Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: pervertedsquirrel     19/12/2010    4 recensioni
Hermione è la perla più importante tra i mangiamorte di Voldemort, allevata per attuare il suo più grande piano. Ma quando il Signore Oscuro le assegna la sua più grande missione, essere amica col nemico giurato, Harry Potter, la ragazza non prevederà di innamorarsi perdutamente di lui. Tradotta dalla stupenda fanfic di perverted-squirrel. Traduttrice Giu1212hilary
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Harry/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un cambio di parere….

 

 

Si trovava in un pub, scarsamente illuminato. La musica pompava dagli altoparlanti sparsi per le pareti tappezzate di poster di giocatori e pubblicità degli ultimi whisky incendiari. Al centro, a pochi passi dal bar, c’era uno spazio vuoto sul pavimento in ceramica. Lì vi erano coppie che si muovevano in modo così ravvicinato da pensare che non stessero neppure ballando, ma che stessero cercando di fare sesso con i vestiti addosso. Le piastrelle si muovevano contemporaneamente al ritmo della canzone, ma lo stesso non poteva dirsi degli occupanti della pista da ballo. Non seguivano neanche il ritmo della canzone, un pezzo frenetico che qualcuno avrebbe associato alla techno. Ma a lei non importava niente. Tutto quello che sapeva era di essere eccitata e aveva bisogno di qualcuno che l’aiutasse nel sedare quella sensibilizzazione a un sordo dolore, al posto di quel palpito pulsante nel basso ventre.

 

Era seduta su uno sgabello minuscolo al bar, e osservava il pub come una vittima. Purtroppo i proci che la guardavano con occhi oh-guarda-che-sono-qui non avevano quella galanteria che lei esigeva. Ma una volta che vedeva qualcosa che le piaceva, andava ad acchiapparla come una tigre con la sua preda. Ecco cos’erano per lei, delle prede. Povere anime sfortunate, non sapevano con chi avevano a che fare. Draco non sapeva cosa combinava, sapeva solo che era uscita a comprare un vestito nuovo. Oh, certo, aveva comprato un vestito nuovo. Ma non poteva davvero apparire come un vestito quando raggiungeva a malapena metà coscia ed era così sottile che sembrava una seconda pelle, se si fosse osservato alla giusta distanza. Per quelle palline di melma era pane per i denti, e lei avrebbe fatto in modo di saziarli. Solo allora avrebbe avuto il controllo.

 

Una figura scura entrò nel bar e attirò la sua attenzione proprio quando la porta venne chiusa per annunciare il nuovo arrivato. Indossava un lungo mantello nero che gli scorreva dietro mentre camminava, rivelando un paio di jeans neri e un maglione grigio scuro. Era chiaro che aveva intenzione di passare inosservato, ma fallì miseramente, visto che aveva catturato la sua attenzione e adornato il suo interesse. Si era seduto poco lontano da lei e aveva ordinato un whisky incendiario con voce profonda e roca.

 

Aveva trovato la sua preda.

 

Voltò la sedia verso di lui e spostò le gambe in modo da farle penzolare pigramente una sopra l'altra, cercando di attirare la sua attenzione. Fece finta di essere indifferente quando la sua mente gli stava letteralmente ordinando di accorgersi di lei così da non dovergli andare incontro. Sarebbe stato uno spreco di energia se non fosse stato disposto a rispettare i suoi desideri. Torcendo il collo per vedere se la sua tattica funzionava, fu contenta di vedere che il suo volto incappucciato si era voltato verso di lei. Gli fece un sorriso seducente e ruotò le dita in una sorta di onda. Sembrava troppo estasiato per trovare una proposta adeguata e lei sorrise. Sapendo che sarebbe stato inutile scambiare delle formalità, gli fece cenno verso la pista da ballo e a lei parve che avesse mosso la testa confermando di aver capito. Sorrise mentre camminava tra la folla e attese. Neanche un minuto dopo, l'uomo misterioso si fece strada tra la folla e lei gli puntò il dito facendogli cenno di avvicinarsi. L’assecondò, e lei avvolse le braccia intorno al suo collo con noncuranza, tirandolo più saldamente contro di lei. A sua volta, avvolse le mani intorno alla sua vita minuta e iniziò, rispondendo alla musica.

 

Pronti, partenza, via.

