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Autore: gilded_butterfly    19/12/2010    1 recensioni
"Lasciare Nizza non era stata una decisione facile, ma era necessario. Era necessario ricominciare, era necessario cancellare il marciume di quanto avevo vissuto fino a quel momento, era necessario lasciare la carta da parati della casa di zia Claire, era necessario dimenticare la puzza di fumo che lei cercava di nascondere nello sgabuzzino sotto la scala che portava al piano di sopra.
Era necessario, punto."

[continua all'interno...]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'uomo se ne stava con  le gambe allargate, distese in avanti, e le mani pigramete raccolte sull'addome nudo; la testa portata all'indietro e gli occhi rivolti verso l'alto, fissando un punto indefinito in quel soffitto giallino, mentre il sottofondo di una vecchia canzone rock riecheggiava nei locali vuoti del centro. Tenevo gli occhi sulla sua figura, anche se non riuscivo ad inquadrarla per bene. Solo poco dopo si sollevò con un colpo di reni, e ruotò la testa verso la mia direzione. 

- Buonasera - fu il suo saluto, mentre un sorriso si faceva largo sul suo viso. Aveva un accento strano, assolutamente non francese. Avrei giurato venisse da uno dei paesi dell'Est, Ucraina, Polonia, Russia. Sorrise, si alzò in piedi, incurante del fatto di essere mezzo nudo, e rimediò a questo con una gran calma, quando cercò la polo blu che aveva lasciato sullo schienale della sedia accanto alla sua. - posso esserle utile?
Mentre se la infilava, non potei non notare gli innumerevoli tatuaggi impressi sulla sua pelle, tutto quel nero a contrasto con la sua pelle olivastra dava decisamente nell'occhio.
Non seppi cosa dire, come muovermi, cosa fare. Il suo corpo muscoloso ed imponente mi aveva messo in soggezione, e aveva anche catturato la mia attenzione, fagocitando anche quell'ultimo neurone sano che mi era rimasto. Feci un solo, piccolo e timido passetto in sua direzione, mentre lui provvedeva a rivestirsi.
-mh, no...veramente io -urgeva una scusa, un motivo per cui avrei dovuto trovarmi lì - dovevo incontrare qui una persona ma...a quanto pare mi ha dato buca.- La prima che mi venne in mente. Mi resi conto di aver fatto una gran figuraccia, e escogitai in un attimo una seconda scusa per andarmene da lì - mi scusi per l'intrusione, e per...aver disturbato il suo riposo - Cercai di mostrarmi il più disinvolta possibile, ma la cosa fu alquanto difficile.
- nessun disturbo, si figuri- ... - anzi, mi scusi per la presentazione - e si indicò il petto, ora rivestito, con entrambi gli indici delle mani. 
Aveva un'espressione sfacciata, uno sguardo naturalmente intenso, le sopracciglia folte e un naso leggermente pronunciato. I capelli erano cortissimi, come vengono rasati a chi si arruola nell'esercito per la prima volta.
-stavo per bere una birra, le va di farmi compagnia? - continuò subito dopo. Il sorriso educato che si dipinse in volto non mi impedì di notare i suoi occhi piccoli e azzurri farsi largo per squadrare il mio corpo, da capo a piedi. 
La domanda mi aveva spiazzato. Ero lì, all'interno di un centro sociale mai visto prima di quel momento, a parlare con un uomo che non conoscevo, terribilmente bello, terribilmente sfacciato, che solo pochi secondi prima era quasi nudo di fronte a me. Mi sentii in dovere di scostare lo sguardo, sotto pressione.
Eppure non seppi dire di no.
-...volentieri .

