano, con poco successo, di dissimulare la vera natura del loro rapporto.

Ci salutammo dopo circa un'ora.

Mio padre mi si avvicinò, sapeva di whisky, fumo e profumo da donna.

Tesoro, accompagno Dana a casa, è tardi, sai.”

Sorrisi. “Vai pure, papà. Non ti aspetto alzata. Ehi, Dana!”

Sì?”

Ciao. Considera che papà comunque ha una certa età.”

Ebbe uno spasmo di rabbia visibile a occhio nudo.

Non essere sciocca.”, disse.

Mio padre mi guardò duro. “Ria.”, disse.

Adottare un po' di autoironia per Natale no?”, risposi, con tre chili di sarcasmo tra i denti.

Poi, gli chiusi la porta in faccia, e guardai Bliss.

Devo dirlo a Matt?”

Bliss accese una sigaretta, e si appollaiò sul bancone.

Devi prima dirlo a Dylan.”, suggerì.

Alzai gli occhi al cielo.

Cosa, di preciso?”

Bliss mi guardò intensamente.

Che qualcuno si è innamorato di Matthew Bellamy.”, rispose, serafica.

Chi?”, ribattei.

Alzò le sopracciglia, fissandomi con un misto cinismo-incredulità-esasperazione, il suo forte.

Tuo padre, Ria. Tuo padre, si è innamorato di Matthew Bellamy. Mi sembra evidente. Anzi, se vuoi cortesemente passarmi il cordless telefono al Corriere della Sera che facciamo mettere un'inserzione.”

La mia migliore amica.

Dio, quanto la odiavo.

 

Tre settimane dopo cadeva il ventunesimo giorno del mio ritorno alla normalità.

Entrai all'università a stomaco vuoto, con un caffè e la borsa a tracolla che poco dopo finì di schianto sul mio banco, in cima alla classe.

Dylan era già lì. Sorrideva, disegnando sul quaderno.

Ciao, Ria.”

Buongiorno.”, sussurrai, sbadigliando sul caffè.

I rapporti tra di noi vertevano a un mutuo fingere di non sospettare nulla, ma fin dal primo giorno in cui l'avevo rivisto ne ero stata certa: aveva un'altra. Pure lui. Si vede che è la moda di quest'anno, aveva commentato saggiamente Bliss. Io, non essendo mai stata un'ipocrita, non ero nella posizione di indagare.

Una punta di invidia mi saliva nel collo ogni volta che sentivo, attraverso il foro che collegava le nostre stanze, Bliss ridere al telefono parlando con quel terribile accento americano. Sapevo che era Dominic. Di Matt, invece, nessuna notizia.

Per quanto, razionalmente, sapevo che era qualcosa che avrebbe dovuto destarmi qualche preoccupazione, non riuscivo a prendermela con lui per non essersi fatto sentire.

Stavo facendo il più grave errore che possa commettere un essere umano: mi stavo accontentando. Ciecamente. Guardavo la chitarra, e la punta di invidia spariva nel nulla. Anche se non fosse più venuto a riprendersela, avrei avuto qualcosa di lui per il resto dei miei giorni: precisamente, la prima chitarra di cui mi ero innamorata. Non riuscivo a pretendere che Dio spingesse l'acceleratore sui miracoli: ne erano già accaduti abbastanza.

Comunque, la lezione di francese scorse via nel tedio più totale.

Mon coeur s'ouvre a ta voix.

Zitto, cervello.

All'improvviso, mi vibrò violentemente una tasca. Sfilai il telefono dal jeans per guardare il numero: privato. Bliss. Cosa poteva volere a quell'ora? Uscii dalla classe a balzelloni, rispondendo solo mentre ero sul punto di imboccare la porta.

Pronto.”

Bambina.”, disse una voce con un pesantissimo accento del Devon.

Porca troia!”, strillai, sussultando.

L'intera classe di Francese, professoressa Delacroix inclusa, si era prontamente zittita e voltata a guardarmi.

Rià? Ce qui s'est passè?”, mi chiese la prof.

Mi voltai lentamente, ghiacciata per la figura di merda.

Rien, prof, c'est mon copain. Je ne m'attendais pas à un appel de lui, je ne l'ai pas vu depuis un certain temps.”

La professoressa sgranò gli occhi, poi guardò Dylan, poi guardò me.

Ton quoi?”

Ops. Il mio copain ufficiale e conosciuto da chiunque era al secondo banco, e mi fissava interdetto.

Ops.