 

A differenza degli altri sulla pista da ballo, i loro corpi si muovevano al ritmo delle battute ormai costanti della musica che gli altoparlanti emettevano. Cercò di guardare quell’uomo in faccia, ma lui continuava a girarsi per poter nascondersi. Solcò le sopracciglia e sbuffò sonoramente, facendogli capire di essere frustrata. Lui ridacchiò dal profondo del petto e a causa della loro stretta vicinanza  poté sentirlo vibrare contro il suo petto. C'era qualcosa di familiare in quella risata, ma non riusciva a capirlo. Se conosceva quella persona, allora trovarsi lì era un pericolo. L’avrebbe riferito a qualcuno che aveva il potere di punirla ...

 

Prima che potesse capirci di più, lui la strinse in modo da premerle il petto contro la schiena. Le sue mani toccarono delicatamente la sua vita, mentre lei girava i fianchi e cercava di adeguarsi a quella nuova posizione. Di solito era lei che aveva il controllo, tuttavia, quella volta, lasciò che fosse lo sconosciuto a condurla. Oh, beh, era solo un ballo. Almeno, volle convincersi di questo, quando, grazie ai fianchi, i loro corpi trovarono finalmente il ritmo. Lui poté sentire l'esitazione dei suoi fianchi, quando gli ingranaggi del cervello cominciarono a rifunzionare, mettendola in allerta dalle sue sembianze.

 

Si abbassò tanto dall’arrivarle all’orecchio e sussurrò con voce rauca, lo stesso tono che aveva usato per ordinare il drink, "Smettila di pensare così tanto, Hermione."

 

Hermione si voltò in modo da poter tornare alla posizione iniziale, senza mai perdere il ritmo della musica a tutto volume. "Come fai a sapere il mio nome?" chiese pericolosamente.

 

La fece girare distanziandola di un braccio e la riportò indietro, in modo da posizionarsi ancora una volta dietro la sua schiena, mettendo le mani sui suoi fianchi. Sussurrò nuovamente al suo orecchio, "Questo lo so io, tu limitati a sospirare."

 

Cercò di guardarlo e mise un braccio intorno al suo collo. Tutti, presenti alla scena, avrebbero giurato che erano in procinto di baciarsi. "Penso che mi sottovalutando" Gli fece le fusa, cercando di indurlo a rivelare chi fosse.

 

Ridacchiò mentre muoveva una delle mani sotto i fianchi e verso la coscia. Non riuscì a frenare il brivido che stava devastando il suo corpo e socchiuse gli occhi. "Al contrario", disse con fermezza, tracciando un dito sul collo e facendole formare una piccola “O” sulla bocca, "Penso che tu stia sottovalutando me."

 

Lei si calmò, togliendo il dito dalla pelle che ora ribolliva. "Ma chi ti credi di essere?"

Girò la testa leggermente verso l'alto, così che le ombre del cappuccio si sollevassero per rivelare un sorriso compiaciuto.
"Tu chi pensi che io sia?"

 

Non seppe la risposta e così evitò il suo sguardo. Anche se non poteva vedere i suoi occhi, avrebbe giurato di sentire che la penetravano nel profondo. Non era questo il piano originale. Doveva sedurlo, chiedergli di portarla in camera e poi scaricarlo. Voleva solo provare qualcosa di nuovo. Ma quel ... quel ... coglione stava rovinando tutto! Doveva andarsi a pescare proprio il misterioso, non è vero? Stupida, stupida, stupida.

 

"Hermione", la chiamò sussurrando. Si voltò per fronteggiarlo ma prima che potesse reagire, le sue labbra si posarono sulle sue. Non era un bacio forte, ma non si poteva nemmeno considerare casto. Lui si tirò indietro prima che potesse approfondirsi. I loro nasi si urtarono e lei aprì gli occhi. I suoi occhi incontrarono un paio di sfere di smeraldo e si allontanò in fretta. Ma lui le prese saldamente il braccio, impedendole di scappare. "Non andare via." disse disperatamente mentre lei si voltava nuovamente. Si trovavano in mezzo a un branco di ballerini scatenati.

 

Qualcosa nel modo in cui l’aveva detto la fece trovare in difficoltà. "Harry ..."

 

Lui annuì e accarezzò la sua guancia. Si rilassò al suo tocco e lui le prese il mento per guardarla. "Non devi farlo."

"Fare cosa?"

