Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Sognatrice85    18/12/2010    3 recensioni
Quando sogni ad occhi aperti corri il rischio di rimanere intrappolata nelle fantasie che, giorno dopo giorno, la tua mente ricama. Divertita, contenta, segue il ritmo che tu vuoi dargli, ma il problema più grande è che quando ci mescoli il cuore, i giochi si fanno più duri. Non è facile uscirne, quando ci sono di mezzo i sentimenti, sottrarsi a quella fantasia è complicato…ma se i sogni dovessero diventare realtà? Se un giorno tu dovessi svegliarti e scoprire di vivere la favola che tanto desideravi?
Un Twilight un po' diverso, senza Bella...una nuova ragazza, un'altra dimensione e...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un errore? Buon giorno!
Mi scuso per il ritardo, ma sono rientrata solo ieri da Londra!
Si, sono stata una settimana in questa città magica e me ne sono innamorata ancora di più!
Tornando alla storia, ho avuto un bel pò di problemi a scrivere questo capitolo, non sono abituata a descrivere certe scene o sensazioni di questo tipo, ma ci ho messo tutto il mio impegno e spero che sia accettabile :).
Aspetto il vostro giudizio!
Un bacio e buon fine settimana a tutti!




Capitolo 30 “Un errore?”

 
Edward non aveva fiatato, non si era allontanato.
Non aveva fatto nulla di quello che avevo pensato.
Aprii gli occhi uno alla volta, timorosa.
Edward mi guardava stranito.
“Non possiamo” decretò infine, infrangendo il mio desiderio.
“Edward lo so che è pericoloso, ma…ti desiderio, ti sento in ogni singola cellula del mio corpo” soffiai, era buio ma potevo vedere perfettamente i lineamenti del suo viso contrarsi ad ogni mia singola parola.
“Non dire stupidate!” sibilò duro “Non metterò a rischio la tua vita…”.
“La mia vita?” gridai ridendo istericamente.
“Certo come no la mia vita, la mia incolumità!” digrignai tra i denti.
“Non capisci vero?” il mio corpo si protese in modo naturale verso di lui.
“Non capisci quanto io abbia bisogno di te?” chiesi evitando di piangere, sarei sembrata solo una patetica stupida.
“Mi hanno detto che probabilmente ti perderò per un’altra che tu stamane hai nominato. Ok eri sotto il controllo dell’Ombra, ma…cavolo! Io rischio di perderti, rischio di perdere il mio ragazzo e tu pensi alla mia vita! Possibile che non ti freghi nulla di tutto quello che ho detto!!!” gridai con tutta la voce in corpo.
“Ma…come accidenti fai?” qui la mia voce scemò, incrinandosi.
“Lasciamo stare, Edward” aggiunsi con rassegnazione.
“Fa conto che non ti abbia detto niente” lo scostai e lasciai la sua stanza in preda alla frustrazione.
D’un tratto mi sentii tirare per un braccio e portare nuovamente all’interno della camera.
Sbattei violentemente contro lo stipite della porta, ma ignorai il dolore, ero troppo concentrata a guardare il volto del mio ragazzo scrutarmi in un modo così…così seducente che sentii uno strano calore in mezzo alle gambe e arrossii.
Lui sghignazzò “Sarò anche un vampiro, ma tu hai risvegliato il ragazzo che c’è in me. Pensi che non avverta il sentore del tuo desiderio?” chiuse gli occhi e inspirò.
Il suo sorriso si allargò, divenendo terribilmente minaccioso.
“Hai un profumo delizioso” mormorò roco.
Io rabbrividii indecentemente.
“Non sei l’unica a desiderare qualcosa di più” con le dita disegnò ghirigori sul mio braccio.
“Solo che…” sospirò pesantemente tra i miei capelli, mentre io rimanevo rigida. “Ho paura. Temo di rovinare tutto non sapendo dosare la mia forza…non sapendo come…comportarmi con te” confessò così umano.
