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Autore: unleashedliebe    19/12/2010    10 recensioni
La vita di Anna cambia nel giro di poco tempo, quando, vincendo un concorso, ha la possibilità di andare in Tour e aprire i concerti della sua band: i Tokio Hotel. In poco tempo la sua vita cambia, quasi non ci crede ma.. “Träume sind wirklich”; realizza uno dei suoi più grandi desideri: conoscerli e diventare loro amica. Istaura bei rapporti con la band, tranne che con il bel chitarrista Tom Kaulitz. Lo etichetta come uno stronzo e presuntuoso, capendo poi d’essersi sbagliata, dietro la facciata si nasconde un ragazzo.. bello. E, contro ogni logica razionale, finisce per innamorarsene; lui è pur sempre il SexGott, una donna vale l’altra, e lei lo sa. Sa anche che probabilmente le spezzerà il cuore, ma non le importa. Leb di Sekunde, giusto?
... Sotto la tua pelle, infinitamente lontano, immerso in te, batte il tuo cuore.}
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '~ Louder love '
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Salve a tutti Leute! Qui è Anna che parla :D
Eccomi qui con il nuovo capitolo, scusate se ci ho messo un secolo ha postare
ma la scuola occupa la maggior parte del mio tempo .__. 
Ringrazio _Biia_ , LaAriii_TK e _Dark Angel_ 483 per le recensioni **
peace&love
, enjoy!


Il primo mese di tour fu un successone, tutte le date avevano registrato il sold out e le fan apprezzavano anche le mie esibizioni. Per festeggiare la buona riuscita – visto che avevamo anche tre giorni di pausa – decidemmo insieme di andare in un locale famoso di Parigi. Fui nuovamente rapida da Bill e costretta a indossare vestiti per me osceni: camicetta a quadri bianca – non troppo aderente per sua fortuna -, pantacollant neri, stivaletti di pelle bassi e sopra un trench nero. Mi piastrò accuratamente i capelli e mi truccò utilizzando la matita nera.

«Ma perché non posso mettere i miei vestiti?» Dissi con la faccia da cucciolo.

«Perché sono brutti e poco femminili» Disse ridendo Bill.

«Ma sono ridicola così!» Replicai io indicando la mia immagine allo specchio.

«Sei molto carina invece» Commentò Georg sbucando dal nulla.

«Uhm, in effetti sei passabile così Carotin» Ci mancava solo Tom. Sbuffai innervosita.

«Andiamo prima che si scannino!» Intervenne Gustav.

«Con che macchine?» Domandò il bassista.

«Io, te e Gus con la mia Audi e Anna con la Cadillac di Tom» Illustrò Bill.

«Perché devo andare io con lui scusate?»  

«Hai paura di restare solo con me forse?» Mi domandò Tom malizioso.

«Oddio si, mi terrorizzi! Ah lasciamo perdere, andiamo!»  

Salimmo in macchina in rigoroso silenzio. Iniziai a muovere morbosamente il piede, lo facevo quando ero in imbarazzo.

«Ma vuoi stare ferma? Mi irriti!» Sbottò innervosito dopo un po’.

«Mi vuoi spiegare perché tutto ciò che faccio ti irrita?» Chiesi io curiosa.

«E tu? La cosa è reciproca» disse lui. In effetti..

«Non è vero! Sei tu che hai da ridere ogni volta che apro bocca!» Dissi io.

«Tu fai lo stesso però!»

Era inutile discutere, avevamo ragione tutti e due: ci punzecchiavamo a vicenda.

«Tu hai iniziato però» troppo orgogliosa per fare una tregua.

«Non è colpa mia se sei insopportabile!» Disse lui.

«Ma la pianti? Sei diventato noioso!» Gli ringhiai contro. Mi innervosiva.

«Se non la pianto che fai? Vai a piangere dalla mammina?» Mi prese in giro lui.

Toccò un tasto intoccabile. Mia madre. Mi immobilizzai all’istante, freddandolo con lo sguardo.

«Cos’è? Non dici nulla ora?» Mi prese in giro.

Non pensai in quel momento a quello che feci. Il mio braccio si alzò automaticamente e la mia mano colpì il suo viso. Non forte, non volevo fargli male, davvero. Solo che lei non doveva nominarla. Mi guardò attonito per un attimo poi tornò a prestare attenzione alla strada, non mi parlò per tutta la durata del viaggio.