La guardò significativamente, "Sai esattamente cosa stai facendo."

 

Quando capì rimase in silenzio. Ma poi lo guardò con aria di sfida quando il suo giudizio ricominciò a stabilirsi, "Non puoi dirmi cosa posso e non posso fare!"

"Hai ragione, solo tu puoi farlo." Disse a bassa voce.

 

Harry fece per andarsene e lei sentì una spazzata d’aria gelida. Ma prima che potesse lamentarsi, lui abbassò la testa e le pose un veloce bacio, all'angolo della bocca. Volle spostarsi di poco così da sentire nuovamente le sue labbra, ma rimase immobile. Non appena le sue labbra abbandonarono la sua pelle, la sua immagine sbiadì e lei rimase sola in mezzo alla pista da ballo, con le coppie che ignoravano beatamente quanto fosse appena avvenuto. Stese lì e sentì investirle una marea di solitudine; fu sufficiente per far formicolare il suo naso. Fu solo quando sentì una piccola lacrima farsi strada verso la guancia, che uscì da quell’incubo.

 

Rimase a bocca aperta quando le tornò la coscienza e il suo corpo fu investito da mille emozioni. Si guardò intorno, appoggiandosi alla testata del letto. Era nel suo letto e non nel bel mezzo di una pista da ballo. Però il sogno era così reale, pensò tra sé. Beh, lo era. Almeno, per un momento.

 

In realtà, assomigliava esattamente a una delle sue serate al pub vicino a Villa Malfoy. Beh, molto simile a una di quelle. All'inizio della sua "relazione" con Draco aveva scoperto un pub vicino chiamato "I manici di scopa dei maghi" e calcolò che scoparsi una sola persona non era salutare. Era normale voler sperimentare con altre persone, giusto? Beh, a quei tempi pensava fosse così. Tutti quelli che le stavano intorno sembravano farlo: Bellatrix, Narcissa, e quasi ogni donna Mangiamorte avesse incontrato. E dal momento che era sulla buona strada per diventare uno di loro, perché non seguire le loro orme? Se era quello che facevano i Mangiamorte, l’avrebbe fatto anche lei. Il corpo era la sua arma più potente, disposto ad essere manipolato ad ogni suo comando. Trovare un estraneo e utilizzarlo per fini sperimentali sembrava un modo sicuro per formare il suo autocontrollo. Naturalmente, il prodotto finale risultava abbastanza beneficiario per sedare anche gli altri bisogni.

 

Dopo quella notte con un estraneo, seppe di essere la sua arma più potente. Così, naturalmente, lo usò per quanto valesse in principio; con Draco, e di tanto in tanto con un prendimi-sono-tuo al pub locale. Ma arrivò il tempo in cui capì che era inutile essere egoista. Dopo un po' capì che non si trattava di formare il suo corpo, ma piuttosto, sedare il bisogno di cambiamento. Aveva una vita perfetta e avrebbero dovuto concentrarsi su cose più importanti. Così, smise di andare a "I manici di scopa dei maghi". Ma rivisitandolo nei suoi sogni le ricordò l'impotenza che aveva sentito ... e poi quando andò immediatamente via quando l’uomo misterioso si era smascherato.

 

Era la seconda volta che sognava Harry, la seconda volta che si trasformava in poltiglia davanti a lui, e la prima volta che si sentiva del tutto impotente, mentre lui scompariva. Aveva pensato che vivere con lui sarebbe stato difficile, ma mai avrebbe immaginato quei dolori costanti che sentiva ogni volta che le si avvicinava (aveva davvero bisogno di capire cosa c’era lì sotto). Ma vivere senza di lui, anche solo per un momento, significava che il mondo era giunto al termine. Non riuscì a muoversi, e divenne così insensibile che non si rese nemmeno conto di piangere, finché la sua mente le diede uno strattone.

 

Inconsciamente, si asciugò gli occhi per scoprire che il palmo della mano era bagnato. Gettò via le coperte e si precipitò in bagno, controllandosi allo specchio. Quella che la fissava era una perfetta sconosciuta. Era sparita l’Hermione forte, sicura, saggia-oltre-le-sue-capacità che aveva speso così tanto per costruire. Al suo posto c’era una giovane ragazza debole, dagli occhi gonfi, che stava cercando disperatamente di trovare il suo scopo. Era uno di quei momenti che desiderava far saltare in aria l'oggetto più vicino per ridurlo in pezzi. Ma ora, il suo lato debole consumò quell’abitudine e la sostituì con la necessità di lanciare un forte incantesimo di silenzio e singhiozzare.

