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Autore: Little Cookie    20/12/2010    1 recensioni
Per prima cosa vorrei fare una breve introduzione a ciò che sto per raccontare. Questa è sicuramente la prima volta che tento di mettere un sogno per iscritto, perché è stato quello che senz'altro mi ha colpita più di tutti. Innanzi tutto perché a tratti era confuso e talvolta ripetitivo e poi perché ha avuto un suo sviluppo e ne è uscita fuori una bella storia.
Non solo: con questo voglio parlare del mio amore per Steven Tyler e gli Aerosmith, perché li amo sul serio!!
Tutte le cose che ho scritto sono frutto della mia fantasia... anche se devo ammettere che parecche cose sono vere xD
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mamma mia! La descrizione di Steven mi aveva veramente intrigata! Non desideravo altro che conoscere i suoi amici/colleghi per verificare se la descrizione corrispondesse a quanto aveva detto.
“Allora, Miriam… parlami un po’ di te ora. Così ci conosciamo meglio” disse Steven con lo sguardo fisso davanti a sé mentre guidava. Accidenti! Che bella faccia tosta che aveva! Che personalità strana! Si alternava tra misterioso e tenerone… prima mi salva la vita, poi dopo pochi minuti teme perfino di dirmi come si chiama. Ora sono in macchina con lui e mi ha raccontato dei componenti della band… boh, però di lui manco una parola… niente di niente e adesso mi chiede di parlargli di me. Io mi voltai verso di lui e lui fece lo stesso voltandosi verso di me, per poi rivolgere lo sguardo nuovamente alla strada: “Certo che sei strano, Steven!”. Ora ne avevo abbastanza e dovevo vuotare il sacco: “Sei strano perché non ho ancora capito il tuo comportamento e di conseguenza nemmeno che intenzioni hai. Prima mi salvi la vita e mi porti nel tuo spazio privato per prenderti cura di me e poi, dopo pochi minuti, ci metti tanto a rispondermi se ti chiedo come ti chiami. Adesso siamo in macchina assieme e mi hai raccontato della tua band musicale”. “Aerosmith, noi siamo gli Aerosmith” interruppe lui. Io annuii: “Ok, va bene. Però di te non so praticamente nulla. E mi chiedi di parlarti di me. Io non so come reagire”. Steven fece una sorta di risatina per poi rispondermi: “Io e la mia band siamo un tutt’uno. Sai?”. Ecco! Eccolo di nuovo a fare il duro! Io scossi la testa. Però quanto mi attizzava, cazzo! Cercava a tutti i costi di giocare il ruolo del tipo misterioso. “A dire il vero ci sarebbe un’altra cosa…”. “E che cosa?” chiesi “Pensaci su, Miriam” mi rispose. Storsi leggermente il muso. Tanto ormai sapevo di che pasta era fatto Steven. Era un fottutissimo, cazzutissimo misterioso. E così non gli risposi per evitare di provocare troppo scompiglio in ciò che si era creato: “Posso aprire il finestrino, Steven?”. Lui annuì. “Grazie, perché ho caldo”. Steven, dopo quella discussione, rimase parecchio taciturno e a dir poco tranquillo. Probabilmente aveva notato di aver trovato pane per i suoi denti: cazzuto contro cazzuta! Wow! Troppo eccitante!
Era una giornata parecchio soleggiata e io adoravo il sole: “Hah che bella giornata, vero Steven?”. Lui anche questa volta rispose annuendo. Dopodiché sporsi la testa in avanti per osservare l’espressione dipinta sul suo volto: non era per niente serena: “Hey! Che hai?” gli chiesi toccandolo sulla coscia. Mi prese la mano e se la portò alla bocca: “Scusami. In effetti hai ragione. Mi sto comportando in modo strano”. Scosse la testa. La sua espressione continuava ad essere triste: “Cercherò di farmi capire meglio. Comunque stiamo quasi per arrivare alla tanto agognata destinazione” ed a queste parole il suo volto si distese ed apparve più rilassato. Steven era tornato a sorridere e la sua felicità faceva sorridere anche me. Oh com’era bello quando sorrideva! Già precedentemente avevo detto che la sua bocca era qualcosa di eccezionale e questa volta ho avuto un’ulteriore conferma…
Improvvisamente Steven inchiodò con la macchina: “Oh! Ma porca puttana! Che cazzo fai?!” urlò premendo freneticamente il clacson. Una macchina aveva attraversato senza rispettare il turno con conseguenti ripercussioni sul resto del traffico. Steven uscì dalla macchina per andare a dirne quattro all’artefice di questo quasi-incidente: “Ma ti sembra il modo di guidare questo? Eh?! Ho una ragazza giovane a bordo! E dietro di noi c’era altra gente che aveva intenzione di giungere alla propria meta!”. L’uomo tentava di giustificarsi, ma era evidentemente in torto marcio, tant’è vero che Steven non stette nemmeno ad ascoltarlo e tornò alla sua macchina pronto a riprendere la strada: “Ma che testa! Chi diavolo gli avrà dato la patente?”. Entrò in macchina piuttosto infastidito, ma alla fine riuscimmo a ripartire. Era ora!
