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Autore: Akuma    18/12/2010    3 recensioni
Non potevo risparmiarmi un titolo idiota, è nella mia indole! xD
Tuttavia, la presente raccolta contiene delle one-shot al sapore di zucchero e buonismo, come vuole la buona tradizione natalizia. Per cui, beccatevi queste storielle, che hanno per titolo la città del mondo in cui sono ambientate e per protagoniste le nostre immancabili coppie di eroi.
Una volta tanto anche io voglio essere scontatamente scontata e smielatamente smielata!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Bangkok.
La Thailandia è sconosciuta ai più.
Molti di quelli che credono di sapere qualcosa su questo magico paese, in realtà conoscono soltanto qualche informazione estrapolata da dei programmi tv incrociati per caso durante una seduta intensiva di zapping o da qualche rivista sfogliata per sbaglio in qualche improbabile sala d’attesa.
C’è solo una cosa da dire su Bangkok: per quanto caotica, contraddittoria e disorganica sia, nessuno è mai rimasto indifferente di fronte ai suoi mille colori che saltano all’occhio come grilli impazziti, ai suoi odori caratteristici e penetranti che pungono le narici come spilli, ai suoi millenni di storia, di tradizione, di leggende.
- Sei sicuro di volerlo fare?-
Faran Konsawatt si stiracchiò mollemente, portandosi le braccia dietro la nuca.
- Certo!- esclamò Bunnaku in tutta risposta, accompagnando la determinata affermazione con un energico cenno d’assenso del capo. L’altro si appoggiò con il bacino al muretto in pietra dietro di sé.
- Ti ricordo che potresti ricevere un due di picche clamoroso.- commentò, sincero come la Bocca della Verità, forse troppo sincero, dal momento che il compagno gli conferì una non troppo gentile gomitata tra le costole.
- Ah, grazie mille, tu sì che sei un amico, Faran!-
- Prego.- rispose quello, alzando le spalle e seguitando a fissare il cielo terso con gli occhi scuri.
I due erano appena riusciti a lasciarsi il modernissimo centro alle spalle ed eludere il viavai di gente a zonzo, la maggior parte tutta presa nell’importare la tradizione straniera del Natale e quindi immersa nello shopping selvaggio, foraggiando il consumismo.
Il centro commerciale principale era gremito e la sua facciata esterna proiettava su un enorme schermo con il volume alle stelle un Babbo Natale in bermuda che cantava del folclore estero con una naturalezza - e quindi di un’incoerenza - che aveva dell’incredibile, tanto da incantare i passanti a piedi sulle strade o i passeggeri che attendevano bus e taxi sulle sconfinate sopraelevate di cemento, costruite con scarsa considerazione per l'impatto ambientale.
Tra le smisurate vie, infatti, si rincorrevano modelli d’automobili ultramoderni, carrettini in giunchi e legno ed infine i tipici Tuk-Tuk, senza badare ai numerosi ristoranti che davano direttamente sulle strade, i cui tavolini e terrazze sui marciapiedi offrono da sempre una selezione di carne e pesce cucinati all’aperto praticamente a un metro dalle auto ferme nel traffico.
Erano giusto riusciti a sfuggire dall’aria irrespirabile del centro, che ben presto avrebbe indotto le loro gole a bruciare e, lontano dal traffico assordante, Bunnaku aveva appena deciso che pranzare in un esclusivo ristorante al settantasettesimo piano di uno dei grattacieli più in vista della città non sarebbe stato certo mozzafiato come passeggiare davanti ai templi di meditazione nella città vecchia.
Ovviamente dal grattacielo avrebbero potuto godere di una vista senza eguali sull’intera Bangkok, ma la presenza del leggendario Buddha di giada e oro zecchino era sicuramente preferibile a qualsiasi altra meta.
Era lì che aveva dato appuntamento a Tehea, la dea dei cieli. Nella cappella reale.
- Sveglia, bisonte, ti sei incantato di nuovo.- lo punzecchiò Faran, sospirando lievemente.
- Oh. Ah, già...- replicò il diretto interessato, riprendendo cognizione del mondo - Stavo pensando a Tehea.- ammise infine, gongolante.
Il maggiore dei Konsawatt roteò gli occhi, soffiandosi via la frangia dalla fronte.