Così mio.
“Lasciati andare…” mormorai a bassa voce.
Volevo essere sensuale, ma mi riusciva difficile.
Edward sorrise sincero.
“Non è così semplice”.
“Ho tanta paura anche io, ma non di sentire dolore. Non m’importa” sorrisi, posando il capo sulla spalla di Edward.
“E’ che…se non fossi all’altezza, io…” arrossii al solo pensiero.
“Non avrei più il coraggio di farmi vedere” con le dita strinsi la sua maglia, allontanando il mio viso da lui, fissando il pavimento.
“Sciocchina” rispose Edward giocoso prendendo il mio mento tra le sue dita e alzandolo verso il suo volto.
“Non m’importerebbe nulla…Ti amo Meredith” mi baciò la fronte.
“Non posso pensare alla mia vita senza di te” scese a baciarmi il naso, poi gli zigomi, infine si fermò a qualche millimetro dalle mie labbra e mi scrutò curioso.
“Voglio fare l’amore con te” soffiò basso.
Maledetta la sua capacità persuasiva.
Solo col suo timbro di voce mi fece vibrare e quando le sue labbra si chiusero sulle mie, gemetti incontrollatamente.
Le mie mani si persero nei suoi capelli, ne sentivo la consistenza sotto le dita.
Erano morbidi, caldi, maledettamente profumati e sexy.
Si, anche i capelli lo erano!
Edward era totalmente sensuale. Qualsiasi cosa facesse.
Le nostre labbra si persero in una danza che non conosceva tempo.
Edward mi prese in braccio ed io mi aggrappai con le gambe al suo bacino, entrambi sospirammo beati quando le nostre intimità si sfiorarono, seppur ancora coperte dai nostri abiti.
Egli indietreggiò e posò il mio corpo sul letto.
Le sue mani si fermarono ai lati del mio corpo, sosteneva il suo per non gravarmi addosso.
Ci fissammo per qualche istante, entrambi ansanti, gli occhi lucidi per l’eccitazione e le bocche rosse e umide del nostro amore.
“Te la senti?” sussurrò con una voce irriconoscibile.
Sbattei le palpebre e annuii incredula.
Stava davvero per succedere?
“Non so se dopo riuscirò a controllarmi” sospirò.
Stava ancora cercando di farmi cambiare idea?
Scossi la testa e mi alzai di poco mettendomi all’altezza del suo viso.
“Che fai ti tiri indietro?” mormorai maliziosa e provocante.
Ero fuori di me.
Il desiderio parlava per me.
Infatti Edward sbarrò gli occhi, sorpreso, ma si riprese subito, tanto che mi attirò al suo corpo.
Mi strusciai come una gatta in calore su di lui.
Mi sentivo impacciata e fuori luogo. Non sapevo neanche se stavo facendo bene, ma quando alle mie orecchie giunse un gemito fuoriuscito dalle sue labbra, compresi che stavo ottenendo l’effetto voluto.
Gli baciai il lobo dell’orecchio, scendendo sul suo collo freddo.
Poco dopo le nostre labbra si ritrovarono avide.
Rumorose si cercavano, si volevano, si divoravano.
Poggiai la testa sui cuscini e le mie mani finirono sotto la maglia di Edward, tastando i suoi addominali. Lo accarezzai lentamente, mentre lui continuava a baciarmi, rilasciando dei sospiri eccitati.
“Meredith” bisbigliò lussurioso sulle mie labbra.
Una sua mano mi accarezzò l’interno della coscia salendo sempre più su, sfiorò il mio inguine e al suo tocco il mio corpo sussultò.
Il calore al centro delle gambe aumentò vertiginosamente, facendomi girare la testa, mentre i muscoli si tesero.
Con tocchi appena accennati e sensuali raggiunse il mio seno e iniziò a toccarlo da sopra la maglia. Fu immediata la reazione del mio corpo che s’inarcò verso di lui.
