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Autore: Frances    17/12/2010    4 recensioni
« Ehi.» cerchi di attirare la sua attenzione, con un gesto del capo « Sai che giorno è oggi?»
Ma la bottiglia, sgarbatamente, non si degna di risponderti. Continua semplicemente a riflettere la tua immagine leggermente deformata sul proprio collo affusolato, come uno specchio liquido. Non sai se sentirti offeso o semplicemente deluso.

[Gilbert; Perchè quando ci si ubriaca, può succedere qualsiasi cosa; scritta per il Prompt 3 della Maritombola, "Bottiglia";]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: I, Me, Myself and the Bottle
Personaggi: Prussia (Gilbert Beilschmidt)
Genere: Introspettivo
Rating: Arancione, dovuto in particolare al linguaggio leggermente scurrile
Avvertimenti: Oneshot, consumo incontrollato di alcol
Conteggio Parole: 1425 parole
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I, Me, Myself and the Bottle

Fissi la sua forma sinuosa, seguendo con gli occhi la linea curva disegnata dal vetro liscio. E’ alta, lunga, splendida e perfetta, non ancora stappata. Appena tirata fuori da una cantina in cui ha giaciuto per anni, forse, in attesa che arrivasse il suo momento. La trovi particolarmente attraente, così bella nel suo essere ancora una bottiglia incontaminata e piena.

La guardi con interesse, mentre state da soli in quella stanza, lei eretta sulla superficie di legno, tu accasciato sul tavolo con la testa tra le braccia incrociate.

« Ehi.» cerchi di attirare la sua attenzione, con un gesto del capo « Sai che giorno è oggi?»

Ma la bottiglia, sgarbatamente, non si degna di risponderti. Continua semplicemente a riflettere la tua immagine leggermente deformata sul proprio collo affusolato, come uno specchio liquido. Non sai se sentirti offeso o semplicemente deluso.

---

 

La seconda volta che provi a parlarle, ti accorgi distrattamente di come sia più leggera, di come all’interno lo sciabordio del liquore bollente e scuro sia appena meno impetuoso. Forse è proprio la consapevolezza di essere ormai mezza vuota che la spinge a diventare leggermente meno timida. E questa volta, infatti, la bottiglia risponde.

« Cosa vuoi che mi importi di che giorno è oggi, razza di sciocco?»

Alzi gli occhi appesantiti ed incontri quelli sprezzanti ed altezzosi di Roderich Edelstein. Lo riconosci immediatamente, anche se non ricordavi affatto la tonalità rosso vinaccia che colora le sue iridi. Forse è da troppo tempo che non lo vedi, e la tua memoria ha iniziato a diventare confusa. O forse magari è solo colpa della bottiglia mezzo vuota?

« Tutti dovrebbero ricordare che giorno è oggi, damerino del cazzo.» sei quasi sul punto di sputargli in faccia, mentre stai accasciato sul tavolo « E soprattutto tu, soprattutto tu dovresti ricordarlo, sai? Perché dovresti ricordare tutto di me, sempre e comunque.»

Vedi le sopracciglia di Austria inarcarsi e le sue labbra muoversi in un sorriso stiracchiato dalla compassione. E ti fa rabbia che anche in quel momento, anche se ti sta facendo sentire una vera e propria merda, quel maledetto aristocratico insopportabile continui a sembrarti bellissimo e irraggiungibile.

« Ricordare tutto di te?» la voce morbida di Roderich scivola piano e plasma una risata melodiosa « Da quando la Prussia ha cessato di esistere, tu hai perso importanza per chiunque.»

E di colpo ti senti invaso dall’ira, una furia incontenibile accesa ed alimentata dallo sguardo liquido di Roderich e dalla consapevolezza dolorosa di quel rifiuto secco – afferri il collo di Austria e ti avventi sulla sua bocca, su quella bocca che non hai mai raggiunto, ti avventi su di lui per morderlo, e fargli qualsiasi altra cosa. Per vendicarti perché non ha fatto altro che essere migliore di te, perché ti ha sorpassato, nonostante fosse più debole.

Ma poi dischiudi gli occhi e ti rendi conto, frustrato, di avere semplicemente il collo sottile e freddo di una bottiglia sempre più vuota tra le dita. E che le tue labbra sono premute sull’apertura bollente di alcol.

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La terza volta che ti rivolgi alla bottiglia, forse non è più la stessa bottiglia, ma la cosa non ti importa granché. Forse non stai più tanto bene, perché dovrebbe essere una sola, e invece, inspiegabilmente, ti ritrovi a fissarne due, leggermente sovrapposte. Ed entrambe, quando ti rivolgi a loro – ponendo sempre la stessa domanda – hanno le decenza educata di risponderti con addirittura un leggero entusiasmo.

« Che giorno è oggi, mon ami?»
                       « Hola, amigo, como estas

Francis e Antonio stanno seduti sul tavolo, spalla contro spalla, ti mostrano due tipi diversi di sorriso mentre li fissi con gli occhi appannati e te ne stai con la fronte premuta sul ripiano di legno. Hanno anche loro un colore strano nelle iridi, ma la cosa non ti riguarda, perché improvvisamente la tua priorità assoluta è ottenere da loro quella che sembra la più semplice delle informazioni.

« Siamo a Gennaio, non è vero?» Francia si gratta il mento, pensoso.
                  « Devo aver dimenticato qualcosa, amigo, lo siento.» Spagna si scompiglia i capelli con aria colpevole, senza abbandonare un istante il sorriso.