Rien. Excusez-moi. Je dois rèpondre. Au revoir.”, e uscii dall'aula ostentando una certa classe. Nelle figure di merda a braccio circolare.

 

Matt, scusami, ero in classe...”, dissi, e mentre lo dissi mi accorsi del cambiamento nella mia voce: una nota dolce si era insinuata tra le lettere di quel nome. Mi diressi verso il cortile.

Matt stava ridendo come un disperato.

Ton copain? Però, faccio salti di qualità e neanche me ne accorgo.”

Diventai rossa fino alla punta dei capelli.

E tu cosa ne sai di ciò che ho detto?”

Dana è francese per metà, ma petit poupèe!”

Porca troia.”

Ti adoro perchè sei fine.”

Per risponderti al telefono ho fatto una serie sterminata di figure di merda, secondo me dovrebbero includermi nel guinness dei primati.”

Se vuoi ci metto una buona parola.”

Ti ringrazio.”

... E così non ti aspettavi che chiamassi?”

Tacqui un momento, sorridendo. “No.”

Ah, bene.”

Che ora è lì?”, chiesi.

Tardi.”, rispose lui. “Tu cosa fai?”

Lezione di francese. Sono all'università.”

Ridacchiò. “Quando hai l'esame?”

Settimana prossima.”, risposi.

Quanto era assurdo da uno a dieci? Lui era un uomo, e io ero all'università. Chissà quanti secoli erano che non parlava di esami. No, un attimo, Dana ancora studiava. Dana sempre drammaticamente in mezzo.

Matt.”, sussurrai.

Dimmi.”

Mi manchi da morire.”, confessai, in un moto di lealtà mattutina.

Sospirò forte, e non disse nulla.

Mi manchi molto anche tu. Per un paio di settimane, sono anche quasi riuscito a reggere bene la parte di fingere che non fosse così.”

Ci riflessi un momento, accendendo una sigaretta.

E' stato Dom. Dom mi ha detto che sono diventato vecchio e ridicolo.”

Risi.

Ci fai fare Invincible tutte le sere, e se ti chiedo di lei dici che non ci pensi mai. Sei ridicolo.”, disse, facendo il verso a Dom.

Sorrisi, ingoiando il nodo di tenerezza e gratitudine che mi si era formato in gola.

Dice anche che tu con Bliss cerchi di dissimulare quanto atrocemente ti manco.”, aggiunse, suonando volutamente e scherzosamente melodrammatico.

Sorrisi di nuovo, era vero.

Tacemmo.

Abbiamo una settimana di spacco, prima di partire per il Sud America. Dom vuole andare a Las Vegas.”, disse. Aveva la voce stanca, ma sembrava tranquillo.

Vieni qui.”, gli dissi a bruciapelo.

Come?”. Mi aveva sentito.

Vieni qui. Mio padre è partito, torna a fine mese. Vieni qui.”

Attesi.

Non posso, piccola. Non posso lasciarli così.”

Respirai, e l'aria sembrava un po' amara.

Capisco. Fiorellino è lì?”

E' arrivata oggi.”

Restammo al telefono per un'ora.

Tornai a casa con il cuore un po' a metà, e non avrei saputo spiegare perchè. Non avevo fatto francese, se non si contava il minuto di conversazione in cui ero riuscita a infilare tre figure di niente in batteria continua, ero rimasta sotto l'albero più frondoso del cortile a gambe incrociate, fumando, ridendo, parlando.

La vista della chitarra mi ferì un po' un fianco.

Mi voltai dall'altra parte e mi sfilai i vestiti.

Prima una doccia, poi i problemi.

 

Quella notte io e Bliss dormimmo da me. Schizzò via dal letto alle otto in punto, già in ritardo per la sua lezione. Io mi rotolai un po' avanti e indietro, avevo dormito male in tutti i sensi: sogni contorti, cuscino smarrito, posizione improbabile.

Mi vestii e mi alzai per andare all'università. Non riuscivo ancora a decidermi ad accettare che quella fosse la mia vita. Quella, e non la gloria che sognavo: girare il mondo, concerto dopo concerto.

Fu una giornata pesante sotto tutti i punti di vista. Pioveva, innanzitutto. Poi, la lezione fu terrificante. Sembrava che il tempo andasse a ritroso.