Edward ghignò soddisfatto, a quel punto con un movimento secco gli alzai la T- shirt e lo costrinsi a sfilarsela. Lui rimase interdetto per un attimo.
La soddisfazione dipinta sul mio viso.
Questa volta fui io a ridacchiare, portandomi una mano alla bocca per trattenermi. La sua espressione era così buffa e…tenera.
Mi pentii di quel gesto, perché subito dopo Edward cambiò faccia. Divenne talmente serio da spaventarmi.
“Non si gioca così con un povero vampiro eccitato” soffiò con quella voce maledettamente erotico, da farmi stare male.
Si gettò con la bocca sul mio collo e scese sempre più giù fino a giungere ai miei seni.
Inspirò leccandosi le labbra, poi alzò la mia maglia, lasciando scoperto il reggiseno. Leccò l’incavo tra i miei seni, spostò la coppa del seno sinistro e lo baciò piano, giocando col mio capezzolo turgido.
Sussultai.
Accertatosi della mia reazione, iniziò a succhiarlo avido.
I misi sospiri aumentarono a dismisura, divenendo presto gemiti incontrollati.
Forse avrei dovuto provare vergogna, ma non fu così.
Perché era maledettamente bello sentirsi così persi in quella erotica beatitudine. Edward mi sfilò maglia e reggiseno, continuando la sua tortura.
La bocca poi venne sostituita dalle sua mani che toccavano, accarezzavano, stringevano, massaggiavano…
Io mi aggrappai ai suoi capelli, spingendolo sempre più verso di me e spronandolo a continuare.
“Ed…Edward” gridai inarcando la schiena, lui alzò lo sguardo e mi fissò.
Gli occhi erano diventati neri, intrisi di un desiderio profondo e represso. Stava fuoriuscendo tutto con una tale forza da farmi avvertire quando fossi in suo potere, poteva tutto di me ed io non volevo che sentirlo fremere sotto il mio tocco.
Quanto lo avevo desiderato?
Edward smise di guardarmi e tornò a torturarmi i seni, scendendo lentamente con la bocca fino al bordo dei miei pantaloni della tuta.
Con movimenti stranamente misurati, iniziò a sfilarmeli, accompagnando il movimento con continui baci.
Stava diventando una tortura.
Una piacevole tortura.
Eliminato anche quell’ostacolo, ringhiò facendomi quasi paura.
Era fermo in ginocchio davanti a me e mi guardava bramoso, quasi mi volesse mangiare.
Il mio cuore iniziò a battere all’impazzata.
“Edward” lo richiamai ansante, niente non mi diede ascolto.
Continuava a scrutarmi, poi accade tutto in un attimo: il suo jeans finì per terra raggiungendo gli altri vestiti e mi strappò gli slip con i denti.
Un gesto netto e preciso.
Ringhiò ancora una volta, mettendosi su quattro zampe, in posizione d’attacco. Leggermente spaventata, mi alzai sui cuscini, aiutandomi con gomiti e mi fermai ad osservarlo.
Ero completamente impreparata. Eppure non sentivo alcun terrore, non riuscivo a leggere cattiveria nel suo sguardo, solo tanto amore e…venerazione?
Che avessi le traveggole?
“Edward” lo richiamai stupita, lui fece un cenno con la testa e si avvicinò pericolosamente alle mie labbra.
“Sto perdendo il controllo…sto…” inspirò sul mio collo.
“Sei splendida…ed io ti desidero da impazzire” soffiò e il suo respiro bruciò sulla mia pelle. In basso, laggiù, qualcosa pulsava maledettamente, provocandomi degli sbalzi di temperatura impressionanti.
Ansimai, anzi gemetti senza ritegno quando Edward chiuse nuovamente un mio seno nella sua mano e iniziò a massaggiarlo con sempre più foga.