Non so come, ma ci ritrovammo ad ordinare una pizza, ad aspettarla seduti sui gradini esterni del centro sociale, mentre lui fumava una sigaretta. Venni a conoscenza del suo nome, Andrey, e della sua nazionalità, russa. Ma sarebbe stato tutto quello che avrei saputo di lui quella sera, oltre al fatto che lavorava in quel luogo, dove l'avevo trovato mezzo nudo a guardare il soffitto. Gran bel lavoro, mh.
Quando arrivò la pizza, non ci fu modo di contribuire al pagamento, il russo aveva deciso di fare il gentiluomo. Il cartone fumante venne portato all'interno, posato su un tavolino con un paio di sedie intorno, ma non venne mai aperto, e la pizza non venne mai consumata.
- è la tua prima cena con qualcuno in questa città, vero?- mi chiese sfacciatamente, passandosi una mano sulla barbetta appena accennata, e un sorriso abbozzato sulle labbra fine. Mi guardava, non mi staccava gli occhi di dosso, era la presunzione fatta a persona. Sembrava che mi stesse studiando, che stesse studiando i miei gesti, le mie espressioni, i miei movimenti.
-direi di sì, sono arrivata da pochi giorni. Non ho fatto grandi amicizie, ancora- non mi ero resa conto di cosa quella mia risposta poteva generare, ma ebbi modo di farlo pochi istanti dopo.
- sei imbarazzata? - diretto, chiaro, senza preamboli. Mi sentii raggelare il sangue nelle vene: ero davvero così trasparente? - non devi esserlo, non ne hai motivo- ... -è facile capirlo, comunque. Sei qui da un'ora o poco più, non avevi ancora cenato quando sei arrivata, e nessuno si è fatto vivo per reclamare la tua presenza. La vedo dura che qualcuno sia a casa ad aspettarti per cena. O sbaglio?- Alzò un sopracciglio, mi guardò con aria di sfida.
- Non...non sbagli - cominciavo a lasciarmi andare, il suo fare così sfacciato mi aveva inizialmente messo a disagio, ma ora mi stava iniziando a piacere - ma posso dedurre la stessa cosa per quanto riguarda te, allora. Nessun legame.-
-Touché. Nessun grande legame. - annuì con un mezzo sorrisetto, probabilmente soddisfatto dalla mia risposta -....o forse...- lo vidi avvicinarsi con la sedia a me, strisciandola sul pavimento per potersi porre esattamente di fronte a me - o forse le tue gambe e le tue forme sono legami abbastanza forti per lasciare perdere tutto il resto, per ora.
Deglutii nervosamente a vuoto, passandomi una mano sulla gamba, mentre lo vidi accingersi a diminuire la distanza che ci separava. Non provavo paura, non ero intimorita dalla sua stazza, dai suoi muscoli, o dalle sue parole, perchè la verità era che ne ero irrimediabilmente ed ingenuamente attratta.
- posso dire lo stesso dei tuoi muscoli, e dei tuoi tatuaggi. Essere come sei ha aiutato a non rifiutare al birra. E la pizza - addocchiai il cartone ancora chiuso sopra il tavolo, quindi tornai sui suoi occhi.
- vorrei vedere; sono stati fatti per questo.- me lo ritrovai a pochissimi centimetri, s'era alzato in piedi, s'era incurvato con la schiena sopra di me, mi sovrastava. - non mi merito tutte queste attenzioni. Potresti farti male- in contemporanea alle sue parole la sua mancina si allungava sul mio fianco, ed io, ancora seduta su quella sedia dura in legno, lo guardavo dal basso verso l'alto, senza opporvi resistenza.
- a mio rischio e pericolo- .... - non sottovalutare noi donne, quando vogliamo possiamo conquistare chiunque - Dio solo sa come abbia fatto una frase del genere ad uscire dalla mia bocca; gli ormoni a volte giocano davvero dei brutti scherzi.
La sua mano dal mio fianco passò alla base del mio collo, lo strinse con una leggera forza, ma con grande delicatezza.
- Tessa, ascoltami - mi guardava fisso negli occhi, e non lasciava l'incavo del mio collo - sono sicuro che ne saresti capace. Ma il problema è che voi donne siete troppe. Se ti sei illusa che stasera potesse succedere qualcosa, ti sei sbagliata - tolse la mano dal mio collo, improvvisamente non sentivo più il calore del suo palmo, né la pressione delle sue dita sulla mia gola. - sono un corteggiatore, non sono uno stronzo.

  
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