Inutile dire che quando arrivai al locale la mia voglia di festeggiare era sotto zero. Tom si recò diretto al balcone e ordinò una birra, io restai fuori a fumare una sigaretta.

Dovevo scusarmi, avevo esagerato. In fondo lui di me non sapeva nulla, non poteva sapere di mia madre. Decisi di fare ciò che mi ero predisposta e mi recai da lui.

«Kaulitz?» Lo chiamai esitante. Mi fissò per un momento, poi tornò alla birra.

«Scusami. È colpa mia, tu hai toccato un tasto dolente ma non potevi saperlo. Mi dispiace, ho reagito senza pensare» Dissi mortificata, con lo sguardo basso.

«Accettate. D'altronde ho esagerato anche io» Sorrise lui. che figo, pensai tra me e me.

«Tregua?» domandai.

«Tregua. Ricominciamo daccapo» ribadì lui.   

«Piacere, Anna Schneider!» Dissi porgendogli la mano.

«Tom Kaulitz. Posso chiamarti Carotin? Ci ho fatto l’abitudine»

«Solo se posso chiamarti Mopp!» Dettò ciò scoppiammo a  ridere.

Era la prima volta che rideva con me, una risata sincera. Non un sogghigno, una risata sincera. Era piacevole.

Riuscimmo a chiacchierare per un’ora buona, senza insultarci o prenderci a parole. I ragazzi avevano ragione, in fondo – sotto il suo guscio da playboy – era una persona molto piacevole. Dopo i nostri discorsi lui si allontanò per andare da una biondona che lo guardava come se fosse una bistecca e lei un cane affamato. Ordinai una birra al bar e feci conoscenza con qualche ragazza. Parlai per quasi tre quarti d’ora con Laura, italo-francese molto simpatica. Poco dopo fece la sua ricomparsa Tom. Camminava barcollando: brutto segno, era ubriaco!

«Tom, quanto hai bevuto?» Domandai io.

«Mmm. Poco più di te!» Disse allegro, in effetti io non ero molto sobria.

«E’ meglio che guidi io» Gli sfilai le chiavi dalla macchina, lo presi a braccetto e lo poggiai sul sedile affianco al guidatore.

Arrivammo al tourbus alle tre e mezza. Gli altri erano ancora in giro per locali.

Scendemmo dalla macchina e mi recai diretta in bagno. Mi lavai la faccia e indossai un paio di pantaloncini e una canotta raccattati poco prima dall’armadio, non proprio adatti per il clima invernale. Quando uscì mi ritrovai Tom a petto nudo davanti, rimasi impalata a squadrarlo. Lui fece lo stesso. Era stupendo, molto magro ma con bei muscoli. Perfetto. Dopo aver finito la radiografia ci guardammo negli occhi.

Non so come e cosa successe. Un istante prima ci fissavamo e un istante dopo io ero contro la porta del bagno con le sue labbra appoggiate alle mie.

Era un fottutissimo errore. Lui il giorno dopo non si sarebbe ricordato nulla, reduce dalla sbronza. Io si. Un errore bellissimo però.

Le sue labbra erano calde, si muovevano esperte sulle mie. Con dolcezza dischiuse le mie per far entrare in contatto la sua lingua con la mia. Non mi era mai successa una cosa del genere: un bacio non m’aveva mai fatto provare sentimenti simili. Pareva mi stesse per uscire il cuore dal petto. Circondai il suo collo con le braccia e lui portò le sue alla mia vita. In quel momento il mio cervello era a Honolulu. Ripresi a fatica il controllo di me stessa in tempo per fermarmi prima che accadessero cose troppo gravi. Non sarei riuscita a resistergli a lungo. Così mi staccai a malincuore da lui, che mi guardò confuso. Corsi in camera da letto e mi nascosi sotto le coperte. Impiegai un secolo per addormentarmi, fu un sollievo però chiudere gli occhi.


ATTENZIONE - leggete attentamente xD - 

Durante le vacanze penso di concludere questa fanfiction (ci scrivere, non di postare) e sono indecisa sul finale:
Volete il lieto fine o no? xD 
Sono indecisa >___> Fatemi sapere! :)


   
 
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