“E…Edward” gridavo il suo nome, una cantilena continua che mi stava facendo perdere il senso di me stessa.
Non avevo mai provato delle sensazioni simili.
Seppur con gli occhi appannati per via del troppo desiderio, tentai di squadrarlo: era poco affermare che il suo fisico fosse perfetto, non avrei dovuto minimamente meravigliarmi di quella constatazione, eppure quello scoperta mi costò un gemito frustrato.
Il mio sguardo scese via, via sempre più giù e alla vista della sua bene evidente erezione, deglutii rumorosamente, stringendo il lenzuolo tra le dita.
Dio solo sapeva quanto mi sentivo stordita in quel momento, priva di qualsiasi capacità logica di ragionamento.
Una mia mano scese incantata lungo il suo petto, fermandosi a disegnare ghirigori sull’ombelico.
Edward trattenne il fiato quando lo sfiorai lì, dove non batteva il sole.
Subito dopo chiuse gli occhi e ringhiò, quello bastò ad incoraggiarmi nel continuare: lo accarezzai piano, spesso sfiorandolo appena coi polpastrelli delle dita, poi d’un tratto, lo presi con decisione e iniziai a massaggiarlo con vigore.
Il ringhio soddisfatti di Edward fece tremare tutto il letto e anche me.
Niente paura, solo eccitazione.
Incredibile che fossi io a provocare in lui certe reazioni, mi sentivo lusingata, orgogliosa…felice.
Mi staccai un attimo, ansante, sopraffatta da una miriade di sensazioni diverse. Mi sentivo incapace di gestirle tutte insieme.
Ma la più insistente e fastidiosa era quella proveniente del mio basso ventre: martellava, pulsava chiedendo di essere soddisfatta.
Sfinita mi lasciai andare sul cuscino, guardando Edward e sperando accogliesse la mia muta richiesta.
Lo vidi inspirare l’aria, doveva aver percepito l’odore dei miei umori e me ne vergognai come una ladra.
Arrossii all’istante, sentendo il cuore pompare troppo sangue ad una velocità quasi vampiresca. Ovviamente Edward se ne accorse e si accostò al mio viso, ghignando.
“Mi stai facendo impazzire…” e mentre diceva ciò, un suo dito si divertiva a sfiorarmi lì dov’ero più sensibile.
“Oddio!” gridai, sbarrando gli occhi quando, quello stesso dito birichino, entrò dentro di me, iniziando a muoversi piano.
Io e Edward ci guardavamo. Nessuno voleva perdersi il piace dell’altro, non riuscivamo a staccare gli occhi gli uni dagli altri, era un richiamo talmente forte da spezzarmi il fiato.
Il ritmo del suo dito aumentò e con esso i miei gemiti, divenuti intrattenibili.
D’improvviso avvertii un calore eccessivo e gli occhi appannarsi maggiormente.
I muscoli si tesero.
Era in arrivo il mio primo orgasmo.
Rilasciai il corpo sul letto, respirando affannosamente. Il mio petto s’alzava e s’abbassava convulsamente.
Ero stupefatta. Non avevo parole per esprimere quello che avevo provato.
Cosa sarebbe successo una volta entrato completamente nel mio corpo?
Non ebbi modo di pensarci.
Osservai Edward allontanarsi appena da me, pur continuando a fissarmi.
“Io…” mi sentivo in dovere di dire qualcosa “E’ bellissimo…io…” sospirai e quel punto lui si avvicinò di nuovo mettendomi un dito sulle labbra.
“Shh…non dire niente” la sua voce era sempre più roca e più eccitante.
“Tu sei mia…solo mia” alitò sul mio viso, mentre con le mani mi apriva le cosce.
Deglutii, comprendendo che era giunto il momento fatale.
Edward si sistemò meglio tra le mie gambe, io chiusi gli occhi e strinsi il lenzuolo tra le dita.
Con una spinta decisa, Edward entrò dentro di me.