- Ah, ma allora sei proprio partito!- commentò, mentre sul rio dietro di sé una barca transitò lieve con la grazia di una libellula, scivolando per il canale del centro storico. Qui i business men che affollavano le vie moderne erano visioni lontane e dominava la sola presenza sacra degli abitanti della città vecchia, i quali perpetravano nel tempo le proprie tradizioni con armonia e onore.
Davanti a loro sciamò un gruppo di turisti probabilmente europei, armati di cappellini e macchine fotografiche, osservanti del silenzio che aleggiava nei pressi del Palazzo Reale - forse la meta più importante della città - al cui interno si trova il Wat Phra Kaew, la cappella reale, dove Bunnaku attendeva con ansia che la figura esile di Tehea, fasciata nell’abito cerimoniale, discendesse la scalinata con grazia e gli rivolgesse uno dei suoi sorrisi gentili.
Come se l’avesse chiamata a sé, la ragazza comparì come per magia dopo che la folla si fu allontanata abbastanza perché l’aria sacrale della pagoda d’oro ritornasse a circondare completamente la città fatata.
Bunnaku trattenne il respiro, tanto fu colpito dalla celestiale visione.
Tehea avanzava lentamente per il porticato con i lunghi capelli castani sciolti oltre le spalle coperte dalla stoffa bianca dell’abito che le copriva mani e piedi come una lunga stola decorata d’argento e lilla, con un’eleganza tale da farla sembrare parte integrante del meraviglioso mondo dei templi dalle immense vetrate multicolori, i tetti spioventi e decorati e le enormi statue a guardia degli edifici sacri, laddove il caos e l’inquinamento non erano nient’altro che un ricordo.
- Bunnaku.- la sua voce soave lo raggiunse e allora l’imponente bomber sussultò.
- Oh, ah, err... ciao. Tehea. Ciao.- balbettò, interdetto.
- Stai bene?- lo incalzò immediatamente quella, socchiudendo i suoi grandi occhi a mandorla in un’aria apprensiva.
- Sì. Cioè no, cioè sì.- scosse il capo, rendendosi conto di non essere stato molto chiaro - E’ che, è che... sei una meraviglia.- riuscì a soffiare poi, sbattendo ancora gli occhi per riaversi da una tale visione.
Lei rise, portandosi una mano davanti alle labbra dipinte di tenue rosa.
- Ti ringrazio.- si esibì in un lieve inchino - Posso dire lo stesso di te.-
E allora Bunnaku fu certo di arrossire fino alle orecchie.
Si slacciò il primo bottone dell’elegante camicia scura che aveva indossato per l’occasione e poi si portò le mani ai fianchi, sulla cintura laccata che fermava gli altrettanto ricercati pantaloni. Non si era mai vestito a quel modo, neanche durante le premiazioni ufficiali.
Ma per Tehea, la dea, era disposto a fare questo ed altro.
- Ciao Faran.- poi la ragazza si rivolse al capitano della nazionale thailandese, con un cenno confidenziale.
- Fai la brava, Tehea, questo qui è un tizio poco raccomandabile.- rise questo in tutta risposta, guadagnandosi così una ennesima gomitata tra le costole.
Lei sorrise affabilmente, tornando poi a rivolgersi al possente centravanti.
- Sai, credevo che non mi avresti mai chiesto di uscire.- disse, appoggiando delicatamente le mani al suo braccio per tornare sui propri passi.
- Volevo che... tutto fosse perfetto.- soffiò lui, tentando di non rompere l’atmosfera.
Dopotutto stavano per entrare nel sacro Wat Phra Kaew, dov’è custodita la straordinaria statua del Buddha di Smeraldo, tanto rilevante per il paese che il re stesso, al cambio delle stagioni, provvede al cambio delle sue vesti dorate.
- In questo caso ti ringrazio di nuovo. Phra Kaeo Morakot, il nostro palladio di diaspro verde, è la più completa perfezione a cui tu possa aspirare.- replicò Tehea, ravviandosi la lunga chioma scintillante di rame al sole del primo pomeriggio ed avanzando serena verso la cappella.
- Ehi, Bunnaku!- d’un tratto l’esclamazione di Faran richiamò l’inaspettatamente tenero bisonte col codino, inducendolo a voltarsi - Trattala bene, è la mia unica sorella!-
- Lo farò! Sarò il miglior unico cognato che tu abbia mai avuto!- rise Bunnaku, gettando il capo all’indietro con rinnovata sicurezza, per poi stringere la mano alla sacerdotessa e lasciarsi condurre all’interno del Palazzo Reale.
   
 
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