Quando, di ritorno, infilai le chiavi nella toppa, mi sentii talmente inquieta e senza direzione che mi passò la voglia di entrare. Dio, cos'era successo? Dov'era la magia? La speranza? Lo amavo davvero, o “Matt” era solo il nome che davo a tutto ciò di cui avevo avuto bisogno nella vita, qualcosa di una tale perfezione onirica che poi sarebbe per forza diventata distruzione?

Forse era meglio fare due passi.

Andiamo, Ria, posa almeno la borsa con i libri.

Presi un bel respiro, ed entrai nella casa vuota.

E invece no.

Matt stava in piedi al centro del salotto, con un bicchiere da whisky pieno a metà in mano, e mi guardava estremamente divertito.

Gli occhi azzurri brillavano nella penombra, la luce delle lampade disegnava gli spigoli del suo viso, un sorriso così imperfetto e seducente che mi balzò in testa come un lampo il pensiero di quante altre “lei” ci dovevano essere state prima di me.

Spalancai la bocca, lasciai cadere la borsa e la porta si chiuse alle mie spalle con un tonfo.

Corsi da lui, che fece appena in tempo a poggiare il bicchiere prima di essere schiantato sul divano.

Lo guardai negli occhi, con il viso a un centimetro dal suo: non dicemmo niente.

Lo baciai dolcemente, ancora e ancora.

Non ci arrivammo in camera da letto: facemmo l'amore sul divano, e ci stavamo un po' stretti. Mi aggrappai alla sua schiena, affondando le unghie nella pelle. Lo baciavo, lo stringevo, lo toccavo, me lo sentivo nella testa, che non smise un attimo di girare.

Eravamo esausti e madidi di sudore, quando finimmo.

Matt è fatto così: quanto sesso vuoi, tanto più ne avrai. Lui non si ferma mai. Ma c'è qualcosa di diverso dagli altri in lui, qualcosa che è come fosse un viaggio costante, forse troppe ferite non rimarginate. Quando fa l'amore con te, non basta il tempo di una doccia a farti sparire. E' come se rimanessi un po' dentro di lui, sospesa, per sempre. Sospesa in mezzo a tutte le altre, galleggi senz'aria e cozzi con loro, sai che ci sono state, lui se le porta dentro e addosso, non ha idea di cosa voglia dire fare qualcosa senza dargli un significato univoco e irripetibile. E così ti senti meno unica che mai, in netto contrasto col fatto che basta che lui ti guardi negli occhi mentre fa l'amore con te per farti sentire l'unica donna del mondo. E così entri in crisi. E ciao.

Comunque, non ci eravamo ancora detti niente.

Ciao.” , sussurrai.

Ciao, bambina.”, mi rispose, e poi mi baciò.

Il mondo, per quanto mi riguardava, poteva anche finire lì.

Dieci minuti dopo, mentre lui si faceva una doccia – che non mi avrebbe cancellata, no - e io, vestita solo di una camicia di mio padre me ne stavo a cantarmi in testa “Embraceable you” seduta sul banco-tavolo a gambe incrociate, dondolando distrattamente un piede nel vuoto, suonò rumorosamente il campanello.

Aprii la porta a Bliss, sorridendo.

Vi si è sentiti fino in portineria. Provate a fare meno casino.”

Sbuffai, ridendo.

Esagerata...”

La portinaia voleva chiamare la protezione civile.”

Risi di nuovo, e Matt si materializzò in salotto.

Ciao Bliss!”

Ciao Matt. Fatto buon viaggio?”

Guardai prima l'uno e poi l'altra.

Bliss, tu sapevi che sarebbe venuto?”

Si capisce. Me l'ha detto Dom.”

Quando?”

Ieri sera.”

Merde.”

Risero.

Bliss mi battè affettuosamente il pugno su un braccio.

Dai, era divertente vederti che cercavi di dissimulare la delusione di quando lui ti ha detto che non sarebbe venuto. Purtroppo non sai fingere bene, però per il futuro sappi che l'espressione da vedova inconsolabile ti dona.”, disse.

Sbuffai. “Sono sola al mondo.”, sussurrai, melanconica, gettandomi sul divano.

Matt si mise accanto a me, mi prese tra le braccia e mi fece stendere sul suo petto.

Come siete carini...”, commentò caustica Bliss.

Le feci il verso, accoccolandomi addosso a Matt.

Bliss scosse la testa, sorridendo.

Innamorati cotti l'uno dell'altra.”, disse.

Ci irrigidimmo tutti e due.

Beh”, aggiunse, girando sui tacchi. “Passate verso la mezza, se vi va, io esco.”

E sparì.

