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Autore: samek    17/12/2010    5 recensioni
Teddy e James vanno a vedere l’appartamento in cui Remus e Sirius hanno abitato da ragazzi.
(Per AlexielFay)
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: James Sirius Potter, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Fandom: Harry Potter

Fandom: Harry Potter.

Pairing: James Jr./Teddy (accenni Remus/Sirius).

Rating: Pg13.

Beta: koorime (amola )

Genere: Introspettivo, Romantico.

Warning: Fluff, Post 7° libro (con epilogo), Slash.

Summary: Teddy e James vanno a vedere l’appartamento in cui Remus e Sirius hanno abitato da ragazzi.

Note: Scritta sul prompt 7. Penna a sfera preso dalla mia cartella della Maritombola di maridichallenge, come regalo di natale ad AlexielFay (_BellaBlack_ su NA) richiesto in questo giochino sul suo LJ.



 



Il bannerino è opera di SweetKaaos

 

DISCLAIMER: Non mi appartengono… bla-bla-bla…. Non ci guadagno niente… bla-bla-bla

 

 

Origami d’Amore

 

Senza le sue lunghe braccia e gambe, il rumore dei suoi passi, la sua figura di spalle, senza questi piccoli paesaggi, la casa perdeva ogni attrattiva.

Anche se come al solito ridevo, facevo telefonate, guardavo la TV, stranamente il mio cuore era proteso verso l’ingresso. ¹

 

L’indirizzo lo aveva trovato in una vecchia agenda di suo padre, scritto con una penna a sfera babbana e non ci aveva pensato su due volte prima di decidere di andare a vedere com’era l’appartamento in cui aveva vissuto da ragazzo.

Ovviamente, non c’era stato verso di tenere la faccenda segreta, in qualche modo il suo migliore amico era riuscito a fargliela rivelare e l’aveva seguito. James Sirius Potter aveva un inopportuno talento nello scoprire i segreti altrui, specie se imbarazzanti; non per niente, così come quand’era bambino l’aveva scoperto a baciare Victoire Weasley, era stato il primo capire che lui era gay e ad incoraggiarlo ad uscire allo scoperto.

Anno dopo anno, con l’aumentare della sua altezza – e della sua maturità, anche se era sempre il solito cretino – la stima che nutriva nei suoi confronti cresceva di pari passo. La stima, non l’affetto, perché Teddy era convinto che se l’avesse amato solo un po’ di più di quanto già faceva, nel suo cuore non sarebbe rimasto spazio per nessun altro.

Era sempre stato una costante nella sua vita, una delle poche certezze e in quel momento, mentre salivano con l’ascensore montacarichi verso l’appartamento che suo padre aveva condiviso con Sirius Black, incontrare i suoi occhi sulla stessa linea del proprio sguardo gli ricordò che quel ragazzino era ormai un giovane uomo. Era confortante sapere che il divario della loro età, pian piano, si stava riducendo, perché c’era stato un periodo in cui sembrava insormontabile e aveva relegato Ted alla figura di fratello maggiore acquisito che – quando si trattava di James – non gli era mai stata sufficiente.

«Nervoso?» domandò questi toccandogli la spalla con la propria.

«Uhm… non esattamente» ponderò «Forse un po’, ma…» non riusciva a trovare il termine giusto, non era proprio nervosismo quello che lo animava, era qualcosa di più positivo.

«È come andare insieme all’avventura» lo soccorse Jamie, centrando perfettamente il punto.

«Sì!» convenne, un po’ stupito, ma neanche troppo. Loro due erano sempre stati sulla stessa lunghezza d’onda.

Il montacarichi raggiunse l’ultimo piano e l’amico lo spintonò sorridendo per uscire da quel trabiccolo. Ted fece tintinnare le chiavi che gli aveva affidato la padrona dello stabile ed infilò la prima nella toppa. La porta si aprì con un cigolio degno di un film horror, proiettando una lama di luce sul pavimento polveroso. James cercò a tentoni l’interruttore della luce ed un paio di plafoniere affisse alle pareti s’illuminarono, rischiarando la piccola mansarda.

La signora che gestiva lo stabile aveva spiegato loro che la casa era rimasta disabitata dal lontano 1981 e, infatti, recava tutti i segni dell’abbandono: l’aria sapeva pesantemente di chiuso, il soffitto spiovente era macchiato di muffa, le lampade erano incrostate di polvere e gettavano su tutto una luce grigia, ma nel complesso quel monolocale – poco più di un buco, davvero! – non era poi così male. Un tempo, la carta da parati doveva essere stata di un piacevole color pastello, anche se ora era scolorita e trapuntata di gonfie bolle d’umidità; vicino all’ingresso vi era l’angolo cucina e al lato opposto un grande divano davanti ad un camino. Sul fondo s’intravedevano una piccola camera da letto ed il bagno attiguo.

Era un mistero come ben due persone fossero riuscite a convivere per diversi anni in un posto tanto piccolo, specie considerato il fatto che si trattava di due ragazzi poco più che adolescenti. Ma forse il segreto era proprio quello: appena diplomanti ci si adatta a tutto pur di essere indipendenti.