 

Cosa c'era di sbagliato in lei- che era successo? Sicuramente un unico sogno non poteva farle questo. Doveva esserci qualcosa che le cresceva dentro e di cui non era a conoscenza, qualcosa che ormai aveva scelto di scoppiare e consumarla. Ma perché adesso? Era nel bel mezzo della missione più importante della sua vita. Questa missione era la chiave per garantirle finalmente il posto al fianco del Signore Oscuro e il dominio del mondo, dei Maghi ma anche dei Babbani, che avrebbero ceduto. Allora perché sentiva di doverlo rifiutare? Era la missione la causa di quei cambiamenti – che la facevano venire voglia di essere buona? Oppure, non era la missione, ma le persone con le quali doveva fare amicizia? La persona con la quale doveva fare amicizia.

 

Scuotendo la testa fece un passo verso il bagno per controllare l'orologio. Vedendo che l’ora in cui di solito si svegliava, iniziò a prepararsi per la giornata, facendo una doccia calda per permetterle di calmare la sua mente confusa. Quei pochi minuti sotto l’acqua erano la sua unica via di fuga, perché aveva la sensazione che la sua mente non avrebbe trovato pace finché non avesse trovato una risposta a tutte le domande che nuotavano nel profondo. Dovette assorbire quei pochi minuti, amarli, e cercare di tenerli stampati in testa per riprenderli quando la sua mente avrebbe scelto di vagare nel nulla.

 

Quando scadde il tempo, fece un passo fuori dalla doccia e lasciò che la brezza fresca del mondo esterno l’avvolgesse e la trascinasse di nuovo nella buia morsa. Sospirando, si vestì e afferrò la borsa dei libri accanto al suo letto e chiuse la porta proprio quando la luce si accendeva e un coro di lamenti mattutini si alzava per tutta la stanza.

 

Non fu sorpresa di vedere una stanza vuota nella sala comune mentre scendeva le scale. Non se lo aspettava anche perché era appena passato Natale. A dire la verità, si sentiva dispiaciuta per Ginny ... e arrabbiata con se stessa per averle fatto male. Non le piaceva quel nuovo sentimento. Compassione. Poteva deprimere una mattinata intera. Quella nuova Hermione stava davvero cominciando a prendere il sopravvento. Oh, come desiderò che la cosa fosse temporanea; non sapeva se poteva sopportare tutte quelle emozioni in un solo giorno, figuriamoci per il resto della vita. Era davvero contenta di essere una sgualdrina senza cuore.

Giù, la Sala Grande non era molto diversa. Andò a sedersi di fronte a Ginny solo per ricevere un’occhiata fredda e una completa ignoranza della sua presenza. Ancora una volta, non si aspettò niente. Il cuore di quella ragazza era spezzato ed era tutta colpa sua. Almeno, da quello che aveva sentito nelle grida di pochi giorni prima, lo era. La colpa era schiacciante, ma sapeva che non avrebbe potuto fare o dire nulla per rendere la situazione meno pesante. Sarebbe finita presto, comunque. Quanto tempo durava quell’amaro in bocca?

Devi essere tu a parlare Stai zitta.

Per fortuna, Harry e Ron si presentarono prima del previsto, il bisogno di un letto era scritto sulle loro facce. Harry si sedette accanto a lei e Ron accanto a sua sorella, che stava giocando con una porzione di uova. Vi fu un silenzio imbarazzato, mentre il gruppo rimase lì seduto e per una volta, mangiando tranquillamente. Nessun discorso, nessuno scherzo, solo cibo. Ron sembrava essere l'unico a suo agio, anche se era chiaro che come tutti gli altri era altrettanto sintonizzato con la situazione. Quel modo di evitarli, comunque, glielo si leggeva in faccia, come sempre. Almeno c’era una persona che si comportava normalmente. Se Ron avesse smesso di mangiare, ci sarebbe stato un tumulto.