Io e Matt restammo sul divano per un tempo incalcolabile.

Guardai l'orologio.

Sono le nove.”, dissi.

Hai fame? Ti porto fuori a cena.”, rispose lui.

Lo guardai da sotto in su. Mi sorrise.

Ok. Prima però devi darmi dieci minuti per vestirmi. Diciamo che scendiamo tra una mezz'ora.”

Mi guardò interrogativo.

Non hai detto dieci minuti?”

Gli stavo già sbottonando i jeans.

Ah, capisco.”, sussurrò, mentre avvicinavo le labbra alle sue.

Riparti presto, e non ci vediamo per due mesi.”, gli feci presente, ma in realtà volevo soltanto baciarlo. Baciarlo, a occhio e croce, per tutta la vita.

Mi mancheranno le tue labbra.”, disse lui, accarezzandone il contorno con un dito. Scese con la mano lungo il mio collo, si fermò tra i seni, mi accarezzò dolce. Dio, le sue mani. Se si potessero scrivere.

Mi mancherà anche tutto il resto.” aggiunse a bassa voce, attirandomi a sé per un altro bacio.

 

Ragazza, noi siamo bugie del tempo, appesi come foglie al vento di Mistral; non eri ancora nata, e già ti avevo dentro.

 

Sto sbagliando.”, sussurrai oltre il centrotavola di bambù che mi oscurava parzialmente la vista di Matt, in quel minuscolo sushi bar del centro.

Matt stirò un sorriso, guardando a sinistra. Una minuscola fossetta gli comparve nell'incavo di una guancia.

Probabile. Anzi, sicuro.”, disse. Sembrava triste.

Sto sbagliando bene.”, lo informai, giocherellando con le bacchette.

Alzò gli occhi verso di me.

Sarebbe a dire?”

Non ho mai fatto niente di sensato, in vita mia.”

Sbuffò leggermente, ridendo.

Hai appena vent'anni. Ne hai di tempo per fare miliardi di cose senza senso.”

E' un bieco espediente da cantante per convincermi a stare con te?”, scherzai.

Mi prese la mano.

Se tu fossi sana di mente, non staresti con me.”

Sorrisi.

Ma non lo sono. Quando hai l'aereo?”

Giovedì. Tu quando hai l'esame?”

Martedì.”

I suoi occhi azzurri mi accarezzarono i capelli.

Vengo con te.”, dissi.

Curioso.

Curioso perchè, in contemporanea, lui disse: “Vieni con me.”

Ridemmo.

Dicevamo?”, chiese, sorseggiando un po' di vino.

Dicevamo che scappo via con te in Messico.”

Sorrise. “Cosa dirà tuo padre?”

Dubito che dirà 'arrivederci, e che Dio vi benedica', se è questo che intendi.”

Non impazzirebbe se sapesse che sei con me?”

No. No, credo che gli verrebbe semplicemente un infarto.”

Rise. “Comprensibile. Io non vorrei che mia figlia uscisse con me.”

Ah, neanche io vorrei che mia figlia uscisse con te. Il vantaggio di non avere figli, vedi? Puoi fare le cazzate che vorresti non veder fare a loro, per scoprire quanto sono catastrofiche e poi metterli in guardia dall'alto della tua esperienza. Tu, intanto, te la sei spassata e hai imparato che il dolce e l'amaro sono una combinazione chimica imprescindibile: niente che faccia bene non fa, poi, anche male. E a loro non lo lasci fare, perchè l'indiscutibile bellezza di quell'esperienza vive solo nei tuoi ricordi, sepolta sotto un bel po' di cose, mentre il dolore ogni tanto ti punge ancora. Se io fossi in grado di ricordare com'era stare con te quando avrò una figlia, sicuramente le dirò 'vai, tesoro. Vai pure. Sarà incredibile, vedrai. Sappi però che ti farai male. Ma la mamma sarà qui a raccogliere i cocci.'”

Mi strinse più forte la mano.

Sei formidabile.”

Può darsi.”

Sorrise.

E Dylan, che dirà?”

Niente di buono neanche lui. Specie dopo il cabaret di ieri nell'aula di francese. Anche se non ne sono sicura: sospetto abbia un'altra.”

Mi guardò: “E la cosa non ti fa nessun effetto?”

Non ne sono innamorata e non ho mai capito il senso del possesso, quindi no.”

Lo scrutai attentamente.

E Dana?”

Sospirò, poggiando le bacchette al lato del piatto, e si stropicciò gli occhi.