In silenzio, come per un accordo prestabilito, si aggirarono per il loft, prendendo confidenza con quel posto. Esplorarono il bagno e la camera da letto, scontrandosi più volte a causa del poco spazio e ridacchiando scioccamente. C’era qualcosa che ultimamente aleggiava tra loro, un senso d’attesa che faceva fremere il più grande tutte le volte che si sfioravano, come lo sfrigolio di un fiammifero prima che la fiammella divampi.

Guardandosi attorno, Teddy notò un cassetto semiaperto della minuscola scrivania. Lo aprì, curioso, e dentro vi trovò alcuni fogli – sembravano lettere dimenticare e pagine di qualche ricerca incompiuta – ed una penna a sfera, forse proprio quella con cui suo padre aveva scritto l’indirizzo sull’agenda. La stappò e la provò sul palmo della mano, scoprendo con sgomento che scriveva ancora; la infilò in tasca, mentre i passi dell’amico tornavano nella stanza principale.

Lupin lo vide alzare un braccio ed aprire una vasistas sul soffitto, permettendo ad un po’ di sole e d’aria pulita di baciare l’ambiente. Un refolo d’aria s’insinuò nella stanza e smosse delicatamente uno scacciaspiriti² appeso vicino alla finestra. Lo sguardo di entrambi venne attirato proprio da quest’ultimo: sembrava costruito in casa, con spago e origami di carta a forma di uccellini. In un primo momento gli parvero grigi solo per colpa della polvere, ma quando James ne raccolse uno da terra, esalando un piccolo «Oh!» sorpreso, si accorse che erano fatti con pergamene usate.

Gli si accostò ed osservò quella piccola gru, che doveva essersi staccata dalle altre chissà quanti anni prima, e notò che sopra vi era scritta una sola frase, ripetuta in continuazione: Sirius ama Remus, Sirius ama Remus, Sirius ama Remus

Se ne stupì solo in parte, davvero, perché nei diari di suo padre il nome di Sirius Black ricorreva un po’ troppo spesso per essere quello di un semplice amico. Sentì lo sguardo di Jamie su di sé e si sedette accanto a lui, sul pavimento polveroso, incurante di sporcarsi gli abiti.

«Sei turbato» constatò il ragazzo.

«Non capisco perché avesse sposato mia madre» ammise guardando truce l’origami, come se la colpa fosse sua, come se quel pezzo di carta avesse tradito Ninfadora Tonks ed infangato la sua memoria.

«Probabilmente era bisessuale. Sirius era già morto quando i tuoi genitori si sono messi insieme» gli fece presente «Il fatto che quando erano giovani stessero insieme, non vuol dire che Remus non abbia potuto amare una donna, da adulto».

“Se tu fossi mio, io non riuscirei ad amare nessun altro dopo” pensò il giovane Lupin, ma non lo disse, perché James non capiva che non tutti avevano un cuore tanto grande da amare ogni nuova persona che entrava nella loro vita. Era qualcosa che il maggiore dei Potter semplicemente non concepiva e Ted non l’avrebbe smentito, perché era proprio uno dei motivi che lo rendevano tanto speciale ai suoi occhi.

«Sembrano lettere d’amore, non trovi?» domandò Jamie, alzando lo sguardo verso lo scacciaspiriti «Origami d’amore» si corresse divertito, poi con un sorrisetto dispettoso gli sfilò la penna dalla tasca dei jeans, dispiegò l’uccellino sul pavimento, lo voltò e cominciò a scrivere sul lato bianco.

Lui si sporse da dietro la sua spalla, per vedere cosa stesse combinando e il respiro gli si mozzò in gola.

James ama Teddy, James ama Teddy, James ama Teddy Ripetuto ancora, ancora ed ancora.

Potter incantò la pergamena, facendola ripiegare a forma di gru e, con un altro svolazzo di bacchetta, fece levitare l’origami e lo riattaccò allo spago, infine si voltò al suo indirizzo con espressione soddisfatta. E Ted non ci vide più – perché, davvero, quello era un colpo basso al suo autocontrollo e la fiammella era infine divampata – afferrò una manciata dei suoi capelli, forse stringendo più del necessario e schiacciò le labbra sulle sue, inghiottendo il suo singhiozzo sorpreso.

Jamie si strinse a lui con tanto impeto che quasi lo buttò a terra e, probabilmente fu colpa della polvere, che gli pizzicava il naso e gli faceva pungere gli occhi, ma Teddy non si era mai sentito tanto felice di aver trovato una stupida biro in un cassetto.

“Mi sa tanto che dovrò venire a vivere qui” pensò, posando la fronte sulla sua, mentre la brezza leggera smuoveva gli origami, facendoli fluttuare come un piccolo stormo. Non poteva di certo abbandonare lì la propria – sua, loro – lettera d’amore.

 

FINE.

 

¹. Tratta da “Presagio Triste” di Banana Yoshimoto.

². Penso sia ovvio, ma tanto per intenderci, gli scacciaspiriti sono questa roba qua.

   
 
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