“Ah!” urlai per il dolore, lui si fermò apparentemente tranquillo, ma i suoi occhi, la sua bocca trasudavano desiderio e preoccupazione.
“Continua…” balbettai “Ti…ti prego” inspirai e lui fece come gli avevo detto.
Si mosse dapprima lentamente, lasciando che mi abituassi alla sua presenza, poi con sempre maggiore foga, stringendomi a lui con ardore.
Ben presto il dolore lasciò spazio al piacere.
Mi sentivo stranamente felice e completa.
Anche in quel momento, i nostri occhi erano incatenati, ammaliati, innamorati. Edward era di una bellezza sconcertante mentre faceva l’amore: i capelli arruffati, il viso contratto dal piacere, le labbra gonfie dei nostri baci e gli occhi dilatati e lucidi per il godimento.
“Mery” soffiò, stringendo tra le mani i cuscini del suo letto.
Non mi aveva mai chiamata così, solo mia madre lo faceva e odiavo tutti coloro che mi davano quel diminutivo, però in quel momento, mi sembrò la cosa più bella e giusta del mondo.
Fu così che entrambi raggiungemmo l’apice.
Quando caddi sul letto in un tonfo sordo, mi sentii la donna più completa e appagata del mondo.
Edward uscì da me, lasciandomi uno strana sensazione di freddo e di vuoto.
Nonostante questo ero felice.
Stramaledettamente felice.

Ero sua. Solo sua.
Una lacrima di gioia mi solcò il viso, scivolando velocemente giù.
Edward la raccolse con la lingua. Osservai quel gesto, deglutendo.
Lui sorrise compiaciuto e si distese accanto a me.
Il silenzio che ne seguì mi turbò un po’. Chiusi gli occhi e inspirai: la stanza era piena dei nostri odori, mi sembrava di poterli distinguere nettamente, ma avvertivo anche un odore sgradevole, ferroso…
Timorosa spalancai gli occhi e mi sedetti in mezzo al letto.
“Edward” lo chiamai, ma non ottenni risposta.
“Edward!” si mosse “Non respirare” gli dissi “C’è…sangue…”
“Lo so…” soffiò sul mio collo. Quand’è che s’era avvicinato? Non l’avevo sentito. “Il tuo…” continuò. Col naso disegnò ghirigori sul collo e poi mi morse appena sulla spalla.
Inizialmente sorpresa, non aprii bocca, quando poi il dolore divenne insostenibile gridai.
“Edward!” urlai spaventata.
Perché…?
La porta della stanza si spalancò rivelando la figura magrolina di Alice che corse  come un razzo verso suo fratello, staccandolo da me.
“Basta fratellino calmati!” gli intimò in modo autoritario, ma non molto duro.
Edward si riscosse, come se si fosse appena svegliato.
“Va fuori!” Alice gli si piazzò davanti, il fratello era rimasto impalato a guardarmi, gli occhi sbarrati e spaventati, la bocca sporca di sangue.

Il mio.
“Ho detto vattene!” ringhiò Alice notando la sua immobilità.
Edward non disse niente e sparì dietro la porta, richiusa in fretta da sua sorella.
Subito dopo il folletto si rivolse a me:
“C’è troppo odore di sangue, Meredith” trattenne il fiato.
“Vai a farti una doccia” mi lanciò un accappatoio pulito, lo indossai senza fare storie “Io intanto porto via le lenzuola” continuò, mentre io ancora interdetta e sconvolta, mi diressi verso il bagno.
Mi immersi sotto il getto dell’acqua calda e il morso mi bruciò.
Gemetti di dolore, ma ciò che mi faceva più male era sapere di aver messo Edward in difficoltà con la mia stupida richiesta.
Come avevo potuto essere così sciocca?
Lamentarmi e piangere erano diventati il mio sport preferito.