E' con tuo padre, immagino, visto che qui non c'è.”

Immagino di sì. La cosa che effetto ti fa?”

Non bello. Ma va scemando col passare dei giorni. Ultimamente, ci penso sempre meno. E' come se ci fossimo già lasciati.”

Gli strinsi le mani nelle mie.

Andiamo. Non ti serve a niente pensarci.”

Non pensavo a lei, in America.”, disse, un po' imbarazzato. “Pensavo a te. A te e... a Dylan. Non ti sei chiesta come mai mi ricordassi il suo nome, nonostante tu me l'abbia detto una volta sola?”

Non mi piace farmi domande di cui conosco la risposta.”, risposi semplicemente, buttando giù un sorso di sakè.

Tacque.

Io comunque pensavo a te e a chiunque altra. Pensavo non chiamassi per quello. Ho bucato il telefono a forza di fissarlo.”

Sorrise, e guardò l'ora al di sopra della mia spalla.

Cosa hai voglia di fare?”, chiese.

Ho voglia di fumare una sigaretta. E di andare a casa, con te. A dormire, a parlare, a guardare un film, a fare l'amore. Voglio fingere che possa durare per sempre.”, dissi, baciandolo su una guancia, e poi mi avviai fuori dal locale. Mi raggiunse un minuto dopo.

Non ti piacerà, il Messico.”, disse, accendendosi una sigaretta.

E tu che ne sai?”

Mi sorrise, soffiando via il fumo.

Lo so e basta.”

Sospirai, lo presi sottobraccio e lo portai giù per la strada.

 

Il telefono suonò, e suonò, e suonò.

Mi alzai dal letto di scatto, e mi accorsi che ero nuda.

Chichi era giù da Bliss.

Matt stava dormendo, in un groviglio di lenzuola viola.

Mi infilai la prima maglia che trovai e un paio di slip per rispetto all'umana decenza, e corsi ad alzare il maledetto apparecchio prima che svegliasse Matt.

Pronto!”, ringhiai.

Passerotto, come va?”

Papà!”

Mi venne da ridere. Pregai di riuscire a trattenermi. Presi un bel respiro.

Tutto bene papà, grazie.”

Bene, sono contento, tesoro. Volevo dirti che torno prima. Venerdì prossimo, al più tardi.”

Che meraviglia. Io parto giovedì.”

Mio padre stette in silenzio per fare mente locale e vedere se aveva dimenticato qualche data di un concerto. Decise che era così, perchè disse: “Ah, sì. Me l'avevi accennato, il concerto, giusto? Quanto stai via?”

Guardai la porta della stanza da letto, sulla quale si era materializzato Matt intontito dal sonno: si stropicciava gli occhi come un bambino, e io feci l'unica cosa che potevo fare. Sorrisi e lo amai, non necessariamente in quest'ordine.

Un po'.”, risposi.

Un po' quanto, passerotto?”

Non so. Un po' quanto?”, chiesi.

Come?”, mi mimò Matt con le labbra.

Quanto stiamo via?”

Sorrise e scrollò le spalle. “Un mesetto.”, sussurrò.

Un mese.”, dissi a mio padre.

Non ho capito.”, rispose.

Un mese.”

Sei impazzita.”

Non era una domanda.

Ah guarda papà, a occhio e croce un po' tutti, vista la situazione.”

Bliss è là? Fammi parlare con lei.”

No, Bliss non sta qua.”

E dov'è?”

A casa sua, immagino.”

E tu con chi parlavi?”

Ridacchiai, senza dire niente.

Con Dylan?”

No. Con un amico.”

E chi è questo amico? Lo conosco?”

Certo che lo conosci, papà.”

Matt stava a braccia conserte sulla porta, e aveva già capito. Sorrise divertito. Scienza del melodramma: certe persone ci hanno fatto una sana abitudine il giorno che hanno capito che non c'è scampo.

Si può sapere chi è?”

Lo guardai. Fece di sì con la testa.

Matthew.”

Matthew chi?”

Matthew Bellamy, papà.”

Matthew Bellamy...?”

Non ce la stavamo facendo.

Matthew Bellamy, per tua cultura personale, è il cantante dei Muse. Quello fidanzato con la tua amante.”

Mio padre sussultò. Chiaro e cristallino, anche dal telefono.

Eldariael.”, sussurrò, cercando di sembrare perentorio.