Dopo un po’ di tempo che eravamo in viaggio Steven decise di chiamare Joe per avvisarlo del ritardo con cui saremmo arrivati e da quanto avevo capito dalle parole con cui Steven rispondeva, a Joe andava bene lo stesso: “Bene, Joe ci aspetta comunque” mi disse sorridendo: “Tutti gli altri sono già lì” aggiunse. “Ok” risposi io.
Alla fine, in seguito al lungo viaggio compiuto, giungemmo finalmente a destinazione. Evviva! “Eccoci qui, Miriam. Questa è casa di Joe Perry” affermò Steven uscendo dalla macchina. Venne ad aprirmi la portiera ed io non potei fare altro che ringraziarlo. Dopodiché mi tese la mano e mi fece uscire. Io sorrisi e lo ringraziai nuovamente: “Dovere” rispose Steven.
Successivamente ci incamminammo per entrare in casa di Joe. Steven suonò il campanello. Dopo pochi istanti venne ad aprirci la porta un uomo non tanto alto e piuttosto tozzo fisicamente. I suoi capelli erano corti e sparati leggermente all’insù ed erano chiari e poi aveva gli occhi azzurri, molto belli direi: “No, questo non dev’essere Joe” pensai nella mia testa. L’uomo tese la mano a Steven e se la strinsero: “Bella Steven!”. “Hey! Come va?” gli rispose lui. Il tizio mi rivolse lo sguardo e Steven mi presentò: “Questa è Miriam, la mia nuova amica”. Io sorrisi e l’uomo mi tese la mano: “Piacere, Miriam. Io sono Joey Kramer, il batterista degli Aerosmith. Spero che ti divertirai con noi. Forza venite dentro, ci siamo tutti. Gli altri sono nelle varie camere”. Chiuse la porta: “Ragazzi! C’è Steven con la sua amica!”. Dopodiché si presentò un altro tizio con i capelli biondi, lunghi fino alle spalle, questa volta alto e slanciato, con il naso leggermente appuntito: “Salve” mi disse. Io ricambiai il saluto. “Hey, Steve!”. “Ciao Tom!” rispose Steven: “Lei è la mia amica Miriam”. Tom si soffermò a guardarmi, molto attentamente direi. Dopodiché strizzò gli occhi e si morse il labbro: “Hmmm ciao Miriam. Io sono Tom, il bassista degli Aerosmith. Mi fa piacere conoscerti”. “Grazie Tom. Lo stesso vale per me” gli risposi sorridendo. Ma gli altri? Probabilmente erano in stanze più addentrate per poterci sentire arrivare: “Joe e Brad?” chiese Steven. “Stanno provando i loro pezzi di chitarra” rispose Joey. Joey sembrava un tipo simpatico. Ero curiosa di conoscere anche gli altri ora. Alla fine giungemmo in una camera, quella di Joe: “Heeey! Gemello!” esclamò Steven. Il gemello, come lo aveva chiamato lui, gli andò in contro e lo abbracciò. L’altro tipo fece la stessa cosa: “Ciao Steve!”. Dopo i vari saluti, Steven li presentò a me: “Miriam, questo alla mia sinistra è Brad Whitford, il chitarrista ritmico degli Aerosmith”. Io cominciai a scrutarlo. Era un tipo dallo sguardo assente, con quella scintilla nell’occhio che però trasmetteva carica. Non era molto bello. I suoi capelli erano abbastanza corti, più scuri di quelli di Tom e Joey. “Ciao Brad” dissi io. Lui annuì: “Ciao Miriam. E’ un onore!”. Io gli sorrisi. “E questo alla mia destra, invece, è Joe Perry, la nostra chitarra solista”. Oh signore! Oh mio dio! Mi venne un colpo al cuore. Indossava un gilet nero di pelle aperto, completamente aperto, da cui si intravedeva il fisico asciutto, con muscoli dalle linee morbidamente scolpite. I pantaloni facevano pendant con il gilet. Lo squadrai da capo a piedi e da piedi a capo. I suoi capelli erano di colore castano scuro ed erano lunghi, almeno poco oltre le spalle. Indossava un Borsalino nero e aveva gli occhi scuri e un naso leggermente curvato all’ingiù. La sua pelle era di colore olivastro. Porca miseria! Com’era bello! Mi aveva proprio colpita. Il suo sguardo era tenebroso, mi affascinava da morire. Mi piacque da subito e feci fatica a rivolgergli la parola, tant’è vero che Joe si rese conto del mio sguardo praticamente inebetito e parlò lui per primo: “Hey! Ci sei?”. Io scossi la testa per riprendere un attimo coscienza: “Oh! Ah sì, scusami!”. Lui alzò gli occhi al cielo e poi mi tese la mano: “Io sono Joe Perry”. La mia mano era tremolante: “E io… io… io sono Miriam” gli risposi balbettando. Che bello che era! Steven mi guardava e si coprì il volto per nascondere le sue risatine. Aveva capito tutto. E penso anche gli altri: “Hey amici! Andiamo in salotto. Abbiamo tanto da dirci” disse Joe posando la chitarra. Tutti seguirono quanto aveva detto e così si recarono in salotto. Io, invece, rimasi ancora ad osservare Joe mentre sistemava i suoi arnesi.
   
 
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