Jacob

Erano passati nove giorni dal nostro incontro con Jane e compagnia bella.
Leah stava decisamente meglio ma si rifiutava di uscire o trasformarsi, "dai amore..." le dicevo e lei mi fulminava con i suoi occhi scuri e tornava a fissare la TV.
Le stavo accanto ma dovevo anche gestire un branco di ben diciannove licantropi, vecchi e giovani.
La mia mente era sempre affollata.
Seth aveva deciso di stare per conto suo, solo quando dovevamo trasformarci veniva da noi.
Lo capivo, in fondo.
Leah continuava ad essere passionale con me, era una cosa fantastica tornare a casa - sì, perché io e Leah viviamo insieme ora - e trovarla con quei completini intimi e sexy che le regalavo.
Comunque, avevamo beccato ancora qualche vampiro neonato ma essendo così numerosi era un giochetto da poppanti.
Vedevo Bella di nascosto, ancora, e lei ne era felice mentre io un po' meno.
Prima o poi sarebbe venuto tutto a galla ma, per ora, mi godevo la vita con la mia famiglia.

Leah

Nove lunghissimi giorni senza trasformarmi, ma avevo paura.
Paura di ricordare il dolore fisico e poi c'erano troppi lupi e non mi andava di essere l'unica donna, come sempre.
Jacob faceva tutto per me, lo amavo più di quanto avessi mai amato Sam.
Avevamo deciso di vivere insieme, Billy si era trasferito a casa mia e Seth era andato via.
L'aria era carica di elettricità, si sentiva l'odore di guerra, anche per questo eravamo arrivati a quota venti licantropi e quasi tutti adolescenti o bambini, il più piccolo aveva appena dieci anni.
Ma c'era pace e tranquillità e me la godevo facendo nulla, assolutamente niente.
A parte amare Jacob Black.

Seth

Erto fuggito quasi, me ne ero andato di casa poco prima di mia sorella e non avevo dimora fissa.
Girovagavo in lungo e in largo e quando ricevevo la telefonata di Jake mi trasformavo e andavo da loro.
Era bello stare immerso nel silenzio.
Facevo ciò che volevo, quando volevo, come volevo.
Ero LIBERO.
Almeno fino a prima dell'imminente guerra.
Sapevo che qualcuno sarebbe morto, quindi preferivo starmene da solo e vedere gli altri il meno possibile.
Attimi di pace infinita.

Paul

Rachel aspettava un bambino, lo avevamo scoperto da tre giorni e io da cinque avevo l'amante.
Proprio così, mentre passeggiavo avevo rincontrato la ragazza della discoteca: Angel.
Eravamo finiti a letto, in un hotel, dopo un'ora e quindici minuti che chiacchieravamo.
Dio! E' più facile dire ciò che non sapeva fare che ciò che era capace di fare... tre ore meravigliose!
Poi ero tornato a casa con un regalino per Rachel; una collanina d'oro con un ciondolo a forma di stella.
"Oh, Paul! Ma è bellissima", mi aveva detto e poi baciato.
Le avevo sorriso, "sono contento che ti piaccia", le avevo risposto e le avevo spostato una ciocca di capelli dal viso.
Salii in camera, guardai la chiamata persa e spensi il cellulare.
Tornai giù, mi sedetti sul divano attirando a me Rachel e godendomela prima della guerra decisiva.
L'ultima, forse, per sempre.