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Autore: Leireel    20/12/2010    3 recensioni
Il tempo scorreva più lento, a Villa Conchiglia.
Terza classificata al contest We are Original Drunks...! indetto da TittiGranger sul forum di EFP, e vincitrice del premio Miglior IC-Ron.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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∙Nick Autore: silvershiver (Leireel su EFP).
∙Titolo: Hopes and regrets.
∙Prompt: Ron dopo aver lasciato la tenda a seguito del litigio con Harry, pensa ad Hermione, rendendosi conto di essere davvero innamorato di lei.
∙Personaggi: Ron Weasley, Bill Weasley.
∙Pairing: Ron/Hermione.
∙Genere: Malinconico, Introspettivo, Romantico.
∙Rating: Giallo.
∙Avvertimenti: Missing moment.
∙Introduzione: Il tempo scorreva più lento, a Villa Conchiglia.
∙NdA:  Ho scelto di trattare l'amore di Ron verso Hermione in maniera implicita, attraverso le piccole cose. Spero di esserci riuscita. La frase bonus che ho scelto è 'Fidati', pronunciato da Ron alla fine del film. La parte iniziale in corsivo è dal punto di vista di Hermione.
Dire che questa storia è stata difficile da scrivere è davvero un eufemismo; la coppia non mi piace particolarmente, da Auror convinta, e l'ispirazione tardava davvero ad arrivare. Per questo motivo sapere la mia storia sul podio, anche se sul gradino più basso, mi ha resa incredula e felice: non credevo che la storia valesse così tanto, così è stata davvero una bellissima sorpresa. Ringrazio TittiGranger sia per il giudizio, che trovate qui, sia per avermi dato l'occasione di scrivere su un pairing a me così distante.

 

Crediamo che sperare non costi nulla. Costruiamo superbi castelli d’illusione, pronti a crollare a un soffio di vento, aspettando un fruscio nella notte, un lampo d’occhi azzurri, una promessa sincera. A quei colpi di vento cadiamo anche noi, fiduciosi, a braccia aperte.
Sperare, alla fine, costa più di quanto ci piaccia ammettere: delusioni e ferite, e cuori spezzati su cui spargere sale.

Hopes and regrets.

Il tempo scorreva più lento, a Villa Conchiglia.
Ron aveva avuto modo di accorgersene presto, in quei lunghi giorni immoti privi di qualsiasi speranza: l’aria stessa sembrava greve, pesante, e i secondi strisciavano gli uni sugli altri con un suono stridente e fastidioso. Persino il mormorio del mare sembrava spegnersi mentre lui lo fissava con occhi vuoti, chiedendosi cosa lei stesse facendo, se desiderasse il suo ritorno quanto lui desiderava rivedere il suo sorriso. Non cercava neanche di distrarsi: ogni pensiero in ogni istante di quelle interminabili giornate era rivolto a lei.
Il tempo sembrava non scorrere affatto, a Villa Conchiglia.

Bill e Fleur non avevano più pronunciato una sola parola riguardo alla sua fuga dopo quella notte, limitandosi a stargli accanto in silenzio, senza giudicarlo. Certe volte pensava che quella compassione fosse il rimprovero più grande, e che non c’era sorpresa nei loro occhi perché semplicemente credevano sin dall’inizio che non ce l’avrebbe fatta a resistere, non lontano da casa, non in mezzo a una guerra. Certe volte si convinceva che avessero ragione; il Deluminatore in quei momenti scattava irrequieto, a soffocare la sua colpa nel buio. La codardia sembrava pesare come un macigno sul suo collo.
Il tempo scorreva dolorosamente, a Villa Conchiglia.

I ricordi dei momenti passati con lei lo assalivano di sorpresa, come stilettate a tradimento. Niente l’aveva preparato allo squarcio che la sua lontananza aveva provocato; nonostante pensasse a lei in ogni momento, erano i ricordi a far più male. Mentre guardava Fleur cucinare, e i tentativi di Hermione di preparare qualcosa di decente lo prendevano alle spalle, una puntura dolorosa lungo tutta la spina dorsale; mentre accompagnava Bill al capanno per prendere qualche ceppo di legno, e quasi si aspettava che lei spuntasse da dietro la porta, coi capelli in disordine per aver rincorso gli gnomi da giardino su ordine di sua madre; mentre lanciava sassi nel mare, e gli sembrava di essere sulle rive del Lago di Hogwarts, con la risata di lei a echeggiargli nelle orecchie; mentre cercava di prendere sonno, e immaginava di essere ancora in quella tenda, e che a separarli ci fosse solo qualche metro di stoffa. Tendeva una mano nel buio e acchiappava solo vuoto; ogni notte si addormentava col suo nome tra le labbra.
Il tempo scorreva nel suo ricordo, a Villa Conchiglia.