« Dovreste sapere che giorno è oggi, brutti stronzi ingrati.» biascichi, cercando di colpirli con dei pugni flebili.

« Avevamo un appuntamento?» Francis solleva un sopracciglio.
                 Antonio ridacchia con aria spensierata come se bastasse a porre rimedio alla sua mancanza.

« Abbiamo passato insieme questo giorno per almeno sette anni, e non lo avete dimenticato mai.» ti lamenti, maledicendoli « E ora non sapete neppure di cosa sto parlando.»

« E’ passato molto tempo, Gil.» Francis accavalla la gamba destra alla sinistra, sospirando.
                 « Ay! Di sicuro lo ricorderò entro la fine dell’anno, non preoccuparti.» Antonio sembra sempre la persona più sincera e ingenua del mondo, ma non ha idea di quanto le sue parole sappiano far male.

« Vi odio.» farfugli, allungando le mani per raggiungerli e sentire che sono vivi, e che in fin dei conti non sei rimasto solo, perché almeno loro – forse non ricorderanno che giorno è oggi, ma almeno sono lì, e ti chiamano ancora “amico”.

Ma quando li raggiungi, ti ritrovi a stringere ancora una volta il collo lungo di una bottiglia. Anche se l’altra è proprio lì, ondeggia ogni volta che sbatti le palpebre, ma sembra proprio non voler farsi prendere.

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La quarta volta che ti rivolgi alla bottiglia, sei talmente confuso e disorientato che lei ti risponde addirittura prima che tu possa parlarle.

E incontri gli occhi limpidi di Ludwig, il tuo Ludwig. Ti aveva detto che non sarebbe tornato a casa quella notte, perché aveva delle faccende da sbrigare – ma forse era solo uno scherzo, un modo timido per farti una sorpresa. Gli sorridi appena, mentre lo senti alzare la voce:

« Non dovresti bere tanto da ubriacarti.» incrocia le braccia e assume quell’espressione tesa e preoccupata che ti fa sentire amato.

« Ehi, Lud, non cambiare argomento.» lo punzecchi, tirandogli le guance, beandoti del tuo essere fastidioso che non suscita alcuna reazione in tuo fratello – perché almeno lui ti rispetta « Che giorno è oggi, Lud? Te lo ricordi, vero?»

Germania annuisce, risponde immediatamente, con decisione:

« Il 18 Gennaio. E tu stai bevendo troppo.»

Ti distendi nuovamente sul tavolo, guardandolo di sottecchi, fingendo di non provare la speranza disperata che ti sta lacerando dall’interno:

« Ehi Lud, che giorno è oggi?» ripeti, come in una sorta di filastrocca ripetitiva. E Ludwig risponde di nuovo:

« Il 18 Gennaio. »

Il 18 Gennaio.
Il 18 Gennaio.

Germania continua a ripetere sempre le stesse parole senza aggiungere nient’altro, inarcando le sopracciglia in un moto di perplessità quando la tua insistenza comincia ad infastidirlo appena. Ma dentro di te sai che potresti continuare a chiederglielo all’infinto, perché il fratellino che ami con tutto te stesso è un uomo troppo impegnato per ricordare cosa significhi una data tanto inutile come il 18 Gennaio.

Finisci per piangere, in maniera ridicola ed indecorosa, la fronte e le guance premute sul tavolo. Il vero Ludwig si sarebbe alzato e ti avrebbe raggiunto in solo passo, chiedendoti allarmato cosa ti stia succedendo. Ti avrebbe anche abbracciato forse. Ma stai parlando con una bottiglia d’altronde, stai stringendo il collo di vetro e non la guancia di tuo fratello – e non c’è nessuno che possa consolarti.

---

 

La quinta volta che provi a parlarle, la bottiglia è troppo vuota e stanca per riuscire a risponderti. Si limita pigramente a restituirti la tua immagine riflessa sul suo profilo curvo e rimane in silenzio. E’ un silenzio quasi religioso, perché qualsiasi rumore potrebbe farti esplodere la testa da un momento all’altro. Anche così, ti sembra di avere dei paletti conficcati nel cervello.

Tuttavia, ti passi una mano sugli occhi bagnati, strofinando le guance inaridite e salate dalle lacrime. Distingui i tuoi occhi rossi che ti restituiscono lo sguardo, è l’unica cosa che riesci a riconoscere con immediatezza, in quel caos completo che ti avvolge da quando hai esaurito completamente la virtù di quella bottiglia.

Ti scappa una risatina roca, sibilante e gutturale al tempo stesso, risale la tua gola dal profondo. Poggi il dito indice sulla superficie stondata del vetro leggero e vuoto – la bottiglia si sbilancia contro la tua spinta.

« Oggi, domani, dopodomani, per sempre.» ti ripeti, guardandoti negli occhi « Che sia Gennaio o la fine del mondo.» ridacchi ancora prima di abbassare le palpebre « Sto benissimo anche da solo.»

Continui a premere con il dito sul vetro, finché la bottiglia non cade distesa, rotola fino al bordo e precipita per terra, frantumandosi, dicendoti addio, definitivamente.

(xxx)

Note dell'Autrice:
1) L'autrice si sta ufficialmente odiando da sola (sta scrivendo troppo e dovrebbe smetterla.)
2) Il 18 Gennaio. Compleanno di Gilbert.
3) Scritta di getto per la Maritombola, indetta dalla community Maridichallenge <3 Prompt 3, “Bottiglia”. L'ho detto, questa roba è la mia rovina. Davvero.
4) Se non c'è Austria, non sono contenta 8D
5) Credo che ne arriveranno altre. Temetemi.

   
 
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