Sì, sono proprio io, la tua prima e ultimogenita.”, dissi serafica, ingoiando il mio improbabile nome di battesimo. Che, per vostra cultura personale, si pronuncia “Eldariel”. Ae è un dittongo, sapete. Un nome del cazzo che non ha scelto neanche lui. Lo ha scelto Morris. Questo perchè mio padre era in ritardo anche il giorno della mia nascita, fuori c'era solo Morris in attesa e io, incidentalmente, non ero il tanto annunciato e atteso maschietto, che si sarebbe chiamato Diego. “Diego” mal si adattava a una bambina, come spiegò l'ostetrica a Morris, e il nome alternativo, con mia madre in catalessi post partum, lo scelse lui. Lui che, disgraziatamente per me, in sala d'attesa era preso dalla quinta rilettura del Signore degli Anelli.

Mi voltai verso Matt, spiegandogli quanto detto sopra.

Matt rise, e mio padre starnazzò al telefono per richiamare l'attenzione.

ELDARIAEL?”

Sì, papà?”

Niente. Vengo a casa.”

Bravo, così ci facciamo un caffè corretto tutti insieme prima di partire.”

Questo è da vedere.”

Se preferisci.”

Attaccai.

Tutto bene?”, mi chiese Matt.

Una favola.”, ribattei, sospirando.

Venne ad abbracciarmi: mi abbandonai tra le sue braccia in silenzio, lasciandomi cullare.

Tua madre?”, mi chiese a bruciapelo.

E' morta. Con la madre di Bliss. Erano in macchina insieme, come Thelma e Louise. Un incidente, eravamo piccolissime. Avevamo un paio d'anni. Erano in viaggio. Scappavano da questi due, comprensibilmente.”

Lo strinsi.

Io ho solo Bliss, e Bliss ha solo me. Da sempre.”

Mi baciò gli zigomi, e poi appoggiò la fronte alla mia.

Sei pronto a ballare?”

In che senso?”

Nel senso che, dagli qualche ora, e tuo padre e Dana saranno qui.”

Rise, inaspettatamente. Fu perfetto.

 

L'interfono suonò effetto unghie sulla lavagna.

Charlie, che aria tira?”

Aria di burrasca. Giù?”

Abbastanza tranquilla, con Morris e Gertie fuori dalle palle. Lo sai che si chiama Gertrude, la tizia di mio padre? Non lo trovi adorabile?”

Squisito.”

Salgo per la colazione. Dici a Pwoper Fish che ho fatto i biglietti.”

Guardai Matt interrogativa.

Hai parlato con Bliss?”

Sorrise. “Stanotte.”

Va bene. Sali.”, dissi, e attaccai.

E' una buona amica per me. E la migliore che esista per te. Non potevo portarti via senza un'alleata.”

Non sarei mai partita senza Bliss.”, gli dissi, abbracciandolo.

Grazie del pensiero, gli dissi con gli occhi.

Prego, mi rispose con una carezza.

Quando la mia migliore amica salì con i cornetti e il caffè, ci piantammo in terrazza a discutere.

E questo è quanto.”, le dissi, quando ebbi finito di raccontarle la telefonata.

Carino. Anche papà e Gertie sono in Francia con Johnny e Dana, lo sai?”

No, non lo sapevo. Affascinante.”

Bliss rise forte.

Chissà se torna indietro tutto il battaglione o solo i due amanti con le stelle avverse.”

Non far rivoltare Shakespeare nella tomba.”

Passò lo sguardo da me a Matt con aria saggia.

Siete pronti alla guerra?”

Mi alzai, accendendomi una sigaretta.

Niente di nuovo, per noi.”, dissi.

Neanche per me.”, rispose Matt.

Bene, allora. A la guerre comme a la guerre!”, esclamò Bliss, dando un sorso alla tazza verde. Sembrava molto Napoleone Bonaparte.

 

Il battaglione non si fece attendere.

Arrivò in serata, mentre chiacchieravamo, complice una mezza bottiglia di Tequila gran riserva. Di mio padre.

Allora?”, tuonò mio padre. “Cosa sta succedendo qui?”

Dana fece capolino da dietro alle sue spalle, a braccia conserte come Mastro Lindo.

Tu non eri in tour?”, disse, puntando il dito a Matt.

Mi alzai.

Non dovevate disturbarvi.”

Non siamo tornati per te.”, sibilò Gertrude.

E allora come mai già di ritorno? Avete trovato brutto tempo?”

Non fare la scostumata, signorina. Sono tuo padre, e devo vederci chiaro in questa faccenda.”

