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Autore: Cucuzza2    17/12/2010    1 recensioni
- Si ricorda, vero, che io la chiamai per salvarmi dalla mia stessa follia? E mi aspettavo che sarebbe venuto anche Luke. Tutto ciò si è avverato.
Quando siete andati a parlare con Chelmey io ero convinto che sareste tornati in due.
- E invece siamo tornati in cinque...
- Sì, ma non era certo Scotland Yard a preoccuparmi. Flora era un’enorme minaccia per il mio piano.
- Non vedo come possa Flora rappresentare una minaccia per qualcosa, veramente – interviene Luke.
Layton invece sembra aver già intuito dove voglio arrivare, e mi esorta a continuare con la mano.
- Dicevo. Io ero diviso in due, sa. Una parte è stata quella che ha chiamato fatto chiamare lei, a discapito di tutto. L’altra è stata quella che mi ha spinto a costruire la fortezza. Come vede, la seconda parte era molto, molto più forte della prima. – Faccio una pausa.
- C’era una sola cosa che poteva rinvigorire il mio lato umano. E io, se da un lato ero riempito di felicità dal suo manifestarsi, dall’altro perdevo fiducia in me stesso. Se la prima parte era la mia anima, la seconda era il mio ego.

[ClivexFlora]
Nota: quando ho scritto questa storia NON sapevo che Luke e Flora avevano la stessa età, NON ricordavo che Clive prendesse il diploma prima di costruire la torre mobile e soprattutto NON credevo affatto che la storia fosse ambientata negli anni '50. Prendetele come "piccole" licenze.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Le fogne di Fartend
 

- Che noia” – sbotto.
- L’avevo avvertita che c’era da walk, signorita-chan.
- Potrebbe anche smettere di chiamarmi in quel modo. L’ho anche pagata, perché mi accompagnasse. – che scelta infelice – Potrebbe anche chiamarmi Flora.
- C’est ok, Florita-chan.
Sì, l’ho pagato. Ma più passa il tempo più mi convinco che è stata una pessima idea.
- Vous are fidanzata? – mi chiede.
- Perché questa domanda?
- Parce que vi stavate boring, Florita-chan. Comunques, allora?
- No – rispondo secca.
- Strange. Non ha spasimanti?
Ehi, è una bella domanda. Ho spasimanti?
- Una volta mi era sembrato. Ma era solo un vile, volgare villano.
- Tu est sfortunata.
- Non è questo – mi difendo. – E’ che non sono mai andata a scuola.
- Escola? Mah, neanche moi.
Non si era proprio notato.
Continuiamo a camminare. I pavimenti sono luridi. L’acqua che scorre accanto a noi è lurida. Prima o poi cadrò, davvero me lo sento.
Alzo lo sguardo. Il soffitto è carico di ragnatele. Lo squittio di un topo attira la mia attenzione: uno sguardo fugace, e già anche la coda è scomparso in un buco nero.
Stringo di più il nodo al vestito.
Un piccolo fascio di luce arriva dall’alto. Un altro tombino.
E prima o poi vedrò quello sul quale ho camminato tante volte da bambina, quello che ho ignorato o che ho saltato per gioco.
“Arriverò a Saint-Mystere” mi dico. “Arriverò a Saint-Mystere”.
Pavel trotterella avanti a me, senza neanche veder bene la strada attraverso il suo paio i lenti appannate.
Continuo a pensare a quello che mi ha detto. E alla mia risposta. Ho davvero potuto pensare di piacere a quel ragazzo? Il comportamento era quello, o almeno mi sembrava. Nonostante ciò, nemmeno cinque ore dopo mi teneva prigioniera il una gabbia di vetro. Forse pensava che sarei piaciuta a un Luke più grande – per carità, quello vero ha sei anni meno di me! – è ha cercato di rispettare la parte, chi lo sa.
Lo scaccio dai miei pensieri con lo stesso rigore con quei ho scacciato Layton e Luke e il rimorso. Basta. Devo vedere il mio paese. A qualsiasi costo.
- Pavel? Manca ancora molto?
- Circa two days di marcia. And mezza giornata sur la superficie.
- Mamma.
Che stupida che sono. Mia madre è morta. C’è solo un robot a Saint-Mystere, che è lì ad attendere che qualcuno sgraffigni il tesoro.
E comunque ho deciso di farmi un tatuaggio sulla spalla e di murare la zona del quadro.
Nessuno deve azzardarsi a toccare il tesoro, nessuno. Sarebbe la morte di tutti i miei cari, e anche se questi non sono umani non permetterei mai una cosa così atroce.
Ed eccolo, uno spiraglio di luce. Ma stavolta non proviene dall’alto.
Davanti a me c’è un magnifico fascio di luce.
E una porta.
Pavel la varca senza indugio e io lo seguo a ruota. 

   
 
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