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Autore: Mitsutsuki    19/12/2010    1 recensioni
Per un attimo pensò che dovesse essere così il Paradiso: un’eterna estate, tra piscine, cocktail e materassini.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Serie: Original - E.E. Sitting Room
Partecipante a: Xmas Tree Party - Challenge@FW.it
Prompt: Estate, Materassino gonfiabile
Capitolo: 1/1
Contatore: Pages - 797 Parole.
Disclaimers: Emily Lyton e compagnia sono disgraziatamente sotto mio ©.


Oneshot


Avvicinò elegantemente il bicchiere da cocktail alle labbra. Quelli che una volta erano stati dei cubetti di ghiaccio degni di tale nome, si toccarono tra loro poco prima di sciogliersi vittime della calura estiva, che sembrava dovesse far evaporare tutta l’acqua della piscina.
Come se avesse avuto un’eternità davanti a sé, riportò il bicchiere al posto che gli era destinato, su quel materassino gonfiabile a cui mancava solo il vano televisore. Era piuttosto grande, tanto che se avesse avuto una famiglia sua, non avrebbe avuto alcun problema nell’allestire un pic-nic sopra di esso.
Si aggiustò gli occhiali da sole sul volto, mentre con una mano accarezzava mollemente la superficie dell’acqua, ricercando il refrigerio che il ventilatore, di cui il materassino era dotato, non le dava a sufficienza.
Per un attimo pensò che dovesse essere così il Paradiso: un’eterna estate, tra piscine, cocktail e materassini. Il caldo allora sarebbe stato solo il remoto alito dell’Inferno.

Dapprima fu un grido indistinto, simile al latrato di un cane.
A quello si aggiunsero altre strida, sul sottofondo di passi concitati di chi è pronto a spiccare il volo.
— Tuffo a bomba! — Fu l’ultima cosa che sentì, prima di venire inondata d’acqua in parti che non sapeva neppure di avere.
Al contatto con la pelle scottata dal sole, gli schizzi divennero come grandine e il bambino “bomba” l’uomo delle nevi senza un minimo di auto-controllo.
Alzò gli occhiali sulla testa, lasciando che gli ultimi scorci di sogno l’abbandonassero alla cruda realtà delle cose: il cocktail tornò ad essere un succo di frutta nel carta peck e il materassino multi-accessoriato in stile enterprise solo un blando gadget da rivista di gossip.
Fulminò il moccioso con tutto l’odio che le riuscì di raccogliere, mentre veniva raggiunto da una bimbetta alta ottanta centimetri scarsi nel suo salvagente rosa.
Altro tuffo. Altri schizzi.
Rassegnata davanti allo sgretolamento di un pomeriggio in completo relax, spostò il materassino sul bordo piscina. Ad attenderla, una dispiaciuta - e colpevole - sorella minore.
— Scusami. — Disse, ma lo ripeté così tante volte che attirò su di sé la sua irritazione, più che la sua compassione — Mi ero dimenticata dei bambini. Sono i miei nipoti ed erano così eccitati all’idea di vedere la piscina degli zii... non potevo deluderli. —
— Ma potevi deludere me, vero? — Bofonchiò l’altra acida, mettendosi seduta sul materassino.
Rosemary sembrò scorgere in quel gesto l’occasione perfetta per aggravare il suo già pessimo umore. Senza tanti complimenti, si sedette anche lei sul materassino, col rischio di far ribaltare entrambe.
— Così sei delusa. — Constatò quindi.
Emily roteò gli occhi, calandosi nuovamente gli occhiali da sole sul naso.
— Ti prego, risparmiami la psicanalisi da neuropsichiatra infantile. —
— Non potrei nemmeno volendo. Primo, perché sei grande e vaccinata; secondo, perché è mio preciso dovere rimediare ai miei errori. — E fece cenno ai due bambini che si lanciavano una palla da un lato all’altro della piscina.
Riprese — Sai perché sei delusa? —
— Perché ho evidentemente sopravvalutato la tua memoria, Roz. — Strinse le labbra attorno alla cannuccia del succo.
Rosemary scosse il capo — Secondo me è perché sei inappagata, — altro roteare di occhi — dovresti trovarti una relazione stabile. —
Mentre l’altra soppesava l’allettante ipotesi di annegarla, soffocarla con il carta peck e infilzarla con la cannuccia, Rosemary si tolse la maglia, così da rimanere in costume. Divisa poco professionale, ma perfetta contro il caldo.
— Qual è stato il tuo ultimo uomo? —
Emily fece rapidamente mente locale — Un tale ricco, dall’aria distinta. —
— E com’è finita? —
— Credeva volessi rubargli i soldi. —
— Comprensibile. —
All’occhiataccia dell’altra, si affrettò ad aggiungere — Non voglio dire che avesse ragione, ovvio. —
La verità era che Rosemary era fondamentalmente convinta che Emily avesse guardato solo al patrimonio di lui e che, quando si era accorta di non potersi imbarcare in una relazione duratura solo per quello, avesse lasciato perdere.
Voleva darsi le arie da materialista, ma in fin dei conti un cuore l’aveva. Anche se piccolo.
Ridacchiò — Sai, è divertente pensare che proprio tu, che gestisci una boutique di abiti da sposa, non trovi un uomo da sposare. —
Emily strinse ulteriormente le labbra.
— Però, sai, a me quel pittore piaceva. — Soggiunse Rosemary.
— Chi? Eric? — Sbuffò — Ma se ogni tre mesi il suo coinquilino viene a dirmi che sta tentando il suicidio! Per me! —
L’altra fece tanto d’occhi — Beh, allora è palese che ti ami! Cosa diavolo stai qui a farti psicanalizzare da neuropsichiatra infantile? —
— Roz, anche se non andassi a “salvarlo”, lascerebbe perdere da sé. Troppo volubile. —
— Ah, quindi vai a “salvarlo”. Significa che ci tieni. —
Emily la fissò in silenzio qualche istante.
Sorrise, soffiando un solenne “va al diavolo”, prima di gettarla in acqua.
La vide risalire poco dopo, annaspando, ma lei si era già allontanata di parecchio col materassino. Non paga, le lanciò contro il succo ormai vuoto.
— E questo è per i bambini! —

  
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