L’appetito di Hermione per il cibo della scuola sparì. Prendeva dei bocconcini di pane tostato una volta ogni tanto, ma il suo stomaco sembrava preoccuparsi di altro piuttosto chedigerire il cibo. Prese un altro pezzo di pane tostato e la sua mano sfiorò quella di Harry per un istante, causando quella familiare scintilla sul braccio. La ritirò come se si fosse fatta malee tornò alla seconda manciata di toast. Era triste il fatto che si era abituata ai sentimenti cheHarry le faceva sentire. Più si avvicinava a loro, più era curiosa di conoscerli. Ginny le avevadetto che la cosa voleva dire provare affetto per loro. Bene, ora che l’aveva riconosciuto e che i sentimenti erano ancora lì, doveva esserci comunque qualcos'altro. La sensazione più vicina con la quale poteva paragonarlo era la lussuria, ma sapeva che non poteva sentirequesto per lui.

Vero?

"Hey
Harry!"

Hermione
scattò dalla sua prospettiva, per vedere Seamus in piedi accanto a Harry, con un largo sorriso sul volto.

"
Hey Seamus," lo salutò Harry.

"
Mi chiedevo se l’incontro con l’ES è ancora fissato per stasera?"

Attraverso il suo stato d'animo frastornato, riuscì a malapena a capire quello che stavadicendo con il suo spesso accento. Aveva davvero bisogno di finirla col pensare così tanto.

Harry annuì, "Sì, stessa ora e stesso luogo, come sempre."

"Va bene, allora ci vediamo dopo" disse, voltando le spalle e tornando al posto vicino a Dean e Neville.

A dire la verità, aveva completamente dimenticato l’incontro con l’ES della giornata. Era il primo giorno di ritorno dalle vacanze e la sua mente non si era ancora adattata al fatto che aveva una lezione in quindici minuti. L'ultimo incontro dell’ES non era andato tanto bene, così non fu sorpresa di non averci pensato. Bene, ora aveva anche un'altra occasione per impazzire. Grande.

Decise che era tempo di andare e afferrò la borsa dei libri. A prima ora aveva Aritmanzia e sapeva che nessuno aveva preso quel corso oltre a lei, così avrebbe camminato da sola. Inoltre, le piaceva stare da sola. Sembrava fosse l'unica cosa che non era cambiata ­­- voler lavorare da sola. Era meglio aggrapparsi almeno a questa speranza, per non farla sparire. Il minimo che poteva fare era riprendere un residuo della sue vecchie abitudini. Era la parte più dominante della sua persona, e se Draco avesse deciso di giocare una delle sue acrobazie e staccargli quasi il braccio con la sua presa, lei avrebbe mantenuto il passo invariato e lui non si sarebbe insospettito. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era Draco alle costole, mentre stava attraversando casualmente una crisi di identità.

La giornata sembrò essere volata, ogni lezione sfocava col prendere appunti e letture. La cena fu un dolce sollievo per la pletora delle nuove informazioni che Hermione aveva messonel cervello. Il suo appetito non era ancora cambiato, purtroppo, e tutto ciò che riuscì a fareera guardare la melassa delle torte deliziose che sembravano stessero cercando diconvincerla a mangiare ... mangiare qualcosa. Ma non poteva. Perché mangiare quando c’era un mistero da risolvere? Dimentica il cibo quando ci sono demoni da conquistare!

L’ incontro con l’ES sarebbe cominciato presto ed Hermione decise di lasciare le sue cosenella torre prima di dirigersi verso la Stanza delle Necessità. Così, senza pensarci due volte, si alzò lasciando il posto ed uscì dalla Sala Grande, contenta che nessuno avesse deciso dicamminare con lei. Sembrava esserci un accordo reciproco fra i quattro: Non andare oltre. Non tentare le linee sottili fra di loro, perché sarebbero potute crollare e provocare un nuovo disastro. L'ultima cosa di cui Hermione aveva bisogno era un altro motivo per preoccuparsidella sua missione. Se avesse toccato quelle linee, era sicura che le avrebbe fatte esplodere.Il suo lavoro non sarebbe valso a niente, e lei sarebbe stata sicuramente punita. Anche se lanuova Hermione sembrava più disinvolta, la vecchia Hermione era ancora un flebile sussurro, abbastanza forte da convincere il suo corpo a non commettere ciò che considerava come suicidio.

La sala comune era un po' vuota, con solo alcuni studenti più giovani, che facevano i compitio si rilassavano. Passò come un fantasma mentre scompariva su per le scale del dormitoriodelle ragazze e riappariva alcuni minuti dopo. Erano tutti così occupati con la propria vita chenon si accorsero che il suo fantasma scivolava fra di loro. Ma poteva davvero biasimarli? Avevano bisogno di distrazioni, in tempi come quelli.