Alzai gli occhi al cielo, e Matt dissimulò un sorriso.

Papà, vorrei ti facessi fare una perizia psichiatrica. Fammelo come regalo di compleanno. Eri in Francia con la tua amante, che è la fidanzata del qui presente, e torni a casa per calarti nella parte di... di che, precisamente? Del moralizzatore di figlie scellerate?”

Non permetterò che tu vada in Messico con un cantante.”

E' inaccettabile.”, tuonò Morris, facendoglisi accanto.

Perfetto, Gonzales, anche tu della partita.”, disse Bliss, scoccando un'occhiata eloquente al padre.

Ripresi la parola.

Dunque, chiarisco un paio di punti all'ordine del giorno. Avete suonato i cinquant'anni e andate ridicolamente a passare un po' di tempo in Francia con le rispettive amanti, e venite qui a fare la predica da, esattamente, quale pulpito?”

Si irrigidirono.

Non permettiamo che ci parliate in questo modo.”, sibilò mio padre.

Mandali per funghi.”, mi suggerì Bliss.

Questa cosa non è accettabile.”, tuonò mio padre.

Assolutamente! E' il mio fidanzato!”, strillò Dana, “E per la cronaca, sappi che stavamo lavorando alla tesi. Lavorando alla tesi, capisci?”

Sbuffai, ridendo. “Non prendermi per il culo.”

Ma come ti permetti?”

Piano, tesoro. Hai un'età. E poi sei a casa mia. E la gente non mi parla così, a casa mia.”, risposi, serafica.

Dana, è finita.”

Prego?”

Dana si voltò verso Matt. Tutti ci voltammo verso Matt, a dire il vero.

Ho detto che è finita. Ti lascio.”

Alzò un dito ossuto al mio indirizo.

Mi stai lasciando per lei?”

No. Ti sto lasciando e basta.”

Questo non risolve le cose.”, sibilò mio padre.

No? Peccato.”, ribattei.

Tu sei mia figlia, e dovrei lasciarti andare in Messico con uno sconosciuto?”

Accidenti, il tuo buonsenso mi ha colpito in piena fronte! Come ho fatto a non pensarci io?”, dissi, voltandomi verso Bliss con la mia migliore aria scandalizzata.

Bliss rise.

Mio padre si era chiuso in un risentito mutismo che avrebbe dovuto attirare l'attenzione, ma gli riuscì male. Mi avviai verso la porta, facendo cenno a Matt e Bliss di seguirmi.

ELDARIAEL...”, sbottò papà in corner, prendendomi un attimo prima che infilassi la porta.

Lo fermai con un gesto della mano, prima che potesse dire una qualunque cosa.

Ad ogni modo, ora potete ufficializzare la vostra squallida relazione. Se permettete, ora, io, Bliss e Matt usciamo.”

Per andare dove?” chiesero all'unisono Morris e mio padre, rotolandosi come modelle anni settanta nei veli trasparenti dei luoghi comuni. Vi pare che sia una cosa da chiedere, in una situazione così?

Usciamo e basta, e non fatevi trovare qui al ritorno.”, dissi, afferrando la giacca.

E' casa mia!”, urlò mio padre.

Mi feci a un millimetro dal suo viso.

No. Non è così, e lo sai. Quindi, cortesemente, prendete armi e bagagli e tornate a suonare il mandolino in Francia. Domande?”

Mio padre mi guardò. Gli tremava il labbro inferiore.

Tornate venerdì. Venerdì fate quello che vi pare. Puoi portartela qui, ma che non pensasse di trasferirsi. Qui le regole, per ovvi motivi che non metteremo in piazza con i nostri squisiti ospiti, le faccio io.”

Matt”, pigolò Dana, “Sappi che io ti ho sempre amato.”

Una tempesta di inopportunismo, quella donna.

Grazie dell'informazione.”, rispose lui secco.

Uscimmo sbattendo la porta, e l'aria fredda della notte ci prese a schiaffi il viso. Fu un toccasana. Presi la mano a Matt e Bliss sottobraccio.

Mi dispiace per la tragedia della Restaurazione a cui hai dovuto assistere.”, gli dissi, strofinandogli il naso nel collo.

Scosse la testa. “Va tutto bene.”

Non mi sembrano bravissimi a tenervi testa.”, commentò dopo un po'. Eravamo in macchina, diretti da qualche parte, e stavamo fumando.

Bliss sospirò dal posto guida.