Non aveva neanche preso in considerazione l’idea di passare il Natale alla Tana; a dire il vero, era il concetto stesso di Natale e festività a fuggirgli dalla mente, sospeso com’era in quel tempo senza-tempo scandito unicamente dal dolore e dalla lontananza.
«Come vuoi tu, Ron. Dirò a mamma che io e Fleur vogliamo un po’ d’intimità per queste prime vacanze assieme,» gli aveva detto Bill con un mezzo sorriso. «Ma… sai, se dovessi ripensarci… nessuno ti giudicherebbe, Ron. Dico sul serio. E mamma sarebbe felicissima di rivederti».
Ron si era limitato ad annuire, mentre Bill si allontanava a dare la notizia a Fleur. La Tana vorticava nei suoi pensieri come un sogno inconsistente, fatto di fumo e cenere: il solo pensiero di casa gli stringeva il cuore in una morsa dolorosa.
Ma non era là che voleva tornare, non tra le pareti strette che l’avevano visto condividere notti, sogni e speranze con Harry e Hermione, non sotto il tetto su cui aveva giurato che sarebbe stato loro accanto fino alla morte. La Tana era casa solo quando c’erano loro a viverla insieme a lui. Non voleva infangarne il ricordo con amarezze e rimpianti.
Non voleva cancellare l’immagine del sorriso di Hermione al matrimonio di suo fratello, raggiante, splendente.
Quando pensava a casa, tornava a quella tenda rattrappita in mezzo alla brughiera, alla luce fievole di una bacchetta che lo avrebbe sempre guidato verso un porto sicuro; ed era là che avrebbe voluto passare il Natale, là e in nessun altro posto.
Il tempo sembrava un ponte sospeso tra i rimpianti, a Villa Conchiglia.

L’albero nell’atrio scintillava di blu e argento, attorniato da tante piccole candele luccicanti sospese a mezz’aria; inondate da quella luce, persino le cicatrici di Bill sembravano quasi scomparire, e l’intera casa sembrava sospesa nel vuoto, in una bolla fuori dal tempo in cui non esistevano guerra e morte, e Voldemort assomigliava a un brutto sogno. Era la vigilia di Natale, si rese conto con stupore.
I rami più bassi dell’abete magico coprivano discretamente la piccola montagna di pacchetti ammassata lì sotto, e Ron sperò stupidamente, per un attimo, che tra loro ci fosse anche un regalo firmato Hermione, qualcosa che avesse ancora un po’ del suo profumo addosso e magari fosse in grado di riportarlo da lei, in qualche modo. Sentiva le mani prudere per il desiderio di fare qualcosa, qualsiasi cosa; l’inerzia sembrava mangiargli respiro e coscienza, e il cenone sapeva di pesci bruciacchiati e di parole sputate con astio.
Aveva lasciato che la notte gli scivolasse addosso come una vecchia coperta tarmata, rifugiandosi sotto le lenzuola a sussurrare il suo nome tra le lacrime, come un mantra. Sentiva il cuore scoppiare d’infelicità soffocata e indistinta, i rimorsi che ne rosicchiavano ininterrottamente gli angoli più consumati, e tutto quello cui riusciva a pensare era quanto avrebbe desiderato stringerla tra le braccia, o anche semplicemente saperla a due passi da lui, tanto da poter sfiorare le sue dita solo tendendo una mano nel vuoto. Il rumore della pioggia l’aveva cullato nel sonno, come una preghiera sussurrata nella notte.
Il tempo era un’accozzaglia confusa di speranze e illusioni, a Villa Conchiglia.

Il sole non era ancora sorto quando si era svegliato, la mattina di Natale; i primi bagliori dell’alba illuminavano le gocce di pioggia sulla finestra come tante piccole gemme.
Aveva acceso la radio come ogni mattina, a dita incrociate, sperando di non sentire il loro nome. Su Radio Potter le voci allegre di Fred e George cantavano canzoncine sconce adattandole personalmente al Natale, e Ron si ritrovò a sorridere senza neanche accorgersene, come se fosse di nuovo alla Tana. Si guardò per un momento intorno alla ricerca di Harry, aspettandosi quasi di trovarlo accanto a lui, ancora addormentato.
«…Ron? Quando ruppe la bacchetta nell’incidente…»
La voce di Hermione lo colpì come un pugno dritto nello stomaco; alzò gli occhi di scatto, cercando un segno, qualsiasi cosa, che gli dicesse che non aveva sognato tutto, che quella voce era stata vera, reale.
«…non fu più la stessa…»
Il Deluminatore! Lo afferrò con le mani un po’ tremanti, un barlume di speranza che si affacciava nel suo cuore. Non sembrava diverso dal solito, ma lui era sicuro, così sicuro di aver sentito la sua voce… Lo fece scattare a occhi chiusi, temendo che non succedesse niente, che fosse tutto nella sua testa.
Una piccola palla di luce fluttuava inconsistente davanti a lui, appena fuori dalla finestra, i contorni indefiniti e vaghi come quelli di una Passaporta. Sembrava aspettarlo pazientemente, e a Ron parve di scorgere un sorriso dentro la luce, e due occhi azzurri che lo guardavano bonari e gli sussurravano ‘fidati di noi’.
«Fidati…» ripeté Ron incredulo. Il sorriso, dentro la palla di luce, sembrò farsi più largo, e lui si ritrovò a sorridergli in risposta, stupidamente. Il solo pensiero di Hermione (Hermione che sussurrava il suo nome, Hermione che non l’aveva dimenticato) bastava a scaldargli il cuore, a ridargli speranza.
Era Natale, alla fine. E lui stava tornando a casa.

 

   
 
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