Whoa, da dove veniva quella frase?

Hermione si irrigidì quando volse ad osservare una coppia di bambini del secondo anno, che giocavano a Spara Schiocco. Parte di lei continuava a ripetere le cose a cui pensava in precedenza, mentre l'altra urlava "Perché giocano come degli stupidi quando dovrebbero allenarsi?" Sapeva cosa si faceva alla loro età. Era cresciuta con la routine di allenamentoquotidiano con Draco, e mai una volta aveva provato un gioco come Spara Schiocco. Fu allora che apparve una terza voce, una che suonava tanto come la sua: Sei gelosa. Questi bambini hanno la possibilità di divertirsi, mentre tu non l’avevi. Possono essere spensierati, possono ridere e fare ciò che vogliono perché ... beh, perché sono bambini. Bambini normali che hanno così tanto e che potrebbero perdere tutto in così poco tempo.

Era la prima volta che l’ammetteva. Gelosia. Non era la gelosia bruciante che conosceva, ma la gelosia in cui desiderava avere quello che anche gli altri avevano. In questo caso, un senso di normalità. Era una sensazione strana, paurosa, e ti faceva aprire gli occhi. Quell’emozionenon sembrava così pericolosa come aveva pensato inizialmente. Da quello che aveva sentito, la gelosia era quella brutta sensazione che faceva venir voglia di bruciare la persona verso cui era indirizzato il sentimento. Tutta quella gelosia le provocò un dolore sordo al petto. Noncome quelli che provava accanto ad Harry, ma più verso quei bambini del secondo anno e illoro gioco innocente. La fece sentire viva-umana. Lasciò che un leggero sorriso le spuntasse sulle labbra mentre passava attraverso il buco del ritratto, molto più felice di pochi minuti prima.

 

Giunta alla Stanza delle Necessità, dopo aver percorso il corridoio per tre volte, non potéfare a meno di sentirsi più sicura sulla riunione. Certo, aveva fatto la figura di una completa idiota l'ultima volta, ma adesso poteva farcela. Era comunque Hermione Granger, una spietata Mangiamorte che poteva fare qualsiasi cosa avesse in mente! Strano che ci volle un attacco di gelosia per capirlo. Riusciva a sentire un tintinnio del vecchia Hermione, la parte di cui si fidava. Aprì la porta con un sorriso compiaciuto e vide che tutti si erano riuniti nell’destro della sala. Si avvicinò e si sedette appena in tempo per vedere Harry alzarsi erivolgersi a tutti. angolo

 

"Ciao a tutti, spero abbiate passato una piacevole vacanza. Ho pensato che potremmoesercitarci con l’incantesimo Patronus oggi. So che l’abbiamo già fatto una volta, ma hopensato che a causa della festività, il vostro Patronus dovrebbe essere molto più forte" Sorrise flebilmente alla folla e poche teste si prostrarono, riempiendo le loro guance di rossore. "Ora, per quelli che non conoscono l’incantesimo Patronus, è davvero molto semplice. Tutto quello che dovete fare è pensare al ricordo più bello chepossedete e recitare l'incantesimo Expecto Patronum. Non è così facile come sembra, così non siate delusi se non vi riesce al primo tentativo. Il ricordo deve essere molto forte, il più forte che avete. Sarò in giro per aiutare chi ha bisogno." dell’ultima volta.

 

La folla si sparpagliò ed Hermione rimase da sola, in stato di shock. Non riusciva a pensare ad un momento felice. Ripresasi, si diresse verso un angolo appartato, lontana da qualsiasispettatore e si appoggiò contro il muro. Chinando il capo, cercò di pensare a un momento felice da utilizzare per l’incantesimo Patronus. Aveva un sacco di ricordi felici, ma quale scegliere? Dopo una rapida scansione decise che era il suo sedicesimo compleanno-la suaprima volta. Il primo periodo in cui Draco aveva cercato di essere romantico, fallendo miseramente. Il pensiero la faceva ancora ridere e così spinse in prima linea il ricordo, e recitò l'incantesimo vivacemente. "Expecto Patronum!"