Così tra un singhiozzo e l’altro, mi passavo la spugna su tutto il corpo, avvertendo ancora la presenza di Edward addosso.
Avrei dovuto provare felicità per quello che era avvenuto e invece tutto era andato allo catafascio.
Alla fine mi accasciai a terra, chiudendomi a riccio e lasciando scivolare giù tutto il malessere che sentivo.
Una volta uscita dalla doccia, mi avvolsi nell’asciugamano rosa e mi frizionai i capelli, soffermandomi davanti allo specchio.
Sbarrai le palpebre sorpresa.
Mi vedevo così diversa: i miei occhi sembravano brillare, nonostante fossero leggermente arrossati, le mie labbra erano più colorite del solito e gonfie e le gote erano tinte di un tenue color rosa.
Aprendo l’asciugamano per rivestirmi, notai il morso sulla spalla.
Lo toccai e rabbrividii.
Se la volevamo leggere da un’altra prospettiva, Edward mi aveva in un certo senso, marchiata.
Ero totalmente sua e quel segno ne era la dimostrazione.
Vibrai a quella consapevolezza.
Uscii dal bagno qualche istante dopo e indugiai un pò davanti alla porta della stanza di Edward.
Presa dall’ansia non sapevo che fare.
“Meredith” mi voltai, Alice era alle mie spalle e mi sorrideva.
“Come ti senti?” chiese gentile, avvicinandosi.
“Sto bene…” mormorai.
La mia voce era un sussurro, fino ad allora non aveva spiccicato parola.
“Non aver paura” disse posando una mano sul mio braccio, l’istante dopo fissò la porta alle mie spalle.
“Si sente in colpa, vero?” domandai, nel cuore il timore di conoscere la verità.
“Lo sai com’è fatto” rispose lei facendo spallucce, io sospirai triste.
Dovevo immaginarlo.
Non volevo andasse a finire in quel modo.
“Credi che io possa entrare e…parlargli” annuì.
“Meredith!” mi richiamò ancora il folletto “Sei felice?” chiese sorridendo maliziosa.
“Si…” sorrisi beandomi di quella verità.
“Bene e allora sii forte, qualsiasi cosa ti dica” non mi diede il tempo di ribattere che era già sparita giù per le scale.
Scossi il capo.
A quel punto, mi voltai verso la porta.
Inspirai e abbassai piano la maniglia per entrare, cercando di fare, scioccamente, meno rumore possibile.
Come se poi lui non potesse sentirmi!
La luce della luna piena filtrava nella sua stanza attraverso la vetrata, Edward era in piedi con lo sguardo puntato fuori e il volto illuminato da quella tiepida luce.
“Edward” sussurrai a bassissima voce, lui si voltò, negli occhi un’ espressione colpevole e delusa.
E mi sentii in colpa.
Mosse qualche passo, ma non si avvicinò.
Ora la luna era alle sue spalle.
“Come stai?” domandò con apprensione.
“Io sto bene, ma…tu?” chiesi con una certa urgenza, incrociando le mani.
Non rispose subito.
“Mi spiace” disse qualche secondo dopo.
“E di cosa?” domandai stupita.
“Sapevo che non sarei stato in grado di controllarmi. Ti ho morsa capisci? Ho rischiato di…ucciderti” bisbigliò appena l’ultima parola.
“Ma non l’hai fatto” ribattei.
“Solo perché è intervenuta Alice!” ringhiò rialzando lo sguardo e fulminandomi con una sola occhiata.
“E’ stata colpa del mio sangue…” mormorai afflitta.
“Cosa?” gridò lui “Tu non centri nulla. L’animale sono io. Sono io che non sono un ragazzo comune, ma un vampiro. Sono io l’abnorme scherzo della natura e tu…” mi guardò freddo.
Perché mi tremavano le gambe?
Perché improvvisamente sentivo che la testa mi girava?
“Tu non dovresti stare con me!” sibilò tagliente.