Le case sono nostre, Matt. Sono eredità materne. La loro permissività in questi anni è dovuta più che altro a questo.”

Sospirai d'appresso, sdraiata alla bell'e meglio sui sedili posteriori del Defender.

Per quanto mi riguarda, gliela lascerei anche. Solo che sono fan delle questioni di principio, sai.”

Matt sorrise. “Già, lo sono anche io.”

Tre orfani di padre in una jeep vecchio stile, provenienti da mondi così diversi che sarebbe stato impossibile per il più fantasioso degli scrittori combinarli insieme.

Ma vedete, a volte, la vita.

E fu così che Matt sporse una mano indietro, e io la afferrai come se fosse l'unica cima capace di tirarmi fuori da quella spaventosa routine. Da quei ricordi pesanti, da quel ghiaccio perenne tra me e mio padre. Dalla mancanza di mia madre. L'unica àncora di salvezza da qualunque altra cosa, qualunque cosa non fosse lui.

E quella mano nella mia mi stava dicendo tante cose, lo avvertii forte e chiaro come una scarica elettrica.

Cose che, ovviamente, aveva già pensato e messo in rima Roberto Vecchioni.

 

Per amarti senza amare prima me, vorrei essere tua madre. Per vedere anche quello che non c'è con la forza di una fede, per entrare insieme nel poema del silenzio, dove tu sei tutto ciò che sento; per amarti senza avere una ragione, tranne quella che sei viva,
e seguire il fiume della tua emozione stando anche sulla riva. Leggerei il dolore
da ogni segno del tuo viso, anche nell'inganno di un sorriso.
Vorrei essere tua madre per guardarti senza voglia, per amarti d'altro amore;
e abitare la tua stanza senza mai spostare niente, senza mai fare rumore: prepararti il pranzo quando torni e non mi guardi, ma riempire tutti i tuoi ricordi.
Ma il problema vero è se ci tieni tu ad avermi come madre: fatalmente non dovrei spiegarti più ogni gesto, ogni mia frase: mi dovresti prendere per quello che io sono, non dovrei più chiederti perdono. Vorrei essere tua madre anche per questo, e mille e mille altre ragioni: ti avrei vista molto prima, molto presto, e avrei scritto più canzoni: forse ti avrei messo in testa qualche dubbio in più, cosa che non hai mai fatto tu... Forse ti avrei fatto pure piangere di più, ma non hai scherzato neanche tu.

(Roberto Vecchioni, “Vorrei essere tua madre.”)
 

 

Seicento secoli di giustificatissime bestemmie (vostre) dopo, vi lascio un capitolo abbastanza lungo da riempirvi le pupille per tutto il mese passato senza Ria e Matt.

Che vi devo dire, devo le mie scuse a molta gente.

Scusatemi voi, innanzitutto, per essere così scortesemente sparita.

Scusa Matt, per averti detto “hai rotto i coglioni” sabato scorso in macchina.

Scusa mamma, per averti rotto la palla di Natale a forma di orsacchiotto.

Scusa, Dio.

E poi, scusate tutti, ma devo fare due dediche.

Volevo dedicare questo capitolo innanzitutto a quegli inutili malati dei miei amatissimi amici con i quali, oggi, in Università si discuteva di fanfiction scritte in prima gioventù, in particolare a Guildenstern, che scriveva soft porno sui Beyblade. Dovete aspettare un po' per il sesso acrobatico tra Matt e Ria.

E la seconda dedica, che non verrà mai letta dal diretto interessato, va, con tutto l'amore di cui sono capace, al sosia biondo di Matthew Bellamy, ingrato e demente spettatore di arcobaleni sul mare e di miracoli episodici, fissato con una canzone di Loredana Bertè che giustamente lo perseguita e che dovrà seguitare a rincorrerlo come una maledizione per tutta la vita, datosi che ha giocato a freccette con i miei nervi per una settimana.

E voglio bene a tutte voi, e alla vostra pazienza infinita.

Grazie ancora, per tutto ciò che mi scrivete, per ogni cosa che dite. Nel prossimo capitolo spero di riuscirvi a rispondere una per una, e non vi preoccupate, non ci metterò così tanto ad aggiornare.

Non perdete mai di vista ciò che volete.

Un bacio circolare a tutta la fascia in lettura.

La vostra Q., piena di casini ma animata di immutata gioia nel leggere le vostre splendide recensioni e nel sapere che ci siete, che ci siete state dall'inizio e che ci sarete fino alla fine.

Love.

   
 
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