 

Vide un po' di polvere bianca dalla punta della sua bacchetta, prima che scomparisse rapidamente. Capì che non era esattamente un Patronus quello. Sbuffando, tentò di recitarel'incantesimo di nuovo, con lo stesso ricordo in testa e lo stesso risultato proveniente dalla bacchetta. Arrabbiandosi, provò la magia un’ultima volta, alzando il volume della voce. Ancora niente, se non un piccolo getto di polvere. Hermione non rinunciava mai a qualcosa, senza provarci il più possibile. Così, per due estenuanti ore fece di tutto per riuscirci; provò, riprovò e riprovò ancora.

 

Aveva appena finito il tentativo numero 200 quando il suono di alcuni passi ruppe la suaconcentrazione. Voltandosi, si trovò faccia a faccia con un paio di smeraldi per la seconda volta di recente. Il cuore le balzò in petto e fece del suo meglio per controllare il respiromentre lui apriva la bocca per parlare con tono gentile.

 

"L’hai provato per tutto l’incontro?"

Lei
annuì mentre l’altro rimaneva sorpreso. "Che c’è? " gli chiese.

"
L'incontro è terminato 20 minuti fa, Hermione."

 

Era vero, constatò, guardando la stanza vacante. Lasciò scuotere la testa per un po', incredula, quando incontrò nuovamente il suo sguardo. "Wow, mi sento un imbecille ...."

 

Scosse la testa, "Non sei un imbecille. Mi c’è voluto un bel po' per farlo bene."

"
Non penso che duecento volte possa essere paragonato ad un bel po’ di volte." Disse con amarezza.

"
Duecento-beh è ... umm ... wow."

Annuì
brevemente, guardando il pavimento, "Esattamente. Penso di aver capito chequest’incantesimo è più una maledizione".

"Non dire così." Disse, raggiungendola per metterle una mano sulla spalla. La pressionescaricò una strana sensazione di conforto in tutto il suo corpo e lei alzò la testa semigirata. Guardò rapidamente la stanza che li circondava e le sorrise. "Senti, dal momento che siamofuori tempo ... che ne dici se ti aiuto un po'?"


"Che vuoi dire?"

"Beh, una specie di lezione privata. Tu ed io, qui, per convincere la tua bacchetta a far uscire un Patronus."

"Tu ... tu faresti davvero questo per me?" chiese lei, sentendo del calore diffondersi in tutto il petto.

“Certo”, disse con un cenno del capo. "L'ho fatto un sacco di volte con Neville ed altri."

"
Oh" disse a bassa voce, il calore scese velocemente di qualche grado.

"
Allora, che ne dici?"

"
Certo. Ho davvero bisogno di un aiuto."

Lui tolse
il braccio dalla spalla, dopo averle dato una piccola pacca. "Grande. QuestoGiovedi sera, verso le sette?"

"
Sembra perfetto."

"
D’accordo, allora. Vuoi che ti accompagni alla torre?", chiese, indicando con un pollicel'uscita.

"No
, non ti preoccupare. Starò qui un altro po’ per fare più pratica"

Lui annuì e si voltò per andarsene. Tenne gli occhi su di lui fino a quando non chiuse la porta. Il suono della porta fece eco nella stanza vuota, ed Hermione si diresse al centro e si accasciò contro il legno fresco. Sentì nuovamente la sensazione di formicolio sul naso e gli occhi cominciare a lampeggiare ripetutamente. La nuova Hermione la stava trasformando in una linfa. Si chiese vagamente se la lezione privata fosse una buona idea, ora che la sua forzastava rapidamente dissipando. Dove era finita la vecchia Hermione, comunque? Cosal'aveva costretta a lasciarla? Le risposte sembravano così lontane. Ne aveva davverobisogno in momenti come quelli.

Non sapeva che la risposta risiedeva dall'altra parte del muro, e sbatteva ripetutamente la testa contro la pietra fredda, luogo in cui era scomparsa la porta.

Hermione comincia a cambiare e con lei i suoi sentimenti..come si metteranno le cose? :) ringrazio tantissimo (come sempre ;)) marco, (anch'io amo la coppia Draco/Ginny XD) patronustrip, (Non posso rivelarti molto della trama, ma aspettati delle belle sorprese per il prossimo capitolo ;) spero di non aver postato il cap in ritardo)e debby91 XD Alla prossima :) Enjoy!

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: pervertedsquirrel