E quelle parole si insinuarono sotto pelle, pesanti e doloranti come lama di un coltello.
Saltai all’indietro, ritrovandomi col corpo sulla porta e una mano sul cuore, ne avvertivo il battito sempre più flebile.
Chiusi gli occhi improvvisamente stanca.
“Non…” deglutii a fatica “Non puoi davvero averlo detto” soffiai, inclinando la testa in avanti e tenendomi allo stipite della porta.
“Non capisci?” esclamò “Ti ho messo in pericolo, non avremmo dovuto farlo. È stato un errore e non si ripeterà più!” ribatté duro.
Io sussultai, riaprendo gli occhi e le lacrime fecero capolino da sotto le ciglia.
“Un errore” ripetei atona “Un…e…errore” ribadii con la voce incrinata.
“Sai…” sussurrai debolmente “Credevo, anzi speravo potessi esser felice quanto me di quello che abbiamo condiviso” alzai la testa e lo fissai, sulle mie labbra comparve un sorriso amaro.
“Mi sono concessa a te…la mia prima volta è stata con te!” esclamai.
“Ed è stato molto più che bellissimo!” il mio tono sognante non si confaceva alla situazione e quelle lacrime bastarde lacrime mi appannavano voce e occhi.
“Mi sono sentita completa e non mi era mai successo. Non è soltanto qualcosa a livello fisico, ma dentro io…” e mi strinsi la mano sul petto “Ho avvertito come se quello che mi mancava fosse improvvisamente comparso e avesse preso il proprio posto” sorrisi tra le lacrime.
“Forse mi sono sbagliata…” feci spallucce “Credevo di averci visto giusto. Scusa…non volevo esser causa del tuo dolore, ne divenire un tuo senso di colpa. Volevo semplicemente essere la tua ragazza e amarti come tale…” gli diedi le spalle, aprii la porta e la richiusi immediatamente, uscendo fuori da quella stanza. Mi lasciai scivolare lungo essa, finendo malamente col sedere sul pavimento e chinando la testa sulle ginocchia.
In quella posizione mi sembrava di attutire il dolore.
“Perché?” mi lamentai.
“Perché?” mi maledii suonando un pugno a terra e sentendo le nocche della mano indolenzirsi, ma ignorai tutto.
D’un tratto la frustrazione lasciò spazio al nervosismo: mi sentivo rifiutata come persona, ma soprattutto come donna.
Edward aveva soddisfatto i suoi bisogni (e i miei) per poi buttare tutto all’aria.
No, questo non era giusto!
Sbattei nuovamente un pugno sul pavimento, digrignando i denti.
“Lo odio, lo odio, lo odio!!!” sibilai furiosa.
Subito dopo spalancai gli occhi vedendo proiettata dinanzi a me l’ombra che sogghignava.

“Avevo ragione…presto verrai da me” e sparì.
Sbattei le palpebre più volte, scuotendo il capo.
Si era sicuramente trattato una visione frutto della mia fervida immaginazione. Sbuffai e decisi di rialzarmi da terra.
Ormai era notte e forse era il caso di andare a dormire.
Mi diressi verso la stanza che avevo usato tempo prima.
Ultimamente Edward aveva fatto portare un letto nella sua camera ed ero solita dormire lì, mentre lui mi coccolava.
Abbassai lo sguardo affranta e sentii di stare di nuovo per piangere.
Lo impedii morendomi il labbro.
Dovevo essere forte e reagire!
Alice era stata chiara.
Mi fiondai nella stanza e mi gettai di corsa sul letto, accoccolandomi sotto le coperte. Nascosi il viso sul cuscino, soffocandomi.
Perché anche lì sentivo il suo profumo?
Battei un pugno sul materasso afflitta, ormai lo portava addosso e dentro di me.
Fu così che mi addormentai, avvolta da quella fragranza che sapeva tanto, troppo di noi…

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Sognatrice85